Articoli

Missioni Don Bosco, per i trent’anni superato il milione di benefattori

Sull’edizione di oggi de La Stampa, Maria Teresa Martinengo intervista Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco che fa un bilancio sui trent’anni di attività.

***

Compie trent’anni Missioni Don Bosco, la Onlus impegnata in progetti a favore dei più deboli nei Paesi dove i Salesiani creano sviluppo a partire dall’istruzione dei bambini e dei giovani, la vera «canna da pesca». Della sua storia e dei progetti in corso – di cui da due anni è testimonial la campionessa Fiona May – abbiamo parlato con il presidente Giampietro Pettenon.

Qual è il mondo di Missioni Don Bosco?
«Dei 134 Paesi in cui sono presenti i Salesiani, un centinaio sono in via di sviluppo, aree in cui le opere, specie all’avvio, non sono autosufficienti. L’autosufficienza per noi è un valore fondamentale, ma in quei Paesi è quasi impossibile. Quindi Missioni Don Bosco è impegnata in Italia per aiutare le opere salesiane in Africa, prima di tutto, in India, in America Latina, in Asia».

Al centro di tutto c’è l’educazione. Come si declina oggi dove c’è più bisogno?
«Sempre nelle nostre attività tipiche: alfabetizzazione, formazione professionale, case famiglia per gli orfani, che sono un fenomeno tipico dei grandi agglomerati urbani. Megalopoli come Rio, Calcutta, Manila, Nairobi attraggono giovani, ma quando la famiglia si disgrega i figli più grandi devono arrangiarsi. I salesiani vanno in aiuto di questi ragazzi che non hanno niente».

Non siete presenti nei contesti rurali?
«Nei villaggi la famiglia allargata sostiene gli orfani.  Come nella Torino dell’800, siamo nelle periferie, il nostro habitat naturale sono i grandi agglomerati urbani dove si ammassa l’immigrazione interna che non ha riferimenti».

La presa in carico è globale…
«Comprende tutti gli aspetti che concorrono al rispetto della persona umana: a partire dall’acqua. Prima di realizzare una scuola ci preoccupiamo del pozzo. E l’acqua è l’elemento a cui le persone che sostengono le opere salesiane sono più sensibili. Poi, la salute dei piccoli e delle donne. In Africa aiutare le donne significa aiutare tutta la famiglia.
In Africa ogni mese apriamo un’opera: abbiamo molte vocazioni e facilità ad essere presenti. Le opere si moltiplicano spesso per prossimità. Siamo in un posto, la parrocchia vicina ci chiede di fare qualcosa anche per i loro ragazzi. In Mongolia pochi anni fa siamo sbarcati con una scuola professionale. Ora abbiamo aperto una comunità per orfani. In India sosteniamo le piccole scuole dove facciamo studiare le bambine attraverso le scuole paritarie di élite, molto
apprezzate, dove si pagano rette salate».

E in America Latina?
«Stiamo vedendo come aiutare un’opera in Brasile, dove siamo da cento anni, nella Conca Amazzonica, al confine con il Perù. In Bolivia abbiamo creato una rete nazionale di 1500 scuole che adottano il sistema pedagogico di don Bosco, sono in parte statali e in parte paritarie. Dove c’è scarsità di cibo si comincia dalla colazione perché a stomaco vuoto non si impara niente. Poi, c’è sempre il cortile, lo sport, il teatro».

Siete in Medio Oriente?
«In Siria siamo rimasti accanto alla popolazione. A Damasco abbiamo acquistato un terreno per raddoppiare, appena possibile, con una grande scuola professionale. In Libano ci occupiamo dei profughi iracheni cristiani».

Quanto è grande la rete che vi sostiene?
«In 30 anni abbiamo superato il milione di benefattori. In Italia abbiamo un gran numero di scuole, siamo molto conosciuti. Negli ultimi dieci Missioni Don Bosco ha raccolto annualmente 15 milioni di euro, 12 in donazioni, 3 in lasciti testamentari. La nostra deve essere una casa con le luci accese e le tende aperte, in modo che da fuori si veda tutto: così si tiene viva la solidarietà».

Qual è l’apporto di Fiona May testimonial?
«Nell’ambiente educativo è un valore aggiunto fondamentale per valorizzare la tematica femminile. Fiona è un’antesignana della multiculturalità. In tutti i Paesi dove ci troviamo c’è il meticciato e noi vogliamo darlo per scontato. Lei è una madre, una sportiva, valori formidabili per noi salesiani, le sue medaglie sono figlie di una fatica che si concentra nell’attimo della gara dove una volta ti va bene, una ti va male. Con lei siamo stati in Etiopia, abbiamo documentato l’attività con i ragazzi di strada. Andremo in Uganda e in India. In un Paese dove la donna è tanto disprezzata, averla per le iniziative di promozione della donna e per la cultura del rispetto sarà vincente».

 

I trent’anni di “Missioni Don Bosco”, un “fratello maggiore” per migliaia di bambini e giovani bisognosi

Dall’agenzia salesiana ANS, l’articolo per i trent’anni di Missioni Don Bosco.

***

(ANS – Torino) – Era il gennaio del 1991 quando venne deciso di fondare una “Procura Missionaria” anche in Italia, a Torino, lì dove c’è la Casa Madre della Congregazione Salesiana. Quella Procura Missionaria, oggi nota nel mondo con il nome di “Missioni Don Bosco”, pertanto ha appena compiuto 30 anni: tre decadi spese a sostenere le opere salesiane sparse nel mondo, finanziandole e aiutandole a crescere, e valorizzando e facendo conoscere le opere di bene che vengono portate avanti in favore delle persone più svantaggiate.

“Questi 30 anni per noi sono stati ricchi di soddisfazioni, e anche di qualche difficoltà che abbiamo superato insieme. Ora dobbiamo continuare a coltivare l’entusiasmo degli inizi, forti dell’esperienza maturata sul campo”, ha spiegato il sig. Giampietro Pettenon, Presidente di “Missioni Don Bosco”.

In tutti questi anni sono state molte le missioni salesiane beneficiate, sempre tenendo a mente che il fine ultimo degli sforzi deve essere orientato alla cura della persona, affinché ogni bambino, ogni ragazza, ogni giovane possa crescere in un ambiente sano e con le stesse opportunità di chi ha avuto la fortuna di nascere in un Paese ricco.

Mettere al centro la persona, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, significa anche valorizzare la comunità di cui fa parte: sono moltissime le missioni che si prendono cura delle popolazioni indigene, dei gruppi emarginati, di chi vive in quartieri poveri e popolosi: a loro, in questi 30 anni, sono stati rivolti gli sforzi e l’impegno di “Missioni Don Bosco”.

Anche in questo periodo, così complicato per via della pandemia di Covid-19, “Missioni Don Bosco” continua a finanziare i progetti dei missionari salesiani: questo significa che dietro di essa ci sono tante persone continuano a credere in Don Bosco, nel suo sistema educativo, nell’aiuto reale e concreto ai più poveri, e nel valore di ciò che i salesiani provano ogni giorno a costruire. La Provvidenza, che tanto invocava e a cui si affidava con piena fiducia Don Bosco, continua ad operare attraverso tanti benefattori.

Per questo la Procura Missionaria salesiana di Torino guarda ora al futuro con un solo obiettivo, che il sig. Pettenon ci illustra a partire da un aneddoto: “Mi ha colpito molto una foto di due bambini boliviani, la sorella che porta sulla schiena, avvolto in un panno, il fratellino più piccolo. La frase che accompagna la foto recita: – ‘È pesante?’ – ‘No, è mio fratello’. Noi oggi vogliamo festeggiare il nostro trentennale augurandoci di poter essere sempre per qualcuno il ‘fratello maggiore’ che orgogliosamente porta sulle spalle il più piccolo, non pensando minimamente che sia un peso, bensì una ricchezza da custodire e da aiutare a crescere”.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.missionidonbosco.org

Giornata Internazionale dell’Educazione: l’impegno delle scuole salesiane a contrasto dell’abbandono scolastico dei più poveri

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

***

(ANS – Torino) – Ieri, 24 gennaio si è celebrata la terza edizione della Giornata Internazionale dell’Educazione. La ricorrenza è stata istituita dalle Nazioni Unite con la risoluzione approvata il 3 dicembre del 2018 e ha come obiettivo ribadire il ruolo cruciale dell’istruzione nella costruzione di società sostenibili e resilienti. Ma a causa della pandemia lo scenario globale è molto preoccupante: si calcola che le chiusure delle scuole in 180 Paesi abbia lasciato 1.6 miliardi di studenti a casa. Una generazione di giovani vede ridotte al lumicino le opportunità di formazione nelle diverse competenze e nelle capacità di relazione interpersonale fra i pari e con gli adulti.

Il report di dicembre 2020 sullo stato dell’istruzione nel mondo redatto dalla Banca Mondiale riporta che è aumentato drammaticamente il numero di minori privati della possibilità di ricevere un’istruzione. Su 720 milioni di bambini in età scolare elementare, la povertà educativa colpisce 382 milioni di bambini. E Covid-19 potrebbe far crescere questo dato di altri 72 milioni.

Le misure adottate per non bloccare la didattica sono state diverse. Ma un fatto è certo: la didattica a distanza – da quella online ai programmi radiofonici, dalle trasmissioni televisive educative al materiale didattico consegnato nelle case delle famiglie – non può sostituire quella in presenza e soprattutto non è riuscita a raggiungere tutti, in particolare nelle realtà più svantaggiati e più povere.

Emblematico è il caso dell’India, dove sono 445 milioni i minori che frequentano le scuole di ogni grado. Già all’inizio della pandemia le scuole salesiane si sono fatte trovare pronte e in pochi giorni sono riuscite a mettere in piedi una rete di strumenti per raggiungere gli studenti che avevano in casa almeno un computer o uno smartphone per poter accedere ai materiali scolastici digitali. Purtroppo, in alcune case è possibile farlo solamente quando i genitori tornano dal lavoro, dato che nel nucleo familiare solo il padre o la madre hanno un cellulare.

Nelle zone rurali, inoltre, dove gli studenti non hanno alcun strumento per seguire le lezioni, i salesiani hanno deciso di creare delle équipe di volontari, insegnanti e ragazzi che hanno finito gli studi i quali, con mascherine e disinfettanti, hanno portato la scuola per strada, vicino alle case dei ragazzi e delle ragazze, in posti all’aperto, sicuri e accessibili.

“La nostra priorità è stare dalla loro parte: dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, dei più giovani” fanno sapere da “Missioni Don Bosco”, la Procura Missionaria salesiana di Torino.

La Giornata Internazionale dell’Educazione coincide con la festa di Francesco di Sales, il santo al quale Don Bosco ha ancorato la sua mistica, traducendola in un metodo educativo tuttora praticato in 134 Paesi del mondo. Essa rimane un’occasione per ribadire che l’educazione è un diritto umano per tutti e per far presente che la Congregazione Salesiana mai cesserà di impegnarsi per sostenere i minori nella costruzione del loro futuro.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito: www.missionidonbosco.org

CS Missioni Don Bosco: “24 gennaio, Giornata Mondiale dell’Educazione”

Si rende noto il Comunica Stampa di Missioni Don Bosco relativo alla Giornata Mondiale dell’Educazione del 24 gennaio per cui “Quest’anno la scuola è un’attesa delusa“. Di seguito l’estratto del comunicato a cura del Dipartimento Comunicazione Missioni Don Bosco e il relativo PDF  completo scaricabile.

24 gennaio, Giornata Mondiale dell’Educazione

Quest’anno la scuola è un’attesa delusa

23,8 milioni nel mondo di studenti potrebbero perdere l’anno
Le scuole salesiane contrastano l’abbandono scolastico dei più poveri

Alla sua terza edizione, la Giornata Mondiale dell’Educazione voluta dall’Assemblea dell’Onu potrebbe suonare come una beffa anziché la celebrazione della volontà congiunta di tutti popoli di soddisfare uno dei diritti umani fondamentali.

Si registra una caduta verticale quest’anno delle possibilità di frequentare percorsi scolastici sufficienti. Lo scenario globale è molto preoccupante poiché una generazione di giovani vede ridotte al lumicino le opportunità di formazione nelle diverse competenze e nelle capacità di relazione interpersonale fra i pari e con gli adulti. Missioni Don Bosco, che riceve costantemente rapporti dai missionari in tutto il mondo, ne dà conto in un articolo che pubblicherà nel suo sito a ridosso del 24 gennaio, e che anticipiamo qui di seguito.

Una situazione esemplare è quella dell’India, gigante asiatico lanciato nello sviluppo tecnologico e colpito pesantemente dalla diffusione del virus, che oggi fa i conti con la precarietà del sistema scolastico periferico, per intenderci quello privo di mezzi per la didattica a distanza. Anche in quella situazione i salesiani si adoperano per sostenere gli allievi e le loro famiglie con una strategia articolata. I costi sono sopportati anche da Missioni Don Bosco attraverso “borse di studio” che costituiscono il prolungamento del fondo di emergenza anti Covid-19 utilizzato nel corso del 2020. Anticipiamo ai giornalisti la descrizione di questo progetto, che sarà presentato attraverso il nostro sito e i social network.

La Giornata coincide con la festa di Francesco di Sales, il santo al quale Don Bosco ha ancorato la sua mistica traducendola in un metodo educativo tuttora praticato in 134 Paesi. Sulle dirette connessioni fra il pensiero del vescovo di Ginevra, protagonista della Riforma cattolica, e la vita dell’oratorio salesiano si esprimerà in una prossima intervista don Gianni Ghiglione, SDB: potrete ascoltarla in www.missionidonbosco.org

Siamo a disposizione – anche con il nostro presidente, Giampietro Pettenon – per gli approfondimenti sul tema e per i possibili contatti con i missionari.

Grazie dell’attenzione.

Antonio R. Labanca

Missioni Don Bosco ONLUS

via Maria Ausliatrice, 32 – 10152 Torino
tel. 011/399.01.01 – fax 011/399.01.95
e-mail: info@missionidonbosco.org
sito: www.missionidonbosco.org

Don Vincenzo Marrone, apripista della missione salesiana in Nigeria

In memoria di Don Vincenzo Marrone, Missioni Don Bosco pubblica un interessante articolo sul percorso compiuto dal missionario per arrivare fino alla missione in Nigeria.

Nato a Novello (CN) il 28 febbraio 1949, ordinato sacerdote nel 1967, l’anno successivo – dopo aver conseguito la licenza in Teologia – ebbe l’incarico di delegato di Pastorale giovanile a Torino Valdocco. Aderì all’invito di dare corpo al “Progetto Africa”, partendo nel 1982 alla volta della Nigeria, dove rimase fino al 2017. È mancato a Torino il 29 novembre scorso.

– Missioni Don Bosco

Di seguito il testo integrale della notizia:

Quando nel 1980 prese la decisione di offrirsi per la nuova missione in Nigeria, don Vincenzo Marrone ne diede comunicazione ai giovani animatori di Valdocco. Con loro aveva condiviso anni di trasformazione dell’oratorio, dalla forma consegnata dalla più recente tradizione post bellica – con una crescente domanda di accoglienza da parte dei ragazzi di un quartiere che accompagnava la crescita esponenziale dell’industria a Torino – a una forma inedita che godeva della spinta del Concilio ecumenico Vaticano II e faceva i conti con la “contestazione giovanile”.

Di fronte ai problemi che sorgevano e alle vicende che molta parte della Chiesa avvertiva come un Calvario, don Vincenzo affiancava la “teologia del Natale”: l’incarnazione di Dio come accettazione della debolezza umana e conversione di questa attraverso la grazia di un dono imprevedibile e davvero “rivoluzionario”.

La sua capacità di organizzare e soprattutto di motivare nel profondo le attività in quello che era il primo oratorio di Don Bosco non si disperse con la sua partenza per il “Progetto Africa”: lasciò a una generazione di ventenni la responsabilità di proiettare l’oratorio fuori dal cortile, di aprirlo ai giovani di ogni condizione sociale e spirituale.

L’imprinting originale di Valdocco fu decisivo per colorare la nuova missione degli stessi valori, della stessa intraprendenza, della stessa relazione con il mondo circostante, così vicini allo spirito delle origini. Quasi avesse portato a termine la “missione” nel cuore della salesianità, procurò di trasferirla nei nuovi spazi di Akuré, dove giunse il 5 novembre 1982 e diede forma e sostanza alla prima opera salesiana nel Paese più popoloso – ossia più ricco di gioventù – dell’Africa.

Insieme con i confratelli percorse con la giusta cadenza i passi per arrivare a nuove città: Ondo, Lagos, Abuja (la capitale) e Ibadan. Qui finalmente maturò la possibilità di aprire uno studentato per formare i salesiani di domani. Dopo aver battezzato e condiviso il Vangelo, don Vincenzo aveva incominciato a vedere intorno a sé giovani che volevano percorrere la strada di Don Bosco. Teneva in tasca la corona del rosario, e la sera lo recitava con loro: il pensiero della buona notte rassicurava e muoveva l’animo degli studenti che ormai l’avevano identificato come un padre: “our father” era il nome con cui lo chiamavano.

Fra questi giovani anche Theophilus Ehioghilen, oggi sacerdote salesiano e corresponsabile dell’animazione missionaria in Piemonte. Lui considera don Vincenzo colui che ha “portato lo stile e l’atmosfera dell’oratorio in un Paese fatto per la maggior parte di giovani… un dono dal valore incalcolabile”. Dal suo sguardo prospettico giudica questa come “una rivoluzione educativa che passa da una generazione all’altra, e si allarga sempre di più”. Don Theo ha partecipato dall’altare al funerale di don Vincenzo Marrone insieme con don Silvio Roggia, uno dei missionari che raggiunse don Vincenzo in Nigeria. È lui a condividere la fecondità della missione: “Tanti di quei giovani sono diventati salesiani… in tutta la Nigeria, il Ghana, la Liberia, la Sierra Leone, ultimo il Gambia: sono adesso 169 salesiani (94% locali), 13 novizi, in 20 centri”.

Come succede in molti funerali delle persone che hanno lavorato senza clamori, anche quello di don Vincenzo è stato momento di rivelazione dei risultati di un impegno tenace. Non si è negato come “pioniere” quando avrebbe potuto governare i frutti delle opere avviate, accettando anche destinazioni a dir poco delicate: come quella del 2014, quando fu destinato nel nord della Nigeria a contatto ravvicinato con Boko Haram, la setta terroristica che imperversa in quell’area minacciando anche altre regioni del Paese. A marzo 2020 scrisse: «Sono missionario per dono di Dio, in una chiesa missionaria, una congregazione missione che mi hanno dato sempre ampi spazi e ‘croci’ se vuoi, ma che ho sempre amato (Chiesa e Congregazione), progetti superiori a me che mi hanno e mi entusiasmano ancora, perché sono progetti di Dio sempre nuovo e che rinnova la nostra giovinezza».

Lo spirito sempre pronto all’entusiasmo si manifestava anche nel volto di don Vincenzo, con un tratto che – abbinato ai suoi capelli biondi, un tempo rossicci e ora imbianchiti – non faceva pensare agli 80 anni compiuti quando lo abbiamo incontrato nell’ultimo anno a Missioni Don Bosco. Così come nella sua disponibilità a ritornare in Nigeria sia pure per un breve periodo quando il suo stato di salute e le minacce ricevute da Boko Haram consigliavano di proseguire le cure a Torino, all’oratorio San Paolo dove era stato destinato e rivestiva il compito di vice-parroco.

Ma erano stati i “suoi” ragazzi a chiedergli di tornare nel 2019 a predicare gli esercizi spirituali in vista del Capitolo Ispettoriale in preparazione di quello Generale che si sarebbe svolto a inizio del 2020. E sarebbe ancora tornato per osservare e consigliare, da buon “papà”, come tenere la barra dritta sull’obiettivo, operando per il bene dei giovani e mai per il proprio protagonismo.

Stava celebrando la messa di Ognissanti 2020 in parrocchia quando si è sentito male: nell’anno del Covid-19 ne è divenuto vittima anche lui dopo aver corso i rischi di altre malattie contagiose in Africa. È morto la prima domenica di Avvento, quella che ha per tema la vigilanza. Due date significative che delineano il suo percorso esistenziale: la santità diffusa fra chi serve generosamente i propri fratelli, l’attesa mai sopita del Dio-con-noi.

Missioni Don Bosco al “Sottodiciotto Film Festival & Campus 2020”

Missioni Don Bosco sarà presente al “Sottodiciotto Film Festival e Campus” che si svolge a Torino dal 4 all’ 8 dicembre 2020 attraverso delle visioni in streaming. Missioni Don Bosco assegnerà il premio “Missione Futuro” all’opera che meglio rappresenterà l’idea di scommettere sui giovani e sulle loro potenzialità. Di seguito viene riportato il testo integrale del comunicato ed il link per accedere alle piattaforme per seguire lo streaming:

Missioni Don Bosco al “Sottodiciotto Film Festival & Campus 2020”

 

Vicini ai giovani per sostenere il futuro

 

Dal 4 all’8 dicembre per il secondo anno la Onlus salesiana collabora con l’Aiace

– La sezione “Animare l’impegno” e il premio “Missione Futuro”

 

Secondo anno di partecipazione di Missioni Don Bosco al “Sottodiciotto Film Festival e Campus” che si svolge a Torino dal 4 all’ 8 dicembre 2020 in “formato Covid” dopo il lockdown primaverile che ha obbligato al rinvio della manifestazione. Proprio l’ostacolo della pandemia è diventato la ragione di più per dare sostegno a questa espressione della cultura e dell’arte dedicate al pubblico più giovane, giunta alla sua 21° edizione.

 

Missioni Don Bosco, organismo che sostiene la progettazione di interventi in campo minorile attraverso le opere salesiane presenti in 134 Paesi, ha il polso della condizione dei ragazzi e delle ragazze che si trovano a fronteggiare in tutto il mondo le conseguenze sociali di un fenomeno primariamente sanitario. Se oggi ne sono vittime in percentuale minima dal punto di vista dei ricoveri, le nuove generazioni patiscono le conseguenze a lungo termine del distanziamento fisico forzato, della riduzione dell’intervento formativo della scuola, della limitazione nelle pratiche sportive, della precarietà dell’offerta culturale.

Sono altamente apprezzabili dunque le iniziative che cercano di salvaguardare un poco almeno della “normalità” delle relazioni sociali e le opportunità di ritrovarsi intorno a un progetto culturale.

 

https://news.missionidonbosco.org/con-i-giovani-al-cinema-missioni-don-bosco-a-sottodiciotto/

 

La Onlus di Valdocco assegnerà domenica 6 dicembre alle 17 il premio “Missione Futuro” a uno dei cortometraggi concorrenti “Campus Short Film Competition”.

 

Il tema delle famiglie che caratterizza la 21° edizione di “Sottodiciotto” trova i salesiani, con la loro pedagogia della prevenzione, particolarmente sensibili. L’argomento costituisce infatti un interessante terreno di confronto fra esperienze e pensieri diversi. È positivo che l’arte cinematografica – che ha un fortissimo portato formativo per il pubblico – si interroghi in merito e lo faccia coinvolgendogli adolescenti non solo come spettatori ma anche come autori in diverse modalità.

“Riteniamo che l’attenzione a questo tema, la famiglia, come ad altri che risultano cruciali per le nuove generazioni, debba trovare negli operatori della cultura la delicatezza necessaria ad affrontare le questioni in maniera adatta a ciascun interlocutore, senza nascondere le problematicità e le divergenze ideologiche, avendo sempre consapevolezza del bene costituito dalle capacità dialogiche” ha commentato Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco.

 

La nostra Onlus ha inoltre proposto la creazione di una nuova sezione del Festival denominata “Animare l’impegno: lo sguardo di Raùl de la Fuente”: lo stesso 6 dicembre ci terrà la proiezione di due cortometraggi commissionati dai salesiani e promossi in Italia da Missioni Don Bosco:

o   alle 18,30 “Palabek”, sul campo profughi dei Sud Sudanesi in Uganda, che sarà presentato in collegamento Web dal regista Raùl de la Fuente;

o   alle ore 19,00 “Love” dello stesso regista sull’accoglienza e aiuto delle ragazze vittime della prostituzione in Sierra Leone, presentato dal direttore di Missioni Don Bosco Marco Faggioli.

 

La giornata del Festival sarà coronata della proiezione straordinaria – nella sezione Animazione – di “Ancora un giorno”, film vincitore all’European Film Awards e ai Goya, candidato al premio Oscar.  Come in una graphic novel, viene descritta l’esperienza del giornalista polacco Ryszard Kapushinski inviato in Angola nel 1975 per raccontare la guerra civile allora in corso.

Il lungometraggio è dello stesso Raùl de la Fuente, che interverrà per presentarlo insieme con Enrico Bisi, direttore del Festival Sottodiciotto, con Andrea Pagliardi, curatore della sezione Animazione, con Willie Peyote, autore della canzone finale della versione italiana del film. Missioni Don Bosco è stata promotrice di questo evento e Marco Faggioli, che con sua moglie ha vissuto una forte esperienza di volontariato con i salesiani in Angola in anni recenti, ne spiegherà le motivazioni.

Missioni Don Bosco auspica la progressione dell’esperienza di “Sottodiciotto” nella direzione dell’internazionalità proprio perché nel confronto e nello scambio – ormai inevitabilmente globale – di idee e di realizzazioni possa trovare adeguato rilievo ciò che viene prodotto nel “sud” del pianeta. I social media sono veicolo rapido di trasmissione, e l’attuale momento sta potenziandone l’uso tanto da consentire l’emersione di realtà periferiche fino a ieri ignorate. Tuttavia è insufficiente affidarsi solamente al criterio dei “mi piace” per dichiarare l’originalità di un artista o l’importanza di un’opera: le procedure di selezione da parte di un festival e la specifica eco che ne deriva sono uno strumento indispensabile per scegliere e per premiare prodotti di qualità. Per questa ragione apprezziamo “Sottodiciotto Film festival & Campus”.

Come ci auguravamo lo scorso anno alla nostra prima partecipazione al Festival torinese, l’obiettivo di Missioni Don Bosco è quello di intensificare le relazioni con insegnanti, educatori, operatori socio-culturali; in questo caso valorizzando la funzione formativa del cinema, la sua forza di annuncio e di denuncia, la sua educazione alla bellezza.

 

Tutte le proiezioni possono essere seguite in streaming.

Per accedere alla visione occorre accreditarsi nel sito myMovies.it o su Facebook.

Il calendario dell’Avvento di Missioni Don Bosco: richiamo quotidiano a chi nel mondo lotta contro il Covid-19

Pubblichiamo il comunicato stampa di Missioni Don Bosco sull’iniziativa legata all’Avvento.

***

Aperta ieri la prima finestra del calendario dell’Avvento a Missioni Don Bosco a Torino Valdocco: una finestra reale affacciata su piazza Maria Ausiliatrice. Con le altre che via via si apriranno richiamerà i giorni di attesa del Natale, come avviene tradizionalmente in molte città dell’Europa centrale.

La particolarità di questo “calendario gigante” è che associa ogni giorno a un progetto attuato (in molti casi ancora in corso) per l’accompagnamento nella lotta al Covid e alle sue conseguenze economiche e sociali nel mondo: comunità del Sud del pianeta nelle quali i missionari sono rimasti al loro posto, condividendo il rischio della pandemia che ha fatto registrare vittime anche fra di loro.

Per questo Natale non abbiamo un progetto specifico da evidenziare” spiega Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco, “bensì un fascio di iniziative dei salesiani in tutto il mondo a sostegno delle persone che risultano più fragili nell’emergenza Covid-19”.

Da inizio anno si sono attivati gli interventi per le emergenze:

–          soccorso alimentare ed economico soprattutto per la popolazione che non ha più reddito dai lavori pagati a giornata;

–          mobilitazione dei volontari e degli allievi delle scuole salesiane nelle iniziative sanitarie e di distribuzione di aiuti, compresa la fabbricazione di mascherine;

–          sensibilizzazione e informazione preventiva nei quartieri periferici e nei villaggi rurali;

–          rifugio per i malati da tenere lontani dalle famiglie anche nelle precarie condizioni dei profughi.

Il calendario dell’Avvento vuole ricordare ad amici e benefattori l’importanza dell’aiuto dato quest’anno, con l’invito di andare a visionare ogni giorno un progetto attuato, digitando “Covid” nel motore di ricerca del sito  https://news.missionidonbosco.org/

L’intenzione è di sollecitare tutti a guardare oltre la situazione italiana e non dimenticare le necessità di chi già viveva in situazioni di emergenza sanitaria e alimentare e oggi affronta a mani vuote le avversità della pandemia.

Il calendario si concluderà con l’invito a seguire il Concerto di Natale in Vaticano (Aula Nervi) che il 24 dicembre Canale 5 trasmetterà in prima serata a sostegno della campagna globale contro il Covid-19.

Siamo a disposizione dei giornalisti per attivare, quando possibile, un contatto nei vari Paesi per una testimonianza diretta dei missionari.

Segue una riflessione su questo Natale diverso da quello a cui eravamo abituati.

Un Natale diverso?

Il Natale del 2020 sarà “diverso”, ma solo in superficie. Per chi celebra la festa della nascita di Gesù non sarà certo la mancanza delle corse frenetiche al regalo, delle stressanti preparazioni del cenone della vigilia, dei cine-panettoni che sgombrano la mente dai pensieri, a modificare lo spirito con cui prepararsi al 25 dicembre.

Anzi, da un certo punto di vista la precarietà nella quale ci troviamo potrebbe aiutarci a percepire qualche aspetto della natività che rimaneva in ombra. Se depuriamo l’immagine del presepe dal pur legittimo aspetto del “sogno”, ritroviamo la condizione di preoccupazione e di operosità della famiglia di Nazareth che vive la nascita del figlio (forse accelerata dal viaggio e comunque resa precaria dalla inadeguatezza del ricovero) lontano da casa e dalle sicurezze.

Con tutto ciò, non dobbiamo rinunciare a dare dei segnali di avvicinamento alla grande Festa portando il carico positivo di poesia, di tradizione, di speranza che essa ci comunica. Per questo Missioni Don Bosco ha deciso anche quest’anno di “contare” i giorni che portano alla ricorrenza, numerando le finestre che affacciano su piazza Maria Ausiliatrice.

È il terzo anno che questa modalità espressiva, tipica della Mitteleuropa, è entrata a fra parte di una consuetudine dei salesiani a Valdocco. “Nonostante tutto, dobbiamo sforzarci di trasmettere il senso dell’Avvento, dell’attesa di Chi può salvarci davvero” spiega Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco. “Anche il segno materiale di un calendario che tutti vediamo svelarsi giorno per giorno può richiamarci al valore di un’aspettativa condivisa, al Dio che entra nel nostro tempo e nella nostra storia”.

Per questo, dal 1 al 25 dicembre la facciata di Valdocco si colorerà delle “finestre” disegnate dal coadiutore salesiano Luigi Zonta, contenenti rimandi ai simboli della tradizione e fonte di una colorata allegria. Ciò consentirà di mostrare ai piccoli la pazienza necessaria per far maturare gli eventi, agli anziani di godere del tempo ancora affidato a loro, a tutti i frequentatori di Maria Ausiliatrice il ciclo della vita che si rinnova sul piano storico e spirituale.

Il Natale al tempo del Covid – si spera l’unico o almeno, nella fondata previsione di soluzioni mediche decisive dopo Capodanno, il più preoccupato per la diffusione del virus – va vissuto come tempo propizio, e non come una beffa al nostro senso di onnipotenza o come castigo di un dio o della natura. Propizio per percorrere consapevolmente l’attesa come tempo di educazione dello spirito, come tempo per sfrondare le abitudini meno necessarie, come tempo per predisporci al bello e al buono promessi dal Dio-con-noi.

La debolezza dell’essere umano che richiede un supplemento di Grazia per affrontare la vita è una dimensione da considerare bene in questo periodo di globalizzazione delle paure. Quanto anche occorre considerare la fiducia che il Creatore ripone in ogni essere umano, pur immerso in questa fragilità, dimostrata dalla disponibilità ad assumere la nostra stessa condizione da parte Sua.

Se saremo meno abbagliati dalle luci sfavillanti o dai fuochi d’artificio, forse i nostri occhi potranno aprirsi sulla realtà in maniera più lucida, disponendoci a vedere nel buio di una stalla la nuova vita donata a chi riconosce di essere amato dal Padre.

Missioni Don Bosco nel festival cinematografico ‘Sottodiciotto’

Missioni Don Bosco ispira il tema della Famiglia nell’edizione virtuale della rassegna cinematografica ‘Sottodiciotto‘.

Di seguito il testo per intero della notizia pubblicata su La Stampa il 17 novembre 2020.

***

Articolo di Fabrizio Accatino

Era stato il primo festival a gettare la spugna lo scorso febbraio, due settimane prima del lockdown, ma ora che l’anno si sta concludendo Aiace recupera Sottodiciotto, proponendo un programma interamente online.

Dal 4 all’8 dicembre saranno 54 i titoli in streaming su mymovies.it (di cui circa la metà cortometraggi), oltre a una serie di incontri in diretta Facebook. «Cinema e scuole sono i settori messi maggiormente in difficoltà da questa pandemia. In questi quattro giorni si sosterranno a vicenda e faranno sentire la nostra vicinanza al pubblico», sospira il coordinatore di Aiace, il regista Enrico VerraFinanziata da Città di Torino e Regione Piemonte (con il sostegno delle fondazioni CRT e Intesa Sanpaolo), questa edizione virtuale – diretta da Enrico Bisi – si concentra sulla famiglia, un tema ispirato dalla partnership con i salesiani di Missioni Don Bosco.

Sette titoli nella sezione lungometraggi (tra cui il non proprio “familiare” «Samp» di Flavia Mastrella e Antonio Rezza) e un pugno di gioiellini nella divisione animazione: un omaggio al papà della Linea, Osvaldo Cavandoli (con l’intervento del figlio Sergio), tre episodi dell’ungherese la Famiglia Mezil e gli adattamenti sovietici anni Sessanta di due favole di Gianni Rodari. Completano il programma due documentari su altrettanti grandi nomi della fotografia contemporanea come Elliott Erwitt e Martha Cooper, e gli omaggi ai registi Alexandre Rockwell e Raúl de la Fuente (che interverranno in streaming). La sezione competitiva del festival (che ospita il concorso dei corti realizzati dai ragazzi delle scuole e il concorso OFF) si arricchisce quest’anno della Campus Short Competition, rivolta agli studenti post-diploma e agli universitari. Il miglior prodotto riceverà un premio di 1000 euro. Confermate anche le proiezioni, gli incontri e i laboratori (online) con le scuole, a partire dal 20 novembre. Il programma completo su www.sottodiciotto.it

Distanti, ma uniti: la Corsa dei Santi 2020 sarà in versione “virtual race”

Dall’agenzia salesiana ANS, pubblichiamo il comunicato sull’edizione 2020 della “Corsa dei Santi”, quest’anno in forma di “virtual race”.

***

Le restrizioni imposte per il contenimento di Covid-19 impediscono quest’anno alla “Corsa dei Santi” – la manifestazione sportiva e solidale promossa dai salesiani in occasione della Festa di Ognissanti – di svolgersi secondo le modalità che la caratterizzavano in precedenza. Ciononostante, la manifestazione, promossa da “Missioni Don Bosco”, la Procura Missionaria salesiana di Torino, avrà ugualmente luogo, nel rispetto dei principi ispiratori che l’hanno sempre guidata: come festa collettiva, evento sportivo e strumento di solidarietà. L’edizione 2020 si svolgerà infatti in versione “virtual race”: dalle ore 7:00 del 30 ottobre 2020 alle ore 20:00 del 3 novembre 2020 (UTC+1), chiunque potrà partecipare all’evento correndo 10 chilometri su qualsiasi tracciato.

Sarà un evento a distanza realizzato grazie al sistema di tracciamento Gps realizzato da “TDS” attraverso una app, che consentirà ai partecipanti, una volta scaricata, di poter registrare la propria performance in tempo reale, di verificare in qualsiasi momento i chilometri effettuati, di rapportare il percorso individuale a quello che sarebbe stato il percorso tradizionale della Corsa dei Santi a Roma, e alla fine dei 10 km, di indicare la posizione di classifica virtuale di ogni concorrente.

Come per le precedenti edizioni in presenza, iscrivendosi alla prova si riceverà il pettorale virtuale, il diploma per i corridori che completeranno il tracciato e il kit con la maglia ufficiale che, se acquistata durante l’iscrizione, verrà inviata a domicilio.

Anche se a distanza, la “Corsa dei Santi” unirà migliaia di appassionati del running nel segno della solidarietà.

Il 1° novembre, inoltre, nel giorno tradizionale della Corsa dei Santi, in via della Conciliazione, lì dove negli anni passati era collocato il traguardo di avvio e di conclusione della manifestazione, ci sarà uno studio con ospiti di prestigio, da dove sarà trasmesso uno speciale in diretta televisiva su Canale 5 dedicato al tema solidale scelto quest’anno da “Missioni Don Bosco”.

Mediaset, come tutti gli anni, ha attivato una campagna di raccolta fondi attraverso il numero solidale 45530 attivo fino all’8 novembre (con chiamate o sms da cellulare o rete fissa).

E anche quest’anno la Corsa dei Santi servirà a fornire anche un supporto concreto alle iniziative salesiane nel mondo, grazie alla campagna solidale “Il tuo amore può abbattere le sbarre”.

Il progetto di quest’anno si rivolge minori privati della libertà nelle carceri di tutto il mondo. Secondo le Nazioni Unite, più di un milione di bambini e giovani in tutto il mondo sono privati della libertà nelle carceri o nei centri di reclusione per minori, accusati di piccoli reati. Di loro il 59% è in attesa di giudizio, trattati come criminali quando in realtà avrebbero piuttosto bisogno di supporto e assistenza sociale.

Seguendo il pensiero di Don Bosco, per il quale il cambiamento dei giovani avviene attraverso l’educazione, i salesiani operano nei centri di detenzione per far sentire a questi ragazzi la gioia di poter dar loro ascolto e attenzione.

La loro azione si concretizza in interventi specifici nelle diverse realtà e nelle diverse fasi del percorso di detenzione: a Freetown, in Sierra Leone, i missionari salesiani sono ad oggi gli unici a poter entrare nel carcere di Pademba, dove portano cibo, acqua e medicine, offrendo supporto e orientamento. In Italia sono impegnati da anni nelle carceri minorili con un’azione educativa che prevede la prevenzione, il sostegno per l’inserimento scolastico, le attività sportive e laboratoriali, il reinserimento sociale.

A Luanda, in Angola, lavorano per dare accesso alle misure alternative al sistema carcerario, a Ciudad Juarez, in Messico, curano l’animazione in carcere, grazie alla “Brigada de la Alegria”, a Chennai, in India, il reinserimento dei giovani nella società…

È per tutti questi giovani che è stato pensato il progetto “Il tuo amore può abbattere le sbarre”.

La manifestazione è promossa da Missioni Don Bosco ed è organizzata dall’Associazione Sportiva Dilettantistica “Corsa dei Santi” con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana, di “Mediafriends”, del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, della Federazione Italiana di Atletica Leggera, della Regione Lazio, dello Stato Maggiore della Difesa e di “AssoAeronautica”.

Sponsor della manifestazione sono “TEVA” e “MELINDA”, media partner invece “Corriere dello Sport”, “Il Tempo” e “Dimensione Suono soft”, partner tecnici “Ottaviani” e “Algida”, fornitore ufficiale “Cisalfa”.

 

Il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 ad oggi

Tutto cominciò con un sogno. A 19 anni Don Bosco desiderava andare in missione, ma non poté. Poi, Dio, gli mando il SUO sogno:

«Mi parve di trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano scabrose montagne…».

(Dal sogno missionario di Don Bosco)

Un video che ripercorre il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 dove nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice don Giovanni Bosco benediceva la prima spedizione missionaria salesiana – destinazione Argentina e Patagonia – capitanata da don Giovanni Cagliero, fino ai nostri giorni.