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Vaticano – Papa Francesco ricorda la festa di Maria Ausiliatrice: Maria aiuti a rinsaldare la fedeltà a Cristo

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Città del Vaticano) – Maria Ausiliatrice, celebrata mercoledì 24 maggio, è stata ricordata anche da Papa Francesco al termine della sua catechesi nell’udienza generale del mercoledì. Rivolgendosi ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli, il Santo Padre ha detto: “Oggi è la festa della Madonna venerata con il titolo di Maria Ausiliatrice. Maria aiuti voi, cari giovani, a rinsaldare ogni giorno la vostra fedeltà a Cristo. Ottenga conforto e serenità per voi, cari anziani e cari ammalati. Incoraggi voi, cari sposi novelli, a tradurre nella vita quotidiana il comandamento dell’amore”.

Nel giorno della Festa di Maria Ausiliatrice, il Pontefice – lui stesso devoto a Maria Ausiliatrice, e che come arcivescovo di Buenos Aires, ogni 24 maggio celebrava la Messa centrale per la festa dell’Ausiliatrice nella Basilica del quartiere di Almagro – ha poi citato anche la Famiglia Salesiana e la sua vocazione mariana, eredità del fondatore della Congregazione, San Giovanni Bosco, esprimendo parole di affetto, di elogio e d’incoraggiamento per tutti i suoi membri. “Il giorno di Maria Ausiliatrice è una vocazione mariana tanto cara a Don Bosco: un saluto e un ricordo alla Famiglia Salesiana, ringraziando per tutto quello che fa per la Chiesa”.

Il Santo Padre non ha mancato poi di rivolgere una supplica all’Ausiliatrice con un pensiero all’Ucraina. “Ancora la tristezza a tutti ci viene per la martoriata Ucraina: si soffre tanto lì, non dimentichiamoli. Preghiamo oggi Maria Ausiliatrice che sia vicina al popolo ucraino”.

Nel giorno dedicato a Maria Ausiliatrice, la Chiesa celebra anche la Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa Cattolica in Cina. Nel Paese asiatico Maria è venerata e invocata nel Santuario di Nostra Signora di Sheshan, a Shanghai. In questa circostanza, il Pontefice ha espresso la sua vicinanza ai fratelli e alle sorelle cinesi, condividendone gioie e speranze: “In questa circostanza, desidero assicurare il ricordo ed esprimere la vicinanza ai nostri fratelli e sorelle in Cina, condividendo le loro gioie e le loro speranze. Un pensiero speciale è rivolto a tutti coloro che soffrono, pastori e fedeli, affinché nella comunione e nella solidarietà della Chiesa Universale possano sperimentare consolazione e incoraggiamento. Invito tutti ad elevare la preghiera a Dio, perché la Buona Novella di Cristo crocifisso e risorto possa essere annunciata nella sua pienezza, bellezza e libertà, portando frutti per il bene della Chiesa cattolica e di tutta la società cinese”.

La Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa cattolica in Cina viene celebrata dalla Chiesa dal 2007. La proposta era stata annunciata all’epoca da Papa Benedetto XVI, che aveva scelto questa data proprio perché è il giorno liturgico di Maria Aiuto dei Cristiani, molto venerata dai Cinesi.

Presentazione del volume: “Il Carisma della Presenza e della Speranza. Un anno viaggiando con Don ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME”

Martedì 30 maggio 2023 verrà presentato in Vaticano, presso il Collegio Teutonico, il racconto dei viaggi che il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha compiuto nel 2022 e all’inizio del 2023. Il libro è a cura del uo Segretario e Co-portavoce della Congregazione, don Giuseppe Costa. Di seguito la notizia apparsa sul sito InfoANS.

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I viaggi che Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana, ha compiuto nel 2022 e all’inizio del 2023 sono oggetto di una pubblicazione a cura del suo Segretario e Co-portavoce della Congregazione, don Giuseppe Costa.

La raccolta va sotto il titolo “Il carisma della presenza e della speranza” e vanta, tra l’altro, una brillante presentazione del sociologo prof. Franco Garelli, dell’Università Statale di Torino.

Avvalendosi della documentazione fotografica e testuale fornita dall’ANS – Agenzia iNfo Salesiana, il curatore offre un volume bello da vedere, ma che soprattutto sottolinea il multiculturalismo delle presenze salesiane in 136 Paesi del mondo.

Martedì 30 maggio 2023 verrà presentato in Vaticano, presso il Collegio Teutonico, in uno speciale incontro con i giornalisti vaticanisti, che potranno a loro volta intervistare Don Á.F. Artime.

Questo il programma dell’appuntamento, con inizio alle ore 11:15 (UTC+2):

  • Introduce
    Don Giuseppe Costa, Segretario e portavoce del Rettor Maggiore.
  • Modera
    Angela Ambrogetti, Direttore di Acistampa.
  • Intervengono
    Domenico Agasso, Vaticanista de La Stampa;
    Gianni Cardinale, Vaticanista di Avvenire;
    Eva Fernández, Corrispondente di Cadena Cope per l’Italia e il Vaticano;
    Javier Martínez-Brocal, Corrispondente di ABC per il Vaticano.

Vaticano – Don Mauro Mantovani, SDB, nominato Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana

La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che, il 14 febbraio 2023, il Santo Padre Francesco ha nominato Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana don Mauro Mantovani, SDB.

 

Dall’agenzia ANS:

(ANS – Città del Vaticano) – La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato, il 14 febbraio 2023, che il Santo Padre Francesco ha nominato Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana don Mauro Mantovani, SDB, finora Decano della Facoltà di Filosofia presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma (Italia) e già Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana.

Mauro Mantovani è nato il 3 gennaio 1966 a Moncalieri (Italia), ha svolto il noviziato presso la casa salesiana “Monteoliveto” di Pinerolo e ha emesso i primi voti nella Società Salesiana di San Giovanni Bosco l’8 settembre 1986; ha professato i voti perpetui a Castelnuovo Don Bosco il 27 settembre 1992 ed è stato ordinato presbitero il 12 settembre 1994 a Torino.

Ha compiuto studi di Filosofia e di Teologia presso l’Università di Roma Tor Vergata (Laurea in Filosofia, 1995), l’Università Pontificia Salesiana (Baccalaureato e Licenza in Filosofia; Baccalaureato in Teologia presso la sezione di Torino, e Licenza in Teologia Dogmatica); l’“Universidad Pontificia de Salamanca”, in Spagna (Dottorato in Filosofia e Lettere, 2006) e la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – “Angelicum” a Roma (Dottorato in Teologia Tomistica, 2011).

Dal 2007 è Professore Ordinario all’Università Pontificia Salesiana (UPS) a Roma, con ricerche e pubblicazioni riguardanti la teologia filosofica, la filosofia della storia, la propedeutica filosofica e vari temi di confine tra teologia, filosofia e scienza. In modo particolare si occupa di tomismo e della tradizione commentaristica alla Summa Theologiae (specie la q. 2 della I Pars) di Tommaso d’Aquino negli autori della “Seconda Scolastica” e della cosiddetta “Scuola di Salamanca”.

Per l’UPS ha ricoperto i seguenti incarichi: Decano della Facoltà di Filosofia; Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale; Vicerettore; Rettore Magnifico per due mandati (2015-2018 – 2018-2021).

Nel 2016 è stato nominato Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Pontificie Romane (CRUPR) ed attualmente è Membro della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e del Comitato scientifico dell’Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche (AVEPRO).

Il salesiano coadiutore Artemide Zatti è santo!

Artemide Zatti è stato dichiarato santo durante la Celebrazione Eucaristica sul Sagrato di piazza San Pietro di domenica 9 ottobre 2022. Di seguito il resoconto della giornata e le testimonianze di alcuni salesiani coadiutori giunti in Vaticano per il grande evento, apparse sul sito ANS.

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 “Il fratello salesiano Artemide Zatti è stato un esempio vivente di gratitudine”.

Con queste parole, pronunciate nel corso dell’omelia della Messa del 9 ottobre 2022, Papa Francesco indica a tutti i fedeli il modello del “santo infermiere” e “parente di tutti i poveri”, nel giorno in cui ne proclama la santità davanti alla Chiesa universale. Sono da poco passate le 10:00 (UTC+1) quando ha inizio sul Sagrato di piazza San Pietro a Roma la Celebrazione Eucaristica con il Rito di Canonizzazione del salesiano coadiutore Artemide Zatti e di mons. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo e Fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo.

Solenne, come merita l’occasione, tutta la celebrazione, a cominciare proprio dal rito di canonizzazione, posto all’inizio della liturgia. Dopo il canto d’ingresso, la Schola della Basilica di San Pietro intona l’inno Veni, Creator Spiritus e il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, accompagnato dai Postulatori, Padre Graziano Battistella, CS, e don Pierluigi Cameroni, SDB, si reca dal Santo Padre a presentare la Petitiola domanda con cui si chiede di procedere alla Canonizzazione dei due Beati.

Le figure di mons. Scalabrini e del sig. Zatti vengono così brevemente ricordate attraverso la lettura, da parte del Card. Semeraro, delle rispettive biografie.

Successivamente l’intera piazza gremita di fedeli invoca, attraverso le litanie dei Santi, la partecipazione di tutta la Chiesa celeste ad accompagnare l’iscrizione nell’Albo dei Santi dei due Beati.

Sono le 10:30 esatte quando il Santo Padre Francesco pronuncia in latino la solenne formula di canonizzazione con la quale dichiara e definisce santi Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti.

Un grande applauso dell’assemblea dei fedeli accompagna la proclamazione, seguita poco dopo dall’incensazione e dalla deposizione ai piedi della statua della Madonna delle reliquie insigni dei due neo-santi, e dal ringraziamento del cardinale Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, che al tempo stesso chiede e ottiene dal Pontefice l’assenso alla redazione della Lettera Apostolica circa l’avvenuta canonizzazione.

Riprende poi la liturgia eucaristica domenicale, concelebrata da diversi Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e sacerdoti, molti dei quali Figli di Don Bosco, guidati dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Al momento dell’omelia il Papa approfondisce le Letture della XXVIII Domenica del Tempo Ordinario. Due gli aspetti sottolineati in particolare dal Pontefice: il camminare insieme e la gratitudine.

Camminare insieme è la caratteristica dei dieci lebbrosi guariti da Gesù.

“È un’immagine bella anche per noi – afferma il Pontefice –. Quando siamo onesti con noi stessi, ci ricordiamo di essere tutti ammalati nel cuore, di essere tutti peccatori, tutti bisognosi della misericordia del Padre. E allora smettiamo di dividerci in base ai meriti, ai ruoli che ricopriamo o a qualche altro aspetto esteriore della vita. Fratelli e sorelle, verifichiamo se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo e che ogni giorno frequentiamo, siamo capaci di camminare insieme agli altri, di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni”

è l’invito che ne fa scaturire il Papa.

È questa anche l’occasione per denunciare ancora una volta l’esclusione dei migranti, che il Papa definisce a chiare lettere “scandalosa, criminale, schifosa e peccaminosa”.

“Oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono – soggiunge ancora il Papa, lasciando la domanda aperta a tutti – E quelli che riescono ad entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo?”.

Successivamente il Santo Padre evidenzia il valore della gratitudine, sul modello del samaritano, l’unico dei dieci lebbrosi guariti che torna a ringraziare Gesù:

“Questa è una grande lezione anche per noi, che beneficiamo ogni giorno dei doni di Dio, ma spesso ce ne andiamo per la nostra strada dimenticandoci di coltivare una relazione viva con Lui. (…). E, così, si finisce per pensare che tutto quanto riceviamo ogni giorno sia ovvio e dovuto”.

Al contrario, osserva il Pontefice “la gratitudine, il saper dire ‘grazie’, ci porta invece ad affermare la presenza di Dio-amore. E anche a riconoscere l’importanza degli altri, vincendo l’insoddisfazione e l’indifferenza che ci abbruttiscono il cuore”.

Il sapere camminare insieme agli altri e lo spirito di gratitudine, afferma il Papa, sono proprio ciò che ha contrassegnato la vita dei due neo-santi. Di Mons. Scalabrini che fondò una congregazione per la cura degli emigrati, il Papa offre una citazione per affermare che

“nel comune camminare di coloro che emigrano non bisogna vedere solo problemi, ma anche un disegno della Provvidenza. ‘Proprio a causa delle migrazioni forzate dalle persecuzioni – egli disse – la Chiesa superò i confini di Gerusalemme e di Israele e divenne cattolica. grazie alle migrazioni di oggi la Chiesa sarà strumento di pace e di comunione tra i popoli’ (G.B. Scalabrini, L’emigrazione degli operai italiani, Ferrara 1899)”.

Il Pontefice riflette allora sulla migrazione forzata di cui è vittima la popolazione ucraina:

“Non dimentichiamo oggi la martoriata Ucraina”.

Mentre sul salesiano coadiutore Artemide Zatti, ribadisce, poi:

“Da parte sua, il fratello salesiano Artemide Zatti, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza. Si racconta di averlo visto caricarsi sulle spalle il corpo morto di uno dei suoi ammalati. Pieno di gratitudine per quanto aveva ricevuto, volle dire il suo “grazie” facendosi carico delle ferite degli altri”.

L’omelia del Santo Padre si conclude, pertanto, con un’esortazione finale:

Preghiamo perché questi nostri santi fratelli ci aiutino a camminare insieme, senza muri di divisione; e a coltivare questa nobiltà d’animo tanto gradita a Dio che è la gratitudine”.

L’attualità di Sant’Artemide Zatti: voci dei Salesiani Coadiutori da piazza San Pietro

Tra i circa 50mila fedeli accorsi in piazza San Pietro per la canonizzazione dei Beati Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti, diverse centinaia erano i salesiani coadiutori giunti da tutto il mondo. Ne abbiamo incontrati alcuni che ci hanno testimoniato con le loro parole tutto il loro entusiasmo e la loro soddisfazione per il riconoscimento della santità incarnata da Zatti: una santità del quotidiano e della gioia; una santità che testimonia la bellezza della Vita Consacrata e della consacrazione salesiana, nello specifico; la santità di chi cerca e compie la volontà di Dio.

Dalla terra di Don Bosco, nella Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta, ci sono ad esempio tre coadiutori: Domenico Francesco Allasia, Fabrizio Spina e José Eusebio Trigona, quest’ultimo originario dell’Argentina, la terra in cui Zatti visse tutta la sua santa vita salesiana.

Comincia il sig. Allasia, il maggiore dei tre:

“Sono molto contento di quest’occasione, perché è un modo per far conoscere ancora di più la vocazione del salesiano coadiutore, e nel suo specifico caso, del coadiutore che diventa santo facendo le cose ordinarie, con fede, fiducia e sacrificio; ma allo stesso tempo anche con gioia con felicità, con soddisfazione del proprio lavoro, senza cercare di più di quello che gli è stato richiesto di fare”.

Il sig. Spina, da parte sua manifesta:

“Il senso di gratitudine per essere qui in questo posto è enorme; non ci rendiamo conto di quante persone hanno lavorato, hanno fatto di tutto per far sì che tutto il mondo salesiano sia qui oggi. Davvero è per noi veramente una grande, una grandissima grazia. Da vivere, soprattutto, senza attaccarsi al ‘ruolo’, ma comprendendo, grazie alla figura di Artemide Zatti, che essere salesiano è la cosa importante: non avere un ruolo, avere un potere, avere dei titoli, ma essere salesiano –non fare il salesiano, esserlo! Questo è veramente un dono che ricevo ad essere qua oggi”.

Conclude infine il sig. Trigona:

“Oltre a tutto quello che abbiamo sentito in questi giorni, sia da parte del Papa, sia dal Rettor Maggiore, credo che la cosa importante che Zatti ci insegna è quella di fare la volontà di Dio, cercarla e farla, anche quando alle volte ci sono delle avversità. E un altro grande messaggio anche riguarda la ricchezza dell’essere religioso, al di là dei titoli. Mentre, nella Chiesa oggi in genere, come dice il Papa, c’è una forte mentalità clericale, Artemide Zatti ci fa vedere il valore e la bellezza della vita religiosa in sé”.

“Tu l’hai fatto un uomo buono…grazie Signore!!!” Testimonianza di Hugo Vera, Salesiano coadiutore argentino

Nella preghiera con l’intercessione di Artemide Zatti che per tanti anni abbiamo recitato con il grande desiderio di vederlo tra i nostri amici del cielo, i santi, c’è un’espressione che mi ha sempre attirato l’attenzione: “Tu [Signore] l’hai fatto un UOMO BUONO”. Può sembrare un’ovvietà o una semplificazione dire di un santo che è stato un “uomo buono”. In questo caso credo sia il miglior riconoscimento che possiamo offrirgli. Di fatto, anche il Signore Gesù, nel vangelo mette l’attenzione su questo particolare: “Perchè mi chiami buono – dice al giovane ricco – soltanto Dio è buono”. L’uomo buono è quello che nella sua limpidezza lascia vedere “direttamente” Dio. E Zatti era proprio così. La sua chiarezza evangelica e salesiana “risplendeva di normalità”. Sono “i santi della porta accanto” come ci ricorda Papa Francesco.

Ma se guardiamo più attentamente, possiamo vedere i mille colori che aveva la bontà di Artemide. In Lui l’uomo buono era: senso di fede, fiducia, dedizione estrema, vicinanza, attenzione concreta, buon umore, tenacità, genialità, viva fratellanza, testimonianza provocante, mitezza anche nelle dure prove… E lo chiamiamo “uomo buono” anche perché ha saputo scoprire il volto del Signore direttamente nelle sofferenze e necessità dei malati, dei poveri, degli scartati del suo tempo. Con viso gioioso è riuscito a intravedere Dio nei poveri infermi, giovani e adulti, facendo sì che la sua vita fosse una chiara realizzazione del riconoscimento di Gesù: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Tra noi, in Argentina, il meglio che si può dire di una persona è proprio quello: è una donna, un uomo, un giovane “buono”. La gente semplice vuol riconoscere con questa espressione coloro che sono veramente coerenti, senza doppiezza, “de una sola pieza”, si dice. Puoi stare sicuro di poter contare sempre e ovunque su di loro. I cittadini di Viedma avevano percepito così il nostro santo confratello. Vedendolo in sella alla leggendaria bicicletta qualcuno dice: “Lì va un angelo”, ma un altro lo corregge: “No, Zatti è un vero uomo, in carne ed ossa”. Di fatto si affermò che Artemide non era né più né meno che “il parente di tutti i poveri”. Ci ricorda l’“uomo giusto” o “fedele” della Bibbia.

Ho avuto l’opportunità di conoscere parecchi confratelli salesiani che avevano vissuto con il nostro Artemide. Tra essi c’era il sentire comune che Zatti era proprio un santo salesiano… perchè molto normale!!! La sua “bontà”, mi diceva una volta uno, si percepiva nella sua chiara, grave e potente voce con cui pregava o cantava in Chiesa, ma anche scherzava nel refettorio o chiacchierava fraternamente in cortile. Un altro ricordava: “era capace di condividere una profonda sensibilità di fede con la naturale gioiosità di una barzelletta”. Tutti concordavano che a Lui conveniva un appellativo a noi famigliare che unisce bontà e semplicità in grande misura: “Don Zatti era bonachón”.

Vorrei condividere con voi due fatti di questa bontà di Artemide legate alla mia vita. Il primo risale ai tempi delle mie decisioni vocazionali, quando nel discernimento cominciai a capire che il Signore (e le circostanze) mi chiamavano como salesiano coadiutore. Il mio accompagnatore spirituale mi disse di concludere quella tappa facendo partecipi i miei genitori dei miei desideri vocazionali. Qualche tempo prima io avevo inviato a loro, per posta (oggi ci suona come una cosa dell’Antico testamento), un paio di paginette con un cenno biografico di Artemide Zatti. Andai a casa senza sapere come condividere le mie domande sulla vocazione. Direttamente dissi a mamma e papà: “Beh, noi salesiani abbiamo due modi di dedicarci ai giovani, io vorrei sceglierne uno, come salesiano coadiutore che…” E subito, quasi sopra le mie parole, mio padre aggiunse: “Come Don Zatti, l’infermiere della Patagonia!!”. Non c’era più nulla da dire. Artemide era entrato nel suo cuore appianandomi la strada prima delle mie spiegazioni. Zatti li aveva già colpiti e affascinati. Era una grande gioia per loro che il loro figlio pensasse alla vocazione salesiana con lo stile di quell’ “uomo buono”.

Il secondo episodio è accaduto parecchi anni dopo. Mio padre era molto ammalato di Alzheimer, ricoverato in ospedale. Ci permettevano di fargli compagnia tutto il tempo. Una notte è toccato a me passarla con lui ed è stato molto duro. Sembrava che lottasse per respirare ed era molto in difficoltà. Non sapendo cosa fare per assisterlo mi avvicinai al suo fianco e cominciai a parlargli all’orecchio: “Dai papà, lascia stare, non sforzarti così. Hai fatto molto nella vita (bene o male) ed è già sufficiente. Guarda che Don Zatti è qui, prendi la sua mano e lasciati condurre…”. A dir la verità non è che avessi pensato di dire quelle parole, mi parlò semplicemente il cuore. Ricordo che a poco a poco la sua faticosa respirazione si è normalizzata e credo restasse addormentato. In un paio di ore mio padre consegnava l’ultimo sospiro. Sono sicuro che Artemide lo ha preso per mano e con il suo ampio sorriso sotto i baffi ha fatto sentire mio padre “in famiglia”. Quell’ “uomo buono” ne faceva un’altra volta “una delle sue”.

“Tu l’hai fatto un UOMO BUONO…GRAZIE SIGNORE”

Testimonianza di Hugo Vera, Salesiano coadiutore argentino

Papa Francesco nomina tre donne al Dicastero per i Vescovi, tra queste anche suor Yvonne Reungoat

Dal sito di Avvenire.

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Papa Francesco ha nominato tre donne come membri del Dicastero per i Vescovi.

Sono suor Raffaella Petrini, Fse, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, suor Yvonne Reungoat, Fma, già superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e Maria Lia Zervino, presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche. Le tre nuove nominate saranno dunque coinvolte nel processo per eleggere i nuovi pastori diocesani.

La settimana scorsa papa Francesco, in una lunga intervista con l’agenzia Reuters, aveva annunciato la sua intenzione. Il Pontefice aveva risposto a una domanda sulla presenza femminile in Vaticano, su quanto stabilito dalla nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium che riforma la Curia e su quali dicasteri potranno in futuro essere affidati a un laico o a una laica. Questa la risposta di Francesco, come riferita dai media vaticani:

«Io sono aperto che si dia l’occasione. Adesso il Governatorato ha una vice governatrice… Adesso, nella Congregazione dei vescovi, nella commissione per eleggere i vescovi, andranno due donne per la prima volta. Un po’ si apre in questo modo».

Francesco aveva quindi aggiunto che per il futuro vede possibile la designazione di laici alla guida di dicasteri quali «quello per i laici, la famiglia e la vita, quello per la cultura e l’educazione, o alla Biblioteca, che è quasi un dicastero».

Attualmente il Dicastero per i vescovi ha membri che sono solo cardinali e vescovi, mentre i consultori sono presuli e sacerdoti e tra gli officiali c’è una suora.

Nella sua risposta il Papa aveva citato il caso di suor Raffaella Petrini, nominata lo scorso anno “segretario generale” e quindi numero due del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che ora è entrata nel Dicasteri per i Vescovi.

Altre donne con incarichi “dirigenziali” in Vaticano sono la suora spagnola Carmen Ros Nortes “sottosegretario” al Dicastero per i religiosi, la suora francese Nathalie Becquart, “sottosegretario” del Sinodo dei vescovi, e la salesiana suor Alessandra Smerilli, “segretario” del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

Tra le donne laiche che ricoprono incarichi di alto livello ci sono Francesca Di Giovanni, “sottosegretario” per il settore multilaterale della sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, la professoressa argentina Emilce Cuda, “segretario” della Pontificia Commissione per l’America Latina, Linda Ghisoni e Gabriella Gambino, entrambe “sottosegretario” al Dicastero per i laici, la famiglia e la vita: e poi Barbara Jatta, la prima donna “direttore” dei Musei vaticani; la slovena Nataša Govekar, “direttore” della direzione teologico-pastorale del Dicastero per la comunicazione; e la brasiliana Cristiane Murray, vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede. La professoressa tedesca Charlotte Kreuter-Kirchof è poi vicecoordinatore del Consiglio per l’economia. Recentemente il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga ha rivelato che il Papa voleva mettere una donna a capo del “Ministero per l’economia”, ma «non ha potuto perché ci sono retribuzioni, quali questa persona meritava per competenza e curriculum, che non possono essere pagate in Vaticano».

Vaticano – “Coraggiosi, i salesiani!”. Papa Francesco riceve organizzatori e artisti del Concerto di Natale in Vaticano 2021

Dal sito dell’agenzia ANS.

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(ANS – Città del Vaticano) – Al mattino di oggi, mercoledì 15 dicembre, Papa Francesco ha ricevuto in udienza i promotori, gli organizzatori e gli artisti del Concerto di Natale in Vaticano, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, e il cui ricavato sarà devoluto a favore della Fondazione Pontificia “Scholas Occurrentes” e della Procura Missionaria salesiana “Missioni Don Bosco” di Torino. Da parte salesiana hanno partecipato all’udienza il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e don Daniel Antúnez, Presidente di “Missioni Don Bosco”, insieme con don Simon Zakerian, Direttore dell’opera di Al Fidar, in Libano, e don Danijel Vidović, incaricato dell’accoglienza presso la Casa Madre dei Salesiani a Torino.

“Il Natale ci invita a fissare lo sguardo sull’evento che ha portato nel mondo la tenerezza di Dio – una parola che sottolineo, tenerezza, ci manca tanto – e così ha suscitato e continua a suscitare gioia e speranza. Tenerezza, gioia, speranza: sentimenti e atteggiamenti che anche voi artisti sapete ravvivare e diffondere con i vostri talenti. Grazie” ha esordito il Pontefice, creando subito un clima di grande apertura con l’uditorio.

Poi, dopo aver richiamato le espressioni di tenerezza presenti nella vita quotidiana (le carezze tra fidanzati, la cura dei genitori per i propri figli), così come nella scena del presepe, il Papa ha parlato della gioia frutto dell’amore: quella stessa gioia che sanno suscitare sempre i bambini, cioè i destinatari dei progetti sostenuti dal Concerto di Natale.

“Nel Concerto di Natale voi offrite le vostre qualità artistiche per sostenere progetti educativi, destinati soprattutto a bambini e ragazzi in due Paesi che versano in condizioni assai precarie: Haiti e il Libano” ha continuato il Santo Padre, che non ha mancato di dare lui stesso una carezza ai salesiani, aggiungendo: “Coraggiosi, i salesiani, che sempre inventano qualche cosa per andare avanti. E questa è promessa di vita”.

Con uno sguardo alle tante difficoltà del mondo di oggi, il Santo Padre ha poi rimarcato che “la pandemia ha purtroppo aggravato il divario educativo per milioni di bambini e adolescenti esclusi da ogni attività formativa. E ci sono altre ‘pandemie’ che impediscono il diffondersi della cultura del dialogo e della cultura dell’inclusione. Oggi domina la cultura dello scarto, purtroppo”.

Ma a fronte di questo, “la luce del Natale ci fa riscoprire il senso della fratellanza e ci spinge alla solidarietà con chi è nel bisogno. E voi nell’arte subito create fratellanza; davanti all’arte non ci sono amici e nemici, siamo tutti uguali, tutti amici, tutti fratelli. È un linguaggio fecondo il vostro”.

L’intervento del Pontefice si è chiuso con un autentico inno all’educazione, che ogni salesiano potrebbe fare proprio: “Investire nell’educazione significa far scoprire e apprezzare i valori più importanti e aiutare i ragazzi e i giovani ad avere il coraggio di guardare con speranza al loro futuro. Nell’educazione abita il seme della speranza: speranza di pace e di giustizia, speranza di bellezza, speranza di bontà; speranza di armonia sociale”.

Dopo i ringraziamenti finali, il Papa si è congedato dai presenti augurando a tutti loro “Buon Natale di fraternità e di pace”.

Il Concerto di Natale in Vaticano 2021, giunto alla 29° edizione, avrà luogo domani, giovedì 16 dicembre, alle ore 19:00 (UTC+1) presso l’Auditorium Conciliazione a Roma, e verrà mandato in onda alla Vigilia di Natale su Canale 5, in prima serata. Le grandi voci internazionali del pop, del rock, del soul, del gospel, della lirica, si esibiranno per festeggiare insieme la ricorrenza del Natale in un concerto che ripropone i motivi più classici e più evocativi della festa e che ogni anno costituisce anche uno sprone alla solidarietà.

 

Vaticano – Conclusa, con un pieno successo, l’Estate Ragazzi 2021

(ANS – Città del Vaticano) – Venerdì 30 luglio 2021 si è conclusa, dopo sei settimane, l’avventura dell’Estate Ragazzi in Vaticano, una seconda edizione dedicata al tema dell’ecologia, seguendo le riflessioni proposte dal sussidio “Sei dei nostri!” (editrice Elledici). Anche quest’anno l’iniziativa si è svolta in ambienti non preposti per attività formative e di gioco per ragazzi, ma la trasformazione di luoghi quali l’Aula “Paolo VI” per le udienze papali si è rivelata una soluzione meravigliosa che ha favorito un clima eccezionale di interazione e di educazione.

Quest’anno il programma elaborato dalla comunità salesiana, coordinatrice dell’iniziativa, insieme con le associazioni “Tutto in una festa” e “Play It”, ha sviluppato “eventi” che hanno valorizzato ancora di più le immense risorse e possibilità che sono presenti all’interno del piccolo Stato vaticano. Il tema dell’ecologia ha portato i piccoli partecipanti a esplorare più volte i Giardini Vaticani e quasi ogni settimana un gruppo-fascia d’età ha piantato un leccio come simbolo del proprio impegno di rispettare la natura; mentre numerose visite a carattere culturale sono state compiute all’interno di parti dei ricchissimi Musei Vaticani.

“La simpatia che ha circondato questi piccoli esploratori da parte del personale e dalle forze dell’ordine è stata tangibile ad ogni passo: dopo mesi di stallo dovuto alle restrizioni imposte dalla pandemia, l’iniziativa – condotta, comunque, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza – ha dato un bel segno di speranza e di voglia di ripartenza”, ha commentato don Franco Fontana, cappellano della Gendarmeria Pontificia e Direttore della comunità salesiana in Vaticano.

Indimenticabili, infine, sono stati i momenti di celebrazione vissuti insieme, dalle preghiere giornaliere alle confessioni e alle Messe per fasce d’età, momenti ben preparati e molto partecipati dai ragazzi.

Il culmine di questo cammino è stato vissuto davanti all’altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro.

“La breve preghiera di ringraziamento di animatori e ragazzi per la bella esperienza vissuta, favorita dal raccoglimento che naturalmente si impone in un luogo che respira di universalità, l’abbiamo realizzata non solo a nome nostro, ma anche di tutti i ragazzi e ragazze del mondo che, come noi, hanno vissuto la medesima esperienza. Don Bosco, dalla sua nicchia a poca distanza da noi, sorrideva compiaciuto…” ha concluso don Fontana.

“Società, quale progresso?” Intervista a Suor Alessandra Smerilli – Corriere della Sera

Nella giornata di oggi, il settimanale del venerdì del Corriere della SeraSette” dedica un’intervista a Suor Alessandra Smerilli, F.M.A., docente di economia politica e statistica presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione «Auxilium» di Roma. Il tema dell’articolo è incentrato sul progresso della società dove il “prendersi cura” può diventare “cosa pubblica” per creare valore, soprattutto il questo periodo storico di pandemia. Di seguito un estratto dell’articolo redatto da Elisabetta Soglio.

SOCIETÀ QUALE PROGRESSO?
ALESSANDRA SMERILLI «PRENDERSI CURA DIVENTI COSA PUBBLICA: COSÌ SI CREA VALORE»

Dice che questa esperienza della pandemia è stata «un momento duro, ma fecondo». Anzi «rivoluzionario»: perché «questa fase storica ci ha insegnato l’importanza del prendersi cura gli uni degli altri». Ad Alessandra Smerilli, economista, consigliera del Papa e suora dell’ordine di Maria Ausiliatrice, la parola “cura” piace davvero tanto e la ripete di continuo. E cita la filosofa canadese Jennifer Nedelsky, che l’ha ispirata su questi temi: «Quando incontri una persona le chiedi di “cosa” si occupa. Invece proviamo a chiedere di “chi” si occupa». Poi, pensa che per il futuro sia necessario valorizzare le competenze e i talenti femminili, «perché le donne hanno chiaro il senso dell’I care , ne fanno esperienza nella vita privata e devono trasferire questo approccio nella dimensione pubblica». Infine suor Smerilli guarda al futuro con «grandissima fiducia», pensando soprattutto ai tanti giovani che ha incontrato e incontra e che «hanno visione, entusiasmo, capacità da mettere a disposizione».

Nata 46 anni fa a Vasto, Smerilli frequentava l’oratorio dei salesiani e lì matura esperienze di gruppo e di animazione. Inizia il liceo scientifico ed è brava negli studi: «Studiare mi piaceva proprio ed è rimasta una parte importante della mia vita».

La vocazione quando arriva?

«A 16 anni avevo già chiaro che avrei vissuto per mettermi al servizio. Stavo vivendo una storia molto bella con un ragazzo e ho avuto un lampo: neanche la persona più bella del mondo mi sarebbe bastata. A 18 anni ho lasciato casa e sono entrata dalle Figlie di Maria ausiliatrice a Roma».

E la passione per l’economia?

«Quando stavo scegliendo il corso di studi in realtà non ci pensavo per nulla. Volevo fare una facoltà scientifica, oppure scienze dell’educazione o psicologia e andare nelle periferie di Roma. Invece una madre superiora mi chiama e dice che c’è bisogno di una persona esperta di economia, culturalmente preparata alle sfide del futuro. Una donna che vede lungo, insomma».

E lei?

«Ho obbedito, anche se ero preoccupatissima perché mi vedevo già seppellita nei numeri. Invece mi sono appassionata, soprattutto ai temi dell’economia politica. Al terzo anno di studi mi sono orientata su Economia di sviluppo e ho conosciuto Luigino Bruni: mi sono resa conto che quello che studiavo poteva avere luce nuova. Io ero abituata ad un mondo in cui gli economisti consideravano la dottrina sociale della Chiesa come “giudicante”. Invece ho capito che poteva nascere da lì una teoria economica che ha in sé i presupposti di persona: questo mi ha illuminato e convinta».

Quindi ha deciso di diventare economista.

«Ne ho parlato molto con Stefano Zamagni. E alla fine ho proposto io alla superiora di continuare con la ricerca: mi sono laureata in Economia e commercio con indirizzo Economia politica a Roma 3 per poi proseguire negli studi».

Come la guardavano compagne e compagni?

«Beh, ovviamente all’inizio erano un po’ straniti: in mezzo a 250 persone arriva una col velo…. Ma nel primo anno in cui frequentavo, il grigio era tornato tantissimo di moda e quindi almeno ero di tendenza (ride, ndr ). In realtà sono stati anni bellissimi: avevo quattro anni di più, alcuni si avvicinavano attratti dalla stranezza della mia presenza, altri per dubbi di fede. Poi si è creato un senso di rispetto perché comunque andavo bene e mi fermavo a studiare con compagne e compagni, ci siamo aiutati a vicenda e alcuni rapporti sono diventati amicizie».

I voti perpetui?

«Sono arrivati durante il dottorato che ho fatto alla Sapienza. Poi ho fatto un visiting in Inghilterra e quindi un dottorato part time mentre avevo cominciato ad insegnare alla mia università».

Oggi insegna?

«Si. Economia politica all’Auxilium di Roma. Ho insegnato anche in Cattolica e alla Lumsa, ho tenuto un master di Economia civile in Bicocca».

In cattedra con il velo?

«Alcune volte non lo usavo perché mi pareva che la presenza di un velo nelle lezioni di Economia politica potesse rappresentare un ostacolo e costituire un pregiudizio in partenza».

Ma il fatto di essere una religiosa la fa sentire meno considerata?

«In linea di massima proprio no. Poi capita una volta durante un convegno in Calabria, ho dovuto dire a una persona che aveva evidenti pregiudizi che le cose che stavo dicendo le avevo pubblicato su una rivista scientifica non sul bollettino parrocchiale».

Fiducia?

«Ne ho sempre ricevuta molta: a 35 anni ero nel Comitato scientifico delle Settimane sociali, ad esempio (riunioni di studio per guidare l’azione cattolica nel mondo del lavoro, ndr ). Da una parte ho sempre ricevuto fiducia, dall’altra però ero sempre l’unica in un mondo maschile».

E come si è posta?

«Ho sempre cercato di non mettermi in contrapposizione e di portare competenze. Questo è l’unico modo per dimostrare che c’è bisogno di donne nel pensiero e nell’organizzazione, prima ancora che nei ruoli. Il fatto di essere economista e non teologa mi aiuta molto perché ho una professionalità in un ambito ancora prevalentemente maschile e non comune nella Chiesa».

Il suo rapporto con Papa Francesco?

«Sento molta stima da parte di Papa Francesco e gli sono profondamente grata. Da parte mia c’è il desiderio di essere al servizio della missione della Chiesa. Quando lo incontro ha sempre una battuta e con lui ho solo foto in cui rido».

Lei all’inizio parlava di un momento rivoluzionario.

«È cosi. Intanto dobbiamo smettere di relegare il tema della cura alla famiglia. Prendersi cura oggi significa parlare delle persone in generale, del Pianeta, della collettività. Un tempo rivoluzionario come quello in cui visse san Benedetto: allora si pensava che il lavoro manuale fosse cosa da schiavi, lui diede nobiltà e dignità al lavoro. Il lavoro di oggi è prenderci cura».

Lei come lo esercita?

«Nelle relazioni cerco di occuparmi delle persone che mi stanno intorno in ufficio, come dei miei studenti: di essere una con cui si può parlare e ci si può anche sfogare. Con le mie consorelle vorrei essere più presente: ma sono molto anziane e in questa fase è anche più prudente non avvicinarle troppo visto che io mi muovo comunque».

La vediamo in tivù: si è scoperta comunicatrice?

«La Rai me lo ha chiesto, ho provato e ho scoperto che mi piace. Prima era un programma radio con il pensiero del giorno, poi è cominciata questa trasmissione tivù (A sua immagine, ndr ) che mi coinvolge molto e posso collaborare con l’autore e il regista nella definizione di scaletta e testi. Accostare economia e Vangelo e farlo con volti e storie: mi piace proprio».

Non le manca una persona accanto, una famiglia?

«No, anche se so di avere fatto una scelta di rinuncia: non essermi legata a nessuno è per una risposta a una chiamata e a una missione che mi chiede di essere tutta donata. Non sempre è facile, ovvio. Ma la mia vita è piena e non penso lo sia meno di quella di chi ha scelto altri percorsi. Vivo amicizie profonde che fanno bene al cuore e all’anima. Ecco, se devo dire forse mi manca non avere avuto un figlio o una figlia, ma mi rendo conto che non sono conciliabili e questa rinuncia iniziale mi ha resa sorella e mamma di tutti».

Le donne continuano a faticare a trovare spazio anche nella Chiesa?

«Il tema è caldo e sofferto da tante donne. C’è un processo in corso che in questo momento non si può arrestare: dove lavoro, nella commissione Covid vaticana, siamo tante giovani donne in un team molto dinamico con tanta libertà di muoversi, fare e poter osare, sognare. Un famoso giornalista e conduttore quando è venuto a vedere cosa stiamo facendo mi ha detto: “Dovevo arrivare in Vaticano per trovare le novità”. Ecco, io credo si debba andare oltre certe letture. Questo non significa che il problema non ci sia. Però anche noi donne siamo un po’ timorose e timide e tante volte è difficile pensare che una responsabilità potrebbe essere affidata ad una donna perché stentiamo a farci avanti».

Servirebbero più donne nei posti di potere?

«Non tanto per il potere in sé. Ma perché se non ci sono donne a pensare e decidere, quello che viene deciso fatto e comunicato diventa escludente e tante donne non si riconoscono».

Una chiesa poco attrattiva sui giovani?

«Forse si fa fatica a trasmettere ai giovani il sapore del Vangelo. Ma giovani ne frequento tanti, in università e poi in tutta l’esperienza di Economy of Francesco; il problema non sono i giovani, ma siamo noi che non siamo capaci di affidare loro il cambiamento, e senza giovani non sarà vero cambiamento».

Economy of Francesco continuerà?

«Certo. La bellezza è aver creato una rete tra tanti giovani che desiderano cambiare il mondo e adesso sanno che c’è una comunità che la pensa allo stesso modo e che vuole sostenerli».

Cura solo anima e mente, suor Alessandra?

«È difficile fare di più. Però tutte le mattine mi alzo molto presto e cammino almeno 40 minuti sul Lungotevere o in giro per Roma prima che si svegli. Intanto prego: le mie lodi le prego camminando».

Papa Francesco e la Famiglia Salesiana

Si evidenzia l’articolo pubblicato dalla redazione di InfoAnsAgenzia iNfo Salesiana – in merito alla nomina, compiuta da parte di Papa Francesco, di due componenti della Famiglia Salesiana tra i Consultori della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi:

  • don Rossano Sala, SDB, docente di Pastorale Giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana, e che ha svolto l’incarico di Segretario Speciale al Sinodo dei Vescovi sui Giovani; 
  • suor Alessandra Smerilli, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, docente di Economia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

(ANS – Città del Vaticano) – Il 24 maggio scorso, festa di Maria Ausiliatrice, Papa Francesco ha dato un nuovo segnale della considerazione che nutre verso la Famiglia Salesiana nominando tra i Consultori della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi don Rossano Sala, SDB, docente di Pastorale Giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana, e che ha svolto l’incarico di Segretario Speciale al Sinodo dei Vescovi sui Giovani; e suor Alessandra Smerilli, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, docente di Economia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, di recente nominata anche Consigliere dello Stato della Città del Vaticano.

Per don Sala – nominato Consultore insieme con l’altro Segretario Speciale al Sinodo sui Giovani, il gesuita padre Giacomo Costa – la nomina rappresenta un’indicazione del fatto che il Santo Padre Francesco e la Segreteria Generale del Sinodo hanno ritenuto l’ultimo sinodo un’esperienza utile per il futuro cammino della Chiesa, che ha espresso approcci e modalità da mantenere e da far maturare anche nei Sinodi dei Vescovi che verranno.

In tal senso va riletta anche la nomina, per la prima volta, di quattro donne tra i Consultori della Segreteria Generale del Sinodo – tre suore e una laica. “La maggiore presenza di donne negli organismi permanenti del Sinodo dei Vescovi è anch’essa legata all’esperienza del Sinodo sui Giovani, che sia nel suoi lavori, sia nel Documento finale, ha richiesto una valorizzazione del ruolo femminile all’interno della Chiesa” riporta il salesiano. Tale scelta, perciò, “è un segno della volontà del Santo Padre di avvalersi del genio femminile non solo nella fase attuativa o celebrativa di un sinodo, ma già nel cammino di preparazione, per poter compiere un discernimento più ricco e più ampio”.

A livello operativo, don Sala ha chiarito che la nomina significa “essere a disposizione della Segreteria del Sinodo” per offrire il proprio contributo di consulenza. Un contributo che nella sua specifica realtà di salesiano e di esperto di Pastorale Giovanile significherà in primo luogo “aiutare a far entrare i dinamismi giovanili nei cammini ordinari della Chiesa, perché, come Papa Francesco ha detto più volte nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus Vivit, la presenza dei giovani può davvero ringiovanire il volto della Chiesa”.

Don Lorenzelli, SDB, nominato vescovo ausiliare di Santiago del Cile

Si riporta la notizia pubblicata su infoans.org, in data 22 maggio 2019, inerente alla nomina del Santo Padre Francesco a al salesiano don Alberto Ricardo Lorenzelli Rossi come vescovo ausiliare di Santiago del Cile.

Il Santo Padre Francesco ha nominato oggi, 22 maggio, come vescovo ausiliare di Santiago del Cile, il salesiano don Alberto Ricardo Lorenzelli Rossi, attualmente Direttore della Comunità Salesiana in Vaticano e Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano. Don Lorenzelli, cui è stata assegnata la sede titolare vescovile di Sesta, è stato nominato vescovo ausiliare insieme a don Carlos Eugenio Irarrázaval Errázuriz, del clero di Santiago, cui è stata assegnata la sede titolare vescovile di Tanudaia.

Don Alberto Lorenzelli, è nato a Isidro Casanova, Provincia di Buenos Aires, in Argentina, il 2 settembre 1953, da genitori immigrati italiani. Ritornato in Italia nel 1972, dopo aver frequentato il noviziato di Pinerolo, ha emesso la sua prima professione come Salesiano di Don Bosco il 24 gennaio 1973, e la professione perpetua a Roma-San Callisto, il 15 settembre 1977. È stato ordinato sacerdote a Genova-Sampierdarena il 24 gennaio del1981, per l’imposizione delle mani del card. Rosalio Castillo Lara, SDB.

È stato Vicepreside della Scuola Media “Don Bosco” e Preside dell’Istituto Tecnico Industriale e Liceo Scientifico “Don Bosco” di Genova; poi Direttore dell’Istituto Don Bosco di Genova-Sampierdarena dal 1996 al 2002.

Fondatore e Docente di Teologia e Storia delle Religioni all’Università della Terza Età di Genova, ha svolto per cinque anni il ruolo di cappellano-educatore del Carcere Minorile di Genova. Nel 2001 ha fondato il Liceo Scientifico Sportivo “Pierre De Coubertin”, primo in Italia.

È stato Presidente della “FIDAE – Liguria” (Federazione di Istituti di Attività Educative) e membro del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana.

Nel 2002 viene nominato Superiore dell’Ispettoria Salesiana Italia-Ligure-Toscana.

Dal 2005 al 2012 è stato Presidente Nazionale della CISM (Conferenza Italiana Superiori Maggiori) e membro dell’UCESM (Unione Conferenze Europee Superiori Maggiori).

Nel 2008 è nominato Superiore della Circoscrizione Salesiana dell’Italia Centrale “Sacro Cuore”.

Il 19 gennaio 2012 viene nominato Superiore dell’Ispettoria “San Gabriele Arcangelo” del Cile e Gran Cancelliere dell’Università Cattolica “Silva Henríquez” di Santiago del Cile.

Il 27 gennaio 2018, concluso il suo mandato di Ispettore in Cile, rientra in Italia e il 25 luglio 2018 e assume l’incarico di direttore della Comunità Salesiana in Vaticano.

Il 10 novembre scorso il Santo Padre Papa Francesco lo ha nominato Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano.