Articoli

Al Don Bosco di Asti la comunità salesiana è in festa

Anche la comunità salesiana di Asti si prepara a festeggiare San Giovanni Bosco e ringraziare per la presenza dei salesiani nella città da più di cent’anni.

Di seguito l’invito da parte di Don Genesio Tarasco, direttore dei salesiani di Asti.

***

A fine mese tutta la famiglia salesiana celebra la festa di don Bosco. E’ un santo che ormai è divenuto patrimonio dell’umanità: non appartiene più solo ai Salesiani, ma come prete diocesano, astigiano di nascita, appartiene alla Chiesa universale e come “Padre e Maestro” della gioventù appartiene al mondo intero. Il nostro Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artimez, ha lanciato a tutti i Salesiani del mondo per l’anno 2023 la strenna: “COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA D’OGGI”. Ciò significa che per lo spirito di don Bosco non esiste esclusione alcuna e soprattutto che per garantire un futuro felice ai nostri ragazzi è necessario partire dalla famiglia.

Agli inizi della sua opera don Bosco, insieme a Mamma Margherita e ad altre mamme dei suoi ragazzi, ha voluto creare una vera famiglia per chi famiglia non aveva ed ha lasciato come stile di vita dei suoi salesiani proprio lo spirito di famiglia. Nella Società occidentale l’istituzione più in crisi oggi è la famiglia ed è necessario che, chi ha raccolto il messaggio di don Bosco e vuole diffonderlo, si preoccupi della famiglia, sia lievito che silenziosamente fa crescere una cultura positiva riguardo alla famiglia, attui politiche efficaci a sostegno della famiglia, aiuti a riscoprire quei valori che fanno della famiglia il luogo di crescita, ma anche di maggior sicurezza e conforto. La fedeltà al matrimonio, l’amore e la responsabilità verso i figli, il rispetto e la riconoscenza dovuto a chi ci ha generato alla vita sono valori irrinunciabili se vogliamo guardare ad un futuro sereno, pacifico e luminoso che si preoccupa non solo della casa comune, ma anche della casa domestica.

Il don Bosco di Asti offre due momenti importanti alla gente della parrocchia, ai giovani che frequentano l’Oratorio, a quanti della città vogliono unirsi al ringraziamento ed alla preghiera.

Domenica 29 gennaio alle ore 10.00 ci sarà una solenne concelebrazione presieduta dall’Economo ispettoriale don Giorgio Degiorgi. Docente di diritto canonico, consultore del tribunale ecclesiastico, ex direttore della Casa di Novara oggi è responsabile della gestione economica di tutte le casa del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Lituania. A seguire saranno proposti giochi per i ragazzi, “un boccone con don Bosco”, una grande tombolata nel pomeriggio.

Il 31 gennaio, giorno della festa liturgica di don Bosco, alle ore 18.30 tutta la famiglia salesiana è invitata alla grande celebrazione presieduta dal nostro vescovo monsignor Marco Prastaro. E’ il modo con cui la nostra comunità dice grazie per il dono di don Bosco, per la presenza dei suoi figli da più di cent’anni nella città, dei sessant’anni ormai conclusi della parrocchia nel Borgo don Bosco. E’ una presa di coscienza di quante possibilità di bene ci sono in questo tempo ed in questa terra a favore dei nostri ragazzi. E’ un impegno per tutti quelli cha a don Bosco si ispirano di fare a tutti tutto il possibile perché, come era solito ripetere ai suoi ragazzi:

Ognuno sia felice nel tempo presente e beato nell’eternità.

Don Jacek Jankosz nominato nuovo parroco della parrocchia Don Bosco di Asti – VercelliOggi.it

Vercelli Oggi.it dedica un articolo a Don Jacek Jankosz che da domenica 19 Settembre 2021 è stato nominato nuovo parroco della parrocchia Don Bosco di Asti.

Don Jacek Jankosz è di origine polacca, ha 57 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1992, eletto per ben tre volte parroco della comunità pastorale astigiana che era stato in grado di valorizzare costruendo relazioni, affidando compiti e mansioni, riconoscendo specifici talenti e capacità in ognuno.

Riportiamo l’articolo completo pubblicato su VercelliOggi.it.

***

Domenica 19 Settembre 2021, cambio ai vertici della parrocchia Don Bosco di Asti in corso Dante, entrata festosa di don Jacek Jankosz, accompagnato dal rionale “Palio degli sbandieratori”, dal Vescovo di Asti S.E.R. Mons. Marco Prastaro, dal nuovo Direttore e amministratore della Casa Salesiana don Genesio Tarasco e da altri confratelli.

Don Jacek Jankosz, torna per la terza volta nella parrocchia astigiana.

Nel 1994 aveva collaborato all’organizzazione dell’Estate Ragazzi in qualità di giovane sacerdote ancora studente a Roma. Dopodiché, nel 2004, via aveva nuovamente fatto ritorno per rimanervi fino al 2012, prima come incaricato dell’oratorio e poi come Direttore della Casa Salesiana.

Ora, don Jacek, dopo solo 11 mesi dal suo ingresso nella Parrocchia del Valentino di Casale Monferrato, succede a don Roberto Gorgerino, Direttore della Casa Salesiana, Responsabile dell’oratorio e, dallo scorso agosto, Amministratore parrocchiale.

Un vero dispiacere per i casalesi aver dovuto salutare don Jacek, al quale si erano affezionati: era entrato nei loro cuori; pur se breve il periodo passato nella città monferrina, il suo carisma e la sua grande fede di vero uomo di Dio avevano conquistato i fedeli.

Da uomo colto e aperto, ma dal tratto semplice, aveva saputo valorizzare la comunità pastorale costruendo relazioni, affidando compiti e mansioni riconoscendo specifici talenti e capacità in ognuno.

Mons. Marco ha detto:

Quest’uomo è un dono di Dio, vi è stato consegnato da Dio, sfruttatelo al meglio, ma non maltrattatelo. Ha proseguito con un paragone tra due calciatori famosi – Ronaldo, quando fa gol fa cenno su di sé e dice ‘Io’, mentre Messi quando fa gol fa cenno al cielo e dice ‘Dio’. Per essere dei buoni cristiani dobbiamo dire più spesso Dio e meno Io, c’è solo una ‘D’ in più, ma fa la differenza. – e rivoltosi al nuovo parroco – mi raccomando fai tanti gol.

Sicuramente don Jacek di “gol” ne farà tantissimi, come ne ha fatti in tutte le parrocchie in cui ha messo piede: Trino, Valdocco, Casale Monferrato.

L’augurio del Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, dopo aver portato i saluti da parte dell’Amministrazione Comunale e della città tutta e ha proseguito:

Come Istituzioni è importante camminare tutti insieme, perché camminare soli è un conto, camminare insieme è un altro. Dio, come diceva il Vescovo, ce lo ha messo a disposizione, sta a noi trarne vantaggio, i presupposti ci sono tutti anche da quello che ho potuto constatare dai trinesi, qui presenti oggi e da altri centri, che hanno bei ricordi”.

Don Jacek, molto amato da tutti i suoi ex parrocchiani, ha così esordito:

Saluto tutti nel nome del Signore, nel suo nome sono stato mandato, sono stato consegnato oggi servo e guida di questa comunità…, – ha espresso riconoscenza ai suoi predecessori che guardano dalla finestra del Paradiso e ai suoi predecessori che sono in mezzo a noi, nominandoli uno a uno.
Una nota particolare per l’oratorio il suo secondo incarico – Il pomeriggio, non mi troverete in parrocchia ma in oratorio che diventerà il mio quotidiano Altare con i giovani e i ragazzi di questa comunità.
Possa il Signore darmi la grazia di essere per voi il buon Pastore. Prego per i malati e gli voglio bene, voi pregate per me perché sia all’altezza della situazione, io ricambierò ricordandovi nella messa
”.

Don Jacek Jankosz è di origine polacca, ha 57 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1992.

Don Bosco Asti: cambio ai vertici della parrocchia – don Jacek Jankosz

Domenica 5 settembre si è tenuta la messa di saluto a don Roberto Gorgerino al Don Bosco di Asti. Il nuovo parroco sarà don Jacek Jankosz.

(Estratto da La nuova Provincia)

Classe 1966, originario di Chieri, don Gorgerino è stato ordinato sacerdote nel 1999. Da sei anni nella parrocchia di corso Dante, si è dedicato principalmente ai giovani e alle attività di oratorio ed Estate ragazzi.

Il ruolo di parroco sarà ricoperto da don Jacek Jankosz, per la terza volta nella parrocchia astigiana. Nel 1994, infatti, aveva collaborato all’organizzazione dell’Estate ragazzi in qualità di giovane sacerdote ancora studente a Roma. Dopodiché, nel 2004, era tornato per rimanere fino al 2012, prima come incaricato dell’oratorio e poi come direttore della casa salesiana. Di origine polacca, 57 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1992. Tra i vari incarichi svolti, quelli nelle parrocchie di Trino, Valdocco e Casale Monferrato, da cui proviene.
Don Jankosz arriverà ad Asti domenica 12 settembre e sarà insediato come parroco dal vescovo Marco Prastaro domenica 19 settembre alle 10.

Direttore della casa salesiana e amministratore sarà invece don Genesio Tarasco. Classe 1944, ordinato sacerdote nel 1972, è salesiano dal 1961. Laureato in Agraria, è stato per quindici anni economo dell’Ispettoria salesiana di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania. Dopo una breve parentesi in Vaticano dal 2001 al 2003, dove è stato Capo dell’ufficio della sezione amministrativa della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, in virtù della sua formazione universitaria ha successivamente diretto la scuola agricola salesiana di Lombriasco. Negli ultimi anni, invece, è stato direttore del Centro di formazione professionale salesiana a Vigliano Biellese. Don Tarasco arriverà martedì 7 settembre, giorno in cui verrà insediato ad Asti dall’ispettore salesiano don Leonardo Mancini.

La celebrazione di San Giuseppe nella Chiesetta in Riva – Il Biellese

La celebrazione in onore di San Giuseppe nella chiesetta in Riva presieduta da don Genesio Tarasco, direttore della comunità dei Salesiani di don Bosco di Vigliano. Di seguito l’articolo pubblicato da Il Biellese nella giornata odierna, a cura di Maria Teresa Prato.

NELLA CHIESETTA SACELLO IN RIVA

«San Giuseppe è per noi un grande dono»

Novena e celebrazioni per onorare il patrono della Chiesa Universale

Nella chiesetta sacello di San Giuseppe in Riva la pandemia in corso non ha fermato la devozione al santo, nell’anno a lui dedicato ed indetto da Papa Francesco per celebrare il 150° anniversario della proclamazione di San Giuseppe a patrono della Chiesa Universale.

La tradizionale novena in suo onore, organizzata dalla Pia Unione del Transito che ha sede nella chiesetta, si è svolta dal 10 al 19 marzo, seppur in forma più contenuta e fatte salve tutte le prescrizioni per la prevenzione della pandemia da Covid-19.

Tutti i pomeriggi della novena ha avuto luogo la recita delle litanie seguita dalla Messa celebrata da don Giuseppe Tabarelli dei Salesiani di Vigliano. Venerdì 19 marzo, giorno della ricorrenza liturgica del santo, al mattino, il parroco rettore don Piero Grosso ha presieduto la Messa cantata per i priori, i benefattori e per tutti i Giuseppe e le Giuseppine, mentre la Messa solenne del pomeriggio è stata celebrata dal superiore vicario don Genesio Tarasco direttore della comunità dei Salesiani di don Bosco, affiancato da don Giuseppe Tabarelli. La funzione è stata accompagnata dai canti dei fedeli con all’organo Francesco Masserano.

«San Giuseppe è per noi un grande dono» ha detto don Genesio nell’omelia.

«La sua adesione completa alla volontà di Dio vede il realizzarsi della promessa fatta dal Signore di venire ad abitare i mezzo a noi; quella promessa che, fin dai tempi di Abramo, la fede in Dio fece sperare contro ogni speranza. La vita di Giuseppe ci dimostra che la fede, come dono di Dio, attecchisce solo in un contesto d’amore poiché, al di là del sogno dell’angelo che apparve a Giuseppe, fu la sua capacità d’amore e comprensione che gli fece avere fiducia in Maria ed accettare una situazione che sarebbe stata inimmaginabile per chiunque altro. Lui accettò, senza riserva alcuna, il progetto di salvezza nato dalla fantasia d’amore di Dio che sempre riesce a sorprenderci».

Al termine della funzione il presidente della Pia Unione Gabriele Prola, nel porgere i ringraziamenti, ha donato un segno di riconoscenza a don Giuseppe per il suo prezioso servizio durante la novena, auspicando che egli possa divenire “cappellano” della chiesetta portando ancora il suo operoso e fecondo contributo. Don Genesio ha ringraziato la Pia Unione per l’accoglienza, in tutti questi anni in cui ha imparato a conoscerla e ha ringraziato don Giuseppe per il suo servizio svolto nella novena del santo di cui porta il nome. La Pia Unione ricorda ai devoti che, alle 17 di ogni primo mercoledì del mese, nella chiesetta sacello si celebra sempre la santa Messa.

MARIA TERESA PRATO 

E’ stata una meravigliosa avventura: il ricordo di don Italo e don Vincenzo

Nella serata di domenica 24 gennaio, l’Animazione Missionaria ICP ha dedicato un incontro online in memoria di Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone, entrambi sacerdoti salesiani missionari mancati nell’ultimo periodo. Due uomini, due sacerdoti, due confratelli salesiani fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco.

“Quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la congregazione ha riportato un grande trionfo”

(C. 54)

Di seguito il video completo dell’incontro sulla testimonianza cristiana e salesiana di Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone, condotto da don Fabio Mamino e don Theophilus Ehioghilen.

E’ stata una meravigliosa avventura: ricordando don Italo e don Vincenzo, fra memoria e speranza

Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone: due uomini, due sacerdoti, due confratelli salesiani fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco. L’Animazione Missionaria dell’Ispettoria propone un momento di memoria a loro dedicato per domenica 24 gennaio, rivolto a tutti i confratelli salesiani. Di seguito la comunicazione dell’iniziativa:

“Quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la congregazione ha riportato un grande trionfo”

(C. 54)

Come dice bene questo articolo della nostra costituzione, la morte di un salesiano è un’ occasione di grande celebrazione. È passato poco più di un mese da quando don Italo Spagnolo e don Vincenzo Marrone ci hanno lasciati, dopo quasi quarant’anni di una vita donata fino all’ultimo respiro nella terra di missione in Africa. Due uomini, due sacerdoti, due confratelli fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco.
Vogliamo fare memoria della loro vita e, tramite le testimonianza di coloro che li hanno conosciuti, cogliere la loro eredità per rilanciarci con gioia e speranza in un rinnovato impegno missionario qui ed ora.
Vi invitiamo a seguirci il 24 gennaio alle 21.00 sulla pagina del sito dedicata alle dirette.

L’Equipe di Animazione Missionaria

Il sogno missionario in Africa: il ricordo di don Italo Spagnolo e don Vincenzo Marrone

Si riportano di seguito gli articoli di giornale dedicati ai Salesiani Don Italo Spagnolo (Il Biellese 1/12/2020) e Don Vincenzo Marrone (Gazzetta d’Alba 29/11/2020) , entrambi  legati al sogno missionario in Africa per molti anni ed entrambi mancati recentemente tornando alla Casa del Padre. Di seguito gli articoli.

>>>Leggi anche l’articolo su MISSIONI DON BOSCO: “Grazie a Dio, grazie a tutti: l’ultimo saluto di don Italo Spagnolo”

«Grazie don Italo per l’esempio»

Padre Spagnolo è stato un grande Salesiano . È morto giovedì, aveva 79 anni. Diceva sempre che con la preghiera e una disponibilità a tutto tondo la vita è un’avventura meravigliosa

Don Italo Spagnolo, grande salesiano, originario di Trivero, per 35 anni missionario in Africa, fondatore ed artefice di diverse opere, ci ha lasciati il 26 novembre, vittima del male oscuro che miete ancora tante vite. Ekaaro, (salve).

«Se il Signore ti vuole prete e Salesiano, io non farò altro che ringraziarlo per la tua vocazione» così la mamma. «Per adesso pensa a studiare seriamente e a comportarti bene. Poi si vedrà», così il papà.

Queste le due risposte che don Italo Spagnolo ha ricevuto da bambino quando ha confidato ai suoi genitori che gli sarebbe piaciuto diventare prete e salesiano.

Aveva conosciuto don Bosco frequentando la colonia estiva dei Salesiani di Varazze. Esperienza che gli era piaciuta moltissimo e che in qualche modo ha contribuito ad orientare la sua scelta di vita. Don Italo è nato a Trivero il 16 maggio 1941, a 14 anni è stato accolto nell’Aspirantato di Casale Monferrato dove ha compiuto gli studi ginnasiali. Entrato in Noviziato a Pinerolo, in provincia di Torino, ha emesso la sua prima professione religiosa il 16 agosto 1958. Ha trascorso il post Noviziato a Foglizzo, sempre in provincia di Torino, e dopo il tirocinio ha intrapreso gli studi teologici all’Università Pontificia Salesiana di Roma, dove è stato ordinato sacerdote il 21 dicembre 1968. Ha quindi conseguito la laurea in Filosofia e il diploma di assistente Tecnico in Psicometria all’Università Cattolica di Milano, rispettivamente nel 1974 e nel 1976. Si è abilitato a Roma all’insegnamento delle Scienze umane nel 1980.

Sacerdote novello ha svolto la missione salesiana tra i giovani dell’ex Ispettoria Novarese come insegnante e catechista ad Asti, Casale Monferrato e a Borgo San Martino. Successivamente ha prestato il servizio d’autorità come direttore e preside delle Scuole Secondarie di Primo e Secondo grado dal 1974 al 1982, prima a Muzzano (1974- 1977), poi a Novara (1977-1980) e infine a Vercelli (19801982). Nel 1982 è partito per la Nigeria ad Ondo, dove è stato superiore della comunità religiosa e parroco prima a St. Patrick’s (1982-1986) e poi a St. John Bosco’s Parish (1986-1998). Don Italo è stato anche il fondatore e il preside del Don Bosco Technical Institute di Ondo dal 1986 al 2003.

L’obbedienza lo ha poi trasferito nel 2003 in Ghana, a Sunyani, come direttore e parroco e successivamente, nel 2009, ad Akure in Nigeria sempre come direttore e parroco. Dal 2014 al 2019 è stato inviato a ljebu-Ode, in Ogun State (Nigeria) come incaricato della nuova presenza salesiana e parroco. Nel gennaio del 2019, per motivi di salute, è rientrato in Piemonte nella comunità di Torino San Giovanni Evangelista, dove ha svolto un apprezzato servizio pastorale, in particolare come vicario parrocchiale nella parrocchia “Sacro Cuore di Maria”.

Don Italo è stato un sacerdote salesiano con una profonda spiritualità, vivo ardore apostolico e una grande capacità di accogliere. Nella missione ha sempre manifestato grande sensibilità pastorale e capacità di ascolto e di animazione spirituale. Religioso fedele ed esemplare è stato un superiore saggio e dal cuore grande, un padre per tanti giovani secondo il cuore di don Bosco, benvoluto e stimato da tutti. Durante un’intervista, alla domanda «com’è la tua vita qui a Ijebu-Ode?», ultima tappa del suo lungo viaggio africano, rivelando in parte il segreto dei suoi successi pastorali, risponde così: «Nel 2014, dopo la chemioterapia, ho “strappato” al bravissimo medico curante il permesso di ritornare in Nigeria. Il mio superiore, esonerandomi dalla responsabilità di direttore-parroco ad Akure, mi ha proposto due alternative: essere d’aiuto in parrocchia a Lagos oppure far parte della nuova missione a Sagamu (passata subito a Ijebu-Ode). Nonostante le sue perplessità iniziali mi sono trovato “incaricato” della nuova presenza: una comunità di tre confratelli in avanscoperta. Qui infatti la nostra Ispettoria aveva acquistato un terreno per lo sviluppo di una nuova scuola tecnico- professionale. Abbiamo incominciato come sempre: vita di preghiera, di comunità, di servizio, di gioia salesiana.

I cattolici, i giovani e la gente gradualmente ci ha conosciuto e apprezzato. Nel dicembre scorso il Vescovo ha costituito parrocchia la nostra piccola comunità, con estrema esultanza dei fedeli. Una parrocchia senza casa parrocchiale (è in affitto) e con la chiesa “senza tetto”. “Abbiate devozione a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli”, ci diceva don Bosco. È stata la visita a sorpresa del Procuratore di “Missioni Don Bosco” di Torino che ha fatto il miracolo. Grazie alla donazione di “Missioni Don Bosco” abbiamo potuto cominciare, a metà marzo, i lavori della struttura in ferro del tetto. Ci vorranno ancora molti soldini per le preventivate 1200 lamiere ma certamente l’aiuto del buon Dio non ci verrà meno».

Al termine della sua vita don Italo ci saluta così, dando motivo di profonda riflessione e gratitudine a noi suoi confratelli salesiani ed offrendo un’entusiasmante proposta di futuro a qualche giovane della nostra terra dal cuore buono e generoso come il suo: «A 79 anni continuo a vivere con gioia ed entusiasmo la mia vocazione salesiana, come agli inizi. La vocazione salesiana è onnicomprensiva: ci dà il senso di Dio e di lavorare incondizionatamente per il suo Regno, totalmente liberi; ci dà la gioia della comunità che ci sostiene in ogni circostanza; ci offre un campo d’azione stupendo: stare e lavorare con i giovani ed essere vicino alla gente con lo spirito di don Bosco gratifica immensamente. Ci si dona, ci si sacrifica, si ama e si è ricambiati».

Grazie carissimo don Italo per l’esempio che ci lasci. Sono sicuro che dal cielo continuerai a lanciare messaggi in yoruba alla tua gente con cui ti sentivi a casa, saprai toccare il cuore di tanti benefattori perché non rimanga incompiuta l’opera che hai iniziato, ricorderai a ciascuno di noi che con la preghiera e una disponibilità a tutto tondo la vita è un’avventura meravigliosa ovunque il Signore ci chiama, che il segreto della felicità sta nel sentirsi attori nella costruzione del Regno di Dio a servizio degli altri e che un pezzo di Paradiso davvero aggiusta tutto. «O eun pupo, O dab don Italo», «grazie di tutto e addio don Italo».

Le esequie si sono svolte nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Operaio di Vigliano, presiedute dal vescovo Roberto Farinella. Erano presenti numerosi confratelli salesiani e sacerdoti del clero secolare. Ai fratelli Elio e Silvano, alle loro rispettive famiglie, ai parenti e amici tutti le nostre più sentite condoglianze accompagnate dalla preghiera di suffragio, ma soprattutto di lode e di ringraziamento per il dono di don Italo.

La sua salma è stata tumulata nella tomba dei Salesiani nel cimitero di Muzzano, località in cui don Italo ha esercitato per la prima volta il suo ministero di direttore della Comunità. “… Per il salesiano la morte è illuminata dalla speranza di entrare nella gioia del suo Signore. E quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la Congregazione ha riportato un grande trionfo”. (Cost. art 54 – Don Bosco, MB XVII, 173 ) Siano rese grazie a Dio.

DON GENESIO TARASCO

direttore dei Salesiani biellesi

L’addio a don Vincenzo Marrone: “da missionario a tempo pieno per 35 anni a…Missionario a chiamata!”

29 Novembre 2020 Gazzetta d’Alba

Don Vincenzo Marrone nella casa salesiana di Ibadan fondata da lui
BRA Nelle prime ore di oggi, domenica 29 novembre, prima di Avvento e domenica della vigilanza, don Vincenzo Marrone, braidese, salesiano e missionario è mancato dopo una breve malattia. Nelle prime ore di questa mattina la comunità salesiana braidese ha saputo della dipartita. Pochi giorni fa era spirato un altro salesiano missionario in Nigeria, don Italo Spagnolo.

Questa epidemia ha portato via un grande salesiano e missionario: don Marrone era un sacerdote che ha speso tutta la vita al servizio della Chiesa e della Congregazione salesiana. Mentre celebrava la Messa ha avverto un malore ed è stato ricoverato; poi la scoperta della malattia, il rientro in comunità e un nuovo ricovero.

«Sono di Novello, stupendo paese delle Langhe cuneesi; sono stato ordinato nel 1967 e, dopo aver conseguito la licenza in teologia, ho ricevuto l’incarico di delegato di pastorale giovanile, a Torino Valdocco; un incarico che non aveva ancora una fisionomia precisa. Era il 1968, l’anno delle contestazioni giovanile in Italia e in Europa, con manifestazioni, contestazioni e grande volontà di trovare vie nuove nella società»: così inizia a raccontare la sua storia don Vincenzo Marrone, salesiano di 80 anni, per oltre 35 anni missionario in Nigeria, fondatore di case salesiane, scuole, oratori, laboratori, studentato teologico. È braidese di adozione, poiché i suoi genitori sono vissuti a due passi dal santuario della Madonna dei fiori, dove ancor oggi abitano le sorelle e i cognati.

Come nacque il sogno africano di don Vincenzo Marrone?

«Nel 1980 la Congregazione salesiana aveva lanciato il Progetto Africa affidando a una o due ispettorie salesiane una nazione africana con una forma di gemellaggio che si realizza inviando confratelli volontari e aiuti; all’Ispettoria di Torino era affidata la Nigeria. Nel 1982 ero stato nominato nuovo ispettore del Piemonte don Luigi Testa; con tre giovani di Valdocco siamo andati a dargli il benvenuto e fare gli auguri al nuovo ispettore, allora direttore a Lombriasco. Durante la conversazione chiesi a don Testa se avesse già delle richieste per la nuova missione Nigeria; mi rispose: “non ancora” e io aggiunsi d’istinto: “se hai bisogno conta su di me!”. Tre mesi dopo mi invitava ad andare in Irlanda per studiare l’inglese e prepararmi alla partenza in Nigeria».

Il 5 novembre del 1982 don Marrone entrava ad Akure, dove fonda la prima opera salesiana, poi sarà la volta di Ondo, una casa a Lagos e l’ultima ad Ibadan. Nello studentato salesiano di Ibadan, dove è assieme a un altro salesiano braidese, Paolo Vaschetto, i giovani salesiani lo chiamano our father, nostro papà, tutte le volte che lo vedono passare o alla sera dopo il Rosario prima di ritirarsi nelle proprie camere al termine della giornata.

Nel 2014 viene inviato nel Nord della Nigeria, dove i problemi con Boko Aram, una setta terroristica si fanno sentire da vicino e l’anno successivo, per motivi di salute rientra in Italia. Sembra che negli ultimi tempi sia rimasto vittima di un tentativo di sequestro, tesi mai confermata del tutto ma questa cosa lo turba molto, tanto che trovandosi in Italia nei mesi estivi rinvia la più volte la partenza.

L’ispettore dei salesiani del Piemonte destina don Vincenzo all’opera salesiana di San Paolo a Torino, dove è viceparroco e aiuto all’oratorio e ritrova un suo allievo salesiano qui in Italia per la formazione che aveva avuto ad Ibadan, Caius Tochi.

Nel 2018 succede una cosa particolare, non se l’aspettava più: ripartire per la Nigeria, non a tempo pieno, ma come lui stesso definisce «missionario a chiamata». Diceva don Vincenzo: «Torno in Nigeria per un mese, dal 18 aprile al 18 maggio. Nel settembre 2018, a conclusione delle celebrazione della professione perpetua, al Colle Don Bosco, di alcuni miei giovani confratelli tra cui 4 nigeriani, miei allievi, l’ispettore per Nigeria, Ghana, Liberia e Sierra Leone mi chiese di andare in Nigeria a predicare gli esercizi spirituali».

E all’età di 79 anni, li ha compiuti a fine febbraio, father Vincenzo era ripartito per la sua Nigeria, dove il suo cuore è rimasto. Lui, il don Bosco di Akure, Ondo, Ibadan era ritornato per «essere con Don Bosco per i giovani sempre!».

Poi ha continuato il suo ministero al San Paolo, sempre con tanto entusiasmo. Nel giorno di tutti i santi del 2020, mentre celebra la Messa ha un malore; viene soccorso in chiesa da un medico e infermieri presenti in chiesa e portato all’ospedale Maria Vittoria, dove gli viene diagnosticato il Covid-19, ma non essendo in condizioni di pericolo viene rinviato in comunità dove è accudito dai confratelli, tra cui un braidese, don Piero Busso, ordinato sacerdote il 7 settembre 1988 al Santuario (ha festeggiato il 40° di Messa nell’ultima Novena).

Chiudiamo con quello che definisco il suo testamento spirituale: «Sono missionario per dono di Dio, in una chiesa e una congregazione che mi hanno dato sempre ampi spazi e “croci” se vuoi , ma che ho sempre amato; progetti superiori a me che mi hanno e mi entusiasmano ancora, perché sono progetti di Dio sempre nuovo e che rinnova la nostra giovinezza». Questo lo scriveva a marzo.

Il caro don Vincenzo “padre e maestro come don Bosco di tanti giovani in Africa e in Italia” raggiunge la mamma Divina e papà Aldo. Addio don Vincenzo, ma nel vero senso della parola: a Dio, dove chi ti ha conosciuto, amato e ricevuto da te tante cose potrà ritrovarsi con te insieme a Maria Ausiliatrice e a don Bosco che tanto hai amato e fatto amare in tutto il mondo.

Lino Ferrero

Salesiani Vigliano: «Impariamo da don Bosco a parlare al nostro oggi»

Oggi, nella ricorrenza di san Giovanni Bosco, il giornale Il Biellese dedica due pagine alla realtà salesiana situata sul territorio biellese e in particolare a Vigliano, sotto la guida del direttore don Genesio Tarasco. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato a cura di Susanna Peraldo, con l’intervista al direttore dell’opera.

«Impariamo da don Bosco a parlare al nostro oggi»

«Nelle memorie biografiche del Santo viene citato per ben 29 volte il santuario di Oropa a cui il nostro Padre si recava per una sua particolare devozione alla Vergine Bruna»

«I giovani di oggi – il nostro mondo – sono assetati di felicità e di senso come quelli di ieri. Cambiano le mode, le sensibilità, ma la domanda, il desiderio che caratterizza ogni persona umana e la differenzia da ogni altro essere vivente, rimane ed è a questa domanda, a questo desiderio, che don Bosco si è adoperato per dare risposta, dare compimento, per cui credo che, adottandone il linguaggio, don Bosco abbia la capacità di parlare al nostro oggi».

Don Genesio Tarasco, alla guida dei Salesiani nel Biellese, evidenzia con forza il carisma e l’attualità del “Santo dei giovani“.

Con il 31 gennaio torna in evidenza il ricordo di don Giovanni Bosco. È un Santo che può parlare ancora al nostro oggi?

Certamente, don Bosco mantiene ancora oggi la sua attualità. Ha condensato in una frase tutta la sua passione educativa ed il suo desiderio di salvezza dei ragazzi:”Basta che siate giovani perché io vi ami assai in Cristo Gesù“. In quel “basta che siate giovani”, ha abbracciato il mondo intero e valicato ogni vincolo spazio-temporale, imprimendo alla sua azione educativa un’attualità indiscussa, adatta ad ogni stagione e ad ogni latitudine. La sua carità pastorale lo ha inserito nel perenne mandato della Chiesa di evangelizzare tutti i popoli. “Vi voglio felici nel tempo e beati nell’eternità“, diceva ai suoi ragazzi. Ora sappiamo che la strada della vera felicità, quella che può ambire all’eternità consiste in un autentico incontro con Gesù, attraverso la Parola di Dio, i sacramenti, la devozione a Maria. Da qui il proliferare degli Oratori. Nello stesso tempo, istruzione e lavoro sono gli ambiti nei quali viene salvaguardata la dignità di ogni uomo o donna. Da qui il moltiplicarsi delle scuole di ogni ordine e grado e dei centri di formazione professionale. Nel suo testamento spirituale l’invito a restar vicini al popolo, privilegiando i ragazzi “più poveri ed abbandonati” è consegnato come garanzia di continuità e prosperità per la sua opera.

Per il 2020 è stata organizzata una festa che abbraccia l’intero territorio. Qual è il filo che lega tutti gli eventi?

In primo luogo un profondo senso di gratitudine a Dio per il dono di don Bosco, che i Salesiani che operano nel Biellese vogliono condividere con tutto il territorio. In secondo luogo il desiderio di avvicinare tutti i giovani possibili per far conoscere il messaggio che il “loro” santo continua a lanciare a tutti senza distinzione alcuna, tentando di vincere quella noia e quel non senso che purtroppo intristisce la vita di diversi nostri ragazzi, invitandoli caparbiamente a sperare in un futuro bello ed appagante. Infine un senso di comunione con tutti gli “operatori del bene“, soprattutto se hanno come destinatari i ragazzi. San Giovanni Paolo II ha dichiarato don Bosco “patrimonio della Chiesa universale” e quindi mi sembra giusto che i festeggiamenti di don Bosco non rimangano chiusi negli stretti confini delle nostre opere, ma si allarghino a tutto il territorio. La grande devozione che Don Bosco nutriva per la Madonna ha suggerito che in questo anno giubilare, che guarda alla quinta centenaria incoronazione della Vergine Bruna di Oropa, i festeggiamenti del nostro Padre Fondatore si inserissero tra le manifestazioni di questo grande evento.

C’è, nell’ambito della festa, qualche momento che spicca per particolarità?

Certamente la santa Messa in Duomo in cui i cooperatori salesiani rinnovano la loro promessa di vita secondo quanto intendeva don Bosco: “Salesiani in maniche di camicia, inseriti nel mondo, con una particolare attenzione ai problemi ed alle dinamiche giovanili”. L’iniziativa promossa dai giovani stessi di un “Don Bosco in Disco” in cui si ritrovano per ascoltare musica e ballare in perfetto silenzio attraverso cuffie diversamente sintonizzate con il DJ preferito. L’incontro del 21 febbraio al teatro Erios di Vigliano in cui l’archivista Danilo Craveia ci farà conoscere le cose più salienti dell’ultima incoronazione e il rapporto che c’è stato tra Oropa e don Bosco.

I giovani sono ancora affascinati dalla figura di don Bosco?

Io penso di sì, anche se sono cambiati i tempi e la stessa cultura rispetto a quanto don Bosco ha vissuto. Forse nei nostri contesti si fa più fatica, ma là dove le condizioni sociali si avvicinano di più a quelle in cui lui si è trovato, la sua figura affascina. Tutto dipende da quanto lo si fa conoscere e da quanto si è fedeli al suo carisma. In Asia, in America Latina, in Europa, dove si è fatta la scelta dei più poveri, degli orfani, di “quelli che nessuno contende“, lì la figura di don Bosco emerge come punto di riferimento, come speranza, come guida che aiuta a traghettare il momento presente.

Se si parla di don Bosco impossibile non pensare ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Come è espressa oggi la presenza nel Biellese?

La Comunità salesiana risiede tutta a Vigliano B.se, dove si occupa della Scuola dell’Infanzia “Villaggi Rivetti” con annessa la sezione Primavera e del Centro di Formazione Professionale. I Salesiani nel Biellese sono presenti in quattro parrocchie come parroci od amministratori parrocchiali, quali San Cassiano in Biella con annesso Oratorio, San Giuseppe Operaio in Vigliano B.se con annesso Oratorio, San Martino in Camburzano, San Tommaso Apostolo in QuaregnaCerreto. I nostri Oratori secondo una tipica esperienza pastorale di don Bosco si sforzano di essere casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria. Raggiungiamo così, con le attività più svariate, circa un seicento giovani, dai più piccoli ai più grandi ed altrettante famiglie con un picco superiore con i centri estivi. A Muzzano la Casa è gestita direttamente dall’Economato ispettoriale con sede a Torino e svolge un’attività di accoglienza e di centro di spiritualità. Le suore purtroppo hanno lasciato la nostra casa già da alcuni anni, anche se il loro ricordo rimane molto vivo e grato in quanti hanno frequentato la nostra scuola materna o sono state convittrici al tempo della “Pettina”.

Il CNOS-FAP, il centro di formazione professionale con sede a Vigliano Biellese, che realtà è oggi e che cosa potrà essere domani?

Nel Centro di Formazione Professionale i Salesiani sono coadiuvati nella loro opera da un piccolo esercito di laici che ne condividono il progetto educativo. In accordo con la Regione Piemonte nel Centro si erogano quattro corsi triennali: uno in ambito meccanico, uno in ambito elettrico, uno in ambito termoidraulico ed uno nel settore acconciatura; un corso biennale per saldo carpentieri, un quarto anno di specializzazione per il conseguimento del diploma di operatore di macchine e sistemi automatici. Ci sono poi corsi per adulti disoccupati e per adulti occupati che intendono aggiornare le proprie competenze. Infine è molto attivo lo Sportello di Servizi al lavoro. La preparazione fornita è molto buona, anche se molto dipende dalle capacità e dalla volontà degli allievi, dalla voglia delle famiglie di mettersi in gioco, dalla collaborazione delle aziende con cui si svolge l’alternanza scuola lavoro. Dobbiamo dire che l’occupabilità dei nostri allievi è molto buona soprattutto nel settore meccanico, che supera il 100%, in quanto abbiamo più richieste di quanti sono gli allievi disponibili. Negli altri settori la percentuale di alunni, che trovano lavoro dopo la qualifica, supera mediamente il 75%. Ovviamente la formazione professionale deve stare al passo coi tempi e quindi deve continuamente interrogarsi su quanto il mercato del lavoro richiede, dialogare con le aziende presenti sul territorio. Il domani è nelle mani di Dio, ma certamente il Centro di Formazione Professionale potrà essere un punto di riferimento e un polo di eccellenza per quanti vogliono inserirsi nel mondo del lavoro tenendo conto che le varie discipline potranno cambiare e rispondere meglio alle esigenze delle singole aziende. Comunque resterà una palestra nella quale, quanti vi approdano si alleneranno a diventare soprattutto “buoni cristiani ed onesti cittadini“.

Don Giovanni Bosco e Biella. Quali le testimonianze più forti?

Non abbiamo notizie che don Bosco abbia operato di persona a Biella. Sappiamo che fu ospite dei Padri Filippini dei quali descrive con dovizia di particolari la chiesa magnificandone la bellezza. Da lì saliva ad Oropa da dove nel 1863 scrisse una famosa lettera ai suoi giovani di Torino in cui dopo aver evidenziato il gran andirivieni di gente, confessa:

«in mezzo a tanta gente il mio cuore provava un vivo rincrescimento. Perché? Non vedevo i miei cari giovani studenti … Per trovare un conforto al mio cuore sono andato dinanzi al prodigioso altare di lei e le ho promesso che giunto in Torino avrei fatto quanto avrei potuto per insinuare nei vostri cuori la devozione a Maria e raccomandandovi a lei ho domandato queste grazie speciali per voi. Maria, le dissi, benedite tutta la nostra casa, allontanate dal cuore dei nostri giovani fin l’ombra del peccato; siate la guida degli studenti; siate per loro la sede della vera sapienza. Siano tutti vostri, sempre vostri ed abbiateli sempre per vostri figliuoli e conservateli sempre fra i vostri devoti. Credo che la santa Vergine mi avrà esaudito e spero che voi mi darete mano affinché possiamo corrispondere alla voce di Maria, alla grazia del Signore».

Nelle memorie biografiche di don Bosco viene citato per ben 29 volte il santuario di Oropa a cui il nostro Padre si recava principalmente per una sua particolare devozione alla Vergine Bruna. La quiete di quel santuario gli permetteva un periodo di riposo in cui riflettere e perfezionare i suoi progetti, e chiedere aiuto ed ispirazione per la erigenda congregazione salesiana. È lì dove ha scelto in tutta tranquillità e coscienza i suoi collaboratori da inviare nelle varie case fuori Torino. Così è stato per la costruzione del collegio di Mirabello Monferrato, la prima opera da lui fondata fuori Città. È li dove ha chiesto aiuto per la costruzione prima della Chiesa di san Francesco di Sales e successivamente della Basilica di Maria Ausiliatrice.

Il legame di don Bosco con il territorio biellese d’altro canto fu sempre molto forte. Ha ospitato nel suo Oratorio più di duecento ragazzi della nostra terra, tanto che il vescovo di allora Giovanni Pietro Losana, in occasione di una grande lotteria, che don Bosco lanciò in tutto il territorio nazionale, si sentì in dovere di scrivere una lettera a tutti i parroci della diocesi perché appoggiassero l’iniziativa e ne sostenessero le opere. Don Bosco e devozione mariana sono un binomio inscindibile, che suggerisce a ciascun di noi il vero spirito con cui dobbiamo vivere quest’anno e l’evento dell’incoronazione. Come famiglia salesiana accogliamo con entusiasmo questo momento di grazia e ringraziamo per quanto la Madonna continua a fare a favore dei nostri ragazzi attraverso la presenza dei Salesiani: i “don Bosco” di oggi. Grazie.