Intervista al sig. Giuseppe Ruaro
Si segnala e riporta l’intervista al salesiano coadiutore Giuseppe Ruaro che il giornale cuneese “La Guida” ha pubblicato.
Il ringraziamento alla redazione che ha realizzato l’articolo, a don Michele Molinar e a Matteo Rupil che hanno realizzato le interviste che compaiono nella pagina dedicata alla vita parrocchiale.
Da sei mesi la comunità salesiana è composta da quattro salesiani sacerdoti e da due salesiani laici: il mitico signor Botto e il signor Giuseppe Ruaro, familiarmente “Beppe”.
Ve lo facciamo conoscere strappandogli una intervista.
Di quali luoghi sei originario?
Sono nato a Gattinara, provincia di Vercelli, tra Vercelli e Biella. I miei genitori vivono a Roasio a circa 20 Km da Biella. Ho un fratello sposato, anche lui exallievo salesiano e sono zio di un ragazzo di 30 anni che è già sposato.
Da quanto tempo sei salesiano?
Sono entrato in noviziato, a Pinerolo, nel 1985 a 20 anni e ho fatto la prima professione nell’86; dunque da 32 anni sono salesiano.
Come hai conosciuto i Salesiani?
Andando a scuola nel collegio del Colle don Bosco ho seguito le orme di mio fratello che ha quattro anni più di me. Al Colle ho frequentato le medie e ho continuato con la formazione professionale, settore grafi co per editoria e stampa. Negli anni del collegio ho conosciuto una vita extra scolastica tipica di ogni casa salesiana e mi è piaciuta per il clima di amicizia, familiarità e di sano divertimento che si viveva nel gioco, nella preghiera e nella formazione umana.
Come hai deciso di farti salesiano?
La vita in collegio era condita di molta preghiera e vita spirituale (S. Messa per classi, ritiri, preghiera quotidiana ed esercizi spirituali una volta l’anno) accompagnata da Salesiani che ci seguivano per classi e poi anche personalmente. In estate la proposta educativa non si interrompeva; andavamo a Vinadio per due o tre settimane e tra il divertimento, sport e formazione continuavamo uno stile piacevole che poco per volta mi attraeva.
C’è una figura di Salesiano che ti ha particolarmente colpito?
Dovessi dire di un Salesiano particolare non saprei identificarlo; quello che mi colpiva era un gruppo di Salesiani che formavano una comunità al nostro servizio e soprattutto il gruppo dei Coadiutori ( salesiani laici): erano tanti, ognuno originale, e pieni di vitalità; dal laboratorio al cortile, compresa la coltivazione in campagna, l’orto, la stalla e persino la panetteria interna.
Perché proprio la figura del Coadiutore?
Perché i coadiutori erano più vicini al mio desiderio di servire il Signore in una attività professionale. Mi colpiva in loro il don Bosco che iniziava scuole elaboratori professionali per avvicinare i ragazzi attraverso attività e insegnare loro un mestiere.
Il più bel ricordo che hai, da Salesiano, della vita che hai trascorso al Colle?
Il Colle è una casa particolare nella nostra Congregazione: è il luogo della nascita e infanzia del nostro Fondatore e quindi è un luogo di richiamo per tutta la Congregazione. Soprattutto nel Bicentenario della nascita di don Bosco, in molte altre occasioni confluivano al Colle giovani, Salesiani, Suore e gruppi della Famiglia Salesiana da tutto il mondo. L’aver vissuto tanti anni sui luoghi di don Bosco e lì conosciuto centinaia di confratelli da tutto il mondo lo considero un dono e una responsabilità per trasmettere la santità salesiana incarnata in don Bosco ma anche mamma Margherita, Domenico Savio, don Cafasso… che hanno reso famose quelle terre e arricchito la Santità nella Chiesa.