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Amici di Don Bosco: “Arte e dialogo nella formazione post adozione”

L’Associazione Amici di Don Bosco Onlus segnala una nuova iniziativa per le famiglie adottive: grazie al progetto “Sportello Famiglia, sostegno alla genitorialità adottiva” e al contributo di Fondazione CRT, nel 2022 e nel 2023 saranno avviati incontri di formazione gratuiti per accompagnare i genitori nelle diverse fasi del percorso adottivo e i figli durante il loro percorso di crescita (dai bambini fino ai giovani adulti). Di seguito l’articolo riportato sul sito di Amici di Don Bosco con le informazioni principali sui progetti.

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E’ in arrivo una bella novità per le famiglie adottive: dalla collaborazione tra Amici di Don Bosco e NOVA, ente autorizzato per le adozioni internazionali, è nato il progetto “Sportello Famiglia, sostegno alla genitorialità adottiva” e grazie al contributo di Fondazione CRT, nel 2022 e nel 2023 saranno avviati incontri di formazione gratuiti per accompagnare i genitori nelle diverse fasi del percorso adottivo e i figli durante il loro percorso di crescita (dai bambini fino ai giovani adulti). Il progetto è rivolto a tutte le famiglie adottive residenti in Piemonte, con adozione sia nazionale, sia internazionale.
Nella prima parte dell’anno saranno avviati 2 cicli di incontri: “AdottARTE: laboratorio di arteterapia” e “Parole in cerchio”.

Il primo è un laboratorio rivolto ai bambini dai 7 agli 11 anni, a cura di Irina Galleri, arteterapeuta, e Vanda Braida, psicologa psicoterapeuta: è articolato in 5 incontri di due ore ciascuno, dalle 10 alle 12, per un gruppo di massimo 10 partecipanti.
Questo il calendario degli incontri che si terranno presso la sede dell’Associazione NOVA (via Tiziano Lanza 31, Grugliasco): 19 marzo, 9 aprile, 30 aprile, 14 maggio, 28 maggio .
Gli incontri sono gratuiti. Potrebbe essere richiesto un piccolo contributo per l’acquisto di alcuni materiali di consumo.
Il laboratorio rappresenta un’occasione per comunicare attraverso il linguaggio grafico, pittorico e vari materiali artistici ed esprimere ansie e paure legate anche al difficile momento di isolamento che abbiamo vissuto e che colpisce in maniera particolare i più giovani.
L’arteterapia è particolarmente indicata nei casi di adozione in quanto si tratta di una terapia non verbale e favorisce la rielaborazione di vissuti, anche di origine traumatica, e l’acquisizione di consapevolezza e riconoscimento rispetto al proprio mondo emotivo.
Un’opportunità, quindi, per il benessere dei bambini che potranno, in uno spazio privo di giudizio, dare espressione libera dei loro vissuti, sperimentare una relazione di fiducia con gli altri membri del gruppo, sentirsi parte di un vissuto comune e rispecchiarsi nell’altro.

Parallelamente, nello stesso orario e sempre presso il centro le Serre di via Tiziano Lanza 31, ai genitori adottivi sarà proposto il ciclo di incontri “Parole in cerchio”, a cura di Elisabetta Gatto e Daniela Bertolusso, operatrici dell’Associazione Amici di Don Bosco: un dialogo tra pari, senza giudizi e senza preconcetti, dove l’ascolto è importante quanto la verbalizzazione, un’occasione di confronto e di scambio sugli stereotipi e i pregiudizi che in tanti contesti accompagnano l’adozione, fatta con sincerità ma senza trascurare una nota di leggerezza.
La collocazione è strategica per chi porterà i bambini al laboratorio di arteterapia, ma gli incontri sono aperti a tutti i genitori adottivi.
Questo, dunque, il calendario degli incontri: 19 marzo, 9 aprile, 30 aprile, 28 maggio dalle 10:00 alle 12:00 presso i locali del centro BUM della Diaconia Valdese, sempre in via Tiziano Lanza 31 a Grugliasco. Gli incontri sono gratuiti e saranno attivati con la partecipazione di un minimo di 4 nuclei familiari.

Per tutti i corsi è necessaria la prenotazione scrivendo a formazione@associazionenova.org entro il 10 marzo.

Le iniziative si svolgeranno nel rispetto della normativa anti Covid-19 vigente.

Amici di Don Bosco onlus: l’augurio di don Domenico Ricca ai papà sulle orme di don Bosco

Don Domenico Ricca, presidente dell’Associazione Amici di don Bosco, porge suoi auguri a tutti i papà in occasione della festa del 19 marzo, San Giuseppe. Di seguito il messaggio di auguri pubblicato sul sito dell’associazione.

L’AUGURIO DI DON DOMENICO RICCA AI PAPÀ SULLE ORME DI DON BOSCO

San Giuseppe, festa del papà, da non relegare a puro evento commerciale. Per noi, Amici di Don Bosco, si intreccia con altre parole, nomi, situazioni di vita, tanti legami, memorie.

Se faccio un po’ d’ordine, non dimentico che il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II dichiarò don Bosco «padre e maestro della gioventù».
Don Bosco padre. Per chi ne fosse digiuno alcuni tratti della sua biografia familiare: Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una modesta cascina dove ora sorge la Basilica di Don Bosco, nella frazione collinare I Becchi di Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco), figlio dei contadini Francesco Bosco e Margherita Occhiena. Il padre, nel 1811, era rimasto vedovo della prima moglie Margherita Cagliero, dalla quale aveva avuto due figli: Antonio e Teresa Maria, morta nel 1810 due giorni dopo la nascita; da Margherita Occhiena, prima di Giovanni, aveva avuto Giuseppe. Quando Giovanni aveva soltanto due anni, il padre contrasse una grave polmonite che lo condusse alla morte l’11 maggio 1817, a soli 33 anni. Francesco Bosco lasciò così la moglie Margherita vedova con tre figli da accudire, Antonio, Giuseppe e Giovanni. Furono anni molto difficili per mamma Margherita; molta gente morì a causa della fame e delle epidemie.

Questa storia di difficoltà e di stenti segnò profondamente la vita di Giovannino, che crebbe con una voglia di famiglia come di un sogno proibito, e con una squisita sensibilità verso quei ragazzi “senza famiglia” che la Provvidenza gli avrebbe messo sulla sua strada, e che ancora più lui si sarebbe andato a cercare: i “ragazzi poveri, pericolanti e discoli”, come usa chiamarli Papa Francesco “quelli che abitano le periferie esistenziali del mondo”. Una voglia di famiglia da trapiantare a Valdocco, chiedendo così un immenso sacrificio a Mamma Margherita. È noto che quando nel 1846 don Bosco si ammala gravemente sale ai Becchi per una lunga convalescenza: madre e figlio si ritrovano così nell’intimità. Al termine, Don Bosco, guarito, chiede a Mamma Margherita di seguirlo a Valdocco e la mamma risponde così: “Se credi che questa sia la volontà del Signore, sono pronta a venire”. E così il 3 novembre 1846, madre e figlio lasciarono la dolce collina, a piedi, fino a Torino.

Don Bosco capì che la famiglia a Valdocco andava ricostituita a tutti i costi per quei ragazzi “senza famiglia”. Era lui il padre, i suoi chierici i fratelli maggiori e poi le tante mamme presenti a Valdocco come aiutanti, quelle che davano il sapore concreto e visivo dell’essere “casa”, non istituto.
Ma il mosaico si ricompone, perché Don Bosco fu profondamente devoto di San Giuseppe: a lui affidò i suoi studenti; in suo onore fece erigere una “Compagnia degli artigiani” per aggregare i giovani lavoratori che frequentavano gli ambienti salesiani; a lui faceva riferimento per ottenere e far ottenere la grazia di una buona morte. Mettersi sotto la sua protezione, nel pensiero salesiano, non è semplicemente pronunciare una qualche formula di consacrazione a un santo. È molto di più: è rispondere positivamente alla vocazione insita in ogni salesiano a essere padre dei ragazzi che incontra.

Lascio alla fantasia dei papà adottivi l’elaborazione di opportuni collegamenti e in chiusura concludo con un pezzo di un’intervista al dott. Starita, Vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali, pubblicata su “Vita” il 15/03/2021:

«Chi vive a contatto con i giovani, spesso in sofferenza, ha il dovere di essere ottimista e guardare positivamente al futuro. L’impostazione che voglio dare alla mia vicepresidenza è molto partecipata: da magistrato so che la “dolorosa solitudine” della decisione mi appartiene, ma so anche che per decidere bene occorre saper ascoltare. Penso che l’adozione internazionale sia uno strumento ancora valido e questo nasce da una considerazione di fondo: se riteniamo – secondo i principi della Convenzione dell’Aja – che per un minore vivere in una famiglia stabile sia un diritto primario, allora tutte le soluzioni di accoglienza che non siano stabili non soddisfano in pieno questo diritto. Il principale obiettivo, quindi, consiste nel lavorare alacremente perché questo diritto sia sempre più garantito, innanzitutto nei paesi di origine, in attuazione della sussidiarietà, ma là dove ciò non avviene allora l’adozione resta uno straordinario strumento di tutela. Nostro compito, quindi, come sistema, è lavorare non perché si facciano tante adozioni, ma perché si facciano buone adozioni”.

Cari genitori, alziamo lo sguardo e andiamo oltre, cerchiamo di essere padri con la premura di San Giuseppe e con l’attualità di San Giovanni Bosco ”Padre, maestro ed amico”.

Auguri!

don Meco

«Ola» per sostenere il post-adozione internazionale – La Voce e il Tempo

La Voce e il Tempo dedica un articolo al progetto «Ola» (Oltre l’adozione), ovvero un coordinamento di Enti autorizzati dalla Commissione governativa per le adozioni internazionali a cui ha aderito anche l’Associazione Amici don Bosco onlus. Di seguito l’articolo a cura di Marina Lomunno.

«Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio»: questo celebre proverbio africano è ancor più vero se il bambino arriva da lontano, «se è nato da un’altra pancia», perché chi sceglie di adottare un figlio ha bisogno di una comunità che sostenga i genitori soprattutto nei momenti cruciali della crescita che spesso coincidono con l’adolescenza. È ciò che si propone «Ola» (Oltre l’adozione)» un coordinamento di Enti autorizzati dal Cai (la Commissione governativa per le adozioni internazionali) a cui ha aderito recentemente anche l’Associazione Amici don Bosco onlus con sede centrale a Valdocco, in piazza Maria Ausiliatrice 32. Con l’associazione torinese di ispirazione salesiana salgono a 11 gli Enti che fanno parte di «Ola», uno dei 4 coordinamenti italiani che raggruppano gli organismi che informano, formano, affiancano i futuri genitori adottivi nel percorso dell’adozione internazionale e curano lo svolgimento all’estero delle procedure necessarie assistendoli davanti all’autorità straniera e appoggiandoli nel percorso post-adozione.

«Come Amici di don Bosco abbiamo deciso di aderire al coordinamento ‘Ola’» spiega l’antropologa Elisabetta Gatto «perché riteniamo sia importante fare rete tra enti autorizzati all’accompagnamento delle famiglie che decidono di intraprendere l’avventura dell’adozione internazionale. Il progetto proposto da ‘Ola’ è dedicato al post adozione: con gli altri enti siamo in rete, uniamo forze ed esperienze sul campo per rispondere a un bisogno da molto tempo espresso dalle famiglie adottive, cioè l’accompagnamento per i loro figli adottivi adolescenti. Se il momento dell’arrivo in famiglia del bambino che viene da un altro contesto culturale è delicato ancor più lo è in adolescenza dove emergono fragilità e il ragazzo o la ragazza iniziano a costruire con fatica la propria identità mettendo insieme i pezzi del proprio vissuto di figlio adottivo. È allora che sia le famiglie che i ragazzi hanno bisogno di sostegno e la nostra associazione, da sempre attenta ai temi della formazione alla genitorialità sociale, ovvero sulla capacità di allargare l’accoglienza oltre confini familiari e alla promozione della cultura dell’adozione, con ‘Ola’ ha trovato un alleato prezioso per dare una risposta mirata ai bisogni dell’adolescenza e a quelli specifici dei ragazzi adottivi».

«Siamo nati nel 2004» spiega Pietro Ardizzi» genitore adottivo, portavoce di «Ola» «e oggi operiamo in 30 sedi italiane presso gli Enti che aderiscono al nostro coordinamento e che condividono l’impegno e la cura a seguire le coppie non solo nel momento dell’adozione ma nella crescita del figlio che viene accolto. La nostra proposta è di tenere incontri – individuali e di coppia, con bambini e ragazzi adottati, con gruppi di genitori adottivi e gruppi con bambini e adolescenti adottati – condotti da professionisti con lunga esperienza sul campo (psicologi, insegnanti, medici, avvocati, educatori, antropologi…). Per l’iscrizione ai corsi (in questo momento purtroppo in modalità on line) per i genitori chiediamo una quota di iscrizione simbolica per sostenere le spese, mentre sono totalmente gratuiti gli incontri individuali con i nostri professionisti nel caso vengano richiesti dai minori e dai ragazzi,): modalità e calendari si possono trovare presso le sedi degli enti che fanno parte del coordinamento. L’adozione è un bene comune: sosteniam’Ola’».

Per saperne di più scrivere a servizi@oltreladozione.org o www.amicididonbosco.org (tel. 011. 3990102; info@amicididonbosco.org)

Amici di Don Bosco onlus: al via il ciclo di incontri “Point Break”

L’Associazione Amici di Don Bosco Onlus organizza per l’anno 2021 un ciclo di incontri sui momenti di fragilità delle relazioni e i punti di rottura nell’esperienza dell’adozione, dal titolo “Point break“. Il primo incontro online si terrà sabato 20 febbraio sul tema “le criticità nella genitorialità dell’adottato”. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’Associazione in merito all’iniziativa.

AL VIA “POINT BREAK”: UN CICLO DI INCONTRI SUI PUNTI DI ROTTURA NELLE RELAZIONI DELLA PERSONA ADOTTATA

Dopo aver esplorato nel 2020 le relazioni che gravitano attorno alla persona adottata con il ciclo di incontri “CorRelazioni”, nel 2021 abbiamo pensato di indagare i momenti di fragilità delle relazioni e i punti di rottura rispetto al corso lineare del ciclo di vita.
Vi proponiamo, quindi, una nuova serie di appuntamenti dal titolo “Point break” dedicati ai nodi critici, ai momenti di frizione, incrinatura, frattura delle relazioni dell’adottato, agli strappi e alle crepe che costringono a riorientare il cammino.
Ci piacerebbe raccontare, attraverso le narrazioni del nostro gruppo di adottati adulti AAA, accompagnate dalle riflessioni di uno o più professionisti, alcuni temi che a nostro parere meritano un’attenzione particolare.

Cominceremo sabato 20 febbraio con le criticità nella genitorialità dell’adottato: diventare genitore per una persona adottata implica fare i conti con le proprie origini, con l’elaborazione del lutto dell’infertilità dei genitori adottivi, con il difficile equilibrio tra desiderio di condivisione e pudore.
Lungi dal voler ascrivere al vissuto adottivo, in modo deterministico, quanto attiene alla sfera della sessualità e a quella della genitorialità, l’esperienza dell’adozione può avere ripercussioni in età adulta sulle scelte legate alla sessualità e al desiderio di diventare genitore, ma anche sul rapporto con il proprio corpo e sull’esplorazione di sé.
Ne parleremo con Simone Felix Ostorero, Giovanni Berton, Aroti Bertelli, accompagnati da Nicoletta Palai, ginecologa e sessuologa e Elisabetta Gatto, antropologa e operatrice di Amici di Don Bosco.

Dedicheremo gli incontri successivi al divorzio nell’adozione, al lutto nella famiglia adottiva, al drop out scolastico degli adottati, al tema delle dipendenze.
Se le proposte qui brevemente accennate vi hanno incuriosito, vi aspettiamo al primo di questi incontri sabato 20 febbraio dalle 16 alle 18.30, sempre in modalità on-line e ancora una volta sulla consueta piattaforma Zoom. Gli iscritti riceveranno per tempo il link per il collegamento.

Il costo per ciascun incontro è di 10 euro a persona per un massimo di 25 euro a collegamento.
Per informazioni e iscrizioni: info@amicididonbosco.org – 011-3990102

Chi sono i genitori? Formazione e confronto con Amici di Don Bosco

La Voce e il Tempo di questa domenica, 14 giugno, dedica un articolo all’incontro online che si è svolto lo scorso 6 giugno da parte dell’Associazione Amici di Dosco sul tema “Chi sono i genitori?“. Si riporta di seguito l’articolo a cura di F. Bel.

CORRELAZIONI – IL 6 GIUGNO INCONTRO ON LINE DELL’ASSOCIAZIONE IMPEGNATA NELLE ADOZIONI INTERNAZIONALI

Chi sono i genitori?

Formazione e confronto con Amici di Don Bosco

Il bambino e la sua crescita, la sua educazione sono il cuore della missione salesiana: negli oratori, nelle scuole, nei luoghi dove le famiglie sono in difficoltà o non ci sono. Così il campo dell’adozione internazionale è ambito di impegno per chi si ispira al carisma di don Bosco e in particolare dalla seconda metà degli anni ‘80 lo è attraverso l’associazione Amici di Don Bosco.

Se al centro c’è il bambino e la sua crescita, la famiglia che lo accoglie e le sue relazioni, fondamentale è il percorso di formazione e sensibilizzazione, anche in tempo di distanziamento sociale. Così è nata l’idea di mantenere attraverso il web i contatti e gli obiettivi del cammino e l’Associazione ha proposto sabato 6 giugno il primo incontro on line (dopo una puntata ‘zero’ in aprile) di «CorRelazioni», il ciclo di appuntamenti che era previsto in questo anno «per esplorare insieme il mondo delle relazioni che si intrecciano attorno all’adottato». «Abbiamo iniziato», spiegano i referenti dell’associazione, «con la relazione per eccellenza, quella tra genitori e figli. E quando si parla di adozioni le sfumature si fanno più importanti e le figure genitoriali di cui tenere conto aumentano».

Ad aprire la condivisione: Giovanni Berton, Francisca Noha e Aroti Shrimati Bertelli del gruppo di adottati adulti dell’associazione, che hanno focalizzato la riflessione a partire da «quanti e quali» genitori entrano in gioco. «Ci sentiamo dire che genitore è chi cresce, ama, si prende cura. Ma questo esclude un seppur breve tratto della nostra vita che sono le origini», ha sottolineato Aroti.

Ai papà, che tante volte rimangono sullo sfondo, si è dato voce e spazio con l’esperienza di Enzo Alfano, genitore di una ragazza di origini indiane e di un ragazzo di origini filippine, che ha evidenziato come oggi sia impensabile non tenere conto della storia degli adottati: nel 2019, infatti, l’età media dei bambini in adozione internazionale è stata di 6,6 anni e non si può pensare di trascurare una fetta così importante della loro vita.

La ricchezza delle narrazioni condivise sabato scorso è stata anche la varietà delle esperienze riportate. «Mamma io l’ho detto a una sola persona nella mia vita, così come papà», ha detto Giovanni, adottato a pochi mesi.

Mentre Aroti, adottata all’età di 9 anni, ha faticato a riconoscere nelle persone che l’hanno adottata i suoi genitori: non poteva fare finta che tutto fosse immediato e normale, perché sarebbe stato come tradire il suo passato e chiamarli «mamma» e «papà» sarebbe stato come negare una parte di sé di cui conservava un ricordo molto vivo. Quanto è stata inclusa la famiglia d’origine nella loro storia? E come la narrazione del passato delle origini ha influenzato il legame con la famiglia adottiva? A casa di Giovanni è stato molto naturale parlarne («sentivamo di essere un dono l’uno per l’altro»), mentre per Francisca «non parlarne ha facilitato in un primo momento la costruzione di una relazione più intima, più nostra». Ma crescendo ha avvertito una mancanza e il bisogno di colmare dei vuoti.

Per una buona cultura dell’adozione è indispensabile il passaggio da «ti ho amato come se fossi mio figlio a ti ho amato perché sei mio figlio» o meglio ancora con il tempo verbale al presente: «ti amo perché sei mio figlio». Con l’adozione insieme al figlio infatti nascono una mamma e un papà. «Il bambino», sottolineano, «è una risposta nuova a un percorso nuovo. Ed è un percorso che dura tutta la vita».

Infine, si è parlato di due sentimenti molto presenti nel racconto dell’adozione, ovvero la rabbia e a gratitudine. La rabbia verso i genitori biologici per la ferita dell’abbandono e verso i genitori adottivi per i silenzi e i segreti tenuti nascosti. Ma anche la trasformazione di questa rabbia in energia, impulso vitale e comprensione, nella consapevolezza che l’abbandono non è facile neanche per chi lo mette in atto.

Tante condivisioni, domande e risposte che non si possono esaurire in un incontro e per questo il cammino dell’Associazione prosegue (in ottobre con incontri anche in presenza) con la consapevolezza di aver aggiunto, in un sabato pomeriggio, un altro tassello a quello che è il percorso delle famiglie che vivono l’esperienza dell’adozione, mai conclusa «perché l’amore si espande sempre».

Per approfondire le iniziative dell’Associazione: www.amicididonbosco.org

F.BEL.

Amici di don Bosco: un augurio di buona Pasqua da parte di don Domenico Ricca

Don Domenico Ricca, presidente dell’Associazione Amici di don Bosco, porge suoi auguri di Pasqua a nome di tutta l’associazione.

A voi genitori adottivi, a voi ragazze e ragazzi che siete arrivati in Italia con tanti sogni e tanti desideri, e a voi referenti delle nostri sedi estere: voglio porgere un caro augurio a nome mio personale ma anche delle segreterie che lavorano a Torino e a Lecce per voi.

Amici di Don Bosco onlus: Adozioni internazionali – Daniela Bertolusso

L’agenzia di stampa del Servizio d’Informazione Religiosa SIR pubblica un articolo dedicato alla tematica delle adozioni internazionali, con l’intervento sull’argomento da parte di Daniela Bertolusso, coordinatrice dell’associazione Amici di Don Bosco onlus che si dedica a questo tipo di attività. Nel 2019 le adozioni internazionali in Italia tuttavia hanno registrato un decremento, arrestandosi sotto quota mille. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri sul sito del SIR.

Adozioni internazionali: Bertolusso (Amici di Don Bosco), “sempre più difficile l’incastro tra attese e realtà, servono responsabilità e nuovi strumenti”

Nel 2019 le adozioni internazionali in Italia hanno registrato, a livello nazionale e per molti enti autorizzati, una flessione, arrestandosi sotto quota mille.

“Le cause del fenomeno sono da ricercarsi in una molteplicità di elementi e ci spingono ad una riflessione collettiva”,

afferma intervenendo nell’ampio dibattito in corso Daniela Bertolusso, coordinatrice dell’associazione Amici di Don Bosco onlus, ente accreditato per l’adozione internazionale, emanazione del mondo salesiano, che, in controtendenza, negli ultimi tre anni ha aumentato il numero dei minori adottati, puntando molto su incontri di formazione “post adozione” e sulla ricerca delle origini, coinvolgendo genitori e giovani adottati.

Innanzitutto, secondo Bertolusso, “alcuni Paesi hanno avviato serie politiche di promozione dei diritti dell’infanzia e, anche grazie a un’economia in crescita, applicano con rigore il principio di sussidiarietà dell’adozione internazionale, affidando alle famiglie straniere solo i minori che non trovano accoglienza in adozione nazionale (bambini grandi, con necessità particolari o speciali, nuclei di fratelli). In altri Stati si sono fatte strada tendenze nazionaliste: in queste ipotesi, la politica internazionale gioca sulla pelle dei bambini, che non hanno una valida alternativa nel loro Paese di nascita e sono destinati a crescere senza una vera famiglia. Altri Paesi hanno carenze strutturali (a livello di politiche e di personale) rispetto alle quali un serio lavoro di cooperazione guidato dalla Commissione adozioni internazionali (Cai) potrebbe in qualche modo essere d’aiuto”.

Sul versante italiano, “oltre alla discontinuità (in leggero miglioramento) delle relazioni tra la Cai e le Autorità centrali partner, gioca un ruolo decisivo la difficile corrispondenza tra le disponibilità all’accoglienza maturate dalle coppie e i bisogni dei bambini che oggi vanno in adozione internazionale. Un incastro sempre più delicato da realizzare, se si lavora con responsabilità e coscienza. Il richiamo alla responsabilità vale per tutti: per gli enti autorizzati, che non possono solo essere spinti dalla necessità di fare abbinamenti e che hanno il dovere di accompagnare per un periodo significativo le famiglie dopo l’adozione. Per coloro che valutano l’idoneità delle coppie, affinché si mantengano sempre più aderenti agli attuali scenari dell’adozione internazionale. Per le coppie, che magari sono in attesa da lungo tempo rispetto a un bambino che oggi ‘non esiste (quasi) più’, perché rinunciare a un progetto in cui si era investito molto, a livello affettivo e anche economico, richiede infinito coraggio. Per le autorità centrali, chiamate a progettare con tutti gli attori istituzionali e i partner stranieri un nuovo modello di adozione internazionale, che preveda adozioni miti, forme di affido internazionale che tutelino i diritti dei minori ad avere una famiglia”.