Qualifiche professionali – Cnos Fap di Saluzzo

Con la fine di giugno centinaia di ragazzi hanno concluso il proprio percorso nell’ambito della formazione professionale conseguendo i titoli di qualifiche e diplomi. Tra questi gli allievi del  CNOS FAP di Saluzzo. Di seguito l’articolo pubblicato sul “Corriere di Saluzzo“.

SALUZZO Non solo gli esami di maturità dell’Istruzione (Licei e Istituti). Per una parte del mondo scolastico e formativo, infatti, il mese di giugno significa esami di qualifiche professionali, nell’ambito della Iefp, il sistema di Istruzione e formazione professionale. Nelle settimane scorse, centinaia di ragazzi e ragazze hanno terminato i propri percorsi triennali e quadriennali della formazione professionale, conseguendo i titoli di qualifiche e diplomi professionali rilasciati nell’ambito della direttiva regionale Obbligo di Istruzione (Iefp).

Nel comprensorio saluzzese due sono i Cfp (Centri di formazione professionale) che svolgono questo tipo di attività: il Centro salesiano Cnos Fap di Saluzzo e l’Afp di Verzuolo. A differenza dell’Istruzione, la cui competenza è sostanzialmente statale, la formazione professionale è disciplinata dalla Regione Piemonte, che opera attraverso gli Enti di formazione professionali accreditati a svolgere questa attività sul territorio.

Al Cnos di Saluzzo il numero dei qualificati nei percorsi triennali, al termine dell’anno formativo 2020-2021, è stato complessivamente di 59 ragazzi e ragazze: 20 nel percorso di “Operatore della trasformazione agroalimentare – panificazione pasticceria e pizzeria”, 15 nel percorso di “Operatore del benessere – estetica” e 24 nel percorso di “Operatore del benessere – acconciatura”. Inoltre, ai qualificati dei percorsi triennali, vanno aggiunti i 23 diplomati del cosiddetto “quarto anno della formazione professionale, che hanno conseguito il titolo di “Tecnico dell’acconciatura”.

All’Afp di Verzuolo i qualificati triennali complessivamente sono stati 36: 19 nel percorso “Operatore alla riparazione dei veicoli a motore”, con l’allievo Andrea Bonnet che ha riportato la votazione massima di 100/100, e 17 nel percorso “Operatore Meccanico – saldocarpenteria”. Anche all’Afp inoltre, ci sono stati 14 ragazzi che hanno conseguito il diploma professionale di “Tecnico riparatore dei veicoli a motore – Manutenzione e riparazione di parti e sistemi meccanici ed elettromeccanici e di pneumatici”.

CS – Il nuovo mondo di don Bosco: un documentario che raccolta la “casa che accoglie”

I Salesiani San Paolo di Torino, con la “Casa che accoglie” hanno creato un luogo che ospita una decina di giovani immigrati minorenni. La Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino ha prodotto un documentario che ne tratteggia le attività assieme alla storia di Don Bosco e dei Salesiani. Di seguito il Comunicato Stampa.

 COMUNICATO STAMPA
Torino, 6 luglio 2021

IL MONDO NUOVO DI DON BOSCO: UN DOCUMENTARIO DELLA CITTÀ METROPOLITANA RACCONTA LA “CASA CHE ACCOGLIE”

Da quando Don Bosco aprì il primo oratorio a Valdocco per ospitare i giovani esclusi e in precarie condizioni di vita è passato ben oltre un secolo, ma la volontà dei Salesiani di restare accanto agli ultimi non è mai venuta meno. Oggi il messaggio del Santo si traduce, in Borgo San Paolo a Torino, nella “Casa che accoglie”, un luogo che ospita una decina di giovani immigrati minorenni, i cosiddetti minori non accompagnati.

Un documentario recentemente prodotto dalla Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino alterna la storia di Don Bosco e dei Salesiani, raccontata dal giornalista Gian Mario Ricciardi, con la descrizione di “Casa che accoglie” fatta dai protagonisti: don Lagostina, direttore della casa, un tutore volontario, i due educatori e alcuni volontari che prestano la loro opera rendendo possibile il funzionamento della struttura.

La realizzazione del film è stata un’avventura, condizionata dalla pandemia, iniziata con una telefonata alla fine di febbraio di quest’anno a don Lagostina e proseguita con pochi incontri preparatori per definire la sceneggiatura. Le riprese si sono svolte nella seconda metà di aprile in diverse location. Il Museo Casa Don Bosco e l’oratorio di Valdocco sono stati lo sfondo degli interventi di Ricciardi, mentre le immagini girate nelle stanze e nelle sale comuni di “Casa che accoglie” mostrano i momenti della vita quotidiana: le pulizie effettuate dai ragazzi, la preparazione del pranzo con le volontarie, lo studio, il gioco e il pasto serale. Le vie di borgo San Paolo con il mercato rionale sono la scenografia in cui si muovono i ragazzi che camminano, camminano… Il camminare è inteso come metafora del migrante che abbandona il suo paese, la povertà, la guerra o le persecuzioni in cerca di sicurezza, di una vita migliore. Spesso si tratta di sogni, della ricerca di un mitico Eldorado che poi, presto, non si rivela come tale. Talvolta le storie dei ragazzi che provengono dall’Africa, dall’Albania, dal Bangladesh e da altri Paesi del terzo mondo sono drammatiche: viaggi avventurosi costellati dalle violenze delle guardie alle frontierepericolose deviazioni, una volta arrivati in Italia, nell’ambito della malavita (un tetto e del cibo in cambio di azioni illegali).

Il lavoro di chi si occupa di questi ragazzi e li strappa alla strada, proprio come faceva Don Bosco, è prezioso e complesso, sempre in relazione con il Comune, con gli Enti formativi e con tutte le istituzioni e i privati che collaborano per inserire i giovani nel tessuto sociale e produttivo torinese.

Il messaggio del film si può sintetizzare nelle parole di don Lagostina nella chiusura del documentario: “E’ l’incontro fra persone diverse che porta a una ricchezza comune. Questo è il mondo nuovo che noi auspichiamo”.

Il film, della durata di circa 23 minuti, realizzato praticamente senza costi dal Centro di Produzione multimediale della Direzione Comunicazione e Rapporti con i Cittadini e i Territori della Città Metropolitana di Torino, è ora disponibile su Youtube.

Si presenta il corso per trasfertisti – CNOS-FAP Bra

Sabato 10 luglio alle ore 9.00 verrà presentato il corso Ifts per tecnico trasfertista del Cnos Fap di Bra nell’azienda Gai macchine imbottigliatrici di Ceresole. Durante il percorso del trasfertista verranno insegnate discipline e competenze da acquisire insieme al lavoro da trovare.

Per informazioni scrivere a gai@gai1946.com

Giovani e agricoltura a Lombriasco

Al termine dell’anno scolastico e degli esami di maturità con lodevoli risultati e 29 diplomati, alcuni 100 e due votazioni con lode, la rivista locale “La pancalera“, diffusa sul territorio fra provincia di Torino, e di Cuneo, zona in cui si colloca la Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco, pubblica nel mensile di luglio un articolo sulla realtà dell’agricoltura nazionale e i giovani. Un tema caro alla scuola salesiana di Lombriasco sviluppato dal contributo dello scrivente “Dommi” a nome della scuola stessa.

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Giovani: futuro e presente dell’agricoltura anche nel nostro territorio, mi pare di poter dire leggendo alcuni dati che riporto a livello più ampio, ma riferibili anche alla nostra realtà locale. 

Quello dell’agricoltore non è più solo un mestiere del passato o un lavoro portato avanti unicamente dalle vecchie generazioni. All’inizio del 2020, presentando i risultati di un’analisi effettuata su dati Infocamere, Coldiretti annunciava uno storico ritorno alla terra dei giovani con 56mila under 35 alla guida di imprese agricole (+12 per cento negli ultimi cinque anni), un primato nell’Unione europea.

Il settore agricolo vanta più del dieci per cento dei giovani che fanno impresa e creano lavoro in Italia con sette imprese under 35 su dieci che, oltre alla coltivazione, hanno sviluppato attività di trasformazione dei prodotti e vendita diretta, fattoria didattica, agricoltura sociale per l’inserimento di persone svantaggiate, cura del paesaggio e produzione di energie rinnovabili. Sempre secondo l’analisi Coldiretti inoltre, la professionalità, l’innovazione e la passione dei giovani in agricoltura porta le loro aziende ad avere una superficie superiore di oltre il 54 per cento rispetto alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento e il 50 per cento di occupati per azienda in più.

Davanti a questi dati c’è da essere orientati alla speranza per il settore agroalimentare ed in effetti anche la percezione immediata di chi lavora nella scuola per la formazione nel settore è quella di un rinnovato interesse. Nelle aule dell’istituto salesiano di Lombriasco non troviamo più solo figli di agricoltori, ma anche altre ragazze e ragazzi desiderosi di entrare nel mondo dell’agroalimentare con le sue varie sfaccettature.  Resta pur vero che solo il 11% di tutte le aziende agricole dell’Unione europea (UE) è gestito da agricoltori al di sotto dei 40 anni – e convincere un maggior numero di giovani ad avviare un’attività agricola rappresenta una vera sfida.E che di fronte all’invecchiamento della popolazione agricola l’UE sta intensificando gli sforzi per incoraggiare i giovani a diventare agricoltori. I giovani agricoltori ricevono aiuto per far decollare la loro attività con sovvenzioni all’avvio, sussidi al reddito e altre forme di sostegno come la formazione supplementare. Sostenere la prossima generazione di agricoltori europei non solo migliora la competitività futura dell’agricoltura europea, ma contribuisce anche a garantire l’approvvigionamento alimentare dell’Europa per gli anni a venire.

Insomma la formazione dei tecnici e degli imprenditori del settore agricolo per i prossimi anni è fondamentale perché senza la preparazione tecnica mancherebbe una solida base che garantisca possibilità effettive in un settore dove non ci si improvvisa e dove le difficoltà possono essere varie. Serve capacità di innovazione per essere concorrenziali sul campo e capaci di trovare una sostenibilità per la propria passione, importante ,ma non sufficiente.

Questa mentalità vincente va fatta crescere e coltivata quotidianamente nella formazione dei ragazzi anche a scuola dove spesso non si vede l’utilità di una cultura più ampia e solida nell’ambito del cammino scolastico, non trovandovi la spendibilità immediata e concreta. Leggo su una rivista il titolo che parla di un’agricoltura che è giovane, ma tra me penso che questo sarà vero e duraturo nella misura in cui sapremo formare i giovani nell’ambito delle nostre scuole con serietà, impegno, sguardo all’innovazione in un mondo globalizzato

Dommi

 

E non ci sono solo gli under 35 che portano avanti l’azienda agricola di famiglia, ma anche i giovani agricoltori di prima generazione che, con un altro tipo di formazione (metà sono laureati) o una provenienza da altri settori, hanno scommesso sulla campagna, vista sempre più come un’opportunità occupazionale e di crescita professionale.

Sono numerosi poi i giovani che decidono di coltivare con il metodo biologico e di associarsi a servizi innovativi che permettono un contatto diretto con i consumatori. 

Estate negli Oratori di frontiera – La Voce e il Tempo

Dopo mesi di pandemia, i giovani sono tornati a relazionarsi nei centri oratoriani. Tra i ragazzi torinesi ci sono anche quelli di Don Bosco San Salvario. Di seguito l’articolo pubblicato su “La Voce e il Tempo“, a cura di Stefano Di Lullo.

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Inchiesta – Viaggio nei centri oratoriani della periferia torinese, spesso l’unico salvagente per i ragazzi da Barriera di Milano a Mirafiori, San Salvario, Falchera, Porta Palazzo dopo i difficili mesi della pandemia che hanno quasi annientato le relazioni.

In oratorio la vita e al di là delle mura la morte con lo spaccio e fenomeni di delinquenza a cielo aperto, in pieno giorno. È la fotografia che don Stefano Votta, parroco a Maria Regina della Pace nel cuore di Barriera di Milano, tra corso Giulio Cesare e corso Palermo, scatta in un giorno di oratorio estivo. Si tratta di uno dei tanti oratori di frontiera che nelle periferie della città, segnate dal disagio sociale aggravato a dismisura dalla pandemia, hanno spalancato i cancelli, o sono andati direttamente sulle strade, puntando a risvegliare i sogni infranti di bambini, adolescenti e giovani a cui il Covid ha annientato le relazioni.

Imponente la rete degli oratori, diocesani, salesiani e di parrocchie affidate a diverse congregazioni religiose, che stanno offrendo al più ampio numero di ragazzi possibile opportunità di inclusione e integrazione a tutto campo con quote di iscrizione basse, a fronte di un aumento dei costi di gestione, o a volte gratuite.

Gli oratori non hanno di certo aspettato rassicurazioni sui contributi pubblici, che arriveranno chissà quando (ormai è la norma) ma si sono mobilitati per offrire servizi di qualità a tutte le famiglie.

Presentiamo dunque alcune fra le numerose e significative esperienze da nord a sud di Torino.

Falchera e Villaretto – Per la prima volta la parrocchia San Pio X di Falchera, grazie all’impegno di un giovane, ha avviato l’Estate Ragazzi anche al Villaretto presso la chiesa di San Rocco (piazza Don Puglisi) dove non sono mai esiste opportunità di aggregazione per i ragazzi e tanto meno centri estivi.

«Viste le difficoltà delle famiglie», sottolinea Alessio Salpietra, responsabile dell’Estate Ragazzi del Villaretto, «offriamo il servizio gratuitamente (eccetto 10 euro di assicurazione). Fino al 16 luglio accoglieremo bambini che non avendo opportunità di spostarsi sarebbero rimasti a casa tutta l’estate». Ogni giorno alcuni animatori dell’oratorio San Pio X partono in bicicletta e raggiungono il Villaretto per le attività di animazione. A San Pio X, invece, le iscrizioni sono terminate in pochi giorni: ci sono tra i 130 e i 140 iscritti e sono numerosi quelli in lista d’attesa.

«Le norme», sottolinea il parroco don Adelino Montanelli, «nonostante gli ampi spazi esterni, non ci consentono di accogliere più iscrizioni, ma è massima l’attenzione per raggiungere chi è ai margini come i bambini delle famiglie Rom che vivono nella zona della Falchera. Offriamo una vacanza, dopo i terribili mesi delle restrizioni, in cui i ragazzi possano tornare a ricostruire le relazioni e a vivere: ampia anche la risposta degli animatori che prestano servizio senza risparmiarsi; organizzano anche gite in montagna in Val d’Ayas».

Barriera di Milano – Sono in centocinquanta, fra iscritti, animatori ed educatori,  anche all’oratorio Maria Regina della Pace in Barriera di Milano dove sono partiti i campi estivi in montagna e le gite al parco acquatico.

«L’oratorio», evidenzia il parroco don Votta, «diventa espressione di vita per tutto il quartiere. Quando mi affaccio dalla finestra del mio ufficio da una parte vedo la vita, la gioia, la speranza, la carità, il donarsi reciprocamente e dall’altra parte esattamente il contrario: la morte, la tristezza, la disperazione: ingredienti che alimentano il degrado e il disagio nelle periferie, nonostante gli slogan delle istituzioni sul rilancio dei quartieri popolari».

Ma c’è un segno di speranza a partire dalle nuove generazioni che si ritrovano a giocare, a riflettere e a confrontarsi insieme in uno stesso cortile: «è lì», osserva il parroco della Pace, «che si formano gli ‘onesti cittadini’, attraverso l’educazione alla legalità e all’inclusione che è certamente possibile».

Un terzo degli iscritti sono di origine straniera. A guidare le attività ci sono il viceparroco don Giuliano Naso e il collaboratore parrocchiale don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile diocesana. «Constatiamo la debolezza degli adolescenti», conclude don Votta, «che vivono crisi di panico, soprattutto laddove si sono verificate situazioni di sofferenza in famiglia a causa della pandemia».

Borgo Vittoria – I campetti utilizzati fino a 4 anni fa dal Victoria Ivest in via Paolo Veronese, realizzati nel 2012 e dopo poco tempo lasciati al degrado, ora ospitano l’Estate ragazzi della parrocchia San Giuseppe Cafasso su corso Grosseto che si è occupata di tagliare l’erba e riqualificare l’area.

«La Circoscrizione 5», sottolinea il parroco don Angelo Zucchi, «ha concesso i campi in comodato d’uso gratuito alla parrocchia per un mese. Abbiamo dunque portato l’oratorio in un’area nel degrado come segno di speranza e di rinascita per il quartiere periferico e la città». L’oratorio estivo della parrocchia Cafasso, conosciuta come «Il centro della periferia», iniziata lunedì 21 giugno, proseguirà fino a fine luglio con 120 iscritti.

«È bastata una settimana e i ragazzi sono finalmente rinati», commenta don Zucchi, «l’oratorio è un’oasi di vita nel deserto in un quartiere che al di là delle problematiche legate al Covid chiede a gran voce un rilancio ‘vero’. C’è stata anche, in particolare, un’esplosione di nuovi animatori che a maggio hanno chiesto di prestare servizio».

Borgo Dora/Aurora – Nella parrocchia San Gioacchino, affidata ai sacerdoti della Fraternità del Sermig, fra i quartieri Aurora e Porta Palazzo, l’«oratorio dei popoli» è tornato a rianimarsi e a colorarsi con bambini e ragazzi di diverse etnie, provenienze e religioni. Circa 200 gli iscritti suddivisi tra l’Arsenale della Pace del Sermig in piazza Borgo Dora e l’oratorio San Gioacchino in corso Giulio Cesare. Oltre 100 sono in lista di attesa.

«Per dare la possibilità a più ragazzi possibili di partecipare», sottolinea Alberto Rossi del Sermig, «i diversi gruppi frequentano il centro estivo solo mezza giornata, alternandosi fra mattina e pomeriggio con una gita settimanale». Tra le attività ampio spazio viene dato all’integrazione, «per imparare a vivere bene insieme valorizzando le diversità come ricchezza».

San Salvario – Da pochi giorni è tornato, anche fisicamente, l’oratorio sulla strada. La postazione «Spazio Anch’io» dei Salesiani di San Salvario al Parco del Valentino, dopo la chiusura dovuta alla presenza prima del Covid Hospital e poi del Centro vaccinale,  ha ora trovato casa, in seguito ad un accordo con il Comune, nel viale centrale pedonale di corso Marconi.

«L’educativa di strada che non si è mai interrotta nei diversi lockdown», sottolinea l’incaricato dell’oratorio San Luigi don Mario Fissore, salesiano, «ha di nuovo il suo punto di riferimento sul territorio per accogliere, ascoltare e accompagnare i giovani più fragili che è possibile intercettare, appunto, solo sulla strada».

Allo stesso tempo è ripresa la presenza degli educatori anche in piazza Galimberti di fronte alle arcate e alle palazzine in fase di completa ristrutturazione dell’ex Villaggio Olimpico Moi. Sono poi partite le attività degli Oratori estivi al San Luigi (via Ormea) per le medie e a Ss. Pietro e Paolo per le elementari (via Giacosa).

«L’obiettivo», prosegue don Fissore, «è quello di favorire una presenza educativa capillare sul territorio con vari destinatari, sia con ambienti di transito come l’educativa di strada, sia con le attività tradizionali  e organizzate dei centri estivi oratoriani». Numerose le iscrizioni pervenute. Gli oratori offrono ciò che i ragazzi non hanno avuto in questi mesi: attività che stimolino la creatività e il movimento in gruppo».

Positive anche le attività proposte dal Comune di Torino e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito dell’iniziativa «La bella stagione» che offre opportunità di laboratori, visite museali e percorsi naturalistici nei parchi cittadini ai centri estivi che aderiscono al progetto «2021. Un’estate insieme» attraverso la Noi Torino o l’Ags (associazione giovanile salesiana).

Mirafiori – Un murales per riempire di colore lo spazio nero lasciato dalla pandemia: l’oratorio San Luca Evangelista, nel quartiere Mirafiori Sud di Torino, ha inaugurato così l’oratorio estivo: i ragazzi e le ragazze per dipingerlo sono tornati ad incontrarsi, dopo più di un anno di contatti virtuali e di relazioni segnate dalla lontananza. E come nell’oratorio di San Luca, anche negli altri cortili dell’Unità pastorale 20 è tornato ad esserci movimento. Lo scorso 14 giugno hanno preso il via all’unisono le attività estive di tutti gli oratori dell’Unità pastorale: quello di San Remigio (via Chiara 14), quello della parrocchia Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba insieme alla parrocchia di Santi Apostoli (Strada Castello 42), oltre all’oratorio di San Luca (via Negarville 14) e a quello dei Beati Parroci (via Monte Cengio 8), che per la prima volta hanno ideato insieme un’unica Estate Ragazzi.

La parrocchia Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba, come altre parrocchie torinesi, ha promosso una raccolta fondi intitolata «Estate sospesa», per permettere la partecipazione anche ai figli delle famiglie in difficoltà economica.

Maturità 2021: cinque ragazzi escono con 100 – Salesiani Novara

Finita la maturità 2021, i ragazzi del Liceo salesiano San Lorenzo a Novara hanno ottenuto ottimi risultati. Di seguito l’articolo pubblicato, il su “La Stampa” a cura di Marco Piatti.

Si è conclusa in questi giorni la maturità anche per cinquanta studenti del Liceo salesiano San Lorenzo a Novara.

«E come ogni anno – ha commentato don Giorgio Degiorgi,  direttore uscente del complesso scolastico – ci sono state delle “eccellenze”, cinque ragazzi che hanno dimostrato di saper capitalizzare pienamente i loro grandi sforzi, affrontando questo esame di maturità, quasi “normale”, se paragonato a quello che gli studenti avevano affrontato un anno fa. Devo dire che complessivamente tutti i candidati del San Lorenzo hanno dimostrato un buon livello di preparazione».

I loro profili

Lorenzo Ghellero ha ottenuto la lode e ricorda la sua scuola come «quel luogo dove insegnanti e studenti lavorano insieme per raggiungere l’obiettivo nel modo migliore»; anche Gaia Egiziano è stata insignita dalla commissione con la lode, concludendo il suo percorso nel liceo delle scienze applicate. Nel liceo tradizionale due cento e un cento e lode. Maria Stangalini ottiene infatti il massimo e si prepara ad iniziare la facoltà di ingegneria biomedica. Francesco Tarocco entra nel «club dei 100» e il prossimo anno andrà a Milano per frequentare il corso universitario di ingegneria – architettura. La lode nel Liceo tradizionale è stata assegnata a Edoardo Zaccaria, già iscritto alla facoltà di ingegneria energetica. Ma non smetterà di fare sport e di dare una mano come animatore nella parrocchia San Giuseppe.

Il Cnos-Fap Vigliano Biellese si conferma tra i preferiti dagli studenti – La Stampa

Il Centro di Formazione Professionale di Vigliano Biellese si conferma tra le prime scelte per i ragazzi che hanno concluso la scuola secondaria di primo grado. Di seguito l’articolo oggi pubblicato su La Stampa a cura di E.B.

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Vigliano – Il centro di formazione professionale si conferma tra i preferiti dagli studenti

Anche nell’anno scolastico 2021-2022, il centro di formazione professionale dei salesiani Cnos-Fap di Vigliano si conferma una delle prime scelte per i ragazzi che hanno terminato il ciclo della scuola secondaria di primo grado.

«Con 25 allievi per classe, abbiamo le prime pressoché complete – spiega il professore e responsabile alla comunicazione Stefano Ceffa -. Certo qualche posto c’è ancora, ma il Cnos-Fap ha dimostrato di riuscire ad attirare sempre più giovani».

Oltre ai corsi triennali in benessere, termoidraulica, operatore elettrico e meccanico industriale, è possibile iscriversi anche al corso biennale in saldocarpenteria, destinato ai ragazzi che hanno già svolto il primo anno in qualche istituto superiore. In questo corso sono disponibili ancora una decina di posti. Le iscrizioni saranno aperte fino a fine luglio.

Basilica e Casa don Bosco, a Valdocco c’è aria di ripresa – Avvenire

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato oggi su Avvenire a cura di Marina Lomunno con l’intervista a don Guido Errico, Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino – Valdocco, in merito alle attività portate avanti durante il lockdown e quelle di questo nuovo periodo di ripresa.

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Basilica e Casa don Bosco, a Valdocco c’è aria di ripresa

Il rettore don Guido Errico: anche in pieno lockdown, non si sono mai fermate le visite grazie alle tecnologie digitali. E adesso le porte si riaprono anche per ragazzi e animatori dell’Oratorio

«Se abbiamo ripreso? In realtà qui non abbiamo mai chiuso»

scherza don Guido Errico, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, Casa Madre dei Salesiani dove si venerano le spoglie mortali di don Bosco. Ma poi ripercorre oltre un anno di pandemia raccontando gli sforzi messi in campo dalla comunità salesiana di Valdocco, sempre nell’osservanza delle regole anticontagio, per non interrompere il legame con i fedeli, soprattutto i giovani:

«Mentre stiamo parlando – prosegue commosso – in Basilica 150 giovani con i loro animatori stanno partecipando alla Messa d’inaugurazione dell’Estate ragazzi, che finalmente abbiamo potuto riavviare in sicurezza: è una rinascita per i più piccoli e gli educatori che tornano insieme con un obiettivo formativo comune. E poi è ripartita l’accoglienza e l’ospitalità con possibilità di pernottamento nella foresteria della Basilica per i gruppi di pellegrini che ritornano a Torino».

In questi giorni ha riaperto anche il «Museo Casa don Bosco» con ingresso dal cortile della Basilica, inaugurato nell’ottobre 2020 e chiuso dopo qualche mese causa Covid. La visita, fino a qualche settimana fa possibile solo online, ora si può fare “dal vivo” per ripercorrere il miracolo della famiglia salesiana partita da queste mura con un prete sognatore, i suoi primi giovani e mamma Margherita, e oggi presente in 133 nazioni dei 5 continenti.

«Col ritorno dei pellegrini – sottolinea il rettore – sono arrivate anche le prime pre- notazioni al Museo, e questo ci fa molto felici anche se la nostra Casa pure in lockdown è stata sempre aperta: con le Messe festive, feriali e la novena di Maria Ausiliatrice, mediante la diretta tv e il web con riprese di qualità, siamo entrati nelle case dei fedeli ma anche di chi è lontano permettendo di sentirci un’unica famiglia. La festa di Maria Ausiliatrice, in maggio, pur senza la tradizionale processione per le vie di Valdocco, ci fatto riscoprire con la preghiera raccolta nel cortile una dimensione inedita di comunità con tutti i rappresentanti della famiglia salesiana. Ora guardiamo avanti, sempre fiduciosi sotto il manto di Maria Ausiliatrice».

Marina Lomunno

SNIPERWEBTV RACCONTA “EDUCHIAMO CON PASSIONE”

Sniperwebtv racconta il nuovo progetto che l’Istituto Salesiano S. Lorenzo ha prodotto per avviare una raccolta fondi da destinare ai più colpiti della pandemia.

“Educhiamo con passione” è il libro fotografico che l’Istituto Salesiano S. Lorenzo ha prodotto, grazie alla collaborazione del Lions club di Novara Ticino.

Il progetto ha come scopo quello di raccogliere fondi da destinare ai più colpiti dalla pandemia. Abbiamo raccolto le testimonianze del direttore e di alcuni studenti.
Il volume, grazie alla collaborazione con il Lions club di Novara Ticino, è un lavoro di reportage fotografico pedagogico che ha testimoniato come professori e studenti hanno vissuto questa pandemia all’interno dell’Istituto.

Valdocco, a casa di don Bosco tra fede e accoglienza assediati dallo smog – La Repubblica

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato da La Repubblica il 14 giugno a cura di Jacopo Ricca in merito al quartiere di Valdocco, con un breve intervento del parroco di Maria Ausiliatrice don Guido Dutto e del responsabile della Caritas parrocchiale Mauro Minoi.

Valdocco, a casa di don Bosco tra fede e accoglienza assediati dallo smog

Il muro di Berlino, come lo chiamavano con amara ironia gli abitanti del quartiere, è caduto tra il 2015 e il 2016 con l’apertura del nuovo corso Principe Oddone, ma da anni la visuale di Valdocco era già cambiata. Il traffico della nuova autostrada urbana si è sommato a quello di corso Regina Margherita e di via Cigna, tra le arterie più inquinate di Torino e ideale confine del quadrato che forma il quartiere dove proprio lo smog è uno dei problemi più sentiti.

L’interramento della ferrovia che da sempre impediva di vedere cosa ci fosse oltre, verso ovest, è stata la grande rivoluzione del quartiere dove don Bosco arrivò nel 1846 da Castelnuovo. Qui è stato aperto il primo oratorio e qui ogni anno i pellegrini visitano il luogo dove riposano le spoglie del santo, nella basilica di Maria Ausiliatrice che, come ricorda il parroco don Guido Dutto, non ha mai chiuso nemmeno durante il lockdown. Sarà l’influenza della vicina Porta Palazzo o proprio della ferrovia, ma il quartiere Valdocco non ha mai perso quella caratteristica di accoglienza che era già viva ai tempi di don Bosco.

C’è ovviamente il complesso salesiano che comprende oltre alla Basilica, la Chiesa di San Francesco di Sales, la Cappella Pinardi, gli edifici della scuola media e di quella professionale, la parrocchia e l’oratorio, ma anche le “camerette” dove visse Don Bosco. Ma ci sono anche spazi occupati, come il Neruda nell’ex scuola conciatori di corso Ciriè, luoghi di riferimento per le comunità straniere come la sede dell’Unione Cristiana Evangelica Cinese in via Salerno. E poi c’è la scuola De Amicis che l’associazione Vicolo Grosso nel tempo è riuscita ad aprire agli abitanti, trasformandolo in un punto di riferimento per Valdocco.

Nicoletta Daldanise, imprenditrice di origine campana, ha scelto il quartiere appena arrivata a Torino:

«Mi occupo di trasformazioni urbane con progettazioni e volevo provarne ad attivarne uno a Torino e Valdocco mi sembrava lo spazio giusto — racconta — Ci vedevo un potenziale: era un quartiere non attraversato perché c’erano i lavori di corso principe Oddone che rendevano impossibile raggiungere l’altra parte della città».

Quelle trasformazioni in parte si sono realizzate nel frattempo, il muro di Berlino è caduto, ma i problemi che aveva costruito insieme al cantiere del passante sono rimasti. Molti negozi storici hanno chiuso e non sono stati sostituiti e la desertificazione commerciale ha permesso ai pusher di continuare a frequentare la zona che proprio durante gli anni del cantiere era diventata uno dei centri di spaccio di Torino.

Le cose nel frattempo sono migliorate, anche grazie alle battaglie dei residenti, come Fabio Ottino e il suo comitato che hanno fatto marce e petizioni per chiedere l’intervento delle forze dell’ordine e l’installazione delle telecamere. Nelle vie interne a Valdocco gli spacciatori non ci sono più. Il problema resta su Corso Principe Oddone.

Nel frattempo sono arrivate famiglie giovani e professionisti: «Molti amici da Vanchiglia si stanno spostando qui perché con bambini piccoli trovano la tranquillità» spiega Daldanise che ha aperto Portmanteau, un piccolo bed&breakfast in via Biella. Il palazzo dove vive e lavora è uno di quelli meglio tenuti di tutto il quartiere, ma durante la pandemia molti hanno approfittato della situazione per cercare di abbellire gli interni dei cortili. Il prezzo di vendita degli appartamenti è aumentato.

Anche secondo il parroco di Maria Ausiliatrice, don Guido Dutto, da due alla guida della comunità, ma nei 6 anni precedenti vice, il quartiere è cambiato:

«Questa è una parrocchia senza territorio: il santuario di Maria Ausiliatrice porta da tutta Torino e anche da fuori fedeli — precisa — È complicato far sentire il senso di appartenenza della comunità di quartiere».

I ragazzi che fanno catechismo ad esempio sono 400 ma 280 sono da fuori parrocchia.

La Caritas parrocchiale invece si occupa solo delle persone in difficoltà di Valdocco:

«Abbiamo scelto per il centro di ascolto e di assistenza di lungo corso di occuparci degli abitanti del quartiere — chiarisce il responsabile Mauro Minoi — Sennò non ce la faremmo».

Nell’ultimo anno sono state 178 le famiglie assistite e in particolare 482 migranti.

«Gli italiani che si rivolgono a noi sono relativamente pochi — precisa il parroco — Ma sicuramente la composizione è molto cambiata».

Il comitato da Margherita a Dora passando per Oddone è nato proprio tra i nuovi abitanti del quartiere, ma nel tempo ha radunato anche gli storici tanto che spesso si riunisce nella pasticceria di Corgiat in via Ravenna. È uno dei pochi negozi a resistere: «Abbiamo bisogno di un luogo dove parlarci e dove scambiare mutuo aiuto — dice Daldanise — Valdocco è meno sfilacciato di altri quartieri anche se anche qui non tutte le comunità straniere sono facilmente raggiungibili, è attraverso la scuola che ci arriviamo». Il traffico e l’assenza di parcheggi sono un problema e l’assenza di spazi pubblici.

Minoi della Caritas spera che la prossima amministrazione apra un centro diurno, ma anche altri servizi sono carenti. Ad esempio non c’è una banca, il primo bancomat è a 15 minuti a piedi, «mancano molti negozi e se invece ci fossero si potrebbe vivere meglio il quartiere».

Alla De Amicis di via Masserano con l’associazione Vicolo Grosso è stato aperto anche uno spazio per scambiare vestiti usati, il Barattolino: «Si tratta di un negozio dell’usato dentro la scuola, aperto due volte a settimana, dove si scambiano vestiti o altri prodotti» conferma Azaria Andreasi, una delle mamme che da anni si batte per l’apertura del cortile della scuola al quartiere. «Non ci sono spazi sociali — dice — Qui gli interventi per far vedere che ti occupi delle cosiddette periferie i 5stelle non li hanno fatti. Alle elementari nella classe di mia figlia su 25 bambini 5 erano italiani». Ora il cortile è al centro di un intervento di restauro, ma la De Amicis resta un punto nodale di Valdocco.

Un po’ come lo spazio occupato Neruda che dà casa a 120 persone, quasi tutti migranti, e durante la pandemia ha fornito assistenza, anche sanitaria, a centinaia di altri torinesi. Come spesso accade coi centri sociali a Torino le lamentele arrivano più da fuori che non dagli abitanti del quartiere che condividono gli tessi problemi degli occupanti:

«Il grande problema è l’inquinamento, poi il fatto che non ci sono aree verdi. Il Cottolengo è una risorsa importante, ma manca un centro di salute territoriale e nessuno se ne fa carico» spiega Alice Scavone.

Tutti speravano che il progetto “Valdocco vivibile” — che dovrebbe dare un volto green al quartiere, abbattendo le isole di calore e favorendo la riduzione dello smog — partisse ma finora non si è visto nulla:

«Sarebbe davvero un bel progetto che permetterebbe anche di rivitalizzare i giardini dove ora chi non ha un posto dove stare è un po’ costretto a sostare».

La strada per il rilancio del quartiere è ancora lunga.