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Nuova presenza in Lituania

Un nuova presenza salesiana in Lituania, nella città di Telsiai. Lo racconta con passione il sig. Piercarlo Manzo, salesiano coadiutore che, partito dal Piemonte, sta spendendo la sua vita da missionario in quella terra:

Il nome di Don Bosco torna a risuonare in Zemaitija, dove certo non è nuovo. In anni non lontani infatti per alcune estati gruppi di volontari italiani hanno animato le stovyklos per ragazzi a Telsiai e il passaggio delle reliquie del santo dei giovani è stato preparato e accolto con grande entusiasmo e sincera devozione e partecipazione. Inoltre in tutta la Samogizia non sono certo pochi i lettori e i diffusori del nostro Bollettino salesiano. Ma la novità sta nel fatto che dal settembre scorso due confratelli della nostra comunità salesiana di Vilnius risiedono stabilmente nella capitale della Zemaitija, a Telsiai, per permettere al carisma di don Bosco di raggiungere maggiormente tanti ragazzi e giovani.
Di quest’opportunità noi salesiani siamo riconoscenti ai vescovi Jonas Boruta e Kestutis Kevalas, che ci hanno invitato e incoraggiato e che hanno lavorato il terreno, perché davvero ci sentissimo a casa in una terra ancora tutta da conoscere, ammirare ed amare. Concretamente la collaborazione con la diocesi si esprime principalmente nel lavoro pastorale ed educativo all’interno della scuola statale d’ispirazione cattolica intitolata al vescovo Vincentas Borisevicius di Telsiai. La scuola è nata 27 anni fa, quando la Lituania era ad un passo dalla proclamazione d’indipendenza. Ora conta oltre 600 allievi dalla prima alla dodicesima classe e un collettivo di circa 50 insegnanti, a cui si affiancano vari altri operatori sociali. Fin dagli inizi non è mai mancata l’assistenza spirituale di un cappellano, seppur esso impegnato in vari altri incarichi diocesani.
Ai due confratelli sono stati affidati incarichi diversi nel progetto formativo della scuola: a don Francesco Ky, sacerdote vietnamita da circa 5 anni, il ruolo di cappellano e di animatore spirituale a tempo pieno per l’intera comunità scolastica e a Piercarlo Manzo, religioso italiano da circa 26 anni, quello di insegnante di storia ad alcune classi. Entrambi hanno accolto e svolgono queste responsabilità sono segno del grande amore a Don Bosco e della grande fiducia accordata alla sua congregazione e si sentono costantemente incoraggiati dall’accoglienza benevola e cordiale da parte della direzione della scuola e degli insegnanti; questi infatti non perdono occasione per consigliarli, coinvolgerli, farli sentire benvenuti. I nostri due confratelli possono confermare che le braccia aperte del vescovo Borisevicius, scelte dagli allievi come stemma della scuola, esprimono bene il clima di accoglienza che si respira varcando la soglia tutte le mattine prima delle 8. Tra gli allievi prevale il rispetto e l’amicizia, tra gli insegnanti la collaborazione e la condivisione.
Tanto la Curia vescovile che il ginnasio Vincentas Borisevicius di Telsiai, culle per questa nostra nuova timida presenza in Lituania, sembrano infatti, a loro insaputa, ribadirci la strenna del nostro rettor maggiore don Angel Fernandez Artime per quest’anno pastorale: Siamo famiglia! Auguriamo a don Francesco e a Piercarlo che questo sia anche l’obiettivo costante del loro lavoro: far sentire sempre più la scuola come famiglia, in cui allievi, insegnanti, educatori e genitori s’incontrano, camminano e crescono insieme.

 

Ai confini dell’Ispettoria: intervista a Pier Carlo Manzo

Pier Carlo Manzo, da quasi ventisei anni coadiutore salesiano, durante una visita a Valdocco racconta la sua esperienza ai confini dell’Ispettoria nei paesi Baltici.

Negli ultimi due anni il giovane religioso, originario delle Langhe, ha infatti dedicato il suo tempo a cooperare con le insegnanti di religione e con il centro diurno dell’oratorio nella periferia di Vilnius.
La collaborazione con la scuola è  l’impegno che la comunità salesiana in Lituania ha assunto affinché la presenza della parrocchia, che annovera oltre 35.000 fedeli, sia viva all’interno delle realtà scolastiche locali, anche alla luce del fatto che nel paese baltico l’insegnamento della religione è affidato esclusivamente ai laici.

“Don Bosco ha molto da dare ai giovani lituani come a quelli italiani in accoglienza, cordialità e domande sul perché si cammina come pellegrini sulle strade della vita, perché alcune volte si cade, come rialzarsi e come trovare la strada vantaggiosa per sé e per gli altri”, queste le parole che Pier Carlo usa per introdurre i gravi problemi diffusi in quella terra, ossia la dipendenza dall’alcool, dal fumo e dal gioco d’azzardo e per sottolineare come la spiritualità sia ancora molto segnata dalle “caratteristiche della sofferenza che costringe a fermarsi, a riflettere, a chiedere, a riprendersi in mano la propria vita camminando con calma“.

Le giovani generazioni sono un punto interrogativo sul futuro della Lituania, assetate di cultura parlano l’inglese e vivono l’apertura all’Europa come una forma di difesa dalla minaccia russa, manifestando così la grande sete di relazioni umane che le caratterizza: “relazioni  più distaccate e fredde rispetto a quelle che si instaurano in Italia, ma quando il muro di carta si rompe e la persona si apre, si vede un cuore solare e bello dove entrare sempre in punta di piedi.”