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Papa Francesco rilancia il Global Compact on Education

Papa Francesco rilancia il Global Compact on Education con il video messaggio previsto per domani, giovedì 15 ottobre, alle ore 14.30. Di seguito l’articolo dell’evento.

Un proverbio africano recita che
“per educare un bambino serve un intero villaggio”.
Ma dobbiamo costruirlo questo villaggio come
condizione per educare.
Il terreno deve essere bonificato dalle discriminazioni
con l’immissione di fraternità. […]

Papa Francesco

Giovedì 15 ottobre 2020 alle ore 14.30 (Roma) Papa Francesco tornerà ad affrontare il tema dell’educazione, centrale nel suo insegnamento e nel dialogo con il mondo. Lo farà con un videomessaggio, insieme riepilogativo – di quanto proposto sul tema nel corso del pontificato – e programmatico: perché, come Francesco ha più volte ripetuto, «educare è un atto di speranza». Al termine del Messaggio, Papa Francesco proporrà a tutte le persone di buona volontà l’adesione al Global Compact on Education, un patto per generare un cambiamento su scala planetaria, affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia. Un’esigenza ancora più urgente in questo tempo segnato dalla pandemia.

Il videomessaggio del Papa sarà trasmesso nel corso di un avvenimento alla Pontificia Università Lateranense, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, dedicato specificamente al mondo accademico, che potrà essere seguito in diretta on line attraverso il portale e i canali Youtube di Vatican News www.vaticannews.va (lo streaming avrà la traduzione simultanea in inglese, francese, spagnolo e portoghese) e attraverso i canali di distribuzione di Vatican Media.

Le parole del Santo Padre saranno commentate, a distanza, dalla Direttrice Generale dell’UNESCO Audrey Azoulay – attraverso un videomessaggio – e, nell’ateneo pontificio, dai responsabili della Congregazione per l’Educazione Cattolica: il Cardinale Giuseppe Versaldi e l’Arcivescovo Angelo Vincenzo Zani. Insieme a loro, interverranno i rettori della Lateranense, prof. Vincenzo Buonomo, e della Università Cattolica del Sacro Cuore, Franco Anelli, e la sociologa Silvia Cataldi, docente all’Università “La Sapienza” di Roma. Il videomessaggio del Papa sarà inoltre commentato da giovani studenti, primi destinatari del Messaggio del Santo Padre. L’evento sarà introdotto e moderato da Alessandro Gisotti, vice-direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione.

In uscita la Lettera Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” edita da Elledici

Elledici segnala per il 12 ottobre 2020 l’uscita della Lettera Enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti” edita dalla Casa Editrice salesiana, con la guida alla lettura di padre Giacomo Costa SJ.

 

 – IN USCITA IL 12 OTTOBRE 2020 – 

PREZZO SPECIALE di € 2,30

“Fratelli tutti”: questo è il titolo della terza enciclica di Papa Francesco firmata il 3 ottobre scorso ad Assisi. Un documento che chiarisce ulteriormente il forte legame tra il magistero del Pontefice e la spiritualità di San Francesco. Fratelli tutti sono gli invisibili, gli immigrati. Quelli che accogliamo e quelli che giacciono sul fondo dei mari che disperatamente hanno cercato di attraversare. Fratelli tutti è un monito all’amore fraterno e quindi alla pace. Fratelli tutti perché crediamo, come dice proprio Papa Francesco, in Dio Padre di tutti. La fratellanza è un legame indissolubile che ci spinge a guardarci dentro, nelle nostre coscienze e negli occhi dei nostri fratelli.
Guida alla lettura di padre Giacomo Costa SJ.

Il Papa ai Micheliti: un Giubileo accanto ai minori poveri o schiavi di dipendenze

Il messaggio di Papa Francesco per il prossimo centenario dell’approvazione canonica della Congregazione di San Michele Arcangelo, fondata dal sacerdote polacco Bronislao Markiewicz, discepolo di san Giovanni Bosco. Di seguito l’estratto dell’articolo pubblicato su Vatican News il 27 settembre  a cura di Alessandro Di Bussolo.

Non stancatevi di “mettervi in ascolto del ‘grido’ che i bambini e i giovani indifesi portano impresso nei loro occhi, diventando per essi portatori di speranza e di futuro”. Continuate a toccare “la miseria umana”, “la carne sofferente degli altri”, come chiede Gesù, altri che sono i minori poveri, orfani e abbandonati, ma anche i giovani “schiavi dei moderni condizionamenti e dipendenze”. E continuate la vostra pastorale “attraverso la parola stampata” e i nuovi media, che raggiungendo molti, possono generare “frutti di bene nelle menti e nelle coscienze della gente”.

L’ eredità del fondatore, il beato Bronislao Markiewicz

Sono gli inviti e i consigli che Papa Francesco rivolge ai consacrati della Congregazione di San Michele Arcangelo, conosciuti come Micheliti, in occasione dell’avvio del’ Anno Giubilare per il centenario dell’approvazione canonica dell’istituto religioso, fondato in Polonia dal beato Bronislao Markiewicz, discepolo e confratello di san Giovanni Bosco. Nel messaggio al superiore generale, padre Dariusz Wilk, il Papa ricorda che il granello di senape che la Provvidenza divina ha piantato nella vita di don Bronislao, lo zelante sacerdote della diocesi di Przemyśl, l’ha coltivato, prima di tutto, mediante “l’esperienza di vita religiosa nella Congregazione Salesiana e nell’amabile rapporto diretto con san Giovanni Bosco”.

“Intorno al fuoco vivo del Sinodo”, il libro di don Rossano Sala su L’Osservatore Romano

Sull’edizione del 5 settembre de L’Osservatore Romano è uscita la presentazione dell’ultimo libro di don Rossano Sala, “Pastorale giovanile 2. Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Educare alla vita buona del Vangelo» (Torino, Elledici, 2020, pagine 608, euro 28). Il quotidiano della Santa Sede ne riporta l’invito alla lettura di Papa Francesco, e stralci dell’introduzione – a firma di don Rossano Sala – e della parte conclusiva scritta da Padre Giacomo Costa, SJ.

“Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Educare ancora alla vita buona del Vangelo”: il nuovo libro di don Rossano Sala

“Pastorale giovanile 2. INTORNO AL FUOCO VIVO DEL SINODO. Educare ancora alla vita buona del Vangelo”: è questo il titolo del nuovo libro di don Rossano Sala, con l’invito alla lettura di Papa Francesco. Al centro del testo, il cammino del Sinodo sui giovani in forma approfondita e scientifica: da oggi è disponibile in tutte le librerie.

Il libro è composto di 32 contributi distinti in cinque significative “costellazioni”:
1) Antropologia, teologia e pastorale;
2) Accompagnamento, annuncio e animazione vocazionale;
3) Giovani, Chiesa e Sinodo;
4) Educazione, scuola e università;
5) Don Bosco, famiglia e oratorio.
Al termine del decennio dedicato dalla CEI a “Educare alla vita buona del Vangelo” (2010-2020) il testo si propone di tenere desto l’impegno educativo e pastorale della Chiesa a favore di tutti i giovani, nessuno escluso.

Qui sotto ne pubblichiamo un estratto composto da:

Invito alla lettura
L’INTELLIGENZA E IL DISCERNIMENTO, IL SINODO E L’EDUCAZIONE
di Papa Francesco

Introduzione
CINQUE COSTELLAZIONI CHE ORIENTANO IL CAMMINO
di Rossano Sala

Rilancio del cammino
VERSO UNA “ECOLOGIA INTEGRALE”
di Giacomo Costa

Indice

 

Don Bosco Green Alliance lancia la campagna “Ripensa, riconnetti, rinnova”

Il 5 giugno scorso si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, festività proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione dell’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Don Bosco Green Alliance” (DBGA) per l’occasione ha lanciato una campagna dal titolo “Ripensa, riconnetti, rinnova”, da realizzarsi per tutto l’Anno della Laudato Si’ indetto da Papa Francesco.

Attraverso questa campagna verranno proposte una serie di attività per riconnettersi con la natura, soprattutto nelle opere salesiane e negli ambienti circostanti. Il ripensamento e la ri-connessione proposte dalla DBGA mirano ad ispirare ad un rinnovamento dello stile di vita, per garantire un futuro più sano e più felice.

La campagna invita tutti i membri dell’alleanza a ripensare le priorità, le scelte e gli stili di vita.

Il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, riferendosi alla pandemia, ha invocato proprio tale rinnovamento:

“Spero che impareremo qualcosa da tutto questo. Per esempio, torneremo a uno stile di vita frenetico o potremo avere un ritmo e spazi più umani? Vogliamo recuperare il tempo perduto nel consumismo o impareremo che è possibile vivere felicemente con l’essenziale? Continueremo sfrenatamente nella corsa ad inquinare il pianeta o gli daremo una tregua? Dopo questa pandemia, un’indifferenza ecologica come quella che continuiamo a vedere nei vertici climatici non è più possibile”.

Tutti i membri dell’alleanza sono incoraggiati ad assumersi degli impegni su come vivere concretamente una vita più ecologica.

«Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2): la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Ieri, 24 maggio, ricorreva anche la 54ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali. Riportiamo il messaggio inviato dal Papa, come da tradizione, il 24 gennaio scorso, festa di San Francesco di Sales.

«Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2).
La vita si fa storia

Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri.

1. Tessere storie

L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo.

L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità (cfr Gen 3,21), ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita.

L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male.

2. Non tutte le storie sono buone

«Se mangerai, diventerai come Dio» (cfr Gen 3,4): la tentazione del serpente inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere. “Se possederai, diventerai, raggiungerai…”, sussurra ancora oggi chi si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali. Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità.

Ma mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita.

In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendolivelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano.

3. La Storia delle storie

La Sacra Scrittura è una Storia di storie. Quante vicende, popoli, persone ci presenta! Essa ci mostra fin dall’inizio un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore. Egli infatti pronuncia la sua Parola e le cose esistono (cfr Gen 1). Attraverso il suo narrare Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori, generatori di storia insieme a Lui. In un Salmo, la creatura racconta al Creatore: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”. La vita ci è stata donata come invito a continuare a tessere quella “meraviglia stupenda” che siamo.

In questo senso la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità. Al centro c’è Gesù: la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio. L’uomo sarà così chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie, quelli capaci di comunicare il senso di ciò che è accaduto.

Il titolo di questo Messaggio è tratto dal libro dell’Esodo, racconto biblico fondamentale che vede Dio intervenire nella storia del suo popolo. Infatti, quando i figli d’Israele schiavizzati gridano a Lui, Dio ascolta e si ricorda: «Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero» (Es 2,24-25). Dalla memoria di Dio scaturisce la liberazione dall’oppressione, che avviene attraverso segni e prodigi. È a questo punto che il Signore consegna a Mosè il senso di tutti questi segni: «perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e del figlio di tuo figlio i segni che ho compiuti: così saprete che io sono il Signore!» (Es 10,2). L’esperienza dell’Esodo ci insegna che la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente. Il Dio della vita si comunica raccontando la vita.

Gesù stesso parlava di Dio non con discorsi astratti, ma con le parabole, brevi narrazioni, tratte dalla vita di tutti i giorni. Qui la vita si fa storia e poi, per l’ascoltatore, la storia si fa vita: quella narrazione entra nella vita di chi l’ascolta e la trasforma.

Anche i Vangeli, non a caso, sono dei racconti. Mentre ci informano su Gesù, ci “performano”[1] a Gesù, ci conformano a Lui: il Vangelo chiede al lettore di partecipare alla stessa fede per condividere la stessa vita. Il Vangelo di Giovanni ci dice che il Narratore per eccellenza – il Verbo, la Parola – si è fatto narrazione: «Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha raccontato» (Gv 1,18). Ho usato il termine “raccontato” perché l’originale exeghésato può essere tradotto sia “rivelato” sia “raccontato”. Dio si è personalmente intessuto nella nostra umanità, dandoci così un nuovo modo di tessere le nostre storie.

4. Una storia che si rinnova

La storia di Cristo non è un patrimonio del passato, è la nostra storia, sempre attuale. Essa ci mostra che Dio ha preso a cuore l’uomo, la nostra carne, la nostra storia, fino a farsi uomo, carne e storia. Ci dice pure che non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile. Perciò l’umanità merita racconti che siano alla sua altezza, a quell’altezza vertiginosa e affascinante alla quale Gesù l’ha elevata.

«Voi – scriveva San Paolo – siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2 Cor 3,3). Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, scrive in noi. E scrivendoci dentro fissa in noi il bene, ce lo ricorda. Ri-cordare significa infatti portare al cuore, “scrivere” sul cuore. Per opera dello Spirito Santo ogni storia, anche quella più dimenticata, anche quella che sembra scritta sulle righe più storte, può diventare ispirata, può rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo. Come le Confessioni di Agostino. Come il Racconto del Pellegrino di Ignazio. Come la Storia di un’anima di Teresina di Gesù Bambino. Come i Promessi Sposi, come I fratelli Karamazov. Come innumerevoli altre storie, che hanno mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. Ciascuno di noi conosce diverse storie che profumano di Vangelo, che hanno testimoniato l’Amore che trasforma la vita. Queste storie reclamano di essere condivise, raccontate, fatte vivere in ogni tempo, con ogni linguaggio, con ogni mezzo.

5. Una storia che ci rinnova

In ogni grande racconto entra in gioco il nostro racconto. Mentre leggiamo la Scrittura, le storie dei santi, e anche quei testi che hanno saputo leggere l’anima dell’uomo e portarne alla luce la bellezza, lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore, rinnovando in noi la memoria di quello che siamo agli occhi di Dio. Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore. Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano il senso e la prospettiva. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A Lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni. Con Lui possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi. Quanto ne abbiamo bisogno, tutti!

Con lo sguardo del Narratore – l’unico che ha il punto di vista finale – ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio.

Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende. Per poterlo fare, affidiamoci a una donna che ha tessuto l’umanità di Dio nel grembo e, dice il Vangelo, ha tessuto insieme tutto quanto le avveniva. La Vergine Maria tutto infatti ha custodito, meditandolo nel cuore (cfr Lc 2,19). Chiediamo aiuto a lei, che ha saputo sciogliere i nodi della vita con la forza mite dell’amore:

O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.

Roma, presso San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2020,

Memoria di San Francesco di Sales

FRANCISCUS

La settimana Laudato Si’ 2020 – dal 16 al 24 maggio

Papa Francesco, nei giorni scorsi, ha esortato a partecipare alla Settimana “Laudato Si”, che si terrà da domani, 16 maggio, fino a domenica 24 maggio e che avrà come tema: “Tutto è connesso”.

E mentre ci si prepara a vivere questa iniziativa, il mondo viene profondamente colpito dalla pandemia di coronavirus. La Settimana “Laudato Si’” vuole dare forma al mondo che sorgerà al termine della pandemia. L’attuale crisi è un’opportunità per ricominciare da capo e assicurarsi che il mondo post-emergenza sia sostenibile e giusto. La Laudato si’ insegna che “tutto è connesso”.

Per l’ultimo giorno, il 24 maggio a mezzogiorno, secondo la propria ora locale, si invita a recitare questa preghiera:

Tutti coloro che sono in contatto con la Don Bosco Green Alliance o con altri movimenti per i Cambiamenti Climatici già conoscono i diversi inviti all’azione, i video animati pensati per sensibilizzare e promuovere azioni per la nostra casa comune, per le persone e il loro pianeta. Per chi vuole saperne di più, invece, è possibile ascoltare il videomessaggio di Papa Francesco o visitare il sito laudatosiweek.org.

14 maggio in preghiera e digiuno, momento di contemplazione e riflessione per tutti

L’Alto Comitato per la Fratellanza Umana propone per domani, giovedì 14 maggio, “una giornata di preghiera, di digiuno e di invocazione per l’umanità”, sollecitando sia i leader religiosi che tutte le persone nel mondo:

“a rispondere a questo invito umanitario e a rivolgersi a Dio ad una sola voce, perché preservi l’umanità, la aiuti a superare la pandemia, le restituisca la sicurezza, la stabilità, la salute e la prosperità, e renda il nostro mondo, eliminata questa pandemia, più umano e più fraterno”.

Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato ieri da Vatican News a cura di Francesca Sabatinelli.

In questo momento di crisi, generata dalla pandemia di Covid-19, oltre al percorso che ciascuno di noi fa per proteggersi dal virus, è arrivato anche il momento di dedicarsi alla contemplazione e alla riflessione. Cenap Aydin, direttore dell’Istituto Tevere, centro di dialogo interculturale e interreligioso di Roma, legge questo significato nella giornata del 14 maggio, dedicata a preghiera, digiuno e invocazione a Dio per l’umanità colpita dalla pandemia, alla quale ha aderito Papa Francesco, promossa dall’Alto Comitato per la fratellanza umana, composto da capi religiosi che si ispirano al documento firmato ad Abu Dhabi da Francesco e dal grande imam di al-Azhar, Al Tayyeb. L’Alto Comitato propone di rivolgersi a Dio ad una sola voce perché preservi l’umanità, affinché la aiuti a superare la pandemia.

La memoria va ai digiuni chiesti da San Giovanni Paolo II

“Questa giornata – spiega Aydin – certamente non tocca solo le persone di fede, ma tutti gli esseri umani”. L’approccio di Francesco, prosegue, è “un approccio molto ispirato. Da sempre chiede ai credenti, e non solo, di fare una preghiera soprattutto per la pace, invita inoltre tutti ad avere un desiderio per la pace, per il benessere, per il bene comune, e questo invito direi tocca tutti quanti”. La giornata di preghiera del 14 maggio cade in pieno Ramadan, il mese sacro e di digiuno per l’islam, un digiuno quindi che riguarderà tutti, e non è la prima volta, sottolinea ancora Aydin, che ricorda l’invito al digiuno fatto da San Giovani Paolo II per chiedere la pace per la Bosnia massacrata dalla guerra, erano gli anni ’93 e ’94. E poi ancora, Aydin cita l’Angelus del 18 novembre del 2001, quando Papa Wojtyła invitava ad un giorno di digiuno e preghiera, erano i mesi drammatici successivi agli attentati di Washington e alle Torri gemelle d New York, anche allora era tempo di Ramadan, spiega, musulmani e cattolici furono invitati a fare un giorno di digiuno e di preghiera assieme.

“Quali sono i nostri grandi sogni?”: il commento pedagogico di don Sala al messaggio del Papa ai Capitolari

Pubblichiamo il commento pedagogico scritto da don Rossano Sala al messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al 28° Capitolo Generale.

Il Capitolo Generale 28°, un po’ come il Concilio Vaticano I, sarà ricordato come un Capitolo interrotto. Non dalle truppe italiane che entrarono a Roma, ma da un invisibile e aggressivo virus che si è diffuso così velocemente nel mondo tanto da bloccare ogni cosa.
Abbiamo cominciato con grande entusiasmo sabato 16 febbraio e dovevamo terminare, secondo il programma prestabilito, sabato 4 aprile. Invece abbiamo dovuto sospendere questo bel momento di grazia sabato 14 marzo, esattamente dopo 4 settimane di lavori. Abbiamo avuto il tempo di studiare la relazione del Rettor Maggiore sullo stato della Congregazione, di vivere alcuni momenti di spiritualità iniziali e di lavorare al primo e al secondo nucleo del tema capitolare. Abbiamo terminato con le elezioni del nuovo Consiglio Generale per il sessennio 2020-2026.
Siamo tornati a casa alla spicciolata e un po’ furtivamente come l’esercito d’Israele dopo la morte di Assalonne (cfr. 2Sam 19,4) – in verità alcuni non lo hanno ancora fatto, perché sono tuttora bloccati a Valdocco –, senza un Documento finale che possa fare da mappa condivisa per il prossimo sessennio. È stata solo presentata all’assemblea la prima bozza del primo nucleo, che è stata sostanzialmente accolta nel suo insieme, e sono stati fatti i lavori delle commissioni sul secondo nucleo. I membri del CG 28, viste le circostanze, hanno demandato al Consiglio Generale, attraverso una votazione ufficiale, il compito di rielaborare ciò che è stato prodotto.

In attesa di quello che i nostri superiori ci diranno e ci daranno, che cosa ci rimane di questa esperienza? Forse un’unica cosa, il Messaggio al CG 28 di papa Francesco. Ritengo che questo testo sia una preziosa carta di navigazione, perché è un piccolo programma per il nostro rinnovamento carismatico. Leggendolo e meditandolo abbiamo compreso che il Santo Padre non solo ci vuole bene, ma vuole anche il nostro bene ed ha a cuore la nostra Congregazione. Tutti hanno compreso che quello che ci ha scritto non è un discorso di circostanza, ma è la parola di un padre che viene dal cuore e che chiede a tutti di ripartire da don Bosco, invitandoci a realizzare ciò che lui ha ripetutamente chiamato “Opzione Valdocco”.
Per questo ho ritenuto opportuno offrire un breve commento pedagogico-pastorale al Messaggio al CG 28, che dobbiamo considerare prima di tutto un dono di un amico. L’intento di ciò che segue è quindi un invito a non dimenticarci delle parole che il successore di Pietro ha rivolto alla nostra Congregazione.
Una nota tecnica per la lettura. Il testo che segue ha volutamente un andamento “meditativo”. Si sono evitati riferimenti ad altri documenti sia salesiani che ecclesiali – le tante citazioni che si troveranno tra virgolette «» si riferiscono solo ed esclusivamente al Messaggio al CG 28 di papa Francesco – per offrire una riflessione fraterna e semplice che aiuti i singoli salesiani, le comunità religiose e le comunità educativo pastorali a fare propria la ricchezza delle parole che il Santo Padre ci ha donato. In vista di questo obiettivo al termine di ogni punto vengono proposte alcune domande per l’approfondimento personale o comunitario.

Francesco ci invita a tornare sui passi di don Bosco
Il Messaggio inviato da Francesco al CG 28 viene dal suo cuore di pastore. È evidente, leggendolo tutto d’un fiato, che non ha nulla di formale e freddo, ma tutto profuma di quella familiarità tipica del carisma salesiano. Non c’è nulla di generico, ma tutto è calibrato sul nostro carisma. Se lo confrontiamo con altri messaggi scritti a diverse Congregazioni e istituti religiosi nelle circostanze dei loro Capitoli Generali, vediamo che qui si tratta di un messaggio personale, pensato e desiderato proprio per noi in questo momento storico. Sappiamo che molte volte Francesco consegna un testo ufficiale scritto e poi parla a braccio, parla dal cuore. Non sappiamo come sarebbe andato l’incontro previsto nel pomeriggio di venerdì 6 marzo, dove il Santo Padre aveva previsto di essere tra noi a Torino, in un gesto di squisita delicatezza, attenzione e vicinanza. Mi immagino che avrebbe letto e commentato con qualche breve digressione il messaggio preparato. Probabilmente non avrebbe detto molto altro, perché in questo Messaggio al CG 28 egli esprime il suo stile pastorale in pienezza: la sua preoccupazione per i giovani, soprattutto per i più poveri; la sua tensione perché i religiosi ritornino ad essere profeti per la Chiesa e per il mondo; la sua amicizia speciale con i figli di don Bosco.
Mi piace pensare che questo messaggio si è già concretizzato nel Sinodo sui giovani: dall’ottobre 2016, quando fu reso pubblico il tema del Sinodo (“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”) fino al 25 marzo 2019 (quando è stata firmata l’Esortazione Apostolica postsinodale Christus vivit) la Chiesa universale ha cercato di prendere sul serio il mondo giovanile alla luce del vangelo e del cambiamento d’epoca in cui siamo immersi. È stato un “Sinodo salesiano”, perché la Chiesa tutta si è occupata di ciò che a noi sta a cuore più di ogni altra cosa: i giovani!