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L’impatto del Covid sul futuro dei giovani studenti dei CFP nel rapporto Caritas 2022 “L’anello debole”

Ieri, a Roma, è stato presentato “L’anello debole”, il rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas Italiana. Uno dei capitoli del rapporto – Dall’aula alla professione: orizzonti di futuro per i giovani europei con vissuti di povertà e disagio sociale – è stato scritto da Renato Cursi, direttore generale di Salesiani per il Sociale e da Walter Nanni di Caritas Italia e si è basato su una indagine europea con i direttori dei CFP.

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Da Vatican News, di Alessandro Guarasci.

Sempre più persone ricorrono ai centri ascolto della Caritas. Nel 2021 le persone incontrate e supportate sono state 227.566. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri). Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro fuori dallo stato di bisogno. Secondo i dati ufficiali, le famiglie in povertà sono 1 milione 960 mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente), confermando i massimi storici toccati dal 2020.

Che cosa fare

Il Reddito di Cittadinanza è stata percepito da 4,7 milioni di cittadini, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%). Per Caritas, sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti. Ma vanno garantiti anche adeguati processi di inclusione sociale, dunque serve rafforzare la capacità di presa in carico dei Comuni, anche attraverso il potenziamento delle risorse umane e finanziarie a disposizione e un miglior coordinamento delle azioni. Particolare attenzione va data ai nuovi progetti programmi in partenza, finanziati dal Pnrr, tra cui GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), un programma pensato per rafforzare i percorsi di occupabilità di disoccupati, lavoratori poveri o fragili/vulnerabili (NEET, giovani, maturi), beneficiari di Reddito e di ammortizzatori sociali in costanza o assenza di rapporti di lavoro; si tratta di 3 milioni di persone da formare o riqualificare entro il 2025, di cui il 75% saranno donne, disoccupati di lunga durata, giovani under 30, over 55.

Il cardinale Zuppi: far uscire i poveri dalla ‘zona retrocessione’

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, in un messaggio è intervenuto sul reddito di cittadinanza. “C’è un aggiustamento da fare – ha detto – ma mantenendo questo impegno che deve essere cosi’ importante in un momento in cui la poverta’ sara’ ancora piu’ dura, ancora piu’ pesante e rischia di generare ancora piu’ poverta’ in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilita’ di uscire da questa ‘zona retrocessione'”. E sul rapporto io porporato ha precisato che è “preoccupante, ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarieta’, delle risposte rapide, perche’ la sofferenza non puo’ aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro”.

Chi sono i poveri che si rivolgono alla Caritas?

Chiedono aiuto sia uomini (50,9%) che donne (49,1%). Cresce da un anno all’altro l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est; di contro, nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. L’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state quasi 24.000, pari al 16,2% dell’utenza: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.

Sulla povertà incide anche la bassa scolarizzazione

Tra chi accolto nei centri Caritas, cresce il peso di chi possiede al massimo la licenza media, che passa dal 57,1% al 69,7%; tra loro si contano anche persone analfabete, senza alcun titolo di studio o con la sola licenza elementare. Nelle regioni insulari e del sud, il dato arriva rispettivamente all’84,7% e al 75%. Ma va anche segnalato che nel 2021 cresce l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%, e al contempo cala la quota degli occupati, ora arrivata al 23,6%.

La risposta della Caritas alla povertà

Nel 2021 la Caritas ha erogato quasi 1milione 500mila interventi, una media di 6,5 interventi per ciascun assistito. Da notare che il 74,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (mense/empori, distribuzione pacchi viveri, buoni ticket, prodotti di igiene personale, docce, ecc.); il 7,5% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 7,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 4,6% l’erogazione di sussidi economici (per il pagamento di affitti e bollette), il 2,2% il sostegno socio assistenziale e l’1,5% interventi sanitari. Importante lo sforzo economico. I sussidi economici pur rappresentando solo il 4,6% degli interventi assorbono oltre il 76% delle spese.

L’ascensore sociale non funziona

Chi si colloca sulle posizioni più svantaggiate della scala sociale ha poche possibilità di accedere ai livelli superiori. Caritas mette in luce che nelle storie di deprivazione intercettate, i casi di povertà intergenerazionale pesano per il 59,0%; nelle Isole e nel Centro il dato risulta ancora più marcato, pari rispettivamente al 65,9% e al 64,4%; il nord-Est e il Sud risultano le macro-aree con la più alta incidenza di poveri di prima generazione. In sostanza, le persone che vivono oggi in uno stato di povertà, nate tra il 1966 e il 1986, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio, in alcuni casi senza qualifiche o addirittura analfabeti (oltre il 60% dei genitori possiede al massimo una licenza elementare). Più del 70% dei padri degli assistiti Caritas è occupato in professioni a bassa specializzazione. Per le madri è invece elevatissima l’incidenza delle casalinghe (il 63,8%), mentre tra le occupate prevalgono le basse qualifiche.

La pandemia ha colpito di più i giovani

Le ragazze e i ragazzi che vengono da famiglie in difficoltà hanno avuto più difficoltà con la pandemia di Covid19, hanno verificato Caritas e i Centri di Formazione Professionale dei Salesiani. Secondo i dati raccolti presso un campione di giovani in cinque paesi Ue , il 41,3% di essi ha vissuto in famiglia gravi problemi economici a causa del Covid; il 44,1% riceve aiuto per pagare le spese scolastiche; il 37,4% non si sente preparato per continuare gli studi; il 57,1% non si sente pronto ad entrare nel mondo del lavoro; il 78,6% non è stato aiutato da nessuno a scuola per orientare il proprio futuro. L’ascolto dei direttori dei CFP Salesiani conferma l’impatto del Covid-19: per almeno quattro studenti su cinque, la pandemia ha influito significativamente nella pianificazione del loro futuro, soprattutto in termini negativi.

Caritas Maria Ausiliatrice: il dono dei commercianti di Porta Palazzo a sostegno dei rifugiati ucraini

Mercoledì 6 aprile, i commercianti della Tettoia dell’Orologio di Porta Palazzo di Torino hanno voluto donare 700 kg di carne e 200 kg di farina in favore dei rifugiati di guerra ucraini ospitati dalla Caritas di Maria Ausiliatrice a Valdocco. La consegna è avvenuta verso le 9.30 del mattino alla presenza di Umberto Buonaventura, presidente del mercato coperto di Porta Palazzo e Ilario Biolatto, vicepresidente della Cooperativa del IV mercato, oltre che al comandate dei vigili urbani.

Alla Caritas di Maria Ausiliatrice di Valdocco, in particolare all’ostello di “Mamma Margherita”, sono ospitati 81 rifugiati di guerra ucraini; il 95% sono mamme con bambini di 1-10 anni, arrivate senza nulla. Questa donazione servirà per sostenerli nei prossimi mesi che saranno ospiti da noi. L’ostello di Mamma Margherita è gestito dai salesiani per i pellegrini che vengono in visita a Valdocco. Grazie al consenso del Rettor Maggiore, oggi l’ostello è adibito per l’accoglienza dei rifugiati ucraini.

Ringraziamo per la donazione effettuata, per l’impegno della Caritas di Maria Ausiliatrice che non smette di dare il suo contributo e supporto anche alle famiglie del quartiere di Valdocco (che sono oltre 155, per un totale di 600 persone) e per la stretta collaborazione con l’ufficio Missioni Don Bosco al fine fronteggiare tale situazione con i profughi ucraini.

Siamo felici di questa collaborazione con il Mercato di Porta Palazzo. Anche tutte le persone e i fedeli che frequentano la Basilica di Maria Ausiliatrice stanno danno un grande aiuto e davvero sentiamo forte questa solidarietà.

Mauro Minoi – Responsabile della Caritas parrocchiale

XXXIII Giornata Caritas: poveri, vangelo e creatività – tre vie per camminare insieme

La Caritas di Torino segnala per sabato 26 marzo, la XXXIII Giornata Caritas incentrata sul tema: poverti, vangelo, creatività – tre vie per camminare insieme. L’iniziativa vedrà in particolare la partecipazione dell’arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, del direttore Caritas Torino Pierluigi Dovis e del responsabile Formazione Caritas Torino Ivan Andreis. 

Di seguito si riporta il programma dell’iniziativa con la relativa locandina.

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Saluto di S.E.R. Mons. Cesare Nosiglia

Programma :

  • Camminare insieme su strade sicure
    Saluto introduttivo di Pierluigi DOVIS, direttore Caritas Torino
    Sintesi sulle parole chiave del sinodo a cura di Ivan ANDREIS, responsabile Formazione Caritas Torino
  • La via dei Poveri
    Riflessione a cura di don Giorgio BORRONI, direttore Caritas Novara
    Esperienza: lavoro per i migranti nel progetto Presidio (CN), Caritas Saluzzo
  • La via del Vangelo
    Riflessione a cura di don Antonino PANGALLO, rettore del Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria-Bova, già direttore Caritas
    Esperienza: preghiera nei servizi di carità nella diocesi di Sulmona-Valva, Caritas diocesana
  • La via della Creatività
    Riflessione a cura di Andrea BARACHINO, direttore Caritas Concordia-Pordenone e presidente consorzio Communitas
    Esperienza: progetto Birra ResurrAction, Young Caritas Albese
  • Sottolineature per camminare insieme: Pierluigi DOVIS, direttore Caritas Torino

Contributi da :

  • Letture della Parola
    Livia DAMILANO, Caritas Beinasco Fr. Borgaretto
  • Commenti della Parola
    sr. Maria Petra URIETTI, Superiora Generale Istituto Suore di San Giuseppe
  • Restituzioni percorso sinodale Caritas Diocesana
    Antonella DI FABIO, Osservatorio delle Povertà e delle Risorse Caritas Torino

 

 

 

 

Il “Don Bosco International” e i vaccini anti-Covid-19

Il “Don Bosco International” sostiene la richiesta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid-19, per facilitarne la loro produzione e distribuzione nei Paesi emergenti del resto del mondo. Di seguito l’articolo pubblicato su “Info ANS“.
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(ANS – Bruxelles) – Il “Don Bosco International”, l’organismo che rappresenta la Congregazione Salesiana presso le istituzioni dell’Unione Europea (UE), ha sottoscritto, insieme ad altre organizzazioni confessionali internazionali, cattoliche e non, la richiesta inviata da Caritas Europa alla Presidentessa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di sospendere i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid-19, per facilitarne cioè la produzione e la distribuzione nei Paesi emergenti del resto del mondo. La richiesta rientra nel campo delle iniziative intraprese dalla Congregazione per una risposta globale alla pandemia, che non lasci davvero indietro nessuno.

La pandemia di Covid-19 sta avendo un effetto devastante nei Paesi già colpiti dalle sfide dello sviluppo e dalle crisi umanitarie, e sta colpendo più duramente gli ultimi – coloro che non hanno alcuna prospettiva di ottenere presto una prima dose di vaccino. Questa emergenza globale può essere affrontata solo se un vaccino contro il Covid-19 accessibile ed efficace sarà reso disponibile in ogni angolo del mondo

esordisce la lettera.

Mosse dalla “chiara decisione morale” di “dare la priorità alle vite umane rispetto al profitto” le organizzazioni firmatarie richiedono di approvare il testo di decisione rivisto IP/C/W/669/Rev.1, presentato il 25 maggio, che introduce una deroga all’Accordo sugli Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprietà Intellettuale (TRIPS, in inglese) a vantaggio della prevenzione, il contenimento e il trattamento di Covid-19.

Pur dando merito alle autorità UE per le iniziative già intraprese per la diffusione dei vaccini a contrasto della pandemia – come, ad esempio, il programma COVAX – i firmatari ribadiscono che c’è bisogno di soluzioni di maggior vigore.

Alla luce delle circostanze senza precedenti della pandemia di COVID-19, ci aspettiamo che l’UE sia pronta a prendere misure straordinarie e a fare tutto ciò che è in suo potere, per contribuire a porre fine a questa emergenza di salute pubblica

affermano.

Citando poi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la lettera evidenzia come ad aprile 2021, i Paesi più ricchi avessero ricevuto oltre l’87% dei vaccini, mentre quelli a basso reddito solo lo 0,2%; e che secondo l’Economist Intelligence Unit, se si mantengono i ritmi attuali, la maggior parte dei Paesi più poveri del mondo dovrà aspettare il 2024 per l’immunizzazione di massa.

Attualmente, si continua, ci sono Paesi come il Bangladesh e l’India, con capacità di produrre ulteriori vaccini anti-Covid-19, ma che non sono in grado di farlo a causa della mancanza delle licenze appropriate.

Prima la popolazione mondiale viene vaccinata, prima i cittadini dell’UE saranno al sicuro. Senza un’azione globale, la crisi sanitaria e la conseguente crisi socio-economica, qui e nel mondo, continueranno

afferma con incisività la missiva.

Un’opposizione alla deroga del TRIPS non solo è autolesionista, ma porta a inutili sofferenze e perdite di vite umane. La gente muore e le economie crollano a causa della carenza di vaccini

prosegue la lettera.

Che afferma ancora: “Con così tante Nazioni più povere del mondo che sostengono già questa deroga d’emergenza, potete aiutare a mantenere la leadership morale e di salute pubblica dell’UE nel mondo… Questa è anche la posizione del Parlamento europeo, come chiarito nella sua risoluzione del 10 giugno sul come affrontare la sfida globale di Covid-19, che la Commissione europea deve prendere in considerazione nei futuri negoziati con l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

L’appello sottoscritto dal DBI si conclude:

Vi esortiamo a spingere affinché i vaccini Covid-19 – un bene sociale – vadano a beneficio di tutti, soprattutto di chi è più indietro”.

Comunicato Stampa Caritas Torino: “Giro giro tondo … solidale”

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa della Caritas di Torino sulla nuova iniziativa “Giro giro tondo … solidale“, una proposta di vicinanza verso alcune famiglie con bambini nel territorio della Parrocchia Risurrezione del Signore dove svolgono servizio alcuni studenti salesiani della facoltà di teologia Università Pontificia Salesiana.

Caritas Diocesana Torino e Banco Alimentare del Piemonte

in collaborazione con

parrocchia Risurrezione del Signore,
studenti salesiani della facoltà di teologia Università Pontificia Salesiana – Torino Crocetta
infermieri Pronto Soccorso Ospedale S. Giovanni Bosco,
Confraternita di Misericordia – trasporti sanitari,
Polizia di Stato Commissariato Barriera di Milano,
sesta Circoscrizione

VENERDI’ 5 GIUGNO 2020
ALLE ORE 14,30

organizzano

con ritrovo in Via Monte Rosa 150 presso Parrocchia Risurrezione

donazione di beni di alimentari di prima necessità per gli abitanti dei condomini di
edilizia popolare di Via Pergolesi, Via Cilea e Corso Taranto

Grazie alla generosità della PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA e della CHICCO, di AMAZON e della SARTORIA DEL TEATRO REGIO DI TORINO  verranno consegnati ANCHE GIOCHI E BICICLETTE per i bimbi  e MASCHERINE di protezione per ogni famiglia. L’epidemia che stiamo attraversando ha modificato la nostra quotidianità,  il nostro modo di “abitare”, la nostra percezione di sicurezza e dello stare insieme.  Luoghi, contesti e condomini che già erano caratterizzati da situazioni di fragilità  oggi sono ancora più colpiti: isolamento, solitudine e senso di abbandono, insicurezza  e difficoltà di accesso a beni alimentari di prima necessità  sono solo alcuni degli elementi caratterizzanti di questo periodo di emergenza  dove sono amaramente colpiti anche i bambini. La PARROCCHIA RISURREZIONE del Signore,  attraverso i VOLONTARI della CARITAS parrocchiale, promuove attività di volontariato e buon vicinato a sostegno degli abitanti  nei tre stabili interessati alla distribuzione.

I volontari continuano a stare “vicini” alle persone fronteggiando situazioni emergenziali con particolare attenzione a chi è maggiormente colpito,  come le tante famiglie con bambini, consegnando spese a domicilio,  aiutando per le commissioni e facendo sentire meno solo chi abita in quei contesti. Caritas diocesana di Torino con questa iniziativa – in continuità con quelle già proposte  in via Nizza e in corso Grosseto – intende testimoniare la propria vicinanza  a coloro che si trovano a vivere un contesto di isolamento  e richiamare società ed Istituzioni alla necessità di sostenere ed accompagnare  tutte le persone e tutti i territori della nostra città.  Talvolta la condizione di fragilità rischia di aggravarsi per un sentimento di solitudine percepito come emarginazione sociale.  La collaborazione tra realtà così diverse è volta a rispondere in modo integrale  ai molteplici bisogni che si presentano tra chi vive quotidianamente  una condizione socioeconomica vulnerabile, amplificata oggi dagli eventi  legati alla pandemia da Covid 19. I servizi di carità non sono in quarantena.

I bambini sono un segno, segno di speranza, e di vita. Ma sempre più soggetti della nuova povertà minorile che coinvolge quasi un milione e mezzo di piccoli in Italia.  Per questo la fantasia della carità – promossa da Caritas Diocesana Torino con il sostegno degli enti coinvolti – darà vita ad un grande girotondo solidale!

“Vi immagino nelle vostre famiglie, mentre vivete una vita insolita per evitare il contagio. Penso alla vivacità dei bambini e dei ragazzi, che non possono uscire, frequentare la scuola, fare la loro vita. Ho nel cuore tutte le famiglie”

(Papa Francesco,3 aprile 2020)

Per ulteriori informazioni:
mail: duetuniche@yahoo.it
tel: 0112472029- 3476921238

Fossano: “The Next” di Caritas e Azione Cattolica non si ferma

La Caritas e l’Azione Cattolica della Diocesi di Fossano non si fermano con “The Next“: un progetto che mette al centro il tema della fragilità e se ne prende cura, pensato per alcune quarte del Vallauri, dell’Ancina e sulla classe “Lapis” dei Salesiani. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri su Cuneo24.it.

Fossano: “The Next” di Caritas e Azione Cattolica non si ferma
Lanciata una raccolta fondi con il Leo Club per le “scatole arcobaleno”

Fossano. È ricominciato il progetto “Laboratorio comunità e cultura”, denominato più semplicemente “The Next” (il prossimo), per un soprannome che vale già di per sé come un manifesto. Un progetto di Caritas e Azione Cattolica della Diocesi di Fossano, che ha al centro il tema della fragilità.

Giovani animatori svolgono nelle scuole Superiori attività nelle classi, anzi con le classi, col supporto degli insegnanti di Religione (ma non solo). Laboratori “leggeri”, in senso calviniano, per cercare la fragilità, fuori, dentro, attorno a noi. Capirla, scoprirla e – perché no – superarla, insieme. Il progetto, a dire il vero, non si è mai fermato: il percorso biennale è iniziato l’anno scorso ed è proseguito anche nel nuovo anno scolastico, ma inevitabilmente ha dovuto cambiare rotta per via della pandemia. Una rotta che ha fatto riflettere tutti sul senso e sulla condizione di essere fragili, per davvero.

Il progetto insiste su alcune quarte del Vallauri, dell’Ancina e sulla classe cosiddetta “Lapis” dei Salesiani, una realtà questa fatta da giovanissimi in attesa di entrare ai corsi del Cnos-fap che spesso vivono condizioni di fragilità, dispersione scolastica, difficoltà. Il nuovo percorso si sta sviluppando con attività, ovviamente, a distanza:

“Abbiamo scelto di metterci in gioco – dice Ivano, uno fra gli animatori – in prima persona. Abbiamo creato dei video e degli elaborati creativi che dicessero per noi cosa fosse la fragilità. Non una risposta, ma una domanda aperta nei confronti degli studenti. Ora, abbiamo lanciato il sasso e vorremmo che fossero loro (anche non solo gli studenti del progetto, ci piacerebbe) a dirci in modo creativo che cos’è la fragilità, pensando anche al periodo che stiamo vivendo. I risultati? Sono visibili sulla nostra pagina Instagram: @caritas_the_next o con l’hashtag #caritasthenext”.

L’obiettivo degli organizzatori è di far emergerne riflessioni, questioni, bisogni:

“Tutto questo vorremmo sottoporlo a uno o più ospiti che inviteremo in diretta su Instagram, fra fine maggio e inizio giugno. Un modo per ‘premiare’ gli studenti, anche, facendo quattro chiacchiere libere e aperte”.

Ma non finisce qui: come l’anno corso, si vorrebbe realizzare un’Estate ragazzi per i nuclei familiari più fragili e svantaggiati, ma non solo. Uno “spazio” in cui coinvolgere anche come animatore qualche studente stesso fruitore dell’attività con le classi. Buone sinergie, come quella arrivata da Marco Cortese (fra gli animatori del progetto) presidente del Leo Club Fossano e provincia Granda (i giovani Lions): è stata lanciata una raccolta fondi (qui è possibile donare: https://paypal.me/pools/c/8oNrKi6mlN), per l’acquisto di “scatole arcobaleno” da riempire con tablet e strumentazioni per l’attività a distanza, da un lato, ma anche materiale didattico per far fronte alla fragilità educativa e supportare attività di arte-terapia e animazione durante l’estatate, nel rispetto delle normative.

“Voglio ringraziare tutti – dice Nino Mana, responsabile Caritas – per il grande impegno, e per le tante sinergie che stanno nascendo. Anche e soprattutto gli insegnanti e le scuole per la disponibilità”.

Ulteriori informazioni su www.caritasgiovani.org o sui social cercando “Caritas The Next” (www.instagram.com/caritas_the_nexthttps://www.facebook.com/CaritasTheNext ).

Salesiani Novara: “non rompere le scatole, distribuiscile”

In questi ultimi giorni di quarantena, gli studenti del quinto anno e gli ex allievi del liceo San Lorenzo di Novara hanno avuto l’occasione di contribuire al lavoro svolto dalla Caritas diocesana di Novara per la distribuzione di generi alimentari e pacchi spesa a quanti ne hanno bisogno. Si riporta di seguito l’articolo oggi pubblicato sul sito dell’opera.

Indubbiamente, due mesi di clausura forzata avranno messo sulla bocca di tanti l’espressione di essersi “rotti le scatole”! Ebbene, in queste stesse settimane c’è chi ha lavorato senza sosta per riempirle, chiuderle e distribuirle… perché c’è tanta fame non solo di cibo, ma anche di relazioni buone!

Mentre la quarantena è ormai giunta al giro di boa, superandolo e diventando ormai un’ottantena e più, là dove la superficie delle cose sembra sempre immobile, molto si smove nel profondo: fra le tante iniziative, ne segnaliamo oggi una, che ha coinvolto ragazzi di quinta ed ex allievi del liceo.

Sul territorio della città di Novara, da tempo la Caritas diocesana è attiva con tante iniziative a sostegno delle situazioni più difficili: come tutti possono poi immaginare, il lockdown ha ampiamente allargato il bacino delle persone coinvolte dal disagio e così si è reso necessario qualche lavoro “straordinario” (è proprio il caso di dirlo).

Attualmente, don Giorgio Borroni (Caritas diocesana https://emergenza.caritasdiocesinovara.it/) sta coordinando un lavoro che, dal punto di vista degli aiuti alimentari (altre iniziative sono per il momento bloccate), si muove su tre livelli:

  • Servizio di consegna a domicilio di pacchi-spesa per persone/famiglie in “nuova emergenza”, non ancora conosciute dai servizi sociali ed incappate nella difficoltà dell’arrivare a fine mese. In alcuni giorni della settimana, volontari della Caritas e giovani consegnano a 5 nuove famiglie – segnalate dal Comune – una scatola con una fornitura base;
  • Servizio di consegna di scatoloni di generi alimentari (pagati dal comune oppure offerti dalla Coop) nei centri di ascolto Caritas più strutturati: si tratta di almeno 3 turnate, fra maggio e giugno, di circa 1500 pacchi ciascuna;
  • Il terzo servizio è infine la distribuzione di pacchi viveri donati da aziende e altre mense, a loro volta consegnati alle comunità per minori, comunità di accoglienza, altri servizi sul territorio.

Si tratta di una voluminosa iniziativa che, oltre a mostrare la generosità di tanti benefattori (istituzionali e non) e tantissimi volontari permanenti, permette ai giovani volontari “temporanei” di rendersi conto di una rete di solidarietà che corre spesso molto vicino ai luoghi della movida frequentati per altri motivi, oppure in località della città che non sono affatto frequentate. Mettersi a servizio fa sempre toccare con mano che la solidarietà è prima di tutto un bene per chi la pratica, perché dare una mano è il primo modo per non ripiegarsi su sé stessi, sulle proprie fatiche e sui propri problemi.

Il nostro grazie va soprattutto a don Giorgio Borroni, che ci permette di essere coinvolti in questo mare di bene che raggiunge tante situazioni altrimenti “invisibili”, e ai ragazzi stessi, che prontamente hanno fatto spazio ad un particolare “esame di maturità”!

Don Bosco San Salvario – L’Oratorio ti è vicino: scopri come

I Salesiani di San Salvario stanno sperimentando nuove forme di accompagnamento nei diversi ambiti di intervento al fine di stare vicino alle famiglie, anche oggi.

Di seguito riportiamo le possibilità di sostegno attivate per rendere sempre più viva la frase di don Bosco:”Vicino o lontano io penso sempre a voi!”

CARITAS

Conosci famiglie del territorio che sono in particolare difficoltà per mancanza di alimenti?

ORATORIO

Hai bisogno di sostegno per i compiti o per studiare a distanza?
Ti senti solo o ti annoi e vuoi fare una chiacchierata con l’educatore o il don?

EDUCATIVA DI STRADA

Conosci dei giovani che sono in difficoltà presso le proprie abitazioni? O giovani che hanno difficoltà con documenti di soggiorno o per il lavoro?

HOUSING

Conosci dei giovani in emergenza abitativa?

PREGHIERA

Vuoi affidare una persona cara o confrontarti con un sacerdote?

Per contattare i Salesiani di Don Bosco San Salvario:

Tel.: 338.72.57.105

Email: oratorio@sanluigitorino.org

Giornata Caritas XXX Valdocco – Carità Chiamante

Si è svolta nella giornata di sabato 30 marzo, presso il teatro grande di Valdocco, la Giornata Caritas XXX valida per il rinnovo del mandato dei ministri straordinari della comunione, dal tema “Carità chiamante”.

L’incontro, iniziato alle 8.30 e terminato attorno alle 13.00, ha seguito questo programma:

  • Parola che chiamaProclamazione, ascolto e testimonianze a partire dalla Parola di Dio.
    Don Marco Calvo, direttore della Caritas di Casale Monferrato.
  • Carità che oggi chiama la chiesa torineseLe prospettive pastorali della chiamata alla carità.
    Mons. Cesare NosigliaArcivescovo.
  • Testimonianza che chiama“Anche noi, noi più di tutti, siamo cultori dell’uomo”.
    Provocazioni dalla saggezza di Paolo VI, il Santo che diede vita a Caritas.
  • Chiesa a servizio del mondo – Sfide, prospettive e strategie della carità.
    Alberto Chiara, giornalista, conduce un confronto di esperienze ed opinioni, con la partecipazione di Francesco Marsico – Responsabile area nazionale Caritas Italia.
  • Carità che chiama ad amare davveroSpunti di riflessione per a formazione personale e comunitaria.
    Pierluigi Dovis, direttore Caritas Diocesana Torino.

Ecco le parole di Mons. Cesare Nosiglia:

Cari amici operatori della carità, vi esprimo anzitutto dal profondo del cuore il ringraziamento dell’intera Chiesa di Torino e del vostro vescovo per quanto fate e per ciò che rappresentate nella nostra realtà ecclesiale e sociale. Quest’assemblea intende rendere manifesto a tutti il vostro impegno, riconoscendo a ciascuno di voi un ministero di fatto, che fonda il vostro servizio e ne fa una via per edificare la comunità nella carità, rendendola dunque sempre più credibile nella sua missione di servizio agli uomini.

—1. Intendo presentare brevemente un tema che giudico molto importante per voi e per la nostra Chiesa. È il servizio che, come comunità cristiana, offriamo ai poveri e a tutta la comunità civile, considerandolo una via privilegiata di educazione alla fede e alla vita. Quando parliamo di formazione e di educazione, siamo soliti riferirci a quell’impegno proprio di ogni famiglia, della scuola e della catechesi, che hanno il compito di sostenere il cammino intellettuale, morale e civile delle nuove generazioni. La carità, essendo una realtà molto concreta e meno astratta, si colloca nell’ambito del fare, più che del pensare. In realtà, la Chiesa ha sempre considerato la carità una via privilegiata di educazione e formazione alla fede e alla vita cristiana di ogni credente. Del resto, lo scopo per cui è nata la Caritas nella Chiesa italiana è quello di essere strumento per rinnovare l’azione educativa della Chiesa proprio mediante la carità, considerata via di formazione di mentalità e di stile di vita per il suo esercizio da parte sia di ogni singolo cristiano, sia anche dell’intera comunità cristiana.

La Caritas, allora, non è uno dei gruppi di volontariato, che, numerosi, svolgono il loro prezioso servizio nelle parrocchie o sul territorio, ma è segno e via che manifesta l’impegno di tutta la comunità nel campo della testimonianza della fede. Ricordiamo l’apostolo Giacomo, che dice: «A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”» (Gc 2,14-18). Il seme, che va gettato nel campo del mondo e del vissuto di ogni persona, è la Parola di Dio, da cui nasce la forza dell’amore fino al dono totale di sé, che deve caratterizzare l’azione della comunità cristiana verso ogni creatura debole, indifesa, succube del peccato e di ogni forma di ingiustizia e
di sopraffazione. Questa unione stretta ed indissolubile tra Parola e Amore, verità e carità, è contenuta nel Vangelo che siamo chiamati a donare; è Cristo la Parola eterna del Padre, è lui l’Amore, che s offre fino al dono totale di se stesso.

“Fare la verità nella carità”: questa è la via fondamentale di ogni cristiano e di ogni comunità. «In Cristo verità e carità coincidono. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita verità e carità si fondono. La carità senza la verità sarebbe cieca; la verità senza la carità sarebbe “come un cembalo che tintinna” (1Cor 13,1)», ha affermato il card. Ratzinger prima di essere eletto Papa (Omelia alla Messa pro eligendo pontifice, 18 aprile 2005). Sono espressioni chiare che ci fanno guardare sempre al nostro servizio caritativo nel sociale come via privilegiata di evangelizzazione e di educazione, spesso addirittura di prima evangelizzazione, per tante persone che solo così possono incontrare il volto paterno di Dio.

—2. Se la carità è dunque legata alla verità dell’annuncio del Vangelo e alla fede in Cristo, diventa decisiva la vostra formazione permanente, cari operatori della carità, per essere cristiani con una fede adulta, per poter vivere l’amore vero e promuovere un nuovo umanesimo integrale, che dia risposte piene a tutte le esigenze dei poveri e sofferenti. Non tralasciate mai la vostra formazione cristiana, unita all’impegno a prepararvi bene sul piano anche delle competenze, per rispondere così alle necessità sempre nuove e complesse delle povertà oggi esistenti sul nostro territorio.

Tutto questo va inserito dentro un cammino di Chiesa, perché è la comunità ad operare nella carità, prima delle singole persone. Occorre dunque puntare decisamente all’obiettivo che da tanti anni stiamo tentando di perseguire: pensare la carità in grande, come espressione ed impegno della nostra comunità ,resa soggetto protagonista e responsabile in questo ambito, il quale ne rappresenta l’anima più profonda e vera, il cuore pulsante di amore per ogni persona.

Possiamo dire che soggetto ed oggetto della Caritas non sono solo i poveri, ma in primo luogo la stessa comunità. Per questo, presidente ne è il vescovo, a livello diocesano, ed il parroco, a livello parrocchiale, ed il suo compito consiste nello svolgere un ministero, quello della comunione e del servizio che educa e fa crescere in tutta la comunità la consapevolezza e l’impegno di fare la carità come primaria via di formazione dei fedeli e della loro testimonianza nel mondo. L’azione caritativa rappresenta infatti il punto di partenza e di arrivo di un ampio lavoro capillare nel settore della solidarietà e dell’animazione e formazione delle nostre comunità cristiane ed esige il più forte e convinto appoggio dei consigli pastorali e di tutti i battezzati.

Animare, coordinare, promuovere il vasto campo dell’azione caritativa di una parrocchia; mantenere uno stretto collegamento con le altre realtà caritative delle parrocchie dell’unità pastorale; formare gli operatori, sensibilizzare le comunità, monitorare di anno in anno l’evolversi delle nuove povertà, promuovere interventi mirati per far fronte ad urgenze o situazioni di particolare disagio sul territorio: questo è il compito vasto e complesso di chi opera generosamente in tale ambito pastorale, così decisivo e necessario per l’evangelizzazione e la testimonianza.

—3. Questo riferimento alla dimensione ecclesiale della carità si radica e si attua sempre più a partire della stessa Eucaristia, centro vivo e cuore di tutta la vita della comunità e della sua missione. Il punto di partenza è la forte esortazione dell’apostolo Paolo alla comunità di Corinto, rimproverata di mangiare indegnamente il Corpo del Signore, perché non riesce a riconoscere Gesù nella comunità di coloro che condividono lo stessa fede e sono uniti nello stesso amore. Una comunità fatta di poveri e dunque bisognosi di essere accolti e sfamati alla stessa mensa del Signore, che è la carità.

Quando parliamo di carità, pensiamo subito alle cose da fare e da dare nella concretezza dei gesti e delle iniziative. Dunque, sembra che l’Eucaristia non c’entri con la carità e questa venga dopo la celebrazione, ne sia il risultato o meglio il frutto. È certamente vero che la carità scende per le strade e i luoghi dove la gente soffre e fatica, a causa di malattie e di miserie umane e sociali. Essa, tuttavia, non è per i cristiani solo una buona azione di solidarietà, anche se efficace sul piano dei servizi. La carità è amore che si dona ad ogni uomo e che nasce dall’amore di Dio accolto nell’Eucaristia, in quello spezzare il pane che conduce alla condivisione con tutti. Viene così superata la consueta contrapposizione, che a volte resta nella mentalità di tanti fedeli: da una parte c’è il culto e dall’altra la vita, da una parte la preghiera e dall’altra l’azione concreta.

Nella comunione eucaristica troviamo uniti strettamente insieme l’essere amati e l’amare gli altri.In sintesi, possiamo ben dire che «un’Eucaristia che non si trasforma in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata» (cfr Benedetto XVI, Deus caritas est, 14). Ma chiediamoci allora: i poveri oggi sono realmente accolti con gioia nelle nostre assemblee liturgiche (cfr. Gc 2,2 ss.), fanno parte dei nostri incontri parrocchiali o di gruppo, delle nostre riunioni e feste, usufruiscono delle nostre mense? Se cerchiamo una risposta a partire dall’impegno concreto che le nostre comunità vivono, possiamo dire che la carità è non solo presente, ma rappresenta un elemento forte e visibile tra i più efficaci. Mi piace chiamarla la “perla preziosa” che ho trovato nelle parrocchie e in moltissimi gruppi, comunità religiose e civili, che si dedicano con un capillare volontariato ad alleviare le sofferenze e i bisogni dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, dei senza dimora, dei disabili. Se invece guardiamo alla comunità nel suo complesso, all’utilizzo delle strutture stesse delle parrocchie e di tante comunità, c’è ancora molto da fare per rendere più ampia e capillare l’azione caritativa. La formazione alla carità, l’animazione della comunità e il coordinamento, che sono tra i compiti principali della Caritas, restano, a volte, in ombra e rischiano di perpetuare un’idea di carità-elemosina, che lascia il carico poi dell’azione concreta ai volontari, gente generosa, certo, ma che “ha tempo e voglia”, direbbe qualcuno. Preoccupa in questo il fatto, ad esempio, che a portare avanti gli impegni caritativi in molte parrocchie siano poche persone, che, da anni e anni, si impegnano con una dedizione veramente ammirevole, supplendo alla carenza dei giovani e delle famiglie.

Manca, o non è ancora penetrata nella mentalità e nel costume di vita delle assemblee domenicali edunque nella comunità, la convinzione che la carità non è un optional o un lavoro per addetti, ma un debito-dovere di ogni cristiano sul quale saremo giudicati e dal quale soltanto possiamo trarremotivo di credito davanti a Dio. Non è dunque solo questione di attivare in ogni parrocchia la Caritas o la san Vicenzo, ma di educare il popolo di Dio ad assumere in questo ambito una più decisa responsabilità collettiva, superando la delega. Su questo punto, credo che molto possano fare le unità pastorali, attivandosi in collaborazione con la Caritas diocesana per sviluppare un’opera di formazione, di coordinamento e di animazione, necessaria a sostenere le comunità ed i vari gruppi che ispirano la loro azione al Vangelo, e per ottimizzare le risorse, mirando alle povertà più urgenti e bisognose di aiuto sul territorio e ricercando altresì quelle sinergie e raccordi necessari con i Servizi sociali dei comuni, con le ASL e con ogni altro organismo civile interessato.

—4. Ho incontrato in questi anni tante realtà che operano nel sociale sul territorio e sono rimasto ammirato dalla capillarità e dalla grande generosità dei volontari ed operatori che le animano. Ci sono però ancora dei passi da fare tutti insieme, che vanno attivati con impegno e costanza.

* La formazione dei volontari e degli operatori. È richiesta una formazione essenziale sul piano spirituale e sociale e di “professionalità specifiche”. Ho sempre richiamato l’esigenza che ogni unità pastorale solleciti le parrocchie a mandare ogni anno alcuni operatori o volontari ai corsi di formazione della Caritas diocesana, per prepararsi bene attraverso un cammino serio e qualificato. Se questo impegno manca, la formazione si riduce a ben poca cosa, lasciando tutto come prima. —->Competenza professionale, dunque, ma anche grande umanità, quella che il Papa chiama “attenzione del cuore”.

* La necessità di un coordinamento di unità pastorale, che dia vigore e forza alle varie iniziative e faccia dialogare ed incontrare le realtà e le persone. Ho sentito che questa è un’esigenza, anche se difficile da concretizzare, visti gli impegni di tutti. La Caritas potrebbe, però, proporsi come gruppo di animazione e di coordinamento, per offrire stimolo e forza all’impegno di unità e comunione, che deve guidare quanti agiscono in quest’ambito. —-> La carità comporta unità, altrimenti si frammenta in tanti rivoli, che disperdono le forze ed impediscono di affrontare seriamente e con le dovute risorse le povertà vecchie e nuove del territorio.

* La grande sfida della missione, su cui la Chiesa oggi è impegnata anche nel nostro Paese, comporta annunciare Cristo ed il Vangelo dell’amore ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. Chi operanella carità e nella solidarietà è di per se stesso portato a vivere la missione sulla strada, andando a trovare la gente nelle situazioni e nei luoghi dove si vivono miserie e povertà. Da qui occorre ripartire per far sì che l’azione caritativa sia vissuta non solo come un “di più” generoso, un frutto della buona volontà di pochi, ma come un compito di tutti i fedeli, che se ne fanno protagonisti e responsabili proprio sul piano missionario, per diventare una Chiesa in uscita e dunque aperta ad ogni persona povera e famiglia del proprio territorio, da servire nelle sue necessità spirituali e materiali.

—->* L’impegno a suscitare volontariato e vocazioni alla carità. È necessario restare sempre aperti al nuovo che lo Spirito suscita, anche in un singolo cristiano, e non fossilizzarsi sulle realtà già esistenti e ben impiantate. Il sangue nuovo è linfa, che dà vigore e rilancia l’azione caritativa. La Caritas deve riconoscere questo, promuoverlo, dare sostegno, affinché crescano anche gli apporti più umili. Essa non è una multinazionale della carità, che raggruppa tutti e tutto in un unico contenitore, ma una realtà di animazione e di promozione di ciascuno con la sua specificità e ricchezza. Da tutti deve imparare, prima che insegnare.

>—->>>* la promozione del welfare di inclusione sociale che è stato oggetto della recente Agorà, il quale opera per ridare dignità e autonomia ad ogni povero, sia esso senza dimora, o immigrato, malato o anziano solo, disabile o bisognoso di una casa o di un lavoro. Solo così, infatti, potremo dire di mettere al centro del nostro servizio la persona in quanto tale e la sua FAMIGLIA, aiutandole a diventare soggetti attivi e responsabili del proprio domani. Desidero soffermarmi sul tema FAMIGLIA perché voi tutti avete l’esperienza quotidiana di quanto siano aumentate le FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ che si rivolgono ai centri di ascolto delle nostre parrocchie e realtà ecclesiali: dobbiamo farci carico delle famiglie reali e concrete che in questo momento soffrono situazioni di grave disagio,sono a volte prive del lavoro, o il cui figlio non lo trova e deve andare all’estero, non hanno le risorse appropriate per mettere al mondo un figlio (e la denatalità nel nostro paese sta raggiungendo percentuali molto preoccupanti), non riescono a garantire ai figli un curricolo di studi appropriato al loro futuro professionale, hanno il problema della casa una vera sciagura per molte famiglie della nostra città e altri territori della Diocesi. Chiedono il pacco spesa perché persino procurarsi il cibo è diventato un problema. Hanno da accudire i loro anziani e malati, ed è sempre più difficile accedere a cure mediche appropriate e spesso costose, comprare medicine che diventano un lusso per tante famiglie come ha denunziato il Banco farmaceutico; alcune hanno figli disabili che non hanno le dovute attenzioni da parte delle istituzioni.

—->Manca la volontà concreta di una politica che metta la famiglia al centro e non come al solito dia le briciole per la sua promozione e sostegno. —->Parliamo di accoglienza delle famiglie, ma dal punto di vista politico si tratta di slogan vuoti di contenuto reale, belle parole a cui non seguono scelte concrete conseguenti che affrontino le diverse criticità di cui soffre oggi la famiglia.

* Giustizia e carità. È un binomio unitario che va qualificato e promosso. Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia per cui la Caritas ha il compito oltre che di collaborare con i servizi sociali dei Comuni e le circoscrizioni in città, le USL nel campo della sanità ,di promuovere quella coscienza critica e positiva in tutte le componenti della nostra società, politici, industriali e uomini di cultura, istituzioni e terzo settore, volontariato laico, che operano sullo stesso territorio per fare rete e aiutarsi a dare risposte concrete e permanenti ai poveri e ad ogni persona e famiglia in difficoltà sia del nostro Paese come di altri portatori di valori,religioni e culture diverse .

In sintesi occorre che perseguiamo insieme il triplice fine di: prevenire le povertà andando alle sue radici e operando su di esse; accompagnare ogni persona e famiglia in un percorso di autonomia gestionale della propria vita e del proprio futuro; integrare i poveri con pari diritti e doveri nella società perché se ne sentano responsabili e attivi protagonisti non solo debitori di altri ma resi loro stessi capaci di contribuire al bene comune e al progresso di pace, di giustizia e solidarietà su cui si fonda la convivenza della cittadinanza.

Termino con UN AUGURIO, che è anche certezza fondata nella mia coscienza di pastore: se la nostra Chiesa continuerà a privilegiare gli ultimi, se con coraggio profetico non si sottrarrà alle nuove sfide di tante miserie morali e materiali proprie del nostro tempo, non dobbiamo temere: la fede non verrà meno, l’Eucaristia che celebriamo si tradurrà in pane spezzato nell’amore, il Vangelo sarà sempre più credibile via di cambiamento anche sociale.

Grazie e buona Quaresima.

Mons. Cesare Nosiglia,
Arcivescovo di Torino

L’animazione Missionaria al San Luigi

Si è svolto la sera di sabato 9 febbraio l’incontro con il gruppo missionario presso l’oratorio Salesiano San Luigi di Torino. Ecco l’articolo proveniente da donBoscoSanSalvario.it:

La sera di sabato 9 febbraio sono venuti a trovarci venti ragazzi del gruppo partenti di Animazione Missionaria di Valdocco, che quest’estate faranno esperienze di missione in Nigeria, Albania e Benin, accompagnati nel percorso di avvicinamento da Suor Carmela e Don Fabio.

Dopo un primo momento di cena condivisa in cui i ragazzi hanno fatto conoscenza tra loro, Don Mauro ha presentato le iniziative della comunità nel territorio di San Salvario. In seguito, la parola è passata ai ragazzi, sia ai minori della comunità che ai partenti, che si sono presentati a vicenda, tramite l’ausilio di loro foto proiettate.

Per concludere la serata, un ragazzo della comunità si è esibito cantando una canzone e il gruppo partenti ha proposto un bans coinvolgendo i minori del San Luigi. Infine, si è tenuto un momento di confronto tra i nostri ospiti e l’equipe della comunità presente che ha presentato brevemente il lavoro “dietro le quinte”. E’ stata una bella occasione di scambio interculturale, con il coinvolgimento festoso e positivo di tutti i partecipanti.

Enrico Gallo – Servizio Civile presso il San Luigi

Lasciare spazio alla domanda e allo stupore, rileggere la propria storia attraverso lo sguardo degli altri e non fare delle proprie abitudini una gabbia che ci fa percepire come sbagliato tutto ciò che esce dai nostri schemi.

Nell’incontro interculturale siamo chiamati a far nostri questi atteggiamenti se desideriamo davvero non essere solo una accozzaglia di persone dalla lingua e dal colore della pelle diverso ma un giallo e un rosso che diventano arancione, un verde e un blu che diventano viola. Pierluigi Dovis, direttore dell’ufficio diocesano della Caritas di Torino, ci ha infatti raccontato che diventare altro da sé non vuol dire assimilarsi ma mantenere la differenza e farne punto di partenza per superare la rigidità della nostra identità. Identità che nell’incontro con un tu si arricchisce di un tassello del mosaico che va a comporre la nostra storia.

Incontrare i minori non accompagnati della comunità del San Luigi e i giovani della movida del sabato sera a Torino ha permesso ai ragazzi del corso partenti di sperimentare la fatica del lasciarsi trasformare in prima persona dalla relazione con l’altro. Per quanto diverse e all’apparenza lontane, le nostre storie sfregano tra loro e il grido che ciascuno di noi ha dentro di sè rimarrebbe eco infinito se non permettessimo a un altro di salvarci. Che bellezza, alla fine, riscoprirci nuovi, più ricchi e meno soli.

Martina Cociglio – Animazione Missionaria