Anche il Piemonte al Convegno della famiglia salesiana verso il Sinodo dei giovani

Si è svolto dal 20 al 23 settembre a Roma, presso l’Università Pontificia Salesiana, il CONGRESSO INTERNAZIONALE GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che ha riunito 500 persone fra partecipanti e relatori provenienti dai 5 continenti. Una tre giorni caratterizzata dalla “ricchezza di confronto, ascolto di esperienze e buone prassi, specie da contesti extra europei. Una metodologia tipicamente sinodale di ascolto, interpretazione, scelte. Lodevole l’organizzazione e impeccabile il lavoro congiunto fra UPS e Auxilium“, come ha sottolineato il delegato di Animazione Vocazionale dell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta, don Fabiano Gheller, reduce dall’esperienza romana.

Tra i partecipanti dal Piemonte: don Andrea Bozzolo, docente di teologia alla Crocetta, parteciperà al Sinodo, ha tenuto la relazione finale di sintesi del congresso; sr Carmela Busia e sr Paola Casalis, rispettivamente consigliera per la Pastorale Giovanile e consigliera per la formazione e l’animazione vocazionale presso le FMA del Piemonte e V. d’Aosta; sr Anna Bailo, dell’equipe di Animazione Vocazionale presso le FMA; e Giulia Gambaro, ex-allieva della casa di Novara, come allieva di IUSTO.

 

Ecco l’articolo a cura della Redazione de La Voce E Il Tempo del 24 Settembre 2018: (clicca qui per accedere alla pagina del quotidiano)

Anche Torino al Convegno della famiglia salesiana verso il Sinodo

Roma – Il Congresso, organizzato dal 20 al 23 settembre dall’Università Pontificia Salesiana, ha coinvolto studiosi, formatori, educatori e giovani sullo studio del mondo giovanile, con riferimento alle scelte di vita. Tra i relatori anche i torinesi don Andrea Bozzolo, il sociologo Franco Garelli e don Luca Peyron, direttore della Pastorale Universitaria della diocesi

Si è concluso il Congresso Internazionale “Giovani e scelte di vita: prospettive educative” organizzato dall’Università Pontificia Salesiana e dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium.

Tenutosi a Roma dal 20 al 23 settembre il Congresso ha voluto offrire ai partecipanti provenienti dai diversi continenti un contributo allo studio del mondo giovanile, con riferimento alle scelte di vita. In prossimità del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, il Congresso ha coinvolto studiosi, formatori, educatori e giovani ed è stato un’occasione densa di scambi e ricca di condivisione nella prospettiva dell’umanesimo pedagogico cristiano che sta a fondamento del sistema formativo di San Giovanni Bosco. Le tematiche delle diverse sessioni di lavoro e il metodo con cui sono state affrontate hanno voluto mettere al centro l’ascolto delle diverse espressioni del mondo giovanile, cogliendone le sfide e le opportunità per formare i giovani alle scelte di vita, secondo le indicazioni metodologiche dell’Istrumentum Laboris del Sinodo.

I numerosi contributi sono stati organizzati in diverse forme: relazioni, comunicazioni, confronti in aula. Tra i relatori al Congresso erano presenti anche alcuni torinesi come don Andrea Bozzolo, docente alla Facoltà di Teologia UPS di Torino e collaboratore del segretario speciale del Sinodo dei Vescovi a cui sono state affidate le conclusioni del Congresso. Presente anche il Prof. Franco Garelli dell’Università degli Studi di Torino, che ha offerto una riflessione di sintesi dell’indagine sui temi del Sinodo realizzata all’interno della famiglia salesiana. Tra i relatori anche il direttore dell’Ufficio di Pastorale Universitaria don Luca Peyron che insieme ad Ivan Andreis, responsabile di Young Caritas Torino, ha presentato Servire con Lode: il progetto dell’Arcidiocesi di Torino finalizzato ad educare i giovani universitari attraverso il servizio alle persone più fragili.

Nelle conclusioni il Prof. Bozzolo si è soffermato sulla questione delle scelte irrevocabili e sulla necessità di rinnovare il linguaggio con cui la Chiesa parla ai giovani e li rende protagonisti, perché “la giovinezza non è solo età anagrafica, ma è una sfida antropologica e teologica dell’identità”. Il 7 ottobre la parola passerà ai padri sinodali.

Ecco l’articolo a cura della Redazione de Faro di Roma del 23 Settembre 2018: (clicca qui per accedere alla pagina del quotidiano)

Giovani e scelte di vita. Cambiare il linguaggio, rallentare il passo, progettare il futuro

“Umanizziamo, evangelizziamo, educhiamo e siamo coraggiosi nelle sfide e nelle proposte perché la Chiesa ci invita oggi a essere lungimiranti sui giovani”. Con il rammarico di non poter essere fisicamente presente al Congresso, il saluto del Rettor Maggiore dei Salesiani don Àngel Fernández Artime giunge con un videomessaggio e ricorda la grande opportunità che il Sinodo è per gli educatori e gli evangelizzatori. Don Fernández Artime invita a non avere timore perché i giovani hanno bisogno di sentirsi dire “che cosa vuoi fare della tua vita? Quale pensi che sia il sogno di Dio su di te? Come pensi di vivere la vita come dono e come servizio?”.

“Le scelte che un giovane fa non sono un menù. Quando noi scegliamo, scegliamo la nostra libertà”. Le conclusioni della mattinata di oggi, domenica 23 settembre, sono affidate al prof. Andrea Bozzolo della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Torino. “La giovinezza non è solo età anagrafica, ma è una sfida antropologica e teologica dell’identità”. Il prof. Bozzolo si è soffermato sulle scelte irrevocabili che si giocano tra euforia e dubbio. “Ma come si fa ad impegnarsi per tutta la vita, a promettere?” Sono proprio le parole di Papa Francesco a venirci in aiuto: “Chiediti per chi sei tu”, solo in questo modo la vocazione assume i tratti originali di una “grazia, una missione e saranno i nostri fratelli a farci scoprire cos’è la libertà”.

Il prof. Bozzolo suggerisce di rinnovare il linguaggio con cui la Chiesa parla ai giovani per renderli protagonisti e di recuperare gli insegnamenti di Don Bosco e Madre Mazzarello che indicavano orizzonti immensi ai loro ragazzi anche nelle piccole scelte. “Spero che questo Sinodo possa far recuperare la bellezza della scelta e della libertà dei giovani”. La Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, sr. Pina Del Core, ha posto l’accento sulle sfide aperte dal Congresso. Dal punto di vista educativo la prof.ssa Del Core ha sottolineato la necessità di aiutare i giovani nei processi decisionali, nelle scelte vocazionali tra libertà e progetto personale.

Le scelte e i processi decisionali costituiscono quindi “il nuovo campo di battaglia in cui si giocano i progetti professionali e vocazionali”. Inoltre il mondo digitale e le nuove tecnologie comunicative ci spingono a ripensare i grandi temi, come la libertà, l’educazione, la scelta; educare alla scelta ha a che fare inevitabilmente anche con “l’accoglienza del mistero che accompagna ogni decisione, perché essa implica sempre una rischiosa consegna di sé, un affidamento a qualcosa o a Qualcuno”. Dal punto di vista pastorale è importante curare la formazione degli educatori, dei formatori, tra cui anche i genitori “perché apprendano il discernimento come stile permanente di vivere e di educare”.

Solamente con un autentico e fruttuoso dialogo tra scienze umane, scienze dell’educazione e scienze teologiche produrrà “una visione integrale dei percorsi di accompagnamento e di discernimento vocazionale”. Don Mauro Mantovani ha concluso che: “Siamo Chiesa, siamo famiglia, siamo per i giovani ed è proprio questa la nostra missione”. Sulle note della canzone «Don Bosco Padre Maestro e Amico» e con un immancabile selfie finale, firma distintiva della cultura di oggi, termina il Congresso Internazionale “Giovani e scelte di vita: prospettive educative”. Ieri sabato 22 settembre si è conclusa la terza sessione del Congresso internazionale «Prospettive educative in chiave salesiana».

In questo, che è il nucleo principale dell’evento, si sono offerte alcune prospettive di intervento educativo pastorale a partire dal contributo originale del carisma educativo salesiano. Il prof. Wim Collin, dell’Università Pontificia Salesiana, studiando in particolare le biografie dei giovani scritte da don Bosco, ha indagato “in quale modo i giovani facessero le loro scelte oppure come fossero accompagnati e guidati nel farle”. Dall’analisi risultano alcune costanti: chiarezza della proposta formativa, l’educatore come guida, l’influsso dell’ambiente; la disponibilità del giovane a lasciarsi accompagnare; il ruolo fondamentale della religione per diventare “buoni cristiani” e “onesti cittadini”.

Il secondo intervento è stato affidato alla prof.ssa Eliane Anschau Petri, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium. L’obiettivo della sua relazione è stato “approfondire la dimensione mistagogica di madre Mazzarello nell’accompagnamento della scelta vocazionale”, basandosi sulle sue lettere e altre fonti documentarie e narrative. La prof.ssa Piera Ruffinatto, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, ha riflettuto sul binomio “prevenire è educare a scegliere” e si è interrogata sull’apporto del Sistema Preventivo nell’accompagnare i giovani al discernimento e alle scelte.

La pedagogia salesiana è il tesoro da conservare e che ci incoraggia a educare i giovani alle scelte. Si tratta di credere e amare i giovani “mettendo tutto il nostro impegno nel lasciare loro in eredità un mondo accogliente che sia terreno buono per farli fiori come cristiani gioiosi e cittadini solidali”. L’intervento del prof. Michal Vojtáš, dell’Università Pontificia Salesiana, ha affrontato “il tema della pedagogia salesiana della scelta e della vocazione”. A partire da alcuni fondamentali cambiamenti della pedagogia salesiana nel post-Concilio Vaticano II, ha delineato alcuni princìpi pedagogici di base per tracciare risposte “alle sfide del contesto post-moderno” e individuare proposte concrete “legate ai processi di progettazione educativo-pastorale”.

Ecco la video-intervista al Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, realizzata per l’ UPS:

Un inedito intervento del Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, durante il CONGRESSO INTERNAZIONALE GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che si è svolto dal 20 al 23 settembre presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.

I giovani ci aspettano, ci vogliono più vicini” – con questa espressione il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha concluso il suo intervento dedicando ai giovani e a tutti i presenti un momento musicale inedito. Accarezzando dolcemente i tasti del pianoforte preparato per lui, ha dato prova di come la musica metta in sintonia i cuori di tutte le età.

La sua relazione si è concentrata sull’«Orizzonte vocazionale del Sinodo, chiamata di Dio, scelte di vita e prospettive educative», con cui ha sottolineato come sia importante “non perdere la delicata e necessaria articolazione dell’insieme del lavoro che si sta facendo, mettendo la tematica della scelta in dialogo con la dinamica vocazionale e mettendo in relazione le prospettive educative con il dovere ecclesiale di evangelizzare. Inoltre è importante non dimenticare che l’Instrumetum Laboris è “un documento che fotografa la situazione giovanile nel mondo attuale”.
La riflessione sinodale “aiuta quindi a porre la questione della scelta personale e dei cammini educativi dentro l’orizzonte vocazionale dell’esistenza umana in quanto tale: non si può pensare alle scelte di vita, dal punto di vista cristiano, se non all’interno di questa visione vocazionale ampia e diffusa”.

Il Cardinale ha proposto all’assemblea due prospettive educative: “accompagnamento” e “discernimento”, consigliando di coglierne la relazione intrinseca in quanto “si accompagnano i giovani non per perdere tempo con loro, ma per portarli a maturazione, per aiutarli a diventare adulti. Abbiamo una necessità epocale di adulti di qualità – sostiene il Card. Baldisseri – che sembra essere una merce rara di questi tempi”. È in quest’ottica che “l’accompagnamento assume naturalmente i tratti del discernimento vocazionale”. Per il Cardinale l’ascolto dei giovani “ci ha restituito una Chiesa in debito d’ossigeno: non siamo, in linea di massima, ben attrezzati di adulti competenti e maturi in grado di accompagnare i giovani. Si tratta di un dato che ci deve mettere in movimento per creare le condizioni per un rinnovamento ecclesiale”.

Che cosa aspettarsi allora da due istituzioni legate al carisma di Don Bosco?Ci aspettiamo – ha risposto il Card. Baldisseri – la formazione di accompagnatori capaci di camminare con i giovani sulle strade del discernimento vocazionale. Persone che sappiano accompagnare i giovani nell’ascolto della loro coscienza e nella presa in carico della realtà”.

A conclusione del suo intervento, ha invitato a “rimanere creativamente fedeli all’identità” soprattutto in questa metamorfosi epocale, “sia dal punto di vista della ricerca, che certamente deve saper integrare una prospettiva teologica e pastorale insieme con quella spirituale e pedagogica; sia dal punto di vista del Magistero Pontificio, che vi chiede di aiutare la Chiesa tutta attraverso la formazione integrale delle future generazioni di adulti; sia dal punto di vista salesiano, perché anche voi siete chiamati ad aggiornare gli insegnamenti del vostro fondatore alla mutata situazione culturale odierna”.

Anche il sociologo prof. Franco Garelli commentando i dati del Survey Mondiale presentato ieri durante il Congresso, ha sottolineato l’importanza dell’educazione salesiana in un mondo complesso, plurale, in cui coesistono tante verità” che li disorienta nelle scelte. “I giovani hanno bisogno di un Sinodo, che li renda protagonisti e che non si sostituisca a loro, in cui siano meno destinatari, meno utenti”. Quella di oggi è una generazione che esce da contesti o troppo protetti o troppo uniformati e quindi la Chiesa deve avere il coraggio e l’intelligenza di non avere un’attenzione generica, ma deve affrontare temi come la bioetica, la sessualità; oggi il giovane vive dentro di sé una serie di tensioni, tra fede e ragione, tra religione e scienza, tra benessere personale e trascendenza”. A conclusione del suo intervento il prof. Garelli ha richiamato “a essere presenti nella sfera pubblica, nelle proposte educative e più propositivi su temi decisivi dell’esistenza”.

L’intervista a Mons. Baldisseri è disponibile, qui di seguito:

“Scelte politiche sbagliate, uso scellerato delle risorse naturali”: La crisi umanitaria del Venezuela

Un intenso programma a Valdocco (Torino) dei vescovi salesiani Jonny Eduardo Reyes e Pablo Gonzalez, invitati da Missioni Don Bosco il 18 e 19 settembre per dare testimonianza sulla drammatica situazione del Venezuela. Dopo il loro incontro con il Papa nella visita ad limina apostolorum, insieme con i confratelli della Conferenza episcopale venezuelana, hanno partecipato a due momenti pubblici: il primo, martedì a Maria Ausiliatrice per una celebrazione eucaristica, il secondo, mercoledì in Sala Sangalli per il convegno “RINVOLUZIONEVENEZUELA”.
La loro presenza ha dato un’occasione non trascurabile di visibilità anche alla piccola ma crescente comunità di Venezuelani emigrati negli ultimi anni in Piemonte a seguito dell’esodo, del quale peraltro si registrano solo pochi riscontri nei nostri media nazionali.

La crisi umanitaria del Venezuela «non è il frutto del caso o del destino avverso». E’ piuttosto il risultato di scelte politiche sbagliate e di un uso scellerato delle risorse naturali: «era una nazione ricca con prospettive di grande futuro, ma è stata impoverita fino all’estremo e adesso vive una situazione di miseria che peggiora di giorno in giorno e questo governo continua a negare tutto».

Queste le parole di monsignor Jonny Eduardo Reyes, vescovo di Puerto Ayacucho (Amazzonia), durente il suo intervento alla conferenza dal titoloRinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi”organizzata da Missioni don Bosco Valdocco onlus, a Torino.

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Rinvoluzione Venezuela: dal sogno bolivariano all’incubo della crisi

Mercoledì 19 settembre a #Valdoccohttps://news.missionidonbosco.org/rinvoluzione-venezuela-dal-sogno-bolivariano-allincubo-della-crisi

Publiée par Missioni Don Bosco ONLUS sur Mercredi 19 septembre 2018

La denuncia viene da monsignor Jonny Eduardo Reyes, vescovo di Puerto Ayacucho (Amazzonia), intervenuto ieri alla conferenza dal titolo Rinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi, organizzata da Missioni don Bosco Valdocco onlus, a Torino. Con monsignor Reyes, di ritorno da una visita apostolica dal Papa, anche mons. Pablo Gonzalez, vescovo di Guasdalito, che ha parlato della ferita profonda inflitta alla società venezuelana, costretta a vivere una quotidianità fatta di stenti, economia informale e laddove è possibile di emigrazione.

La popolazione venezuelana è letteralmente alla fame. Fa eccezione quel 15% che gode dei privilegi economici e delle protezioni politiche, e che sostiene senza riserve il governo in carica avendo anche il dominio degli organi di informazione. Due Venezuela, uno dei quali completamente al di fuori della realtà e insensibile alla sofferenza di milioni di persone. La manipolazione dell’opinione pubblica arriva al punto di negare l’esodo di massa (un decimo del 30 milioni di abitanti del Venezuela) verso i Paesi confinanti e da lì – chi può – verso nord America ed Europa.

«Il mercato nero – ha detto Gonzalez – la speculazione e il proliferare di attività economiche illegali sono diventate oggi la principale attività di chi è rimasto in Venezuela e per sopravvivere non può fare altro».

«Lo stipendio di un operaio equivale a circa un euro e 50 al mese, mentre una bottiglia d’acqua costa l’equivalente di 5 centesimi di euro; gli alimenti vengono rivenduti sul mercato nero e gli effetti sono simili a quelli di una guerra».

«La svalutazione della moneta e l’inflazione rendono carta straccia il bolivar, che ad oggi vale 0,014 euro».

Pur rimanendo strettamente sul terreno dell’azione pastorale, i vescovi venezuelani hanno dato conto di quel che vedono e delle iniziative solidali che hanno intrapreso con le loro comunità. Progetti che mirano al soccorso immediato di chi chiede aiuto alimentare (sono nate le “ollas solidales”, le pentole della fraternità: le parrocchie riescono una volta alla settimana a distribuire un pasto caldo) e all’informazione a chi è avviato all’emigrazione dal Paese. Monsignor Gonzalez e monsignor Reyes sono infatti letteralmente “vescovi di frontiera”: Colombia e Brasile sono a un passo dalle loro diocesi. L’uno, a Guasdalito, è affacciato verso le alture andine; l’altro, a Puerto Ayacucho, si trova nell’area di transito verso il cuore dell’Amazzonia. Le frontiere sono poco controllate dal governo di Caracas e in compenso soggette a un pericoloso miscuglio di corruzione delle guardie, di influenza del narcotraffico, di infiltrazioni della guerriglia e di attività di mercato nero. E poi c’è l’impatto devastante sulle piccole comunità di confine, che devono assorbire in poche settimane l’arrivo di un numero esuberante di profughi senza risorse, fra i quali si nascondono profittatori e provocatori. Per questo esiste anche una cooperazione fra diocesi venezuelane e diocesi colombiane e brasiliane.

Durante la celebrazione eucaristica, nell’omelia, monsignor Reyes ha tratto spunto dal vangelo per rimarcare la necessità di “camminare con gli occhi e con le orecchie aperti, per essere sensibili al bisogno degli altri”.  Per questa ragione, la Chiesa venezuelana deve essere “vicina alla gente, noi vescovi dobbiamo essere vicini al popolo”, come ha chiesto anche papa Francesco nell’incontro in Vaticano. Quel che si può fare oggi, con le risorse limitate e i con i freni imposti all’azione sociale, è “consolare” la gente, quella che rimane e quella in fuga.

“In certi casi non possiamo fare nulla, la situazione scappa dalle nostre mani. Possiamo solo ‘metterci nelle scarpe degli altri’ e provare a condividere il dolore”.

Reyes ha anche messo in luce le responsabilità internazionali: «va smontata l’ipocrisia internazionale sul Venezuela – ha denunciato – perché il petrolio, l’oro e i minerali nel Paese ci sono, stanno ancora lì, non sono spariti. Ma ci sono nazioni disposte a comprarli a bassissimo costo. Bisogna smascherare il gioco politico internazionale che continua a dare sostegno al regime dittatoriale di Maduro».
Le due superpotenze che sostengono e finanziano Maduro sono  Russia e Cina: con quest’ultima il presidente pare aver stretto nelle ultime settimane diversi accordi economici.

«Io vedo alcuni possibili scenari per il futuro – ha concluso monsignor Reyes – Oltre alla rassegnazione del popolo, molti dicono che questo governo arriverà ad autodistruggersi; altri ancora che sarà necessario un intervento militare esterno; il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin aveva posto quattro condizioni al governo, ma sono state tutte disattese. Quello che doveva essere un dialogo tra Chiesa cattolica e governo in realtà è saltato, non c’è mai stato».

 

 

 

Dalla parte dei giovani, con competenza

L’Università Pontificia Salesiana e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, hanno organizzato il congresso internazionale sul tema Giovani e scelte di vita: prospettive educative. In tale occasione è stato intervistato Mauro Mantovani, docente di filosofia, rettore dell’Università Pontificia Salesiana (Ups) di Roma e presidente della conferenza dei rettori delle università pontificie, dal gruppo editoriale Città Nuova. Qui di seguito l’intervista.

 

Perché salesiano?

A 16 anni, nella mia parrocchia di Moncalieri vicino a Torino ho conosciuto alcuni seminaristi del centro teologico salesiano che avevano come caratteristica la presenza tra i giovani. Lavoravamo insieme con i ragazzi più piccoli, condividendo la parola di Dio. Dopo qualche anno ho iniziato il percorso di formazione salesiana e, una volta diacono, mi hanno chiesto di dedicarmi a studio, formazione e insegnamento.

Una formazione per chi?

La vita salesiana ha come prospettiva il servizio ai giovani, la chiamata ad essere segni e strumenti dell’amore di Dio ai giovani. Per formare culturalmente i confratelli a questo servizio, nel 1940 è stata fondata l’università salesiana, che accoglie anche membri delle figlie di Maria ausiliatrice e studenti laici. Questi ultimi sono la maggioranza. La specializzazione che offriamo rispetto ad altre università è sui diritti dei giovani e dei minori, in un ambiente ricco di attività extra-accademiche. Non solo teste ben fatte, quindi, ma persone complete.

La maggior parte dei giovani oggi sono agnostici. È preoccupato?

La preoccupazione c’è, ma non vogliamo piangere sui nostri tempi. Anche don Bosco ha vissuto anni difficili! Tra l’altro i giovani oggi hanno opportunità che in altre epoche storiche non esistevano, possono fare scelte indipendenti. I salesiani si rifanno all’umanesimo di Francesco di Sales che credeva nelle potenzialità, naturali e soprannaturali, di ogni ragazzo. Per questo l’educazione è centrale, anche negli ambienti più difficili. Ma ci vuole presenza, vicinanza, il giovane deve diventare protagonista del proprio percorso, affrontando ideali alti. Ci vuole anche la “parolina all’orecchio”, come diceva don Bosco, cioè la capacità di far sentire ciascuno al centro dell’attenzione.

L’impatto dei media è più forte della vostra voce?

La Rete è un ambiente dove si trova di tutto, ma proprio per questo non possiamo mancare. Il nostro compito è creare le condizioni perché un giovane possa individuare ciò che è degno di interesse. Cerchiamo quindi di educare al pensiero critico e all’approfondimento.

Come salesiani quale strategia avete?

Il sistema educativo di don Bosco è fatto di ragione, religione e amorevolezza. Una ragione ben formata, per capire ciò che è bene e ciò che è male. Il vissuto di fede, che completa la persona nella sua apertura al trascendente. E infine l’amorevolezza: i giovani devono essere non solo amati, ma sapere di essere amati, per fare un’esperienza di reciprocità. Nelle nostre opere, dall’università agli oratori, fino al lavoro con i ragazzi di strada, si fa l’esperienza della “casa che accoglie”, luogo dove esprimere la propria fede, cortile dove incontrarsi tra amici, scuola che educa alla vita. Tutto questo si collega con quello che i giovani hanno chiesto nel pre-sinodo: una Chiesa che sia casa, famiglia e luogo accogliente.

 

 

Il mondo degli adulti non aiuta…

Molti adulti hanno rinunciato ad essere genitori. Invece i giovani dovrebbero “vedere” che sposarsi e avere figli è qualcosa di bello. E incontrare persone che dimostrino che si può essere felici anche con la vocazione religiosa. Papa Francesco ripete: non fatevi rubare la speranza. Il compito dell’educatore è essere un provocatore, da pro-vocazione: deve far venir fuori la chiamata ad andare oltre il banale e il superficiale. Appassionare significa provocare in positivo.

C’è un deficit di presenza culturale della Chiesa?

Con la Laudato sì la Chiesa ha dato un grande apporto alla riflessione culturale (e non solo). Bisognerebbe fare proposte significative anche in altri campi, come l’educazione: come guardiamo al futuro attraverso la formazione dei giovani? Il cosiddetto “nuovo umanesimo” ce lo giochiamo qui.

Le università pontificie possono collaborare meglio?

Nell’esortazione Veritatis gaudium il papa indica 4 punti fondamentali: approfondire cosa la rivelazione cristiana può offrire alle varie discipline, riscoprire l’unità del sapere, dialogare a tutto campo (non soltanto come strategia, ma anche come stile di vita e di pensiero), fare rete. Stiamo cominciando a farlo. A Roma ci sono 23 istituzioni pontificie che possono offrire un notevole apporto culturale.

C’è un’emergenza sessualità per i giovani?

Nel congresso ci sarà una sessione proprio sull’inquinamento pornografico. L’ambiente intorno ci tira in basso, ma si può andare contro corrente: però i giovani rispondono solo se gli si mostra che ne vale la pena. Non dobbiamo temere di fare proposte serie e controcorrente.

In Ups trattate di finanza etica perché?

Dietro la crisi c’è una dimensione antropologica: come si guarda all’uomo e alla sua responsabilità verso se stesso, gli altri, l’ambiente. Paolo VI diceva che il mondo soffre per mancanza di pensiero, Giovanni Paolo II sfidava il pensiero cristiano del terzo millennio a dare una visione integrata dei saperi, Benedetto XVI afferma che bisogna approfondire cosa significa essere un’unica famiglia umana, mentre papa Francesco arriva a dire che serve una rivoluzione culturale. C’è bisogno di questa profondità per cogliere il significato della crisi finanziaria e il valore della finanza etica. Bisogna guardare all’unità della famiglia umana.

Perché un congresso sui giovani prima del sinodo?

Come famiglia salesiana volevamo dare un nostro apporto specifico, sulle prospettive educative legate alle scelte dei giovani. Come aiutarli, quali condizionamenti, quali buone pratiche. Noi continuiamo a credere nelle risorse naturali e spirituali dei giovani, perché ne facciamo esperienza ogni giorno. Se aiutati, possono fare scelte di vita che li rendono felici.

 

 

Apertura del 150° anniversario di fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA)

Serralunga di Crea, Italia – 16 settembre 2018 – Domenica scorsa oltre 200 soci dell’ADMA Primaria e del Piemonte hanno dato vita ad un pellegrinaggio al santuario mariano di Crea nel Monferrato, un luogo che anche Don Bosco visitò con i suoi ragazzi durante le passeggiate autunnali, il 10 ottobre 1861. Con questo pellegrinaggio di fede e di affidamento Maria è stato ufficialmente avviato il cammino associativo e formativo di un anno speciale e di grazia che vedrà l’ADMA vivere due grandi eventi: il 150° anno di fondazione, che cadrà esattamente il 18 aprile 2019, e la celebrazione dell’VIII Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice (Buenos Aires, Argentina – 7-10 novembre 2019), sul tema: “Con Maria, donna credente”. Il senso di questo percorso sarà guardare a Maria e lasciarsi da Lei guidare, per vivere un cammino di fede come popolo di Dio, riprendendo e attualizzando i temi che spinsero Don Bosco a fondare l’ADMA come secondo gruppo della sua Famiglia carismatica: il ringraziamento a Maria Ausiliatrice per le grazie da Lei ottenute, la difesa e la crescita della fede nel popolo di Dio, le colonne dell’Eucaristia e di Maria, la proposta di un itinerario semplice e popolare di santificazione e di apostolato. Il tutto con la potenza della devozione che si esprime in amore ardente per l’Eucaristia, affidamento filiale a Maria, zelo appassionato per le anime, cammini condivisi di fede e di santità.

(Fonte: ANS – Agenzia Info Salesiana)

Rinvoluzione Venezuela: dal sogno bolivariano all’incubo della crisi

Convegno

mercoledì 19 settembre, ore 17,00 – 19,30

Sala Sangalli di Valdocco

Torino, via Maria Ausiliatrice, n. 32

(parcheggio auto da via Sassari, n. 28 B, ingresso Teatro Don Bosco di piazza Sassari)

La “rivoluzione bolivariana” in Venezuela è diventata un incubo per i Venezuelani. Tanto che ne stanno fuggendo a milioni. Per questa ragione molti parlano, e sono prudenti, di una sua “involuzione”.

Propugnata da un personaggio politico carismatico, Hugo Chávez, la trasformazione del Venezuela da democrazia dominata da un potere economico spesso subalterno a pressioni straniere a un regime ideologizzato e paternalista che ha dilapidato le ricchezze del Paese, presenta ora il suo drammatico conto. La perdita di potere di acquisto dei salari, l’accrescersi della violenza per procurarsi mezzi di sussistenza, la paura di esprimersi per via della repressione sulle piazze e nei media, stanno generando l’esodo di massa più consistente nella storia di tutta l’America Latina. In mano al presidente Nicolás Maduro, succeduto al leader carismatico, lo stesso sogno bolivariano sta modificando i suoi connotati per trasformarsi in un incubo.

Per raccogliere informazioni dal vivo sull’attuale situazione del Paese, Missioni Don Bosco ha invitato i vescovi salesiani, in questi giorni in visita ad limita con i confratelli della Conferenza episcopale venezuelana da papa Francesco, a venire a Valdocco per esprimere la voce che si solleva dalla gente, e a segnalare quali vie di soluzione intravedano per una svolta nella crisi umanitaria in atto.

Con loro saranno presenti al convegno del 19 settembre p.v. a Torino (dalle ore 17,00 alle 19,30 nella Sala Sangalli), altri ospiti ed esperti che potranno completare il quadro anche dal punto di vista dei Venezuelani già emigrati dal Paese in Italia.

Il programma del convegno è riportato qui di seguito. Missioni Don Bosco confida nella sensibilità dei suoi Soci per partecipare all’evento, o venendo di persona (se possibile) o sintonizzandosi via Web alle dirette in streaming che si terranno su www.missionidonbosco.org e su www.facebook.com/missionidonbosco

Inoltre, tutti potranno porre domande agli ospiti in precedenza e in  diretta scrivendo all’indirizzo direttaweb@missionidonbosco.org

È una modalità di solidarizzare con i poveri del mondo che completa la consueta generosità nel sostenere i progetti di sviluppo.

4 piemontesi parteciperanno al Sinodo dei Vescovi (Vaticano, 3-28 ottobre 2018)

Si segnala la notizia seguente a cura di Pier Giuseppe Accornero della redazione di Tele Alessandria (clicca qui per accedere alla pagina) circa la composizione e partecipazione all’imminente Sinodo dei vescovi «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» (Vaticano, 3-28 ottobre 2018).  Il salesiano, don Andrea Bozzolo, docente all’Università Salesiana di Torino-Crocetta, parteciperà come collaboratore del segretario speciale e fratel Bianchi come uditore.

XV Sinodo dei Vescovi, i giovani, la fede, il discernimento

Quattro piemontesi parteciperanno al Sinodo dei vescovi «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» (Vaticano, 3-28 ottobre 2018). Sono i cardinali Giuseppe Versaldi (Vercelli) e Giuseppe Bertello (provincia di Torino, diocesi di Ivrea), il salesiano don Andrea Luigi Maria Bozzolo, docente a Torino-Crocetta (Università Salesiana) e il monaco Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose (Biella), torinese di nascita, al suo quarto Sinodo.

VERTICI – Presidente Papa Francesco; Segretario generale: Lorenzo Baldisseri; Presidenti delegati: Louis Raphaël I Sako (Iraq), Desiré Tsarahazana (Madagascar), Charles Maung Bo (Myanmar), John Ribat (Papua Nuova Guinea); relatore Sérgio da Rocha (Brasile); Segretari speciali: Giacomo Costa (gesuita), Rossano Sala (salesiano); Commissione per l’informazione: Paolo Ruffini; Commissione per le controversie: Giuseppe Versaldi.

CHIESE CATTOLICHE ORIENTALI –Ibrahim Isaac Sedrak (Egitto); Youssef Absi (Siria), Georges Bacouni (Israele); Ignace Youssif III Youan (Siria); Béchara Boutros Raï (Libano); Joseph Naffah (Libano); Abdallah Elias Zaidan (Stati Uniti); Louis Raphaël I Sako (Iraq); Grégoire Pierre XX Ghabroyan (Armenia); Sviatoslav Shevchuk (Ucraina), Bryan J. Bayda (Stati Uniti); George Alencherry (India); Joseph Pandarasseril (India); Joseph Pamplany (India); Baselios Cleemis Thottunkal (India); Lucian Mureşan (Romania); Berhaneyesus Demerew Souraphiel (Etiopia); William Charles Skurla (Stati Uniti); Ján Babjak (Slovacchia); Fikremariam Hagos Tsalim (Eritrea); Fülöp Kocsis (Ungheria).

ELETTI DALLE CONFERENZE EPISCOPALI – Africa: Africa settentrionale; Angola e São Tomé; Benin; Botswana, Sud Africa e Swaziland; Burkina Faso e Niger; Burundi; Cameroun; Ciad; Repubblica del Congo; Repubblica democratica del Congo: Costa d’avorio; Etiopia; Gabon; Gambia e Sierra Leone; Guinea; Guinea Equatoriale; Kenya; Lesotho; Liberia; Madagascar; Malawi; Mali; Mozambico; Namibia; Nigeria; Oceano indiano; Repubblica centroafricana; Rwanda; Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea-Bissau; Sudan; Tanzania; Togo; Uganda; Zambia; Zimbabwe. America: Canada; Stati Uniti d’America; Antille; Argentina; Bolivia; Brasile; Cile; Colombia; Costa Rica; Cuba; Ecuador; El Salvador; Guatemala; Haiti; Honduras; Messico; Nicaragua; Panamá; Paraguay; Perú; Porto Rico; Repubblica Dominicana; Uruguay; Venezuela. Asia : Bangladesh; Cina (Taiwan); Corea; Filippine; Giappone; India; Indonesia; Iran; Kazakhstan; Laos e Cambogia; Malaysia- Singapore-Brunei; Myanmar; Paesi Arabi; Pakistan; Sri Lanka; Thailandia; Timor Orientale; Vietnam. Europa: Albania; Austria; Belgio; Bielorussia; Bosnia ed Erzegovina; Bulgaria; Croazia; Estonia, Federazione Russa; Francia; Germania; Gran Bretagna (Inghilterra e Galles); Gran Bretagna (Scozia); Grecia; Irlanda; Italia (Gualtiero Bassetti, Perugia; Pietro Maria Fragnelli, Trapani; Nicolò Anselmi, ausiliare di Genova; Gualtiero Sigismondi, Foligno); Kosovo; Lettonia; Lituania; Malta; Paesi Bassi; Polonia; Portogallo; Repubblica Ceca; Romania; Scandinavia; Slovacchia; Slovenia; Spagna; Svizzera; Turchia; Ucraina; Ungheria. Oceania: Australia; Nuova Zelanda; Pacifico; Papua Nuova Guinea e Isole Salomone

SUPERIORI GENERALI DEI RELIGIOSI – Compagnia di Gesù; Maristi; Cistercensi; Salesiani; Conventuali; Domenicani; Scolopi; San Paolo; Fratelli scuole cristiane; Redentoristi.

CAPI DICASTERO CURIA – Segreteria di Stato; Dottrina fede; Chiese orientali; Culto divino e Disciplina Sacramenti; Cause santi; Vescovi; Evangelizzazione popoli; Clero; Vita consacrata; Educazione cattolica (Giuseppe Versaldi); Laici, famiglia e vita; Servizio sviluppo umano integrale; Penitenziere maggiore; Promozione unità cristiani; Cultura; Promozione nuova evangelizzazione.

NOMINA PONTIFICIA – Reinhard Marx (Germania); Gérald Cyprien Lacroix (Canada); Charles Maung Bo (Myanmar); Daniel Fernando Sturla Berhouet (Uruguay); José Luis Lacunza Maestrojuán (Panamá); Arlindo Gomes Furtado (Capo Verde); Dieudonné Nzapalainga (Repubblica Centroafricana); Blase Joseph Cupich (Stati Uniti); Carlos Aguiar Retes (Messico); John Ribat (Papua Nuova Guinea); Joseph William Tobin (Stati Uniti); Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun (Laos); Joseph Coutts (Pakistan); Desiré Tsarahazana (Madagascar); Giuseppe Bertello (Italia); Angelo De Donatis (vicario di Roma-Italia); Gabriel Mbilingi (Angola); Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo); Vincenzo Paglia (Italia); Matteo Maria Zuppi (Bologna-Italia); Pierbattista Pizzaballa (Gerusalemme-Italia); Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo); Mario Enrico Delpini (Milano-Italia); Peter Andrew Comensoli (Australia); Eduardo Horacio García (Argentina); Lazzaro You Heung-sik (Corea); Lucas Van Looy (Belgio); Claudio CIipolla (Padova-Italia); Marian Florczyk (Polonia); Mariano Fazio (Italia); Marco Frisina (Italia); Alexandre Awimello (Vaticano); Michael Czerny (Vaticano); Roberto De Luca (Italia); Eduardo Gonzalo Redondo (Cuba); Robert Stark (Stati Uniti); Fabio Fabene (Vaticano).

MEMBRI DEL CONSIGLIO ORDINARIO – Louis Raphaël I Sako (Iraq); Christoph Schönborn (Austria); Wilfrid Fox Napier (Sud Africa); Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga (Honduras); Peter Kodwo Appiah Turkson (Vaticano); George Pell (Vaticano); Marc Ouellet (Vaticano); Oswald Gracias (India); Luis Antonio G. Tagle (Filippine); Vincent Gerard Nichols (Inghilterra); Carlos Osoro Sierra, (Spagna); Sérgio da Rocha (Brasile); Robert Sarah (Vaticano); Bruno Forte (Chieti-Italia); Charles Joseph Chaput(Stati Uniti d’America).

DELEGATI FRATERNI – Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Federazione luterana mondiale, Comunione mondiale delle Chiese riformate, Consiglio mondiale delle Chiese. Invitato: fratel Alois, priore Comunità ecumenica di Taizé (Francia).

ALTRI – Gli italiani sono numerosi. Tra essi il salesiano don Bozzolo come collaboratore del segretario speciale e fratel Bianchi come uditore.

don Franco Peradotto: ponte tra la Chiesa e la Città di Torino

Tra i preti torinesi più importanti del secondo Novecento, maestro di vita, di fede, di pastorale e di giornalismo: don Franco Peradotto.

Per quasi trent’anni ha diretto il settimanale «La Voce del Popolo», è stato l’uomo della comunicazione tra la Chiesa e la città, sempre in dialogo e in ascolto della storia partendo dalla lezione del Concilio, di cui è stato efficace divulgatore, chiamato a parlarne in moltissime parti d’Italia.

Venerdì 21 settembre 2018 alle ore 17,30 al Polo del ‘900, via del Carmine 14, Torino, la Fondazione Carlo Donat-Cattin, il Polo del ‘900, “La Voce e il Tempo” promuovono la presentazione del libro dal titolo Franco Peradotto prete giornalista e il suo tempo – Un Cuore Grande così” di Pier Giuseppe Accornero edito da Effatà Editrice. Il libro lo colloca nel contesto storico ed ecclesiale,politico e sociale, basandosi sugli echi di stampa e sulla diretta testimonianza dell’autore di molti fatti narrati.

La sede della presentazione è gloriosa (I quartieri militari juvarriani) e i relatori molto prestigiosi: gli ex sindaci di Torino, Diego Novelli e Valentino Castellani; il medico Ottavio Losana, segretario del Consiglio Pastorale Diocesano ai tempi del card. Michele Pellegrino e grande amico di don Franco; Marco Bonatti, giornalista, storico direttore della comunicazione nelle ostensioni della Sindone dal 1998 a oggi, primo successore di don Franco come direttore de “La Voce del Popolo”. Porteranno un saluto Sergio Soave, storico, presidente del Polo; Gianfranco Morgando, direttore della Fondazione Donat-Cattin.

Che ci faccio io qui? I bambini nelle carceri italiane

Si segnala l’editoriale di M. Lomunno della redazione di Avvenire, nel quale ha illustrato la mostra organizzata dall’Associazione “A Roma, insieme” dal titolo “Che ci faccio io qui? I bambini nelle carceri italiane“: una bella analisi su storie poco note tra le madri in carcere e i loro figli negli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Buona lettura!

In cella col biberon: mancano strutture

Sono 50 i figli di detenute nelle carceri italiane. Mostra fotografica a Torino

La legge 62/2011 per valorizzare il rapporto tra le madri in carcere e i loro figli ha disposto l’istituzione di «Istituti a custodia attenuata per detenute madri» (Icam) che permettono di scontare la pena in ambienti con un ruolo di comunità e che non siano un semplice nido.

Attualmente però sono solo 5 gli Icam – Milano San Vittore (dove è stato avviato il primo progetto), Veneziaiudecca, Torino “Lorusso e Cutugno”, Avellino Lauro e Cagliari – che, secondo la legge, possono ospitare mamme con bambini fino ai 6 anni in ambiente famigliare mentre, dove non esistono, i bimbi vengono reclusi nelle sezioni “nido” (in questo caso fino ai 3 anni) allestite presso le sezioni femminili dei penitenziari. Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, le detenute madri con figli al seguito presenti nelle carceri italiane al 31 agosto 2018 erano 52, con 62 bambini (di cui 33 italiani e 29 stranieri). Presso gli Icam è garantita l’assistenza sanitaria attraverso il coinvolgimento della rete dei servizi materni infantili sanitari e territoriali e dei medici che operano nei penitenziari. «Mamme e bimbi sono ristretti in 12 strutture penali, di cui 4 Icam (nella comunità del carcere di Cagliari al momento non sono presenti mamme con prole) mentre 8 sono ancora le vecchie sezioni nido nei reparti femminili – precisa Bruno Mellano, garante dei detenuti della Regione Piemonte –. Purtroppo ancora una trentina di bimbi non hanno la possibilità di scontare la loro “pena forzata” con le mamme negli Icam, vivendo in condizioni che non rispettano i diritti dei fanciulli. La speranza è che in tutte le sezioni femminili delle carceri italiane vengano allestite comunità Icam come prevede la legge, per permettere a tutte le madri detenute di assicurare un’infanzia simile agli altri bambini».

A guardarle bene, quelle 50 fotografie di bimbi ritratti dietro le sbarre, figli di mamme detenute, viene spontaneo pensare: «Ma che infanzia è questa?». Così non c’è titolo più azzeccato per la mostra fotografica inaugurata lunedì a Torino e e aperta fino al 17 ottobre presso l’Ufficio relazioni con il pubblico della Regione (via Arsenale 14): «Che ci faccio io qui? I bambini nelle carceri italiane».

Una situazione poco conosciuta che per fortuna, ad oggi, riguarda “solo” poco più di 50 mamme con figli fino a 6 anni (su 2551 donne detenute in Italia). Ecco un passeggino vuoto fuori da una cella (lo scatto è la copertina del catalogo, curato dall’Agenzia Contrasto), poi un pallone su una branda, mamme che tengono per mano il figlioletto aggrappate alle sbarre, che allattano nel cortile del penitenziario o che disegnano con i loro bimbi nello spazio angusto dei
corridoi delle sezioni. Sono alcune delle immagini della rassegna che, opera di un gruppo di fotografi e organizzata con la Conferenza dei volontari della giustizia di Piemonte e Valle d’Aosta e l’associazione di volontariato “A Roma, insieme”, nell’intenzione del curatore Bruno Mellano, garante regionale del Piemonte, «offre uno spaccato di vita delle donne con figli piccoli in carcere».

«La mostra – ha sottolineato Francesca Romana Valenzi, direttore dell’ufficio Detenuti e trattamento del Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria piemontese – vuole sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto ci sia ancora da fare per applicare la legge che nel 2011 dettava la realizzazione di Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam): luoghi che avessero le caratteristiche di una casa-famiglia, all’interno del penitenziario ma fuori dalle sezioni in modo che i bambini potessero crescere accanto alle loro mamme nell’età delicata della prima infanzia ma lontani dal clima carcerario».

Una legge necessaria per non far ricadere sui figli le colpe delle madri, ma che ancora non è stata attuata: attualmente sono solo 5 gli Icam, su 15 carceri in cui sono presenti mamme con figli in età prescolare.

Tra i penitenziari con progetto Icam c’è Torino che – ha ricordato la garante dei detenuti del Comune, Monica Cristina Gallo – «ospita 11 mamme e 15 bimbi in una palazzina separata, un ambiente simile a una casa, e i piccoli frequentano nido o asilo comunale del vicino quartiere Vallette. Inoltre dallo scorso anno abbiamo inserito all’Icam due giovani in servizio civile: un’esperienza positiva che ha favorito la conoscenza di una realtà sommersa».

Conferma la necessità di «spazi mamma-bambino ad hoc» nei penitenziari anche don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del minorile torinese “Ferrante Aporti”: «I figli delle ragazze detenute, per lo più no-madi, hanno portato alla vita dell’istituto benefici ben superiori ai disagi organizzativi; sono una presenza che ci ha obbligato a organizzare la vita detentiva secondo il modello della comunità (per esempio dotandoci di uno spazio cucina per biberon e pappe) ma soprattutto sono serviti a svelenire il clima, a renderlo meno carcerario.

Era naturale che diventassero figli di tutte le detenute e anche del personale di custodia, spesso giovani mamme, che sentivano naturale insegnare alle madri ancora adolescenti come si accudisce un bimbo».

Lettera di solidarietà e sostegno a Papa Francesco dalla Madre Generale delle FMA

Nei giorni scorsi Madre Yvonne Reungoat, Superiora Generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha inviato una lettera a Papa Francesco per manifestargli sostegno e solidarietà, particolarmente in questo momento di difficoltà, e trasformarli in preghiera e penitenza, come lo stesso Santo Padre ha chiesto al Popolo di Dio. La lettera di Madre Reungoat esprime un sentimento comune a tutta la Famiglia Salesiana.

Beatissimo Padre,

ci uniamo alla voce di persone, gruppi e istituzioni che in questi giorni si stringono intorno a lei per esprimerle solidarietà e sostegno.

Grazie, Santità, per la testimonianza di serenità nella fedeltà a Cristo e al suo Vangelo; per la trasparenza delle sue parole – risonanza di una vita coerente e ricca di amore – che sta offrendo non solo ai cattolici, ma al mondo intero. Siamo riconoscenti per il suo quotidiano spendersi come Pastore della Chiesa universale a servizio del popolo di Dio. Un popolo che si sente in comunione con lei, in profonda sintonia con le sue parole, i suoi gesti, la sua vicinanza ai poveri.

Lei annuncia e testimonia con passione e sguardo profetico un Vangelo senza sconti, lo rende credibile e affidabile con le sue scelte di ogni giorno. Ci conferma nel cammino per essere sempre più “Chiesa in uscita”, a partire da una convinta conversione pastorale e missionaria. Ci indica nuovi passi per dare corpo e vita al messaggio centrale del Vangelo che in Gesù rivela pienamente il volto di misericordia del Padre.

Grazie, Santità, per le fatiche che affronta percorrendo la via dell’ascolto e del dialogo, dell’incontro che non esclude, né scarta nessuno, ma apre invece porte e finestre in cui si manifesta la libertà della Spirito. Condividiamo il suo atteggiamento: “La verità è mite, la verità è silenziosa”; non cerca lo scandalo, né la divisione. Facciamo nostra la sua scelta di “silenzio e preghiera” ed esprimiamo una rinnovata fedeltà ai tre amori di Don Bosco: Eucaristia, Maria Ausiliatrice e il Papa.

Il suo magistero, Santo Padre, ci trova in piena sintonia e ispira il cammino dell’Istituto in questo tempo di sfide epocali e di grandi opportunità, ricco di grazia e aperto alla speranza: quella speranza che leggiamo impressa nelle sue parole e nei suoi gesti e, soprattutto, nel suo luminoso volto di gioia.

Santità, siamo tutti con Lei – Figlie di Maria Ausiliatrice, comunità educanti, giovani – come Istituto che vive e opera nella Famiglia Salesiana e nella più ampia comunità ecclesiale e le chiediamo di benedirci. Lei stessa, Santità, è una benedizione per la nostra Famiglia religiosa e per il mondo di oggi. Grazie!

Suor Yvonne Reungoat, FMA

Superiora Generale dell’Istituto FMA

100 luci per 100 storie che chiamano il futuro: Mappa celeste dell’Italia che c’è

Quale Italia siamo, quale possiamo e vogliamo essere? Come aprirsi ad un nuovo giorno, senza minimizzare l’inverno che ci aspetta, ma affrontandolo col meglio delle risposte che sappiamo dare già oggi?

Questi alcuni degli interrogativi che hanno ispirato gli ideatori della manifestazione “Mappa celeste dell’Italia che c’è – 100 Storie che chiamano il Futuro” che, nella notte che porta all’equinozio, il 22 settembre, cercheranno di mappare la situazione attuale del territorio nazionale attraverso 100 storie ed esperienze di reti associative e persone che operano concretamente per prendersi cura del futuro comune. L’evento si terrà Sabato 22 Settembre 2018 a partire dalle ore 21.30 presso l’Auditorium San Fedele di Milano in Via Ulrico Hoepli, quando 100 luci verranno accese: esse corrisponderanno a 100 interventi di persone che in 5 minuti racconteranno ciò che funziona e crea valore oggi nella propria esperienza e quale scenario ipotizzano tra dieci anni in cui sia possibile fare ancor meglio e con maggiori risultati quello che stanno facendo.

Una di quelle 100 luci verrà accesa da don Stefano Mondin, delegato della Pastorale Giovanile Salesiana del Piemonte e della Valle d’Aosta (con 35 comunità, 15 centri professionali, 26 parrocchie e 25 oratori) che si adopera con costanza nel binomio educazione-lavoro e orienta l’attenzione del lavoro della sua équipe verso la formazione di ragazzi giovani, soprattutto quelli più bisognosi, come fece instancabilmente il padre dei salesiani, Don Bosco. Per esempio, tra i diversi progetti, quello di Spazio fratto Tempo che, partendo “dall’interdipendenza tra luoghi di lavoro e percorsi di crescita, mira a promuovere tracce di futuro sostenibili per tutti i giovani. Da qui la proposta dei laboratori che, incontrando nella quotidianità i bisogni, cercano risposte percorribili“, come racconta don Stefano.

Tra i promotori e organizzatori della serata “Mappa celeste dell’Italia che c’è”: Alessandro Rosina, docente universitario, studioso delle trasformazioni demografiche, i mutamenti sociali, la diffusione di comportamenti innovativi; Maria Chiara Prodi, presidente della Commissione “Nuove migrazioni e nuove pratiche” del Cgie, il Consiglio generale per gli italiani all’estero e Consigliera nazionale delle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori) di Francia; Ivana Pais, docente di Sociologia economica nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, svolge ricerche sulle reti sociali e le comunità professionali digitali; Sergio Sorgi, Vice presidente e socio fondatore di Progetica (1994), è esperto di welfare, previdenza e temi sociologici e comunicativi relativi ai rischi ed alla loro percezione; Tommaso Vitale, ricercatore al Centre d’études européennes, professore associato di Sociologia, è direttore del master Governing the Large Metropolis presso l’Ecole Urbaine de Sciences Po; Emanuele Polizzi, docente in sociologia all’Università Statale di Milano, membro dei Laboratori Sui Generis e PolisLombardia all’Università di Milano Bicocca, attualmente ricercatore presso l’Università E-Campus, si occupa di terzo settore, partecipazione associativa e politiche sociali; Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà e del Gruppo Cooperativo Gino Mattarelli (CGM), la più grande rete di imprese sociali in Italia, da sempre attivo nella cooperazione sociale, in particolare nello sviluppo di iniziative imprenditoriali, rapporti con le reti territoriali e progettazione strategica nazionale.

L’invito, dunque, è per “tutti coloro che non sono rassegnati alla logica della divisione e della politica che offre solo paure e nemici da combattere, per chi vede e lavora per un’Italia che fa, che sa unire e sa mettersi in relazione, che sa di poter essere protagonista dei percorsi più virtuosi di trasformazione di questo secolo“, come sottolinea uno degli organizzatori, A. Rosina.

Ecco la comunicazione ufficiale dell’iniziativa:

MAPPA CELESTE DELL’ITALIA CHE C’E’
100 STORIE CHE CHIAMANO IL FUTURO

L’Italia può dare bellezza ai processi di cambiamento di questo secolo. Ma non potrà farlo se prigioniera di un clima di risentimento, paura e rassegnazione. Perché possa esprimere il meglio di sé è necessario che venga rafforzato il senso di appartenenza ad un destino comune e sviluppata una visione comune di un futuro possibile e desiderato da realizzare. Al rancore e alla paura che chiude in difesa del presente, va contrapposto (anzi, controproposto) il desiderio di partecipare alla costruzione di un’Italia che metta in gioco le energie positive del Paese. Il modo più concreto e solido per farlo è quello di mettere insieme le realtà (i soggetti sociali) che già oggi “dal basso” si muovono in tale prospettiva, ovvero quello di connettere chi nella sua azione sul territorio già oggi sperimenta concretamente che l’apertura è più feconda della chiusura. Un’apertura alla relazione da intendere su tre direttrici (temporale, spaziale e relazionale): verso il futuro, verso l’Europa e il mondo, verso l’altro.

Dare protagonismo agli attori dell’apertura che funziona e produce valore sul territorio non significa chiedere ad essi di farsi consenso strumentale ad operazioni politiche calate dall’alto, ma produrre con essi (con la loro esperienza concreta fatta intelligenza collettiva e messa, con metodo, a valore comune) l’idea di paese desiderato e possibile da realizzare nei prossimi 5, 10, 15 anni. Ovvero, la costruzione concreta del luogo futuro in cui collocare capacità e specificità italiane di generare benessere e valore condiviso in coerenza con le trasformazioni del mondo che cambia. Un luogo che abbia tutta la forza di attrarci verso di sé, perché rappresenta ciò che possiamo e vogliamo diventare.

Questa idea positiva di Italia da costruire progettualmente insieme (non ideologicamente, ma con la forza della sua autoevidenza positiva) deve diventare il Bene Comune di cui prendersi individualmente e collettivamente cura.

100 LUCI ACCESE NELLA NOTTE DEL 22 SETTEMBRE

PERCHE’:
Per costruire un futuro migliore insieme è necessario partire dal presente, da quello che già di bello e positivo l’Italia di oggi sa esprimere. Pensiamo ad un evento che possa dare autoevidenza a tale Italia e forza per illuminare il nostro futuro comune, come luogo possibile e desiderato da raggiungere insieme.ù

COSA:
Un evento in cui ciascuno porti la propria luce, con l’obiettivo di capire meglio l’Italia di oggi e elevare a sistema la capacità di guardare al futuro.

QUANDO:
L’evento si svilupperà durante la notte tra il 22 e il 23 settembre, a partire dalle 21.30.

DOVE:
L’evento si terrà nell’Auditorium e negli spazi del Centro Culturale S.Fedele, rimanendo aperto sulla piazza S.Fedele, in centro a Milano.

COME:
Ci saranno 100 luci che verranno accese che corrisponderanno a 100 interventi di persone che in 5 minuti racconteranno ciò che funziona e crea valore oggi nella propria esperienza e quale Italia si immaginano tra dieci anni in cui sia possibile fare ancor meglio e con maggiori risultato quello che stanno facendo. Metà degli interventi verranno svolti in presenza e l’altra metà da contributi che arriveranno online da tutta Italia, con un percorso che fisicamente e virtualmente coprirà tutta la notte fino all’alba.
L’elenco dei 100 interventi verrà reso noto con anticipo rispetto all’evento del 22.

E DOPO?
Non ci sarà una vera conclusione dell’evento perché l’intenzione è che dal tenere accesa tale notte sino all’alba possa partire un impegno comune a costruire concretamente insieme un’idea comune di Italia in grado di dar più forza e valorizzazione a ciò che oggi funziona e produce valore sul territorio. L’impegno è rimanere svegli e contribuire a dar luce a tale idea comune, rendendola un progetto concreto da realizzare e in grado di condizionare positivamente l’offerta politica.

L’INVITO!
L’invito è quindi quello di passare insieme quella notte e riflettere su quale Italia siamo, quale possiamo e vogliamo essere.

L’invito è quello di dire insieme che ci siamo, che non siamo rassegnati alla logica della divisione e della politica che offre solo paure e nemici da combattere.

L’invito è a dar forza all’Italia che fa, che sa unire e sa aprirsi, che non accetta di diventare marginale rispetto ai percorsi più virtuosi di sviluppo inclusivo di questo secolo.

L’invito parte da alcuni promotori ma è aperto a tutti coloro che condividono questa impostazione e che dal 23 settembre sono pronti a lavorare per un futuro in cui portare il meglio dell’Italia di oggi e dei nostri desideri comuni da realizzare. Senza protagonismi, ma con metodo, costanza e determinazione.