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Famiglia Cristiana – Il prete missionario che ha abbracciato il mondo

Da Famiglia Cristiana.

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Diceva Giuseppe Allamano che «ogni sacerdote è missionario di natura sua; la vocazione ecclesiastica e quella missionaria non si distinguono essenzialmente; non si richiede che un grande amore per Dio, e zelo per le anime». È la sintesi del la sua vita. Sacerdote diocesano di Torino (era nato a Castelnuovo d’Asti, poi ribattezzato Castelnuovo Don Bosco, il 21 gennaio 1851), Allamano fa parte di quella lunga schiera di preti sociali piemontesi divenuti santi come don Giuseppe Cottolengo, di Bra, «uomo prodigioso» secondo il laicissimo Cavour, fondatore della città del dolore che porta il suo nome, don Giuseppe Cafasso, monferrino di Castelnuovo (e zio di Allamano per parte di madre), che accompagnava i condannati sulla forca coprendoli alla vista della folla con un quadro della Madonna, don Giovanni Bosco, anch’egli di Castelnuovo, fondatore dei Salesiani e venerato in tutto il mondo. Allamano – beatificato nel 1990 da Giovanni Paolo II e ora canonizzato da Francesco – è consapevole che alla Chiesa torinese mancasse un istitu to che si occupasse specificatamente delle missioni ad gentes. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostaco lati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fon derà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Nel 1901 arriva poi il primo nulla osta vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata. Oggi i missionari della Consolata sono presenti in trentasei Paesi del mondo . L’anno scorso a Torino è stato inaugurato il Polo culturale “CAM – Cultures and Mission” , un allestimento multimediale con l’esposizione di oggetti e testimonianze dagli oltre 100 anni di presenza missionaria nel mondo e dove è possibile farsi un’idea di dove è arrivata l’intuizione di Allamano al quale, da vivo, rimproveravano di pensare troppo al lavoro “materiale”, di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statisti che sul numero di battesimi.

Per lui, Vangelo e promozione umana vanno di pari passo. «Fare bene il bene», è il suo motto. Un esempio concreto, tra i tantissimi scaturiti dall’opera di questo sacerdote indomito, è l’Allamano Makiungu Hospital che si trova in una zona poverissima della Tanzania, nell’Africa orientale, circondato da un terreno di sabbia e sassi impossibile da coltivare. Padre Alessandro Nava, 73 anni, originario di Cernusco Lombardone, nel Lecchese, vive in questo Paese da quarantasei anni e ora lavora nell’ospedale le cui origini risalgono alla fine dell’Ottocento quando i missionari, seguendo le piste carovaniere degli schiavi, giunsero sulle sponde del Lago di Singida. L’ospedale nasce nel 1956 grazie alle suore Medical Missionaries of Mary. Dopo decenni di sviluppo, va in rovina. Nel maggio 2021 i Missionari della Consolata lo ricostruiscono, pratica mente da zero, e in meno di quattro anni concludono i lavori grazie anche a un generoso contributo della Cei. «Il nostro fondatore è stato un pioniere», dice Nava, «la promozione umana è fondamentale per l’annuncio del Vangelo. Questa è una zona poverissima, si rischia di morire anche per il morso di un serpente». L’ospedale è un prodigio di carità organizzata e tecnologia. Ci sono nove reparti, sei sale operatorie, due reparti di terapia intensiva (una neonatale) che funzionano grazie alla collaborazione del Policlinico Gemelli di Roma. « Abbiamo anche la clinica mobile », racconta padre Nava, «che va in giro nei villaggi più sperduti per curare le donne in gravidanza e vaccinare i bambini. Nella stagione delle piogge è impossibile muoversi». I numeri dicono l’importanza dell’ospedale dove si svolgono dalle 400 alle 600 visite al giorno, ci sono 500 posti letto per i pazienti (molti dei quali arrivano anche da villaggi distanti mille chilometri) e ogni giorno nascono dai 15 ai 30 bambini. la scheda la scheda Oltre al beato Giuseppe Allamano, il 20 ottobre, nella Giornata missionaria mondiale, papa Francesco canonizza in piazza San Pietro anche la religiosa canadese Marie-Léonie Paradis (1840-1912), fondatrice della Congregazione delle Piccole Suore della Santa Famiglia; la religiosa toscana Elena Guerra (1835-1914), fondatrice della Congregazione delle Oblate del Santo Spirito e gli 11 “martiri di Damasco” , otto frati francescani e i tre laici siriani Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, uccisi nel 1860 in una persecuzione contro i cristiani.

La missione: la storia della famiglia De Nardi – Vatican News

Vatican News dedica un articolo alla testimonianza dei coniugi De Nardi, laici in missione, e del figlio Giampiero, sacerdote delle Missioni Don Bosco in Guatemala. Di seguito un estratto dell’articolo a cura di Antonella Palermo.

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Laici in missione, all’insegna di condivisione e fratellanza. La storia dei coniugi De Nardi

La testimonianza di Lillina e Carlo, che fin dagli anni Settanta hanno vissuto qualche mese in Amazzonia, incarna bene il Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale e dice la sfida di portare Cristo nelle regioni più remote della terra, come anche nelle nostre dimore abituali. “L’importante – confidano – è mantenere la porta sempre aperta all’accoglienza dell’altro”

Lillina Attanasio e Carlo De Nardi partirono insieme ad altre due persone cui erano stati affidati compiti diversi: due erano geometri, scelti dall’ispettore salesiano dell’Equador alle prese con i lavori ad un hangar per un elicottero che sarebbe servito ai salesiani per arrivare nei villaggi remoti dell’Amazzonia. All’attuale marito Carlo fu chiesto di incentivare la nascita di una scuola professionale per la riparazione di motori con cui i salesiani cercavano di abilitare i giovani per questo tipo di spostamenti. A lei sarebbe spettato di insegnare l’inglese. Proveniva già da una competenza di questo genere ma, proprio per questo, aveva desiderio di misurarsi con un’altra mansione. Si aggregò ad un missionario salesiano e due suore per raggiungere un villaggio: “Il Signore ti parlerà”, le venne detto. “In effetti è accaduto così – racconta – perché mi si presentò una situazione di emergenza in cui riuscii a salvare una bambina”. Arrivati nel primo villaggio, infatti, la gente era in apprensione perché un serpente velenosissimo aveva morso una piccola, era ormai moribonda. Lillina estrasse un pietra che i Padri Bianchi del Belgio le avevano dato da usare come rimedio in questi casi: si rivelò una vera e propria medicina salva vita. La gente del villaggio volle che lei rimanesse là con loro per un po’. “Così restai quasi cinque mesi da sola, raggiunta poi da Carlo e da una volontaria spagnola”.

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Tramandare, da genitori, l’impegno missionario
Lillina e Carlo hanno due figli, entrambi hanno sempre respirato un clima di chiesa domestica, aperta all’incontro con l’altro, senza distinzioni. Uno dei due, Giampiero, è diventato sacerdote delle Missioni Don Bosco, ora vive in Guatemala. “Guardava le foto di quello che avevamo vissuto noi, sentiva i nostri racconti…”, conclude Lillina. “Una notte ci portarono dal Tribunale dei Minori un bambino dell’età di mio figlio, era senza scarpe, doveva reintegrarsi in qualche modo. Lui gli donò le sue, senza esitare, di sua iniziativa, senza farsi vedere. Piccoli gesti che già dicevano di un cuore generoso”. Prima della pandemia, Lillina e Carlo andavano ogni anno a trovare il figlio in Centro America: “L’ultima volta abbiamo imparato a fare il pane e i formaggi per un corso da impartire alle donne guatemalteche. Ecco, la missione è in fondo semplicemente questo: rendersi utili, nonostante l’età, in un fare quotidiano attraverso cui passa Gesù”.

Cambio ai vertici del VIS: Michela Vallarino eletta presidente, affiancata dal nuovo Comitato Esecutivo. La direttrice generale è Chiara Lombardi.

Nel corso dell’assemblea dei Soci e dei Partecipanti che si è tenuta sabato 27 e domenica 28 novembre sono state rinnovate le cariche istituzionali che guideranno la Ong salesiana VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo per i prossimi quattro anni.

L’assemblea dei Soci, composta da tre enti salesiani, ha eletto alla carica di presidente Michela Vallarino, 49 anni, avvocato, già vice presidente. Sarà affiancata dai consiglieri del Comitato EsecutivoMarco Faggioli e Francesco Mele (entrambi vice presidenti, quest’ultimo nominato dall’Assemblea dei Partecipanti), don Giordano Piccinotti SDB (tesoriere), Giampietro Pettenon SDBJennifer Avakian e Stefano Di Maria.

Vallarino raccoglie il testimone da Nico Lotta, di professione ingegnere, che ha ricoperto la carica di presidente per due mandati: “In questi anni abbiamo consolidato la presenza del VIS in alcuni Paesi – afferma Lotta – ampliato i partenariati strategici e rafforzato la struttura operativa. Resta ancora molto da fare perché la pandemia ci ha posto di fronte a nuove sfide e a una maggiore consapevolezza che nessuno si salva da solo, che è l’essenza del fare cooperazione. Sono profondamente grato verso tutte le persone con cui ho condiviso questo lungo tratto di strada, che ho vissuto come un servizio, ma che è stato soprattutto un dono. Auguro alla nuova squadra di lavorare e secondo lo spirito di attenzione ai giovani più vulnerabili che Don Bosco ci ha trasmesso”.

“Sono profondamente grata a Nico Lotta e a tutto il Comitato esecutivo uscente per il lavoro svolto insieme in questi anni e per la fiducia che mi accordano – afferma Michela Vallarino – Ora inizia una nuova fase, che sarà caratterizzata dal rinnovamento e anche dalla continuità con quello che è stato fatto finora. Alcuni degli obbiettivi sono ancora validi perché non ancora compiutamente realizzati, come il rafforzamento della rete dei soggetti che compongono il sistema salesiano di solidarietà, la presenza sul territorio italiano, il miglioramento del sistema di organizzazione, gestione e controllo interno”.

Il VIS è in una fase di pianificazione strategica per i prossimi sei anni, un processo partecipativo che ha coinvolto negli ultimi mesi il personale della sede e dei Paesi in cui è presente.

“Interpreto questo ruolo – prosegue Vallarino – come un fare sintesi e mettere in circolo le diverse anime e sensibilità che costituiscono il VIS: spirito di servizio e professionalità, carisma e competenza, sogni e quadri di progetto, centro e territori, emergenza e sviluppo. Credo che la strada giusta sia quella di vivere la cooperazione non solo come “attività di interesse generale” secondo il linguaggio della Riforma del Terzo Settore, ma anche come approccio: la cooperazione come incontro tra le persone, in un mondo dove tutto è connesso e tutto è in relazione e in cui siamo chiamati a impegnarci per la giustizia e la pace anziché alimentare le ingiustizie e le disuguaglianze, come ci ricorda papa Francesco”.

Il Presidente e i componenti del Comitato Esecutivo del VIS non sono dipendenti dell’organismo, percepiscono solo una indennità di carica, e svolgono altre professioni, mettendo a disposizione della Ong la propria competenza ed esperienza con spirito di servizio.

Al vertice della struttura operativa ci sarà Chiara Lombardi, 38 anni, nominata direttrice generale: “Sono cresciuta professionalmente al VIS, in cui sono entrata la prima volta nel 2009 e a cui sono tornata dopo diverse esperienze con altre organizzazioni. Sono grata per il percorso fatto, consapevole dell’onere che mi spetta ma anche della professionalità delle colleghe e dei colleghi che mi affiancheranno. Credo che fare cooperazione richieda molta flessibilità per rispondere alle necessità di un mondo in continua evoluzione, con nuovi bisogni, nuovi squilibri, nuove povertà e nuove sfide. Il VIS è una organizzazione capace di rigenerarsi mantenendo le proprie radici. Per questo lavoreremo nel segno della continuità ma anche innovando alcuni processi e modalità di lavoro con l’obiettivo di accorciare le distanze tra i colleghi della sede, quelli nei Paesi e i volontari in Italia e creare una squadra dalle dimensioni globali sempre più unita e motivata a servizio dei più vulnerabili”.

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Michela Vallarino, sposata e con un figlio, vive e lavora a Genova dove esercita la professione di avvocato a favore di privati, imprese ed enti non profit. Svolge anche attività di consulenza ed assistenza in materia di responsabilità amministrativa degli enti, facendo anche parte di alcuni organismi di vigilanza. Da molti anni è attiva nel mondo del volontariato e dell’associazionismo, tra gli altri negli ambiti della cooperazione internazionale, della tutela legale delle persone non abbienti e della protezione dei diritti dei minori stranieri non accompagnati.

Chiara Lombardi, sposata e con due figli, originaria di Brescia e proveniente da una famiglia molto attiva nel mondo della cooperazione internazionale. Dopo la laurea in Relazioni Internazionali all’Università Cattolica inizia a lavorare nella cooperazione in Libano, poi in Repubblica Democratica del Congo e in Etiopia, dove condivide l’esperienza insieme al marito e ai figli. Dal 2018 è rientrata in Italia e lavora nella sede centrale del VIS occupandosi di progetti nel Corno d’Africa.

Un nuovo video della serie “CaglieroLIFE” – ANS

È online il nuovo video della serie “CaglieroLIFE“, un cortometraggio prodotto dal Settore per le Missioni della Congregazione salesiana e la “Don Bosco Intuition Entertainers Media” (DBIEM). Di seguito la notizia pubblicata su “ANS“.

Abbiamo tutti bisogno e ci meritiamo qualcuno su cui fare affidamento”.

È questo il messaggio fondamentale del nuovo video della serie “CaglieroLIFE” del mese di giugno.

I video della serie “CaglieroLIFE” sono brevi elaborati multimediali di circa un minuto che il Settore per le Missioni della Congregazione salesiana ha iniziato a produrre dallo scorso febbraio grazie alla collaborazione con la “Don Bosco Intuition Entertainers Media” (DBIEM), con sede in Francia.

Essi mirano a completare il bollettino missionario cartaceo “Cagliero11” e presentano un tema legato all’intenzione salesiana del mese, da poter utilizzare come strumento di animazione, discussione e condivisione all’interno dei vari gruppi giovanili.

In questo mese di giugno 2021, in cui la rivista “Cagliero11” raggiunge il significativo traguardo del 150° numero, il video di “CaglieroLIFE” approfondisce nello specifico il tema della fiducia: “Dio ama chi ha fiducia”.

Il video si può trovare sul canale YouTube del Settore per le Missioni Salesiane, sul sito sdb.org e, successivamente verrà caricato sulla pagina Facebook del Settore.

Il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 ad oggi

Tutto cominciò con un sogno. A 19 anni Don Bosco desiderava andare in missione, ma non poté. Poi, Dio, gli mando il SUO sogno:

«Mi parve di trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano scabrose montagne…».

(Dal sogno missionario di Don Bosco)

Un video che ripercorre il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 dove nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice don Giovanni Bosco benediceva la prima spedizione missionaria salesiana – destinazione Argentina e Patagonia – capitanata da don Giovanni Cagliero, fino ai nostri giorni.

“Non porto crocefissi ma la parola di Dio” – Don Valeriano Barbero

Si riporta la notizia pubblicata su Famiglia Cristiana, a cura di Giusi Galimberti,  riguardo alla testimonianza di don Valeriano Barbero: missionario di 82 anni che ha trascorso in Papua Nuova Guinea ben 40 anni.

“Temo di averlo imparato troppo tardi”, si confessa don Valeriano Barbero, 82 anni, partito a soli 22 da Bellinzago, nel Novarese, alla volta del mondo. Missionario nelle Filippine per vent’anni poi, dal 1980, in Papua Nuova Guinea, terra a nord dell’Australia: un luogo ricchissimo di oro e petrolio, sfruttato però da altri, dove la natura è splendida ma spesso ostile.

“Quando arrivai qui, trovai una popolazione primitiva. Eravamo in tre, con un laico jugoslavo e un religioso filippino, e c’era tutto da fare: mancava la luce, l’acqua, non c’erano le strade, i trasporti avvenivano a piedi nella foresta e con difficoltà dal mare… Con le missioni Don Bosco realizzammo scuole, convitti e cliniche per curare da malaria e lebbra. Abbiamo formato e ancora lo facciamo tanti tecnici, ma anche bravi laureati, che nella scola di Stato non avrebbero potuto entrare. Abbiamo portato la parola di Dio, la catechesi e i sacramenti.”

Con una vita così intraprendente , fonte di esperienze uniche, cosa avrà imparato don Valeriano “troppo tardi”? Ce lo spiega con tenerezza:

“Qualcuno un giorno mi ha detto: non voglio il tuo crocefisso, mi aiuta di più il tuo abbraccio, sentire che non sei qui a spiegarmi cosa è giusto fare e cosa no, ma a dimostrarmelo con la tua vita e la tua vicinanza. Questo è ciò che ho compreso solo in questi ultimi anni, che non vale venire qui da colonizzatori, a imporre la nostra fede: occorre vivere il Vangelo accanto a loro, giorno dopo giorno.”

La vicinanza ora è lontananza. A causa del Covid e di una grave malattia, don Barbero s trova nella comunità di Novara.

“Sono coccolato, mi hanno organizzato una festa per i 40 anni della missione in Papua Nuova Guinea, mi trattano da principe. Benché qui stia benissimo e a parte i dolori causati dalla lebbra, che ho contratto quattro anni fa, voglio solo tornare a casa. Questa vita non mi appartiene. Vivendo tra quella gente ho compreso che mi rende felice solo portare loro la gioia. Condividere i problemi delle loro famiglie, gli sforzi dei ragazzi, le malattie, una vita frugale ma piena di semplici emozioni. Essere missionario per me significa partire con un biglietto di sola andata e non desiderare quello di ritorno. Quando arrivai laggiù, sul biglietto la compagnia aerea aveva scritto: “il tuo viaggio nel Paradiso”. Allora scherzai e pensai che in Cielo ci volevo arrivare il più tardi possibile. Ora, ogni volta che torno, so che là c’è davvero il mio Paradiso in terra.”

Il Consiglio Generale è completo: eletti i Consiglieri di Settore e i Consiglieri Regionali

Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha eletto i nuovi Consiglieri di Settore per la Formazione, la Pastorale Giovanile, la Comunicazione Sociale, le Missioni e l’Economia e i Consiglieri Regionali per il sessennio 2020-2026.

Uno scatto dei capitolari, tra cui l’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Enrico Stasi, con il nuovo Consigliere della regione Mediterranea, don Juan Carlos Pérez Godoy il nuovo Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio:

Si riportano di seguito gli articoli pubblicati dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Roma)– Formazione, Pastorale Giovanile, Comunicazione Sociale, Missioni ed Economia: il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha provveduto a nominare i Consiglieri di Settore per il sessennio 2020-2026.

Alla Formazione è stato confermato per un secondo sessennio don Ivo Coelho, che ha ricoperto il medesimo incarico nel sessennio 2014-2020. Don Ivo Nicholas Coelho è nato il 15 ottobre 1958 a Mumbai (India). Entrato nel noviziato salesiano di Yercaud nel 1976, ha emesso i primi voti il 24 maggio 1977, nella medesima città, e i voti perpetui esattamente 7 anni dopo a Mumbai. È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1987 a Panjim. Tra gli incarichi precedenti di maggior rilievo, è stato Ispettore di India-Mumbai (2002-2008) e moderatore al Capitolo Generale 26.

Come Consigliere di Pastorale Giovanile è stato eletto don Miguel Angel García Morcuende, che ha servito presso il medesimo Dicastero tra il 2010 e il 2017, occupandosi del Settore Scuola e Formazione Professionale. Don García Morcuende è nato il 29 settembre 1967 a Madrid (Spagna); ha frequentato il noviziato salesiano a Mohernando, dove ha emesso la prima professione il 16 agosto 1986. I voti perpetui li ha pronunciati ad Arevalo, l’11 giugno 1994; ed è stato ordinato sacerdote il 5 aprile 1997 a Madrid. Prima del suo periodo di servizio a Roma si era già occupato di Pastorale Giovanile presso la sua Ispettoria di origine (2003-2010), l’allora “Spagna-Madrid”.

Alla Comunicazione Sociale è stato eletto don Gildásio Mendes dos Santos, che nello scorso febbraio si era insediato come Superiore dell’Ispettoria salesiana di Brasile-Belo Horizonte (BBH), e che in precedenza era Ispettore di Brasile-Campo Grande (BCG). Nato il 18 marzo 1963 a Conceição do Barra, don Gildásio Mendes dos Santos è entrato nel noviziato salesiano di São Carlos, dove il 6 gennaio 1984 ha emesso i primi voti. A Campo Grande, l’11 febbraio 1990, ha emesso la professione perpetua. Il 12 dicembre di due anni dopo, a Rondonopolis, ha ricevuto l’ordinazione presbiterale. Ha maturato la sua competenza nel settore nel servizio come Delegato ispettoriale per la Comunicazione Sociale (2004-2005 e poi 2009-2015) nell’Ispettoria BCG.

Per le Missioni salesiane è stato eletto don Alfred Maravilla, attualmente Superiore della Visitatoria di Papua Nuova Guinea-Isole Salomone (PGS). Alfred Maravilla è nato a Silay City, Negros Occidental, nelle Filippine, il 31 luglio del 1962. Dopo aver svolto il Noviziato a Canlubang, è partito missionario in Papua Nuova Guinea, dove il 24 marzo 1988, a Gabutu, ha emesso i voti perpetui. Dopo aver studiato Teologia a Cremisan, in Israele, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nella sua città natale, il 15 agosto 1992. Anche per lui si tratta di un ritorno in un Dicastero in cui ha già collaborato: dal 2008 al 2017 è stato a Roma, occupandosi in particolare della formazione e dell’accompagnamento dei missionari.

Infine, come Economo Generale è stato confermato il sig. Jean Paul Muller, salesiano coadiutore, che ha assunto tale incarico il 27 gennaio 2011 – quando venne nominato dall’allora Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez – e che era stato confermato Economo anche dal Capitolo Generale 27°. Nato il 13 Ottobre 1957 a Grevenmacher, in Lussemburgo, il 16 agosto 1978 è entrato nel noviziato di Jünkerath, dove ha emesso la prima professione salesiana il 15 agosto dell’anno successivo e quella perpetua il 15 agosto 1984. Ha partecipato ai Capitoli Generali 23, 24 e 26 ed ha fatto parte della Commissione pre-capitolare per il CG27.

(ANS – Roma) – Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha eletto anche i sette nuovi Consiglieri regionali. In questo modo la squadra di lavoro che affiancherà il Rettor Maggiore per il sessennio 2020-2026 è al completo.

Per la regione Africa-Madagascar è stato eletto don Alphonse Owoudou, finora Superiore della Visitatoria Africa Tropicale Equatoriale (ATE). Don Owoudou è nato a Ebolowa (Camerun), il 30 aprile 1969; ha svolto il noviziato a Lomé (Togo) tra il 1989 e il 1990; ha emesso i voti perpetui il 9 agosto 1997 a Yaoundé (Camerun), dove poi è stato ordinato sacerdote l’11 luglio 1999. È stato Preside del Post-Noviziato di Lomé (2011-2015) e Preside dell’istituto salesiano di Yaoundé e ha conseguito un Dottorato in Psicologia presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma.

Per la regione America Cono Sud il prescelto è don Gabriel Romero, finora Ispettore dell’Argentina Nord (ARN). Don Gabriel Romero è nato il 10 settembre del 1971 a San Miguel de Tucumán (Argentina). Ha frequentato il noviziato a La Plata professando come salesiano il 31 gennaio 1991. La sua professione perpetua è stata fatta il 5 ottobre del 1996 e l’ordinazione sacerdotale l’ha ricevuta a Cordoba, l’11 dicembre del 1999. È professore di Filosofia e Scienze dell’Educazione, con indirizzo in Pastorale Giovanile, e ha partecipato anche al Capitolo Generale 27°.

Per la regione Asia Sud i Capitolari hanno designato don Michael Biju, finora Consigliere dell’Ispettoria di India-Guwahati. Don Biju è nato il 20 maggio 1970 a Idukki (India), ha frequentato il noviziato a Shillong, emettendo i primi voti il 20 marzo 1988; i vori perpetui li ha pronunciati il 24 maggio 1996, sempre a Shillong, ed è stato ordinato sacerdote il 30 luglio del 2000 a Moolamattam. Ha conseguito un Dottorato in teologia Morale e un Master in Bioetica e dal 2011 al 2017 è stato Preside scolastico dello Studentato Teologico Salesiano “Ratisbonne” di Gerusalemme.

Per la regione Asia Est ad essere eletto è stato don Giuseppe Nguyen Thinh Phuoc, attualmente in servizio presso il Dicastero per le Missioni. Nato il 2 novembre 1955, a Quang Ngai (Vietnam), ha svolto il noviziato a Tram Hanh, concluso con la prima professione nel 15 agosto del 1974. Ha emesso i voti perpetui a Dalat il 15 agosto 1980 ed è stato ordinato presbitero il 9 settembre 1995 a Fountain Valley (Stati Uniti). Per la sua Ispettoria d’origine è stato Consigliere e Delegato per la Formazione.

Per la regione Europa Centro e Nord è stato eletto don Roman Jachimowicz, che finora ricopriva l’incarico di Superiore dell’Ispettoria di Polonia-Piła (PLN). Don Jachimowicz è nato il 13 novembre 1967 a Gorzów Wlkp (Polonia), ha svolto il noviziato a Swobnica, ha emesso la prima professione il 22 agosto 1987 e quella perpetua il 31 luglio 1993 a Rumia; è stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1995 a Lad. Sa parlare anche il tedesco e il russo e per l’Ispettoria “Sant’Adalberto” della Polonia è stato anche Delegato per gli Exallievi.

Per la regione Interamerica il nuovo Consigliere sarà don Hugo Orozco Sánchez, che fino ad oggi era Ispettore di Messico-Guadalajara. Nato il 30 Giugno 1968 a San Luis de Potosí (Messico), ha svolto il noviziato a Chula-Vista, ha emesso i suoi primi voti il 16 agosto 1989 a Tlaquepaque e quelli perpetui, il 10 settembre 1995, sempre a Tlaquepaque. L’ordinazione sacerdotale l’ha ricevuta a San Pedro de Tlaquepaque, il 15 marzo 1997. Prima di essere nominato Superiore, per l’Ispettoria MEG aveva anche servito come Delegato di Pastorale Giovanile e Formazione.

Infine, per la regione Mediterranea, in sostituzione di don Stefano Martoglio, eletto Vicario del Rettor Maggiore, è stato scelto don Juan Carlos Pérez Godoy, Superiore uscente dell’Ispettoria salesiana di Spagna-San Giacomo Maggiore (SSM). Don Pérez Godoy è nato il 5 novembre 1959 a Burguillos, ha fatto la sua prima professione religiosa l’8 settembre 1978, ha emesso la professione perpetua il 15 agosto 1984 ed è stato ordinato sacerdote il 5 giugno 1987. Prima di servire l’Ispettoria SSM, nella vecchia Ispettoria di Siviglia era stato Delegato di Pastorale Giovanile, Vicario e Ispettore. Laureato in Scienze Ecclesiastiche, ha un Diploma in Magistero e Catechetica e in Pastorale Giovanile.

Giornata Missionaria Salesiana 2020, ecco il libretto guida

Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi“: questo il tema della Giornata Missionaria Salesiana 2020 che dà il titolo alla pubblicazione appena uscita.

I giovani di ieri e di oggi sono un prolungamento del sogno di Don Bosco che si continua a realizzare negli oratori e centri giovanili dell’Europa. Sono vere “stazioni missionarie” in un contesto culturale, alle volte segnato dall’indifferenza religiosa, da situazioni di famiglie ferite, da carenze affettive. Le case salesiane dalle “porte aperte” sono una vera opportunità per crescere nell’amore e nella fede

Questo un passaggio dell’introduzione e della spiegazione del poster contenute nella pubblicazione.

Animazione Missionaria: il quinto incontro del Corso Partenti 2019/2020

Sabato 15 e domenica 16 febbraio 2020, si è svolto a Valdocco il quinto incontro dedicato al Corso Partenti 2019/2020 promosso dall’Animazione Missionaria ICP e rivolto ai ragazzi che partiranno nell’estate 2020 per un’esperienza di missione.

Il weekend si è proiettato sullo sfondo dell’interculturalità: dapprima, nella giornata di sabato, i ragazzi hanno riflettuto sul concetto di intercultura, guidati dagli animatori del corso. Nella serata di sabato, poi, si è passati alla fase esperienziale di quanto anticipato concettualmente: il gruppo partenti ha così avuto l’occasione di incontrare i ragazzi della comunità di minori dell’oratorio San Luigi di Torino. Una bella serata di allegria, insieme a tanti ragazzi, ognuno con la sua storia, musica e balli e una bella cena preparata insieme.

Dopo cena, in programma la testimonianza di un altro giovane ospite dell’Housing Sociale di Largo Saluzzo e visita alle vie della movida. La giornata di domenica, invece, è stata dedicata all’incontro con Pier Lugi Dovis, presidente della Caritas diocesana di Torino. L’incontro è stato un valido aiuto per comprendere i significati delle parole migrante e rifugiato: dati alla mano, Dovis ha fornito strumenti a sufficienza per conoscere meglio le dinamiche che coinvolgono molte nazioni del mondo e provare a rivoluzionare pregiudizi e schemi che entrano in gioco quando si tratta di conoscere “l’altro”.

Rivivi il momento:

Animazione Missionaria: il quarto incontro del Corso Partenti 2019/2020

Sabato 11 e domenica 12 gennaio 2020, al Colle Don Bosco e a Valdocco, si è svolto il quarto incontro dedicato al Corso Partenti 2019/2020 promosso dall’Animazione Missionaria dell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta.

Quarto appuntamento per i giovani che si preparano a vivere un’esperienza di missione estiva: quale cornice migliore per approfondire la spiritualità missionaria salesiana se non “andando alle radici” nel luogo dove tutto ebbe inizio? Al Colle don Bosco i ragazzi hanno prima avuto modo di conoscere i vari carismi missionari e poi approfondire quello salesiano che possiamo riassumere in tre aspetti:

  • L’attenzione ai giovani, in particolare quelli più poveri e in difficoltà;
  • Investire nella loro educazione, affinché siano “buoni cristiani e onesti cittadini”;
  • Necessaria una buona dose di allegria.

In Basilica è stata approfondita la storia di don Bosco a partire dall’inizio, dalla cascina dei Becchi: proprio in quei luoghi, il grande dipinto in Basilica ci riporta alle immagini e ai personaggi del sogno dei 9 anni. Il tramonto ha poi sottolineato in modo incredibile la bellezza del Colle delle beatitudini giovanili (com’è l’ha battezzato San Giovanni Paolo II), davvero un luogo dove continuare a sognare… l’estate!

In serata, tappa al museo missionario in compagnia di due giovani salesiani, don Alexis e don Oliver, che fanno parte della 150° spedizione missionaria salesiana: saranno inviati in Lituania e partiranno in questi giorni.
Ci hanno dato testimonianza del loro paese di origine e ciò che i salesiani hanno fatto nelle loro terre, per concludere con una breve presentazione dell’esperienza che li attende.

Dopo aver quindi toccato con mano i luoghi di origine in cui è nato il sogno salesiano che tutt’oggi vive e di cui questi giovani fanno parte, la giornata di sabato si è conclusa con il rientro a Torino Valdocco.

Domenica 12 gennaio, giornata interamente vissuta a Torino Valdocco: al mattino i ragazzi hanno potuto ascoltare la testimonianza di don Silvio Roggia, salesiano di don Bosco e con una forte esperienza missionaria. Oggi si trova a Roma e opera nella congregazione nell’ambito della Formazione dei salesiani; più volte missionario in Africa occidentale, don Silvio ha voluto condividere coi giovani alcune considerazioni sulla missione e alcuni consigli. Cosa ha da dire un luogo povero al nostro cuore? Madre Teresa diceva “Siamo tutti poveri di fronte a Dio”: questo deve essere il punto di partenza della nostra missione. Una chiave di lettura per il ritorno. “L’esperienza che vi apprestate a vivere è un munus” dice don Silvio, “un munus di eccezionale valore durante la vostra vita” (il munus inteso in accezione romana, quando i soldati vinta la battaglia ricevevano in dono il munus, il pezzo di terra, che però diveniva dopo, una responsabilità). Uno sguardo poi a due figure da usare come “decoder”: la Beata Maria Troncatti e il venerabile Vincenzo Cimatti.

Punto di riflessione importante, quello riguardo la “crisi”, situazione esistenziale e spesso anche momento chiave dell’esperienza estiva, della missione in generale: la crisi è sempre rischio e possibilità di crescita. La missione può essere il momento di “gestazione” della propria nuova vita.
Infine, uno sguardo ad un tipico simbolo della cultura ghanese, il Sankofa. Un piccolo uccello, rappresentato mentre avanza guardando all’indietro: per poter camminare, è necessario riconoscere, conservare e custodire quanto fa parte della mia identità, della mia storia.

Don Silvio ha quindi salutato i giovani lasciando loro leggere alcuni tratti della Evangelii Gaudium.

272. L’amore per la gente è una forza spirituale che favorisce l’incontro in pienezza con Dio fino al punto che chi non ama il fratello «cammina nelle tenebre » (1 Gv 2,11), « rimane nella morte » (1 Gv 3,14) e « non ha conosciuto Dio » (1 Gv 4,8). Benedetto XVI ha detto che « chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio »,[209] e che l’amore è in fondo l’unica luce che « rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire ».[210] Pertanto, quando viviamo la mistica di avvicinarci agli altri con l’intento di cercare il loro bene, allarghiamo la nostra interiorità per ricevere i più bei regali del Signore. Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell’amore, ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio. Ogni volta che apriamo gli occhi per riconoscere l’altro, viene maggiormente illuminata la fede per riconoscere Dio. Come conseguenza di ciò, se vogliamo crescere nella vita spirituale, non possiamo rinunciare ad essere missionari. L’impegno dell’evangelizzazione arricchisce la mente ed il cuore, ci apre orizzonti spirituali, ci rende più sensibili per riconoscere l’azione dello Spirito, ci fa uscire dai nostri schemi spirituali limitati. Contemporaneamente, un missionario pienamente dedito al suo lavoro sperimenta il piacere di essere una sorgente, che tracima e rinfresca gli altri. Può essere missionario solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, chi desidera la felicità degli altri. Questa apertura del cuore è fonte di felicità, perché «si è più beati nel dare che nel ricevere » (At 20,35). Non si vive meglio fuggendo dagli altri, nascondendosi, negandosi alla condivisione, se si resiste a dare, se ci si rinchiude nella comodità. Ciò non è altro che un lento suicidio.

273. La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterà di essere popolo.

274. Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!

Rivivi il momento: