Cagliero 11 – “Rilanciare la Pace” – Dicembre 2025

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°204 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Dicembre 2025.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo affinché la pace possa dimorare nelle comunità salesiane e nel cuore delle persone che abitano nelle zone di guerra.

Per i cristiani nei contesti di conflitto.

 

Cari amici,

come salesiano di Don Bosco, ho avuto la fortuna di essere testimone del coraggio e della fede dei nostri confratelli che vivono e prestano servizio in luoghi difficili. Recentemente ho visitato il Myanmar e la Terra Santa, due regioni ferite dalla violenza e dalla divisione. In entrambi i luoghi ho incontrato salesiani che, nonostante la paura e l’incertezza, continuano a vivere il Vangelo con gioia, offrendo educazione, speranza e pace ai giovani.

Devo confessare che il loro coraggio, la loro fede e la loro testimonianza mi hanno toccato profondamente. Mi hanno ricordato che anche nei momenti più bui, Dio non smette di prendersi cura dei Suoi figli. Dobbiamo sempre rimanere positivi, confidando che Dio può trarre il bene da ogni prova.

Dio non vuole la guerra, Dio vuole la pace“. Con queste parole, Papa Leone ci esorta a pregare per la pace. Uniamoci in preghiera affinché la pace regni nelle nostre comunità e nei cuori di tutti coloro che soffrono a causa dei conflitti. Possa la nostra presenza salesiana continuare a essere una piccola fiamma di speranza, dimostrano che l’amore è più forte dell’odio e che la pace di Gesù può ancora trasformare il mondo.

Con preghiera e gratitudine,

Don Gabriel Stawowy SDB,
Economo Generale

#MONFERRATO-CHE-EDUCA! e “Tu come stai?”: nasce una rete per il benessere e l’educazione dei giovani

Nel cuore del Monferrato Casalese prende vita un progetto ambizioso e necessario: è stato ufficialmente sottoscritto il Protocollo d’Intesa #MONFERRATO-CHE-EDUCA!, un patto educativo che coinvolge enti pubblici, scuole, servizi socio-assistenziali, ASL, terzo settore e realtà educative del territorio.

L’obiettivo? Costruire una Comunità Educante strutturata, capace di promuovere benessere, sviluppo e opportunità per bambini, ragazzi e famiglie dei 48 Comuni del Distretto Socio-Assistenziale di Casale Monferrato, che conta oltre 77.000 abitanti.

Ispirato ai principi UNESCO e alle Linee di Indirizzo Nazionali per il sostegno alle famiglie vulnerabili, il Protocollo riconosce l’educazione come bene comune e leva strategica per contrastare la povertà educativa, la dispersione scolastica e lo spopolamento dei territori fragili.

Il nome stesso del progetto racchiude la sua missione:

  • #MONFERRATO: il territorio da valorizzare e rendere protagonista;
  • -CHE-: le persone e le istituzioni che lo abitano e collaborano;
  • EDUCA!: l’azione urgente e condivisa per costruire futuro.

Il Patto Educativo di Comunità si propone di:

  • Promuovere progettualità condivisa e partecipata tramite co-programmazione e co-progettazione;
  • Rafforzare il ruolo dell’educazione come priorità strategica del territorio;
  • Garantire uguaglianza di diritti e risposte personalizzate ai bisogni educativi;
  • Valorizzare il patrimonio culturale e sociale delle comunità locali;
  • Favorire il benessere integrale di bambini, ragazzi e famiglie;
  • Sviluppare competenze di cittadinanza attiva e responsabilità sociale;
  • Contrastare spopolamento e povertà educativa, migliorando la qualità della vita delle comunità.

Per coordinare le azioni è stato istituito il Tavolo di Coordinamento #Monferrato-che-educa!, con rappresentanti del Servizio Socio-Assistenziale, del Comune di Casale Monferrato, delle scuole e del terzo settore.

Nei primi anni, il Protocollo si concentrerà su tre macro-temi:

  1. Dispersione scolastica: analisi, prevenzione e contrasto;
  2. Extrascolastico: doposcuola, attività sportive, ricreative e sviluppo delle soft skills;
  3. Famiglie: partecipazione, corresponsabilità e genitorialità positiva.

Ogni anno, entro il 30 settembre, sarà definito il programma condiviso delle attività, con verifica e monitoraggio dei risultati.

Tra i promotori e firmatari del Protocollo figurano:

  • Comune di Casale Monferrato (Capofila)
  • Servizio Socio-Assistenziale del Distretto
  • ASL AL – Casale Monferrato
  • tutti gli Istituti Comprensivi e Superiori del territorio
  • Istituto Sacro Cuore di Gesù – Salesiani Casale M.to
  • Caritas Diocesana
  • Cooperativa Elleuno
  • APS Penelope
  • altre realtà educative e sociali attive nel Monferrato

Il Protocollo ha durata triennale e potrà accogliere nuovi partner nel tempo.

 “Tu come stai?”: il primo progetto operativo

Tra le iniziative già attive nel territorio spicca “Tu come stai? La comunità per il benessere dei giovani”, dedicato al benessere psicologico e relazionale degli adolescenti.

Coordinato dal Comitato Interregionale di Salesiani per il Sociale Piemonte e Valle d’Aosta APS e finanziato da Impresa Sociale Con i Bambini, il progetto si rivolge a ragazze e ragazzi dagli 11 ai 18 anni offrendo una risposta concreta e tempestiva alle richieste di supporto dei giovani del Monferrato.

Attraverso percorsi preventivi nelle scuole e sul territorio, l’iniziativa:

  • Attiva i Gate, presìdi di ascolto e presa in carico psico-educativa;
  • Promuove formazione e strumenti per rafforzare la comunità educante;
  • Organizza eventi annuali dedicati all’ascolto, alla partecipazione e alla sensibilizzazione.

Grazie al lavoro dell’équipe multidisciplinare e alla sinergia tra scuole, ASL, Comune e terzo settore, “Tu come stai?” offre una risposta concreta e tempestiva alle richieste di supporto dei giovani del Monferrato.

Appello di Salesiani per il Sociale: è prioritario investire stabilmente sull’infanzia e l’adolescenza e costruire un nuovo Patto Educativo

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa di Salesiani per il Sociale.

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In occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la rete Salesiani per il sociale rinnova il proprio impegno a garantire a bambini e ragazzi il diritto fondamentale di crescere in un ambiente sicuro, protetto e ricco di speranza.

Oltre 100mila beneficiari raggiunti ogni anno attraverso più di 600 realtà territoriali distribuite in tutta Italia, che include 97 servizi socioeducativi, tra cui 45 Centri diurni e 33 Case famiglia: sono i numeri della rete dei Salesiani per il sociale che, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (20 novembre), rinnova il proprio impegno nell’assicurare a bambini e ragazzi in difficoltà la possibilità di vivere in contesti educativi sani, accoglienti e stimolanti. In Italia sono circa 33mila i minorenni che vivono lontano dalla propria famiglia d’origine, senza contare gli oltre 16mila minori stranieri non accompagnati. Tutti hanno un diritto fondamentale: crescere in un ambiente sicuro, affettivo e favorevole al loro sviluppo. Nelle 33 Case famiglia della Rete salesiana sono accolti circa 300 minori, tra i 12 e i 18 anni, su richiesta dei servizi sociali e con disposizioni del Tribunale per i Minorenni:

«Molti di questi bambini e adolescenti hanno alle spalle esperienze di abbandono, violenza o solitudine. Ognuno di loro porta dentro di sé una ferita, ma anche una possibilità – spiega don Francesco Preite, Presidente nazionale di Salesiani per il sociale – Ci ispiriamo al Sistema Preventivo di don Bosco, che mette al centro la relazione e la crescita integrale della persona, anche nella sua dimensione spirituale. Le nostre Case famiglia non sono luoghi meramente assistenziali, ma case dove crescere e imparare a credere di nuovo in sé stessi e negli altri. Il nostro obiettivo non è solo proteggere, ma restituire futuro. Per questo chiediamo un nuovo patto sociale ed educativo tra Istituzioni, Terzo Settore, scuola, Chiesa e territori, capace di costruire una rete solida fatta di strutture accoglienti, operatori formati e percorsi di inserimento sociale efficaci, insieme a investimenti stabili nelle politiche per l’infanzia e l’adolescenza».

All’interno delle Case famiglia, i ragazzi trovano un ambiente sicuro e inclusivo che dà loro opportunità concrete di crescita: scuola, sport, formazione professionale, relazioni sane e una comunità educativa che li accompagna ogni giorno. Anche dopo i 18 anni, Salesiani per il sociale continua a sostenerli nella ricerca di una casa, di un lavoro o nel proseguimento degli studi. Molti di loro, diventati maggiorenni e usciti dalla Casa famiglia, tornano a far visita, a condividere traguardi e momenti importanti: segno che l’appartenenza alla comunità salesiana non si esaurisce con la fine del percorso, ma diventa famiglia per sempre. Sono testimonianza e ispirazione per chi vive ancora in Casa famiglia, la prova concreta che un’altra vita autonoma e piena di soddisfazioni è possibile.

Gli educatori sono il cuore pulsante delle comunità: accompagnano i ragazzi nella vita di ogni giorno e curano i rapporti con famiglie, servizi sociali, scuola e sanità. Le équipe multidisciplinari, composte da educatori e psicologi, garantiscono una presenza continua, 24 ore su 24, offrendo ascolto, stabilità e punti di riferimento. Gli educatori accompagnano i minori a scuola, vanno a prenderli, parlano con gli insegnanti, seguono i giovani nello studio, nello sport, cucinano per loro, accompagnano bambini e ragazzi alle visite mediche: sono le maglie di una “rete di sicurezza” che protegge e guida bambini e ragazzi giorno per giorno, garantendo il rispetto di tutti i loro diritti e promuovendo la loro felicità.

«La povertà non è una statistica: è una ferita aperta nel cuore del nostro Paese. Ogni bambino escluso da opportunità, ogni ragazzo lasciato solo, è una sconfitta collettiva – dichiara don Preite – In Italia, secondo l’ISTAT, vivono oltre un milione e trecentomila bambini in povertà. Non bastano più progetti isolati o risposte emergenziali: servono politiche strutturali, risorse stabili e coraggio politico per garantire a tutti i minori protezione, salute, sicurezza, benessere, partecipazione e uguaglianza. Serve un nuovo patto sociale che restituisca dignità ai bambini e agli adolescenti più fragili, cancellando lo stigma che li isola e li condanna all’invisibilità. Essi non sono “problemi da gestire”, ma vite da valorizzare, cittadini di oggi e del domani. Garantire i diritti dei minori significa anche sostenere chi ogni giorno li accompagna – famiglie, comunità, operatori sociali e educatori – offrendo strumenti adeguati, tutele reali e riconoscimento professionale. Come Salesiani per il sociale, scegliamo con decisione da che parte stare: dalla parte dei bambini, dei ragazzi, della speranza e della comunità. Perché senza accoglienza e tutela non c’è futuro, senza comunità che sostengono i giovani non c’è giustizia».

Per saperne di più:

ADMA: a Valdocco celebrata la giornata Mariana

Il 16 novembre 2025, a Valdocco, l’ADMA Primaria ha organizzato l’annuale incontro in occasione della giornata Mariana. All’appuntamento, che ha segnato il prosieguo dell’itinerario formativo dell’anno sul tema della fede, hanno partecipato circa 100 famiglie, provenienti anche da Brescia, Verona e Roma.

La ricca giornata formativa ha avuto inizio alle 9:30, con la recita delle Lodi mattutine, guidata da don Gabriel de Jesus Cruz Trejo, un momento di preghiera comunitaria che ha aperto il cuore allo sviluppo delle attività. Le preghiere, accompagnate da letture e riflessioni, hanno sottolineato il tema del ritiro:Avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38): la santa indifferenza.

Il saluto iniziale è stato portato da don Leonardo Mancini, Ispettore Salesiano per il Piemonte e la Valle d’Aosta, che si è soffermato sulla differenza tra fede e ragione e il modo di risolvere questa apparente frattura, al fine di rispettare il progetto di Dio, proponendo, così come indicato da Papa Francesco, due vie: che i cristiani possano vivere occasioni di preghiera concrete e che possano scegliere di incontrare il volto dell’altro e quindi riscoprire la relazione. Di seguito è iniziata la catechesi, guidata da don Roberto Carelli, che ha invitato a meditare sulla condizione fondamentale che ci consente di aver fede per davvero, chiamata “santa indifferenza”. Essa risponde a questa grande domanda: è possibile avere la stessa “fede” di Gesù, la stessa determinazione e lo stesso coraggio nel consegnarsi amorosamente al Padre e nel consegnarsi dolorosamente agli uomini?

Nel corso della catechesi don Roberto ha delineato alcuni spunti spirituali, necessari per considerare la “santa indifferenza come “disponibilità” nei confronti di Dio.

“Preziose – ha sottolineato  – le parole del nostro Rettor Maggiore, don Fabio, che addita nella disponibilità di Maria il modello perfetto del credente, ciò per cui la santa indifferenza è appunto la fede di Maria, che a sua volta è “matrice” e “madre” della Chiesa”.

“Inoltre – ha proseguito Don Roberto – sant’Ignazio ritiene che il guadagno della santa indifferenza è il “principio e fondamento” della vita cristiana, del cammino di fede, del discernimento spirituale (EESS 23)”.

È necessario quindi renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l’onore piuttosto che il disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio al fine per cui siamo creati.

In conclusione don Carelli ha posto l’accento sull’importanza dell’insegnamento sulla santa indifferenza.

“Può l’uomo, che è finito, – ha detto –  fronteggiare ed essere adeguato a Dio, che è infinito? Tutto in noi è finitezza, ma esiste un “momento” di infinito in noi? Sì, una cosa sola: la disponibilità all’azione di Dio, il lasciar accadere la Sua volontà senza porre ostacoli. Allora, per quanto siamo vasi fragili, portiamo in noi un tesoro prezioso, e pur deboli, opera in noi la potenza di Dio!”

Dopo la catechesi, è stato lasciato spazio al silenzio e alla preghiera personale, seguito dal pranzo comunitario.

Le attività sono riprese nel pomeriggio con la recita del Santo Rosario, un momento mariano molto sentito, che ha recato ai fedeli un’energia positiva coinvolgente.

La giornata formativa ha avuto conclusione con la Santa Messa, celebrata nella chiesa di San Francesco di Sales da don Michele Molinar, Vicario Ispettoriale e concelebrata con don Roberto Carelli e don Gabriel de Jesùs Cruz Trejo, durante la quale 30 aspiranti hanno rinnovato le proprie promesse per entrare nell’Associazione, a conclusione del cammino formativo.

La celebrazione della Giornata Mariana comunitaria ha rappresentato un passo importante nel cammino spirituale di tante famiglie, tornate alle loro case con il cuore pieno di gratitudine, con nuove consapevolezze, colme di “santa indifferenza”.

Sabato 14 e Domenica 15 marzo 2026 torna la Violetta di Don Bosco!

Sabato 14 e domenica 15 marzo 2026 torna la Violetta di Don Bosco in collaborazione con Salesiani per il Sociale: un’occasione per diffondere il messaggio di solidarietà e di sostegno per i bambini e i ragazzi in difficoltà. La Violetta di Don Bosco rappresenta proprio questo: fare il bene senza cercare l’attenzione o il riconoscimento per le nostre azioni.

La violetta è un simbolo di solidarietà e di sostegno per i bambini e i ragazzi delle nostre Case famiglia e Centri diurni in tutta Italia, acquistandola sarai ogni giorno al fianco di bambini e ragazzi soli: tanti di loro hanno bisogno ora di qualcuno che li prenda per mano e li accompagni verso un futuro migliore.

“Fare il bene senza comparire. La violetta sta nascosta ma si conosce e si trova grazie al suo profumo.”

— San Giovanni Bosco

Quest’anno la “Violetta di Don Bosco”, si apre a una nuova e significativa collaborazione: parteciperà infatti anche l’Associazione dei Salesiani Cooperatori, segno concreto di una Famiglia Salesiana sempre più unita e attiva.

La collaborazione tra l’Associazione dei Salesiani Cooperatori e Salesiani Per il Sociale nasce dal comune desiderio di servire i giovani con il cuore e lo stile di Don Bosco, nel pieno rispetto delle distinte identità e nature giuridiche delle due realtà.

L’Associazione dei Salesiani Cooperatori è un’associazione di fedeli di natura ecclesiale, promossa e fondata da don Bosco, parte integrante della Famiglia Salesiana e riconosciuta dalla Chiesa come espressione della vocazione laicale salesiana. Salesiani per il sociale, invece, è una rete associativa del Terzo Settore di natura civile, fondata e promossa dai Salesiani di Don Bosco d’Italia, che realizza azioni educative, sociali e di inclusione a favore dei minori e dei giovani in difficoltà.

Questa collaborazione, nel rispetto delle reciproche autonomie, vuole essere un segno concreto di corresponsabilità e di comunione nella missione, dove la dimensione ecclesiale e quella civile si integrano per rispondere insieme alle sfide educative e sociali del nostro tempo.

La Violetta di Don Bosco si conferma un evento che, anno dopo anno, cresce e si arricchisce grazie al vostro entusiasmo, al vostro sostegno e alla vostra generosità, e che aspira a diventare sempre più un’iniziativa di respiro nazionale.

 

Educazione, lettera apostolica di Papa Leone: il Vangelo diventa un gesto educativo

Pubblichiamo un commento di don Elio Cesari, presidente del Centro Nazionale delle Opere salesiane, alla lettera apostolica di Leone XIV “Disegnare nuove mappe di speranza”, pubblicata oggi a 60 anni dalla dichiarazione conciliare Gravissimum Educationis.

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La Lettera Apostolica di Papa Leone XIV, Disegnare nuove mappe di speranza, giunge in occasione del Giubileo dell’Educazione e in un momento di rapidi mutamenti e incertezze che disorientano, riaffermando un fatto: l’educazione non è un’attività accessoria per la Chiesa, ma costituisce la trama stessa dell’evangelizzazione.

Il Vangelo diventa gesto educativo, relazione e cultura, e le comunità educative, guidate dalla parola di Cristo, sono chiamate a rilanciarsi e a costruire ponti, reagendo con creatività alle sfide contemporanee. Fin dalle origini, infatti, il Vangelo ha generato “costellazioni educative”, che sono state capaci di leggere i tempi e di custodire l’unità tra fede e ragione, pensiero e vita, conoscenza e giustizia.

Papa Leone ricorda che la storia dell’impegno educativo della Chiesa è sempre viva e si snoda attraverso tappe fondamentali che evidenziano una visione coerente dell’uomo.

Innanzitutto, questa Lettera Apostolica ricorre in occasione del LX anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum Educationis (28 ottobre 1965). Con tale Dichiarazione, il Concilio Vaticano II ha ribadito l’importanza cruciale dell’educazione nella vita umana, dichiarando il diritto inalienabile di ogni persona a un’educazione conforme alla propria vocazione e aperta alla convivenza fraterna. La Chiesa, in virtù del suo mandato di annunciare il mistero della salvezza, ha un compito specifico nello sviluppo dell’educazione.

Quindici anni fa il contesto educativo era già segnato da forti difficoltà. Nella sua lettera alla Diocesi di Roma del 21 gennaio 2008, Papa Benedetto XVI parlava di una grande “emergenza educativa”: secondo Benedetto XVI, la crisi educativa affonda le radici in una crisi di fiducia nella vita e nella difficoltà di trasmettere certezze e valori essenziali. Egli esortava a non temere, poiché le difficoltà non sono insormontabili, ma piuttosto il rovescio della medaglia del dono prezioso della libertà.

Più recentemente, cinque anni fa, è stato lanciato il Patto Educativo Globale. Papa Leone XIV lo riconosce come un’eredità profetica di Papa Francesco, un invito a creare alleanza e rete per educare alla fraternità universale. I suoi sette percorsi fondamentali orientano le scuole e le università, ponendo al centro la persona, ascoltando i giovani e promuovendo la dignità.

Nella Chiesa, l’educazione è da sempre stata una priorità, manifestata in una “cosmologia della paideia cristiana”. Le “costellazioni educative” (dalle prime università nate “dal cuore della Chiesa”, ai carismi di San Giuseppe Calasanzio, San Giovanni Battista de La Salle e San Giovanni Bosco) dimostrano che la pedagogia cattolica non è mai teoria disincarnata, ma passione, carne e storia, offrendo risposte originali ai bisogni di ogni epoca.

Educare è descritto da Leone XIV come un “atto di speranza” e una passione che si rinnova, manifestando la promessa che si vede nel futuro dell’umanità. È un “mestiere di promesse”, che richiede di promettere tempo, fiducia, competenza, giustizia, e il coraggio della verità. Infine, è un “compito d’amore” che si tramanda per ricucire il tessuto lacerato delle relazioni.

Nella visione del Pontefice, l’educazione deve abbracciare in particolare due rapporti significativi. Il primo è quello tra fede e ragione. Citando San John Henry Newman, co-patrono della missione educativa della Chiesa, si sottolinea che “la verità religiosa non è solo una parte ma una condizione della conoscenza generale”. Questo invita a un rinnovato impegno per una conoscenza rigorosa, responsabile e profondamente umana. Il secondo rapporto cruciale è quello tra desiderio e cuore: separarli dalla conoscenza significherebbe spezzare la persona. L’università e la scuola cattolica sono chiamate ad essere luoghi dove il dubbio non è bandito ma accompagnato, e dove il cuore dialoga col cuore secondo il motto di Newman: Cor ad cor loquitur.

La formazione deve essere integrale, abbracciando la persona nella sua totalità: spirituale, intellettuale, affettiva, sociale e corporea. Questa visione integrale implica che:

  • La verità si ricerca in comunità, ricordando che “il cammino [è] molto sopportabile quando si va avanti con l’aiuto dell’altro”.
  • La libertà è risposta e non capriccio, ma l’educazione è formazione al “retto uso della libertà”, accettando il rischio che comporta e aiutando a correggere le idee sbagliate.
  • L’autorità non è dominio, ma servizio. Essa acquista credibilità tramite l’esperienza, la competenza e, soprattutto, la coerenza della vita dell’educatore, che è un testimone della verità e del bene.

L’atto educativo è, in ogni sua espressione, un atto comunitario. La comunità educante è definita come un “noi” che comprende docente, studente, famiglia, personale, pastori e società civile, tutti convergenti per generare vita.

Mi pare che nella Lettera emerga poi un tratto interessante per il contesto contemporaneo, e cioè che l‘educazione richiede il sostegno di tutta la società: per questo è fondamentale la dimensione di alleanza. Le istituzioni educative sono invitate a convergere e a sostituire le rivalità con l’unità, la loro forza più profetica. In un mondo interconnesso, è essenziale collaborare attivamente sia a livello locale che globale, promuovendo scambi, progetti comuni e il riconoscimento reciproco delle buone pratiche. Le istituzioni cattoliche sono chiamate a collaborare con la società civile, così come reciprocamente le autorità politiche e i settori produttivi con esse.

La famiglia rimane il primo luogo educativo. I genitori sono i primi e principali educatori, e le scuole cattoliche devono collaborare con loro, non sostituirli, costruendo un’alleanza educativa basata sulla corresponsabilità.

Cruciale in questo quadro è il principio di sussidiarietà, riconosciuto già in Gravissimum Educationis. Lo Stato deve tutelare il diritto all’istruzione, vigilare sulla serietà degli studi e promuovere l’ordinamento scolastico, tenendo presente la sussidiarietà ed escludendo ogni forma di monopolio scolastico.

In particolare, la scuola cattolica è un ambiente in cui fede, cultura e vita si intrecciano, permeato dello spirito evangelico. La sua missione è coordinare l’insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, affinché la conoscenza sia illuminata dalla fede. La scuola cattolica conserva una “somma importanza” e contribuisce alla tutela della libertà di coscienza e dei diritti dei genitori.

A sessant’anni da Gravissimum Educationis e cinque anni dal Patto Educativo Globale, Papa Leone XIV aggiunge tre priorità per la rete educativa cattolica.

  • Vita interiore: i giovani cercano profondità. È necessario offrire spazi di silenzio, discernimento e dialogo con la coscienza e con Dio.
  • Digitale umano: le università e le scuole devono formare all’uso sapiente delle tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale, mettendo la persona prima dell’algoritmo e armonizzando le intelligenze tecnica, emotiva, sociale, spirituale ed ecologica. Il progresso tecnologico fa parte del piano di Dio, ma esige discernimento e una riflessione etica e filosofica.
  • Pace disarmata e disarmante: l’educazione deve insegnare linguaggi non violenti, la riconciliazione e la costruzione di ponti, affinché “Beati gli operatori di pace” (Mt. 5,9) diventi metodo e contenuto dell’apprendere. La pace è forza mite che rifiuta la violenza.

L’urgenza del mandato è disegnare nuove mappe di speranza. L’intera rete educativa cattolica è una costellazione educativa rinnovata, viva e plurale, chiamata a convergere. Questa costellazione esige qualità e coraggio: qualità nella progettazione pedagogica e coraggio nel garantire l’accesso ai più poveri, perché “perdere i poveri” significa perdere la scuola stessa. Il futuro impone di “splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola della vita” (Fil. 2,15-16), orientando verso la verità che rende liberi e la fraternità che consolida la giustizia.

Nel 2027 ricorreranno i 150 anni del Sistema Preventivo di don Bosco, a cui anche Papa Leone fa riferimento nella sua Lettera: “San Giovanni Bosco, col suo ‘metodo preventivo’, trasformò la disciplina in ragionevolezza e prossimità”.

Come papa Leone chiede di affidarsi a Maria, Sede della Sapienza, allo stesso modo riprendo un passaggio di don Bosco, che tra i consigli per studiare bene concludeva così: “Continuando a parlare dei mezzi per studiare oggi vi dirò il principale. Ricorrere sempre alla protezione di Maria Santissima. Maria è sede della sapienza; quindi prima di studiare la lezione, prima di incominciare la spiegazione degli autori, prima di fare la composizione non dimenticatevi mai di dire un’Ave alla santa Vergine e poi soggiungere: Sedes sapientiae, ora pro nobis”.

“Splendete come astri nel mondo”: la mostra che celebra i 150 anni dalla prima spedizione missionaria

Quest’anno celebriamo il 150° anniversario della prima partenza missionaria salesiana, l’anniversario di quel gesto straordinario con cui, l’11 novembre 1875, Giovanni Bosco salutò dalla banchina di Genova i primi dieci confratelli diretti in Argentina. Quell’impresa coraggiosa che ha dato origine a una presenza salesiana in 136 Paesi del mondo! In quel “sì” dei giovani salesiani partenti risuonarono la fede e l’audacia di chi aveva l’incarico di trasformare la prima terra di missione in un laboratorio di educazione, accoglienza e evangelizzazione.

Da quel primo approdo ai nostri giorni, la missione salesiana ha superato guerre, carestie, migrazioni di massa, ma non ha mai tradito la propria ragion d’essere: offrire ai giovani più poveri un’istruzione a 360°, un mestiere, un oratorio dove crescere come fratelli e sorelle, una parrocchia che li accolga. I Figli di Don Bosco ancora oggi continuano a scrivere la stessa pagina di speranza tracciata un secolo e mezzo fa, costruendo scuole, centri professionali e opere di tutela dell’infanzia.

Mostra Missionaria “Splendete come astri nel mondo”

In questi anni così speciali nei quali celebriamo gli anniversari delle prime spedizioni missionarie (1875 e 1877), siamo lieti di offrirvi uno strumento significativo per sensibilizzare e formare ragazzi, giovani e adulti al tema missionario.

La mostra, frutto di un lungo lavoro che ha coinvolto diverse persone delle ispettorie dei Salesiani INE e ILE e delle ispettorie delle Figlie di Maria Ausiliatrice ITV e ILO, vuole essere un percorso in tre tappe:

  • una parte storica per presentare le origini e le prime spedizioni
  • una parte agiografica per descrivere dieci figure luminose di missionari, due per ogni continente
  • una parte contemporanea per rilanciare il tema missionario negli ambiti più quotidiani.

L’esposizione, inoltre, prevede la presenza di diversi QRcode per poter fornire, a quanti lo desiderano, materiali aggiuntivi sia in formato scritto che in formato video.

Tutti i materiali sono disponibili in una pagina del sito MGS Italia:

Corsa dei Santi il 1° novembre 2025, atleti per la Pace: attivo il numero per gli SMS solidali

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco.

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Giubileo a Roma: atleti per la Pace

Il progetto di Missioni Don Bosco “Educazione per tutti” a Calcutta

Nel cuore del Giubileo 2025, la Corsa dei Santi torna a Roma come segno di speranza e impegno. Non è soltanto una manifestazione sportiva, ma un gesto corale di festa e solidarietà, un’occasione per ribadire pubblicamente il desiderio di Pace in un tempo segnato da troppe guerre e divisioni.

La Corsa dei Santi parte da piazza San Pietro e termina lì dopo 10 km di tracciato. Ogni anno sostiene un progetto di Missioni Don Bosco. Nel 2025 i riflettori si accendono sui bambini di Howrah e Calcutta, nel Bengala Occidentale, dove i salesiani realizzano il programma “Educazione per tutti”. Ventuno scuole di strada accolgono oltre 760 bambini che vivono nelle baraccopoli, mentre altri 2.500 ricevono orientamento, supporto psicologico e assistenza sanitaria di base. L’obiettivo è restituire loro dignità, istruzione e futuro.

Per la raccolta delle donazioni è attivo il numero per gli SMS solidali 45589.

La Corsa dei Santi è organizzata dalla Società sportiva Acsi Italiatletica nella persona del presidente Roberto Debenedittis su licenza della Prime Time Promotions. Alla conferenza stampa saranno presenti gli atleti Andy Diaz (bronzo olimpico nel salto triplo) e Stefano Oppo (8 medaglie europee nel canottaggio) testimonial della Corsa insieme con Sofia Goggia (campionessa olimpica nella discesa libera, vincitrice di quattro Coppe del Mondo e di due medaglie mondiali) e con Gregorio Paltrinieri (campione europeo in carica nella 5 km stile libero).

Torino accoglie il Festival della Missione 2025: volti, storie e spiritualità in cammino

Dal 9 al 12 ottobre 2025, Torino sarà il palcoscenico della terza edizione del Festival della Missione, evento nazionale itinerante che quest’anno ruoterà attorno al tema “Il Volto prossimo”. Il Festival sarà un’occasione preziosa per creare legami, ascoltare storie e confrontarsi su temi di grande attualità.

Tra gli ospiti attesi:

  • il cardinale Giorgio Marengo
  • la biblista Rosanna Virgili
  • il filosofo Roberto Mancini
  • l’economista Gael Giraud

Oltre alle conferenze, il programma prevede momenti di spiritualità, attività per bambini e ragazzi, presentazioni di libri e documentari, e spazi dedicati alla preghiera e al dialogo con i giovani.

L’apertura ufficiale è fissata per giovedì 9 ottobre alle ore 18.00, nella Chiesa di San Filippo Neri. A dare il via sarà Luciana Littizzetto, con una narrazione speciale dedicata ai sette cammini urbani: percorsi simbolici che attraversano Torino toccando luoghi segnati da migrazione, dipendenze, solitudine e marginalità. Tutti i cammini convergeranno nella chiesa di via Maria Vittoria, emblema dell’incontro con le fragilità.

Il mondo salesiano parteciperà con un pellegrinaggio dedicato al tema del “Giovane”, in partenza da Palazzo Nuovo alle 17.30 e arrivo alla Chiesa di San Filippo Neri in tempo per l’inaugurazione. Seguiranno testimonianze, tra cui quella di un’educatrice dell’Opera Salesiana San Luigi di Torino.

È possibile sfogliare il programma completo degli eventi sul sito ufficiale del Festival:

Cagliero 11 – “Ringraziare > Tradizioni” – Ottobre 2025

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°202 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Ottobre 2025.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Ringraziamo per la ricchezza che deriva dalla varietà di culture e religioni che incontriamo nel nostro lavoro missionario.

Per la collaborazione tra le diverse tradizioni religiose.

 

Cari amici,

l’Anno Giubilare della Speranza indetto da Papa Francesco terminerà tra poche settimane con il suo legittimo successore, Papa Leone XIV. Negli ultimi mesi, è stata una benedizione per me essere a Roma e vedere tanti pellegrini provenienti da tutto il mondo riunirsi e approfittare delle grazie di Dio attraverso la loro partecipazione ai vari momenti liturgici offerti dall’Anno Giubilare. I cristiani sono persone di speranza e noi speriamo in un mondo migliore, oltre che per noi stessi. Non ci arrendiamo perché la nostra speranza è radicata in Gesù Cristo, i salesiani di tutto il mondo lottano per un futuro migliore in collaborazione con persone di culture e religioni diverse. Dare e offrire speranza non ha bisogno di barriere. Vi preghiamo di pregare affinché i salesiani e i nostri collaboratori laici continuino a lottare per un mondo migliore con il vostro sostegno e la vostra gentilezza.

L’Anno Giubilare della Speranza sta per concludersi, ma la nostra speranza in Cristo di portare amore, pace e armonia tra il popolo di Dio per un futuro più luminoso continuerà.

Don Will Matthews SDB,
Consigliere Generale per l’Asia Est-Oceania