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Un’allenza tra valori interiori, civili e spirituali, per ridare un’anima alla società intera: ecco l’appello di Nosiglia del 24 Maggio

Il tanto sospirato sole maggiaiolo splende su Torino e su Valdocco, oggi 24 maggio 2018. Fin dalle prime ore del mattino la Basilica Maria Ausiliatrice ha accolto, con un inebriante profumo di gelsomino finalmente fiorito, tutti coloro che desideravano omaggiare la Madre Maria durante la sua festa.

Alle ore 11 presso la Basilica si è svolta la S. Messa presieduta da S.E. mons. Cesare Nosiglia, trasmessa in Diretta TV: missionidonbosco.org e Telepace) e sulla Pagina Facebook di ANS-Agenzia Info Salesiana, che racconterà tutta la festa in diretta sul social network.

Qui di seguito l’omelia integrale dell’Arcivescovo Nosiglia che ha parlato del prossimo Sinodo dei Giovani, rilevando nuovamente le difficoltà degli stessi a collocarsi nel mondo e invita tutti ad “ascoltarli e a prendere sul serio i loro problemi e le loro osservazioni, a dare loro fiducia e semmai a sollecitarli nell’assumere compiti di responsabilità“; e per questo si sta svolgendo un lavoro instancabile della Diocesi nel creare una progettazione comune affinchè “le componenti del mondo del lavoro e della società” – ha spiegato il vescovo – “si rendano consapevoli che solo facendo rete è possibile affrontare i problemi dell’estesa disoccupazione giovanile che caratterizza il nostro territorio“. Lo sguardo poi si è posato, con l’affidamento a Maria Ausiliatrice, alla presenza di poveri in aumento in città e quindi ha esortato gli astanti ad  “abitare” le periferie esistenziali e geografiche con “un supplemento di umanità e di giustizia, da parte di tutti” per affrontare e risolvere concretamente le tante condizioni di vita difficoltose e aiutare a scorgere la luce alla fine del tunnel della povertà. Ha proseguito poi con un’aspra denuncia alla crescente idolatria, trasversale a tutti i livelli della società, “dell’individualismo, che ricerca solo i propri interessi e tornaconti, a scapito degli altri, e la ricerca del proprio benessere a scapito della solidarietà nei confronti dei più poveri“. Sua Eminenza, dunque, ha auspicato un rinnovamento dello stile di vita di ciascuno “per ricuperare quei valori non commerciali e non redditizi, in termini di denaro o di benessere, che lo sono però in cultura, spiritualità ed etica, anche sociale oltre che individuale“. Un accorato appello a rinvigorire il legame con quel “patrimonio di valori che le generazioni precedenti hanno accumulato con sacrificio” e rinsaldare l’alleanza  tra “valori interiori, civili e spirituali, per ridare un’anima non solo ai singoli, ma alla società intera, all’ambiente comunitario in cui vivono le persone e alla cultura dell’incontro e del sostegno reciproco, che tiene conto dell’apporto di ciascuno al bene comune“.

 

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In diretta da Valdocco – Solennità di Maria Ausiliatrice

In diretta da Valdocco – Solennità di Maria Ausiliatrice

Publiée par Agenzia Info Salesiana – Ans sur jeudi 24 mai 2018

 

Omelia dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare NOSIGLIA,
alla S. Messa della FESTA DI MARIA AUSILIATRICE

“Questa festa, che ogni anno ci vede riuniti ai piedi di Maria Ausiliatrice come Chiesa di Torino e comunità cristiana e civile della Città, è per noi un grande momento di riconoscenza nei confronti della Madonna per quanto compie a favore della Chiesa e dell’umanità con la sua presenza di Madre amorevole e ricca di tenerezza e bontà verso i suoi figli, che Gesù le ha affidato dalla sua Croce. Il Vangelo ci ha ricordato proprio questo momento supremo della vita di Cristo e di Maria, sua madre: Gesù, prima di morire, la affida al discepolo prediletto, Giovanni, e affida Giovanni a Maria. Anche noi oggi affidiamo a Maria Ausiliatrice anzitutto i giovani e il prossimo evento del Sinodo, che li vedrà protagonisti. Chiediamo a Maria Ausiliatrice che benedica la  prossima assemblea diocesana, che proprio sul tema del discernimento vocazionale, che sta al centro del Sinodo, promuoverà un’ampia riflessione in vista di un forte impegno, che dovrà investire tutte le nostre comunità ecclesiali, le famiglie e i giovani in prima persona. Don Bosco affermava che un giovane su tre ha nel cuore il desiderio di dedicare tutta la sua vita al Signore nel ministero sacerdotale o nella vita consacrata. E per questo invitava a pregare Maria Ausiliatrice, perché aiuti questi giovani ad avere il coraggio di rispondere positivamente a tale invito, che nasce dal Signore stesso che chiama.

I giovani sono purtroppo molto sfiduciati, perché non hanno voce nella società e vengono giudicati disimpegnati, senza ideali, per cui si lasciano accontentare dal divertimento, a volte anche trasgressivo. La separatezza tra il mondo adulto e quello dei ragazzi e giovani è una delle criticità più preoccupanti della nostra società. Don Bosco ci insegna ad avere uno sguardo e una considerazione diverse: ci invita ad ascoltarli e a prendere sul serio i loro problemi e le loro osservazioni, a dare loro fiducia e semmai a sollecitarli nell’assumere compiti di responsabilità. Allora, i giovani sono capaci di gesti e impegni di grande generosità e vigore sia spirituale che sociale. Don Bosco non si limitava ad accoglierli, ma si faceva carico delle loro necessità, come quella educativa e quella della loro professione.

Nell’Agorà del sociale, abbiamo fatto parlare direttamente i giovani, che hanno presentato le loro attese e difficoltà agli adulti e ai responsabili del mondo istituzionale, politico ed economico. Ora stiamo portando l’Agorà nei territori della diocesi, perché le varie componenti del mondo del lavoro e della società si rendano consapevoli che solo facendo rete è possibile affrontare i problemi dell’estesa disoccupazione giovanile che caratterizza il nostro territorio.

Affidiamo poi a Maria Ausiliatrice la crescente presenza di poveri nella nostra città. Essi rappresentano in questo momento i soggetti più deboli, per cui su di essi si concentra lo sforzo di tutta la diocesi. Sono in atto molteplici iniziative di accoglienza delle famiglie per la questione del lavoro, della salute e della casa; degli immigrati e dei rifugiati, sia adulti che minori; dei senza dimora, i quali restano purtroppo i più abbandonati a se stessi e verso i quali non si prendono provvedimenti concreti per migliorarne le condizioni di vita. L’incontro con loro sulla strada dove pernottano, nei dormitori per l’emergenza freddo e nelle mense, mi ha permesso di conoscerne molti e credo che un supplemento di umanità e di giustizia, da parte di tutti, potrebbe affrontare e risolvere tante delle loro condizioni di vita. I poveri stanno crescendo sempre più: le periferie esistenziali e geografiche delle nostre città non hanno superato l’abbandono che avevo denunziato a suo tempo, sia sul piano civile che culturale. Don Bosco, il Cottolengo, il Murialdo, la marchesa di Barolo ci insegnano che per dare risposte appropriate e permanenti bisogna “abitare” le periferie, nel senso di conoscere e incontrare le persone che le vivono. Se si sta in mezzo alla gente, si comprendono meglio le loro concrete possibilità, per cui bisogna sporcarsi mani e piedi lì dove la gente affronta giorno per giorno tante sofferenze e si sente scartata o poco ascoltata e, soprattutto, non vede la fine del tunnel di povertà che sta percorrendo.

Affidiamo infine a Maria Ausiliatrice la nostra città e la sua gente, perché sappiamo trovare insieme le vie più efficaci per sentirla come la nostra grande casa comune, di cui tutti e ciascuno abbiamo la responsabilità. C’è bisogno di ridare un’anima alla nostra città. Dice il Signore: «Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?» (Mc 8,36). Nella prassi di questi ultimi decenni, nella nostra società sono prevalsi alcuni pseudo valori che hanno molto accentuato l’aspetto finanziario ed economico, a scapito dei valori veri e fondanti di ordine civile, culturale, spirituale ed etico. Quando una persona, una famiglia, un popolo perde la sua anima, fondata su questo patrimonio di valori che le generazioni precedenti hanno accumulato con sacrificio e hanno consegnato alle nuove, imbocca una strada che conduce a una crisi permanente, che non si arresta, perché si avvita su se stessa come una spirale soffocante. Allora, si assolutizzano l’idolo dell’individualismo, che ricerca solo i propri interessi e tornaconti, a scapito degli altri, e la ricerca del proprio benessere a scapito della solidarietà nei confronti dei più poveri.

Un tempo non lontano il nostro Paese era considerato un punto di riferimento proprio per la ricchezza e creatività della sua cultura, sia laica che religiosa, della sua tradizione, fondata sul rispetto di ogni persona, soggetto di diritti inalienabili e universali, insieme ai corrispondenti doveri etici e civili, da conservare e promuovere. Oggi tutto ciò sta venendo meno di fronte al primato del denaro e della vita comoda, che si vuole difendere ad oltranza anche contro chi chiede accoglienza e solidarietà, giustizia ed equità. La stessa realtà religiosa è stata inficiata da questa mentalità e prassi di vita, anche se, a piccoli passi, stiamo però assistendo a un grande movimento di opinione pubblica e di uomini e donne di buona volontà, che ribadiscono con fatti concreti il primato dello spirito e della ricerca – anche sul piano della fede – del dialogo con diverse realtà religiose e civili.

L’idea prevalente che, di fronte anche al terrorismo omicida, oltre alla condanna scontata basti continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, come se quanto accade siano incidenti da dimenticare il più presto possibile, non ci induce a riflettere e a interrogarci su come reagire, cambiando e rinnovando il nostro stile di vita, per ricuperare quei valori non commerciali e non redditizi, in termini di denaro o di benessere, che lo sono però in cultura, spiritualità ed etica, anche sociale oltre che individuale. Tutto ciò darebbe sempre più forza e farebbe breccia anche nell’animo di tanti giovani, delusi e alla ricerca di motivazioni e ideali forti e in grado di dare alla loro vita un senso meno superficiale e basato solo sul benessere materiale e sullo sballo, che producono alla fine soltanto noia e rifiuto di ogni responsabilità, disimpegno e chiusura in se stessi e in un mondo virtuale o creato apposta dalle tante forme di dipendenze che spopolano e promettono felicità a buon mercato.

Compito della Chiesa, ma anche di ogni ambito e realtà educativa, compresi i mass media, è di promuovere un’alleanza per favorire linee comuni di indirizzo, che riportino in primo piano la considerazione e l’accoglienza di stili di vita basati su valori interiori, civili e spirituali, per ridare un’anima non solo ai singoli, ma alla società intera, all’ambiente comunitario in cui vivono le persone e alla cultura dell’incontro e del sostegno reciproco, che tiene conto dell’apporto di ciascuno al bene comune.

A te, Maria Ausiliatrice, che guardi i tuoi figli e figlie che a te ricorrono con fiducia, rivolgiamo la nostra preghiera, affinché, con la tua potente intercessione, possa sempre effondere su questa Città, sulla diocesi e sul loro territorio la benedizione del tuo Figlio e le grazie che egli vorrà concedere a quanti a te ricorrono, o Avvocata di misericordia e dolce Madre, aiuto dei cristiani.”

Cesare Nosiglia

>>> Prossimi appuntamenti di oggi

  • ore 15: benedizione dei bambini presieduta da don Claudio Durando sdb, parroco a Maria Ausiliatrice
  • ore 16: Vespri solenni presieduti da don A. Marino, direttore del Centro diocesano vocazioni (CDV)
  • ore 17: S. Messa presieduta dall’arcivescovo emerito CARD. SEVERINO POLETTO
  • ore 18.30:  S. Messa presieduta da DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME, RETTOR MAGGIORE dei Salesiani
  • ore 20.30: SOLENNE PROCESSIONE guidata dall’arcivescovo mons. CESARE NOSIGLIA; al termine S. Messa
    presieduta da mons. G. Martinacci, rettore della Consolata.

La Basilica sognata da don Bosco

Si segnala l’articolo a cura di Marina Lomunno pubblicato in data 24 Maggio 2018 su “Avvenire“:

Maria Ausiliatrice, ha 150 anni la Basilica sognata da don Bosco
Don Artime: aperti all’accoglienza dei giovani più fragili

Oggi è la festa liturgica di Maria Ausiliatrice, tra le celebrazioni religiose più partecipate dai torinesi che ogni anno, il 24 maggio, si uniscono idealmente alla Famiglia salesiana sparsa in 132 Paesi del pianeta, è particolarmente solenne: nelle Messe che da questa mattina alle 7 si susseguono ogni ora e questa sera, durante la processione con la statua della Vergine per le vie di Valdocco, viene ricordato il 150° di fondazione della Basilica di Maria Ausiliatrice. La chiesa, voluta da don Bosco in seguito al “celebre” sogno in cui la Madonna lo invitava a costruire a Valdocco “la sua casa” che divenne poi Casa Madre della Congregazione Salesiana e centro propulsore del metodo preventivo del santo dei giovani che la inaugurò e consacrò il 9 giugno 1868. E proprio sabato 9 giugno alle 10, in Basilica, con una Messa presieduta da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, si concluderanno ufficialmente le celebrazioni per il 150°, un fitto calendario di incontri, tra cui la visita compiuta a Valdocco dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti dello scorso 9 marzo.

Stamani alle 11 è in programma la concelebrazione presieduta dall’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia con il rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che alle 20.30 guideranno la processione. «La festa di Maria Ausiliatrice in quest’anno speciale – riflette don Enrico Stasi, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta per noi salesiani è stata l’occasione per rivalutare i sogni di don Bosco a cui la Madonna, nella Torino dell’Ottocento, affidò in particolare la cura dei giovani più poveri, il nostro campo di lavoro. Sono i ragazzi e le ragazze a cui don Bosco dedicò tutta la vita e che oggi ci vengono riconsegnati, giovani che a Torino, oggi, in una città con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 40% non è così lontana dalla realtà dove operava il nostro fondatore. C’è poi la dimensione ecclesiale: celebrare il culmine del 150° della fondazione della Basilica nei giorni in cui papa Francesco ha istituito la festa di Maria Madre della Chiesa stimola la famiglia salesiana a riappropriarsi del significato profondo della nostra fede mariana per ravvivare un nuovo impegno di carità che, sull’esempio dell’Ausiliatrice, si china sugli ultimi, su chi ha bisogno».

E i giorni della novena in preparazione alla festa nel 150° della Basilica sono stati caratterizzati da un altro “dono” speciale: la visita ispettoriale d’animazione del Rettor Maggiore don Artime alle opere e ai confratelli del Piemonte e della Valle D’Aosta: da Novara, per il 125° dell’Opera salesiana a Fossano per la benedizione del nuovo laboratorio di termoidraulica del Centro di Formazione professionale. E poi a Torino, a Valdocco per l’incontro con la Famiglia salesiana e i confratelli malati, nell’Opera San Paolo nel centenario di fondazione dove si accolgono minori stranieri non accompagnati e nella parrocchia salesiana del quartiere multietnico di San Salvario per l’apertura di un housing per giovani e l’inaugurazione di un nuovo laboratorio professionale per la riparazione di elettrodomestici rivolto ai neet, ragazzi che non studiano né lavorano. Il rettor maggiore nelle tappe della sua visita, richiamando l’invito alla concretezza e all’accoglienza che papa Francesco ha rivolto ai salesiani davanti alla Basilica di Maria Ausiliatrice il 21 giugno 2015 in occasione della visita a Torino per il Bicentenario di don Bosco, ha ripetuto: «Non è possibile dirsi cristiani e allo stesso tempo chiudere le porte. Non sono i politici a doverci dire cosa dobbiamo pensare sulle persone. Essere comunità cristiana e salesiana significa, in primo luogo, vivere con porte, mente e cuore aperti all’accoglienza delle diversità e dei giovani più fragili».

 

Di seguito, lo speciale su Maria Ausiliatrice che sarà in edicola Domenica 27 Maggio 2018 per La Voce E Il Tempo a firma di Gian Mario Ricciardi :

150 ANNI a Maria Ausiliatrice

È come immergersi in un mondo nuovo che non ha mai capovolto, come invece ha fatto la nostra società, i valori forti della vita. «…e il naufragar m’è dolce in questo mare». Il santuario di Maria Ausiliatrice brulica di gente; fuori finalmente il sole di una primavera bisbetica; sulla cupola quella statua dorata offre un abbraccio, universale ma discreto, nell’angolo delle meraviglie di Torino.

A poche centinaia di metri la Piccola Casa della Divina Provvidenza e il rondò della forca dove San Giuseppe Cafasso ha accompagnato tanti disperati; dietro la chiesa simboli, segni e case della grande famiglia ed avventura salesiana. La vita, la fede, il dono, la missione, l’impegno, la responsabilità. Penso ai cardini di una vita bella. Penso a tutti i Papi che ho inquadrato tra i banchi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco.
Rivedo gli arcivescovi che hanno guidato la sterminata processione del 24 maggio: Michele Pellegrino, Alberto Anastasio Ballestrero, Giovanni Saldarini, Severino Poletto, Cesare Nosiglia. Provo l’emozione di allora; sul sa-
grato le preghiere e i canti dolcissimi che trasformano per una sera Torino nella città della speranza.

Sì, perché, se ti fermi sotto un albero di corso Regina Margherita, vedi passare tutti i volti e le anime della città.
Maria Ausiliatrice, testimone silenziosa dei grandi momenti di una città difficile ma bella, complessa, laica, in questo spicchio di terra vicino alla Dora, ha visto camminare tanti santi e li vede ancora. Da fuori giungono le grida dei ragazzi dal cortile, luogo strategico per don Bosco: luogo di incontri, di confronto e di crescita. Mentre i politici, anche oggi, hanno lasciato lievitare la disoccupazione giovanile, lui, il santo giocoliere, andava a prendere i giovani in strada, come fanno ora i suoi. Ho un nodo in gola a ricordare quel prete, don Davide Durola, che ci ha rimesso la salute, dieci anni fa, per strappare dalle fogne i piccoli spacciatori di piazza Vittorio.

È cambiato il mondo; sono mutati i tempi, ma qui sono sempre un passo avanti. 1844: don Bosco, che sta ancora cercando una sede per il suo oratorio, sogna. «….vidi una chiesa piccola e bassa, un pò di cortile e giovani in gran numero..». Così la cappella Pinardi (la chiesa piccola), l’altra più grande ed infine Maria Ausiliatrice.

Sono passati 150 anni; ora è scrigno dei ricordi che stanno vicino a don Bosco, luce del futuro. Una chiesa nata dal coraggio di don Bosco e dalla sua grande devozione alla Madonna. La facciata richiama San Giorgio Maggiore a Venezia, del Palladio; sul campanile di destra l’arcangelo Gabriele, sull’altro l’arcangelo Michele, sul timpano le statue dei santi uccisi proprio qui; sull’attico San Massimo, primo vescovo di Torino, San Francesco di Sales e al centro, sotto il rosone, Gesù e i ragazzi.

Insomma, c’è tutto. E questo florilegio di messaggi e simboli ha seguito Torino sempre: nella miseria e nei drammi delle guerre, nel salvataggio degli ebrei al tempo delle leggi razziali, nei flussi delle grandi migrazioni (come oggi), nel consumismo e nella crisi.

Sì, Maria Ausiliatrice è un porto di terra. Da qui sono partiti i missionari per l’Argentina e 135 altre nazioni; da qui passano migliaia di salesiani impegnati sulle varie frontiere e nelle scuole, nei cinque continenti. Eppure, tutto è rimasto così semplice. C’è chi prega, chi aspetta di confessarsi, chi cerca un prete per confidargli le sofferenze della vita.

Ricordate i tre amori di don Bosco? La Madonna, l’eucarestia, l’amore al Papa. Ecco perché navigo in un mondo diverso mentre le auto e i bus, sul corso, sfrecciano veloci verso la periferia delle montagne olimpiche.
I social, l’ostentazione delle diversità, la famiglia naturale sgretolata, nessuna regola, nessun confine. Fuori, in strada, c’è questo.

Ma Maria Ausiliatrice e i cortili del Valdocco non sono affatto isole, anzi, ora sono un arcipelago che offre percorsi per trovare un lavoro con un mestiere in mano, come si diceva una volta; accoglie immigrati e li segue nell’inserimento nella società; ha per primo sperimentato le nuove figure che l’economia post crisi cerca. Quindi innovazione, fantasia, creatività e quel trovarsi a pregare il mattino, la sera e nelle ore più improbabili.
I «neet» cioè i giovani che né studiano né lavorano, con don Mergola a San Salvario, ripareranno lavatrici. Sono nella casa della Madre dei salesiani. Qui, don Bosco ha intrapreso la sua opera per e con i giovani, quelli di Torino prima, poi quelli del mondo. In Patagonia, a Rauwson, c’è un caseggiato che somiglia a quelli del Valdocco, c’è un cortile come questi. Una copia che hanno messo insieme donne e uomini partiti da qui.  Incredibile, ma vero, perchè Rauwson è 430 chilometri a sud , verso la terra del fuoco, da Commodoro Rivadavia. Così in mille altre parti del mondo.

Eppure, chi giunge qui dal mondo, va ad inginocchiarsi davanti alla tomba di don Bosco e prega. Ora come 150
anni fa.. E per tutti ci sono le tappe di un pellegrinaggio reale e virtuale: l’ascolto della parola di Dio, la preghiera, la confessione, l’eucaristia, l’affidamento, una fede rinnovata, un impegno rafforzato. I salesiani e la Madonna, don Bosco e la Madonna: un rapporto forte e duraturo. Per costruirla si dovettero superare (come oggi) molte difficoltà. Venne consacrata il 9 giugno 1868. Da allora, lega in modo indissolubile il nome di don Bosco a quello dell’Ausiliatrice. La invocano «auxilium Christianorum»,«Aiuto dei cristiani». È così ma in realtà, incastonata com’è in questo ritaglio di terra così antico di Torino, è «aiuto a tutta la città». In un certo senso è l’altra Consolata: quello un santuario nel cuore della città storica, questa suggello di un’avventura incredibile e forse irripetibile, quella di un prete, i giovani e il mondo. «La Madonna dei tempi difficili», l’hanno chiamata così tante volte: quando imperversavano le bombe sulla città e chi poteva correva nei rifugi; quando le crisi ricorrenti e l’interminabile recessione hanno drenato persone e le loro anime. Forse è così. E la prova, ancora una volta, sta in quelle persone, uomini e donne che, col sole o con la pioggia, nella nebbia e nella canicola, varcano la soglia per portare il loro bagaglio di sofferenze, paure, ansie, drammi davanti alla Madonna che da sempre veglia sui ragazzi e sulle ragazze. Uno slancio di religiosità e spiritualità antica e nuova che la grande ventata di relativismo della fede non è riuscita a scalfire. E si vede: almeno 30-40 mila persone alla processione, la gente sui balconi; al passaggio della statua, c’è chi si fa il segno della croce, a volte sbagliandolo perché se l’era dimenticato. Maria Ausiliatrice, ricchezza e risorsa nei tempi del trionfo del cattivo gusto. E, non dimentichiamolo, è un santuario che presiede l’integrazione del grande esodo dall’Africa e dai paesi poveri. I primi immigrati sono venuti qui a Porta Palazzo, in via Cottolengo, a Borgo Dora: culture e religioni diverse che, gradualmente, si stanno integrando. Forse ne sa qualcosa anche lei, lassù, sulla cupola.

È un santuario locale e globale, glocal; è uno dei pochi che racchiude nelle sue navate le cappelle laterali, i quadri, i simboli del mondo e della sua terra. Quella suora, appena entrata, ci ricorda come «a perenne riconoscenza dei favori ricevuti» don Bosco fondò anche la congregazione delle figlie di Maria Ausiliatrice.

C’è, nella penombra della sera, un bellissimo quadro che mi colpisce, realizzato proprio 150 anni fa. Si vede Maria Ausiliatrice con lo scettro e in braccio il bambino, circondata dagli apostoli e dagli evangelisti, sospesa su una nuvola. Sullo sfondo, in basso, il santuario e l’oratorio: il cielo e la terra, la Madonna e l’oratorio.

Ecco, un secolo e mezzo dopo, stessa mission, profetica come il suono delle sue campane: inconfondibile.

Don Errico, il santuario come casa

Don Guido Errico, direttore della comunità Maria Ausiliatrice, «fotografa» il 2018.

Dopo 150 anni cos’è il santuario di Maria Ausiliatrice per i torinesi?

Esprime una tradizione mai interrotta di fede e devozione popolare. La presenza di questo tempio nel cuore della Città di Torino ricorda che, nel vortice della metropoli, tutti abbiamo bisogno di tornare a casa e di trovare una presenza accogliente.

I contatti, le presenze, la grandissima processione quale Torino esprimono, dopo la grande crisi che ha creato precari e poveri ma anche «desertificato» le anime?

La crisi nata, in gran parte, anche da speculazioni finanziare ci ha portato a diffidare gli uni degli altri considerando nemico il vicino. La basilica, con tutte le sue espressioni, manifesta il desiderio di comunità a cui tutti aneliamo, anche nel continuato impegno, avviato da Don Bosco, di servire i giovani poveri e le persone del ceto popolare.

Gli insegnamenti di don Bosco, il mondo salesiano, Valdocco luogo simbolo: tutti questi simboli come caratterizzano la spiritualità nel santuario?

È una realtà mondiale, un punto di riferimento per tutti quelli che, avendo conosciuto Don Bosco e i suoi insegnamenti, guardano al nostro santuario di Valdocco come il luogo dove si è realizzata la promessa di Dio di rendere il nostro santo vero padre e maestro dei giovani. Vediamo che questa aerea salesiana di Valdocco continua ad essere casa per tanti giovani torinesi e tanti altri pellegrini delle più diverse aree geografiche.

Chi bussa alla porta oggi?

I giovani, i consacrati della famiglia salesiana, le famiglie, le coppie che chiedono a San Domenico Savio il dono di un figlio e affidano a lui il quotidiano impegno educativo, i tanti educatori, laici e consacrati, che cercano sostegno e incoraggiamento. Bussano, inoltre, i poveri, chi è in cerca di lavoro, chi desidera sposarsi ma è frenato da difficoltà economiche, i giovani in cerca della propria vocazione e i nonni che chiedono forza per rimanere fedeli all’impegno di educare alla fede i propri nipoti. Un popolo intero, insomma.

 

Una nuova Guida alla Basilica di Maria Ausiliatrice

In occasione della Festa di Maria Ausiliatrice, 24 Maggio, la casa editrice Elledici pubblica una nuova “Guida alla Basilica di Maria Ausiliatrice” a cura di Enrico Lupano, sdb, accoglie e guida ogni giorno centinaia di pellegrini in visita a Valdocco, e Valerio Bocci, sdb, è direttore editoriale della Elledici e autore di sussidi catechistici di grande diffusione.

Dal cuore e dal coraggio di Don Bosco è nata a Torino la Basilica di Maria Ausiliatrice, che oggi è uno dei principali luoghi di devozione alla Vergine.

Il volumetto, con un ricco apparato iconografico, guida a una visita dettagliata della Basilica seguendo due percorsi, uno storico-artistico e uno spirituale, per pregare Maria nella sua “casa” e ricordarla anche da casa propria.

 

 

 

Famiglia Salesiana: “porte aperte e cuore aperto devono essere la nostra distinzione”

Nella sua terza giornata di visita in Piemonte, domenica 21 maggio, il Rettor Maggiore ha incontrato i membri dei vari gruppi della Famiglia Salesiana: nel teatro grande di Valdocco si sono radunate più di 400 persone, tra Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiani Cooperatori, membri dell’Associazione di Maria Ausiliatrice, Ex-allievi ed Ex-allieve di Don Bosco ed FMA, Volontarie di Don Bosco, Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani, membri della Congregazione di San Michele Arcangelo, Suore di Maria Auxiliatrix e membri della Fraternità Contemplativa Maria di Nazaret.

Don Àngel ha invitato ciascuno dei presenti a “vivere nella Chiesa la bellezza della propria vocazione, con il carisma proprio di ogni gruppo della Famiglia Salesiana“; ha ricordato anche che per fare ciò è necessario un cammino profondo di conoscenza reciproca: non si può infatti amare ciò che non si conosce. In occasione della Festa di Pentecoste, ha sottolineato inoltre che “la cosa più preziosa che possiamo e dobbiamo offrire agli altri nella Chiesa, nella Città dove ci troviamo, non è il cosa possiamo fare, ma è la nostra testimonianza di comunione: mostrare la nostra Famiglia Salesiana unita è un dono prezioso di Dio e dello Spirito Santo”.

Le parole di Don Àngel hanno coinvolto e commosso la platea del teatro, che è intervenuta con numerose domande; il suo stile semplice e diretto ha diffuso un messaggio positivo e di speranza per tutta la Famiglia Salesiana, alla quale è stato infine ricordato che “porte aperte e cuore aperto devono sempre essere la nostra distinzione”.

Don Angel abbraccia i giovani del MGS

Un sabato speciale quello vissuto da don Angel il 19 maggio a Valdocco.

Nel pomeriggio l’appuntamento è stato quello dedicato all’incontro con i giovani del Movimento Giovanile Salesiano. Un momento che ha fatto vibrare i cuori dei più di 500 partecipanti. In quel clima di gioia ed allegria che contraddistingue lo stile educativo di don Bosco i giovani si sono stretti intorno al Rettor Maggiore per dimostrargli il loro affetto e la loro riconoscenza, per raccontargli le esperienze importanti del loro cammino e per confrontarsi sui temi che reputano più carichi di significato per la vita: l’annuncio missionario del Vangelo verso i più poveri, lo stile di animazione e di educazione ereditato dal Santo Fondatore, la vita di fede e le scelte “vocazionali” della propria vita.

Il Rettor Maggiore ha stimolato i giovani sui diversi temi invitandoli a sognare in grande:

Animazione Missionaria

“Il Papa ci invita costantemente a vivere una Chiesa in uscita. Le nostre case salesiane, i gruppi giovanili che frequentano i nostri ambienti, devono avere come prima condizione un impegno concreto ad essere aperti a tutti. Con una testa “aperta” ed un cuore “aperto”. La diversità è un dono e l’accoglienza è una parola cristiana. Avere la sensibilità di comprendere questo è già avere la predisposizione per una Chiesa in uscita. Non c’è bisogno di attraversare il mondo per vivere tutto questo. Un cuore aperto all’accoglienza è il dono che dobbiamo custodire e far crescere. Io credo di più nel vostro cuore cari giovani che nel cuore dei politici e delle persone importanti.”

“I Siria, ad Aleppo, ho trovato una città distrutta al 70%, ma al tempo stesso una comunità che non si è arresa alla morte, che mi ha testimoniato una fede che ha costantemente alimentato la speranza: un giorno quella città tornerà ad essere bella. La casa salesiana è stata la casa della accoglienza e delle porte aperte per tutti, la casa dove centinaia di giovani dormivano e trovavano rifugio. Questo è l’esempio da seguire.”

Animazione dei Giovani

“Quello che è prezioso ai miei occhi è ciò che rimane della esperienza dell’animazione: la mia vita è bella e lo è ancora di più se colgo fino in fondo l’opportunità di condividere, di donare il mio tempo e la mia persona. Continuate a farlo e a prepararvi per viverlo fino in fondo.”

Vocazione e fede

Trovo bellissimo vedere un gruppo così numeroso di giovani che non hanno paura di ascoltare questa parola: Vocazione. Lo vedrete nella vostra vita che non potete aspettare che le cose più importanti vi siano servite su un piatto d’argento così come ci propongono i mass media. Le cose importanti hanno una strada diversa. Non dipendono dalla fortuna. Nessuno verrà a regalarvi il posto della felicità. Questo è una conquista ed un cammino personale. Non dovete vivere senza avere un progetto di vita, un sogno da realizzare, un ideale. Cosa desidero fare della mia vita e cosa ha sognato Dio per me? Quando il sogno di Dio viene ad abitare nel mio allora è sicuro che la mia vita sarà piena. Non vi dico che sia facile. Non vi dico che sarà senza sacrificio. Ma vi dico che sarete felici.

Stefano Mondin Carmela Busia Enrico Stasi Agenzia Info Salesiana – Ans Paola Casalis MGS Day … hugging don Angel, hugging don Bosco …

Publiée par MGS Piemonte, Valle d'Aosta e Lituania sur samedi 19 mai 2018

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Torino: “La Città di Don Bosco” – 23 Maggio 2018, Valdocco

Il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, in occasione della celebrazione del 150° anniversario della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice, e in vista della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Panama, ha desiderato realizzare una pubblicazione che proponga uno sguardo sulla città amata da Don Bosco.

“La città di Don Bosco” è un libro diviso in tre parti. La prima offre una panoramica sui principali luoghi incontrati da Don Bosco quando giunse a Torino nei suoi anni da chierico studente.

La seconda parte del libro presenta Don Bosco nel mezzo della sua missione, i luoghi significativi della città e la ricerca e il consolidamento dell’oratoria che sognava. Alcune prime immagini mostrano il suo viso bonario, ma affaticato dal lavoro, altre foto presentano Don Bosco in primo piano nel corso degli anni e la serenità del suo volto che trasmette pace, saggezza, “un uomo profondamente uomo, profondamente santo”.

Una parte importante del libro è dedicata alla Basilica di Maria Ausiliatrice, un luogo che quest’anno celebra il suo 150° anniversario. Per Don Bosco fu il cuore della sua opera e un simbolo di amore per Colei che fu la sua Maestra e Guida.

La parte più importante del libro è quella che il Rettor Maggiore stesso ha voluto porre come titolo: “La città di Don Bosco”. Torino non fu solo una città, era il luogo in cui Don Bosco si donava ai giovani. La città dove vive Don Bosco oggi: il cuore dei giovani di tutto il mondo.

Questa è “La città di Don Bosco”, una città piena di vita e di sogni, dove ci sono i giovani; e dove ci sono i giovani, lì vive Don Bosco.

“La città di Don Bosco” non sono i luoghi; sono le storie, i volti, i nomi, le vite di tanti giovani del mondo che aspettano i Salesiani.

Questo libro è l’invito a una passeggiata per le vie di Torino con Don Bosco, sui suoi passi, fino alla sua ‘vera’ città: i giovani di oggi… Con la misura del suo cuore: il mondo intero!” scrive Don Ángel Fernández Artime.

Il libro “La città di Don Bosco”, a cura di don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano italiano, promosso dal Dicastero per la Comunicazione Sociale, su desiderio di Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore e X Successore di Don Bosco, sarà presentato mercoledì 23 maggio alle 18:00 nella sala Sangalli di Valdocco, in Via Maria Ausiliatrice 32, a Torino, con la presenza di autorità civili e religiose e dello stesso Rettor Maggiore.

Affidamento a San Domenico Savio in Basilica

Nell’anno 150° dalla consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino Valdocco, si è vissuto, nella sera di venerdì 4 maggio 2018, un incontro di affidamento a San Domenico Savio, le cui spoglie sono custodite presso l’altare a lui dedicato in Basilica, per giovani coppie che desiderano aprirsi al dono di una vita nuova.

La tradizione dell’abitino di San Domenico Savio è ogni giorno testimoniata da tante mamme e famiglie che, prima o dopo la nascita di un bambino o di una bambina, pregano invocando l’intercessione del giovane santo e si affidano a lui nell’impegno di educare cristianamente la nuova vita che il Signore ha donato.

È stata l’occasione per un sincero e commovente affidamento a San Domenico Savio e per ascoltare alcune testimonianze di vita.

L’incontro è stato curato in collaborazione con il Gruppo ADMA (www.admadonbosco.org) e la sezione torinese del Movimento per la vita (www.vitatorino.org).

  

 

XII Concorso Nazionale Dei Centri di Formazione Professionale d’Italia – Settori grafica e serramentistica

Da Lunedì 7 Maggio a Venerdì 11 Maggio 2018 si svolgerà, nella sede locale del Cnos-Fap di Valdocco, il XII Concorso Nazionale Dei Centri di Formazione Professionale d’Italia – Settori grafica e serramentistica.  Il programma prevede per ciascun settore la realizzazione di un capolavoro che concorrerà per la vittoria finale.
I 20 ragazzi del settore grafico sono provenienti da dieci Centri di Formazione Professionale italiani e la loro prova si concluderà con la presentazione di quanto realizzato alla presenza della giuria.
Concorrenti Settore GRAFICA
Arese – Marega Nicholas & Pendolino Angela Maria
Ariccia – Dandini Daniel & Ferdinandi Matteo
Bergamo – Comiti Nicole & Mapelli Matteo
Bologna – Gurrieri Alice & Monti Laura
Este – Barollo Federico & Schivo Raffaele
Mestre – Cojocariu Giorgiana & Michelin Gabriele
Milano – Ramirez Lopez Dennys Oswaldo & Scaler Giulia
Roma Pio XI – Peyer Ginger Ashley & Serangelli Damiano
Torino Valdocco – Brisacani Alessandro & Scarpitti Lorenzo
Verona – Aldà Elisa & Prando Gaia
Per quanto concerne il Concorso Serramentistico, con 6 partecipanti provenienti da tre diversi Centri di Formazione Professionale, si concluderà nella giornata di giovedì. Venerdì 11 Maggio sono previste le premiazioni.
Concorrenti Settore SERRAMENTISTICO
Genova Villaggio del Ragazzo – Motta Andrea & Rossi Gabriele
Roma Gerini – Fabrizi Marco & Maksuti Andrea
Torino Valdocco – Aboelela Moustafa & Lazer Marku
Due ex-allievi del Centro di Formazione Professionale di Mestre sono stati incaricati dal Cnos-Fap Nazionale di realizzare le riprese e le gallerie fotografiche per l’intera durata della manifestazione.
Venerdì 11 Maggio 2018 è prevista la Cerimonia di Premiazione dei Vincitori presso il Palazzo della Regione (Sala Congressi) di Piazza Castello, 165, Torino. Qui di seguito il programma.

San Domenico Savio ed il dono della vita

Nell’anno 150° dalla consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino Valdocco, si organizza un incontro di affidamento a San Domenico Savio, le cui spoglie sono custodite presso l’altare a lui dedicato in Basilica, per giovani coppie che desiderano aprirsi al dono di una vita nuova.

La tradizione dell’abitino di San Domenico Savio è ogni giorno testimoniata da tante mamme e famiglie che, prima o dopo la nascita di un bambino o di una bambina, pregano invocando l’intercessione del giovane santo e si affidano a lui nell’impegno di educare cristianamente la nuova vita che il Signore ha donato.

L’invito è per Venerdì 4 maggio 2018, alle ore 21.00 nella Basilica “Maria Ausiliatrice” di Torino. L’appuntamento sarà occasione per l’affidamento a San Domenico Savio e l’ascolto di alcune testimonianze.

L’iniziativa è parte del programma proposto in occasione del 150° anniversario della consacrazione della Basilica “Maria Ausiliatrice” (1868 – 9 giugno 2018).

Settimana Comunitaria con Maria Ausiliatrice

Ecco una nuova opportunità durante il mese dedicato a Maria Ausiliatrice: la Settimana Comunitaria.  Un’occasione per confrontarsi, per fare esperienza di fede e preghiera, amicizia, condivisione, dialogo e ascolto, condividendo la vita di ogni giorno insieme ad altri giovani con un’ équipe mista di salesiani.
Una settimana in cui si partecipa alla propria vita ordinaria – viene garantito, infatti, il tempo di andare a lezione in università, studiare e lavorare – arricchendola quotidianamente con momenti di incontro, condivisione e preghiera nella forma della vita comunitaria.
La Settimana Comunitaria si terrà a Valdocco da Domenica 20 Maggio 2018, a partire dalle ore 18.00, fino alle ore 9.00 di Venerdì 25 Maggio 2018, ed è rivolta a tutti i ragazzi dalla 5ª superiore in poi che frequentano (o hanno già frequentato) i gruppi “GR DISC” e per tutti i giovani che desiderano approfondire la conoscenza di una comunità salesiana.
Per partecipare è necessario il confronto con il responsabile del proprio centro.
Alla domanda “Perché partecipare alla settimana comunitaria?” don Fabiano Gheller, delegato dell’Animazione Vocazionale dei Salesiani dell’Ispettoria, replica immediatamente: “Per vivere come don Bosco con altri giovani, nella normalità di settimane colme di studio, nella terra santa salesiana. Provare per credere!”