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La festa dei nonni al Cagliero di Ivrea

La redazione de “Il Risveglio Popolare” ha dedicato uno spazio al racconto della celebrazione eporediese della festa dei nonni del 2 Ottobre 2018.

Martedì 2 Ottobre il Cagliero ha festeggiato i nonni. In occasione del giorno a  loro dedicato, il direttore, don Enrico Bergadano, ha accolto una numerosa rappresentanza di “angeli custodi” dei bambini nel teatro dell’Istituto Salesiano e  ha rivolto loro un caloroso grazie da parte di tutti per la dedizione che quotidianamente dimostrano nei confronti dei nipoti e per l’affetto che elargiscono incondizionatamente.

I bambini delle classi elementari, schierati sul palco, hanno intonato un allegro motivetto con cui hanno dichiarato di volere ai propri nonni “un mondo di bene” e non hanno assolutamente esagerato, come hanno dimostrato gli abbracci affettuosi con cui  hanno accolto i cari parenti al loro arrivo!

Successivamente una rappresentanza dei ragazzi delle medie ha recitato una simpatica poesia che celebrava i tempi passati in cui “la nonna ballava la mazurca con le trecce a penzoloni e con i mutandoni sotto la gonna e il nonno, per baciare la sua mano, non usava la scaletta ma la bicicletta fino al primo piano”.

All’esterno del teatro inoltre è stata allestita dalle maestre, con il contributo delle famiglie, una mostra sui giocattoli del passato: tombole, vecchi pattini, raganelle e tamburelli hanno fatto fare un salto nel passato ai visitatori di una certa età.

Per concludere è stato offerto ai nonni e ai loro nipoti un rinfresco per poter fare merenda in compagnia.

La giornata è stata dunque una bella occasione, nel giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra gli angeli custodi, per valorizzare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società perché “il sorriso di un nonno è un tesoro da custodire tra le più grandi ricchezze”.

(Articolo tratto da
Il Risveglio Popolare, clicca qui)

“Run for a mission”: VIIª Corsa dei Santi 2018

Tutto pronto per la settima edizione della Corsa dei Santi 2018 a Ivrea, l’appuntamento podistico non competitivo organizzato dai salesiani dell’Istituto Cardinal Cagliero di Giovedì 1 Novembre 2018.  Quest’anno l’iniziativa podistica eporediese sarà accompagnata dal motto “Run for a mission”, un modo semplice e intuitivo per rappresentare l’andare che è il senso della vita cristiana e riflettere sulla missionarietà.

La manifestazione si svilupperà lungo 4 km circa attraverso il centro storico di Ivrea e ha come obiettivo quello di “far comprendere a bambini e adulti che i santi sono tutti i cristiani che sono in viaggio verso il regno dei cieli e che la corsa rappresenta in modo semplice e intuitivo questo andare che è il senso della vita cristiana” – come spiega Alberto Pozzolo dell’Istituto Missionario Salesiano Cardinal Cagliero –  “Siamo giunti alla settima edizione e ogni anno raccogliamo sempre più entusiasmo intorno a questa corsa assolutamente amatoriale e senza scopo di lucro, che è alla portata di tutti, bambini, ragazzi, giovani, adulti e nonni, mamme con passeggino e amici a 4 zampe“.

La corsa partirà dopo la celebrazione della messa delle ore 10.00, nella cappella dell’Istituto. A seguire verrà offerto il pranzo e, nel pomeriggio, vi sarà la possibilità di passeggiare tra le bancarelle del mercatino dei commercianti eporediesi, partecipare al corso per il brevetto BLSD defibrillatore (riconosciuto dalla Regione Piemonte) e il torneo di calcio per le annate 2008 e 2009.

La corsa dei Santi mantiene anche per questa edizione il proprio carattere benefico, infatti le offerte raccolte durante la giornata saranno destinate alle iniziative curate dai missionari salesiani.

Una corsa che unisce proprio tutti sotto l’egida del piacere di esserci e di percorrere insieme una distanza dove tutti sono vincitori, come testimoniato i premi della manifestazione precedente: cane, passeggino sprint, nonna in gamba, nonno veloce e prete da corsa.

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Una lezione di speranza: Il dottor Giambattista Thsiombo al Don Bosco Borgo

L’incontro avviene nell’ambito delle iniziative per il Festival della Dignità Umana

Venerdì 12 ottobre alle ore 11, nell’ambito della sezione Giovani del Festival della Dignità Umana, interverrà al Don Bosco di Borgomanero il dottor Gianbattista Thsiombo, chirurgo rimasto vittima di un incidente automobilistico che ha compromesso le sue funzioni motorie costringendolo sulla sedia a rotelle. Tshiombo racconterà di come sia riuscito, grazie alla sua determinazione e all’aiuto di un esoscheletro meccanico, a camminare nuovamente, cambiando radicalmente la sua vita. La testimonianza di Tshiombo permetterà agli studenti di confrontarsi con la tematica della speranza, a cui è dedicata la quinta edizione del Festival. L’incontro, gestito dagli studenti stessi, è aperto a tutti coloro che vorranno intervenire.

(Articolo a cura di Simone Zatti, 
Collegio “Don Bosco” di Borgomanero)

Allievi del Don Bosco Borgomanero a colloquio con la sindaca di Fontaneto

Studenti e politica: un incontro

Venerdì 21 Settembre ha avuto luogo presso il Collegio Don Bosco di Borgomanero un interessante incontro tra gli allievi di Seconda Media e la prima cittadina di Fontaneto d’Agogna, Maria Antonia Platini. Durante l’incontro, organizzato dalla professoressa Silvia Avezza (insegnante di Italiano, Storia e Geografia in una delle tre classi partecipanti), i ragazzi hanno posto molteplici domande alla sindaca, cercando di individuare, tra l’altro, elementi
di continuità tra i Comuni medievali (argomento di Storia da loro trattato in questa prima parte dell’anno scolastico) e la realtà odierna.

Da temi più strettamente tecnici (tasse, gestione dell’ordine pubblico, opere pubbliche, aspetti di autogoverno, funzionamento della macchina comunale) i ragazzi sono poi passati a domande più personali (il perché della scelta, cosa si prova ad essere sindaco, l’impegno che comporta la carica). Puntuali ed esaustive le risposte della dottoressa Platini, che non si è sottratta ai quesiti della giovane platea ed ha condiviso con i ragazzi anche gli aspetti più privati della sua vita da sindaca: la sua esperienza, l’importanza del ruolo delle donne in politica, le fatiche, le problematiche, ma anche la soddisfazione di partecipare attivamente alla vita della cittadinanza. Un’ulteriore testimonianza è stata portata ai ragazzi da Elisa Travaglini, ex allieva del Don Bosco ed ora Educatrice al Liceo, che ha raccontato la sua esperienza politica nel Comune di Borgomanero.

Vivamente interessati e partecipi gli alunni, che, opportunamente preparati dall’insegnante, hanno saputo cogliere l’importanza di un’occasione veramente speciale.

(Articolo a cura di Francesco Iorio,
Collegio “Don Bosco” di Borgomanero)

Solidale di Don Bosco – Giovani in Agricoltura

In data 2 ottobre 2018, la scuola Salesiana di Lombriasco, ha accolto una delegazione della Scuola Agraria Salesiana di Colonia Vignaud (Argentina) rappresentata da 4 studenti ed 1 docente.
Dall’Argentina continua il progetto di scambio culturale ed esperienze lavorative, nel “Solidale di Don Bosco – Giovani in Agricoltura“. Una settimana all’insegna della formazione, di incontri tra studenti degli Istituti, di visite presso le aziende del settore agroalimentare del territorio che partecipano al progetto e alla scoperta dei luoghi di Don Bosco nel Piemonte.  Il programma prevede incontri con i nostri studenti, visite tecniche e naturalmente la visita a Valdocco e al Colle don Bosco

La permanenza del gruppo Argentino, proveniente da una zona dove molti sono stati gli italiani emigrati anche dai pesi della zona di Lombriasco, sarà fino a venerdi e si conluderà con l’inaugurazione della settima sagra dell’anguilla. Il comune di Colonia Vignaud ha fatto da anni un gemellaggio con il paese di Virle Piemonte, a distanza di 10 km da Lombriasco e ora ha promosso questo scambio di studenti con la scuola salesiana. La presenza dei salesiani a Colonia Vignaud risale al 1903 e dagli anni settanta si è sviluppata la scuola agraria.

Il gruppo è guidato dal direttore pedagogico della scuola prof. Gustavo Mina.

Laboratorio di Gusto, banchi a isola, lavagne multimediali: ambienti rinnovati al Don Bosco di Borgomanero

Il Don Bosco è una scuola sempre in fermento. La didattica, negli ultimi anni, è stata profondamente rinnovata, introducendo forme di apprendimento attivo per competenze, cooperative, con l’ausilio di strumenti informatici.

Questo ha significato anche una rivoluzione degli spazi didattici, con il passaggio dalle tradizionali aule con i banchi frontali alla cattedra (che sottintendono l’idea che l’insegnamento sia solo la “trasmissione” del sapere dal docente all’allievo) ad “ambienti di apprendimento”, come consiglia la moderna didattica, con banchi a isole per una didattica cooperativa, lavagne tradizionali e multimediali per fare uso delle moderne risorse tecnologiche, sedie girevoli per favorire la rapida costituzione e modificazione dei gruppi di lavoro. Per favorire cioè un apprendimento che sia frutto di scoperta per esperienza attiva, nel costante dialogo con i compagni e con l’insegnante.

La scuola ha deciso per questo di investire considerevolmente in un rinnovamento di ambienti che non ha dunque, soltanto il fine estetico di rendere la scuola più “bella”, ma anche, e soprattutto, il fine didattico di rendere gli spazi più efficaci per le nuove forme di insegnamento.

Negli anni scorsi, ad esempio, tutte le aule sono state dotate di lavagne multimediali e di collegamento ad internet in banda larga. Quest’anno è stato inaugurato anche il nuovo laboratorio per l’indirizzo di Gusto del Liceo Economico Sociale, realizzato dove una volta c’era la vecchia aula di Scienze.

Anche gli spazi dello studio pomeridiano sono stati rinnovati, con nuove sedie e tavoli per il ripasso collettivo, sotto la supervisione di un insegnante e in parallelo agli sportelli disciplinari per il ripasso e per il potenziamento delle varie materie. L’intento del Don Bosco, infatti, è quello di essere una scuola aperta e viva anche al pomeriggio, dove sia possibile completare il lavoro della mattina insieme, con il sostegno di compagni e insegnanti.

(Articolo a cura di Matteo Leonardi del
Collegio “Don Bosco” di Borgomanero)

Lombriasco: ecco cosa offre il cortile di don Bosco

Una partecipazione attiva alla trentottesima edizione della manifestazione “Viverbe” – in programma a Pancalieri dal 14 al 18 settembre – per la Scuola Agraria salesiana Lombriasco.  La kermesse pancalierese –  che da quest’anno, grazie al crescente numero di espositori del settore vivaistico e officinale, si fregia del titolo di mostra mercato regionale – ha offerto ai visitatori un viaggio fra le erbe officinali – la menta è stata la protagonista -, piante d’ogni genere e tante curiosità.

Reduci da questa esperienza, i ragazzi del Cortile di don Bosco di Lombriasco, continuano l’avventura agroalimentare con la partecipazione alla 7° Sagra dell’Anguilla di Lombriasco – la consueta manifestazione gastronomica ricca di manifestazioni, eventi e musica, che si svolgerà dal 3 al 9 ottobre: un percorso tra le delizie gastronomiche locali che culminerà  con la Festa della Scuola salesiana, Domenica 7 ottobre 2018.

DOMENICA 7 OTTOBRE

Dalle ore 9.00 alle ore 17,00 presso il Piazzale Istituto Salesiano – 1 Fiera Agroalimentare “Cortili prodotti Don Bosco” a cura dei produttore ex allievi
A partire dalle ore 9,00 presso il Piazzale Istituto Salesiano – 6° Raduno Moto d’epoca in collaborazione con il “Moto Club La Rocca Cavour”.
Presso Istituto Salesiano i Madonnari di Bergamo dipingeranno per l’intera giornata, iniziando il mattino dalle ore 10,00 e ultimando i lavori verso le 18,00.
A partire dalle ore 11,00 6° Raduno Auto d’epoca e storiche organizzato e riservato al Piemonte Club Veteran Car.
Dalle ore 12.30 alle ore 19,00 presso tensostruttura Stand gastronomico 7° SAGRA dell’ANGUILLA.

Argentina – Mongolia – Italia, questo l’asse di definizione delle sfide future che verrà presentato nel progetto E-Commerce – sempre il 7 settembre alle ore 17,30 nell’Aula Magna dell’Istituto Salesiani Lombriasco – che prevede la valorizzazione dei “Prodotti-Don Bosco” mediante la vendita online, sia di prodotti che di servizi e consulenze, curata dai ragazzi ed ex-allievi dell’Istituto.

 

Maggiori info su salesianilombriasco.it

Scuola Media di Bra: See you next year con il City Camp.

Per il quarto anno consecutivo la Scuola Media Salesiana di Bra, in collaborazione con l’associazione ACLE, ha organizzato il City Camp dal 30 luglio al 3 agosto.

Destinatari i ragazzi e le ragazze dalla prima elementare alla terza media: in tutto 57 suddivisi in 6 gruppi. Le attività vengono gestite da tutor anglofoni provenienti da diversi paesi (1 Gran Bretagna, 3 Canada e 2 Stati Uniti) che interagiscono solo in inglese. I gruppi vengono suddivisi per età per consentire ad ognuno di sviluppare al meglio le proprie competenze. In ogni gruppo è presente anche un “helper”, scelto tra gli exallievi/e della nostra scuola, come supporto ai ragazzi e ai tutor; per loro un ottima opportunità per migliorare il loro inglese a contatto continuo con i tutor.

Il corso intende simulare l’esperienza inglese nella propria città. Si svolge dalle 9 alle 17 con un approccio ludico alla lingua inglese, che coinvolge molto i ragazzi. Un’idea senza dubbio valida e attuale basata su un approccio didattico umanistico affettivo (Rational Emotional Affective Learning) che ha il grande vantaggio di motivare la volontà di apprendere e fissare l’esperienza nella memoria a lungo termine, stimolando la sinergia tra discente e docente. I ragazzi hanno partecipato con interesse avvicinando la lingua inglese attraverso approcci diversi e nuovi e soprattutto a contatto diretto con la cultura di altri paesi.

Arrivederci al prossimo anno! See you next year!

(Articolo a cura della
Prof.ssa Francesca Chiarla)

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Incontri Catechisti CFP e SCUOLE ad Avigliana

Gli incontri per i catechisti dei CFP e delle SCUOLE con le rispettive équipe per il nuovo anno scolastico 2018/2019, organizzati dalla Pastorale Giovanile del Piemonte e della Valle d’Aosta, si terranno rispettivamente mercoledì 5 e giovedì 6 settembre 2018 presso la casa salesiana “Madonna dei Laghi” di Avigliana, Corso Laghi, 278.

Tema della giornata: il documento dell’Ufficio Nazionale Vocazioni “Buona Stoffa”

Le giornate saranno così organizzate:

mercoledì 5 settembre – Catechisti CFP e loro équipe
Ore 09.00 Arrivi
Ore 09.15 Ora media
Ore 09.30 inizio dei lavori, a partire dal documento dell’Ufficio Nazionale Vocazioni “Buona Stoffa” – d. F. Gheller
(Portare le relazioni e gli appunti delle conferenze dell’31 agosto)
Ore 11.45 S. Messa
Ore 12.30 Pranzo
Ore 14.15 Rosario
Ore 14.40 Ripresa dei lavori: Incontro con l’Ispettore – Riflessione sul lavoro del catechista e della sua équipe – d. S. Mondin
Ore 15.45 Plenaria con comunicazioni sull’anno
Ore 17.00 Termine

giovedì 6 settembre – Catechisti SCUOLE e loro équipe
Ore 09.00 Arrivi
Ore 09.15 Ora media
Ore 09.30 inizio dei lavori, a partire dal documento dell’Ufficio Nazionale Vocazioni “Buona Stoffa” – d. F. Gheller
(Portare le relazioni e gli appunti delle conferenze dell’31 agosto)
Ore 11.45 S. Messa
Ore 12.30 Pranzo
Ore 14.15 Rosario
Ore 14.40 Ripresa dei lavori – Incontro con l’Ispettore
Ore 15.45 Plenaria con comunicazioni sull’anno
Ore 17.00 Termine

A scuola, ci torno volentieri!

Si segnala la lettura dell’articolo di Alessandro Antonioli, appassionato docente torinese, circa la sua predilezione per l’insegnamento e il famigerato “ritorno a scuola”.

Perché ho iniziato a insegnare e perché sono felice di tornare a scuola

Quando settembre arriva, di solito porta con sé un sottile velo di malinconia. Per l’estate che finisce, per le avventure vissute con gli amici o in famiglia, per il tuo banco o la tua scrivania che ti aspettano di nuovo. Certo, anche io mi sono goduto questi giorni di riposo. Però mi sento davvero felice di tornare a scuola. Non voglio peccare di hybris né dare a tutti i costi l’impressione del docente perfettino: lo penso davvero. Semplicemente vorrei raccontare perché ho iniziato a insegnare e, di conseguenza, perché sono felice di tornare a scuola. Così come è successo, così come mi sento quando sta per iniziare l’anno scolastico.

Perché ho iniziato a insegnare?

A diciotto anni non avevo esattamente idea di quale fosse la mia vocazione. Ci riflettevo spesso, ma non cavavo un ragno dal buco. A scuola ero bravino nelle materie letterarie, ma non disdegnavo nemmeno quelle scientifiche. Sapevo quali facoltà non avrei voluto frequentare: non bruciava dentro di me il sacro fuoco della medicina, né quello di ingegneria o architettura. O fisica. O matematica. A un certo punto ho smesso di pensare per esclusione e mi sono concentrato sulle mie capacità. E, forse, ho finalmente incontrato le domande giuste. Quali sono le mie passioni? Che cosa mi entusiasma? Quale lavoro svolgerei volentieri per gran parte della mia vita? Come mi vedo tra vent’anni? E, soprattutto: quali talenti potrei mettere al servizio della comunità?

Un viaggio rivelatore

I miei interrogativi faticavano a trovare risposta, anche perché ai miei legittimi dubbi sull’avvenire si aggiungeva l’ansia dell’ultimo anno di liceo. Il tempo di prendere una decisione però incombeva, non potevo rimanere nel limbo degli indecisi. Finita la maturità intrapresi un viaggio in Terra Santa che non mi lasciò più dubbi. Prima di partire avevo pregato e chiesto un segno rivelatore sul mio futuro, ancora molto fumoso e inconsistente ai miei occhi. E così accadde. Mi trovavo a Gerusalemme e giravo per le viottole del mercato, snocciolando a una cara amica, anche lei oggi docente, tutte le possibili facoltà che mi attiravano.

L’amore per la letteratura

Mentre parlavo, non mi ero accorto che mi ero soffermato con particolare enfasi sulla possibilità di studiare la letteratura italiana, latina e greca – delle quali mi ero innamorato al liceo – per insegnarle con passione, in modo da rovesciare quel fastidioso cliché secondo il quale si tratta di materie vecchie, noiose e inutili. Lei mi aveva ascoltato con attenzione e mi aveva risposto così: «Mi hai raccontato di più strade, però ti brillano gli occhi quando parli soltanto di una di queste. E secondo me sai già quale». Finalmente capii: in quel momento la mia vocazione mi sembrava limpida, cristallina. E quindi Lettere Antiche fu.

Ho incominciato l’università con uno specifico desiderio: volevo diventare un professore. La mia famiglia e gli amici più cari mi appoggiavano, ma tanti conoscenti o parenti più lontani si lanciavano in smorfie di sorpresa: «Lettere antiche? Il professore? Ma sei sicuro? E poi come farai a mantenere la tua famiglia? Lo sai che lo stipendio è ridicolo, vero? Ci metterai anni, la strada è lunga! Dopo la laurea presto sarai disoccupato». Non mancava anche il canzonatorio ritornello degli amici ingegneri: «I big Mac ti aspettano!». Insomma, tutto cominciava sotto i migliori auspici.

Una certezza confermata

Durante gli anni di studi, prima in triennale e poi in specialistica, ho maturato la consapevolezza di aver preso la scelta giusta. Tranne qualche rara eccezione, gli esami affrontati mi piacevano molto e i docenti dell’università (spesso ingiustamente bistrattati) alimentavano il mio interesse e la mia cultura. Inoltre, parallelamente alla carriera universitaria procedeva un altro percorso, altrettanto importante e fondamentale: il mio essere educatore in parrocchia e in diocesi. Un cammino durato sette anni, durante i quali ho capito che mi piaceva stare in mezzo ai ragazzi, aiutarli a crescere, puntare su di loro. Per dotarli di strumenti per orientarsi in un mondo che spesso bollano come troppo complesso o difficile. Il ruolo di educatore mi ha insegnato tanto (anche perché non sono mai mancati momenti di formazione) e lo considero complementare a quello del professore: l’insegnante non trasmette solo nozioni, ma anche e soprattutto valori.

Mia sorella Eleonora e la lettura

Perché ho iniziato a insegnare? Più gli anni passavano, più mi convincevo del percorso intrapreso. E spesso scorgevo nel passato segni rivelatori della mia vocazione. Un esempio divertente? La mia prima “alunna” è stata mia sorella Eleonora, a cui a circa sei anni ho insegnato a leggere e scrivere. Io e lei abbiamo due anni di differenza e all’epoca io ormai frequentavo le elementari, mentre lei era rimasta all’asilo. Quello che imparavo a scuola glielo riproponevo a casa, lasciandole addirittura anche dei compiti che lei diligentemente svolgeva. Fogli su fogli pieni di lettere dell’alfabeto e di parole. E, insieme, la lettura di libri per bambini. 

I buoni maestri

Nel corso della mia carriera scolastica, ho vissuto il privilegio di lavorare con alcuni docenti davvero speciali, che hanno lasciato un’impronta profonda e determinante. Alle elementari, la maestra Silvia mi ha trasmesso il gusto per la lettura e per la scrittura. Ancora adesso ricordo la trepidazione con la quale aspettavo il momento in cui, verso la fine della lezione, ci leggeva delle pagine del libro Cipì di Mario Lodi. Alle medie, la professoressa Giusta ha liberato la mia fantasia e la mia penna, mentre della professoressa Poma ammiravo la saggia autorevolezza con cui guidava la nostra classe un po’ turbolenta. Alle superiori il professor Malaspina mi ha insegnato che è giusto pretendere tanto da te stesso se puoi dare tanto, mentre la professoressa Dotta mi ha fatto innamorare della letteratura greca e latina con spiegazioni che avrei ascoltato per ore. Insegnanti diversi con qualità diverse, ma una caratteristica in comune: amavano il loro lavoro e lo svolgevano con grande passione. Così tanta che a volte li guardavo a bocca aperta e pensavo: «Da grande vorrei diventare come loro!».

Ecco perché sono felice di tornare a scuola

Vivo a Torino. Questo è il mio terzo anno da professore e non vedo l’ora di ricominciare. Sono felice di tornare a scuola per rivedere colleghi e, soprattutto, gli allievi. Per incontrare facce nuove e per scoprire quanto sono cresciute o cambiate quelle già note. Mi attendono sfide esaltanti: un nuovo inizio in prima superiore, l’utilizzo di una nuova piattaforma digitale, Alatin, per il latino, i Promessi Sposi in seconda, un percorso didattico innovativo sulla complessità in geografia, la fine di un ciclo in terza media. Entrambi gli istituti in cui insegno – un liceo e una scuola media – sono salesiani: mi piace molto lo stile di don Bosco, è un’idea di scuola che si avvicina molto alla mia. All’ingresso del complesso di Valdocco, dove si trova la scuola media, campeggia una scritta: Qui con voi mi trovo bene: è proprio la mia vita stare con voi. Ecco, sono felice di tornare a scuola perché tra i ragazzi mi trovo bene e perché penso che quello sia il mio posto. Per questo motivo mi alzo volentieri presto al mattino, tengo volentieri lezioni in classe, mi fermo volentieri fino a tardi durante i colloqui con i genitori, lavoro volentieri con gli altri colleghi per migliorare di anno in anno l’offerta didattica ed educativa.

La ridondanza dell’avverbio volentieri non è un errore, è voluta. Perché è così che vivo l’insegnamento: al 100%, senza risparmiarmi, con tutta la mia passione e il mio entusiasmo, ma anche con i miei difetti, che cerco di limare e colmare con una formazione aggiornata e continua. Perché a scuola vado per insegnare, certo, ma anche e soprattutto per imparare.