Una Stella al Merito del Lavoro per il Consigliere Comunale L. Gianasso

Ecco la comunicazione da parte del primo cittadino castelnovese, Giorgio Musso, circa il riconoscimento, mediante la Stella al Merito del Lavoro 2018, al consigliere comunale emerito, Lorenzo Gianasso.

Comunico con grande piacere, che al nostro già consigliere comunale emerito, Dott. Lorenzo Gianasso, è stata riconosciuta la Stella al Merito del Lavoro 2018.

La consegna della Stella al Merito si terrà il 1 Maggio 2018 presso il Conservatorio di Torino.

Tutta la Comunità di Castelnuovo don Bosco, plaude a questo riconoscimento di un intera vita esemplare dedicata al lavoro e all’impegno nel settore dei Servizi.

Giorgio Musso

Chi è il Dott. Lorenzo Gianasso

GIANASSO Lorenzo
Nato a Torino nel giugno 1950 e ora residente in Castelnuovo Don Bosco, laureato in giurisprudenza.

Assunto in INA Assitalia in qualità di liquidatore sinistri presso l’Ispettorato Sinistri di Torino in data 10 maggio 1971.
Nel febbraio 1980 nominato titolare dell’Ispettorato Sinistri Assitalia di Cuneo.
Nel maggio 1986 passaggio a Funzionario e successiva nomina a titolare dell’Ispettorato Sinistri di Torino.
Nel giugno 1998 nominato Responsabile Organizzativo di Zona del Piemonte. Nel settembre 1999 l’incarico viene esteso a Liguria e Valle D’Aosta.
Con il passaggio in GGL S.p.A. (Gruppo Generali Liquidazione Danni in seguito denominata GBS – Generali Business Solutions) nel gennaio 2002 assegnato come Coordinatore dell’Area Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta sino al 2005.
Da aprile 2006 sino a giugno 2007 assegnato all’Ufficio Controllo Tecnico Direzionale. Da luglio 2007 al 30 giugno 2008 assegnato all’Ufficio Analisi Sinistri Complessi, maturando a tale data un’anzianità di gruppo pari a 37 anni.
Negli anni 1975/1988 esperienza sindacale nella CISL Settore Banche/Assicurazioni.
All’interno di tale Federazione ricoperti ruoli direttivi provinciali e regionali. Membro del Direttivo Nazionale Federazione Assicurativi.
Negli anni 2009 e 2014 eletto Consigliere Comunale nel Comune di Castelnuovo don Bosco.
Capogruppo di maggioranza negli anni 2009/2014. Dimissionario dal 2016.
Membro del Comitato Cittadino promotore delle celebrazioni per i 150 Anni dell’Unità d’Italia e degli Anniversari di San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco e San Domenico Savio.
Nelle elezioni politiche del 2013 candidato al Senato nella lista “Con Monti per l’Italia”.

Padre di tre figli:
Luca : Funzionario assicurativo presso Reale Mutua (prematuramente scomparso a seguito incidente motociclistico in data 3 maggio 2016) ;
Matteo : Chief Financial Officer / Digital Economy and Society Index Controller presso Thales Alenia Space ;
Anna Veronica : già Avvocato Civilista. Ora Diplomatica in organico presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi.

Nonno di tre bellissime nipotine.

Quale pastorale giovanile è possibile dietro le sbarre?

Si segnala la lettura qui di seguito dell’intervista a cura della giornalista M. Lomunno a don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti»:

Torino. «Dentro, come fuori, ai giovani bisogna testimoniare il vero amore»

“Oserei dire che c’è bisogno di una pastorale giovanile che abbia “l’odore dei detenuti”, dei ragazzi minorenni e giovani adulti in attesa di giudizio o in sconto pena. Un pubblico variegato, multiforme, complesso, ma sempre adolescenti. Occorre prendere il loro odore, che è lo stesso delle periferie esistenziali, delle comunità per minori e delle accoglienze dei minori stranieri non accompagnati». Risponde così, don Domenico Ricca, salesiano, da 37 anni cappellano del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti», alla domanda «quale pastorale giovanile è possibile dietro le sbarre?». E aggiunge: «l’Ispettore generale dei cappellani richiama come il Sinodo possa essere l’inizio di un progetto di collaborazione tra la Pastorale giovanile e gli Istituti penali per minori. Una collaborazione che non si estingua con l’evento-Sinodo, ma che duri nel tempo perché i ragazzi cambiano, i nostri cancelli sovente per i più sono dei tornelli. Ma la comunità cristiana, la pastorale giovanile, non può essere un tornello di ingresso e di uscita veloce. Se vuole avere senso e significato deve garantire continuità, anche piccola, come quei ragazzi che animano da più anni al “Ferrante” la nostra Messa festiva, magari sottraendo qualcosa al loro oratorio. Non è un sottrarre, ma un aggiungere».

Don Ricca, richiamando l’immagine scelta per il Sinodo, il discepolo amato, sottolinea la necessità di trasmettere ai giovani reclusi la certezza che Gesù ama tutti indistintamente: «Per questo, ma non solo in cella, c’è bisogno di suore e di preti, che sanno amare, che non disdegnano l’odore della strada, della periferia».

Camaiore: multata la statua di don Bosco

Si suggerisce la lettura dell’articolo sottostante a cura di Isabella Piaceri della Redazione de “La Nazione” circa l’episodio della trasporto della statua di Don Bosco che, in occasione dei festeggiamenti del 31 gennaio scorso, ha preso una multa per aver violato la ZTL di Camaiore. Buona Lettura!

Multata anche la statua del Santo. Implacabili le telecamere della Ztl

Camaiore, il parroco: “Don Bosco promette di non farlo più”

Camaiore (Lucca), 19 aprile 2018 – Anche i santi vengono “multati” nella zona a traffico limitato in centro storico a Camaiore: la statua di don Giovanni Bosco ha infatti ricevuto in questi giorni la sanzione per posta per aver violato l’area chiusa al traffico. Le telecamere l’hanno ‘beccata’ durante la trasferta da Marignana al centro storico in occasione della festa del 31 gennaio scorso. Per “multa ricevuta” potrebbe dirsi, parafrasando il film di Nino Manfredi: ma qui non si tratta di Sant’ Eusebio, ma di quello puro dei ragazzi e del primo oratorio.

Nessuna pietà, nessuno può sfugge agli obbiettivi che proteggono le strade vietate, nemmeno con l’aureola in testa: senza chiedere i dovuti permessi, il santo è arrivato a bordo di un mezzo motorizzato per poter essere celebrato durante la festa con i ragazzi del catechismo, ma non è sfuggito all’occhio delle telecamere. “Il mezzo che trasportava la statua fino alla porta della Collegiata è stato multato per aver percorso alcuni metri in zona Ztl. Don Bosco è rammaricato per lo sbaglio avvenuto e promette di non farlo più”. Questo il simpatico commento di don Gabriele Di Blasi, il giovane parroco che si occupa dell’oratorio a fianco del priore, monsignor Silvio Righi. Dopo le polemiche scoppiate per le migliaia di multe giunte per posta ai cittadini per la ztl istituita il 15 novembre scorso, dopo che fioccano i ricorsi e l’amministrazione ha decretato un periodo intermedio di ‘condono’ fino a marzo per residenti, motivi di lavoro e urgenze, il parroco ha comunicato sui social l’avventura infrazione.

“Fate del bene a tutti e del male a nessuno” era uno dei motti di don Bosco e quindi il santo, e per lui i suoi ministri terreni, se ne ‘prenderanno cura’ pagando la sanzione con estrema trasparenza. Quello che è giusto, è giusto: figuriamoci per una figura ultraterrena… La giustizia umana perdonerà l’infrazione? Il sindaco Alessandro Del Dotto ha subito messo le mani avanti sostenendo che la multa potrebbe essere ‘tolta’ se presa nel periodo intermedio e con le dovute motivazioni. Che qui esistono vista la sacralità della ricorrenza. Ma l’episodio resta originale, quasi un casuale ossimoro che potrebbe creare un caso in città: multata santità? Oppure santa intransigenza? E don Bosco ricorrerà al Giudice di Pace terreno? La stravagante vicenda non finisce qui.

Il sindaco di Betlemme incontra a Torino gli Operatori di Pace

Alimentare la pace in Palestina mediante la cooperazione, soprattutto quella che coinvolge i giovani. È questo l’impegno che Missioni Don Bosco sostiene collaborando con il VIS per un progetto di costruzione di un impianto per la produzione di energia rinnovabile a Betlemme.

Il sindaco della città, Anton Salman, sarà a Torino il prossimo 18 aprile per ringraziare le autorità e i partner di questa iniziativa, propiziata da Maurizio Baradello, cooperatore salesiano e dirigente del Comune del capoluogo subalpino deceduto lo scorso anno.

Alle ore 18,00 ci sarà un incontro organizzato da Missioni Don Bosco presso il Centro F. Peirone per il dialogo islamo-cristiano in via dei Mercanti, 10 nel quale sarà rimarcato l’impegno per la pacificazione e per la ricostruzione della Palestina ponendo in mano ai giovani concrete prospettive di sviluppo.

A fare gli onori di casa don Augusto Negri, direttore del Centro F. Peirone. Interverranno fra’ Francesco Ielpo, OFM, responsabile del Commissariato di Terra Santa per il Nord Italia, Emanuela Chiang, VIS, coordinatrice del progetto New Urban Resources – Energia rinnovabile per Betlemme e Giampietro Pettenon, presidente Missioni Don Bosco, che recentemente ha visitato centri salesiani in Israele e Palestina. Moderatore il direttore della rivista “il dialogo – al hiwar”. Paolo Girola. Parteciperanno anche Maria Bottiglieri, dell’Ufficio cooperazione internazionale e pace del Comune di Torino, e un membro della presidenza del Coordinamento Comuni per la Pace dell’Area Metropolitana torinese.

L’appuntamento è per coloro che in modi diversi si occupano del processo di pace in Medio Oriente, e fra loro i sostenitori di Missioni Don Bosco che hanno contribuito al progetto.

Prostituzione minorile in Sierra Leone: un video denuncia dei Salesiani

É stato pubblicato sul portale di Vatican News, il sistema d’informazione della Santa Sede, il documentario “Love” diretto da Raúl de la Fuente, che ritrae la drammatica storia di bambine sierraleonesi, senza genitori o con famiglie troppo povere, che sono costrette a prostituirsi per poter sopravvivere. L’obiettivo del docu-film si posa, inoltre, sull’opera dei Salesiani di Padre Jorge Crisafulli, missionario e direttore di Don Bosco Fambul a Freetown, e José Antonio San Martin, direttore di Missione Salesiana, con le loro preziose iniziative per dare un futuro alle bambine vittime della prostituzione.

Destinazione Sinodo/1. Giovani in movimento una scoperta per tutti

Si segnala la partenza, dal 4 aprile in poi, del nuovo percorso di approfondimento con il quale, ogni mercoledì fino al Sinodo dei vescovi sui giovani di ottobre, “Avvenire” propone un viaggio attraverso la condizione giovanile oggi. Ecco l’articolo a cura di Mimmo Muolo che delinea le caratteristiche di questo speciale:

Destinazione Sinodo/1.

Giovani in movimento una scoperta per tutti

Se sinodo vuol dire «cammino fatto insieme», mai come nel caso della prossima Assemblea sinodale dedicata ai giovani questo significato travalica l’ambito simbolico per diventare un dato di fatto anche concreto. Il XV Sinodo ordinario, in programma a Roma dal 3 al 28 ottobre sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», viene infatti preparato e accompagnato da almeno tre tipi di itinerari fatti in comune. Il primo è, potremmo dire, di carattere storico, dal momento che l’assise voluta da Francesco si inserisce nel grande alveo postconciliare del rapporto tra i giovani e la Chiesa, sbocciato con Paolo VI, esploso poi con Giovanni Paolo II e le Gmg e proseguito con convinzione da Benedetto XVI. Il secondo cammino è di tipo contenutistico e rimanda direttamente al tema dell’assemblea, al rapporto con le due Gmg di papa Bergoglio (Rio de Janeiro 2013 e Cracovia 2016) e a quella che i giovani e il Pontefice si apprestano a vivere qualche mese dopo il Sinodo, cioè nel gennaio del 2019 a Panama (è stato del resto proprio Francesco a mettere in diretta connessione i due eventi). Il terzo è infine un vero e proprio pellegrinaggio di eventi e appuntamenti preparatori (come in occasione della recente Riunione presinodale, cui ha preso parte anche il Papa), che nel caso dei giovani italiani diventerà, in agosto, un itinerario anche fisico lungo i cammini della Penisola e con destinazione finale Roma.

Parlare del prossimo Sinodo significa dunque analizzare queste tre componenti dinamiche e complementari nella consapevolezza che tutto l’impianto sinodale è stato costruito, come più volte affermato da Francesco, sul movimento, e movimento in uscita in particolare. Emblematico è, da questo punto di vista, quanto scrisse il Papa nella Lettera ai giovani, in occasione della presentazione del documento preparatorio (i cosiddetti Lineamenta) il 13 gennaio 2017. «Queste sono parole di un Padre che vi invita a ‘uscire’ per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna». Il tema della vocazione, dunque, al centro dei lavori sinodali, che implica sempre un osare, un lasciare la propria ‘terra’ per andare verso un orizzonte sconosciuto da esplorare. Questo dinamismo è del resto nel Dna del rapporto Chiesa-giovani così come si è venuto configurando negli ultimi 40-50 anni. Fin da quando Paolo VI (che non a caso sarà proclamato santo durante il Sinodo di ottobre) volle inserire un appuntamento a loro riservato nell’Anno Santo del 1975. Appuntamento replicato nove anni dopo da Giovanni Paolo II al culmine del Giubileo straordinario della redenzione, e dal quale sarebbero nate le Giornate mondiali della Gioventù. Anche in quel caso papa Wojtyla ubbidì alla ‘vocazione’ che lo chiamava fuori da un rapporto solo convenzionale con le nuove generazioni, per cominciare a navigare in mare aperto. E anche in quel caso dovette sfidare i venti contrari di chi, pure all’interno della Chiesa, lo sconsigliava temendo il flop.

La storia successiva ha dimostrato che l’intuizione del pontefice polacco era giusta, che ai giovani si poteva e si doveva parlare di Gesù, che lo si poteva fare in sintonia con l’intero corpo ecclesiale (uno degli slogan di quegli anni era «Cristo sì, la Chiesa no») e che anzi i giovani erano alla ricerca proprio di qualcuno che indicasse loro un’altra strada rispetto alle illusorie promesse di felicità a base di ‘sesso, droga e rock and roll’. Da allora si sono succedute 33 Gmg e tre generazioni: quella iniziale del ’68 ha ceduto il passo alla generazione del dopo Muro di Berlino e ora alla prima generazione digitale. Eppure il dialogo continua, anche se è cambiato l’’interlocutore’ principale. A Giovanni Paolo II è subentrato prima Benedetto XVI – che ne aveva convintamente rilevato il testimone, al punto di intraprendere «non senza timore» il viaggio più lungo del suo pontificato (Gmg di Sydney 2008) e da rinunciare alla Cattedra di Pietro anche per non far mancare la presenza papale alla Giornata di Rio de Janeiro –; e adesso Jorge Mario Bergoglio che sta reinterpretando lo spartito a modo suo. Il Sinodo, cammino fatto insieme, è proprio la cartina di tornasole del valore aggiunto di papa Francesco alla pastorale giovanile del terzo millennio. Per il pontefice, infatti, non esiste la gioventù, intesa come categoria astratta, ma i singoli, concreti giovani. E per questo egli intona spesso e volentieri il suo inno preferito, tratto dal profeta Gioele e riportato anche negli Atti degli Apostoli: «I vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni». Fuor di metafora, è il paradigma di un rapporto intergenerazionale che non isola i ragazzi in un mondo a sé, non li considera quasi come la ‘primavera’ rispetto alla prima squadra, ma li vuole titolari in campo fin da oggi.

Il secondo cammino del Sinodo, quello che abbiamo chiamato contenutistico è fatto insieme proprio in questo senso. La voce dei giovani, che il Papa ha dichiarato programmaticamente di voler ascoltare senza filtri («parlate con faccia tosta», ha detto aprendo la Riunione presinodale, lo scorso 19 marzo) si intreccia così a quella dei vescovi e della Chiesa. Visioni e sogni, appunto, in uno scambio fecondo di creatività ed esperienza. Il 21 dicembre 2017, nel discorso alla Curia romana, Francesco sottolineò: «Chiamare la Curia, i vescovi e tutta la Chiesa a portare una speciale attenzione alle persone dei giovani, non vuol dire guardare soltanto a loro, ma anche mettere a fuoco un tema nodale per un complesso di relazioni e urgenze: i rapporti intergenerazionali, la famiglia (non a caso tema dei due Sinodi precedenti, ndr), gli ambiti della pastorale, la vita sociale».

Così l’ascolto si sta nutrendo in questi mesi di tutti gli strumenti a disposizione, anche quelli tipicamente giovanili, come Internet e i social network. Questionario via Web e partecipazione social all’incontro presinodale (erano in 15mila collegati da tutto il mondo, oltre ai 340 fisicamente presenti) ne sono la dimostrazione più lampante. La voce dei giovani così raccolta, hanno promesso il Pontefice e il segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, sarà portata all’interno dell’assise di ottobre. A riprova che non di un’operazione di facciata si è trattato, ma di un vero cammino insieme.

Intanto nel documento finale di quella riunione i partecipanti si sono espressi all’unanimità per «una Chiesa autentica», cioè per «una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva. Una Chiesa credibile» che «non ha paura di mostrarsi vulnerabile» e che «dovrebbe esser solerte e sincera nell’ammettere i propri errori passati e presenti, presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni», ma anche di perdono dato e ricevuto. Da questi primi approcci si può dunque dire che i giovani e il Papa parlano la stessa lingua. Ancora una volta viene in primo piano l’immagine del cammino insieme (il terzo tipo che abbiamo evocato).

Francesco, infatti, ne ha disegnato uno che dalla Gmg di Rio 2013 a quella di Panama 2019, passando per Cracovia 2016, intercetta proprio il tema del Sinodo, e soprattutto la vocazione di ogni giovane, attraverso i messaggi per le Giornate mondiali dedicati prima alle Beatitudini (la magna charta del cristiano), quindi al Magnificat (cioè alle beatitudini messe in pratica da Maria). «Proprio a incarnare questo percorso siete chiamati», sembra dire il Pontefice. E c’è chi lo ha preso già sul serio, ricalcando su quel percorso un vero e proprio pellegrinaggio che nella prima decade di agosto porterà i giovani italiani, coordinati dal Servizio nazionale di pastorale giovanile, a scoprire ‘santuari’ non solo di pietra ma di carne. Un pellegrinaggio ‘insieme’, nel più puro stile di papa Francesco. Come tutto l’itinerario che conduce al Sinodo, e oltre.

(Articolo tratto da Avvenire.it)

Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale

È stato pubblicato in questi giorni dalla “Editrice LAS” il volume “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”. Il libro, del sig. Marco Bay, SDB, docente di Metodologia della Ricerca Pedagogica e Statistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, vede la presentazione dei Consiglieri Generali per la Formazione e la Pastorale Giovanile, rispettivamente don Ivo Coelho e don Fabio Attard.

Nelle sue oltre 580 pagine la pubblicazione intende presentare i risultati dell’ampia inchiesta internazionale realizzata su impulso del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e del suo Consiglio, per ascoltare l’esperienza di vita dei giovani Salesiani in formazione iniziale, dei giovani in ricerca che desiderano diventare Salesiani, di chi ha concluso la formazione iniziale e di parte di coloro che guidano spiritualmente e accompagnano i formandi.

I Dicasteri per la Formazione e la Pastorale Giovanile si sono pertanto fatti promotori dell’inchiesta sul campo – con 38 domande rivolte a (3500) giovani Salesiani e 44 domande alle loro (500) guide spirituali – che ha coinvolto esperti, Delegati ispettoriali per la Formazione, le équipe dei Dicasteri, centinaia di volontari provenienti da una sessantina di Paesi in tutto il mondo e da praticamente tutte le circoscrizioni salesiane, e che si è conclusa grazie al prezioso lavoro del sig. Bay e di don Silvio Roggia, del Dicastero per la Formazione.

Pur nell’intenzione di presentare una ricerca al tempo stesso teorica ed operativa, si è scelto di agire prioritariamente in modo induttivo a diversi livelli, privilegiando l’approccio descrittivo, esplorativo e in parte comparativo per fasi formative e per regioni continentali salesiane, e lasciare ad ulteriori pubblicazioni successive quello interpretativo e prospettico.

Cosa può essere di maggior interesse per un lettore salesiano ordinario? Probabilmente la maggior parte dei commenti liberi ad alcune domande aperte (riportati interamente in questa pubblicazione), che offrono una profonda intuizione dell’anima dei giovani Salesiani di oggi.

Le domande della ricerca potrebbero inoltre essere molto utili per una crescita personale della propria vocazione quotidiana e alcuni fatti possono aiutare a portare avanti e a creare condizioni migliori per l’accompagnamento salesiano.

Il libro è disponibile sul sito della LAS o se ne può fare richiesta presso il Dicastero per la Formazione.

Ecco la video-presentazione del libro “Giovani Salesiani e accompagnamento”:

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Si segnala, inoltre, l’articolo di Veronica Petrocchi che su www.unisal.it, il sito dell’Università Pontificia Salesiana, così presenta il libro “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”:

Sinodo dei giovani e accompagnamento, una ricerca internazionale

di Veronica Petrocchi

Un’inchiesta internazionale per conoscere e rafforzare l’accompagnamento personale e spirituale tra i salesiani è l’obiettivo del volume a cura del prof. Marco Bay “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”.
La ricerca si inserisce all’interno della collaborazione tra il mondo salesiano, da sempre attento alle tematiche giovanili, e la Santa Sede per il Sinodo dei Vescovi che sarà ospitato presso l’UPS dal 20 al 23 settembre prossimo. (https://www.giovaniesceltedivita.org/).

L’inchiesta consta di 4.000 interviste, tra giovani salesiani in formazione iniziale e più di 500 guide o accompagnatori spirituali provenienti da una sessantina di paesi in tutto il mondo, situati in centinaia di case di formazione appartenenti a quasi tutte le circoscrizioni o ispettorie salesiane. Si evince, quindi, la portata mondiale della ricerca realizzata su suggerimento del Rettor Maggiore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, don Ángel Fernández Artime che, insieme al suo Consiglio, hanno deciso di ascoltare l’esperienza di vita dei giovani salesiani in formazione iniziale, dei giovani che desiderano diventare salesiani, di chi ha concluso la formazione inziale e di coloro che li guidano spiritualmente.

Le interviste sono state svolte utilizzando questionari in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, polacco, grazie alla collaborazione dei Dicasteri per la Formazione e della Pastorale Giovanile della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, promotori dell’inchiesta sul campo che ha coinvolto esperti, delegati ispettoriali per la formazione, le équipe dei dicasteri e centinaia di volontari.

Un ringraziamento particolare per il lavoro svolto va a don Ivo Coelho (Consigliere Generale per la Formazione), Fabio Attard (Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, a Silvio Roggia (Dicastero per la Formazione) e agli altri membri dei Dicasteri, tra i quali Salvador Cleofas Murguía Villalobos, Francisco Santos Montero e Patrick Anthonyraj.

Un’altra grande novità riguarda la possibilità di acquisto del libro, disponibile sia in formato cartaceo sia in e-book, consultabile direttamente a questo link, clicca qui.

Il Poster della Santità Salesiana – 2018

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

In occasione del secondo Seminario di promozione delle cause di beatificazione e canonizzazione della Famiglia Salesiana, che si terrà a Roma dal 10 al 14 aprile 2018, è stato aggiornato il Poster della Santità Salesiana. Rispetto all’ultima edizione del 2014 ci sono le novità accadute in questi anni: la beatificazione di don Titus Zeman, la Venerabilità di don Giuseppe Arribat, di mons. Stefano Ferrando, di don Francesco Convertini, di don José Vandor e di mons. Ottavio Ortiz Arrieta e i nuovi Servi di Dio don Rodolfo Lunkenbein e Simão Bororo.

In totale la Postulazione riguarda 169 persone di cui 9 Santi, 118 Beati, 16 Venerabili e 26 Servi di Dio. Complessivamente le cause seguite sono 51.

La progettazione grafica è stata curata dal signor Andrea Cugini, della Scuola Grafica Salesiana di Milano, con la collaborazione di don Erino Leoni, Direttore del Postnoviziato di Nave (BS).

Il poster con le immagini dei Santi, Beati, Venerabili e Servi di Dio della Famiglia Salesiana presenta foto originali che narrano la realtà dentro la quale questi uomini e donne hanno detto il loro sì pieno a Dio e all’umanità. Attraverso la visione reale dei loro volti è possibile uscire dalle forme di una certa iconografia tradizionale, per ricuperare la vocazione universale alla santità dentro la trama della vita quotidiana.

“Vederli uno accanto all’altro mostra quanto la nostra breve storia sia già costellata da una grande quantità di santi e candidati alla santità – ha commentato don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana –. La loro vicinanza e visibilità provocano alla meraviglia e alla gratitudine e stimolano all’emulazione, come ha ricordato Papa Francesco in occasione della solennità di Tutti i Santi del 2017: ‘I santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio. Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria tonalità. Ma tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio. Questo è lo scopo della vita: far passare la luce di Dio, e anche lo scopo della nostra vita’”.

È possibile scaricare il poster originale da ANSFlickr.

Il punto di riferimento della GMG 2019? Il Valdocco d’America

Il progetto della soprannominata “Valdocco d’America” a Panama, un complesso ispirato a quello di Maria Ausiliatrice a Torino che avrà il compito di irradiare la spiritualità di San Giovanni Bosco in tutta l’America Latina, si prevede sarà ultimato nel 2021.

Aci Stampa, l’agenzia di notizie cattolica, pubblica alcuni dettagli del progetto con un’articolo, riportato qui di seguito, a cura di Andrea Gagliarducci.

Il punto di riferimento della GMG 2019? Il Valdocco d’America

PANAMA , 04 aprile, 2018 / 1:00 AM (ACI Stampa).-  Panama è il luogo scelto da Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù del 2019. Ed è anche il luogo scelto dai Salesiani per costruire la “Valdocco d’America”, un complesso che ricorda quello di Santa Maria Ausiliatrice a Torino e ha l’ambizioso compito di irradiare la spiritualità di San Giovanni Bosco in tutta l’America Latina.

L’appellativo di “Valdocco in America” non è di poco conto, per la famiglia Salesiana. Nella Basilica di Santa Maria Ausiliatrice, a Valdocco, ci sono le spoglie di San Giovanni Bosco. Fu un’opera che Don Bosco volle fortemente, e che poi fu ulteriormente ingrandita nel 1934, con la canonizzazione. Si può dire che è il centro della spiritualità salesiana, il luogo nelle periferie di Torino dove il santo radunò i giovani e diede vita alla sua opera.

Una spiritualità salesiana che ora troverà una casa a Panama. Centro del progetto è la Basilica minore intitolata a Don Bosco, nel distretto di Calidonia, a Panama City. E, come nella tradizione salesiana, la basilica non sarà sola: avrà un oratorio e delle scuole, in un complesso che è al tempo stesso devozionale e sociale, con una particolare attenzione per quanti i giovani sono in difficoltà e a rischio.

Il progetto è cominciato nel 2017, e si prevede che sarà completato nel 2021. Ma la Basilica si candida già ad essere il cuore pulsante della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

L’ispirazione è nata nel 2016, dopo che Padre Angel Fernandez Artime, rettore maggiore dei salesiani, visitò panama e trovò nell’affetto e la devozione dei salesiani nei confronti di Don Bosco l’ispirazione per lanciare il progetto e trasformare la Basilica nella Valdocco d’America.

Durante il viaggio, il rettore maggiore lasciò anche un cofanetto con delle reliquie di Don Bosco, che ora è collocato in una nuova cappella da poco costruita.

Come contrastare l’emigrazione illegale? Un esempio, con l’opera dei Salesiani in Nigeria

Nella periferia di Ijebu Ode, città nigeriana che conta circa un milione di abitanti, vive, insieme a due confratelli, padre Italo Spagnolo, salesiano, 77 anni, di cui 36 trascorsi in Nigeria.

Ecco l’articolo, a cura della Redazione de “Il Secolo XIX” e firmato da Cristina Uguccioni, che ben delinea la situazione in Nigeria , che prende l’opera dei salesiani in Nigeria come esempio paradigmatico dell’impegno della Chiesa Cattolica per contrastare il fenomeno dell’emigrazione illegale.

 

La vita tra cristiani e musulmani a Ijebu Ode

«Aiutiamoli a casa loro» è una espressione che ricorre sovente nel dibattito italiano a proposito dei migranti che giungono dai Paesi più poveri e provati dell’Africa. Chi – da sempre – li ha aiutati a casa loro – e continua instancabilmente a farlo – è la Chiesa cattolica che in Africa ha fondato e gestisce migliaia di scuole, università e ospedali, ha avviato migliaia di imprese per e con la popolazione, e promosso iniziative di ogni genere per sostenere le persone e consentire loro di vivere dignitosamente. Un’opera fine di cura che ha risollevato la vita di milioni di esseri umani, un’opera che prosegue, giorno dopo giorno. In questi ultimi anni, segnati da un esodo imponente di giovani africani verso le coste italiane, la Chiesa si adopera per fermare l’emigrazione illegale spiegando ai giovani tutti i pericoli cui si esporranno durante il viaggio e le difficoltà che incontreranno una volta giunti in Europa. Esempio paradigmatico di questo impegno è l’opera dei salesiani in Nigeria.

Le scuole dei salesiani

Nel sud-ovest del Paese, nella periferia di Ijebu Ode – città con un milione di abitanti equamente divisi tra musulmani e cristiani (l’8% dei quali sono cattolici) – vive insieme a due confratelli padre Italo Spagnolo, salesiano, 77 anni, di cui 36 trascorsi in Nigeria. «I vescovi di questo territorio, che hanno mostrato di apprezzare particolarmente le nostre scuole professionali, hanno affidato a noi salesiani alcune parrocchie e la formazione umana e religiosa dei giovani», racconta. «Attualmente abbiamo in progetto di costruire cinque scuole professionali che si aggiungeranno alle tre già esistenti che hanno quasi 600 studenti cristiani e musulmani».

La disoccupazione

A Ijebu Ode, dove padre Italo è giunto tre anni fa, i salesiani sono impegnati in parrocchia e, terminati tutti gli adempimenti burocratici, stanno per iniziare la costruzione di un grande istituto tecnico. «Il nostro obiettivo è garantire una formazione umana e professionale inappuntabile affinché i ragazzi possano avere un futuro buono e riescano a trovare lavoro in un Paese che ha un tasso di disoccupazione giovanile elevatissimo. Le scuole salesiane si sono guadagnate la fama di realtà educative serie e affidabili ed io sono molto orgoglioso dei nostri diplomati (ormai qualche migliaio): il 60% lavora anche con mansioni di responsabilità nelle imprese nigeriane, il 10% ha avviato una attività in proprio mentre il 20% sta proseguendo gli studi».

Scoraggiare l’emigrazione illegale

Al fine di scoraggiare l’emigrazione padre Italo e i suoi confratelli organizzano numerosi incontri nelle parrocchie e nelle scuole (non solo cattoliche) per spiegare ai ragazzi e ai loro genitori i pericoli mortali che questi viaggi illegali comportano e i disagi, le sofferenze, le umiliazioni che i migranti sono destinati a patire quando riescono a raggiungere il vecchio continente. «Cerchiamo in tutti i modi di scoraggiare questi viaggi presentando anche la testimonianza di giovani nigeriani che, dopo gli studi, sono riusciti a trovare lavoro qui. Purtroppo, nonostante questa capillare opera di dissuasione che vede coinvolte insieme ai noi alcune associazioni locali (che hanno membri anche musulmani), l’emigrazione continua a ritmi sostenuti a causa della disoccupazione e della presenza di persone senza scrupoli che invitano i ragazzi a partire, fornendo loro passaporti falsi a poco prezzo e illudendoli su ciò che li aspetta in Europa. La nostra è una battaglia difficile ma confidiamo che il seme buono da noi gettato porterà frutto».

I rapporti con i musulmani

In questa zona del sud-ovest della Nigeria il vero problema sociale è la mancanza di lavoro non certo la convivenza tra cristiani e musulmani, sottolinea padre Italo. Le relazioni tra i fedeli delle due religioni, infatti, sono buone, fondate sul rispetto reciproco: «Alla fine dello scorso il proprietario dell’appartamento preso in affitto da noi salesiani mi ha invitato a un incontro dei proprietari di casa (cristiani e musulmani): mi è stato chiesto di guidare la preghiera di apertura e di partecipare alla discussione.

In questo territorio le famiglie sono a volte composte da persone cristiane e musulmane e ciò favorisce rapporti sereni e una convivenza pacifica. La settimana scorsa un membro del consiglio pastorale della nostra parrocchia mi ha invitato a benedire la casa che aveva appena finito di costruire con i suoi tre fratelli: quando sono giunto ho scoperto che tutti suoi familiari erano di fede islamica. Sono stato accolto molto cordialmente e abbiamo pregato insieme. Qui le conversioni al cattolicesimo non sono ostacolate: il nostro stesso vescovo proviene da una famiglia musulmana».

L’amico imprenditore

Fra gli amici musulmani di padre Italo vi è Alaji Olufemi Bakre: 58 anni, sposato con figli, è un imprenditore di Ijebu Ode che opera nel settore edilizio fornendo ogni genere di materiale da costruzione. Intrattiene buoni rapporti con i cristiani, molti dei quali – dice – sono diventati anche «cari amici». E aggiunge: «Padre Italo ed io ragioniamo insieme su come far progredire il nostro territorio e insieme abbiamo ad esempio contribuito a riparare la strada di accesso all’area dove abitiamo eliminando le numerose buche presenti». A proposito delle relazioni tra cristiani e musulmani, afferma: «Qui in città sono cordiali, amichevoli, perfette. Lo prova il fatto che più del 30% degli studenti delle scuole private cattoliche sono di fede islamica. Nella nostro sobborgo si vive insieme come una famiglia: noi musulmani facciamo visita ai cristiani in occasione del Natale e loro ricambiano la visita quando celebriamo il nostro Ileya Festival. Qui non accade ciò che invece capita altrove in Nigeria con gli allevatori di bestiame».

Le mandrie di mucche

Il problema cui fa riferimento Alaji, spiega padre Italo, colpisce soprattutto la zona centrale del Paese: «Gli allevatori di bestiame, in prevalenza di fede islamica, vanno in cerca dei pascoli migliori per le loro mucche e lasciano che gli animali invadano i campi coltivati dai contadini, in prevalenza cristiani. Questo fenomeno ha causato molti attriti e anche diversi scontri armati che hanno provocato decine di morti, la distruzione di numerosi villaggi e la fuga di moltissime persone. Non si tratta di una diatriba di carattere religioso ma indubbiamente ha creato tensioni fortissime: i cristiani hanno l’impressione che si stia compiendo una invasione silenziosa e si sentono frustrati perché a loro giudizio il governo non sta intervenendo nel modo migliore. Recentemente i vescovi cattolici nigeriani hanno fatto visita al Presidente Buhari e gli hanno presentato con grande chiarezza questo e gli altri problemi della nazione facendosi voce di chi non ha voce. Nel nord del Paese, intanto, imperversa Boko Haram che continua a seminare morte e distruzione. Ogni area della Nigeria ha peculiarità e problemi specifici: è dunque sbagliato generalizzare quando si parla di questo Paese che è tre volte più grande dell’Italia e ha 180 milioni di abitanti appartenenti a etnie che poco hanno in comune tra loro».

Il futuro

Riflettendo sul futuro, Alaji conclude: «Le relazioni serene e pacifiche tra cristiani e musulmani nella mia città hanno favorito la fondazione della scuola materna ed elementare cattolica e oggi siamo lieti che i salesiani si apprestino a costruire un istituto tecnico di alto livello. Vorrei che la Nigeria diventasse una nazione industrializzata, capace di produrre».