Giornata del bambino africano. Don Felice Molino: vera urgenza è educare il cuore

In occasione della Giornata mondiale del bambino africano che si festeggia ogni 16 giugno, è stata pubblicata su Vatican News la testimonianza di don Felice Molino, missionario salesiano da 38 anni in Kenya. Di seguito si riporta  l’articolo dedicato e il video dell’intervista a don Molino realizzato per Missioni Don Bosco.

“C’è bisogno di tutto, dall’istruzione al cibo, dalle medicine ai vestiti, ma prima di ogni cosa bisogna educare il cuore, altrimenti muore il mondo”

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Era il 16 Giugno 1976 quando a Soweto, sobborgo di Johannesburg, nacquero violenti scontri tra gli studenti neri e la polizia segregazionista del National Party, allora al governo. Il motivo della protesta studentesca fu l’approvazione di un decreto che imponeva a tutte le scuole in cui erano segregati i nativi africani di utilizzare l’afrikaans, la lingua dei bianchi segregazionisti, come lingua paritetica all’inglese. Ma questo era solo l’ultimo episodio di una lunga lista di divieti e imposizioni. Così gli studenti si organizzarono e scesero in piazza. Nelle prime file del corteo campeggiava il cartello: “Non sparateci, non siamo armati” e invece la polizia in assetto antisommossa, cominciò a lanciare gas lacrimogeni per disperdere la folla. Qualche ragazzino reagì con il lancio di pietre e gli agenti risposero col fuoco uccidendo sul colpo quattro di loro, fra cui il tredicenne Hector Pieterson divenuto poi simbolo della violenza dell’apartheid. Le violenze continuarono fino all’aprile del 1977. Una commissione d’inchiesta anni dopo accertò che morirono 575 persone, ma fu proprio dopo le proteste che il governo autorizzò le scuole ad insegnare nella lingua che volevano. Per onorare i ragazzi e le ragazze massacrate durante quell’anno, dal 1991, il 16 giugno viene celebrato – dapprima dall’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) e poi dall’intera famiglia delle Nazioni Unite – come un giorno per richiamare l’attenzione sulle condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi nel Continente.

I dati oggi
Stando ai dati Unicef oggi sono almeno 45,5 milioni i bambini nell’Africa Subsahariana che non frequentano la scuola e molti di questi muoiono prima di aver compiuto i cinque anni di età a causa di malattie spesso facilmente curabili o per denutrizione. Attraverso investimenti strategici per la sopravvivenza e il benessere dei piccoli, anche Paesi con risorse limitate – come il Malawi – sono riusciti a ridurre notevolmente i tassi di mortalità infantile e negli ultimi anni si registra anche un miglioramento della frequenza scolastica, per esempio in Benin, Etiopia, Mozambico e Tanzania ma molto resta ancora da fare.

Educare il cuore della gente
L’appello ai governi e alle istituzioni resta doveroso, ma secondo don Felice Molino, missionario salesiano che da 38 anni vive in Kenya, per prima cosa c’è bisogno di educare il cuore della gente perché cresca la sensibilità e il desiderio di aiutare l’altro, soprattutto se è un minore, vittima innocente, a cui è stata rubata l’infanzia, la dignità, ogni tipo di diritto, non solo quello all’istruzione. Don Felice, che collabora con gli altri missionari al Bosco Boys di Nairobi, dove vengono accolti e allevati i bimbi di strada, si porta dietro un bagaglio di storie incredibili che ci racconta con il nodo in gola. Come quella di Ana che oggi è una donna adulta, mamma felice di un bimbo bellissimo, ma ha vissuto l’inferno.

Il fenomeno dei bambini di strada
“Quello dei ragazzi di strada è un fenomeno che tocca un po’ tutto il mondo, ma soprattutto le grandi città dell’Africa”, afferma don Felice. “A Pasqua, prosegue abbiamo distribuito cibo nel Parco Nazionale di Nairobi a 1500 bambini, con questa suora che impavida sfidava le autorità che li voleva cacciare perché sono considerati una vergogna. Molti fuggono dalle proprie famiglie. La cosa che mi ha impressionato è stato vedere i loro volti sfregiati, feriti dalle botte che prendono, sia da chi li caccia via di casa, sia dai capi che li sfruttano. E poi la sporcizia in cui vivono, il sudiciume dei vestiti… Sono situazioni di degrado e grande abbandono con cui l’infanzia africana fa i conti tutti giorni”.

Carceri, malnutrizione, sanità
“L’altro problema grave problema – afferma il missionario salesiano – riguarda le carceri minorili. A Natale sono andato a celebrare la Messa in uno di questi carceri e l’avvocato che difende questi ragazzini mi ha detto che nessuno di loro proviene da una famiglia ‘normale’. Tutti quanti, guarda caso, provengono dalle baraccopoli di Nairobi. Allora una persona si chiede: ‘Come mai? È perché il Signore ha creato tutti cattivi quelli che andranno a finire nelle baraccopoli o è piuttosto forse perché ‘solo’ quelli sono coloro che posso essere pescati dalla polizia? E invece i figli delle famiglie bene non andranno mai a finire in carcere?. Quindi c’è una diseguaglianza grandissima. Poi si passa a quella che è l’alimentazione dei bambini. Lì il problema è molto più grave. Se si pensa che l’alimentazione base nelle scuole è fatta di granturco e fagioli, polenta … In moltissime scuole sono internati. È chiaro che non è sufficiente per dei bambini e dei ragazzi che devono affrontare giornate di studio. Per non parlare poi del problema della sanità. Ho frequentato ospedali dove il bambino è a letto insieme a due adulti. Una volta sono andato e c’era un bambino di strada che moriva praticamente dopo l’intervento per tumore al cervello. Ho detto: ‘Come mai questo bambino è lì immerso nella pipì e nessuno fa niente? Mi hanno risposto: Non c’è bisogno di far niente, tanto lui sta morendo e non si accorge nemmeno di quello che gli succede”.

Il calco del Beato Michele Rua al Museo civico di Savigliano

Da alcuni giorni al Museo civico “Antonino Olmo” e Gipsoteca “Davide Calandra” di Savigliano si può ammirare il calco in gesso del monumento funerario del Beato Michele Rua, realizzato nel 1920 da Annibale Galateri. Il manufatto, donato dal nipote dello scultore Teofilo ad Antonio Olmo, fu poi acquisito dal museo e collocato nei depositi dov’è rimasto sino ad ora.

Il monumento invece, destinato al collegio di Valsalice, fu successivamente trasferito nella cappella delle reliquie della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, dove si trova tutt’ora.

L’esposizione al pubblico del calco è un gesto doveroso verso questo illustre nostro concittadino che, accanto ad un’intensa attività politica, seppe affermarsi come valente e poliedrico artista,

sottolinea Lodovico Buscatti, responsabile dei servizi culturali.

Servizio civile con Salesiani per il Sociale: l’esperienza dei primi 4 mesi

Si pubblica il resoconto di Rosanna Todisco dell’Ufficio per il Servizio Civile di Salesiani per il Sociale, in merito ai  primi 4 mesi di Servizio Civile.

SERVIZIO CIVILE CON SALESIANI PER IL SOCIALE IN PIEMONTE E VALLE D’AOSTA
Facciamo il Punto dei primi 4 mesi di Servizio – progetti, sedi, operatori volontari

Sono 53.363 i posti di Servizio Civile resi disponibili con il Bando del 23 agosto 2018 e per il quale sono state presentate oltre 121.000 domande. Salesiani per il Sociale aps, ente nazionale accreditato di primo livello, ha partecipato al bando ordinario di Servizio Civile Nazionale con 104 progetti, di cui 6 sperimentali e 6 per l’estero. I posti disponibili erano 1214, di cui 40 per i progetti all’estero e 24 per quelli sperimentali. Sono 269 gli enti legati da accordi di partenariato e da vincoli associativi a Salesiani per il Sociale per il Servizio Civile.

In Piemonte e Valle d’Aosta, abbiamo offerto ai volontari 124 posti di Servizio Civile per i quali sono state presentate 143 domande (66 maschi/77 femmine) di cui 15 candidati stranieri (13 extra
UE / 2 UE)
I giovani hanno avviato la loro esperienza il 15 gennaio 2019.
Gli operatori volontari del Servizio Civile con i Salesiani sono presenti in 25 Comuni del Piemonte e 1 Comune della Valle d’Aosta per un totale complessivo di 53 sedi di attuazione progetto.
La nostra proposta si rivolge principalmente a minori e giovani e privilegia in particolare il settore dell’Educazione e Promozione – centri di aggregazione giovanile, oratori, centri di formazione professionale, scuole, servizi culturali – e quello dell’Assistenza – Comunità educativa residenziale per minori e Centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati.

Sono 7 i progetti attivi per questo Bando di cui 2 sperimentali
Crescere bene insieme: progetto nei CAM, Centri Aggregativi per Minori, della città di Torino per supportare i processi di crescita dei minori e sostenere la genitorialità dei loro nuclei familiari. Ready pronti via: progetto negli oratori che intende rispondere agli specifici fenomeno di esclusione giovani della fascia di età 11-25 anni.

Qui ci sono anch’io: progetto per migliorare il rendimento formativo e il successo scolastico dei giovani che frequentano i Centri di Formazione Professionale Salesiani e per aumentare la loro capacità di instaurare relazioni positive.

Tu sì che vali 2.0: progetto che intende intervenire sul disagio adolescenziale e sulle problematiche connesse allo sviluppo identitario, relazionale e cognitivo delle ragazze e dei ragazzi che frequentano le Scuole Superiori di I e II grado, con particolare riferimento all’utilizzo inconsapevole dei Nuovi Media.

Cer Crescere Educare Condividere: progetto che intende incrementare le occasioni di relazione, formale e informale, degli ospiti della Comunità Harambee di Casale Monferrato, per sostenerli in un percorso di autonomia e sviluppo relazione/affettivo.

Abitare il futuro. Percorsi di tutela per minori stranieri non accompagnati: progetto che intende intervenire sul problema del Trauma migratorio connesso al mandato migratorio familiare dei minori stranieri non accompagnati favorendo percorsi di crescita. Ridefinire e ricontestualizzare le conseguenze del trauma migratorio al fine di concorrere al benessere integrale del minore straniero non accompagnato.

Uni.te – Università e Territorio si incontrano in biblioteca: progetto che intende promuovere e sostenere iniziative culturali sul territorio della Circoscrizione 6 di Torino, valorizzando la Biblioteca Universitaria Mario Viglietti e potenziare iniziative volte ad un pubblico giovanile e universitario.

Nei progetti del bando 2018 sono impegnati 53 OLP, adulti preparati a livello educativo e professionale che accompagnano l’esperienza e supportano i giovani volontari nel raggiungimento
degli obiettivi del progetto. Tra l’Olp e il ragazzo in servizio civile, si crea un rapporto da “apprendista” a “maestro”.

Sono state erogate 140 ore di formazione generale, un percorso didattico ed educativo che offre agli operatori volontari gli strumenti e le chiavi di lettura necessari per affrontare l’esperienza del servizio e costituisce una valida occasione di trasmissione e promozione ai giovani dei valori e dei diritti universali dell’uomo.
Ogni operatore volontario ha frequentato 50 ore di formazione generale.

Un servizio importante, di transizione all’età adulta, che si pone obiettivi che vanno nella direzione di acquisire autonomia personale, assumersi responsabilità, conseguire abilità tecnico-professionali, affermare un proprio ruolo di cittadini attivi e responsabili.

Le motivazioni che guidano un giovane a fare la domanda per il Bando di Selezione al Servizio Civile sono le più disparate. Alcuni vedono nel Servizio Civile una connessione tra il percorso di studi e il mondo del lavoro. Altre volte viene considerato come un’occasione di crescita professionale per ampliare il proprio bagaglio culturale e maturare diverse abilità. Altri presentano la domanda come per un qualsiasi altro posto di lavoro, trovano il bando, magari anche per caso, e ci provano, senza avere alcuna consapevolezza. Altri ancora, non hanno ancora le idee ben chiare su cosa “fare da grande”, terminati gli studi universitari o superiori, si concedono un anno sabbatico di riflessione. Ma tra le varie motivazioni che portano a presentare la domanda, c’è anche la volontà di avvicinarsi al mondo del sociale, o avere la possibilità di dare il proprio contributo allo sviluppo dell’empowerment di una comunità. Invece, giovani che conoscono il mondo salesiano, perché ex allievi o perché hanno esperienza dell’Oratorio, motivano la scelta con la possibilità di offrire un supporto alla propria realtà conoscendone le problematiche e i bisogni delle persone. Una delle motivazioni che incentivano quest’ultima categoria di giovani è il senso di gratitudine verso la “famiglia salesiana”: sentono di aver ricevuto tanto da quell’ambiente e desiderano “restituire” sotto forma di un servizio strutturato. Entusiasmo e voglia di mettersi in gioco sono gli elementi trainanti di questi primi 4 mesi di Servizio Civile. I giovani operatori sono testimoni di come il Servizio Civile sia un tempo generoso della loro vita donato all’altro, un tempo prodigo dedicato ad un progetto per il bene della comunità, un’esperienza che lega valori ad azioni concrete che hanno più direzioni. La prima, di formazione culturale, sociale e civica delle nuove generazioni, la seconda verso gli Enti che accolgono il giovane e lo accompagnano, la terza verso i destinatari dei progetti di Servizio Civile nelle loro varie situazioni di precarietà. In tal senso il Servizio Civile è un percorso necessario per creare legami di solidarietà, recuperare il senso della coesione del tessuto sociale, laceratosi in questi ultimi anni, attraverso la riscoperta del senso di appartenenza. Un processo che concorre alla formazione di nuovi cittadini consapevoli che lo spirito di servizio verso gli altri resta la più alta attività umana che si traduce in un vero e proprio stile di vita aperto ai problemi della realtà.

Salesiani per il Sociale aps  è un’organizzazione non profit voluta e guidata dai Salesiani d’Italia come strumento civilistico a sostegno della dimensione pastorale del disagio  e della povertà educativa; si ispira a San Giovanni Bosco, sacerdote torinese che dedicò la sua vita ai giovani poveri ed emarginati. Si occupa di coordinare anche il Servizio Civile delle organizzazioni associate su base Nazionale -enti ecclesiastici, organizzazioni di volontariato, associazioni e cooperative sociali.

 

Alcune testimonianze degli operatori in Servizio civile:

Con il Servizio Civile sto imparando che vale davvero la pena mettersi in gioco: dedicandomi ai ragazzi che seguo giorno dopo giorno, ho scoperto in me qualità che non pensavo di avere, e mettendomi a servizio ho capito che l’aiuto che ciascuno di noi può dare a chi ha più bisogno, per piccolo che sia, è sempre prezioso.

Federico, progetto Abitare il futuro, sede Oratorio Salesiano San Paolo – Torino

Dopo alcuni anni di animazione in Oratorio, il Servizio Civile mi permette di mettermi alla prova con un ruolo diverso. Essere a contatto con i bambini in un periodo continuativo, mi permette di conoscere diversi punti di vista anche distanti dalla mia realtà. Tutto ciò mi sta aiutando, sia per una mia crescita personale sia per una scelta futura in questo ambito educativo.

Sara, progetto Ready pronti via, sede Opere Salesiane don Bosco, Vercelli

Questa esperienza è per me fondamentale. Non solo per l’occasione di entrare in un contesto lavorativo dinamico e ricco di stimoli, ma soprattutto per il contatto con il contesto educativo, facendomi soffermare su quanto importante sia per una crescita e uno sviluppo integrale del ragazzo, la figura degli insegnanti e quella degli educatori in un’istituzione come la scuola.  Grazie al Servizio Civile!

Gabriele, progetto Tu sì che vali 2.0, Scuola Secondaria di primo grado “don Bosco”, Torino

Per me il Servizio Civile è la possibilità di sperimentare e sperimentarmi mettendomi a disposizione degli altri. È crescere insieme agli
altri, giorno dopo giorno.

Eleonora Boda, progetto Cer Crescere Educare Condividere, Comunità Educativa Residenziale per minori “Harambee”, Casale Monferrato

Il Servizio civile è un percorso che mi sta permettendo di crescere professionalmente e umanamente. Per me si sta rivelando come un vero e proprio cammino verso la riscoperta della Fede. Scopro ogni giorno il valore della frase “Divieni ciò che sei!”.

Andrea Marzia Casagrande, progetto Crescere bene insieme, Pastorale giovanile Salesiana, Torino

Il servizio civile, mi sta veramente spronando ad andare avanti nel mio cammino, non solo per la nuova esperienza vissuta ma soprattutto perché sto scoprendo nuove cose su di me, sto crescendo come uomo e come cristiano nella mia quotidianità.Ogni giorno mi rendo conto che la sfida più difficile è lo stare, l’esserci veramente.

Davide Delogu, progetto Ready Pronti Via, Venaria

Don Giovani D’Andrea – Nuovo Ispettore della ISI

Si riporta qui di seguito la comunicazione ufficiale6 giugno 2019 – con la nomina di don Giovanni D’Andrea, già presidente di “Salesiani per il Sociale“, come nuovo ispettore per la ispettoria Italia Sicilia “San Paolo” per il sessennio 2019-2025:

NOMINA DELL’ISPETTORE
DELLA ISPETTORIA ITALIA SICILIA
“SAN PAOLO”

Consiglio Generale della Congregazione Salesiana
Sessione estiva

Vi comunico con gioia che il Rettor Maggiore, con il consenso del Consiglio Generale, ha nominato DON GIOVANNI D’ANDREA Ispettore della Ispettoria Italia Sicilia per il sessennio 2019 – 2025.

Don D’Andrea ha accettato in spirito di obbedienza questo incarico che assumerà al termine del mandato di Don Giuseppe Ruta, che ringrazio molto per il suo servizio pastorale, nel prossimo mese di agosto.

Ringrazio, a nome del Rettor Maggiore e del Consiglio Generale, i confratelli che hanno offerto la loro collaborazione, partecipando alla consultazione. E’ anch’essa sicura fonte di incoraggiamento fraterno per il nuovo Ispettore.

A tutti voi ed ai vostri giovani l’augurio di ogni benedizione del Signore per intercessione di Maria SS.ma Ausiliatrice e dei Santi Salesiani che dal cielo accompagnano il cammino della nostra Congregazione.

In Don Bosco aff.mo.

Sac. Stefano Martoglio

Intervista al Ferrante Aporti all’autore Rap vincitore del Festival “Sottodiciotto”

Si riporta l’interessante articolo pubblicato su LA VOCE E IL TEMPO di domenica 2 giugno 2019 in merito all’intervista all’autore Rap che si trova all’Istituto penale Ferrante Aporti di Torino che ha vinto il Festival «Sottodiciottosezione Off», dedicato ai videoclip realizzati dai ragazzi under 18 in ambito extrascolastico.

LA VOCE E IL TEMPO – Domenica 2 giugno 2019

INTERVISTA – PARLA IL DETENUTO DEL «FERRANTE APORTI» AUTORE DEL RAP CHE FA DA COLONNA SONORA AL CORTO VINCITORE DI «SOTTODICIOTTO»

«Scrivere musica mi fa alzare gli occhi al cielo»

Si intitola «Fuori Luogo» il cortometraggio che ha vinto lo scorso marzo a Torino la 20a edizione del concorso nazionale del Festival «Sottodiciotto sezione Off», dedicato ai videoclip realizzati dai ragazzi under 18 in ambito extrascolastico. L’eccezionalità del riconoscimento è dovuta agli autori, un gruppo di minorenni detenuti al «Ferrante Aporti» che frequentano il Laboratorio di informatica multimediale dell’Istituto penale gestito da Inforcoop – Lega Piemonte, finanziato dalla Città metropolitana di Torino.
Il cortometraggio, giudicato il migliore su 16 clip finalisti lo scorso marzo da una giuria composta dal regista Enrico Bisi, dalla documentarista Rosa Canosa e da Marco Maccarini, presentatore, autore televisivo e speaker di Radio Italia, ha avuto la seguente motivazione:

«Per la sintonia tra immagini, musica e parole che il cortometraggio riesce a far arrivare al pubblico attraverso uno stile ben calibrato».

Il video, di 4 minuti, è incalzante e diretto anche per il linguaggio «duro» dei ragazzi di oggi e ha come colonna sonora la canzone rap «Crazy», scritta da uno dei giovani reclusi. Racconta l’adolescenza dei ragazzi ristretti presentando in parallelo, in una sorta di visione onirica, le immagini del quotidiano dietro le sbarre e i luoghi «fuori», della libertà perduta vissuta nelle periferie urbane degradate. Grazie alla disponibilità della direttrice del carcere Gabriella Picco, abbiamo incontrato nei giorni scorsi all’Istituto Ferrante F., il giovane autore del rap a cui abbiamo chiesto come è nata l’idea di partecipare al Festival.

«La proposta è partita dagli operatori del laboratorio di informatica», spiega F., «a cui partecipo con alcuni compagni minorenni. Con i miei amici ci siamo impegnati tantissimo: io sono appassionato del genere rap, ho scritto centinaia di testi, è il mio modo per tirare fuori quello che ho dentro».

E cos’hai dentro?

«Aggressività, rabbia, speranze, bisogno di affetto: la musica mi aiuta a guardarmi intorno e a sentirmi meno solo, a non scoppiare, a non sprecare il tempo qui in carcere, a vincere la nostalgia della mia famiglia, della mia città, dei miei amici. Per non farmi prendere dall’angoscia nei momento tristi scrivo o ascolto rap, il genere che più si avvicina al mio mondo perché parla delle difficoltà di crescere tra muri scrostati, piazze dove si spaccia, case fatiscenti, quartieri dove non c’è niente da fare se non sballarsi. Ringrazio gli operatori per avermi dato l’opportunità di tirar fuori qualcosa di buono: scrivere musica mi fa alzare gli occhi al cielo e mi fa sentire che esisto anche io…»

Il titolo del vostro video è «Fuoriluogo» e il tuo rap, che fa da colonna sonora, «Crazy», in inglese significa «pazzo». Perché questi titoli?

«’Fuoriluogo’ è la nostra condizione qui in carcere, ci sentiamo ‘fuori posto’, aspettando di tornare al ‘nostro posto’, a riprenderci la nostra vita. Non perché qui stia male: al Ferrante sto imparando tante cose, sto studiando, sto ripensando alla mia vita, alla famiglia che mi piacerebbe costruire un giorno. Se avrò dei fi gli, forte di questa esperienza e dei miei sbagli, potrò insegnare loro a non sprecare la vita, a non far soffrire i genitori. Ho scelto «Crazy», «pazzo», perché è da pazzi non apprezzare quello che si aveva fuori, anche se era poco, anche se la tua famiglia era povera e con tanti problemi».

Nel testo del tuo rap scrivi: «I miei sentimenti morti, ma’ mi hai visto sparire in un secondo, le tue lacrime sangue fi ne del mondo, i miei sogni una barca che annega, il mio passato gocce di veleno…»: questo è il passato. Come vedi il tuo futuro dopo che avrai scontato la tua pena?

«Il tempo che trascorro qui tra la nostalgia di cosa ho lasciato fuori e di cosa ho perso, nel bene e nel male mi sta insegnando che il passato è dietro le nostre spalle, che non devo ripetere gli stessi errori ma anche che non devo dimenticare chi mi ha aiutato a crescere, a studiare, a tirare fuori il meglio di me. Per questo l’aver partecipato al video è una svolta per me e per i miei compagni: ho preso coscienza di saper fare qual- cosa di buono, posso ripartire di qui. Dietro queste mura sto diventando adulto: essere maggiorenni significa capire che ogni gesto che facciamo ha una conseguenza e che quando si sbaglia si paga…».

Il vostro corto è stato premiato perché da un luogo «difficile» come il carcere minorile lancia un messaggio profondo, con un linguaggio comprensibile ai vostri coetanei. Cosa vuoi dire con questo video al mondo «fuori» e ai ragazzi e alle ragazze che lo vedranno?

«Non siate impazienti, non pensate solo ai soldi e a divertirvi. La libertà è il dono più grande, si apprezza solo quando non c’è più. Capita nella vita, come è capitato a me, di pensare che non ci sia nessuno che possa aiutarti, di pensare di essere solo. Anche se lo sei, e forse chi è straniero come me lo prova più di altri, dentro di te puoi trovare le risorse. La musica per esempio per me è stata una ricchezza che avevo dentro, l’ho capito in carcere come ho capito al Ferrante quanto era bello la mattina svegliarti a casa con tua mamma, i tuoi fratelli…».

Verso la fi ne del clip il tuo testo dice: «Quando conti solo su te stesso, Quando non ti senti più lo stesso, quando senti la mancanza di qualcuno…». F., tu credi in Dio?

«Io sono musulmano e quando don Mecu (don Domenico Ricca, il cappellano del Ferrante Aporti, ndr) mi invita vado in cappella a pregare con gli altri, mi sento meglio, meno solo. La religione è importantissima e non ci sono differenze fra cristiani, musulmani e ortodossi. Dio è padre di tutti.

Incontro del Rettor Maggiore con i novizi salesiani d’Europa

Si riporta la notizia pubblicata su infoans.org riguardo al momento di incontro, svoltosi al colle don Bosco e a Valdocco  dal 20 al 25 maggio, tra tutti i novizi salesiani d’Europa (47 in tutto)

Torino – maggio 2019

Dal 20 al 25 maggio si sono riuniti al Colle Don Bosco e a Valdocco 47 novizi salesiani d’Europa. 5 provengono da Poprad (Slovacchia), 11 da Kopiec (Polonia), 13 da Genzano (Roma) e 18 da Pinerolo (Torino).

Si è trattato dell’XI incontro consecutivo intorno alla festa di Maria Ausiliatrice. Durante le giornate i novizi si sono scambiati le loro esperienze di noviziato in una convivenza piena di momenti di preghiera, di condivisione, di visite ai Luoghi Salesiani e di spiritualità salesiana.

Due momenti intensi hanno segnato l’incontro: il colloquio con il Rettor Maggiore e la festa di Maria Ausiliatrice a Valdocco. Don Ángel Fernández Artime, ha presentato la situazione della Congregazione Salesiana, i suoi pensieri rispetto alla formazione e gli orientamenti particolari ai novizi.

I formatori e i maestri dei vari noviziati, oltre a spiegare tante cose sui Luoghi Salesiani hanno favorito lo scambio di esperienze e le particolari situazioni della formazione che li attende.

Auxilium Cuneo: la Festa dello Sport dei Bambini

Si è svolta sabato 2 giugno scorso la sedicesima edizione della Festa dello Sport dei Bambini, organizzata dall’Auxilium Cuneo nell’ambito della manifestazione “Giovani, Sport & Solidarietà”.
Una giornata interamente dedicata  ai più piccoli, in modo particolare ai bambini della fascia elementare, dove tutto si è svolto in un clima sereno e familiare.

L’iniziativa si è svolta sui campi da gioco e negli spazi aperti della struttura dell’Oratorio Salesiano cuneese, dove il gioco, lo sport, la condivisione e l’amicizia sono stati gli elementi principali della giornata, nel perfetto spirito salesiano di don Bosco.

In aggiunta a tale evento, sabato 8 giugno 2019 “Giovani, Sport & Solidarietà” ha vissuto il suo momento principale con tornei, festa, la cena dell’amicizia e tanta buona musica. La giornata è iniziata nel primo pomeriggio quando sul campo da calcio otto squadre della categoria Pulcini 2008 si sono affrontati in un torneo dedicato “Trofeo Città di Cuneo”, mentre al Palauxilium don Bosco sono andati in scena le fasi finali di tre tornei quadrangolari di pallavolo che si sono sviluppati durante tutto l’arco della settimana. Nei locali dell’opera salesiana si sono svolti invece i tornei di Playstation VI memoria Nicolò Bessone, con il gioco Fifa 2019.

Il cuore della manifestazione è stata ancora una volta la serata con la “Cena dell’Amicizia” aperta a tutti, ed il grande concerto evento della band The Beat Circus.
Una festa davvero speciale alla quale hanno preso parte anche gli atleti delle discipline Special Olympics che nello stesso fine settimana sono stati impegnati a Cuneo e Borgo San Dalmazzo per le gare del Play The Game Special Olympics 2019, specialità nuovo e Bowling. Oltre 400 atleti insieme ai loro allenatori, accompagnatori e volontari hanno portato nei cortili dell’oratorio cuneese un’ondata di entusiasmo e voglia di divertirsi condividendo così lo spirito della festa e la voglia di stare insieme.

La “Festa dello Sport dei Bambini” è intitolata alla memoria di don Francesco Pomero, sacerdote salesiano, scomparso 6 anni or sono all’età di 94 anni, dopo una vita dedicata ai più piccoli e vissuta secondo il carisma e l’insegnamento di don Bosco e primo sostenitore di questa bella giornata di festa e di “famiglia”.

Concluso il IV livello della Scuola di Salesianità 2019

Si è concluso il IV livello del Corso di Salesianità promosso e organizzato dal Centro Salesiano di Formazione Permanente d’America.
Si riporta l’articolo pubblicato oggi dall’Agenzia d’informazione Salesiana ANS, a cura don Luis Timossi, SDB.

(ANS – Torino) – Si è concluso nei giorni appena trascorsi il IV livello del Corso di Salesianità, promosso e organizzato dal Centro Salesiano di Formazione Permanente d’America, con sede a Quito, Ecuador. 26 partecipanti, appartenenti a vari rami della Famiglia Salesiana (consacrati e laici) e provenienti da Brasile, Argentina, Uruguay, Cile, Perù, Colombia, Messico, Guatemala ed Ecuador, si sono recati in pellegrinaggio, per 28 giorni di formazione congiunta, sui Luoghi Salesiani, là dove Don Bosco visse.

Dopo aver approfondito nei tre anni precedenti il contesto sociale, politico e religioso, attraverso un metodo storico-critico-esperienziale, si è ora rivelato un grande dono di Dio per tutti i partecipanti poter vedere, toccare con mano, contemplare, gli spazi, i ricordi e le reliquie che rendono presente tutt’oggi la memoria di Don Bosco, e dando così dimensioni e proporzioni reali a ciò che prima era per loro solo immaginazione.

Gli allievi del corso hanno iniziato il loro percorso ad Annecy, per conoscere san Francesco di Sales; quindi hanno visitato i luoghi di Madre Mazzarello a Mornese e Nizza; sono passati per Genova per rinnovare le loro convinzioni missionarie; hanno visitato nel Monferrato i luoghi dell’infanzia di Don Bosco e della vita di Mamma Margherita a Capriglio; poi la casa al Colle e Chieri, dove il futuro santo svolse il seminario; sono passati per le case di Domenico Savio e hanno camminato sulle orme di alcune passeggiate autunnali di Don Bosco. Infine, hanno attraversato in lungo e in largo Torino, conoscendone le realtà salesiane (l’Oratorio di Valdocco, Casa Pinardi, la Basilica di Maria Ausiliatrice…) e quelle dei tanti coevi “santi sociali”.

Un percorso così ricco ha richiesto necessariamente una buona organizzazione logistica e formativa. In occasione della celebrazione della festa di Maria Ausiliatrice, sono stati programmati anche incontri con il Rettor Maggiore dei Salesiani, la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e don Pier Luigi Cameroni, Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana.

Ogni giornata, inoltre, si è conclusa con un momento di valutazione, durante il quale si cercava di raccogliere le esperienze vissute e le riflessioni motivate dalle varie visite.

Per i partecipanti è stata un’esperienza che non solo ha illuminato, ma che ha “toccato” il cuore, rinnovando le motivazioni e le profonde convinzioni che sostengono il carisma salesiano.

Ed è stata, certamente, anche un’esperienza di famiglia, di comunione fraterna, di rafforzamento dei legami di amicizia radicati nelle fonti del carisma salesiano condiviso. La chiusura dell’esperienza, dopo essere passati anche attraverso Assisi e aver visitato i luoghi di Don Bosco a Roma, si è svolta con l’Eucaristia celebrata presso le Catacombe di San Callisto.

I partecipanti sono ora ritornati alle rispettive Ispettorie ed opere con i cuori infiammati dal fervore salesiano e con una rinnovata e aggiornata fedeltà ai giovani che la Divina Provvidenza affida loro.

di don Luis Timossi, SDB

Formazione Professionale – Una scelta alla pari! Suore Manuela Robazza

Si pubblica l’intervista a cura di Michela Giachetta a Suor Manuela Robazza (Preside del Centro italiano opere femminile salesiano – formazione professionale) riportata su LiberoLavoro.

Da sempre il Ciofs-fp (Centro italiano opere femminile salesiano – formazione professionale) si dedica a progetti per favorire l’orientamento, l’accompagnamento al lavoro e la formazione dei giovani, soprattutto di quelli con meno opportunità. La presidente del Centro, suor Manuela Robazza, traccia un bilancio della formazione professionale, anche alla luce della sperimentazione del cosiddetto Sistema duale, modello di formazione integrato scuola – azienda.

Ritiene che di recente ci sia un cambio di approccio da parte delle istituzioni verso la formazione professionale?

«La sperimentazione del sistema duale è stata un’idea molto preziosa per la formazione professionale. Se consideriamo questo sistema un approccio diverso, allora possiamo dire che sì, un cambio c’è stato. Ma c’è ancora strada da fare: da un lato perché si fa ancora fatica a percepire la formazione professionale alla pari della scuola dell’obbligo, dall’altro perché manca una conoscenza di quest’ambito, da parte delle scuole, sia delle imprese e soprattutto da parte delle famiglie. Significa dare spazio a chi ha l’intelligenza delle mani. La formazione professionale si muove in questo senso. E lavora anche sulle cosiddette soft skills . Quindi un bel gesto da parte delle istituzioni potrebbe essere quello di farla conoscere e darle pari dignità».

In che modo?

«A cominciare dall’orientamento al termine della scuola secondaria di primo grado, quando si presentano le varie scuole, i vari percorsi possibili per le superiori. Si deve iniziare da lì a darle maggiore dignità, presentandola non come alternativa di secondo piano o una scelta di ripiego, ma una scelta alla pari, perché significa dare la possibilità a tutti. Non c’è scritto da nessuna parte che vale di più chi ha più intelligenza e di meno chi sa organizzarsi e lavorare».

Come giudica i dati relativi alla sperimentazione del sistema duale presentati qualche giorno fa da Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche?

«I dati presentati hanno evidenziato il successo della sperimentazione duale al suo avvio, nella prima fase, ma il monitoraggio effettuato nel secondo anno ha rivelato il grande incremento, anche in regioni che nella prima fase non avevano neppure avviato la sperimentazione. Noi abbiamo 60 centri di formazione professionale, siamo presenti in 11 regioni e abbiamo 15mila allievi ogni anno. Anche nei nostri centri c’è stato un aumento del duale e una maggiore consapevolezza al riguardo da parte del mondo delle imprese».

Alcune regioni come la Sicilia hanno avviato un sistema IeFp, istruzione e formazione professionale, registrando numerosi iscritti, altre regioni non riescono o non voglio partire. È solo assenza di volontà politica?

«Non mi pare sia solo una questione di assenza di volontà politica. Manca la consapevolezza che quella della formazione professionale è un’importante esperienza. E forse c’è anche un problema di fiducia. Il sistema duale è un grande passo avanti della formazione professionale, un sistema diverso dall’alternanza scuola – lavoro, perché parliamo di 400 ore trascorse in azienda e 400 in aula o laboratorio. Si tratta proprio di una formazione in assetto lavorativo. E il fatto che le aziende non siano ancora sufficientemente a conoscenza anche dei vantaggi fiscali che possono avere, rende la strada in salita».

Il quadro generale italiano dei percorsi IeFp è ancora a macchia di leopardo. Come si può intervenire?

«Penso sia importante innanzitutto far conoscere correttamente questa grande opportunità. Poi è importante fare rete, con le imprese, le istituzioni, gli enti di formazione professionale e anche le scuole, in modo da poter organizzare al meglio il sistema duale. Formare i tutor aziendali, accompagnare i processi e creare le condizioni perché ogni giovane sia stimolato a dare il meglio di sé. Ovviamente non deve mancare la parte finanziaria: i fondi sono stati stanziati. Bisogna però che tutti i soggetti coinvolti lo sappiano. E si deve continuare a investire».

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Incontro Internazionale del Bollettino Salesiano

Si pubblica la notizia a cura di InfoAns, riguardo l’incontro Internazionale del Bollettino Salesiano che è iniziato domenica 26 maggio e terminerà mercoledì 29 al Centro La Salle di Roma.

(ANS – Roma) – “Quali reti sociali frequenterebbe Don Bosco oggi?”. È la domanda che si sono sentiti rivolgere i direttori dei Bollettini Salesiani radunati in questi giorni al Centro La Salle dai due relatori Nicola Zamperini e Sandro Cristaldi, che hanno animato le sessioni pomeridiane del secondo giorno di lavori, lunedì 27 maggio. Le risposte non si sono fatte attendere: “Utilizzerebbe tutti i media digitali attuali”, ha detto immediatamente Adriana Porterio, Responsabile del Bollettino Salesiano dell’Uruguay; mentre Alejandra Rodríguez, ha affermato categoricamente che “Don Bosco userebbe soprattutto YouTube”.

Non c’è dubbio che i tempi siano cambiati, ma per Don Bosco e per i Salesiani di oggi, “i media devono essere usati per annunciare Gesù Cristo e ricercare la salvezza dei giovani”, ha commentato don Filiberto González, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale.

In effetti, la salvezza delle anime è stata la ragion d’essere di tutta l’opera di Don Bosco e della stessa diffusione del Bollettino Salesiano. Don Francesco Motto, Direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano, durante la prima relazione della giornata, aveva magistralmente presentato la storia del Bollettino Salesiano nel pensiero di Don Bosco e nei suoi primi anni di vita. “Don Bosco è stato un grande impresario, un organizzatore, un manager… Ma soprattutto una persona appassionata nel trasmettere Dio”.

Successivamente il dott. Zamperini ha spiegato che “Il mondo digitale non determina semplicemente il passaggio da un bollettino tradizionale a un file pdf. Il contenuto, il testo, il layout, le immagini… Tutto deve essere ripensato. Per questo non dovremmo concentrarci sul ‘passare’ al testo digitale, ma dovremmo pensare fin dall’inizio al mondo digitale e al mondo della stampa. Dobbiamo fare uno sforzo di pensiero e cambiare prospettiva”. Lo sforzo da fare, ha insistito, “è essenzialmente un cambiamento di pensiero per comunicare in un mondo diverso… Anche Instagram può essere un oratorio digitale se lo animiamo con il pensiero di Don Bosco”.

La giornata si è infine conclusa con la presentazione del trailer del cortometraggio dedicato al coadiutore salesiano Artemide Zatti (che verrà ultimato nei prossimi mesi) e da una condivisione salesiana.