Articoli

“Scelte politiche sbagliate, uso scellerato delle risorse naturali”: La crisi umanitaria del Venezuela

Un intenso programma a Valdocco (Torino) dei vescovi salesiani Jonny Eduardo Reyes e Pablo Gonzalez, invitati da Missioni Don Bosco il 18 e 19 settembre per dare testimonianza sulla drammatica situazione del Venezuela. Dopo il loro incontro con il Papa nella visita ad limina apostolorum, insieme con i confratelli della Conferenza episcopale venezuelana, hanno partecipato a due momenti pubblici: il primo, martedì a Maria Ausiliatrice per una celebrazione eucaristica, il secondo, mercoledì in Sala Sangalli per il convegno “RINVOLUZIONEVENEZUELA”.
La loro presenza ha dato un’occasione non trascurabile di visibilità anche alla piccola ma crescente comunità di Venezuelani emigrati negli ultimi anni in Piemonte a seguito dell’esodo, del quale peraltro si registrano solo pochi riscontri nei nostri media nazionali.

La crisi umanitaria del Venezuela «non è il frutto del caso o del destino avverso». E’ piuttosto il risultato di scelte politiche sbagliate e di un uso scellerato delle risorse naturali: «era una nazione ricca con prospettive di grande futuro, ma è stata impoverita fino all’estremo e adesso vive una situazione di miseria che peggiora di giorno in giorno e questo governo continua a negare tutto».

Queste le parole di monsignor Jonny Eduardo Reyes, vescovo di Puerto Ayacucho (Amazzonia), durente il suo intervento alla conferenza dal titoloRinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi”organizzata da Missioni don Bosco Valdocco onlus, a Torino.

Rivivi la diretta Facebook dell’evento

Rinvoluzione Venezuela: dal sogno bolivariano all’incubo della crisi

Mercoledì 19 settembre a #Valdoccohttps://news.missionidonbosco.org/rinvoluzione-venezuela-dal-sogno-bolivariano-allincubo-della-crisi

Publiée par Missioni Don Bosco ONLUS sur Mercredi 19 septembre 2018

La denuncia viene da monsignor Jonny Eduardo Reyes, vescovo di Puerto Ayacucho (Amazzonia), intervenuto ieri alla conferenza dal titolo Rinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi, organizzata da Missioni don Bosco Valdocco onlus, a Torino. Con monsignor Reyes, di ritorno da una visita apostolica dal Papa, anche mons. Pablo Gonzalez, vescovo di Guasdalito, che ha parlato della ferita profonda inflitta alla società venezuelana, costretta a vivere una quotidianità fatta di stenti, economia informale e laddove è possibile di emigrazione.

La popolazione venezuelana è letteralmente alla fame. Fa eccezione quel 15% che gode dei privilegi economici e delle protezioni politiche, e che sostiene senza riserve il governo in carica avendo anche il dominio degli organi di informazione. Due Venezuela, uno dei quali completamente al di fuori della realtà e insensibile alla sofferenza di milioni di persone. La manipolazione dell’opinione pubblica arriva al punto di negare l’esodo di massa (un decimo del 30 milioni di abitanti del Venezuela) verso i Paesi confinanti e da lì – chi può – verso nord America ed Europa.

«Il mercato nero – ha detto Gonzalez – la speculazione e il proliferare di attività economiche illegali sono diventate oggi la principale attività di chi è rimasto in Venezuela e per sopravvivere non può fare altro».

«Lo stipendio di un operaio equivale a circa un euro e 50 al mese, mentre una bottiglia d’acqua costa l’equivalente di 5 centesimi di euro; gli alimenti vengono rivenduti sul mercato nero e gli effetti sono simili a quelli di una guerra».

«La svalutazione della moneta e l’inflazione rendono carta straccia il bolivar, che ad oggi vale 0,014 euro».

Pur rimanendo strettamente sul terreno dell’azione pastorale, i vescovi venezuelani hanno dato conto di quel che vedono e delle iniziative solidali che hanno intrapreso con le loro comunità. Progetti che mirano al soccorso immediato di chi chiede aiuto alimentare (sono nate le “ollas solidales”, le pentole della fraternità: le parrocchie riescono una volta alla settimana a distribuire un pasto caldo) e all’informazione a chi è avviato all’emigrazione dal Paese. Monsignor Gonzalez e monsignor Reyes sono infatti letteralmente “vescovi di frontiera”: Colombia e Brasile sono a un passo dalle loro diocesi. L’uno, a Guasdalito, è affacciato verso le alture andine; l’altro, a Puerto Ayacucho, si trova nell’area di transito verso il cuore dell’Amazzonia. Le frontiere sono poco controllate dal governo di Caracas e in compenso soggette a un pericoloso miscuglio di corruzione delle guardie, di influenza del narcotraffico, di infiltrazioni della guerriglia e di attività di mercato nero. E poi c’è l’impatto devastante sulle piccole comunità di confine, che devono assorbire in poche settimane l’arrivo di un numero esuberante di profughi senza risorse, fra i quali si nascondono profittatori e provocatori. Per questo esiste anche una cooperazione fra diocesi venezuelane e diocesi colombiane e brasiliane.

Durante la celebrazione eucaristica, nell’omelia, monsignor Reyes ha tratto spunto dal vangelo per rimarcare la necessità di “camminare con gli occhi e con le orecchie aperti, per essere sensibili al bisogno degli altri”.  Per questa ragione, la Chiesa venezuelana deve essere “vicina alla gente, noi vescovi dobbiamo essere vicini al popolo”, come ha chiesto anche papa Francesco nell’incontro in Vaticano. Quel che si può fare oggi, con le risorse limitate e i con i freni imposti all’azione sociale, è “consolare” la gente, quella che rimane e quella in fuga.

“In certi casi non possiamo fare nulla, la situazione scappa dalle nostre mani. Possiamo solo ‘metterci nelle scarpe degli altri’ e provare a condividere il dolore”.

Reyes ha anche messo in luce le responsabilità internazionali: «va smontata l’ipocrisia internazionale sul Venezuela – ha denunciato – perché il petrolio, l’oro e i minerali nel Paese ci sono, stanno ancora lì, non sono spariti. Ma ci sono nazioni disposte a comprarli a bassissimo costo. Bisogna smascherare il gioco politico internazionale che continua a dare sostegno al regime dittatoriale di Maduro».
Le due superpotenze che sostengono e finanziano Maduro sono  Russia e Cina: con quest’ultima il presidente pare aver stretto nelle ultime settimane diversi accordi economici.

«Io vedo alcuni possibili scenari per il futuro – ha concluso monsignor Reyes – Oltre alla rassegnazione del popolo, molti dicono che questo governo arriverà ad autodistruggersi; altri ancora che sarà necessario un intervento militare esterno; il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin aveva posto quattro condizioni al governo, ma sono state tutte disattese. Quello che doveva essere un dialogo tra Chiesa cattolica e governo in realtà è saltato, non c’è mai stato».

 

 

 

Rinvoluzione Venezuela: dal sogno bolivariano all’incubo della crisi

Convegno

mercoledì 19 settembre, ore 17,00 – 19,30

Sala Sangalli di Valdocco

Torino, via Maria Ausiliatrice, n. 32

(parcheggio auto da via Sassari, n. 28 B, ingresso Teatro Don Bosco di piazza Sassari)

La “rivoluzione bolivariana” in Venezuela è diventata un incubo per i Venezuelani. Tanto che ne stanno fuggendo a milioni. Per questa ragione molti parlano, e sono prudenti, di una sua “involuzione”.

Propugnata da un personaggio politico carismatico, Hugo Chávez, la trasformazione del Venezuela da democrazia dominata da un potere economico spesso subalterno a pressioni straniere a un regime ideologizzato e paternalista che ha dilapidato le ricchezze del Paese, presenta ora il suo drammatico conto. La perdita di potere di acquisto dei salari, l’accrescersi della violenza per procurarsi mezzi di sussistenza, la paura di esprimersi per via della repressione sulle piazze e nei media, stanno generando l’esodo di massa più consistente nella storia di tutta l’America Latina. In mano al presidente Nicolás Maduro, succeduto al leader carismatico, lo stesso sogno bolivariano sta modificando i suoi connotati per trasformarsi in un incubo.

Per raccogliere informazioni dal vivo sull’attuale situazione del Paese, Missioni Don Bosco ha invitato i vescovi salesiani, in questi giorni in visita ad limita con i confratelli della Conferenza episcopale venezuelana da papa Francesco, a venire a Valdocco per esprimere la voce che si solleva dalla gente, e a segnalare quali vie di soluzione intravedano per una svolta nella crisi umanitaria in atto.

Con loro saranno presenti al convegno del 19 settembre p.v. a Torino (dalle ore 17,00 alle 19,30 nella Sala Sangalli), altri ospiti ed esperti che potranno completare il quadro anche dal punto di vista dei Venezuelani già emigrati dal Paese in Italia.

Il programma del convegno è riportato qui di seguito. Missioni Don Bosco confida nella sensibilità dei suoi Soci per partecipare all’evento, o venendo di persona (se possibile) o sintonizzandosi via Web alle dirette in streaming che si terranno su www.missionidonbosco.org e su www.facebook.com/missionidonbosco

Inoltre, tutti potranno porre domande agli ospiti in precedenza e in  diretta scrivendo all’indirizzo direttaweb@missionidonbosco.org

È una modalità di solidarizzare con i poveri del mondo che completa la consueta generosità nel sostenere i progetti di sviluppo.

La Don Bosco Story è finita ma continua a vivere sui muri di Valdocco

Dopo due settimane di lavoro, le bombolette spray di Mr. Wany, domenica sera, torneranno nelle loro valigie per confrontarsi con nuovi muri. Su quelli all’angolo fra via Maria Ausiliatrice e via Cigna che circondano la Casa Madre dei Salesiani a Valdocco, rimarrà l’impronta dello street artist brindisino, che ha creato nuove connessioni fra i Figli di Don Bosco e il territorio in cui è nata l’esperienza degli oratori e delle scuole professionali.

Dedicati al 150° anniversario di consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice, i 170 metri quadri di graffito hanno suscitato reazioni non solo nei i giovani, legati, per motivi generazionali, alla cultura dell’hip hop e della street art, ma anche nei residenti e nei visitatori di Valdocco,  – entusiasti della performance figurativa di Mr. Wany, e valorizzato un angolo di quartiere che apre alla Torino dei problemi sociali ma anche della solidarietà attiva.

A chiudere la narrazione della vita di Don Bosco, un volto espressionista del santo dei giovani chiude lo sguardo dei passanti, dopo che date e suggestioni figurative hanno evocato la sua infanzia e  l’opera avviata con i ragazzi di strada nella Torino dell’Ottocento.

La Don Bosco Story sarà una sorpresa piacevole per gli abitanti del quartiere Aurora, per i pellegrini che quotidianamente visitano la Basilica di Maria Ausiliatrice e per i nuovi salesiani e i loro amici che a fine mese celebreranno la partenza missionaria, ossia il mandato ad andare fra i giovani più svantaggiati nei paesi in via di sviluppo.

È anche per questa ragione che Missioni Don Bosco ha curato l’iniziativa: l’immagine di una famiglia religiosa attenta ai giovani e in grado di parlare il loro linguaggio come in origine, è una bella impronta che i missionari di oggi possono e devono portare con  sé.

La performance di Mr. Wany è stata documentata con riprese fotografiche e audiovisive che saranno messe a disposizione dei giornalisti; verrà realizzato anche un video-reportage prodotto da BaseZero di Stefano Cravero e Enrico Bisi, regista del documentario cult “Numero Zero, Alle Origini del Rap Italiano”.

L’iniziativa ha mosso l’attenzione delle istituzioni e degli operatori culturali del quartiere: nella giornata di ieri, un gruppo di professionisti del Balletto Teatro Torino della Scuola di danza di Loredana Furno ha voluto portare il suo omaggio con un flash mob, e si profila una sorta di inaugurazione con il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, per rimarcare il legame di Don Bosco con questo territorio.

La “street art” racconta la vita di don Bosco

Si segnala la notizia pubblicata da Repubblica Torino, in data 06 settembre 2018, a cura di Alessandro Contaldo, circa l’iniziativa che sta colorando il muro tra via Cigna e via Maria Ausiliatrice con la storia di Don Bosco, grazie all’opera di Mr Wany.

La storia di don Bosco diventa “street art”

Per i 150 di Maria Ausiliatrice, i salesiani hanno deciso di puntare sull’arte di strada come mezzo visivo per far passare il messaggio cristiano, commissionando al writer Mr Wany un murale di quaranta metri quadri che raffigura le tappe principali della vita di don Giovanni Bosco, fondatore della congregazione. L’opera, curata dall’associazione Missioni don Bosco, sta prendendo forma in questi giorni sul muro tra via Maria Ausiliatrice e via Cigna. L’obiettivo, spiegano i salesiani è: “marcare, con uno sguardo ai giovani e alla loro cultura, il rapporto con il quartiere Valdocco”. Non è la prima volta che l’artista, originario di Brindisi, esegue un’opera a Torino: è suo il graffito che compare davanti alla Mole Antonelliana, realizzato a marzo durante lo scorso Sottodiciotto Film Festival.

 

Guarda la gallery su Repubblica.it

La formazione professionale salesiana nel mondo è uno spot su La7

Nell’ambito delle cosiddette “Settimane Sociali” che si terranno, dal 17 al 30 giugno, l’emittente nazionale La7 trasmetterà uno spot televisivo circa l’attività di formazione professionale che i salesiani realizzano in tutto il mondo: il cuore della comunicazione di Missioni Don Bosco. Lo spot offre una carrellata di riprese effettuate in tutto il mondo e conservate nella fototeca e nella videoteca di Missioni Don Bosco.

L’attività educativa dei Figli di Don Bosco comprende fin dalle origini una particolare attenzione all’insegnamento di competenze tecniche, rivolta soprattutto ai ragazzi in difficoltà nei loro percorsi scolastici o decisamente esclusi da questi. Nei Paesi di missione, le scuole di formazione professionale costituiscono una delle migliori opportunità per guadagnare capacità spendibili nei processi di sviluppo agricolo, artigianale e industriale.

L’inserimento nelle scuole, spesso integrato con servizi di ospitalità per chi abita lontano o presenta difficoltà economiche, permette agli allievi di perseguire i loro obiettivi esistenziali, di gettare le basi per il loro futuro lavorativo.

L’azione educativa, che completa i percorsi scolastici, costituisce nei Paesi più poveri una potente azione di contrasto ai pericoli di diversa natura in cui possono incorrere i giovani. Trovandosi spesso in situazioni estreme, i salesiani intervengono anche per la cura e per la prevenzione contro il consumo di droghe e l’inserimento nelle reti di distribuzione di queste, contro le organizzazioni di ingaggio nella prostituzione e in bande armate, contro la messa in schiavitù e l’espianto di organi.

Missioni Don Bosco sostiene numerosi progetti di gestione di queste scuole, affidate a operatori che mirano – beninteso – a raggiungere condizioni di autosostentamento anche in Africa, Asia, Sud America. Non mancano tuttavia emergenze derivanti dai fenomeni naturali (eruzioni vulcaniche, alluvioni, siccità), dai conflitti armati, dallo sfruttamento dissennato dei territori, da politiche sbagliate dei governi: anche in questi casi l’aiuto finanziario e l’invio di beni fanno parte del sostegno che Missioni Don Bosco eroga grazie ai suoi sostenitori.

Il sindaco di Betlemme incontra a Torino gli Operatori di Pace

Alimentare la pace in Palestina mediante la cooperazione, soprattutto quella che coinvolge i giovani. È questo l’impegno che Missioni Don Bosco sostiene collaborando con il VIS per un progetto di costruzione di un impianto per la produzione di energia rinnovabile a Betlemme.

Il sindaco della città, Anton Salman, sarà a Torino il prossimo 18 aprile per ringraziare le autorità e i partner di questa iniziativa, propiziata da Maurizio Baradello, cooperatore salesiano e dirigente del Comune del capoluogo subalpino deceduto lo scorso anno.

Alle ore 18,00 ci sarà un incontro organizzato da Missioni Don Bosco presso il Centro F. Peirone per il dialogo islamo-cristiano in via dei Mercanti, 10 nel quale sarà rimarcato l’impegno per la pacificazione e per la ricostruzione della Palestina ponendo in mano ai giovani concrete prospettive di sviluppo.

A fare gli onori di casa don Augusto Negri, direttore del Centro F. Peirone. Interverranno fra’ Francesco Ielpo, OFM, responsabile del Commissariato di Terra Santa per il Nord Italia, Emanuela Chiang, VIS, coordinatrice del progetto New Urban Resources – Energia rinnovabile per Betlemme e Giampietro Pettenon, presidente Missioni Don Bosco, che recentemente ha visitato centri salesiani in Israele e Palestina. Moderatore il direttore della rivista “il dialogo – al hiwar”. Paolo Girola. Parteciperanno anche Maria Bottiglieri, dell’Ufficio cooperazione internazionale e pace del Comune di Torino, e un membro della presidenza del Coordinamento Comuni per la Pace dell’Area Metropolitana torinese.

L’appuntamento è per coloro che in modi diversi si occupano del processo di pace in Medio Oriente, e fra loro i sostenitori di Missioni Don Bosco che hanno contribuito al progetto.

«Cicatrici di guerra. Matrici di pace», convegno sulla Colombia a Valdocco

«Cicatrici di guerra. Matrici di pace»
Giovedì 15 marzo 2018
ore 18 – Valdocco (Sala Sangalli)

Cinquantadue anni di conflitto hanno lasciato sul terreno oltre 260 mila morti, 45mila desaparecidos e 6,9 milioni di sfollati: è il bilancio della guerra civile tra Governo colombiano e le Fuerzas armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), conclusasi il 24 novembre 2016 con un accordo di pace ratificato a Bogotà il giorno 30 dello stesso mese. Del processo di pacificazione in corso si darà conto attraverso un particolare angolo visuale al convegno «Cicatrici di guerra. Matrici di pace» giovedì 15 marzo alle ore 18, a Valdocco, in via Maria Ausiliatrice 32 a Torino – Sala Sangalli (parcheggio auto: ingresso da piazza Sassari), organizzato da Missioni Don Bosco.

Interverranno don Rafael Bejarano, direttore di “Ciudad Don Bosco”, centro salesiano di recupero e di riabilitazione nella città di Medellin, Jazmín, ex- ragazza soldato delle Farc accompagnata da Jovana Ruíz, incaricata dell’inserimento lavorativo e dei tirocini, Bruno Desidera, giornalista di AgenSIR specializzato sulla Colombia e Alessia Andena, referente del progetto di Medellin per Missioni Don Bosco.

Presiederà l’incontro Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco; modererà Elisabetta Gatto, antropologa di Missioni Don Bosco.

L’incontro è aperto al pubblico senza necessità di prenotazione, con la possibilità di avvalersi del servizio di baby sitting offerto dall’organizzazione.

Poiché si tratta dell’unica manifestazione pubblica della delegazione in Italia, il convegno sarà trasmesso in diretta streaming nel sito www.missionidonbosco.org.

Per prepararsi all’incontro si può vedere il documentario “Alto el fuego”, letteralmente “Cessate il fuoco”, è un documentario sul progetto di riabilitazione e reinserimento sociale dei bambini soldato delle Farc portato avanti dai salesiani della Colombia:

 

Missioni don Bosco: un nuovo futuro per bimbi soli e famiglie emarginate

Si condivide il servizio giornalistico apparso su “La Stampa” riguardante le attività e le opere nel mondo di Missioni Don Bosco: 

Passo dopo Passo. La onlus nasce nel 1991 in Italia per seguire i missionari nei Paesi di tutto il Mondo

L’importanza dell’educazione nella vita dell’opera salesiana

Rifugio e aiuto. Missioni Don Bosco aiuta a costruire un nuovo futuro per bimbi soli e famiglie emarginate

Un dialogo continuo con i missionari, un rapporto di scambio e di condivisione per dare vita a progetti di sviluppo e per creare il futuro per tanti ragazzi svantaggiati. Questo è il compito di Missioni Don Bosco, che dal 1991 sostiene l’opera salesiana nei paesi del Sud del mondo, per risollevare giovani e famiglie che vivono in povertà ed emarginazione spesso vedendo calpestati diritti fondamentali e senza alternative valide per uscire da una vita di stenti ai margini della società.

«Le realizzazioni che mi stanno più a cuore in terra di missione sono le opere scolastiche, perché visitando la parte del mondo che è più povera, mi sono reso conto che la cultura e la formazione tecnica e professionale sono gli strumenti con i quali noi salesiani possiamo insegnare ai giovani a pescare, e non gli diamo semplicemente un pesce per sfamarsi oggi» sostiene Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco, che sottolinea l’importanza dell’opera educativa e formativa salesiana. Pettenon aggiunge inoltre: «Guardo alle difficoltà che incontrano i salesiani missionari nel portare avanti quotidianamente il proprio compito di educatori ed evangelizzatori nello spirito di Don Bosco. Una grandissima difficoltà è quella del rispetto e del valore della vita umana anche e soprattutto dei più piccoli. In tanti paesi i piccoli non sono considerati, vengono usati, messi ai margini, spesso sfruttati. Cambiare la mentalità della gente e porre i piccoli al centro è proprio un’opera evangelica, che da Gesù in poi non è ancora un’opera pienamente compiuta».
Per loro, i più piccoli che vedono calpestati i loro diritti e conducono una vita di sofferenze e privazioni, Missioni Don Bosco vuole fare di più, passo dopo passo, per costruire reali opportunità di cambiamento. Missioni Don Bosco Valdocco Onlus nasce nel 1991 in Italia per accompagnare i Missionari Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice in oltre 130 Paesi in tutto il mondo: l’eredità missionaria del nostro padre fondatore S.Giovanni Bosco. «Come Don Bosco abbiamo sposato i progetti educativi pensati per più di 3.500 case salesiane, dove i nostri missionari portano istruzione e formazione professionale a bambini e giovani in difficoltà. Ovunque il bisogno chiama, là dove povertà, fame, guerre e malattie compromettono la vita di intere popolazioni, le case delle missioni salesiane rappresentano rifugi d’amore e speranza e Missioni Don Bosco aiuta a costruire un nuovo futuro per queste famiglie e giovani svantaggiati. Dedichiamo anima e cuore a questi progetti: educando allo sviluppo, promuovendo la crescita umana, culturale e cristiana sappiamo di poter concedere ai più poveri, indifesi ed emarginati una speranza concreta, un futuro reale di opportunità».
Sono troppi i giovani rifiutati, trattati come scarti sociali a causa dell’estrema povertà in cui vivono. Una povertà estrema con tutte le sue piaghe come alcolismo, droga o dipendenza da internet. Ragazzi spesso bollati perché appartenenti a minoranze etniche o perché inseriti in contesti di forte degrado e famiglie disgregate. O bambini e giovani soli al mondo e privi di qualsiasi risorsa per poter pensare a un domani.
I figli di don Bosco si oppongono alla discriminazione e riaffermano i diritti umani degli ultimi proprio a partire da loro, dai ragazzi, e in tutti i continenti hanno pensato a progetti specifici nell’ambito educativo e della formazione professionale per costruire insieme a loro un futuro diverso, la vera alternativa alla vita di strada o di rassegnata miseria.

 

Paolo Vaschetto e la casa per i ragazzi di strada ad Ibadan

Ad Ibadan, nel Sud-Ovest della Nigeria, da gennaio scorso è attivo un nuovo centro: una casa di accoglienza per ragazzi di strada. Essa rappresenta il coronamento di un sogno per il Salesiano Coadiutore Paolo Vaschetto, missionario dal Piemonte da 16 anni in Nigeria.

La realtà di Ibadan è molto particolare: non è una città così nota all’estero, ma è una grande metropoli di 8 milioni di abitanti e ha un significato strategico unico, perché sorge sulla strada tra la capitale amministrativa del paese, Abuja, e quella finanziaria, Lagos. Quella che è definita la “Los Angeles Africana” per la sua estensione sconfinata, è un luogo che ha veramente bisogno della presenza e del carisma di Don Bosco: proprio per le sue caratteristiche essa finisce per attirare moltissimi ragazzi e giovani che per i più disparati motivi scappano da casa e finiscono a vivere per strada.

Alcuni di essi magari trovano anche qualche lavoretto onesto, ma facilmente la vita di strada inculca loro vizi e cattive abitudini per le quali diviene fondamentale un rapido intervento.

Questi bambini, questi ragazzi hanno bisogno di sentire l’atmosfera di una famiglia, di vivere in un ambiente piacevole e sicuro dove possano crescere e prepararsi ad una vita adulta e responsabile. Hanno bisogno di trovare un buon lavoro e di crearsi un loro nucleo familiare.

Per questo il nuovo centro salesiano rappresenta un’oasi pensata e progettata tutta per loro e le loro esigenze: dai dormitori su misura per dargli uno spazio tutto per sé, alle camere dei custodi, che stanno sempre vicino loro; dai refettori e le cucine, per il sostegno anche alimentare dei ragazzi, alle aule per la loro educazione.

 

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito: “Missioni Don Bosco”.