La lungimiranza della GAI e i Salesiani di Bra

Si pubblica integralmente l’intervista di Franco Burdese a Carlo Gai, fondatore della Gai, una ditta che si è evoluta negli anni e che, in modo lungimirante, ha saputo mettersi in gioco contribuendo alla formazione con i Salesiani di Bra ( il 40% dei collaboratori Gai su 210 dipendenti giunge dai Salesiani di Bra) e l’ITIS Vallauri di Fossano i propri collaboratori che saranno lo specchio della ditta installando le loro macchine nel mondo.
Un messaggio positivo, dunque, dal mondo produttivo della provincia di Cuneo ma, più in generale, dell’intero Piemonte.

Carlo Gai, classe 1943, è veramente una persona inossidabile, come quanto lo circonda alla Gai Spa di Ceresole d’Alba. La felicità di quanto ha fatto nella sua attività professionale si coglie dal, seppur pacato, ardore con cui racconta e snocciola i dati di una azienda unica nel suo genere.

La nostra – afferma l’ing. Carlo Gai – è ancora da 72 anni, e lo è sempre stata, un’azienda che dal 1946 si basa su una solida imprenditoria famigliare. Una crescita graduale e continua negli anni sino ad ora con 215 collaboratori in Gai a Ceresole, 45 in Gai France e 4 nella neonata sede in America. 

Avevamo un obiettivo come famiglia Gai, nel 2017 raggiungere i 45 milioni di fatturato e ci siamo riusciti. Con i conti che tornano non abbiamo pensato agli utili ma al cash flow, un ritmo di investimenti affrettato, tutti gli utili reinvestiti aggiungendo finanziamenti per renderli ancora più significativi. Non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di industria 4.0, messa a disposizione dai governanti, e gli investimenti si sono indirizzati su 10 milioni di euro in attrezzature con 4 milioni in nuovi immobili indispensabili per il ricovero dei nuovi macchinari.”

E più si cresce, più cresce la qualità delle attrezzature oltre a quella dei collaboratori, e più cresce l’aspetto di successo verso i competitor.

E’ vero – dice Carlo Gai – abbiamo una concorrenza vivace in particolare in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Il nostro tasso di investimenti in questi anni, direi una strategia vincente, si è dimostrato anomalo verso i concorrenti. Questa situazione porta la Gai ad acquistare fette di mercato tra l’8 e 10% all’anno grazie anche ad un settore sano quale è quello alimentare.

Ma alla base della ricetta Gai, oltre ad una enorme passione per il proprio lavoro che contagia completamente questo polo industriale di 200 mila metri quadrati immerso nella campagna di Ceresole, è la costante crescita nell’impegno e l’inventiva.

Da sempre abbiamo cercato di andare oltre l’asticella. Un miglioramento continuo che deriva dal lavoro di tutte le nostre componenti. Innovazione sui prodotti ed il raggiungimento nel 2013 di un brevetto internazionale che contribuisce significativamente alla crescita nonostante due tentativi, uno italiano ed uno francese, di copia che abbiamo stoppato immediatamente.

Ma quali le ragioni di questo successo oltre all’abnegazione di una intera famiglia che coordina un significativo numero di collaboratori?

Direi – afferma l’ing.Gai – che la prima ragione della nostra crescita è la creatività, che contraddistingue noi Italiani. L’impegno a dare vita ad un prodotto di altissima gamma, grazie ad attrezzature di importante qualità, sono poi fattori fondamentali. Direi che il 95% dei nostri dipendenti si identifica nell’azienda. L’appartenenza alla Gai, l’orgoglio, fare al meglio, un approccio evidente e importante nel personale che eccelle nella messa in funzione complessa come lo sono le macchine che produciamo. Gai quindici anni fa aveva forse quattro persone capaci a svolgere una messa in servizio, oggi sono oltre quindici con un raggio di azione cresciuto che si è spinto dagli Stati Uniti, alla Cina al Canada.

Ed allora aumentando i confini è sorta la necessità di formarsi quegli uomini Gai che nel mondo sono lo specchio di una azienda all’avanguardia.

Vero – prosegue Carlo Gai – le figure dei tecnici trasfertisti sono difficili da reperire. Da sempre ringrazio i Salesiani di Bra per la collaborazione e per i molti loro ex allievi ora nostri validi collaboratori. Il paradigma è stato quello di metterci in prima linea nello studio e messa in opera di un corso di formazione gestito dai salesiani e finanziato dalla Regione Piemonte per preparare tecnici trasfertisti. E ci siamo riusciti direi con ottimi risultati viste le settanta richieste di partecipazione ed i ventiquattro allievi selezionati per questa prima esperienza.

E con i riflettori puntati su una azienda che ha saputo investire, innovare, guardare al futuro formandosi i dipendenti arrivano anche le visite dei gruppi più significativi.

Certamente – dice l’ing. Gai – anche se tutti i nostri clienti sono importanti ognuno alla loro maniera ma siamo contenti di potere fare visitare la Gai anche a realtà come la Campari. Recente è la visita del bord mondiale della Campari capitanato dal responsabile degli acquisti il dottor Tommasoni. Per loro abbiamo in ordine due impianti di cui uno in Canada. Siamo lusingati di potere collaborare con una realtà che fattura cifre importanti e sceglie la qualità della macchine Gai.

Ma come si è detto la qualità passa dagli investimenti sulle attrezzature e la Gai non ha mai lesinato da questo punto di vista.

Abbiamo attivato – commenta Carlo Gai – un piano di investimenti, parliamo di dieci milioni di euro che risulta essere il 20% del fatturato di un anno, in industria 4.0 che comporterà due fenomeni. Da un lato l’acquisto di macchine di nuovissima generazione che verranno gestite con programmi che permetteranno un interfaccia completo. Dall’altro una maggiore integrazione a 360 gradi di queste attrezzature che dialogheranno con un sistema di costruzione direi complesso ma che poterà notevoli miglioramenti nella produzione delle nostre macchine. Con questo sistema la morale è che ci produciamo tutto in casa con tanti benefici: curi meglio la qualità, è un nuovo modo per assicurare la ricambistica nel tempo visto che le nostre macchine hanno vita media di trenta anni, ed in ultimo e non trascurabile è che alla Gai ci divertiamo a costruire.”

Ma la crescita non si esaurisce ed è in previsione un nuovo ampliamento della proprietà con futuri sviluppi.

Certo abbiamo già fatto molto – dice Carlo Gai – ma per industria 4.0 copriremo ancora cinquemila metri quadrati che vanno ad aggiungersi agli altri quarantasettemila con una porzione di terreno di 170 mila metri quadrati. Abbiamo poi in previsione l’acquisto di 35 mila metri quadrati prevedendo altri ampliamenti futuri. Negli anni 2000 sono approdati in ditta tre giovani della nostra famiglia; Giacomo, che con mia moglie Renata segue l’amministrazione, Guglielmo che segue la produzione, gestione e programmazione e Giovanni che si occupa dei service. Nuova linfa ce ha contribuito in maniera determinante alle nostre decisioni.

Chiudiamo con uno sguardo verso l’estero ed uno verso il futuro.

Dal 1984 – conclude Carlo Gai – siamo in Francia che per noi è un mercato importante. Lo dimostra l’ultima vendita di una linea da 15 mila bottiglie ore con ottanta valvole per spumante a temperatura ambiente. Abbiamo 45 collaboratori con un fatturato di 16 milioni di euro ed un ampliamento della struttura in corso. Siamo poi sbarcati negli Stati Uniti con Gai America che non vende macchine ma punta a rafforzare il service.

Gli americani sono desiderosi di avere un servizio di qualità e sono disposti a pagarlo il giusto. Non sempre è così nel resto del mondo. 

Per il futuro sono ottimista basandomi su principi con avvenire lungo, buoni rapporti col personale e più clienti. Seminiamo ora per il lavoro futuro che sono certo sarà costituito dai servizi post vendita sempre più richiesti dalla nostra clientela. Ed il regalo più bello è quello costituito dalle lettere di ringraziamento della aziende che ci raccontano quanto sono bravi i nostri collaboratori che viaggiamo nel mondo per portare alto il nome della famiglia Gai.