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Lettera del Vescovo Cesare Nosiglia ai sacerdoti torinesi

In queste settimane, molte persone consacrate  sono in prima fila per offrire il proprio servizio e sostegno. Per questo motivo l’arcivescovo di Torino ha voluto scrivere una lettera personale a tutti i sacerdoti della diocesi; e una lettera analoga è indirizzata ai preti della diocesi di Susa.

Si riporta di seguito la lettera scritta dal Mons. Cesare Nosiglia ai preti di Torino:

Cari presbiteri,

dal profondo del mio animo ho deciso di scrivervi una lettera in questo tempo difficile e certamente molto doloroso per voi e i vostri fedeli. Non è una delle solite lettere pastorali o omelie ma un aprirvi il mio cuore. Vorrei, ora più che mai, essere con voi vescovo, padre e amico.

Siamo pastori. Gesù ci ricorda che il buon pastore di fronte al lupo non ha paura e non fugge come un mercenario ma difende il suo gregge. Ogni pecora del suo gregge sa che può contare su di lui, pronto a donare tutto se stesso – persino la vita – per le sue pecore. So bene quanto questo da un lato ci consola perché anche noi facciamo parte del gregge del Signore e siamo da lui difesi e sostenuti; ma dall’altro siamo anche consapevoli che la nostra vocazione di pastori che vivono in mezzo al loro gregge sia oggi apprezzata, cercata e attesa dalla nostra gente spaventata e disorientata.

Siamo padri. Ed ora è il momento di vivere questo dono che abbiamo ricevuto e forse non abbiamo mai considerato abbastanza. Manifestiamo dunque la nostra paternità non escludendo alcuno dal nostro amore e dalla nostra preghiera, ma soprattutto aiutando le persone e famiglie che sono più in difficoltà. Infondiamo coraggio a chi ha subito o sta ancora lottando con la malattia e sosteniamo la sua fede e la fiducia nel Signore.

Siamo amici, come Gesù ci ha insegnato: «Non vi chiamo servi ma amici». Quante volte abbiamo sottolineato che il nostro ministero è un servizio a Dio e alla comunità che la Chiesa ci ha affidato! Oggi siamo chiamati a fare un passo in più e a considerarci veramente amici di tutti secondo l’invito di Gesù che ci dice: «non c’è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici». La vita che possiamo donare è la nostra serenità, fiducia e speranza nel Signore, che siamo chiamati a infondere nelle persone.Soffriamo tutti per la mobilità ridotta, i contatti personali inesistenti. È vero. Ma la vita della Chiesa è una storia delle ricchezze che proprio le difficoltà hanno stimolato e fatto crescere. Restare «connessi» fra noi, oggi, è anche un sfida alla nostra intelligenza e alla nostra ingegnosità…

Siamo persone. I compiti che la missione ci assegna non cancellano le nostre singole e umane fragilità e sofferenze. Non mancano anche tra voi, confratelli che hanno perso o sono molto preoccupati per i loro cari. Anche per noi la solitudine, i dubbi la paura sono amaro pane quotidiano. Non possiamo ignorare tali fragilità e sofferenze e non dobbiamo nasconderle. Infatti è a cominciare da questa prospettiva che testimoniamo la ricchezza dei doni del Signore: la fede e la speranza; ed è da qui che siamo chiamati a valorizzare le nostre risorse: la fortezza, la temperanza…

C’è una parola che dovrebbe diventare «virale» per tutti noi di questi tempi: ed è «confidenza». Confidenza nel Signore prima di tutto. Ma confidenza anche nei rapporti tra di noi: nessuno ha da rimanere solo. Sentiamoci, parliamo – anche solo per sapere come si sta. Teniamo viva quelle rete di stima, di amicizia, di fraternità che è la sostanza del nostro essere «clero», cioè patrimonio eletto del Signore.

Carissimi,

a questi semplici pensieri che mi partono dal cuore aggiungo un grazie che vorrei fosse accolto da ciascuno di voi. Vi ringrazio per l’impegno con cui vi rendete in qualche modo presenti soprattutto verso quelle persone che piangono i loro cari e non possono nemmeno dare loro l’ultimo saluto e una stretta di mano o una carezza.

Vi ringrazio per la costante preghiera che scandisce le vostre giornate, dalla Messa celebrata da soli ma per l’intera comunità, al rosario alla Madonna Consolata che come ci ha ricordato il Papa ha ottenuto nel passato tante grazie in occasione di eventi come questo, ed è certamente disponibile anche oggi a donarci il suo aiuto e la sua protezione.

Vi ringrazio per la vostra vicinanza, realizzata attraverso gli strumenti digitali, verso i ragazzi e giovani dell’oratorio e del catechismo, le loro catechiste e catechisti e animatori.

Ringrazio in particolare i cappellani degli ospedali,i diaconi, i medici e operatori sanitari, i volontari Caritas e quanti si prestano per alleviare la solitudine di tanti anziani soli mediante una telefonata o una preghiera fatta apposta per loro.

Il virus passerà, ne siamo certi; e tante saranno e le tragedie che si porterà dietro ma ci darà modo di riflettere profondamente sul nostro stile di vita, sul dare importanza a ciò che conta veramente rispetto a tante altre cose ritenute necessarie e in realtà superflue e secondarie.

Vi benedico di cuore e mi auguro che al più presto potremo ritrovarci insieme per continuare la nostra missione e ritrovare slancio e vigore per il nostro impegno verso e con i nostri fedeli.

Cesare vescovo, padre e amico

“In alto a casa”: in cammino verso la V incoronazione della Madonna di Oropa

In occasione della V Incoronazione della Madonna di Oropa (1620-2020) che si terrà domenica 30 agosto, la diocesi di Biella e il Servizio della Pastorale Giovanile propongono una “mini-GMG mariana” dal titolo “In alto, A CASA“, una iniziativa dedicata ai giovani per mettersi in cammino sotto lo sguardo di Maria, dal 24 al 31 agosto 2020. Si riporta di seguito il programma dell’iniziativa con tutte le informazioni utili.

IN ALTO A CASA

V Incoronazione della Madonna di Oropa 1620-2020

Giovani in cammino 24-31 agosto 2020 

Nel 2020, domenica 30 agosto si svolgerà la quinta secolare Incoronazione della Madonna. Ma cosa vuol dire oggi incoronare l’antica effige della Madonna di Oropa? La Quinta Centenaria Incoronazione non si limiterà alla cerimonia liturgica di fine agosto 2020, ma sarà un cammino che prevede una serie di eventi, progetti ed iniziative di interesse e richiamo in ambito nazionale e con la partecipazione di fedeli, famiglie e visitatori da tutto il mondo.

Il gesto liturgico di porre la corona sulla testa del Figlio e della Madre fa di Oropa il luogo dell’identità, dove si attinge nuova forza per affrontare tutte le difficoltà. Oropa è il luogo dove il bisogno profondo che vivono le donne e gli uomini del nostro tempo si stringe al legame profondo con la Madonna, che è Vergine, Regina, ma anche Madre e Donna, temi che ci riportano all’attualità dell’epoca in cui viviamo. In questo senso, siamo tutti “Figli di una Regina”: figli che nella fratellanza e nella comunione formano la corona più preziosa.  La corona è un segno del nostro affetto e impegno di cambiamento: il cammino verso il  2020 è un’occasione per riscoprire, anche per i non credenti, la solidarietà, la speranza e la positività di cui tutti abbiamo bisogno.

L’invito è rivolto ai giovani per vivere una mini-GMG mariana.

PROGRAMMA

Lunedì 24 agosto (San Bartolomeo)
Arrivo nelle parrocchie, accoglienza nelle famiglie e serata di festa nelle parrocchie/zone.

Martedì 25 agosto
Verso le ore 9:30 ritrovo alle Cave del Favaro e da lì partenza della cerimonia di accoglienza “pellegrinante”
verso il Santuario di Oropa.
Pranzo al sacco e poi verso le 13:30 i giovani biellesi mostrano Oropa ai convenuti
Ore 16:30 – Messa in chiesa nuova presieduta da un vescovo scelto dal Santuario
Ore 18:30 – Cena offerta
Ore 20 – Spettacolo mariano
Ore 22 – Partenza per il ritorno a casa

Mercoledì 26 agosto
Ore 9 – Messe “zonali”
Ore 11 – In un posto del Cossatese, tavola rotonda sul tema del “lavorare”
Ore 13 pranzo al sacco
Ore 14:30 – “I giovani incontrano i lavoratori”
Ore 17 – Partenza per il ritorno a casa
Ore 19 – serata “speciale” nelle case ospitanti

Giovedì 27 agosto (Santa Monica)
Ore 9:30 – Incontriamo alcune realtà caritative della Diocesi, preghiamo con loro il rosario e li invitiamo alla
messa della sera in piazza Duomo a Biella
Ore 12:00 – catechesi in Duomo sul tema del “camminare al passo degli ultimi”
Ore 13:00 – Pranzo al sacco e viviamo la città di Biella.
Ore 18:00 – Messa presieduta dal vescovo Roberto in piazza Duomo
A seguire cena in piazza … “e oltre”!
Ore 22 – Partenza per il ritorno a casa

Venerdì 28 agosto (sant’Agostino)
Ore 10 – In 3 o 4 luoghi “Intervista a teologi morali” sul tema della “Laudato si” e a seguire messa
Ore 13 – Ritrovo nella bella realtà “naturale” dei Salesiani di Muzzano per pranzo al sacco e poi dalle 14:30
spazio per le confessioni e/o momenti di dialogo
Ore 18 cena offerta e poi partenza a piedi per Sordevolo
Ore 21 – Passione!
A seguire ritorno a casa

Sabato 29 agosto (Martirio di san Giovanni Battista) – Festanti da Maria con Pier Giorgio
Ore 10 – Ritrovo a Pollone e conosciamo Pier Giorgio per far festa bene
Ore 13 – pranzo al sacco
Ore 16 – momento con il legato pontificio per prepararci all’imminente incoronazione e poi serata di festa
con cena a buffet
Dormiremo alla diaccio (sennò che “simil-gmg” è?!) e saliremo a piedi ad Oropa … stiamo ancora cercando
di capire dove e quando.

Domenica 30 agosto – Figli di una Regina!
Incoroniamo la Madonna.
Al termine, si scenderà a piedi per andare a prendere i bus e tornare nelle case.

Lunedì 31 agosto
Ogni parrocchia/zona organizza il saluto ai suoi pellegrini

Oratorio San Paolo: inaugurazione “Accoglienza residenziale” – La Voce e Il Tempo

La Voce e il Tempo di domenica 6 febbraio, riporta un articolo sull’apertura dell’appartamento dedicato all’accoglienza temporanea presso la comunità dell’Opera Salesiana San Paolo. Di seguito l’articolo dedicato, a cura di Marina Lomunno.

 

La comunità dell’Opera salesiana San Paolo, che prende il nome da una delle borgate più antiche e popolari della città, sempre più in prima linea per affrontare le emergenze del territorio. Come avrebbe fatto oggi il santo dei giovani. Per questo con lo slogan «Questa è la mia casa», la casa di don Bosco, è stato inaugurato, sabato 1 febbraio, un appartamento per l’«Accoglienza residenziale temporanea» che potrà ospitare fino a 7 giovani maggiorenni. La nuova struttura, in cui trovano spazio anche i rinnovati locali della Caritas, si aggiunge alla comunità alloggio aperta nell’ottobre 2016 in cui sono stati accolti 12 Msna, minori stranieri non accompagnati (11 egiziani e un albanese) affidati ai salesiani dall’Ufficio minori stranieri del Comune. I nuovi servizi sono stati avviati ufficialmente non a caso all’indomani della festa liturgica di don Bosco, celebrata venerdì 31 nella Basilica di Maria Ausiliatrice con la Messa per i giovani con il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime e, in serata con la concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo Cesare Nosiglia.

«Circa tre anni fa eravamo qui per inaugurare la nuova comunità per minori stranieri»

ha detto il direttore del San Paolo, don Alberto Lagostina, al taglio del nastro a cui hanno partecipato, tra gli altri don Enrico Stasi, ispettore salesiano del Piemonte e della Valle d’Aosta, don Stefano Mondin, responsabile della Pastorale giovanile dell’Ispettoria e Sonia Schellino, vicesindaco di Torino e assessore ai Servizi sociali. Il Comune di Torino contribuisce al progetto di sostegno all’autonomia dei minori e dei giovani affidati ai salesiani con il «Piano di inclusione sociale» che mette in rete tutti gli attori del territorio.

«Già allora avevamo il desiderio di fare qualcosa di più, per quanti di loro hanno ancora bisogno di un periodo di sostegno prima di affrontare la vita in completa autonomia. È nata così questa Accoglienza, un appartamento riservato a sette neomaggiorenni, italiani e stranieri, alcuni cresciuti nell’attigua comunità per minori o già inseriti nei nostri oratori: studenti, universitari o lavoratori che necessitano nel loro cammino verso l’indipendenza di una residenza temporanea e che vogliano condividere un tempo della loro vita con giovani di altre nazioni e con la comunità dei salesiani e della parrocchia».

Don Lagostina ha sottolineato come la nuova Casa, resa possibile grazie al contributo di un benefattore, rientra nel cammino di accoglienza della parrocchia e dell’oratorio che contribuiscono con tanti volontari alla gestione pratica ed educativa delle due Comunità per i giovani più fragili e del Centro di ascolto della Caritas «salvagente» per le crescenti le necessità delle famiglie del quartiere.

«In un tempo dove si enfatizza la diversità, dove nascono nuove forme di razzismo, dove si colpiscono fasce deboli come gli immigrati, facendoli diventare causa di tutti i mali, riteniamo importante porre piccoli segni che però parlano. Così è questa nuova residenza per giovani che si affacciano alla vita adulta dove si intende porre il segno della condivisione tra diverse nazionalità, italiana compresa».

È l’impegno dei salesiani in città, che continuano ad essere in prima linea negli oratori delle periferie multietniche nella «lotta contro la povertà educativa per far rialzare i ragazzi che hanno avuto di meno». Le difficoltà e i pregiudizi si combattono aprendo le comunità, andando a cercare i ragazzi per le strade come facevano i santi sociali.

«Far sentire a casa chi ha bisogno di sostegno: questa è la sfida del San Paolo: dobbiamo riscoprire la vita comunitaria. Qui funziona perché la comunità parrocchiale, l’oratorio, la comunità degli educatori e la Casa di accoglienza sono integrate, sono un’unica famiglia dove ciascuno si prende carico uno degli altri»

sottolinea don Stefano Mondin. Fabrizio Spina, educatore, consacrato salesiano è uno dei responsabili del nuovo appartamento, «un laboratorio» come lo definisce «in cui ho la fortuna di sperimentare insieme a questi ragazzi, italiani e stranieri, che hanno fatto un pezzo di strada nelle nostre opere, un percorso verso l’età adulta in stile salesiano: una famiglia di giovani che hanno bisogno ancora di una stampella per fare il salto verso l’autonomia. C’è chi lavora, chi ha ripreso gli studi, chi sta cercando la sua strada. Ci aiutiamo, la comunità parrocchiale ci aiuta, non siamo soli. Sono ragazzi che meritano fiducia, la condivisione di valori comuni è uno stimolo forte alla crescita». Durante l’inaugurazione, don Stasi ha ricordato che oggi don Bosco avrebbe fatto lo stesso richiamando le parole dell’omelia dell’Arcivescovo in Basilica, davanti all’urna del santo dei giovani:

«Don Bosco non ha mai considerato un ragazzo irrimediabilmente perduto, tanto da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: ‘Talità Kum’, alzati e cammina come ha detto Gesù alla figlia di Giairo. Nessun ragazzo e ragazza è dunque considerato ‘morto’, perduto per sempre, da parte di Gesù. Nessuno è considerato così difficile da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: ‘Alzati dalla tua situazione e prendi in mano la tua vita con gioia e coraggio’».

Festa di don Bosco a San Salvario: tra passato e futuro

Si riporta la notizia proveniente dalla casa salesiana di San Salvario di Torino, con il racconto della giornata di festa della comunità di domenica 2 febbraio. Ecco il racconto della giornata:

 

“Io abbozzo, voi stenderete i colori”

è questo augurio di don Bosco che ha accompagnato la festa della comunità di ieri. La festa è iniziata con la celebrazione della S. Messa nella chiesa San Giovanni Evangelista durante la quale don Claudio ha ricordato come Maria cammina e ci accompagna sempre per le vie del nostro quartiere.

Al termine della celebrazione nel cortile di via Madama è stato offerto un buffet e tre stand hanno coinvolto i partecipanti: le foto di un tempo degli ex-allievi e oratoriani hanno raccontato “chi eravamo”, “chi siamo oggi” consisteva in giochi preparati dai giovani dell’oratorio e infine “guardando verso il futuro” invitava le persone ad immaginare il proprio impegno nella Casa nei prossimi anni.

A seguire il pranzo con oltre 170 persone è stato occasione di condivisione e di famiglia. Un grazie speciale va a Clelia, che insieme al marito e due amici, hanno preparato un pasto delizioso per tutti: polenta, spezzatino, pasta al forno e arrosto! E non possiamo dimenticarci di Fatima e Hisham che hanno creato una favolosa torta a forma di stella per l’occasione.

A conclusione della festa è stata organizzata una grande tombolata a premi per tutti!

Grazie a tutti coloro che hanno aiutato e partecipato, ma grazie in particolare a don Bosco, che ha reso possibile tutto questo, e molto altro, per le via di San Salvario!

Oratorio San Paolo: inaugurata la nuova “Accoglienza residenziale”

Nel pomeriggio di sabato 1° febbraio scorso, presso l’Oratorio Salesiano di Torino San Paolo, in via Luserna di Rorà 16, si è tenuta l’inaugurazione della Accoglienza residenziale temporanea per giovani maggiorenni e dei nuovi locali Caritas.

Il progetto di Accoglienza è stato realizzato dai salesiani dell’opera con il contributo offerto da un benefattore ed ha lo scopo di offrire uno soluzione a quei giovani universitari o lavoratori, neo maggiorenni italiani e stranieri, che necessitano, nel loro cammino di indipendenza, di una residenza temporanea con la formula dell’housing sociale.

Gli spazi che verranno inaugurati e che hanno beneficiato dell’intervento di ristrutturazione comprendono i locali della Caritas siti all’interno dell’opera ed un appartamento contiguo che ospiterà fino a 7 giovani.

Il saluto a tutti i presenti che hanno voluto prendere parte all’inaugurazione nella giornata di sabato scorso – oltre 100 persone – è stato da parte di don Alberto Lagostina, direttore della Casa Salesiana di San Paolo.

Presente all’evento anche l’Assessore Sonia Schellino, Vice sindaco della città di Torino, la quale si è complimentata del progetto realizzato poiché rappresenta un valido contributo offerto alla collettività e allo stesso tempo un aiuto concreto per le categorie più fragili.

La parola è poi passata al Presidente della Circoscrizione 3 del Comune di Torino, Francesca Troise, la quale ha mostrato molta soddisfazione in merito alla collaborazione che da anni intercorre con la realtà salesiana di San Paolo.

Infine, la parola all’Ispettore ICP, don Enrico Stasi, il quale ha voluto sottolineare la bellezza di questa nuova esperienza, affermando quanto rappresenti una nuova prospettiva per tutti i salesiani del Piemonte che vogliano sostenere quei giovani orientati ad esperienze di coabitazione, di servizio e di crescita condivisa.

L’inaugurazione si è poi conclusa con il tradizionale taglio del nastro, la visita agli ambienti e un momento conviviale offerto alla comunità con il buffet preparato dal Gruppo Mamme dell’Oratorio salesiano.

Rivivi l’evento

Salesiani Agnelli: Classi seconde della scuola media al teatro Erba di Torino

Il 22 gennaio gli alunni di seconda del Centro di Formazione Professionale dell’Agnelli si sono recati al Teatro Erba di Torino per assistere ad un’opera teatrale dal titolo “Trappola per topi”, durante la quale i ragazzi hanno avuto modo di riflettere sul genere letterario giallo.

Si riporta l’articolo pubblicato in data odierna sul sito dell’opera.

Mercoledì 22 gennaio gli alunni delle classi seconde hanno assistito alla rappresentazione teatrale di uno dei più celebri gialli di tutti i tempi: Trappola per topi, dalla penna della regina indiscussa del mistero, Agatha Christie. L’uscita didattica al teatro Erba, organizzata dai docenti del dipartimento di lettere e molto apprezzata dai ragazzi, è stata l’occasione per riflettere ulteriormente e in via più diretta sul genere letterario del giallo, precedentemente affrontato in classe.

L’Esperienza AM di Michele Dettoni al concorso fotografico “Finestre di Speranza”

Michele Dettoni, un ragazzo proveniente dall’Oratorio Salesiano Agnelli di Torino, ha partecipato al concorso fotografico “Finestre di Speranza” promosso dall’Arcidiocesi di Torino – Ufficio Missionario diocesano, con il quale ha voluto raccontare l’esperienza vissuta in Romania  con l’Animazione Missionaria ICP attraverso ad alcuni scatti.

Si riporta di seguito la presentazione di Michele Dettoni con le immagini utilizzate per il concorso.

“Non sarà la tua presenza a fare qualcosa di importante alla missione, ma sarà la missione a fare qualcosa di importante a te”.
Queste sono le parole pronunciate da don Riccardo la prima sera dell’esperienza estiva di missione in Romania. Una missione che è stata sempre un incontro, un incontro con l’altro, un incontro con una cultura differente, un incontro con il Signore.

Sono Michele Dettoni, 34 anni, proveniente dall’Oratorio Salesiano Agnelli di Torino. Tramite i salesiani di don Bosco ho frequentato il “corso partenti” tra ottobre 2018 e giugno 2019. Il tutto finalizzato a svolgere una esperienza missionaria nell’estate. Mi ero spesso avvicinato a questa proposta ma non avevo mai oltrepassato il sottile diaframma che divide il parlarne e il sostenerne la progettazione per altri e il viverla in prima persona.

Sono un educatore dalla lunga esperienza presso i salesiani dell’Agnelli di Torino, lavoro qui ormai da 12 anni. Sono laureato in psicologia e qui ho percorso tutta la gamma dei servizi, compresi quelli nella scuola come insegnante di sostegno. Sono cresciuto in oratorio con i racconti della missione di don Serafino Chiesa in Bolivia, salesiano incaricato dell’oratorio quando lo frequentavano i miei genitori.

Nel 2018 sono andato in pellegrinaggio in Terra Santa insieme al Movimento Giovanile Salesiano e proprio lì, durante una visita all’oratorio salesiano di Nazareth, è successo qualcosa. A gennaio 2019 mi hanno comunicato la destinazione: Romania, Ciresoaia. Una missione che ormai da 10 anni viene visitata da un gruppo di giovani dell’Ispettoria Salesiana del Piemonte, Valle D’Aosta e Lituania. Insieme ad altri 6 giovani e don Riccardo Grassi, siamo andati a svolgere 3 settimane di servizio presso la parrocchia di Nicoresti e di Ciresoaia. Tre settimane di “estate ragazzi”. Ho scelto queste 3 foto perché rappresentano ciò che ha catturato subito la mia attenzione. Gli sguardi di questi bambini. Sguardi di speranza.

FOTO IN CONCORSO

Inaugurazione della Accoglienza residenziale

Segnaliamo che in data 1 febbraio alle ore 16:30 presso l’Oratorio Salesiano di Torino San Paolo, in via Luserna di Rorà 16, si terrà l’inaugurazione della Accoglienza residenziale temporanea per giovani maggiorenni e dei nuovi locali Caritas.

Il progetto di Accoglienza è stato realizzato dai salesiani dell’opera con il contributo offerto da un benefattore ed ha lo scopo di offrire uno soluzione a quei giovani universitari o lavoratori, neo maggiorenni italiani e stranieri, che necessitano, nel loro cammino di indipendenza, di una residenza temporanea con la formula dell’housing sociale.

Gli spazi che verranno inaugurati e che hanno beneficiato dell’intervento di ristrutturazione comprendono i locali della Caritas siti all’interno dell’opera ed un appartamento contiguo che ospiterà fino a 7 giovani.

Questi gli orari:

  • ORE 16.30 – Accoglienza dei partecipanti
  • ORE 16.45 – Saluto dell’Ispettore dei Salesiani del Piemonte – don Enrico Stasi
  • ORE 16.55 – Saluto delle autorità civili presenti
  • ORE 17.10 – Saluto della Presidente della Circoscrizione 3 del Comune di Torino – Francesca Troise
  • ORE 17.30 – Inaugurazione e visita dei locali
  • ORE 18.00 – Buffet conviviale preparato dal Gruppo Mamme dell’Oratorio salesiano

Avvenire: Disagio giovanile e periferie, la Chiesa di Torino in campo – Don Domenico Ricca

La settimana scorsa a Torino, presso l’Urban Lab, è stata presentata la ricerca “Il disagio nelle periferie di Torino” dell’economista Mauro Zangola. Tra gli operatori che si occupano in città di disagio giovanile e di integrazione, don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del carcere minorile “Ferrante Aporti”.

Si riporta l’articolo pubblicato da Avvenire in data odierna riguardante la presentazione della ricerca, a cura di Marina Lomunno.

LA MAPPA DEI BISOGNI E IL LAVORO DA FARE

Disagio giovanile e periferie, la Chiesa di Torino in campo

A Mirafiori, il quartiere nato attorno alla grande fabbrica ogni due “nonni” c’è un giovane: nel 1981 per ogni anziano c’era un giovane e mezzo. Dall’altra parte della città, in Barriera di Milano, periferia nord, ogni due giovani stranieri c’è n’è uno italiano. Sono alcuni dei dati della ricerca dell’economista Mauro Zangola “Il disagio nelle periferie di Torino” presentata settimana scorsa nel capoluogo piemontese durante l’incontro “Chi sono i giovani a Torino”, presso “Urban Lab”, Laboratorio Urbano, associazione nata nel 2005 grazie a un accordo tra Città di Torino e Compagnia di San Paolo per raccontare come cambia la città sotto la Mole e l’area metropolitana.

Torino da sempre, è stato sottolineato, è città laboratorio: fin dai tempi dei santi sociali, dove emarginazione e disagio giovanile hanno offerto lo spunto per far nascere gli oratori e la formazione professionale. E nella città che fu della Fiat e che adesso sta cercando di reinventarsi, disoccupazione giovanile e invecchiamento della popolazione stanno diventando un’emergenza sociale: anche oggi in prima linea a trovare soluzioni, soprattutto per contribuire a rimotivare i Neet, i giovani che né studiano né lavorano (oggi sarebbero i «ragazzi discoli e pericolanti» di don Bosco) c’è la Chiesa torinese.

Nel giugno scorso l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha commissionato all’economista Zangola una ricerca sui giovani nelle periferie di Torino. Il testo è stato lo spunto per mettere attorno al tavolo, invitati da “Urban Lab”, gli operatori che si occupano in città di disagio giovanile e di integrazione. Oltre a Nosiglia e alla pastorale del Lavoro sono intervenuti tra gli altri don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del carcere minorile “Ferrante Aporti”, il vicesindaco Sonia Schellino e Marco Giusta, assessore alle Politiche giovanile del Comune e i rappresentanti di Politecnico, Università, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt e alcune associazioni giovanili impregnate nelle periferie con attività di aggregazione sportiva e sociale.

In generale la ricerca evidenzia come i giovani disoccupati siano a bassa scolarità e provenienti da famiglie «con potenziale disagio economico» che vivono nei quartieri dove anziani e stranieri sono in prevalenza: periferie urbane come Mirafiori e Torino nord, quartieri Vallette, Borgo Vittoria, Aurora, Barriera di Milano, Falchera. Ultimi tra gli ultimi, come ha evidenziato don Domenico Ricca, sono i ragazzi che incappano nelle maglie della giustizia ma che sono lo specchio dell’abbandono delle periferie non solo torinesi.

«La vera emergenza è l’istruzione: dobbiamo dichiarare guerra alla dispersione scolastica e incrementare l’accompagnamento educativo di avvicinamento al lavoro» ha sottolineato il cappellano.

Un allarme condiviso dall’arcivescovo Nosiglia che, ricordando come la diocesi sia in prima linea nelle parrocchie in cui sono attivi decine di sportelli lavoro, gli oratori, i centri di formazione professionale di ispirazione cristiana che «soccorrono e qualificano» i ragazzi che abbandonano i corsi di studi superiori, ha avanzato una proposta per dare futuro alla città:

«Se non si fa sistema, tutto diventa più frammentato» ha detto Nosiglia. «Occorre una progettualità condivisa tra tutti coloro che in città si occupano dei giovani: per questo proponiamo di dar vita a un comitato permanente sul disagio giovanile cittadino in cui i rappresentanti dei centri e degli sportelli lavoro che operano sul territorio elaborino una mappa aggiornata sui servizi offerti, sui fabbisogni formativi degli operatori e sulle opportunità di lavoro».

Proposta accolta subito da “Urban Lab” che ha dato la disponibilità per ospitare il comitato per i giovani torinesi più fragili.

Scuola Don Bosco Cumiana: Visita al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino

Il 27 novembre scorso, i ragazzi delle terze medie del don Bosco di Cumiana, hanno visitato il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dal sito dell’opera.

Mercoledì 27 novembre i ragazzi delle terze medie del don Bosco di Cumiana, per il secondo anno consecutivo, hanno potuto visitare in forma esclusiva e privata il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino. La visita di questo “Museo Capannone” nella sede provvisoria della Caserma Amione di Piazza Rivoli a Torino, è stata guidata dal Primo Luogotenente Galletti, tra i massimi esperti Nazionali oltreché consegnatario del Museo, e dal signor Hasley Hogg.

Con una magistrale lezione, partendo da una delle bombarde con cui Maometto II distrusse le mura di Costantinopoli per arrivare ai moderni fucili d’assalto come il kalashnikov, le due guide hanno aperto scenari di storia che hanno permesso ai nostri allievi di conoscere l’evoluzione tecnica applicata all’evolversi dei conflitti negli ultimi 600 anni.

I continui riferimenti storici sul progredire della scienza con avvenimenti noti, ha consentito ai ragazzi di apprendere in due ore quello che sarebbe stato difficilmente raggiungibile in aula.

Conoscere il modo di vivere nei secoli applicato agli scenari dei conflitti, ha messo in luce anche l’origine di alcune espressioni comunemente usate; affermare, ad esempio, che qualcosa “è inchiodato” per esprimere che è inservibile, risalirebbe all’atto di sabotaggio delle artiglierie nemiche, dove, per renderle inservibili, si piantava un chiodo nel posto in cui doveva passare la miccia di accensione della polvere (focone).

L’attenzione di ragazzi e ragazze, e la possibilità di toccare con mano le armi disattivate usate nei tanti conflitti, hanno permesso loro di capire la fatica e le privazioni sopportate dai loro bisnonni durante la Grande Guerra. Si è in questo modo raggiunto anche l’obiettivo di non far cadere nel dimenticatoio il sacrificio di tanti giovani ragazzi italiani ed europei che in essa dovettero confrontarsi e soccombere per gli ideali di Patria.

L’applicazione del metodo di “toccare con mano la storia”, particolarmente sentito al Don Bosco di Cumiana, consente di conoscere senza pregiudizi per formare una coscienza critica al fine di costruire gli onesti cittadini di domani.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la grande disponibilità del Comandante delle Truppe Alpine Gen. C.A. Claudio Stefano Berto, che, tramite la Sua catena di Comando (Col. Mulciri, Ten. Col. Corrado), ha permesso alla Nostra Scuola questo privilegio.