Una famiglia vera, dove ognuno fa la sua parte

Ecco l’intervista, a cura de “La Voce” – settimanale della diocesi di Alessandria – a Manuela Cibin, insegnante, che ha parlato di che cosa volesse dire essere una Cooperatrice Salesiana:

Cosa vuol dire essere cooperatrice salesiana?

«Vuol dire essere laici che vivono l’idea e la spiritualità salesiana. Questo carisma lo portiamo nel mondo in cui viviamo: c’è chi si occupa d’oratorio, chi di scuola, chi di bambini. Personalmente vuol dire riconoscermi in un’identità prima di tutto cristiana, poi in secondo luogo salesiana. Tengo a sottolineare che tutti i salesiani cooperatori sono Chiesa e si riconoscono come cristiani cattolici».

Da quanto tempo è cooperatrice?

«Io lo sono da quattro anni. Anche se dai 15 anni sono cresciuta nelle scuole salesiane. Tutti coloro che vogliono diventare cooperatori possono partecipare a una serie di incontri, nei quali si cerca di capire se è lì che vogliono servire la Chiesa. Grazie a questi incontri di preghiera, accompagnati dalla visita di luoghi salesiani, io e mio marito abbiamo subito voluto intraprendere questo percorso».

Cosa s’intende con promesse e cosa vuol dire rinnovarle?

«La promessa inizia così: “O Padre, Ti adoro perché sei buono e ami tutti”. In questa promessa, come prima cosa ringraziamo di essere cristiani e di servire la Chiesa nella famiglia salesiana, e come seconda cosa promettiamo di portare nel mondo questo carisma, cercando di salvare le anime. Don Bosco, infatti, diceva: “Salvare anime… anime e non altro”. La promessa vale per sempre, rinnovandola vogliamo quindi festeggiare e ricordare la bellezza di questa famiglia. Soprattutto, facendolo in Cattedrale, sottolineiamo ancora di più la presenza di questa famiglia nel mondo della Chiesa e invitiamo tutti a farne parte».

Come influisce l’essere cooperatrice salesiana in famiglia?

«Abbiamo sempre cercato di crescere i nostri figli secondo la pedagogia salesiana caratterizzata dai tre pilasti di don Bosco: ragione, religione e amorevolezza. L’abbiamo prima messa in pratica nella famiglia, poi nei nostri rispettivi lavori».

E fuori dalla famiglia?

«Fuori sono un’insegnante della scuola primaria e sono stata anche catechista. Ho cominciato a lavorare come insegnante in una casa delle suore salesiane, loro mi hanno formata. Da loro ho imparato e respirato questa aria particolare. E ancora adesso, che lavoro in una scuola pubblica, mi sono portata dietro i loro insegnamenti».

Sabato avete letto la strenna…

«Sì, la strenna che il rettor maggiore manda tutti gli anni e che noi abbiamo letto e commentato insieme. Questo messaggio viene mandato a tutta la famiglia salesiana. Ci tengo a parlare di famiglia perché non siamo mai noi soli. Siamo sempre in contatto con gli altri due rami salesiani che sono salesiani di don Bosco e Fma ( Figlie di Maria ausiliatrice, ndr ). Una famiglia vera dove ognuno fa la sua parte».