Nosiglia: la quarta rivoluzione industriale come opportunità

Si è tenuto Sabato 13 ottobre 2018, presso il Polo del ‘900, il seminario proposto dall’Ufficio Pastorale sociale e del Lavoro in collaborazione con la Fondazione Operti sul tema «Cambiamenti a tempo indeterminato».

Un invito accorato alla riflessione intorno al tema del cambiamento. Nella prima parte, l’attenzione si è rivolta maggiormente alla cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale e dunque alle conseguenti trasformazioni del mondo del lavoro. La seconda, invece, si è focalizzata maggiormente sui mutamenti profondi del sistema politico. Entrambe le sessioni sono state animate da contenuti di testimoni ed esperti (imprenditori e professionisti), da gruppi di riflessione e dalle proposte operative della Pastorale Sociale.

Ecco l’intervento di apertura del seminario a cura dell’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia:

Carissimi,
con questa giornata di studio, di riflessione, di ricerca e, in qualche modo, di progettazione e rinnovamento, l’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro apre il cammino pastorale per l’anno in corso, mettendo a fuoco due temi molto importanti, non solo per la vita della Chiesa torinese, ma per le persone e per la società civile: il lavoro (e le relative trasformazioni) e la politica.

Il programma è ricco di interventi qualificati (che ringrazio anticipatamente per la loro partecipazione attiva) e di persone interessate a riflettere, insieme alla Chiesa torinese, sul futuro del nostro territorio. In un tempo sociale pieno di opportunità, ma anche foriero di rischi, mi sembra opportuno ritrovarsi per un’opera di discernimento comunitario che mette insieme i volontari delle parrocchie, i giovani, i lavoratori, le imprese, il sindacato, le
istituzioni pubbliche e le realtà che sono chiamate ad accompagnare le persone in questo cambiamento d’epoca. La comunità cristiana è quindi chiamata a pensare e ripensarsi insieme a tutte le componenti sociali, economiche e politiche del territorio, come peraltro delineato dal percorso dell’agorà sociale.

TORINO ha vissuto una delle CRISI RECESSIVE più importanti della sua storia recente; spesso viene infatti descritta come città in declino (tra le più anziane in Italia, con tassi di disoccupazione giovanile troppo elevati, scarsi investimenti sul territorio) e poco competitiva sul piano internazionale. Una città dalla forte vocazione industriale
NON PUO’ PERO’ RASSEGNARSI all’idea che il lavoro sia un fattore marginale rispetto allo sviluppo sociale ed economico. Serve riflettere a fondo sulle trasformazioni locali e globali per capire come accompagnare le persone e le realtà organizzate (le imprese, le istituzioni, le parti sociali e la rappresentanza) a vivere con pienezza (e senza timore) il cambiamento.

La quarta rivoluzione industriale rappresenta pertanto una grande OPPORTUNITA’ per ragionare sul futuro della nostra area metropolitana perché, oltre a rimettere il tema dello sviluppo sostenibile del nostro territorio, concentra la sua particolare attenzione sul lavoro e sulla persona umana. Sono molti gli analisti e gli studiosi che sottolineano come, nonostante il fattore tecnologico sia il volano del cambiamento, quello umano rappresenti il vero fulcro per lo sviluppo economico e del mondo del lavoro. La tecnologia quindi non deve far paura e non deve spaventare l’uomo che lavora; deve essere sempre a suo servizio per aiutare il progresso materiale e spirituale della nostra società.
La persona umana partecipando al processo del lavoro con le sue innate abilità naturali, da formare durante il percorso educativo, è in grado di plasmare e trasformare la realtà. IL LAVORO pertanto, oltre ad essere motore per lo sviluppo di una qualsiasi società economica, è anche un bene per la persona umana, perché favorisce l’espressione di sé, l’identità sociale e la partecipazione alla vita sociale.

Tale elemento è di grande interesse per tutta la comunità cristiana, dal momento che il pensiero sociale della Chiesa ritiene primario l’elemento soggettivo del lavoro. È soprattutto San Giovanni Paolo II ad evidenziare in Laborem exercens questo fattore quando afferma che “come persona, l’uomo è quindi soggetto del lavoro. Come persona egli
lavora, compie varie azioni appartenenti al processo del lavoro; esse, indipendentemente dal loro contenuto oggettivo, devono servire tutte alla realizzazione della sua umanità, al compimento della vocazione ad essere persona, che gli è propria a motivo della stessa umanità”. La dimensione soggettiva del lavoro richiama quindi a una domanda di senso per l’uomo. Proprio per tale ragione, quando HO INCONTRATO I LAVORATORI delle aziende in crisi in quest’ultimo anno, ho visto fatica, smarrimento, paura e rabbia. Il lavoro inteso come un valore è uno strumento che dà senso e pienezza alla vita umana è una risorsa talmente preziosa che, quando manca, crea sfiducia e un senso di frustrazione paragonabili agli eventi più tragici della nostra vita.

In tal senso mi piace ricordare le parole che Papa Francesco ha rivolto ai lavoratori dell’ILVA di Genova: “Sulla terra ci sono poche gioie più grandi di quelle che sperimentano lavorando, come ci sono pochi dolori più grandi dei dolori del lavoro, quando il lavoro sfrutta, schiaccia, umilia, uccide. Il lavoro può fare molto male perché può fare molto bene. Il lavoro è amico dell’uomo e l’uomo è amico del lavoro, e per questo non è facile riconoscerlo come nemico,
perché si presenta come una persona di casa, anche quando ci colpisce e ci ferisce. Gli uomini e le donne si nutrono del lavoro: con il lavoro sono “unti di dignità”. Dignità è la parola che risuona e viene pronunciata più spesso dai lavoratori, anche quelli che stanno per perdere il loro posto di lavoro.

Ma c’è un secondo focus che accompagnerà la vostra riflessione, intimamente connesso al primo filone e altrettanto importante: la POLITICA e l’assoluta NECESSITA’ DI SPENDERSI a favore del bene comune. Nel pomeriggio verrà presentata la RINNOVATA PROPOSTA della diocesi sul delicato fronte dell’educazione alla politica, le PICCOLE
OFFICINE POLITICHE, che prenderanno il posto della Scuola di formazione all’impegno sociale e politico. Trovo, in un momento di profonda crisi tra i cittadini, i corpi intermedi e le istituzioni più che pertinente una seria riflessione sul come riabitare coscientemente lo spazio pubblico. La crisi delle forme novecentesche di partecipazione non può renderci indifferenti; è giusto quindi che tutta la comunità cristiani s’interroghi su quale presenza sia necessaria nella polis. Evitando però di ripercorrere formule nostalgiche del passato e mutuando da esperienze che non torneranno
più.  Ben si sposa questo progetto e questo percorso con il cammino diocesano sul discernimento vocazionale. La prima chiamata di Dio alla realtà laicale è quella di spendersi a favore degli ambienti che primariamente abita; non si tratta infatti di un tratto marginale della nostra fede, ma di un elemento essenziale. Spiritualità, impegno sociale e per il mondo del lavoro, partecipazione alla vita politica sono elementi interconnessi che rendono autentica e pienamente vera la fede cristiana. Il laicato che si spende quotidianamente sul fronte del bene comune, come imprenditore, come sindacalista, come lavoratore o come uomo e donna delle istituzioni non è un laico di serie b.
Si amici, la politica, come ci ricorda la dottrina sociale della Chiesa (nostra bussola per orientare l’azione dei credenti nella società), è la più alta forma di carità, perché promuove interventi di natura promozionale e non meramente assistenzialistici. Spesso, troppo spesso, nelle nostre realtà cristiane si contrappone in modo fallace impegno sociale e volontariato con impegno politico; tale contrapposizione non aiuta quella necessaria maturazione e animazione
nel territorio dell’azione del popolo di Dio. Oggi è fondamentale invece parlare di impegno politico tout court, favorendo nuove vocazioni in tal senso e aiutando le persone già impegnate a non sentirsi estraniate dalla realtà cristiana. Educare i giovani alla politica è una delle sfide più complesse del nostro tempo perché i nostri schemi mentali, molto spesso, non corrispondono con le aspettative dei giovani stessi e perché le nostre proposte non
rispondono alle loro esigenze e modalità di partecipazione. Ritengo che il progetto delle Piccole Officine Politiche sia ambizioso e coraggioso perché si pone l’alto obiettivo di educare in maniera innovativa alla politica, quella con la P maiuscola, favorendo una sensibilità dentro la nostra realtà civile, aiutando le persone impegnate a confermare la propria passione e orientando i giovani ad una presenza civile cosciente e informata.

Auguro a tutti noi, alla comunità cristiana e a Torino nel suo complesso che dal percorso che oggi vi verrà presentato possano emergere, ad integrazione di altrettanti cammini, nuove classe dirigenti, intese non come persone che occupano degli spazi di potere, ma che responsabilmente si assumano l’onere di guidare e dare direzione ad una comunità spesso disorientata. Per essere classe dirigente non ci si può improvvisare: bisogna formarsi, prepararsi,
svestirsi di ideologie e pregiudizi, affondare le radici in esperienze sociali e di comunità, essere onesti e rivolti verso il bene comune.

Ritengo fondamentale che tale percorso si coniughi con il cammino che le aggregazioni laicali, le associazioni e movimenti perché, nel carisma di tali realtà, c’è l’educazione all’impegno politico.

Ringrazio tutti gli amici della Pastorale Sociale e del Lavoro per il lavoro fin qui svolto e per i progetti ambiziosi che sta costruendo e mettendo in campo.
Auguri a tutti voi buon lavoro e buona giornata!

Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

CENSIS – Quindicesimo Rapporto sulla comunicazione

Si riporta qui di seguito il 15° rapporto Censis sulla comunicazione dal titolo “I media digitali e la fine dello Strar System” svoltosi a Roma in data 11 ottobre 2018. Con i pulsanti sottostanti sarà possibile scaricare tutti i materiali in pdf.

 

 

Censis 11/10/2018

I media digitali e la fine dello star system

Presentato il 15° Rapporto Censis sulla comunicazione

 

Triplicata la spesa per smartphone in dieci anni: 23,7 miliardi di euro per cellulari, servizi di telefonia e traffico dati. Su internet il 78,4% degli italiani. Giovani: web tv per il 46,6% e Instagram per il 55,2%. Positivo l’uso dei social network in politica per il 47% dei cittadini. È l’era biomediatica, in cui uno vale un divo

Roma, 11 ottobre 2018 – Le nuove diete mediatiche degli italiani: tv e radio sul web, nuovi record per smartphone e social network. Nel 2018 la televisione registra una leggera flessione di telespettatori, determinata dal calo delle sue forme di diffusione più tradizionali. La tv digitale terrestre e la tv satellitare si attestano, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani: entrambe cedono il 2,3% di pubblico nell’ultimo anno. Continuano a crescere invece la tv via internet (web tv e smart tv possono contare su una utenza del 30,1%, +3,3% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% del 2007 all’attuale 25,9% di spettatori, con un aumento del 3,8% nell’ultimo anno). L’incremento di utenti dei servizi video digitali è uno dei cambiamenti più rilevanti del 2018: in un anno gli italiani che guardano i programmi delle piattaforme di tv on demand sono aumentati dall’11,1% al 17,9%, con punte del 29,1% tra i giovani under 30. La radio continua a rivelarsi all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani. Se la radio tradizionale perde 2,9 punti percentuali di utenza (oggi al 56,2%), come l’autoradio (con il 67,7% di utenza, -2,5% rispetto allo scorso anno), la flessione è compensata dall’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 17% degli italiani) e soprattutto attraverso lo smartphone (con una utenza al 20,7%, +1,6% rispetto allo scorso anno). Gli italiani che usano internet aumentano dal 75,2% al 78,4% (+3,2% rispetto allo scorso anno e +33,1% dal 2007). Quelli che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8% (+4,2% nell’ultimo anno, mentre ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). Gli utenti dei social network crescono ancora, dal 67,3% al 72,5% della popolazione. Aumentano gli utenti di WhatsApp: il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30. Più della metà della popolazione usa i due social network più popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%). Notevole è il passo in avanti di Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (e al 55,2% tra i giovani). Mentre Twitter scende al 12,3%.

Un popolo di navigatori, ma non di lettori. Nel 2007 i quotidiani erano letti dal 67% degli italiani, ridotti al 37,4% nel 2018 (anche se nell’ultimo anno registrano un +1,6% di utenza). Il calo non è stato compensato dai giornali online, che nello stesso periodo hanno incrementato l’utenza solo dal 21,1% al 26,3%. Ma gli altri portali web di informazione sono consultati dal 46,1% degli italiani. Restano stabili i settimanali (con il 30,8% di lettori, -0,2% in un anno) e i mensili (con il 26,5% di lettori, -0,3%). Anche i lettori di libri continuano a diminuire anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno, nel 2018 il dato è sceso al 42% (-0,9% rispetto allo scorso anno). Né gli e-book (letti solo dall’8,5% degli italiani, -1,1% nell’ultimo anno) hanno compensato la riduzione.

In dieci anni triplicata la spesa per smartphone. Il valore dei consumi complessivi delle famiglie non è ancora tornato ai livelli pre-crisi (-2,7% nel 2017 rispetto al 2007), ma la spesa per smartphone è più che triplicata nel decennio (+221,6%, per un valore di quasi 6,2 miliardi di euro nell’ultimo anno), quella per computer è aumentata del 54,7%, i servizi di telefonia si sono riassestati in basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-10,4% nel periodo 2007-2017, per un valore però di quasi 17,5 miliardi di euro nell’ultimo anno) e la spesa per libri e giornali ha subito un collo (-38,8% nel decennio). Complessivamente, nel 2017 la spesa per cellulari, servizi di telefonia e traffico dati ha raggiunto i 23,7 miliardi di euro.

È forte la frattura generazionale nei consumi mediatici. I giovani si muovono con agilità nel sistema della comunicazione digitale, sfruttando più di chiunque altro tutte le opportunità offerte. Tra gli under 30 la quota di utenti di internet supera il 90%, mentre è ferma al 42,5% tra gli over 65. Più dell’86% dei primi usa lo smartphone, ma lo fa solo il 35% dei secondi. Più del 70% dei giovani è iscritto a Facebook e usa YouTube, contro circa il 20% degli anziani. Più della metà dei giovani consulta i siti web di informazione, contro appena un quinto degli anziani. Quasi il 47% dei primi guarda la web tv, contro appena il 9,5% dei secondi. Oltre il 35% dei giovani ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, mentre lo fa solo il 4% dei longevi. Su Twitter c’è un quarto dei giovani e un marginale 3% scarso degli over 65.

Positivo l’uso dei social network in politica per il 47% degli italiani. In merito al ruolo svolto dai social network nella comunicazione politica, gli italiani si dividono tra fautori e detrattori in due parti quasi uguali. Il 16,8% ritiene che svolgono una funzione preziosa, perché così i politici possono parlare direttamente ai cittadini, senza filtri. Il 30,3% pensa che siano utili, perché in questo modo i cittadini possono dire la loro rivolgendosi direttamente ai politici. Invece, il 23,7% crede che siano inutili, perché le notizie importanti si trovano sui giornali e in tv, il resto è gossip. Infine, il 29,2% è convinto che siano dannosi, perché favoriscono il populismo attraverso le semplificazioni, gli slogan e gli insulti rivolti agli avversari. In sintesi, i giudizi positivi sulla disintermediazione digitale in politica sono espressi da una percentuale che sfiora la metà degli italiani: complessivamente, il 47,1%.

La fine dello star system. Nell’era biomediatica uno vale un divo. Uno degli effetti della disintermediazione digitale è la fine dello star system tradizionale. Con la conseguente rottura del meccanismo di identificazione e proiezione sociale che in passato veniva attivato dalla fascinazione esercitata dal pantheon delle celebrità: prima venerate e oggi smitizzate nel disincanto del mondo. Il divismo aveva impregnato gran parte della cultura di massa del ‘900, legato al medium per eccellenza di quella cultura: il cinema. Oggi la moltitudine dei soggetti, novelli Prometeo dell’era digitale, ha trascinato quel pantheon giù dall’Olimpo. Uno vale un divo: siamo tutti divi. O nessuno, in realtà, lo è più. La metà degli italiani (il 49,5%) è convinta che oggi chiunque possa diventare famoso (tra i giovani under 30 la percentuale sale al 56,1%). Un terzo (il 30,2%) ritiene che la popolarità sui social network sia fondamentale per essere una celebrità (la pensa così il 42,4% dei giovani). Mentre un quarto (il 24,6%) sostiene che semplicemente il divismo non esiste più. E comunque appena un italiano su 10 prende a modello i divi come miti a cui ispirarsi (il 9,9%).

Questi sono i principali risultati del 15° Rapporto sulla comunicazione del Censis, promosso da Facebook, Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Wind Tre, presentato oggi a Roma presso la Sala Capitolare del Senato da Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, e discusso da Gian Paolo Tagliavia, Chief Digital Officer della Rai, Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione di Mediaset, Massimo Porfiri, Amministratore Delegato di Tv2000, Massimo Angelini, Direttore Pr Internal & External Communication di Wind Tre, Fabrizio Paschina, Responsabile Direzione Comunicazione e Immagine di Intesa Sanpaolo, Francesco Rutelli, Presidente di Anica, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

I nuovi riti, tic e tabù della digital life

Presentato il 15° Rapporto Censis sulla comunicazione «I media digitali e la fine dello star system»

Il 50,9% di chi ha uno smartphone controlla le notifiche del telefono appena sveglio o come ultima cosa prima di andare a dormire. Il 48,4% consulta le previsioni meteo nel corso della giornata. E il 25,8% non esce di casa senza il caricabatteria. Il problema numero uno di internet secondo gli italiani? La diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni online

Roma, 11 ottobre 2018 – La fiducia nei media al tempo delle fake news. La radio ottiene il primato della credibilità tra i media: il 69,7% degli italiani la considera molto o abbastanza affidabile. Sono soprattutto gli over 65 (72,5%) a riconoscere alla radio questo merito e le persone con un livello di istruzione più elevato, diplomati e laureati (71,2%). La televisione è considerata affidabile dal 69,1% degli italiani. Oltre al 78,5% degli anziani, è anche il 68,8% dei giovani under 30 a pensarla così. Anche la stampa viene considerata affidabile da una quota maggioritaria di italiani: il 64,3%. Nella parte inferiore della graduatoria si collocano invece i siti web d’informazione: solo il 42,8% degli italiani li considera pienamente credibili. In questo caso si rileva una polarizzazione tra giovani e anziani: tra i primi il giudizio negativo è espresso dal 45,8%, tra i secondi è ai massimi livelli (79,1%). Ultimi in classifica si collocano i social network, ritenuti non del tutto affidabili dal 66,4% degli italiani. Sono gli anziani a essere i più diffidenti (78,2%), mentre il 45,8% dei giovani li considera attendibili. La tendenza a una minore fiducia si è accentuata nell’ultimo anno: hanno perso credibilità i siti d’informazione online per il 20,7% degli italiani, i social network per il 27,2%.

Nuovi riti, tic e tabù della digital life. La grande diffusione degli smartphone modifica i comportamenti di molte persone, protagoniste oggi di nuovi rituali, piccoli tic e manie mascherate. Il 59,4% degli italiani che possiedono un cellulare evoluto dichiara che, invece di telefonare, preferisce inviare messaggi per comunicare. Il 54,7% fa parte di gruppi su servizi di messaggistica come WhatsApp. Il 50,9% controlla le notifiche del telefono come primo atto al risveglio o come ultima cosa prima di andare a dormire. Il 48,4% consulta le previsioni meteo nel corso della giornata. Un’altra piccola ossessione quotidiana riguarda il rapporto con la memoria: il cellulare diventa una «protesi» utile ai nostri ricordi e alle nostre conoscenze, al punto che il 37,9% degli utenti, quando non ricorda un nome, una data o un evento, si affida immediatamente alle risposte della rete per fugare ogni dubbio. Uno su tre (30,1%), invece di digitare sulla tastiera, invia messaggi vocali. E il 25,8% esce di casa portando sempre con sé il caricabatteria del cellulare.

Quali sono i principali problemi dell’era digitale? La classifica dei principali problemi dell’era digitale secondo gli italiani riflette una visione molto individualistica, prevalentemente centrata su di sé e sull’impatto negativo che le tecnologie digitali possono eventualmente avere sul proprio vissuto quotidiano. Per il 42,5% degli italiani il problema numero uno di internet è la diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni e intimidazioni online. Al secondo posto, il 41,5% colloca il tema della protezione della privacy. Segue il rischio della manipolazione delle informazioni attraverso le fake news (40,4%) e poi la possibilità di imbattersi in reati digitali, come le frodi telematiche (35,5%). Solo a grande distanza vengono citati problemi di sistema, come l’arretratezza delle infrastrutture digitali del nostro Paese e l’inadeguatezza dei servizi online della pubblica amministrazione (14,9%), oppure le minacce all’occupazione che possono venire da algoritmi, intelligenza artificiale e robotica (10,5%).

Preoccupazioni e soluzioni per proteggere la privacy. Il 59,3% degli utenti dei social network si dice molto o abbastanza preoccupato per il possibile uso distorto dei propri dati personali, mentre il restante 40,7% afferma di non nutrire nessun timore (il 7,5%) o ha solo una scarsa preoccupazione (il 33,2%). Tra i giovani under 30 la percentuale complessiva di chi non manifesta preoccupazioni arriva al 48,6%. Tra le soluzioni possibili, il 61,1% degli italiani ritiene che i gestori dei social network stiano già lavorando all’implementazione delle procedure di sicurezza necessarie. L’utente, in realtà, punta il dito verso se stesso: l’83,6% degli italiani è convinto che sia necessario imparare a usare i social network con maggiore attenzione e prudenza. A supporto dell’autotutela si affianca la richiesta, ugualmente sentita, di una più robusta risposta legislativa: per l’80,3% degli italiani le autorità devono intervenire con una regolamentazione più efficace a difesa dell’utente.

Questi sono i principali risultati del 15° Rapporto sulla comunicazione del Censis, promosso da Facebook, Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Wind Tre, presentato oggi a Roma presso la Sala Capitolare del Senato da Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, e discusso da Gian Paolo Tagliavia, Chief Digital Officer della Rai, Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione di Mediaset, Massimo Porfiri, Amministratore Delegato di Tv2000, Massimo Angelini, Direttore Pr Internal & External Communication di Wind Tre, Fabrizio Paschina, Responsabile Direzione Comunicazione e Immagine di Intesa Sanpaolo, Francesco Rutelli, Presidente di Anica, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

 

Elledici per la canonizzazione di Paolo VI

Si rondono note due novità che la editrice Elledici pubblicherà Paolo VI, il Papa che verrà canonizzato domenica 14 ottobre 2018:
da un saggista e docente universitario e  da un giornalista vaticanista e scrittore due nuove biografie sul Papa.

Paolo VI - Il papa dei tempi nuovi

(Pagine 168 – € 13,00)

Con la canonizzazione di Paolo VI la sua figura — a volte così osteggiata, travisata e per lungo tempo dimenticata — non solo viene innalzata alla gloria degli altari, ma anche restituita alla sua dimensione autentica di sacerdote, vescovo e pontefice.
di Giuliano Vigini

Paolo VI - Uno dono per la Chiesa

PROSSIMA USCITA

«Paolo VI fu un dono del Signore alla sua Chiesa.
[…] Oggi comprendiamo meglio quanto ferma fosse la sua fede; quanto grande il suo amore per la Chiesa; quanto profonda la sua spiritualità; quanto lungimiranti le sue decisioni; quanto illuminante la sua saggezza».
di Domenico Agasso jr

 

Pubblicazione degli Atti del Congresso Internazionale “Pastorale Giovanile e Famiglia”

A meno di un anno di distanza dalla celebrazione del Congresso Internazionale “Pastorale Giovanile e Famiglia” (Madrid, 27 novembre – 1° dicembre 2017), il Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana è lieto di annunciare la pubblicazione degli Atti del Congresso. Questi vogliono essere uno strumento al servizio dell’animazione della Pastorale Giovanile Salesiana nel mondo, sulla scia dei due Sinodi dei Vescovi dedicati alla famiglia (2014-2015), della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” (2016), e in sintonia con il Sinodo dei Vescovi dedicato a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, attualmente in corso.

“Pastorale Giovanile e Famiglia”, tuttavia, non è solo il titolo di un Congresso. Quest’ultimo è stato la tappa di un processo che ora vede protagoniste molte Ispettorie salesiane nel mondo, impegnate a sviluppare nuovi percorsi di collaborazione tra Salesiani e famiglie al servizio dei giovani.

La pubblicazione degli Atti del Congresso si pone al servizio di questa logica. I testi degli Atti sono ora disponibili nelle cinque lingue ufficiali del Congresso: francese, inglese, italiano, portoghese e spagnolo.

(Fonte: ANS – Agenzia Info Salesiana)

DENIS MUKWEGE – Vincitore del Premio Nobel per la Pace 

Si evidenzia che in arrivo per il mese di novembre con la rivista Dimensioni Nuove – edita dalla Editrice Elledici -, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sarà pubblicata l’intervista al vincitore del Premio Nobel per la Pace: Denis Mukwege.

Denis Mukwege è medico, specializzato in ostetricia e ginecologia, che dedica la propria vita a soccorrere e a curare le prime vittime della violenza che da decenni insanguina la Repubblica democratica del Congo, definita dalle Nazioni Unite «il peggior luogo del mondo per essere una donna».

 

Francobollo, 26mila euro per Don Bosco

Si riporta qui di seguito l’articolo della redazione di ANSA del 5 ottobre 2018 riguardo all’asta organizzata da Aste Bolaffi – la società del Gruppo Bolaffi che allestisce vendite all’incanto di oggetti da collezione. In particolare parliamo de “Il Don Bosco solitario”, una delle 5 monete da 5o lire del 1988 che, per un difetto di inchiostrazione, furono prodotte senza lo sfondo, battuta a 26.800 €.

(ANSA) – TORINO, 5 OTT – Si è conclusa con un realizzo complessivo di due milioni di euro, e oltre il 60 per cento di lotti venduti, la vendita di francobolli organizzata da Aste Bolaffi. Grande la partecipazione dei collezionisti in sala, a Torino, al telefono e su internet, a conferma dell’interesse per le emissioni di alta qualità provenienti dagli album di importanti collezioni private.
Top lot della vendita sono un’importante collezione di diverse centinaia di aerogrammi con tante rare affrancature (65.900 euro) e un blocco verticale con otto esemplari del quattrino del Granducato di Toscana su carta azzurra (46.300 euro). Ha riscontrato l’interesse dei collezionisti anche il capitolo degli Antichi Stati, mentre tra le emissioni più recenti il ‘Don Bosco solitario’ da 50 lire del 1988, uno dei cinque esemplari senza sfondo a causa di un difetto di inchiostrazione, è stato battuto a 26.800 euro. Protagonisti di numerosi rilanci anche un francobollo della Sierra Leone soprastampato su un fiscale da 2 sterline del 1897.

 

ANSA

Per visualizzare l’articolo completo

Per saperne di più

Aste Bolaffi

RMG – Nominati i membri di due Commissioni Precapitolari del CG28

In vista del Capitolo Generale 28° dei salesiani, ecco i primi lavori e le nomine dei membri di Commissione Precapitolare, che avrà luogo a settembre 2019.
Articolo pubblicato da ANS in data 3 ottobre 2018:

(ANS – Roma) – Procedono i lavori di preparazione del Capitolo Generale 28° (CG28). Con due lettere pubblicate in data odierna, 3 ottobre, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha nominato i membri della Commissione Precapitolare del CG28 sul tema proprio del Capitolo, e quelli della Commissione Precapitolare sui temi giuridici.

Il Rettor Maggiore ha nominato i membri designati delle due commissioni dopo essere stato a sua volta contattato dal Regolatore del CG28, don Stefano Vanoli, e avendo ricevuto la disponibilità a partecipare dai salesiani interessati.

Della Commissione Precapitolare sul tema del Capitolo faranno parte:

  • Don Manolo Jiménez, Superiore della Visitatoria Africa Congo-Congo (ACC), Regione Africa-Madagascar;
  • Don Alphonse Owoudou, Superiore della Visitatoria Africa Tropicale Equatoriale (ATE), Regione Africa-Madagascar;
  • Don Gildasio Dos Santos, Ispettore di Brasile-Campo Grande (BCG), Regione America Cono Sud;
  • Don Alfred Maravilla, Superiore della Visitatoria Papua Nuova Guinea-Isole Salomone (PGS), Regione Asia Est-Oceania;
  • Don Jose Kuttianimattathil, dell’Ispettoria di India-Bangalore (INK), Coordinatore regionale per la Formazione, Regione Asia Sud;
  • Don Eunan McDonnel, Ispettore dell’Irlanda (IRL), Regione Europa Centro e Nord;
  • Don José Anibal Mendonça, Ispettore del Portogallo (POR), Regione Mediterranea;
  • Don Hugo Orozco, Ispettore di Messico-Guadalajara (MEG), Regione Interamerica;
  • Don Igino Biffi, Ispettore dell’Italia-Nord Est (INE), Regione Mediterranea;
  • Don Eugenio Riva, Superiore della Visitatoria “Maria Sede della Sapienza” di Roma (UPS);
  • Don Andrea Bozzolo, docente di Teologia Dogmatica presso la Sezione di Torino della Facoltà di Teologia dell’UPS;
  • Don Rossano Sala, Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi sui giovani.

La commissione si radunerà presso la Sede Centrale Salesiana dal 9 al 20 settembre 2019.

Della Commissione Precapitolare sui temi giuridici faranno parte:

  • Don David Albornoz, Vicario ispettoriale dell’Ispettoria del Cile (CIL);
  • Don Pier Fausto Frisoli, Procuratore Generale;
  • Don Alberto Lorenzelli, Direttore della comunità salesiana del Vaticano (RMG);
  • Don Jesu Pudumai Doss, Decano della Facoltà di Diritto Canonico dell’UPS.

La commissione si radunerà presso la Sede Centrale Salesiana dal 23 al 30 settembre 2019.

“Abbiamo bisogno dei giovani, pietre vive di una Chiesa dal volto giovane, ma senza trucco!”

Si riporta l’articolo pubblicato dalla Redazione di ANS in data 3 ottobre 2018 sull’inizio del Sinodo dei Vescovi 2018.

La speranza ci smuove… E ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani”
Le parole con cui papa Francesco ha aperto il Sinodo. A seguire l’articolo.

(ANS – Città del Vaticano) – Non si può pensare alla Chiesa senza la presenza dei giovani. Lo ha spiegato e ripetuto il Santo Padre: “Abbiamo bisogno dei giovani, pietre vive di una Chiesa dal volto giovane, ma senza trucco, cioè non ringiovanito, ma rinnovato dall’interno”. Si apre oggi il tanto atteso Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che si concluderà il 28 ottobre 2018. Nell’omelia della Messa celebrata in una Piazza San Pietro gremita di giovani e dei Padri Sinodali, Papa Francesco ha manifestato: “I giovani ci chiamano a prenderci cura di loro con impegno… Non lasciamoli soli”.

Nella sua omelia il Pontefice ha incoraggiato i Padri sinodali nei confronti dei lavori che iniziano questo pomeriggio, e ha assicurato loro che “la Chiesa vi guarda con fiducia e amore”. Ha anche parlato esplicitamente di due degli invitati, i vescovi della Cina mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’an; e mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde.

I due presuli, che testimoniano “la comunione dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro”, come ha osservato il Papa, fanno parte dei 267 Padri Sinodali; al Sinodo partecipano anche 23 esperti e 49 uditori, inclusi tra questi anche 34 ragazzi e giovani tra i 18 e i 29 anni. Questi ultimi partecipano al Sinodo, ma non avranno il diritto di voto, riservato ai vescovi.

Il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, altri 15 Salesiani di Don Bosco e a due Figlie di Maria Ausiliatrice, costituiscono i rappresentanti della Famiglia Salesiana che partecipa a questo grande evento. Nei 26 giorni di durata del Sinodo si seguiranno tre obiettivi, come sottolineato dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, il card. Lorenzo Baldisseri. “Rendere consapevole tutta la Chiesa del suo impegno missionario di accompagnare tutti i giovani alla gioia dell’amore che Gesù Cristo offre a tutte le nuove generazioni”. Un secondo obiettivo è “prendere coscienza della chiamata universale del concetto di vocazione e, di conseguenza, del legame tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale”. Il terzo obiettivo evidenziato dal cardinale è “il rinnovamento ecclesiale promosso da Papa Francesco”.

Durante l’omelia della Messa d’apertura del Sinodo, il Papa ha osservato: “La speranza ci smuove… E ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani”. E rivolgendosi direttamente ai Padri Sinodali, li ha invitati a guardare al Concilio Vaticano II e al messaggio dei Padri Conciliari ai giovani di quel tempo. Ha ricordato le parole del poeta Friedrich Hölderlin – “L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso” – e ha invitato i Padri Sinodali ad ampliare i cuori per intendere l’appello dei propri fratelli e a mettere con ardore le proprie energie al servizio dei giovani.

Dimensioni Nuove

Ecco qui proposta una rivista  prodotta e pubblicata dall’ Editrice salesiana Elledici.

Dedicata ai giovani delle scuole superiori, degli universitari e dei giovani lavoratori, apprezzata anche oltre i 30 anni, ricca di argomenti da leggere e di spunti di approfondimento. Affronta i temi centrali destinati ai giovani: il mondo a tutto campo, con un’attenzione speciale al sociale, al problema del lavoro, della nuova Europa e dell’economia, della politica, della scienza, della scuola.
Ma parla anche di arte, cinema, musica, libri, viaggi e televisione. I temi della fede cristiana sono presentati in modo fresco e critico, attraverso approfondimenti, interviste a personaggi significativi e testimonianze. Un’attenzione particolare è data all’educazione all’amore e agli aspetti etici della vita dei giovani.

Pop moments

È arrivata solo in semifinale ad “Amici”, ma tanto è bastato a farla diventare una delle protagoniste del talent con la sua voce limpida.

Clicca qui

Guarda che luna!

Un film racconta l’avventura di Neil Armstrong, primo uomo a mettere il piede sulla luna. Tra dubbi, paure, slanci generosi.

Clicca qui

Uscita Mondoerre Ottobre

Ecco che arriva l’uscita della rivista per ragazzi “Mondoerre” anche nel mese di ottobre. A seguire le anticipazioni di questa edizione:

Title

Incontro con Einar: da operaio a rivelazione delle sette note. Tutto nel giro di pochi mesi.

Clicca qui