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Un impegno concreto per l’Ucraina

L’Ispettoria Salesiana del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania, insieme con le altre Ispettorie d’Italia e con Salesiani per il Sociale, ha messo in campo una serie di iniziative per sostenere le comunità salesiane in Ucraina che vivono questo drammatico momento e quelle realtà italiane che daranno la disponibilità ad accogliere i profughi di quella terra.

Carissimi, il Tempo di Quaresima che oggi andiamo ad iniziare ci sollecita alla PREGHIERA, al DIGIUNO, e alla CARITA’. Sono tutti atteggiamenti adatti a spronarci per far emergere la nostra consapevolezza di fede di essere membra del Corpo di Cristo, che non possono rimanere indifferenti quando altre membra soffrono. Mentre dunque preghiamo e digiuniamo per la pace, suscitiamo in noi e negli altri la virtù della carità.
Buon cammino quaresimale!
Un abbraccio fraterno in Don Bosco

don Leonardo

 

RACCOLTA FONDI DA INVIARE IN UCRAINA

Conto corrente ispettoriale, dove indirizzare le offerte in denaro direttamente in Ucraina:
CIRCOSCRIZIONE “MARIA AUSILIATRICE” PIEMONTE E VALLE D’AOSTA
IBAN: IT80B0306909606100000115761
causale: Offerta per Ucraina

ACCOGLIENZA PROFUGHI IN ITALIA

Oltre all’invio di fondi un altro modo di aiutare i nostri fratelli ucraini è quello di accogliere i profughi (giovani e famiglie) e la CISI ha chiesto a Salesiani per il Sociale di coordinare tale attività.
Si tratta di dare la disponibilità per ospitare famiglie o giovani presso le nostre case o presso famiglie legate alle nostre opere.
Come vi immaginate, ospitare un profugo implica, oltre al vitto e all’alloggio, anche una disponibilità di tempo di accompagnamento e di attività che li facciano “sentire a casa”.
Salesiani per il Sociale, attraverso le donazioni sul conto corrente dedicato, offrirà un sostegno economico a coloro che ospiteranno.
Le donazioni per sostenere l’accoglienza dei profughi in Italia vanno intestate a:

SALESIANI PER IL SOCIALE
iban: IT59J0200803284000106277537
causale: Emergenza Ucraina

Salesiani per il Sociale è anche in contatto con il Viminale, la Farnesina e la rete del Terzo Settore per verificare le indicazioni operative e le possibilità di sostegno all’accoglienza.

Per favorire la permanenza dei profughi in Italia, si inizierà anche una campagna di raccolta abiti e beni di prima necessità che verranno stoccati presso i locali dell’Ispettoria e distribuiti secondo le necessità. Ovviamente ogni casa potrà attrezzarsi in modo autonomo e ciò che non verrà distribuito qui in Italia sarà destinato direttamente ai salesiani in Ucraina.

DISPONIBILITÀ ACCOGLIENZA PROFUGHI

Il coordinamento ispettoriale è in capo a Valentina Bellis (valentina.bellis@31gennaio.net) che potrà rispondere ad eventuali richieste di informazioni sul tema e raccogliere le disponibilità che dovranno contenere:
– casa che si rende disponibile all’accoglienza
– numero di posti disponibili
– tipologia di location (stanze in casa salesiana, appartamento, disponibilità di cucina ad uso anche indipendente… )
– eventuale possibilità di accogliere anche minori soli

Le disponibilità occorre segnalarle entro il 15 marzo.

Ucraina: appello del Papa per la pace, i Salesiani vicini alla popolazione

Dal sito di ANS, si riporta un articolo di Famiglia Cristiana sulla presenza Salesiana in Ucraina. Facciamo nostro l’appello del Papa per un giorno di digiuno e preghiera in occasione della celebrazione delle Ceneri: siamo altrettanto vicini con la comunità salesiana presente in Ucraina, a Kiev, Zhytomyr, Leopoli e Dnipro.

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(ANS – Kiev) – In questi giorni di estenuante attesa e incertezza, la vita in Ucraina scorre abbastanza normalmente: la gente va al lavoro, gli studenti sono a scuola, nelle case salesiane si partecipa alla Messa e si frequenta l’oratorio. La tensione è però innegabile, ed è per questo che la Famiglia Salesiana si fa portatrice di un aiuto morale e materiale ai giovani e a tutta la popolazione.

Il 26 gennaio, giorno in cui il Santo Padre ha chiesto a tutta la Chiesa di pregare per la pace nel Paese ex-sovietico, i giovani della casa salesiana “Maria Ausiliatrice” di Kiev si sono radunati per condividere una fede più forte della paura. “Chi è credente ha un raggio di speranza, non si sente solo. Ma chi non crede, chi non è riuscito a fare un’esperienza di Dio, perché non dimentichiamo che il comunismo in Ucraina ha strappato le fondamenta della fede umana, la vive in maniera molto pesante. Il nostro oratorio sta diventando la casa di tutti” ha testimoniato don Maksym Ryabukha, Direttore della casa di Kiev. Da notare che l’impegno ha anche una dimensione ecumenica, dato che le iniziative vengono svolte in dialogo sia con la Chiesa ortodossa, sia con le comunità cattoliche di rito bizantino.

Dunque, la casa salesiana di Kiev, che ha un centro giovanile e si occupa anche di Pastorale universitaria, si sta rivelando un rifugio per tanti: cattolici, ortodossi, e anche molti non credenti. I giovani si passano parola usando le reti sociali, a volte coinvolgono anche le rispettive famiglie. E il gruppo si allarga, di giorno in giorno, e i ragazzi si ritrovano, a gruppi di 100, ogni sera per pregare un’Ave Maria insieme e ricevere il pensiero della “buonanotte”, sullo stile di Don Bosco. Lo fanno tutti i giorni da oltre 300 giorni, cioè da quando la crisi ucraina è tornata a riacutizzarsi.

Anche a Zhytomyr, città a circa a 110 km a ovest di Kiev, dove i salesiani animano la scuola “Vsesvit” e stanno cercando di sviluppare un moderno oratorio, si prega per la pace e si cerca di stemperare la paura nel dialogo. “Certamente, con gli studenti parliamo della situazione”, osserva Nataliya Nagalevska, 48 anni, insegnante di lingua italiana nella scuola salesiana, “ma soprattutto preghiamo per la pace. Ogni lunedì promuoviamo una preghiera comune con tutta la scuola. I nostri bambini pregano tantissimo e la loro è una preghiera così sincera! Pregavano per la guerra del 2014, hanno pregato per la pandemia di Covid-19. E ora pregano perché questa crisi non porti al conflitto”.

E pure a Leopoli, città molto distante da Kiev, nella parte più occidentale del Paese, a soli 70 km dalla Polonia, i salesiani riportano un clima sospeso e teso: nelle ultime settimane la scuola salesiana ha dovuto interrompere più volte le lezioni per degli allarmi bomba, rivelatasi per fortuna, tutti falsi. “Ma creano scompiglio e stravolgono tutto il sistema educativo, perché i ragazzi devono interrompere lo studio, andare a casa e non possono tornare a scuola fino a quando la polizia non abbia controllato tutto l’edificio” testimonia don Yuri Smakous, 39 anni, sacerdote, Preside del ginnasio e liceo gestito dai Figli di don Bosco, dove studiano circa 400 allievi dai 10 e i 17 anni.

“Per noi un possibile attacco vale come un ritorno al passato e nessuno lo vuole. Non parliamo delle vittime, del sangue, dei morti… Tutto questo è tragico” soggiunge.

A Leopoli la casa salesiana comprende anche una casa-famiglia che accoglie 65 bambini e ragazzi orfani o di famiglie in grave difficoltà, dai 6 ai 18 anni, e gestisce una scuola professionale con vari indirizzi, dall’alberghiero alla falegnameria. La casa è diretta da don Andryi Bodnar, 39 anni, originario proprio di Leopoli, che da parte sua commenta: “Chiaro che qui nella parte occidentale non avvertiamo la stessa tensione che si vive nelle regioni orientali, ma il pensiero dell’invasione ovviamente ci preoccupa”.

Sul fronte orientale, invece, a Dnipro, la terza città più popolosa dell’Ucraina, non lontano dal territorio di Donetsk, risiede il salesiano don Oleh Ladnyuk, che dal 2014, quando scoppiò il conflitto del Donbass, è stato chiamato come cappellano militare delle truppe ucraine al fronte. “Se scoppierà una guerra, Dnipro sarà una delle prime città ad essere attaccata” testimonia.

Normalmente si sposta tra i villaggi della zona per offrire corsi di animazione giovanile salesiana nelle parrocchie greco-cattoliche. “Organizziamo i campi estivi, vorrei anche proporre dei corsi di formazione per i giovani animatori di queste zone”. Eppure, ora, con i parroci dei territori e in collaborazione con la Caritas impegnata sulla linea del fronte, sta pensando a come organizzare l’evacuazione degli abitanti, a partire dai bambini, in caso di guerra.

Quanto all’approccio con cui la cittadinanza vive questi momenti, don Ladnyuk condivide, infine: “Tutti i giornalisti che vengono in Ucraina pensano di trovare il panico tra i cittadini. Ma noi viviamo in stato di conflitto da otto anni. Abbiamo paura, certo, ma ormai per noi è la quotidianità. I giornalisti stranieri non capiscono perché ci vedono così sereni… Siamo stanchi, davvero stanchi, di avere paura”.