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Missioni don Bosco – Fiona May, il salto più lungo accanto ai bambini dell’Africa

Si riporta la notizia pubblicata martedì 5 novembre su corriere.itCorriere della Sera – con il racconto di Fiona May, ex campionessa di atletica, riguardo all’esperienza vissuta ad Addis Abeba nella scuola delle Missioni don Bosco. Articolo a cura di Paolo Baldini.

Si commuove mentre ripensa a una bambina di 3-4 anni incontrata in Etiopia in un caldo pomeriggio di giugno. La piccola, racconta, si stava portando un biscotto alla bocca, golosa merenda di una giornata di stenti. «Con un gesto gentile, improvviso mi ha fatto capire: ne vuoi un pezzetto? Non possedeva niente ma era disposta a dividere il suo biscotto con una sconosciuta». Quell’immagine, dice, è «la sintesi di un continente, l’Africa, dove vivere costa molta fatica ma la dignità è un bene comune».

Nella memoria di Fiona May, campionessa di un’atletica di leggende, con due medaglie d’oro ai Mondiali, due d’argento alle Olimpiadi (Atlanta 1996 e Sydney 2000) e la gemma di un salto in lungo da record agli Europei di Budapest 1998 (7 metri e 11 centimetri), scorrono i volti e le voci dei ragazzi «dagli occhi e dai sorrisi grandi» incontrati ad Addis Abeba nella scuola delle Missioni Don Bosco, la nuova frontiera del suo impegno multitasking. Anzitutto, c’è la mamma attenta di Larissa (campionessa di atletica a sua volta, vive con il papà-manager Gianni Iapichino) e Anastasia («lei invece fa tennis e abita con me»). Poi l’attrice di fiction e di teatro, protagonista de La Maratona di New York di Edoardo Erba che sarà ripresa nel 2020.

E adesso anche la testimonial salesiana. «Ad Addis Abeba, nella scuola delle Missioni che raggruppa centinaia di alunni dalle elementari fino alla soglia dell’università, ho vissuto giorni intensi e bellissimi. Ho imparato che tendere la mano agli ultimi, ai bambini senza nulla è un impegno meraviglioso. Io, mamma, mi sono ritrovata con tanti ragazzi che il calore di una famiglia non l’hanno mai sentito. Ho incontrato le madri-bambine. Ho camminato sulle strade senza asfalto della capitale sugli altopiani, oltre 3 milioni di abitanti. Sono andata nei mercati dove si vendono mucche e capre, nei negozi con le merci da pochi soldi. Ho visto taxi con 10-15 persone stipate nell’abitacolo per dividere la spesa. Ho ascoltato i discorsi di coloro che ogni giorno a testa alta si recano al lavoro, un lavoro spesso massacrante, e sperano in un avvenire migliore».

Missioni Don Bosco opera in 133 Paesi e assomma 3.500 case per bisognosi, 4.469 tra scuole e centri di formazione e un totale di un milione 140mila ragazzi formati in Europa, Asia, Africa, America, Oceania. Fiona May si appassiona: «Ero con loro durante la stagione degli esami, tra i professori che sono in maggioranza ex studenti. Ho verificato la qualità dell’assistenza. Ho mangiato nella mensa di quei ragazzi in divisa, ben pettinati, educati, preparati. Ne ho constatato la voglia di riscatto». Oltre alle materie tradizionali nella scuola salesiana ci sono corsi di cucina, agricoltura, meccanica. «E per tutti i mestieri che servono nei villaggi e nelle città a creare occupazione e a gettare le basi per lo sviluppo».

Dice Fiona che quei giovani «chiedono solo un po’ di normalità, di poter investire le conoscenze che acquisiscono per aiutare il loro territorio e il Paese». Nella lettera che ha segnato il suo ingresso nel mondo delle Missioni Don Bosco sottolinea: «La prima volta che ci siamo incontrati è stato alla Corsa dei Santi a Roma. Sport e solidarietà stanno bene insieme. Lo sforzo di raggiungere un obiettivo che corona mesi e anni di allenamenti ha qualcosa che somiglia a quello di chi svolge azioni di aiuto ai poveri, come i missionari salesiani. Il risultato nasce dalla dedizione, dalla competenza, dalla pianificazione». Il dialogo con i volontari, sostiene, le ha dato una nuova consapevolezza. «Sono andata a Valdocco in aprile per vedere da vicino l’operato delle Missioni: come l’organizzazione dialoga con i suoi benefattori, aiuta i religiosi a progettare interventi sostenibili, risponde alle emergenze. Un’importante lezione di vita».

La bella signora di origini giamaicane ma nata in Inghilterra e naturalizzata italiana che al curriculum sportivo ha aggiunto gli studi di economia parla dell’atletica come di «un vecchio amore, di quelli che riescono a darti tanto, compresa qualche delusione». Non ancora ventenne, nella Londra degli Anni 80, ruppe molti tabù per cercare la propria identità. La trovò nell’atletica: «Da quando ho smesso, nel 2005, è cambiato poco. La federazione italiana è costretta a una complicata rincorsa: restare indietro ora sarebbe grave».

Coraggio

Durante il viaggio ad Addis Abeba, spiega, ha ripensato a se stessa, ai successi raggiunti. «Oggi più di allora per una donna di colore il cammino è difficile. Le discriminazioni di genere e di razza esistono. Anche quando sei in cima il modo per colpirti è facile. Diranno che non tieni alla famiglia, che non sei una brava madre. Ci vuole forza per affrontare tutto questo. Lo dico alle mie figlie: dovrete essere tre volte coraggiose. E chi ha coraggio fa paura». Lei ne sa qualcosa: «Ho iniziato a saltare a 12 anni. A 17 ho capito che potevo fare sul serio. L’atletica era il mio sogno. Ho vissuto anni di sfida e miglioramento personale. Convinta che la felicità non è solo una medaglia». Fiona assicura che l’Italia non è razzista. «Ci vivo da oltre vent’anni e posso dirlo. Tuttavia in giro prevalgono l’ignoranza e la cattiva informazione. C’è un lungo percorso culturale da compiere. Con il viaggio in Etiopia e il nuovo impegno per le Missioni ho avuto la conferma che ogni progetto può essere realizzato, se ci si crede davvero».

“La Corsa dei Santi” a Roma: un progetto per aiutare Missioni Don Bosco

Si riporta l’articolo pubblicato dal Corriere dello sport il 10 ottobre in merito all’iniziativa organizzata dall’Associazione sportiva A.S.D. “Corsa dei Santi”  a Roma con un progetto per aiutare Missioni Don Bosco in Sierra Leone.

Torna a Roma il primo novembre “la Corsa dei Santi”

La Corsa dei Santi torna in scena il primo novembre a Roma per unire lo sport e la solidarietà. L’associazione sportiva A.S.D. Corsa dei Santi rinnova un progetto per aiutare Missioni Don Bosco per raccogliere fondi destinati a bambini in Sierra Leone.

In Sierra Leone un bus per far sorridere i bambini di strada. “Attivi nello Sport. Attivi nella Solidarietà”.

Dopo aver celebrato lo scorso anno la sua undicesima edizione, si ripropone il prossimo primo novembre a Roma la festa sportiva della Corsa dei Santi.

Il tradizionale percorso si snoderà nel cuore della città con partenza e arrivo in Piazza Pio XII, a ridosso di Piazza San Pietro. La distanza, destinata agli atleti e omologata dalla FIDAL, è di 10 km per agonisti e per amatori, ma riserva anche un percorso di 3 km per tutti coloro che, senza pretese agonistiche, amano passare la mattinata all’aria aperta in compagnia.

Promossa da Missioni Don Bosco e realizzata dall’A.S.D. Corsa dei Santi, la manifestazione – che avrà come testimonial la cantante NOEMI – ha ancora una volta una finalità solidale da proporre non solo ai runner ma anche a tutti coloro che la seguiranno in diretta televisiva su Canale 5.

Quest’anno la corsa sosterrà il progetto dei Missionari Salesiani in Sierra Leone. La Sierra Leone è uno dei paesi più poveri al mondo: più della metà dei suoi 7 milioni di abitanti vive con meno di 2 dollari al giorno. I più colpiti sono i bambini: costretti a diventare bambini-soldato durante la guerra o rimasti orfani di strada dopo le epidemie.

Missioni Don Bosco, presente da più di venti anni nel paese, aiuta i bambini di strada della capitale Freetown ad avere protezioneassistenza sanitaria e educativa anche grazie all’utilizzo di un’unità mobile di emergenza.

Mediaset attiverà una campagna solidale per una raccolta fondi attraverso il numero di sms solidale 45530 attivo dal 27 ottobre al 2 novembre 2019.

  • Per informazioni sul progetto benefico: www.missionidonbosco.org
  • Per iscrizioni alla gara: www.corsadeisanti.it

Il progetto “Casa Don Bosco”: un nuovo spazio che sarà inaugurato nel 2020 – Giampietro Pettenon

Aspettando la realizzazione del progetto “Casa Don Bosco” che sta prendendo forma giorno dopo giorno nel cuore pulsante salesiano di Valdocco (che sarà inaugurato nel 2020), si riporta il video-intervista di Giampietro Pettenon – Presidente di Missioni Don Bosco – realizzato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS lo scorso 24 maggio e l’articolo correlato pubblicato oggi.

(ANS – Roma) – Era lo scorso 24 maggio, giorno della Festa di Maria Ausiliatrice, quando Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco, spiegava ad ANS il progetto “Casa Don Bosco”, un nuovo spazio che sarà inaugurato nel 2020.
I pellegrini arrivati a Valdocco lo scorso 24 maggio avranno notato senza dubbio il grande cantiere, che interessa le camerette e tutto l’edificio di Casa Pinardi, compresa la chiesa di San Francesco.

Il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, infatti, seguendo la richiesta del Capitolo Generale 27, con l’intenzione di valorizzare adeguatamente i luoghi storici salesiani, ha preso personalmente l’impegno di costruire un nuovo museo, appunto “Casa Don Bosco”. Sorgerà proprio nel luogo e negli edifici che lo stesso Don Bosco aveva costruito per accogliere i ragazzi a Valdocco. Una parte del museo sarà aperta durante il CG28, mentre gli altri ambienti saranno resi fruibili nel corso del 2020. L’apertura del nuovo museo rappresenta un’occasione unica per riscoprire la storia salesiana, riscoprendo i luoghi nei quali ha vissuto e lavorato Don Bosco.

Il recupero di questi nuovi spazi viene raccontato in due video, nei quali il sig. Pettenon non solo illustra il progetto, ma porta lo spettatore fin dentro il cantiere, dove gli operai stanno lavorando per riportare presto alla luce questi luoghi, fondamentali per le nostre radici salesiane. Durante i lavori, iniziati nel maggio di quest’anno, gli operai hanno scoperto un seminterrato realizzato da Don Bosco, insieme ai salesiani e ai giovani. Nei video, il sig. Pettenon ci mostra gli elementi rimasti intatti, come il forno, il pozzo, la vecchia carrucola e persino la scala che collegava il seminterrato al piano degli abbaini, dove c’erano le camerette, e che veniva quotidiniamente percorsa da Don Bosco, da Mamma Margherita, da Don Rua e da San Domenico Savio.

Con l’apertura di questo cantiere, quindi, è rivenuta alla luce la storia salesiana e sono stati riscoperti i luoghi della quotidianità di Don Bosco. Si tratta, chiaramente, di una scoperta importantissima per i salesiani e la Famiglia Salesiana di tutto il mondo.

I video che spiegano il progetto “Casa Don Bosco” saranno due, entrambi presentati dal sig. Pettenon. A questi se ne aggiungerà un terzo, che sarà incentrato invece sul Colle Don Bosco. Il primo video è già disponibile in 6 lingue su ANSChannel che, come già ricordato, è stato rinnovato. I video saranno infatti caricati nei diversi canali, suddivisi per lingua, così da poter facilitare l’utente a reperire i materiali audiovisivi nella lingua che preferisce.

Don Jonny Eduardo Reyes – Una visita a Valdocco!

In occasione del Sinodo dell’Amazzonia indetto da Papa Francesco che si terrà in Vaticano dal 6 ottobre al 27 ottobre, Mons. Jonny Eduardo ReyesVescovo in Venezuela – ha fatto visita alla casa di Valdocco e si è reso disponibile per una breve intervista toccando i temi dell’ecologia e della situazione sociale e politica in Venezuela.

In un primo momento ci ha parlato appunto del Sinodo e di quello che si aspetterà durante questa esperienza. Per maggiori informazioni riguardo al Sinodo clicca qui.

Ha concluso infine facendo un quadro generale su quella che è l’attuale situazione in Venezuela e di come la Chiesa di stia muovendo per venire incontro alle esigenze delle persone che la abitano.

 

Inaugurato il Museo Etnografico Missioni Don Bosco a Valdocco dal Rettor Maggiore

Sabato 28 settembre è stato inaugurato il nuovo Museo Etnografico Missioni Don Bosco a Valdocco. Si riporta di seguito il comunicato stampa dell’evento.

Alla “casa madre” della congregazione a Torino

Inaugurato oggi Il Museo Etnologico Missioni Don Bosco dal Rettor Maggiore dei salesiani, don Ángel F. Artime

Presenti oltre 200 persone, molti giovani, insieme con i nuovi missionari in partenza domani

Un nuovo spazio museale a Torino, ponte verso il resto del mondo per il suo contenuto, testimonianza di un dinamismo culturale scaturito fra i giovani del primo oratorio di Valdocco. È il Museo Etnografico Don Bosco che oggi pomeriggio è stato aperto al pubblico con una breve cerimonia alla quale ha partecipato il Rettor Maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime.

“Si tratta di un grande racconto dei luoghi periferici del mondo”

ha spiegato il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, ispiratore e sostenitore dell’iniziativa museale.

“Dice le realtà dei popoli che abbiamo incontrati negli anni e cosa facciamo nelle loro terre. Il racconto” ha sottolineato “è il motore della Provvidenza, perché suscita attenzione verso i più lontani e promuove solidarietà.

I pellegrini che frequenteranno la basilica di Maria Ausiliatrice troveranno anche in questo spazio una sorta di “reliquiario”, per due ragioni:

– le teche e gli armadi che contengono gli oggetti esposti provengono dalle camerette di Don Bosco a Valdocco, spazio della memoria dedicato al santo nella prima metà del ‘900;

– quanto oggi mostrato ai visitatori sono oggetti che appartengono al cuore di popoli che Dio ama: alla loro vita quotidiana, alla loro spiritualità, alle loro relazioni”.

Don Artime ha collegato questa memoria del passato con l’attualità della partenza (che avverrà domani per la 150° volta) di nuovi missionari, anch’essi presenti all’inaugurazione. “Sono queste persone, siete voi che qui partecipate, a dare continuità all’opera di Don Bosco. «Da solo non sarei riuscito a fare grandi cose» diceva il nostro fondatore. Anche in questo tempo sono donne e uomini come voi che fanno sì che il progetto vada avanti”.

Elisabetta Gatto, antropologa di Missioni Don Bosco, e Massimo Chiappetta, allestitore del museo, hanno spiegato le caratteristiche della nuova proposta, che è contenuta in un piccolo spazio che – anche attraverso soluzioni espositive originali – è capace di proiettare l’attenzione verso i cinque continenti.

Spesso le esplorazioni e le visite dei missionari sono state accompagnate fin dai primi tempi con riprese, prima cinematografiche poi audiovisive. Una scelta di brani da quei documentari è presente nel nuovo museo, proiettati all’interno dei tabelloni che indicano il contenuto delle teche.

Infine su un grande schermo interattivo è possibile fare il giro del mondo con pochi clic e constatare l’attualità della presenza missionaria salesiana nel mondo: incontri con popolazioni e realtà tradizionalmente “vicine” ma anche con quelle più distanti non solo dal punto di vista geografico ma anche culturale. Il filo conduttore sono i progetti, quelli consolidati e quelli in corso di completamento, che Missioni Don Bosco sostiene grazie all’aiuto dei benefattori.

Il museo sarà aperto tutti i giorni, festivi compresi, dalle 8 alle 18 (l’orario sarà adattabile alle esigenze speciali di gruppi di visitatori, comprese le scolaresche). La visita può essere assistita da audioguide disponibili all’ingresso di Missioni Don Bosco.

Domani, domenica 29 settembre, Elisabetta Gatto condurrà due visite guidate, alle ore 9.00 e alle ore 10.30; da lunedì 30 settembre il servizio sarà reso dal personale di Missioni Don Bosco.

Ringraziamo per la cortese attenzione, mentre ci auguriamo di poterVi accompagnare nella visita al Museo Etnografico Missioni Don Bosco.

Cordiali saluti,

Antonio R. Labanca

Rivivi il momento:

 

 

Inaugurazione del Museo Etnografico Missioni Don Bosco a Valdocco

In concomitanza con il prossimo Harambée (28 settembre p.v.) e alla viglia della partenza di missionari da Maria Ausiliatrice a Torino per la 150° volta avverrà l’inaugurazione del Museo Etnografico Missioni Don Bosco a Valdocco. Si riporta di seguito il comunicato stampa dell’evento.

Nuova proposta a Torino Valdocco

Il Museo Etnografico Missioni Don Bosco apre i battenti sabato 28 settembre alle 14,00

Lo inaugura don Ángel Fernández Artime, rettor maggiore dei salesiani

Alla vigilia della 150° partenza di missionari salesiani da Torino (v. https://news.missionidonbosco.org/il-29-settembre-partono-i-missionari-salesiani) viene inaugurato il Museo Etnografico Missioni Don Bosco.

Voluto per rendere sempre più accessibile la conoscenza del mondo missionario ai pellegrini di Valdocco, il museo è situato nella palazzina a fianco della basilica di Maria Ausiliatrice (al numero 32 della omonima via). Costituisce un tassello originale della dimensione internazionale di Torino e un deposito scientificamente rilevante della cultura dei popoli nativi di tutto il mondo.

Il 28 settembre p.v. alle ore 14:00 il Rettor maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime, benedirà questo nuovo spazio con la partecipazione di 17 ispettori da tutto il mondo, di 13 missionari rientrati per i corsi di aggiornamento in Italia e dei 36 nuovi partenti. Con loro il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon.

“Questo piccolo museo racconta di un incontro” spiega Elisabetta Gatto, etnologa e curatrice per Missioni Don Bosco del nuovo spazio culturale, “quello tra i missionari salesiani e alcune popolazioni con le quali, a cominciare dalla prima spedizione in Patagonia del 1875, sono entrati in contatto. Testimonianza di questo incontro sono gli oggetti che i missionari hanno portato in Italia e che fanno parte delle collezioni del Museo Etnologico Missionario di Colle Don Bosco (v. https://colledonbosco.org/home/museo-etnologico-missionario-don-bosco/).

Esposti troviamo utensili, arredi, abiti, ornamenti, frutto della creatività con cui i diversi gruppi umani hanno saputo adattarsi all’ambiente, trasformando le risorse disponibili per le esigenze della vita quotidiana e per la realizzazione delle pratiche culturali e rituali.

La mappa del museo è concepita per aree geografiche; è possibile approfondire la visita scegliendo anche gli itinerari tematici per soggetto, disponibili nelle audio guide.

Lungi dal voler essere esaustivo circa la presenza capillare delle missioni salesiane nel mondo, questo spazio museale è una vetrina delle presenze salesiane più significative a fianco delle popolazioni indigene e a tutela delle diverse tradizioni culturali.

Il percorso inizia con la Patagonia e la Terra del Fuoco, destinazioni della prima spedizione missionaria salesiana nel 1875. Gli oggetti esposti sono un’importante testimonianza di culture e di popolazioni ormai estinte; i manufatti raccolti da don Borgatello nel 1911 e don De Agostini nel 1932 si possono considerare oggi pezzi unici.

Si prosegue con gli Shuar dell’Ecuador (ricordiamo l’opera particolarmente significativa di padre Bolla), con gli Yanomami del Venezuela (prezioso il lavoro di don Cocco), con le popolazioni del Rio Negro, con i Bororo, gli Xavante e i Carajá del Brasile, con i Naga del Nord-est dell’India. Una vetrina è dedicata alla Cina, una al Giappone, una all’Oceani. Il percorso si chiude con due vetrine dedicate al continente africano.

Il museo si apre alla contemporaneità grazie alla documentazione contenuta nel maxischermo che testimonia l’impegno attuale dei missionari salesiani nel mondo a favore delle popolazioni più svantaggiate e più bisognose di aiuto. Il visitatore potrà esplorare attraverso un monitor alcune realtà delle presenze salesiane nei cinque continenti, raccontate anche attraverso brevi video e fotografie.

Ci auguriamo di poterVi incontrare all’inaugurazione.

Il museo missionario di Missioni Don Bosco

Questo fine settimana, in concomitanza con la 150a Partenza Missionaria, inaugureremo un piccolo museo molto interessante: ospiterà oggetti etnografici raccolti dai missionari salesiani per illustrare la varietà dei contesti culturali con cui sono entrati in contatto e che sono diventati testimonianza della presenza e dello sviluppo storico delle nostre missioni nel mondo. L'invito del nostro presidente e dell'antropologa che ha curato l'allestimento.

Publiée par Missioni Don Bosco ONLUS sur Mardi 24 septembre 2019

 

Animazione Missionaria – Aspettative, paure e speranze dei tre giovani missionari in partenza

Arrivano da Missioni don Bosco gli approfondimenti riguardanti il percorso, le motivazioni e le speranze che i nostri missionari stanno oramai vivendo nelle rispettive terre missionarie di: Nigeria, Romania e Benin. Un percorso di formazione impegnativo scandito da nove appuntamenti, avviatisi da ottobre 2018 sino a giugno, e gestiti dall’equipe di Animazione Missionaria dell’Ispettoria ICP, guidata da Don Theophilus Ehioghilen, Don Fabio Mamino e Suor Carmela Busia.

In particolare, Missioni don Bosco, ha avuto la possibilità di porre qualche domanda a tre dei giovani che sono partiti per l’Africa e l’Europa:

  • Michele D., “veterano” fra i partenti, è passato anche lui molto rasente a questa esperienza missionaria ma non aveva mai oltrepassato il sottile diaframma che divide il parlarne e il sostenerne la progettazione per altri e il viverla in prima persona.  Sta vivendo l’esperienza in Romania;
  • Simona P., si dice “adottata” da una decina d’anni da un salesiano, don Enrico Lupano, che l’ha accompagnata a rendersi conto della dimensione missionaria. Sta vivendo l’esperienza nel Benin;
  • Silvia M., è la più giovane del piccolo gruppo che incontriamo a Missioni Don Bosco. Dopo la maturità, lo scorso anno, partecipò al campo scuola riservato ai nuovi universitari. Sta vivendo l’esperienza in Nigeria.

Per leggere le interviste complete:

Missioni Don Bosco: viaggio in Argentina – situazione Buenos Aires

Si trasmette il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco in merito alle prime informazioni fornite dal presidente dell’Associazione, Giampietro Pettenon, riguardo al suo viaggio in Argentina, in particolare a Buenos Aires, quartiere Don Bosco. Uno sguardo partecipe su un quartiere ultra-periferico della capitale, dove le famiglie vivono nella miseria.

MISSIONI DON BOSCO – Comunicato stampa 17 luglio 2019: 60mila persone vivono in condizioni disumane
Bambini giocano fra cani randagi, topi e maiali

Fra le baracche, dov’era una cava ora diventata un acquitrino, vivono tre salesiani, poveri fra i poveri, con attività rivolte ai giovani.

Il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, si trova in questi giorni in Argentina per portare aiuto ai missionari.

“La presenza dei salesiani in questa terra è coeva a quella italiana ed europea”

ricorda nel suo diario di viaggio appena trasmesso alla redazione del sito dell’ente.

“Era il 1875 quando Don Bosco inviò i primi dieci missionari in Argentina, a Buenos Aires”.

Quest’anno tra l’altro si celebrerà a fine settembre a Valdocco la 150° partenza di salesiani e salesiane verso le terre di missione.

“L’attuale massiccia presenza di opere salesiane nella città e nella provincia di Buenos Aires si può paragonare alla medesima quantità di opere dei figli di Don Bosco a Torino e in Piemonte, terra in cui il carisma salesiano è nato”

osserva Pettenon.

“Ci sono collegi con migliaia di studenti dalla scuola materna alla secondaria superiore, un tempo disseminati nella campagna che circondava la capitale argentina ed oggi al centro di enormi quartieri che costituiscono la metropoli moderna di Buenos Aires”.

Negli ultimi anni sono nate nuove opere ‘di frontiera’ nelle aree dove affluiscono centinaia di migliaia di persone provenienti dalla campagna argentina e dai Paesi limitrofi, che cercano fortuna nella capitale della federazione. Fra queste, una ha particolarmente colpito Pettenon, la parrocchia Don Bosco, a sud di Buenos Aires.

“Una parte del quartiere è costituita da case piccole e dignitose; c’è poi una zona bassa, una cava da cui hanno tratto il materiale per costruire l’autostrada vicina, che progressivamente si è popolata di gente senza nulla. Ne è nato un secondo quartiere di circa 60mila persone che vivono in condizioni disumane in cui i bambini giocano in mezzo a cani randagi, topi e maiali che circolano liberamente su mucchi di spazzatura, un acquitrino perenne sulla parte più bassa della cava”.

Con la disoccupazione che colpisce le famiglie, cresce anche la delinquenza.

“Per dare un lavoro a quanti più possibile, i salesiani hanno messo in piedi una cooperativa che raccoglie e differenzia la spazzatura: cartoni e plastica vengono raccolti da uomini che spingono carretti lungo le strade e venduti poi una volta che sono ben impacchettati. Non si guadagna molto, ma meglio che niente”

riferisce il presidente di Missioni Don Bosco. E aggiunge:

“I tre salesiani della comunità che anima la parrocchia sono persone semplici e dirette. Vivono in una casa poverissima dove è difficile trovare qualcosa di superfluo. Sono poveri tra i poveri”.

Altro grave problema è il consumo di droghe ‘anomale’: aspirazione dei residui tossici della lavorazione della cocaina o dei vapori del gasolio, versamento di alcol denaturato sugli occhi per stordirsi grazie all’alta densità di capillari che assorbono velocemente la sostanza. I salesiani cercando di impegnare i giovani con diverse attività durante il giorno. Prima di rimandarli a casa (se ne hanno una) offrono loro una cena sostanziosa.

“Un po’ di veleno nel sangue li aiuta a dimenticare la fame e la miseria in cui vivono. Questi giovani si drogano solo perché hanno fame e non hanno nulla da mangiare. La pancia piena è la miglior terapia”

sottolineano gli operatori del Don Bosco.

Oltre al centro diurno c’è una casa-famiglia, un ‘hogar’ (focolare) che accoglie 25 ragazzi di strada o che vivono situazioni di violenza e di abuso familiare. Insieme con l’oratorio, i salesiani gestiscono corsi di formazione professionale:

“Brevi e semplici per tenere occupati i ragazzi ed insegnare loro un mestiere: falegnameria, carpenteria metallica, gastronomia”

spiega Pettenon.

Il diario completo del viaggio di Pettenon sarà presto pubblicato nel sito www.missionidonbosco.org.

Ai giornalisti interessati potremo fornire ulteriori anteprime, oltre che dare modo di incontrare lo stesso presidente di Missioni Don Bosco al suo rientro.

Grazie per la cortese attenzione, e buon lavoro.

Antonio R. Labanca

Missioni Don Bosco: in arrivo il nuovo numero di “Terre lontane” – luglio 2019

Per il mese di luglio, in arrivo il nuovo numero del mensile d’informazione di Missioni Don Bosco intitolato “Terre Lontane“, dedicato alla 150° partenza missionaria e al sinodo sull’Amazzonia.

In anteprima, l’editoriale di Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco:

Possiamo dirci fortunati a essere partecipi della 150a partenza dei salesiani per le terre di missione. Un traguardo che molti – in primis lo stesso Don Bosco – hanno sognato ma che, nella precarietà della Storia, non poteva neanche essere immaginato con certezza. Eppure da quando è partita la prima spedizione dei giovani cresciuti a Valdocco con destinazione Patagonia, il mandato missionario è stato ripetuto 149 volte fino a oggi. Domenica 29 settembre 2019 saremo presenti nella basilica di Maria Ausiliatrice, da cui tutto è partito, per condividere l’emozione di quell’evento.

Questa partenza è alla vigilia del Mese missionario straordinario voluto da papa Francesco. I salesiani hanno risposto intensificando l’invito a nuovi “banditori e ministri” del Vangelo di lasciare la propria terra e le proprie consuetudini… per rendersi disponibili dove e come lo Spirito Santo ispirerà la loro azione e la loro preghiera. Missioni Don Bosco ascolterà ciò che emergerà dal Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia che si svolgerà quello stesso mese. La condizione umana e spirituale dei popoli che vivono in quella foresta (sempre più circoscritta dallo sfruttamento economico e dalla violenza sull’uomo e sulla natura) riguarda l’intero pianeta. Avremo tutti modo di migliorare il nostro sguardo sul futuro e sulla sua evangelizzazione nel Terzo Millennio.

 

Missioni Don Bosco – “A casa di chi resta”: una mostra a Bardonecchia

Si riporta il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco del 27 giugno 2019 in merito l’iniziativa “A casa di chi resta”, una mostra a Bardonecchia (TO) nell’ambito della Campagna “Stop Tratta”.

Comunicato stampa Missioni Don Bosco
Campagna “Stop Tratta”
“A casa di chi resta”: una mostra a Bardonecchia (TO)
per conoscere le terre di origine di chi migra in Italia in una delle città di transito degli antichi frontalieri e dei nuovi migranti.

L’estate 2019 offrirà agli abitanti e ai turisti di Bardonecchia (TO) argomenti di conoscenza sul tema nei migranti per scoprire la terra di origine di chi intraprende il viaggio verso l’Italia.

Missioni Don Bosco proporrà infatti la mostra “A casa di chi resta” dal 19 agosto al 30 settembre, un’iniziativa nell’ambito della campagna “Stop Tratta” che realizza con la Ong Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.

L’anteprima di questo evento e l’incontro con i giornalisti sarà sabato 13 luglio nella Sala Giolitti al Palazzo delle Feste di Bardonecchia * con questo programma:

  • ore 18,00: lettura teatrale di “Nel mare ci sono i coccodrilli”, dall’omonimo libro di Fabio Geda con la Compagnia Teatro Minimo;
  • ore 19,00: “Message in a bottle. Storie di vini, di viaggi e di eroi”, degustazione guidata di vini “eroici”, ottenuti da vigneti che fanno più fatica a mettere radici, accompagnata dall’ascolto di storie di chi ha attraversato il deserto e il mare per provare a mettere radici lontano dalla sua terra.

Per ragioni organizzative, è necessario prenotarsi per la degustazione entro il 9 luglio, telefonando al numero 011 3990101.