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Open Day al CFP di Bra: un successo!

Domenica 12 dicembre, al Cnos-Fap di Bra, si è svolto con successo un open-day che si ripeterà alle 15.00 di sabato 22 gennaio ed alle 19.00 di venerdì 28 gennaio.

Inoltre il CPF ricorda che sarà possibile effettuare le preiscrizioni online sul sito del Ministero da martedì 4 gennaio fino a venerdì 28 gennaio.

Di seguito l’articolo del CFP di Bra.

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Successo dell’open-day al Cfp salesiano di Bra, che si è svolto domenica 12 dicembre (dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00).

Tanti i formatori impegnati ad accogliere le numerosissime famiglie che dovendo scegliere il percorso scolastico dopo la «terza media», si erano prenotate sia grazie al sito sia direttamente all’ufficio informazioni del Centro.

Al loro arrivo, dopo il controllo del green pass e la registrazione, ogni famiglia con il/la proprio/a figlio/a è stata presa in carico da un formatore che ha dato tutte le informazioni sul corso desiderato ed ha accompagnato nella visita dei laboratori di riferimento.

Il depliant che pubblicizza i nostri open-day recita «VIENI AL CNOS-FAP» perché c’è la certezza di trovare un percorso su misura per le aspettative dei giovani, che premia l’intelligenza nella mani senza dimenticare affatto di potenziare la parte culturale di tutti gli studenti che lo frequentano.

Spiega il direttore Valter Manzone:

«Quella di domenica 12 dicembre, che sarà ripetuta ancora sabato 22 gennaio e venerdì 28 gennaio, è una grossa opportunità per conoscere l’offerta formativa e le novità del Cfp: genitori e figli sono entrati nei laboratori accompagnati dai formatori dei vari settori professionali, per un primo approccio con ambienti, attrezzature, macchinari, strumenti e programmi per ciascuno dei nostri 5 settori. Inoltre è stato possibile, durante la visita, approfondire tutti gli aspetti legati alla scelta del percorso formativo».

E, al termine della giornata, sono state ben 45 le famiglie che hanno avuto questa opportunità.

A tutti coloro che desiderano ripetere questa esperienza, appuntamento alle 15.00 di sabato 22 gennaio ed alle 19.00 di venerdì 28 gennaio.

Ricordando che le preiscrizioni online sul sito del Ministero saranno attive dalle ore 8.00 di martedì 4 gennaio fino alle 20.00 di venerdì 28 gennaio.

Il Rettor Maggiore parla dell’identità del salesiano oggi

Lo scorso sabato il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, è intervenuto al ciclo di interviste di approfondimento sulle Linee Programmatiche successive al Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana, organizzato dal “Centro studi Opera Tabernacoli Viventi”.

Di seguito l’articolo di ANS Agenzia Info Salesiana

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(ANS – Roma) – È l’identità consacrata salesiana a fare da filo conduttore alla seconda edizione del ciclo di interviste di approfondimento sulle Linee Programmatiche successive al Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana – ciclo organizzato dal “Centro studi Opera Tabernacoli Viventi”, in collaborazione con la Conferenza delle Ispettorie Salesiane d’Italia (CISI) – Settore Formazione. Sabato scorso, su questo tema, è intervenuto nientemeno che il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e qui forniamo una sintesi delle sue risposte.

“Questo sessennio si dovrà distinguere per un profondo lavoro in Congregazione per crescere nella profondità carismatica, nell’identità salesiana, in tutte le fasi della vita, con un impegno serio in ogni Ispettoria e in ogni comunità salesiana, per giungere a dire come Don Bosco: ‘Ho promesso a Dio che fin l’ultimo respiro, sarebbe stato per i miei poveri giovani” afferma la prima Linea Programmatica del sessennio 2020-2026.

Cos’è che ti sta veramente a cuore nell’aver scelto questa come prima tra le linee programmatiche per questo sessennio?

Quando pensiamo a noi stessi, alla missione salesiana, alle nostre opere… Sembra come un fitto “bosco” con tante cose dentro; ma quello che mi sta a cuore è dire: “Attenzione, non tutto ha la medesima importanza o valore!”. Al centro ci deve essere la nostra identità carismatica, il fatto che ciascuno di noi possa dire: “Io sono e mi sento un vero Salesiano di Don Bosco nel seguire Gesù”. Già don Viganò sottolineava che il genericismo non ci serve, e nel mondo di oggi, che è ancora più complesso, dobbiamo pensare a chi siamo, a cosa offriamo, e perché. Come salesiani siamo, per chiamata e nella nostra risposta, persone innamorate di Dio, che hanno visto nel fascino di Don Bosco un modo bellissimo di spendere tutte le loro energie. E a che scopo? Per condividere questa vita con i ragazzi e i giovani.

Come essere al tempo stesso sensibili alla profondità dello spirito e attenti alle sfide di questo mondo, com’era Don Bosco?

Alla domanda, di grandissima attualità, rispondo sulla base di quanto ho riflettuto per la Strenna 2022, sulla spiritualità di San Francesco di Sales: “Tutto si basa sulla capacità di amare”. Se io sento nel profondo del cuore un fascino straordinario per Gesù e mi sento profondamente amato da Dio, e se quando sto in mezzo ai ragazzi mi sento davvero al mio posto, allora ho maturato un cuore capace di amare e questi due elementi ci danno tutta la creatività per dare le risposte che servono per questo nostro tempo. La pandemia ha causato tanti problemi in tutto il mondo, e anche alla Congregazione, ma ci ha manifestato anche la grande creatività del mondo salesiano. Io non temo che non avremo la capacità di dare risposte per i bisogni sempre nuovi del nostro tempo: il punto è avere dentro un cuore riscaldato dall’amore, in grado di amare.

Perché tornare a Valdocco può essere una strada di futuro, e non un ritorno al passato?

Tornare a Valdocco, come ci ha detto anche il Papa, significa trovare la nostra “Galilea”, il nostro appuntamento con il Signore Risorto, che proprio dalla Galilea, terra della vita ordinaria e nascosta di Nazareth, manda i suoi in tutto il mondo. Per noi salesiani tornare a Valdocco non è nostalgia; vuol dire fare un passo verso la fonte dove trovare il luogo teologico per l’incontro con Dio, nei giovani d’oggi: è la nostra direzione per il cammino che ci sta davanti.

Qual è la sfida vocazionale oggi per tutta la Vita Consacrata?

In primo luogo, la Vita Consacrata, non è un cammino semplice: non è per chi vuole una vita tranquilla.

In secondo luogo, la vita consacrata è un cammino di umiltà. Non possiamo farci forti, inorgoglirci… Se così è stato un tempo, certamente oggi non c’è più spazio per questo. Questo è il tempo per essere umili, camminare in unità e sommare gli sforzi.

Infine, come si dice con chiarezza in questa prima linea programmatica, bisogna mantenere la centralità di Cristo nella propria vita personale. Se non c’è questo, prima o poi le fragilità umane emergono, si vedono e si fanno sentire.

La centralità di Cristo “funziona” anche nei contesti non cristiani, dove operano più del 60% delle presenze salesiane?

Assolutamente, anche nei Paesi dove non si può nemmeno pronunciare il nome di Gesù o di Maria. Perché questa centralità in quei contesti vuol dire aiutare tutti i nostri giovani e ragazzi a vivere con onestà e bontà una vita sintonizzata con i valori del Vangelo. Lo si fa attraverso la nostra presenza e testimonianza di vita.

Anche dove non possiamo parlare esplicitamente di Gesù Cristo Risorto, possiamo parlare del Dio di tutti noi e aiutare a crescere con un’umanità secondo il cuore di Dio.

L’intervista completa, condotta da don Silvio Roggia, SDB, è poi proseguita con le domande pervenute in rete dagli ascoltatori; e rimane sempre visibile sulla pagina Facebook dei Salesiani d’Italia.

CFP Bra: le tante attività della scuola salesiana

La Gazzetta d’Alba, nell’articolo a cura di Lino Ferrero, presenta la castagnata per i ragazzi del Cnos-fap di Bra organizzata sulle orme della tradizione avviata da don Bosco.

Di seguito l’articolo.

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Il periodo che avvicina alle vacanze di Natale è ricco di appuntamenti per la scuola e il centro di formazione dei Salesiani di Bra. Teresio Fraire, preside della scuola spiega: «Sulle orme della tradizione che aveva avviato il nostro fondatore don Bosco, in settimana tutti i corsi del Cfp salesiano braidese hanno vissuto la castagnata. Le caldarroste, giunte da Valmala grazie al formatore Gianfranco Morra, sono state cotte sulla fiamma dagli studenti del corso agroalimentare, coordinati dal formatore Tommaso Elia e coadiuvati dal nostro servizio civilista Luca Fissore che si è preoccupato anche della logistica della distribuzione. Infatti, mantenendo le bolle di classe, gli studenti – dopo averle ricevute nel classico cono di carta, preparato dalla classe II C (Acconciatori) – le hanno divorate in un baleno. Poi, per concludere la mattinata, qualche calcio al pallone o qualche tiro a pallavolo hanno rallegrato gli animi, prima della campanella di uscita».

Il centro professionale è anche impegnato nei Cfp day: quale sogno per il nostro domani? e ha ospitato il primo incontro dell’area cuneese di quest’anno. Alcuni ragazzi scelti dai Cfp di Bra, Fossano, Savigliano e Saluzzo si sono incontrati nell’opera salesiana di Bra per vivere una giornata di riflessione, condivisione e preghiera sotto la guida dei loro formatori coordinati dagli animatori del centro ispettoriale. L’incontro si è focalizzato sul tema del sogno secondo la proposta pastorale 2021-2022 Make the dream, ovvero sulla ricerca delle motivazioni profonde che possono orientare e dare forma alla vita. Non è un’utopia, ma ciò che dà senso alle piccole fatiche di ogni giorno, per realizzare progressivamente il progetto che Dio ha scritto nel cuore di ciascuno.

Sia la scuola media che il Cfp erano presenti alla Colletta alimentare 2021. Una quindicina gli allievi della media con alcuni genitori nei turni del mattino e un gruppo di 12 allievi delle classi terze Cfp hanno presidiato il supermercato di via Fratelli Rosselli spiegando ai clienti le finalità della giornata e raccogliendo i cibi donati: la contabilità dei pacchi colmi di alimenti a lunga conservazione (pasta, sughi, zucchero, riso, biscotti, alimenti per bambini, olio e latte) ha fatto registrare in tutto 65 scatoloni consegnati al Banco alimentare.

Lino Ferrero

Gli esercizi spirituali dei giovani MGS per essere “umili, forti e robusti”

Renditi umile forte e robusto”: è così che si sono aperti gli esercizi spirituali per i ragazzi universitari e giovani lavoratori svolti durante il weekend del 4-5 dicembre 2021, presso Villa Lascaris di Pianezza, con la prospettiva di entrare ancora più a fondo nel Sogno dei 9 anni di Don Bosco, approfondendo il tema pastorale dell’anno.

Con l’aiuto di Don Alberto Martelli, si sono alternati momenti di catechesi a intensi momenti di deserto e silenzio, per riflettere a fondo sui temi affrontati, rapportarli alla propria vita personale e confrontarsi con le Figlie di Maria Ausiliatrice ed i Salesiani che accompagnavano il gruppo.

Umile, forte e robusto come metafora di un albero.

Ecco il cuore dell’esperienza vissuta dalla cinquantina di giovani che vi hanno partecipato:

Umile, come le radici che crescono nel terreno: l’uomo viene dalla terra e per guardare in faccia la Verità, deve chinarsi e piegarsi, seminando su terra buona e dando valore al sacrificio e alla fatica, perchè Gesù per primo si  è spezzato per salvare gli uomini;

Forte, come tronco solido che regge tutta la pianta: è l’ora di decidersi, perchè non c’è più tempo. La vita è obbedire alla chiamata, decidere da che parte stare, seguendo la propria vocazione, la strada che Dio ha tracciato per ognuno di noi;

Robusto, come i rami dell’albero che si allungano verso il cielo: la parte più fragile esposta ai venti, alla pioggia, alla neve, con rischio costante di piegarsi e spezzarsi.

Così come sono gli uomini, deboli e preda delle tentazioni: c’è bisogno di fare le cose del Padre (così come ha affermato Gesù a Maria e Giuseppe quando l’hanno trovato nel tempio), perchè in fondo noi siamo quelli dell’Apocalisse, siamo chi ha scelto il discernimento, ha scelto il Signore.

Due i pilastri che hanno sorretto questi esercizi spirituali, sull’esempio di quanto vissuto da Don Bosco: la preghiera del rosario per chiedere l’intercessione della Madonna, che per prima si è irrobustita, si è fidata di suo Figlio e che è stata sotto la croce fino alla fine, e la comunione finale che a chiusura dei due giorni, ha permesso di ricordare gli impegni concreti che ognuno si è prefissato, per essere in tutto e per tutto discepoli del Signore, che per primo ha Amato gli uomini.

Attraverso la condivisione dei diversi momenti, da quelli di riflessione a quelli dei pasti, dal gioco alle risate insieme, i giovani hanno sperimentato che la fede è più forte se condivisa. É necessario fermarsi e decidere di stare, per far crescere la nostalgia della voce di Dio che, invece, il rumore della vita silenzia. L’augurio finale dell’esperienza, condiviso dai partecipanti, è stato quello di essere sempre umili, forti e robusti, perchè la vita è il dono più bello che Dio poteva fare all’uomo e bisogna viverla fino in fondo.

Il prossimo appuntamento degli esercizi spirituali  è previsto nei giorni dall’11 al 13 marzo al Colle don Bosco. Keep in touch.

8 dicembre: festa dell’oratorio Salesiano di Bra

La Gazzetta d’Alba, nell’articolo a cura di Lino Ferrero, presenta i festeggiamenti che si terranno presso l’opera salesiana di Bra in occasione dell’otto dicembre: festa dell’Immacolata e anniversario della fondazione degli oratori salesiani da parte di don Bosco.
Di seguito si riporta l’articolo.

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A BRA i Salesiani si preparano a celebrare la solennità dell’otto dicembre. La devozione che don Bosco aveva e che tutta la famiglia Salesiana ha per la Vergine è sottolineata da due importanti fatti avvenuti a Torino proprio in questo giorno di festa. L’8 dicembre 1841, e cioè 180 anni fa, don Bosco “fonda” il suo oratorio, incontrando nella chiesa di San Francesco d’Assisi, Bartolomeo Garelli, suo primo “oratoriano”. E lo stesso giorno di sei anni dopo, nel 1847, lui inaugura il secondo oratorio, intitolato a San Luigi, accanto alla chiesa di San Giovanni Evangelista a Torino.

Per festeggiare le due ricorrenze, mercoledì 8 dicembre, a Bra, sono in programma varie iniziative: alle 10, ci sarà la celebrazione della Messa, durante la quale saranno accolti i nuovi cooperatori salesiani che, il 28 dicembre scorso, nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, hanno fatto la loro prima promessa, diventando cooperatori salesiani. Seguirà, alle 11, la colazione e un gioco organizzato per i bambini delle scuole primarie e medie.

A mezzogiorno, il cosiddetto Cerchio mariano: in tutto il mondo salesiano sarà recitata l’Ave Maria come fece don Bosco con Bartolomeo Garelli l’8 dicembre 1841 e che segnò idealmente l’inizio della sua opera tra i giovani. Alle 12.30, il pranzo comunitario a cinque euro per il quale è utile la prenotazione in oratorio. Nel pomeriggio, alle 15, l’ incontro annuale per i cooperatori salesiani.

Lino Ferrero

 

«Cortili» in festa per i 180 anni dell’Oratorio di Don Bosco – La Voce e il Tempo

Nella giornata dell’8 dicembre, tutti gli oratori salesiani, oltre a celebrare la festa dell’Immacolata Concezione, festeggeranno i 180 anni dalla nascita del primo oratorio fondato da San Giovanni Bosco.

Di seguito l’articolo di Emanuele Carrè pubblicato su “La Voce e il Tempo“.

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L’8 dicembre 1841 nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino don Bosco incontra un ragazzo sedicenne poco prima della Messa per la celebrazione della festa dell’Immacolata Concezione. È così che 180 anni fa, dall’incontro tra il fondatore dei Salesiani e l’orfano Bartolomeo Garelli nasceva l’oratorio.

Gli oratori salesiani di Torino si preparano dunque a festeggiare questa doppia ricorrenza il prossimo mercoledì 8 dicembre. A partire dal primo oratorio fondato da don Bosco a Valdocco: «abbiamo organizzato una mezza giornata per i nostri gruppi giovanili», spiega il direttore don Jimmy Muhaturukundo, «dalle 10 inizieremo con bambini e ragazzi a preparare gli addobbi natalizi per il nostro oratorio. Alle 11 verrà celebrata la Messa nella basilica di Maria Ausiliatrice, mentre nel pomeriggio sono in programma tornei sportivi e giochi». Al Rebaudengo (corso Vercelli 206), come spiega il direttore don Gigi Cerutti, le celebrazioni inizieranno martedì 7 alle 9.30 con «la 24 ore di preghiera» dedicata all’oratorio, a chi lo frequenta e a tutti i ragazzi che soffrono; mentre in serata si terrà una festa per i gruppi formativi. La mattina dell’8, dopo la fi ne della 24 ore di preghiera, verrà celebrata la Messa (trasmessa anche in streaming nella sala giochi per evitare assembramenti) a cui seguiranno una colazione comunitaria e il cerchio mariano che si concluderà con il lancio dei palloncini insieme a messaggi natalizi scritti dai bambini dell’oratorio.

Anche all’oratorio Michele Rua in Barriera di Milano (via Paisiello 37) i festeggiamenti inizieranno il pomeriggio del 7 con una festa per bambini e ragazzi di elementari e medie e, la sera, per i ragazzi delle superiori e dell’università. «Dopo la Messa del mercoledì mattina verrà conferito il mandato a tutti gli animatori», spiega il direttore don Stefano Mondin, «e sarà presentato e inaugurato il nuovo ‘Maker Lab’, con percorsi laboratoriali dedicati a strumenti digitali, robotica e cucito». A mezzogiorno ci si ritroverà in cortile per il tradizionale cerchio mariano. All’oratorio San Paolo (via Luserna di Rorà 16), come evidenzia l’incaricato di oratorio don Mario Fissore, si inizierà a festeggiare già sabato 4 dicembre con l’omaggio a Maria, alle 21 in chiesa, da parte del Coro dei bambini. Lunedì 6 si terranno due novene: una alle 17 in presenza per i ragazzi del catechismo e una online, alle 19, per le famiglie.

Il 7 alle 21 in oratorio ci sarà una serata con giochi a tema per gli animatori. Infi ne l’8, dopo la Messa delle 10, appuntamento con il cerchio mariano. Alla Crocetta (via Piazzi 25), come spiega il direttore don Giovanni Campanella, «il ritrovo è alle 10.30 del mercoledì con i giovani, gli animatori, gli istruttori, gli allenatori della squadra di basket e gli scout del To24. In programma una colazione comunitaria e un momento di riflessione sulla festa. Si terranno poi il cerchio mariano e la Messa a cui seguirà un pranzo comunitario». A San Salvario l’8 dicembre dopo la Messa alle 11.30 a Ss. Pietro e Paolo segue il cerchio mariano in largo Saluzzo, mentre dalle 16 alle 18 sono in programma giochi per tutti presso l’oratorio San Luigi (via Ormea 4).

Emanuele CARRÈ

Capriglio: Santa Messa in onore di Mamma Margherita

Il 25 novembre si è svolta la Santa Messa in memoria di Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco, presso la Parrocchia di San Martino a Capriglio, luogo natale della madre di Don Bosco, nel 165° anniversario della sua morte.

Di seguito l’articolo dell’ANS AGENZIA INFO SALESIANA

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Capriglio, Italia – novembre 2021 – Il 25 novembre presso la Parrocchia di San Martino, è stata celebrata la Santa Messa in memoria della Venerabile Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco, nel 165° anniversario della sua morte. Nota come Mamma Margherita è morta a Torino all’Oratorio di Valdocco il 25 novembre del 1856, ed è stata dichiarata Venerabile il 23 ottobre 2006. L’Eucaristia è stata presieduta da don Enrico Ponte, Maestro dei novizi del Colle Don Bosco e concelebrata dal Direttore del Colle Don Bosco, don Gianni Rolandi, il professore emerito don Mario Maritano, l’Economo del noviziato don Tiziano Baracco, l’Economo del Colle Don Bosco don José Maria Sabé. A fare gli onori di casa il Vicario diocesano dell’Unità Pastorale Mamma Margherita, don Domenico Valsania. Il coro Mamma Margherita di Capriglio ha animato la Celebrazione. Nell’omelia don Ponte ha ricordato la figura e soprattutto il coraggio di mamma Margherita, capace di dire “si” a Dio in modo incondizionato in ogni istante della sua vita, specialmente nei momenti difficili. Il suo “si” ad un matrimonio non facile, il suo “si” nell’accettare con fede la morte del marito, il suo “si” a rinunciare a tutti i suoi beni materiali per aiutare i giovani poveri e bisognosi raccolti da Don Bosco all’Oratorio di Valdocco. Una donna forte e saggia, una madre eroica e una sapiente educatrice: da tutti rispettata e invocata sotto il titolo di Mamma. Il presidente dell’associazione Amici del Museo di Mamma Margherita, Diego Occhiena, ha poi illustrato brevemente alcuni aspetti della spiritualità della Venerabile, ponendo l’accento in particolare sul suo stile di vita improntato alla povertà evangelica.

CFP Fossano: Allievi CNOS, eccellenti anche nello sport

Due allievi del CNOS-FAP di Fossano raccontano le loro esperienze atletiche in campionati nazionali e internazionali.

Di seguito l’articolo del CFP di Fossano.

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Due allievi del CNOS raccontano brevemente le loro esperienze atletiche in campionati nazionali (Judo) e internazionali (Bocce). Le eccellenti prestazioni sono il risultato di dedizione e costanza nell’impegno, per questo le celebriamo e ci congratuliamo con Marika e Matteo, i due protagonisti.

Marika Cavagliá 1° Elettro

Domenica 14/11/2021 sono andata a Roma (Ostia) a partecipare ai campionati italiani di Judo.

Pratico judo da 10 anni e ho iniziato a praticarlo alla tenera età di 3 anni.

Domenica 4 luglio 2021 ho disputato i campionati Italiani del 2020 (recupero dell’anno precedente bloccato per il Covid), mi sono classificata seconda su 32 atlete della mia categoria, gareggiando in 6 combattimenti e vincendone 5. Ero davvero entusiasta, fiera di me.

Domenica 14/11/2021 ho nuovamente partecipato alla gara (questa volta si trattava della gara ufficiale del 2021), sempre a Ostia. Nella semifinale alcune circostanze sfavorevoli mi hanno tolto la possibilità di portare a casa una medaglia d’oro e, per la seconda volta, quella d’argento. Ho dovuto lottare con altre 48 atlete per il bronzo, e ce l’ho fatta. La soddisfazione per il risultato è enorme perché non si trattava di un traguardo né facile, né scontato.

Questa gara mi ha dato comunque motivo per lavorare meglio e soprattutto allenarmi al meglio per le prossime nazionali dove ho intenzione di riprendermi ciò che mi è stato tolto.

Matteo Torta 2° Veicoli

Bocce mondiali Spagna

Per me andare in Spagna è stata una bellissima esperienza e anche se non siamo riusciti a portare a casa nessun premio, non sono deluso; abbiamo comunque raggiunto una ragguardevole posizione nella classifica finale.

Gareggiavano squadre provenienti da 28 nazioni diverse. Ogni squadra era composta da 4 ragazzi. Nella rappresentativa italiana di cui facevo parte c’erano anche Michele Ferrero, Matteo Rinaudo e Andrea Schembri oltre al nostro coach Davide Dalmasso.

La competizione è durata 5 giorni; siamo arrivati a Santa Susanna, in Spagna, il giovedì e siamo ripartiti il lunedì. Appena arrivati siamo subito andati ad allenarci e a vedere i giochi in cui avremmo gareggiato nei giorni seguenti per prendere confidenza con la novità  dell’ambiente. Le gare sono state divertenti, il pubblico è stato accogliente e il tifo non è mai stato offensivo.

Sono molto contento per l’esperienza e per il punteggio ottenuto, anche se non sono arrivate medaglie; spero che anche il nostro allenatore sia stato contento dei risultati ottenuti.

Il mio obiettivo? Spero di riuscire anche in futuro a fare parte della squadra che rappresenterà l’Italia.

Il “DON BOSCO” di Goffredo Alessandrini (1935) al CINETEATRO MONTEROSA

Nell’ ambito della 39 Edizione del TORINO FILM FESTIVAL, domenica 5 Dicembre, alle ore 16.00 presso il CINEMA MONTEROSA, verrà proiettato il primo film su DON BOSCO, per la regia di Goffredo Alessandrini. Restauro digitale a cura di CSC – Archivio nazionale del cinema d’impresa, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, la Cineteca di Bologna e il George Eastman Museum di Rochester.

Di seguito il Comunicato Stampa.

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COMUNICATO STAMPA
Il “DON BOSCO” di Goffredo Alessandrini (1935) al CINETEATRO MONTEROSA

Nell’ ambito della 39 Edizione del TORINO FILM FESTIVAL, domenica 5 Dicembre, alle ore 16, verrà proiettato presso il CINEMA MONTEROSA, unica proiezione al di fuori delle sale del festival, il primo film su DON BOSCO, per la regia di Goffredo Alessandrini.

Restauro digitale a cura di CSC – Archivio nazionale del cinema d’impresa, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, la Cineteca di Bologna e il George Eastman Museum di Rochester.

BIGLIETTERIA
Ingresso unico 6 Euro.

I biglietti si possono acquistare online sul sito www.teatromonterosa.it oppure direttamente alla cassa del cinema prima della proiezione.

La nuova vita di Don Bosco: sul set del Tff salesiani autentici
La sezione “Back to Life” sui film restaurati propone il lavoro di Goffredo Alessandrini del 1935

Nell’epoca dei film in digitale, il restauro delle vecchie pellicole resta l’ultima occasione per maneggiare quelle lunghe strisce di celluloide che hanno fatto sognare generazioni di spettatori. È un lavoro super-specialistico, che solo le cineteche e gli archivi sono in grado di fare. Il Torino Film Festival ci ha costruito intorno una sezione, «Back to Life», che presenta cinque gemme d’altri tempi riportate a nuova vita. La più antica è «Don Bosco», girato nel 1935 da un Goffredo Alessandrini poco più che trentenne, una professionalità creata tra Torino, Castelnuovo e il Monferrato (e gli studi Fert-Microtecnica per gli interni).

Gli interventi di ricostruzione, digitalizzazione e ripulitura dell’immagine sono stati realizzati per l’Archivio nazionale del cinema d’impresa da Ilaria Magni, Diego Pozzato e la responsabile Elena Testa, con il contributo del Museo Nazionale del Cinema, della Cineteca di Bologna e dell’americano George Eastman Museum di Rochester.
Il risultato che si vedrà in sala è un’ operazione che parte da lontano. Quelli erano ancora i tempi di Sergio Toffetti nel ruolo di responsabile dell’archivio di Ivrea.

«Avevamo acquisito l’intero fondo cinematografico dei salesiani, che contava 500 film di ogni genere, anche etnico», racconta lo storico del cinema. «Tra quelle pellicole c’era il “Don Bosco” di Alessandrini, a lungo considerato perduto. È un lavoro interessante, che segna l’esordio nella produzione di Riccardo Gualino, prima ancora che fondasse la Lux Film. Il soggetto era di Onorato Castellino, professore di economia all’Università e per un certo periodo presidente della Compagnia di San Paolo».

Il budget è notevole, a disposizione due milioni di lire, con i quali vengono girati 40.000 metri di pellicola (di cui solo 2.500 montati). Racconterà tempo dopo il regista Goffredo Alessandrini: «Nel film c’è un solo attore professionista, gli altri erano presi dalla strada, come si dice. Ma i preti erano Salesiani autentici, che si prestarono tutti quanti. Mi ero interessato così tanto anche ai luoghi dove si girava. Mi ricordo certi conventi come quello di Chieri. E ho in mente che quell’inverno Torino era una città bianca di neve, ma con il sole e il cielo azzurro».

«Le parti davvero belle sono proprio le scene di natura», conferma infatti Sergio Toffetti. «Sono girate in un bianco e nero molto suggestivo, contrastato, quasi macchiaiolo. Giovanni Bosco è impersonato da Gianpaolo Rosmino, attore di contorno in molti film muti, come “Ma l’amor mio non muore”. Il regista Alessandrini fino a quel momento aveva girato solo due commedie, mentre in seguito avrebbe diretto film molto belli come “Luciano Serra pilota”, “Giarabub”, “Noi vivi”. Oggi è un regista un po’ dimenticato, e proprio per questo la proiezione del suo “Don Bosco” è un’ottima occasione per rivalutarlo e conoscerne la storia cinematografica».

Il convegno dedicato a don Giuseppe Quadrio in occasione del centenario dalla nascita

Nella mattinata di sabato 27 novembre 2021, presso l’Aula Magna della Facoltà di Teologia della Crocetta – Torino, si è svolto il convegno di studio e di approfondimento sulla figura spirituale del ven. don Giuseppe Quadrio in occasione del centenario dalla nascita (Vervio 28 novembre 1922). 

Alla presenza della comunità salesiana dell’Istituto Internazionale Don Bosco e di un nutrito gruppo di compaesani provenienti dalla Lombardia, vi sono state una serie di interventi atti a sottolineare gli elementi di novità e di crescente interesse per la figura di questo salesiano, teologo, insegnate di teologia e modello luminoso di vita religiosa e sacerdotale. 

Don Silvano Oni, grazie all’ausilio di immagini e testimonianze, ha tracciato un’originale biografia del venerabile, cogliendo la specificità della terra di origine, il sorgere ed il consolidarsi della vocazione, ma anche gli anni segnati terribilmente dalla sofferenza che lo condussero ad appena 41 anni alla morte prematura.

P. F. M. Lethel, carmelitano e teologo di fama, in merito alla spiritualità di don Quadrio ha posto in luce almeno tre elementi: il binomio “sponsalità e verginità” così caratteristico della sua vita mistica, la dimensione specifica del suo evangelizzare attraverso la ferialità degli incontri, la vita costruita sulla speranza cristiana.

Don P. Cameroni, postulatore della congregazione, ha ricordato che i santi irradiano la grazia a partire dalle numerose relazioni che intersecano e rinnovano; ha condotto quindi a riflettere su come fosse specifico di don Quadrio la trasparenza dei sentimenti di Cristo (la benignitas et humanitas). 

Infine mons. Paolo Martinelli, vescovo ausiliare di Milano e fine conoscitore della teologia della vita consacrata, ha ricondotto l’assemblea a riflettere sul tema del “religioso presbitero”: se la specificità della figura sacerdotale rimane l’essere apostolo del Padre nella e per la Chiesa in un contesto storico specifico, la vita consacrata offre al ministero presbiterale la ricchezza del carisma proprio della famiglia religiosa di appartenenza. Don Quadro è stato un apostolo che “era missione“, secondo quelle specificità proprie della spiritualità di san Giovanni Bosco: la sua missione era l’insegnamento, l’accompagnamento spirituale personale; la sua missione era custodire la comunione dei confratelli ed educare a partire da un armonia di carattere, davvero trasparenza del cuore di Cristo e della sua santa umanità. P. Martinelli ha concluso la sua relazione ricordando che l’identità specifica del presbitero sarà sempre più data dalla sua “cura per l’umano”: in un tempo segnato dall’estraneità della fede dalla cultura e dalla vita.

La mattinata si è conclusa con il pellegrinaggio alla tomba del venerabile, sita presso la Chiesa esterna dell’opera, dove è stato collocato un pannello biografico e commemorativo del centenario celebrato.

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