Dall’oratorio salesiano Michele Rua parte «Omnia Torino»

Dall’oratorio salesiano Michele Rua parte “Omnia Torino“: un gruppo di professionisti under 30 che intende indagare sulle cause che spingono i giovani a lasciare il capoluogo piemontese per altre città italiane o per l’estero.

Si riporta di seguito l’articolo oggi pubblicato su La Voce e il Tempo a cura di Stefano Di Lullo.

Sei giovani studiano le grandi periferie (per svegliare la politica)

Barriera di Milano – Dall’oratorio salesiano Michele Rua parte una ricerca sui grandi problemi irrisolti. Ad avviarla «Omnia Torino», un gruppo di professionisti under 30 che intende indagare, in particolare, sulle cause che spingono i giovani a lasciare Torino

Una città senza giovani muore e non ha futuro. Una considerazione, suffragata dai dati del recente Rapporto Rota e dell’Istat, che ha portato sei giovani torinesi professionisti, tutti sotto i 30 anni, ad avviare «Omnia Torino», un gruppo che intende indagare in particolare sulle cause che spingono i giovani a lasciare il capoluogo piemontese per altre città italiane o per l’estero. Una ricerca che parte dai territori di periferia dove si annidano criticità e problematiche che, nonostante gli slogan delle istituzioni, rimangono irrisolte, dalla carenza di centri culturali e aggregativi, all’elevato tasso di disoccupazione giovanile che cresce proprio nelle periferie, al problema dei neet, i giovani che né studiano né lavorano.

Ed ecco il proposito di prendere in mano la propria città non attraverso una protesta sterile ma grazie ad un lavoro di ricerca e documentazione da cui formulare proposte concrete da presentare alla futura classe dirigente di Torino anche in vista delle elezioni comunali della prossima primavera.

Il lavoro è partito dal quartiere multietnico di Barriera di Milano ed in particolare dall’oratorio salesiano Michele Rua (via Paisiello 37) dove si concentrano progetti virtuosi che accompagnano a tutto campo i ragazzi fragili verso l’autonomia e allo stesso tempo vengono offerte occasioni di confronto per i giovani universitari e lavoratori nella propria vita accademica e professionale.

«L’idea di avviare il gruppo», sottolinea il fondatore, Alessandro Regge, 29 anni, consulente di progetto, «è nata durante i mesi del primo lockdown in cui abbiamo visto aumentare a dismisura le difficoltà per i giovani e, nonostante la crisi terribile che si profila per tutto il Paese, abbiamo voluto immaginare il futuro di Torino e della Città metropolitana e capire come poter azionare oggi una retromarcia rispetto alla decadenza attraverso dei metodi di ricerca in base alle nostre competenze».

In primo luogo i promotori di «Omnia Torino» propongono dei questionari ai propri coetanei:

«vogliamo cercare di capire», affermano, «qual è il sentiment dei giovani su un problema ormai annoso documentato dai diverse autorevoli indagini: la costante migrazione delle nuove generazioni dal capoluogo piemontese. Da queste analisi intendiamo mettere in evidenza criticità e soluzioni da proporre alle forze produttive e alle istituzioni cittadine che governeranno la città nei prossimi anni».

La ricerca, dopo interviste ai sacerdoti, agli educatori e ai giovani che frequentano l’oratorio Michele Rua, nelle prossime settimane, coinvolgerà scuole e associazioni di Barriera di Milano. Un’indagine che intende registrare la «voce» dei giovani dei quartieri torinesi di periferia, da nord a sud e da questa voce disegnare il futuro della città.

«Non ci piace utilizzare il termine ‘periferie’», evidenzia Regge, «perché allude ad una separazione da un centro non bene identificato ma è certo che in quelle zone si concentrano quelle emergenze da prendere di petto perché non c’è più il tempo di rimandare. E noi giovani non possiamo intravvedere la nostra città che amiamo senza un futuro possibile per le nuove generazioni».

In particolare il gruppo proverà a capire se e come la pandemia abbia inciso ulteriormente sul movimento di uscita dalla città ricercando le motivazioni profonde che stanno alla base del fenomeno.

L’emergenza sanitaria ha però sviluppato nuovi settori che certamente la città dovrà saper far fruttare a beneficio della comunità e, in particolare, dei giovani. Proprio sotto la Mole troverà sede l’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale, certamente una grande opportunità per le giovani generazioni a servizio del bene comune.

Il metodo di lavoro del gruppo di ricerca si sviluppa su sette aree: agroalimentare e benessere, cultura diffusa, innovazione sociale e imprese, mobilità sostenibile, Torino capitale verde, Torino in Europa, tutela e diritti.

«L’iniziativa», sottolinea don Mauro Zanini, salesiano, direttore dell’oratorio Michele Rua, «da una parte coglie appieno l’invito di don Bosco ad essere ‘buoni cristiani e onesti cittadini’ dall’altra interroga la comunità civile ed ecclesiale sulla necessità di ascoltare i giovani e renderli veramente protagonisti. Questi giovani, infatti, ascolteranno i loro coetanei e con un metodo di ricerca serio si porranno come massa critica per portare l’opinione della gioventù torinese agli attori del territorio. Volentieri abbiamo dato credito al loro progetto che ha scelto di partire dall’oratorio, la casa dei giovani».

Per informazioni sulle attività del gruppo: pagina Facebook «Omnia Torino» (dove a breve saranno pubblicati i primi risultati della ricerca) o mail omniatorino@gmail.com.

Fondo di Solidarietà a sostegno di TechPro2

Sul siti di BorsaItaliana, La Repubblica e La Stampa viene riportato un articolo in merito al progetto TechPro2, nato da CNH Industrial e CNOS-FAP, che ha recentemente ricevuto il sostegno del Fondo di Solidarietà a supporto delle persone e dele comunità locali colpite dagli effetti della pandemia. Di seguito il testo integrale della notizia:

TechPro2, il progetto nato piu` di 10 anni fa dalla collaborazione di CNH Industrial, Fiat Chrysler Automobiles e CNOS-FAP (Centro Nazionale Opere Salesiane Formazione Aggiornamento Professionale), ha recentemente ricevuto anche il sostegno del Fondo di Solidarieta` promosso da CNH Industrial, che ha destinato 2 milioni di dollari per progetti che supportino in particolare le persone e le comunita` locali colpite dalla pandemia di Covid-19.

Grazie a questo ulteriore impulso, che ha per obiettivo l’educazione scolastica (una delle tre aree di intervento identificate per il finanziamento dei progetti), – fa sapere CNH Industrial in una nota – e` stato possibile inaugurare un nuovo corso di formazione in collaborazione con il Centro di Formazione Professionale e l’istituto salesiano “Maria Ausiliatrice” di Fossano.

Lo scopo principale del programma TechPro2 e` quello di formare studenti tra i 14 e i 18 anni. A livello globale, dal 2008 a oggi, sono quasi 2300 i ragazzi e le ragazze che hanno potuto beneficiare dei vantaggi di questo programma. La formazione – spiega la nota – prevede una parte teorica e una pratica con tirocini mirati. TechPro2 si pone il duplice obiettivo di indirizzare questi giovani verso un futuro concreto dal punto di vista professionale e di potenziare la qualita` dell’assistenza tecnica specializzata.

Nel dettaglio il nuovo corso di Fossano rivolgera` una particolare attenzione alla gamma dei modelli a trazione alternativa, in particolare a Gas Naturale Liquefatto (GNL), e lo sviluppera` grazie a Iveco, brand del gruppo CNH Industrial, leader nelle trazioni alternative e nella tecnologia del gas naturale, che produce e commercializza un’ampia gamma di veicoli commerciali leggeri, medi e pesanti. Iveco – sottolinea CNH Industrial – fornira` le competenze tecniche, le attrezzature, gli strumenti di diagnosi e i mezzi grazie ai quali gli studenti potranno ampliare e approfondire le loro conoscenze nel campo della prevenzione e della manutenzione. Oggi l’Italia puo` contare su circa 80 stazioni di rifornimento per il GNL, un primato in Europa, indice di una crescente penetrazione sul mercato dei veicoli a gas naturale per il trasporto a lungo raggio e della conseguente necessita` di aumentare la relativa assistenza tecnica.

 

La pandemia non può fermare gli aiuti a chi ha bisogno

Viene pubblicato sul sito dell’Osservatore Romano una notizia pubblicata in data 5 dicembre in cui vengono raccontati una serie di progetti Salesiani e del loro impegno per portare aiuti umanitari nonostante la crisi della Pandemia. Si ringrazia l’autore Francesco Ricupero e si riporta di seguito il testo integrale della notizia:

Articolo di Francesco Ricupero

«Per salvarci tutti insieme non si può fare a meno del volontariato. La pandemia non può e non deve fermare la nostra attività, anzi ci offre ulteriori stimoli per andare avanti e aiutare chi ha bisogno in questo particolare momento di emergenza sanitaria e sociale che sta affliggendo l’intero pianeta»: è quanto dichiara a «L’Osservatore Romano» Nico Lotta, presidente del Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis) l’Ong salesiana che, oltre ad occuparsi di cooperazione e solidarietà internazionale, promuove e organizza attività di sensibilizzazione, educazione, formazione per lo sviluppo e la cittadinanza globale.

Attualmente il Vis sta portando avanti 83 progetti di cooperazione internazionale con 215 persone, tra operatori di sviluppo e staff locale, impegnate in prima linea in 40 Paesi del sud del mondo, nonostante la pandemia da covid-19 che ne rallenta le attività. L’organizzazione, nata nel 1986 su iniziativa del Centro Nazionale Opere Salesiane (Cnos), si ispira al messaggio di san Giovanni Bosco e al suo sistema educativo preventivo. «Insieme, per un mondo possibile» indica l’intenzione di fare rete in Italia, in Europa e nel resto del mondo per migliorare le condizioni di vita delle bambine, dei bambini, dei giovani in condizioni di vulnerabilità e delle loro comunità, nella convinzione che attraverso l’educazione e la formazione si possano combattere alla radice le cause della povertà estrema. Gli interventi del Vis puntano su diversi ambiti: ambientale con la promozione di modelli di sviluppo sostenibile rispettosi della biodiversità e in grado di contribuire a contrastare gli effetti del cambiamento climatico in Albania, Eritrea, Senegal, Ghana ed Etiopia; nella protezione dell’infanzia, con supporto psico-sociale, promozione ed emancipazione per le bambine, i bambini e i giovani più vulnerabili, le loro famiglie e le comunità, in particolare in Africa e in America Latina; con l’educazione e la formazione professionale per combattere alla radice le cause della povertà, come strumenti chiave per un vero sviluppo di persone e comunità; con aiuti umanitari e sostegno e sviluppo della resilienza delle comunità più fragili, colpite da calamità naturali o dalle conseguenze dei conflitti. Infine, nella prevenzione della migrazione irregolare attraverso progetti integrati di sensibilizzazione, informazione e di sviluppo locale. Al riguardo, Nico Lotta ricorda l’iniziativa di sensibilizzazione Stop Tratta, che insieme a Missioni Don Bosco punta alla realizzazione di una campagna di comunicazione alternativa volta ad informare le popolazioni che vivono nelle aree rurali. «Purtroppo — spiega il presidente del Vis — ci sono ancora tanti giovani che non sanno a cosa vanno incontro affidandosi a persone senza scrupoli per raggiungere l’Europa nella speranza di trovare un lavoro. I trafficanti chiedono sempre più soldi lungo la strada. Continuamente. E il debito dei migranti cresce. Noi, grazie ai volontari e ai missionari salesiani, cerchiamo di raggiungere le aree più remote per far arrivare la giusta informazione e mettere in guardia tanti giovani disperati».

Quest’anno, in occasione della Giornata internazionale del volontariato, le Nazioni Unite hanno scelto lo slogan «Together We Can Through Volunteering» e come logo un cuore blu che punta a evidenziare il ruolo chiave, ma anche il tema dell’accesso alle cure, dei volontari impegnati in prima linea nelle risposte all’emergenza Covid. «La pandemia — aggiunge Lotta — non ci ha fermati, ma ci ha fatto capire che bisognava riorientare la nostra attività. I volontari del Vis, per lo più giovani che hanno conseguito la laurea e anche un master, sono riusciti comunque a raggiungere i luoghi di destinazione per aiutare, insieme ai sacerdoti salesiani e ai cooperatori, le popolazioni che hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita. Sebbene nei mesi scorsi le Ong siano state oggetto di campagne infamanti — prosegue il nostro interlocutore — siamo comunque riusciti a dare aiuto e sostegno a migliaia di persone. Questo grazie anche alle donazioni istituzionali e ai privati che continuano a credere nelle attività benefiche dei salesiani nel mondo».

All’Agnelli riparte «il Cortile digitale»

La Voce e il Tempo  nell’edizione di domenica 29 novembre pubblica la notizia che racconta delle attività online dell’oratorio Agnelli. Un cortile digitale, quindi, che attraverso delle live su YouTube, racconta le attività dell’oratorio che affiancano tutte le altre svolte in presenza. Si ringrazia il giornalista Stefano di Lullo per la pubblicazione dell’articolo. Di seguito il link al canale YouTube dell’oratorio ed il testo integrale della notizia:

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Articolo scritto da Stefano DI LULLO

Dall’oratorio salesiano Agnelli nel quartiere Mirafiori di Torino (via Sarpi 117) questa settimana è ripartito il «Cortile digitale», che aveva accompagnato la vita oratoriana durante i mesi dello scorso lockdown. L’oratorio, a differenza della scorsa primavera, però non è totalmente chiuso. «Il cortile resta aperto tutti i pomeriggi», sottolinea don Gianmarco Pernice, parroco di San Giovanni Bosco e direttore dell’oratorio, «per attività di studio e laboratorio nel rispetto del distanziamento sociale, con numeri ridotti di partecipanti. Per tutti coloro che non frequentano il cortile fisico abbiamo, quindi, pensato di riattivare il ‘Cortile digitale’». Si tratta della proiezione sul web dell’ambiente educativo che, al di là della pandemia, è punto di riferimento per tutto il quartiere, quel «cortile per incontrarsi fra amici» inventato da don Bosco che è il terreno da cui prende forma il celebre metodo preventivo del santo dei giovani che non lascia nessun ragazzo indietro ma lo accompagna passo passo.

#Comeacrobativersoilcielo è l’hashtag della nuova proposta: ogni settimana viene diffusa sul canale YouTube «Oratorio Don Bosco Agnelli» una puntata live dal cortile, mentre ogni domenica alle ore 10 viene trasmessa la Messa in diretta streaming. Un’intervista a tutto tondo a don Gianmarco, andata in onda nel pomeriggio di lunedì 23 novembre, ha inaugurato la nuova stagione del «Cortile digitale». I video postati su You Tube vengono rilanciati anche attraverso gli altri canali social dell’oratorio: Instagram @oratorioagnelli, Facebook @oratorio.agnelli, Twitter @oratorioagnelli ed anche il nuovo canale Telegram @oratorioagnelli, avviato durante l’isolamento della scorsa primavera. «Durante i video settimanali», spiega don Pernice, «attraverso varie modalità di animazione vengono raccontate le diverse attività portate avanti all’Agnelli, che proseguono sia in presenza che a distanza.

La tecnologia offre l’occasione per allargare il cortile che in questo modo continua ad abbracciare tutti e continua ad essere spalancato a tutti i giovani che, anche nella situazione della pandemia, sono chiamati a costruire il proprio futuro». I sacerdoti della comunità ricordano, infi ne, «che la diretta della Messa domenicale non impedisce, a chi vuole, di continuare a partecipare in presenza ma è un servizio attivato per coloro che sono impossibilitati a recarsi in chiesa». Rimangono invariati gli orari delle celebrazioni in presenza delle ore 8.30, 11.30 e 18.

TFF 2020, Luce sul Piemonte: Torino, la canonizzazione di Don Bosco

Viene pubblicata sul sito de La Stampa un breve ma intenso video dedicato alla canonizzazione di Don Bosco. Si tratta di una delle dodici pillole d’archivio intitolate ‘Luce sul Piemonte‘; brevissimi video, tratti dagli archivi dell’Istituto Luce di Cinecittà, riproposte per il Torino Film Festival data la storica collaborazione tra i due enti. Di seguito il link per guardare il video:

 

 

Stefano Ceffa ospite per Newsbiella

Stefano Ceffa, responsabile per la comunicazione del Cnos Fap di Vigliano ospite per la rubrica ‘Noi ci siamo‘ di Newsbiella, in cui si racconta di come le aziende biellesi stiano affrontando il periodo di pandemia. Di seguito il video  dell’intervista e il testo integrale della notizia.

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“Ogni persona custodisce un sogno che deve essere aiutato a venire al mondo”. Si può riassumere in questa affermazione l’intervista di Newsbiella a Stefano Ceffa, responsabile comunicazione per Cnos Fap Vigliano e ospite della terza puntata della rubrica “Noi ci siamo”, con la quale raccontiamo come le aziende biellesi stiano affrontando la pandemia. Come spiega Ceffa, il centro di formazione salesiana professionale è una scuola sia per giovani sia per adulti, che offre la possibilità di svolgere laboratori e diverse attività oltre alle classiche lezioni, che in questo periodo e nella precedente ondata sono state effettuate a distanza.

“Grazie ai project work i ragazzi a casa fanno delle esperienze tecnico pratiche e in laboratorio le attualizzano attraverso l’esercitazione” afferma Ceffa, che nel ruolo anche di insegnante conclude con un messaggio di speranza rivolto ai suoi e a tutti gli studenti biellesi: “Sappiamo che con la vostra capacità di rimanere fedeli al sogno riusciremo a portare a casa due sfide: non solo di uscire da questo periodo, ma anche di portare a casa il vostro futuro, insieme”.

Casa don Bosco resta aperta on line come museo virtuale

Pubblichiamo l’articolo di Marina Lomunno, uscito su Avvenire, sull’apertura online del museo Casa Don Bosco di Valdocco, inaugurato il 14 ottobre ma momentaneamente chiuso al pubblico per l’emergenza sanitaria.

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«Benvenuti a Valdocco, culla del carisma salesiano. Qui don Bosco e sua mamma Margherita hanno accolto i primi ragazzi di strada, i primi orfani. Qui siamo nati noi, salesiani di don Bosco. Sono sicuro che questa casa ti racconterà il grande dono che è don Bosco per i giovani e per la famiglia salesiana di tutto il mondo».

Sono le parole di don Ángel Fernández Artime, rettor maggiore e decimo successore del santo dei giovani che accolgono i visitatori del nuovo Museo aperto al pubblico nella Casa Madre dei salesiani, con accesso dal cortile interno della Basilica di Maria Ausiliatrice, lo scorso 4 ottobre ma momentaneamente chiuso a causa dell’emergenza Covid.

A tagliare il nastro con le autorità (lo spazio espositivo ha il patrocinio della Regione Piemonte e della città di Torino) è stato il rettor maggiore stesso che ha sottolineato come già il nome dato al Museo “Casa don Bosco” indichi lo spirito con cui si è pensato. E cioè, in 4mila metri quadrati, tre piani e 27 spazi espositivi, si vuole condurre il visitatore dai luoghi della prima comunità dell’oratorio inventato da don Bosco, spazi poveri e semplici come il refettorio dove mangiavano i primi ragazzi, alle camerette del santo, al lungo corridoio dove passeggiava confessando i suoi giovani, fino alle testimonianze provenienti da tutto il mondo dell’avventura educativa che oggi ha raggiunto i ragazzi “discoli e pericolanti” in 133 nazioni dei 5 continenti, come ha sottolineato don Cristian Besso museologo di Casa don Bosco.

«Ciò che desideriamo trasmettere a chi entra nel Museo – evidenzia don Guido Errico, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice – è il senso della comunità che ha creato attorno a sè don Bosco, con un piccolo nucleo di ragazzi poveri e orfani che vivevano qui giorno e notte, di una famiglia che oggi è diventata una “multinazionale educativa” con 14mila salesiani sparsi per il mondo, 30 santi e venerabili che perpetuano il sistema preventivo casa-scuola- mestiere ed educazione alla fede ma che non ha perso il senso delle origini: pastorale giovanile per i giovani più bisognosi, pastorale missionaria, devozione a Maria, pilastro del carisma salesiano».

Mamma e insegnante, una laurea in Storia dell’arte e una specializzazione in Museologia, Stefania De Vita è la direttrice del Museo che ha coordinato l’allestimento durato due anni catalogando migliaia di pezzi, «dagli oggetti personali di don Bosco a un affresco del ’300, ai paramenti dei primi collaboratori del santo, uno per tutti Michele Rua, dalle pietre che i ragazzi raccoglievano nei fiumi cittadini, il Po e la Dora, e portavano a Valdocco per costruire l’oratorio: il materiale espositivo è talmente ricco che ci sono due archivi a disposizione e i “pezzi” che non sono ancora visibili, nonostante l’ampiezza della superfice a disposizione, ruoteranno periodicamente nelle teche delle sezioni del Museo».

Insomma La Casa don Bosco non si può raccontare bisogna viverlaperché qui si respira il miracolo della vita di un santo contadino che, partito con la mamma dalle colline alla porte di Torino, ha saputo realizzare un sogno: dare speranza alla gioventù derelitta della Torino dell’Ottocento, conclude don Leonardo Mancini, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta: «Riscoprire le nostre origini percorrendo queste sale dove è nata la famiglia salesiana ci fa riscoprire l’idea di famiglia che ha spinto don Bosco a fondare la congregazione per dare di più ai ragazzi che hanno avuto di meno. Questi muri ci ammoniscono che questa continua ad essere la nostra missione».

«Purtroppo a causa della recrudescenza dell’epidemia che con l’ultimo Dpcm ha decretato il Piemonte Zona rossa da venerdì 6 novembre il Museo è chiuso – conclude don Errico – ma in un mese di apertura abbiamo staccato ben 1.600 biglietti e avevamo già molte altre prenotazioni. Speriamo che la Pandemia si affievolisca e che nel periodo natalizio “Casa don Bosco” possa riaprire». Per il momento sul sito www.museocasadonbosco.it si può entrare nel Museo virtualmente: quando sarà possibile la visita, gratuita e se si desidera guidata dai volontari, occorrerà prenotarsi alla mail: info@museocasadonbosco.

Cnos Fap Vercelli, La Stampa racconta l’open day virtuale

Su La Stampa edizione Torino è uscito un articolo che racconta l’Open Day virtuale del CFP di Vercelli.

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Gli open day, nei tempi difficilissimi e tristi della pandemia, diventano virtuali con visite online all’interno delle scuole. E così si possono vedere live le future aule, scoprire i laboratori che i ragazzi frequenteranno ed incontrare i professori. La scuola del Belvedere, il «Cnos-Fap» di corso Randaccio 14, è una di quelle: già in azione durante il primo lockdown di marzo, adesso propone a genitori e studenti il suo «a porte aperte» in modalità virtuale. Ed è un’idea che piace. Come funziona? Entrare online nell’istituto è molto facile. Innanzitutto per usufruire di quest’opportunità bisogna collegarsi a vercelli.cnosfap.net/partecipazione-open-day/, poi compilare ed inviare il form. In tempi brevissimi, un giorno o due al massimo, arriverà il video che presenta tutti i corsi dell’anno scolastico 2020-21. Dice Flavio Ardissone: «Il video è completo e curato come un tour fisico. Una sorta di piazza dei mestieri in cui si può conoscere tutto quello facciamo». Buon viaggio virtuale.

Pagella Eduscopio, il miglior istituto tecnico di Torino è l’Agnelli

Pubblichiamo l’articolo uscito sul Corriere della Sera di Torino con i risultati della pagella di Eduscopio agli istituti superiori di Torino. Per gli istituti tecnici, il migliore è l’Agnelli.

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di Chiara Sandrucci

Dare una mano alle famiglie nella scelta delle scuole superiori, complicata quest’anno da porte chiuse e «Open Day» solo virtuali. È l’obiettivo della pagella stilata dalla Fondazione Agnelli ormai da 6 anni. L’edizione 2020 di Eduscopio.it è online da questa mattina con i dati aggiornati sulle scuole che meglio preparano agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma. Uno strumento ancora più utile ai tempi dell’epidemia per scegliere il percorso di studi dopo la terza media. Sotto la lente del gruppo di lavoro sono passati i dati di 1 milione e 275 mila diplomati italiani in tre  successivi anni scolastici, tra il 2014 e il 2017, in 7.400 indirizzi di studio nelle scuole secondarie statali e paritarie. «Molte famiglie che hanno figli all’ultimo anno delle medie sono spaesate e possono avere maggiori difficoltà, durante l’emergenza sanitaria, a farsi un quadro chiaro in vista della scelta dell’indirizzo di studio e dell’istituto superiore per il prossimo anno scolastico – dice il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto -. Eduscopio non può essere l’unico strumento per una decisione ponderata, ma pensiamo che il contributo di informazioni, dati e confronti fra le scuole che offre gratuitamente possa essere quest’anno ancora più utile». Se si cerca una scuola che prepari al meglio per l’Università, la pagella è basata sul numero di esami e sui voti conseguiti dagli studenti che provengono da quel determinato istituto. Nell’edizione 2020 nessun cambiamento al vertice per i licei più blasonati della città. Tra i classici, il Cavour si conferma numero uno, con il Gioberti al secondo posto che scavalca Alfieri e d’Azeglio. Per i licei scientifici, il Galileo Ferraris è saldo in testa, seguito da Valsalice e Gobetti. L’unico vero colpo di scena si registra tra i linguistici, dove gli studenti migliori provengono dal Giordano Bruno, liceo di periferia, balzato dal quarto al primo posto. Oggi è il miglior linguistico della città. Se invece si cerca una scuola che prepari al meglio per il mondo del lavoro, la pagella considera l’indice di occupazione e la coerenza con l’indirizzo degli studi.

A stravincere nella sezione dedicata agli istituti tecnici tecnologici quest’anno è l’Edoardo Agnelli, istituto paritario dei Salesiani in corso Unione Sovietica: l’81% dei suoi studenti ha lavorato almeno 6 mesi nei due anni successivi al diploma. In generale, Eduscopio 2020 conferma il trend di crescita di istituti tecnici e professionali che si era evidenziato lo scorso anno. Ma la percentuale dell’istituto Agnelli è un vero record, staccando di 4 punti il Pininfarina di Moncalieri. «Abbiamo fatto un grande passo avanti realizzando appieno l’alternanza scuola lavoro, con le aziende che sono entrate nella didattica – spiega il preside Giovanni Bosco, omonimo del fondatore dei Salesiani don Bosco -. Se ad esempio ci occupiamo di cuscinetti, vengono i tecnici di Skf a spiegarceli, per le lezioni sull’energia arriva l’Iren». Tutti conoscono i Salesiani per il liceo Valsalice in precollina, meno per l’Edoardo Agnelli che prepara al lavoro. «L’altra carta vincente è l’impronta educativa – aggiunge il direttore don Claudio Belfiore -. In una scuola salesiana si cura la persona, la capacità di lavorare in gruppo e di collaborare, e  non solo il rendimento scolastico: qualità preziose per le aziende, le cosiddette competenze trasversali che oggi vengono chiamate soft skills».

 

FCA riceve un riconoscimento dall’UNHCR per l’inserimento lavorativo dei rifugiati formati al CFP Agnelli

Pubblichiamo un articolo uscito su Avvenire dove si riporta la notizia del riconoscimento ottenuto da Fiat-Chrysler “Welcome Working for refugee integration per l’impegno nell’inserimento lavorativo dei rifugiati. Questi ragazzi, prima di lavorare per FCA, sono stati formati dal Cnos Fap dell’istituto Agnelli.

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L’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) ha conferito oggi a Fiat-Chrysler il prestigioso logo Welcome Working for refugee integration per l’anno 2019, per l’impegno dimostrato nella promozione di interventi specifici per l’inserimento lavorativo dei rifugiati. Il riconoscimento è stato assegnato grazie alla partecipazione di Fca al progetto MOI, “Migranti, un’Opportunità d’Inclusione”, nato da un’intesa tra il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, la Prefettura, la Diocesi di Torino e la Fondazione Compagnia di San Paolo. L’obiettivo è di contribuire alla risoluzione della condizione dell’ex-MOI di Torino (Mercato Ortofrutticolo all’Ingrosso, divenuto villaggio olimpico per l’Olimpiade invernale Torino 2006) dove quattro stabili erano occupati (fino a luglio 2019) da diverse centinaia di persone immigrate, in condizione di degrado e disagio, alle quali il progetto ha offerto percorsi di accompagnamento individualizzato per l’autonomia abitativa e lavorativa e concrete opportunità di inclusione sociale.

L’impegno di FCA nel progetto, grazie ad una collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, è consistito nell’organizzazione e nell’erogazione di un percorso formativo rivolto a 15 persone del MOI (gli stati di provenienza erano Sudan, Nigeria, Somalia, Burkina Faso, Ghana, Mali, Togo), con la finalità di prepararli al mondo del lavoro. Il percorso formativo si è focalizzato sulle competenze richieste dal processo produttivo:
– Formazione generale (200 ore, inclusa lingua italiana e conoscenze tecniche di base): realizzata dal Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale (CNOS FAP) con il contributo di FCA e della Fondazione Compagnia di San Paolo
– Formazione specialistica (160 ore, conoscenze World Class Manufacturing): realizzata direttamente da docenti FCA
– Patentino da carrellista (40 ore)

Al termine del percorso formativo le persone sono state introdotte al mercato del lavoro italiano, grazie anche al coinvolgimento da parte di Fca di alcune Agenzie per il Lavoro e, quattro di loro, John (Nigeria), Mare (Burkina Faso), Adam e Amir, entrambi del Sudan, sono stati impiegati, ad ottobre 2019, nello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti), con contratto di somministrazione annuale. “L’inserimento lavorativo dei quattro rifugiati è stato un successo sotto il profilo professionale, con il rinnovo contrattuale appena arrivato per gli aspetti di inclusione sociale, con il team Sevel e la comunità locale per temi più personali come la possibilità di supportare in modo continuativo la famiglia rimasta nel paese di origine e di considerare il ricongiungimento familiare”, sottolineano fonti aziendali.