Sabato 20 gennaio l’atteso open day di CNOS-FAP Vercelli – Prima Vercelli

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Prima Vercelli.

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Lo storico istituto professionale offre corsi per Acconciatura, termoidraulica, meccanica industriale e auto officina

I precedenti Open Day del CNOS-FAP Vercelli hanno registrato la partecipazione di tantissime famiglie provenienti da tutta la provincia. Questo evento ha rappresentato un’opportunità straordinaria per condividere la nostra missione educativa e illustrare le varie opportunità offerte dalla scuola.

Ecco come lo staff della scuola professionale salesiana presenta l’evento:

Pochi posti ancora disponibili

Affrettatevi: alcuni corsi hanno quasi esaurito i posti disponibili per l’anno formativo 2024/25!

Sabato 20 gennaio dalle 9 alle 12,30 il personale del CNOS-FAP Vercelli, supportato dagli studenti ambasciatori, si renderà disponibile a rispondere a domande riguardanti le future opportunità occupazionali, l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso l’accompagnamento dei nostri uffici che guidano gli studenti oltre il percorso di qualifica professionale.

Dai laboratori tecnologici alle aule specializzate, ogni ambiente verrà presentato per mostrare l’ampia gamma di opportunità didattiche offerte dai quattro percorsi formativi: meccanica industriale, acconciatura, meccanica auto e termoidraulica.

Per tutti i corsi, ad eccezione di termoidraulica, è possibile frequentare il 4° anno per conseguire il diploma professionale e proseguire verso il diploma di maturità.

Numerose famiglie hanno espresso apprezzamento per l’impegno del CNOS-FAP Vercelli nel fornire un ambiente educativo stimolante e inclusivo.

Ora, guardando al futuro, la scuola è pronta ad accogliere nuovi studenti e genitori nella sua comunità salesiana, desiderosa di condividere con loro il percorso di crescita e apprendimento che caratterizza la sua storia di oltre 170 anni.

Vi aspettiamo per l’ultimo evento a porte aperte la mattina di sabato 20 gennaio in Corso Randaccio 14.

 

 

Servizio Civile con i Salesiani – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Emanuele Carrè pubblicato su La Voce e il Tempo.

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QUATTRO MACRO-PROGETTI NELLE OPERE DI PIEMONTE E VALLE D’AOSTA. LE PROPOSTE A TORINO, DOMANDE ON LINE ENTRO IL 15 FEBBRAIO

Come ogni anno anche all’inizio del 2024 i giovani dai 18 ai 28 anni possono aderire al nuovo bando del Servizio Civile Universale. Presentiamo qui le proposte delle realtà dei Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta.

Tutti i progetti rientrano nel programma «Crea» che risponde all’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 dell’Onu per uno sviluppo sostenibile: fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti.

In Piemonte e Valle d’Aosta sono 108 i posti disponibili divisi in 41 sedi per i giovani tra i 18 e i 28 anni (ci sono riserve per chi ha minori opportunità). Il contratto ha la durata di 12 mesi, prevede un periodo di tutoraggio, un contributo alle spese di 507,30 euro ed un impegno settimanale di 25 ore.

Per partecipare è necessario candidarsi entro le ore 14 del 15 febbraio 2024 sul sito domandaonline.serviziocivile.it.

Sono quattro i macro-progetti a cui hanno aderito le diverse realtà salesiane e per cui è possibile presentare domanda: «Volo, scuola che mette le ali», per il servizio nelle scuole primarie e secondarie; «Toolbox», dedicato agli istituti di formazione professionale per aiutare l’inserimento e l’integrazione degli studenti stranieri; «Dire, fare, educare, giocare», con attività di gioco e sostegno allo studio nei Centri aggregativi per minori; «Batti batti le manine», nelle scuole dell’infanzia; «Museo Casa don Bosco».

Nelle opere salesiane della città di Torino i giovani in Servizio Civile Universale in uno dei quattro macro-progetti precedentemente citati si impegneranno nelle seguenti attività: al Rebaudengo (corso Vercelli 206) organizzazione delle attività degli oratori (giochi, aiuto compiti…), sostegno ai docenti delle scuole dell’infanzia o dei Centri di formazione professionale; al San Paolo (via Luserna di Rorà 16) organizzazione delle attività educative, dei workshop e dei laboratori dell’oratorio e sostegno ai ragazzi del doposcuola; al Michele Rua (via Paisiello 37) assistenza nelle scuole dell’infanzia, primaria o secondaria o organizzazione delle attività dell’oratorio; alla Crocetta (via Torricelli 30) animazione, gioco ed aiuto compiti in oratorio; a San Salvario (via Ormea 4) attività in oratorio, coinvolgimento nelle iniziative di Educativa di Strada e di prevenzione alla tossicodipendenza, aiuto ai bambini e ragazzi con particolari necessità al mattino, sostegno per le attività della comunità minori stranieri non accompagnati (Msna); a Valdocco (via Salerno 12) partecipazione alle attività dell’oratorio in particolare nel centro diurno insieme agli educatori (con ragazzi affidati da Comune e Centri sociali), gruppi formativi, vari laboratori, sedute di equipe formativa, assistenza in cortile, preparazione dell’Estate ragazzi, momenti di comunità e percorsi educativi; all’Agnelli (corso Unione Sovietica 312/via Sarpi 117) sostegno e aiuto nella scuola media, nelle superiori e per la formazione professionale oltre alla partecipazione alle attività dell’oratorio e del centro diurno.

Cristiani, giovani e martiri. Una mostra a Valsalice “Luce del Mondo, sale della Terra” – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Silvia Scaranari pubblicato su La Voce e il Tempo.

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Luce del Mondo, sale della Terra è la mostra sui giovani martiri predisposta dalla Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre e visitabile dal 22 gennaio al 1° febbraio presso l’Istituto Salesiano Valsalice di Torino (Viale Thovez 37 – ore 8-17)

Già Tertulliano nel II sec. d. C. scriveva che “il sangue dei martiri è il seme di nuovi cristiani” e mai epoca del passato ha visto sangue cristiano sparso in tutto il mondo come il XX secolo. E il XXI, per ora, sembra mantenere la stessa tendenza.

A partire da san Giovanni Paolo II, per proseguire con Papa Benedetto XVI e l’attuale Francesco, la denuncia della situazione si è fatta incalzante. Nel secolo scorso si calcolano 45 milioni di cristiani uccisi per la loro fede, un genocidio.

Oggi si stima che un cristiano ogni sette subisca persecuzioni, con un totale di 360 milioni di persone che vivono la loro fedeltà a Cristo a rischio quotidiano della vita. La denuncia viene da  Aiuto alla Chiesa che Soffre ma anche da Open Doors, entrambi enti che annualmente pubblicano documentati report sulla situazione in essere.

L’Africa subsahariana, l’epicentro del cristianesimo globale, è ora anche l’epicentro della violenza contro i cristiani, per effetto dell’estremismo islamista, mentre la Corea del Nord è tornata al primo posto, secondo la World Watch List (WWL) del 2023. Salita nella classifica la Repubblica delle Comore dove negli ultimi anni solo gli stranieri in transito possono professare una religione diversa dall’islam.

La presenza di persecuzioni in paesi con alta presenza di islam jihadista non è novità, ma è drammaticamente salita alla ribalta negli ultimi anni la situazione di paesi di antichissima tradizione cristiana.

L’odio anticristiano, misto a follie etno-nazionaliste, ha causato lo sfollamento di più di 100.000 cristiani dal Nagorno Karabakh, o Artsakh, occupata lo scorso autunno dall’Azerbajian, nel colpevole silenzio della grande stampa.

Meno note, ma certamente non meno tragiche, sono le notizie che giungono dal cattolicissimo Nicaragua dove una dittatura senza senso, guidata dal Presidente Ortega, ha deciso di cancellare il volto cristiano del Paese incarcerando vescovi, sacerdoti, e comuni fedeli, mentre in Colombia la persecuzione aumenta di anno in anno ad opera delle bande della criminalità organizzata a cui la Chiesa si oppone.

La mostra che Valsalice offre ai torinesi, composta di 18 pannelli su casi recenti e recentissimi, vuole far conoscere da un lato la brutalità della persecuzione, dall’altro la bellezza della testimonianza.

Oggi, come ieri, la Chiesa perseguitata è una Chiesa di ragazzi. Oltre i confini del ricco e anziano “Occidente” le comunità cristiane sono composte per gran parte di ragazzi e bambini.

Solo in India – che nel 2023 ha superato la Cina quale Paese più popoloso al mondo – si contano circa 16 milioni di ragazzi e ragazze cristiani, il doppio rispetto all’Italia.

Tra i diversi casi presentati il giovanissimo Akash Bashir ucciso il 15 marzo 2015. «Non preoccuparti mamma, e poi sarei felice di morire per salvare altre vite».

Così rispondeva il giovane Akash alla madre preoccupata che il figlio potesse venire ucciso mentre prestava servizio volontario come agente di sicurezza della parrocchia cattolica di St. John a Youhanabad, sobborgo di Lahore.

E proprio qui, per impedire l’ingresso nella chiesa super affollata per la S. Messa domenicale ad un kamikaze che portava uno zaino pieno di esplosivo, gli si para davanti e, dopo avergli intimato di fermarsi, lo abbraccia con forza. I due muoiono in una tremenda esplosione ma i 2000 fedeli all’interno sono salvi.

Samaru è un ragazzo di 15 anni, convertitosi al cristianesimo presso la Chiesa Pentecostale di Kenduguda, un villaggio dello Stato di Odisha, India. Lo descrivono come un giovane appassionato e innamorato del Signore.

Per questo il 4 Giugno 2020 viene rapito da casa sua da una banda di estremisti religiosi indù insieme a due suoi cugini e viene lapidato a morte. Sgozzato, il suo corpo viene mutilato e sepolto nella foresta.

Sempre un’altra giovane, Suor Marie-Sylvie Kavuke Vakatsuraki, delle Piccole Sorelle della Presentazione di Nostra Signora, medico, dolce e sempre disponibile, prestava servizio in un presidio ospedaliero.

Muore bruciata viva la notte del 20 Ottobre 2022, a pochi chilometri da Butembo, in un attacco ad opera di terroristi dell’ADF (Alleanza delle Forze Democratiche) un gruppo affiliato all’ISIS (Stato Islamico di Siria e Iraq).

Tre casi fra decine. Solo nel 2023 sono 20 i missionari uccisi in diversi parti di mondo, senza contare le migliaia di laici.

Eppure, il cristianesimo non muore.

Da duemila anni, a ondate ripetitive, qualcuno ha cercato di eliminare Cristo dal mondo ma senza successo, anzi!

Anche oggi Cristo si manifesta con forza al mondo con il suo dono di verità, perdono e amore, unici strumenti veri per dare Luce al mondo e Sale alla terra.

CNOS FAP, la formazione professionale salesiana in Alessandria – Il Piccolo

Si riporta di seguito la notizia apparsa su Il Piccolo.

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CNOS FAP, la formazione professionale salesiana
in Alessandria

Il centro di formazione professionale salesiano di Alessandria è presente da più di 40 anni sul territorio cittadino, con la missione di preparare i ragazzi al lavoro.

Il nostro stile educativo, sulle orme di don Bosco, unisce lo sviluppo delle capacità tecnico-operative dei ragazzi alla cura della formazione umana ed etica di uomini e donne che siano con responsabilità cittadini di questo complesso terzo millennio.

Fin dal primo contratto di “apprendistato” stipulato da Don Bosco nel 1851 condividiamo con le famiglie e le imprese la responsabilità nella formazione delle giovani generazioni, con collaborazioni costanti con più di 130 aziende del nostro territorio.

Fondamentali i laboratori attrezzati al meglio per una formazione adeguata ai settori professionali in cui si sviluppa la nostra offerta formativa (Meccanica Industriale, Meccanica Auto, Logistica).

Tutti i corsi – sia per giovani che per adulti – sono gratuiti, finanziati dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione Piemonte, e prevedono almeno 300 ore di formazione in azienda nell’ultimo anno. Grazie a questo rapporto consolidato i nostri studenti nei percorsi di istruzione e Formazione professionale (dai 14 ai 24 anni) possono vivere l’esperienza della formazione in modalità duale, che unisce apprendimento sul campo (configurata con un contratto di lavoro vero e proprio) e in laboratorio formativo.

Dal 2012 è attivo lo Sportello dei Servizi al Lavoro, accreditato presso la Regione Piemonte, per completare la fase formativa con adeguate azioni di accompagnamento all’inserimento lavorativo e di incontro tra domanda e offerta per giovani e adulti.

Fonte: Elaborazione su banca dati Sistema Informativo Lavoro Piemonte – SILP – AF 2021-22

I risultati occupazionali

Qualche dato sui nostri allievi a 6 mesi dalla qualifica o dal diploma professionale di IV anno:

  • il 60% ha avuto almeno un’esperienza di lavoro/tirocinio
  • il 25% ha ottenuto un contratto di apprendistato a tempo indeterminato
  • il 10% sta frequentando un percorso per il conseguimento del diploma di Stato o una specializzazione ulteriore

Percorsi formativi triennali attivati presso il Centro

  • Operatore meccanico – lavorazioni per asportazione e deformazione (cd. Meccanico industriale)
  • Operatore alla riparazione degli autoveicoli a motore – Manutenzione e riparazione delle parti e dei sistemi meccanici, elettromeccanici e di pneumatici

Vi aspettiamo al prossimo Open Day, il 13 gennaio 2024, ore 9.00-12.00, e se volete toccare con mano i nostri laboratori è possibile mettersi alla prova accompagnati dai nostri formatori tutti i mercoledì pomeriggio, dalle 14.30 alle 16.30.

Prenotazioni per Open Day, laboratori e iscrizioni

“Il nostro punto di forza è rispondere ai bisogni di territorio e famiglie” – La Stampa

Si riporta di seguito la notizia apparsa su La Stampa.

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IL CNOS-FAP nella Granda ha quattro sedi

“Il nostro punto di forza è rispondere ai bisogni
di territorio e famiglie”

Nei prossimi giorni gli ultimi “open day” per conoscere da vicino l’offerta formativa

 

Creare un ambiente formativo per offrire un’educazione globale, in particolare agli adolescenti e ai giovani, considerati nella loro unicità e nella loro qualità di persone, di cittadini e di lavoratori: è questo l’obiettivo dei corsi del CNOS-FAP.

Tutto iniziò intorno alla metà del 1800 a Torino grazie a un sacerdote attento ai giovani, alle loro problematiche, alle loro vite, ai loro diritti, ai loro desideri: San Giovanni Bosco.

Don Bosco volle contenere i danni dello sfruttamento minorile e lo fece attraverso nuovi contratti di apprendistato che tutelavano i giovani lavoratori e attraverso l’apertura di centri di formazione professionale.

Il CNOS-FAP di oggi, erede di quella avventura pionieristica, è presente in tutta Italia con 58 sedi, di cui 13 in Piemonte.

Nelle quattro sedi della provincia di CuneoBra, Fossano, Saluzzo e Savigliano – vengono attivate decine di corsi gratuiti che forniscono agli allievi le conoscenze tecnico- relazionali necessarie per intraprendere il viaggio nel mondo del lavoro.

I corsi spaziano tra diversi settori, dall’automotive alla panificazione, dalla meccanica industriale all’acconciatura.

«Il nostro punto di forza – dice Gianluca Dho, direttore della sede di Savigliano – è quello di rispondere ai bisogni del territorio sia per quel che riguarda le famiglie e gli studenti, sia per la richiesta formativa delle aziende e del tessuto economico provinciale. La nostra è una formazione completa, sotto il profilo professionale e della crescita personale».

Scegliere CNOS-FAP non significa precludersi l’opportunità di optare in seguito per un percorso di studi più ampio: la maggior parte dei corsi triennali può essere completata con l’offerta formativa del quarto e anche del quinto anno, per aggiungere alla qualifica professionale il diploma professionale o la maturità.

Nei prossimi giorni sono in programma gli ultimi «Open Day» che permetteranno agli studenti della scuola secondaria di primo grado e alle loro famiglie di conoscere da vicino l’offerta formativa del CNOS-FAP.

Sabato 13 gennaio la sede fossanese di via Verdi 22 dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00 presenterà i corsi di operatore in area meccanica, termoidraulica, automotive, meccanizzazione agricola, elettrica, servizi alla persona e operatori del benessere in acconciatura ed estetica.

Sempre sabato 13 a Savigliano porte aperte dalle 14.00 alle 18.00 nella sede di vicolo Orfane 6, teatro dei corsi di formazione professionale di trasformazione agroalimentare, panetteria, pasticceria, sala bar e ristorazione.

Giovedì 18 gennaio, infine, nella sede di Saluzzo, al civico 8 di via Griselda, dalle 14.00 alle 17.00 sarà possibile avere una panoramica sui corsi di formazione professionale di acconciatura, accoglienza e strutture ricettive, panetteria e pasticceria.

Proprio dalle 8.00 di giovedì 18, e fino alle 20.00 di sabato 10 febbraio, sarà possibile effettuare l’iscrizione per l’anno scolastico 2024/2025 sul sito www.istruzione.it/iscrizionionline.

Per abilitarsi occorre essere in possesso dello SPID, della Cie (Carta di Identità Elettronica) o dell’eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

In caso di necessità è possibile richiedere assistenza alle segreterie delle quattro sedi CNOS-FAP previo contatto telefonico.

L’offerta formativa è consultabile sul sito piemonte.cnosfap.net/tutti-i-corsi/.

Sono aperte anche le iscrizioni ai percorsi di qualifica per giovani e adulti occupati e disoccupati con più di 18 anni, con un’offerta formativa finanziata interamente da Regione Piemonte.

«Mettiamoci alla ricerca dei giovani» Don Bosco e quel sogno ancora attuale – Avvenire

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Avvenire a cura di Marina Lomunno.

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Cade quest’anno il 200° anniversario dalla visione onirica che il santo ebbe da bambino, in cui era prefigurata quella che sarebbe stata la missione sua e dei suoi figli spirituali. La mostra e un ciclo di incontri a Torino.

«Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i lupi in agnelli» è il titolo dell’ultima strenna firmata come rettor maggiore, e la prima come cardinale, da don Ángel Fernández Artime, 10° successore di don Bosco.

È stata presentata in diretta mondiale sui social lo scorso 27 dicembre. La Famiglia Salesiana, presente con 32 Gruppi religiosi e laicali in 135 nazioni, si è collegata per il tradizionale dono, la strenna, che don Bosco consegnava il 31 dicembre ai suoi ragazzi per indicare l’impegno per l’anno a venire.

Così hanno fatto i suoi successori fino al cardinale Artime, che ha ribadito la missione dei salesiani:

«Andare a cercare i giovani di oggi alla ricerca di senso e risposte».

Il tema della strenna 2024 apre le celebrazioni per i 200 anni del sogno-visione che «Giovannino» fece nel 1824, a 9 anni, nella povera casetta dei Becchi, oggi frazione di Castelnuovo Don Bosco.

In quella notte, che Don Bosco racconta nelle «Memorie dell’oratorio» – come scrive il rettor maggiore – è «nato un pilastro importante, quasi un mito fondativo della spiritualità salesiana, perché tutta la vita di don Bosco è il tentativo di realizzare il sogno».

È l’eredità che il santo lascia alla famiglia salesiana oggi, dal primo oratorio fondato a Torino a Valdocco all’ultima opera aperta dai suoi figli nel 2023 in Botswana:

«Portare a Gesù i giovani più poveri, sia che vivano per strada in Colombia, nei villaggi del Bangladesh o nel nostro ricco Occidente dove le povertà sono altre ma non meno urgenti».

A partire dalla strenna, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino è stata allestita una mostra in 12 pannelli

«dove è riportata una frase del sogno così come lo racconta il santo» spiega don Michele Viviano, rettore della Basilica torinese, casa madre dei salesiani, «per consentire una lettura nei suoi passaggi fondamentali. Ogni frase poi ha un breve commento attualizzato del rettor maggiore tratto dalla strenna. La mostra è aperta fino al 31 gennaio, festa liturgica di don Bosco».

E sempre in Basilica, dove si venerano le spoglie mortali del santo, sono in programma tre lunedì di riflessione sul sogno: ha aperto il ciclo l’8 gennaio Artime: nella chiesa gremita ha invitato tutti a rileggere il sogno di don Bosco ragazzino quando nella sua visione vede un gruppo di fanciulli «discoli e pericolanti» che giocano e bestemmiano.

«Giovannino all’udire le bestemmie li vuole affrontare con calci e pugni ma un uomo dal volto luminoso lo ammonisce: “Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù”.

Giovannino è interdetto ma l’uomo lo rassicura: “Io ti darò la Maestra”. E accanto all’uomo appare una donna, Maria.

I discoli scompaiono e al loro posto si materializzano animali selvatici e capretti. La Donna dice a Giovannino: “Ecco il tuo campo” e appare un branco di agnellini… il ragazzino non capisce e piange ma Maria lo rasserena: “A suo tempo tutto comprenderai”».

E don Bosco al termine della sua vita – ha proseguito Artime – tutto ha compreso piangendo all’altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma, pochi giorni dopo la consacrazione, quando ormai la famiglia salesiana aveva salde radici.

«I ragazzi di 200 anni fa che bestemmiavano o usavano il coltello sono quelli che oggi spacciano o hanno una pistola: tutti, quelli più poveri – fuori o dentro – sono un gomitolo di contraddizioni. Questo oggi è il nostro campo anche con i nativi digitali: con bontà, rispetto pazienza portare i giovani a Dio, dire loro di non temere, che non sono soli, che ognuno di loro vale».

Al termine della serata sono risuonate le note dell’inno composto da don Maurizio Palazzo, maestro di cappella di Maria Ausiliatrice, eseguito dalla corale della Basilica e dal coro giovanile «Sal.es», un brano che richiama la potenza delle parole scelte dal cardinale Artime per la strenna:

«Un sogno che ci riporti ai primi passi di don Bosco, ma che ci apra al futuro, al coraggio di rinnovare, costruire, un sogno ad occhi aperti ed a passo spedito, lieti nella speranza che Lui è sempre con noi. Il sogno vivrà, farà sognare ancora, noi lo vedremo ancora».

Il testo della Strenna 2024 è disponibile in sei lingue sul sito dei Salesiani di don Bosco www.sdb.org.

 

 

Rebaudengo, un corso al lavoro per giovani rifugiati – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo.

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Lo scorso novembre, presso il CNOS-FAP Rebaudengo di Torino, ha preso il via un corso di formazione professionale per giovani rifugiati in collaborazione con l’Unione industriale di Biella e con la Croce Rossa italiana.

Si tratta di un progetto che in primo luogo vuole rispondere alla necessità di reperire lavoratori nel settore meccanico-tessile, che negli ultimi anni vive una crisi di produzione dovuta, primariamente, alla mancanza di manodopera connessa alle richieste – spesso troppo selettive – delle aziende.

Il progetto è coordinato dai tre partner sopra citati, che si occupano ciascuno di un aspetto specifico: il CNOS-FAP della parte di formazione, l’Unione Industriale di Biella della selezione delle aziende interessate e la Croce Rossa dell’individuazione delle persone da inserire nel progetto.

Tutti gli allievi infatti (15 in totale) provengono dal Campo migranti Fenoglio di Settimo, gestito dalla Croce Rossa, e hanno un’età compresa tra i 20 e i 40 anni.

Il corso prevede 120 ore di formazione professionale in ambito meccanico tessile, che hanno preso il via a dicembre, a cui si sommeranno le ore dedicate al corso sulla sicurezza e, infine, da gennaio un accompagnamento all’inserimento abitativo e lavorativo nella città di Biella seguito da un responsabile messo a disposizione dall’Unione Industriale.

«Finora», spiega Agostino Albo, direttore del centro di formazione professionale Rebaudengo, «non abbiamo registrato alcuna assenza da parte degli allievi; c’è una forte motivazione e volontà di portare a termine il percorso»

Non si tratta di un progetto isolato: l’anno scorso sempre al Rebaudengo si è svolto un corso simile rivolto ad immigrati nell’ambito della carrozzeria: su 14 allievi ad oggi tutti hanno trovato occupazione.

L’obiettivo ultimo di questo progetto, oltre che rispondere ad una richiesta di lavoratori specializzati nel settore di riferimento (in questo caso quello meccanico-tessile), si inserisce in quella che è una delle mission della formazione professionale salesiana, ossia formare gruppi di persone inoccupate, che per svariate motivazioni legate al loro status non riescono a trovare un’occupazione stabile, fornendogli una specializzazione e accompagnandoli nell’inserimento lavorativo.

Fondamentale l’impegno della Croce Rossa del Campo Fenoglio che monitora con attenzione l’andamento dell’attività, le presenze e, tra le altre cose, ha fornito l’abbonamento ai mezzi pubblici degli allievi per agevolare gli spostamenti.

Don Bosco 200 anni dal sogno – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Marina Lomunno apparso su La Voce e il Tempo.

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L’ultima strenna da Rettor Maggiore e la prima da cardinale, don Ángel Fernández Artime l’ha diffusa per la prima volta in diretta mondiale plurilingue sui social dalla Casa generalizia salesiana di Roma mercoledì 27 dicembre.

La famiglia salesiana presente nei 5 continenti in 134 nazioni si è collegata per il tradizionale «dono» che don Bosco consegnava ogni anno ai suoi ragazzi per caratterizzare l’anno a venire.

Così hanno fatto i suoi successori fino al card. Artime che, citando l’incontro al santuario della Consolata promosso dal nostro giornale il 4 dicembre scorso, ha ribadito l’impegno dei salesiani

«di andare a cercare i giovani di oggi alla ricerca di senso e risposte».

Il tema della strenna per il 2024 richiama i 200 anni del sogno che don Bosco fece nel 1824 a 9 anni: «Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i ‘lupi’ in ‘agnelli’» il titolo della strenna che, in un momento dove il mondo è assediato da 59 conflitti tra cui quello in Ucraina e in Terra Santa è drammaticamente attuale.

A partire dalla strenna nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino è stata allestita una mostra in 12 pannelli dove in ognuno di essi è riportata una frase del sogno così come lo racconta lo stesso don Bosco per consentire una lettura nei suoi passaggi fondamentali.

Ogni frase poi ha un breve commento, o rilettura attualizzata del Rettor Maggiore tratta della stessa strenna 2024. La mostra si potrà visitare fino al 31 gennaio, festa liturgica del Santo dei giovani.

Inoltre in preparazione alla festa di don Bosco sono in programma sempre in Basilica «tre lunedì» di riflessione e di approfondimento sul sogno di don Bosco.

Apre il ciclo (sempre alle 20.30) l’8 gennaio il Rettor Maggiore con una lettura salesiana del sogno per il nostro tempo. Segue lunedì 15 don Andrea Bozzolo, Rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, che leggerà il sogno in chiave teologica mentre lunedì 22 don Francesco Motto, direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano di Roma, ne proporrà una riflessione critico-storica.

«Le tre serate» spiega don Michele Viviano, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice «saranno precedute da un video, diverso per ogni sera, sempre sul sogno».

L’intento come sottolinea il Rettor Maggiore è che questo sogno continui a far sognare ogni salesiano e ogni membro della nostra famiglia trasformandosi in realtà.

Solo scoprendo e realizzando il sogno che Dio ha per ciascuno di noi, la nostra vita diventa più felice e di qualità per ciascuno di noi e dei nostri giovani.

«Un solo è il mio desiderio – scriveva don Bosco – quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità’».

Don Bosco e gli altri Santi impegnati nel sociale – Airone

Si riporta di seguito l’articolo apparso sulla rivista mensile Airone.

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Don Bosco e gli altri Santi impegnati nel sociale

Nell’Ottocento Torino è una città in espansione, ma molti dei suoi abitanti vivono di stenti. In questo ambiente povero e degradato c’è però chi si prodiga per aiutarli. Il più famoso è don Giovanni Bosco, ma non è il solo: ci sono anche Cafasso, Murialdo, Frassati, Faà di Bruno e altri. Canonizzati durante il Novecento e i primi anni 2000, sono chiamati “santi sociali”.

Una città in fermento, attiva e operosa, che cresce a vista d’occhio. La Torino che si affaccia al 1800 è un agglomerato in continua espansione: in soli tre decenni, dall’inizio del secolo al 1830, passa da 80mila a 127mila abitanti.

La crescita prosegue lungo tutto il XIX secolo, ma purtroppo ha anche un rovescio della medaglia: molti, infatti, ci vanno alla ricerca di un lavoro e di una condizione di vita migliore, ma non tutti riescono a realizzare i loro sogni.

Le file dei poveri si ingrossano giorno dopo giorno: ammassati in misere abitazioni, molti sopravvivono a stento e solo grazie alla pubblica assistenza, che spesso, però, non è sufficiente.

È in questo contesto che assumono un ruolo fondamentale i “santi socialidi Torino: religiosi e laici che con le loro opere assicurano un indispensabile aiuto agli indigenti o, come nel caso di san Giuseppe Allamano, contribuiscono alla nascita e diffusione delle missioni nel mondo.

Venerabile Tancredi Falletti di Barolo crea scuole gratuite

Unico figlio del marchese Ottavio Alessandro Falletti di Barolo e di Paolina Teresa d’Oncieux, Tancredi nasce a Torino il 26 ottobre 1782. Il padre lo porta con sé nei numerosi viaggi. È proprio durante uno di questi soggiorni, in Francia, che conosce Juliette (Giulia) Colbert che sposa nel 1806 a Parigi per trasferirsi con lei a Torino nel 1814.

L’impossibilità di avere figli viene letta dai coniugi come un segnale divino: decidono che la loro disponibilità economica sarebbe stata messa a disposizione dei bisognosi.

Negli incarichi ricoperti nell’amministrazione comunale (fu sindaco per due anni) Tancredi dà vita a iniziative di beneficenza come la creazione di scuole gratuite peri figli dei poveri, un asilo e una scuola di arte per indigenti.

Durante l’epidemia di colera del 1835 organizza ospedali temporanei per accogliere i malati. Nel 2018 è stato dichiarato venerabile da Papa Francesco.

Giulia Falletti di Barolo apre un istituto per ragazze madri

Moglie di Tancredi Falletti di Barolo, Juliette (Giulia) nasce il 27 giugno 1785 nel castello di Maulévrier, in Vandea (Francia), figlia del conte Éduard Colbert e della contessa AnneMarie-Louise Quengo de Crénolle.

Damigella d’onore di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte, dopo il matrimonio e il trasferimento a Torino si dedica con il marito alla beneficenza.

Realizza progetti per la riabilitazione e il reinserimento delle detenute nella società, un istituto per ragazze madri, una scuola professionale per le figlie delle famiglie povere e una casa per ragazze a rischio oltre alla costruzione della chiesa di Santa Giulia a Torino.

Muore il 19 gennaio 1864 lasciando le indicazioni per fondare l’Opera Pia Barolo, ente benefico al quale dona il patrimonio di famiglia.

Nel 2015 viene celebrata da Papa Francesco con il titolo di venerabile.

Don Giovanni Bosco fonda la congregazione dei Salesiani

Il futuro fondatore dei Salesiani (oggi presenti in oltre 130 Paesi del mondo) nasce in una piccola cascina nella frazione Becchi, nel comune di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo don Bosco) il 16 agosto 1815 da Francesco Bosco e Margherita Occhiena, entrambi contadini.

Orfano di padre a due anni, inizia a lavorare a 11 mentre in lui si fa sempre più forte la vocazione. Svolge diversi mestieri per potersi pagare gli studi e nel 1835 entra in seminario.

Sei anni più tardi è nominato sacerdote e si trasferisce al Convitto Ecclesiastico di Torino. Qui inizia la sua opera di avvicinamento ai giovani più poveri che incontra in strada e nei cantieri della città

È proprio per loro che dà vita al primo oratorio a Valdocco (Torino) nel 1846, un luogo dedicato ai giovani emarginati dove vengono loro garantiti un aiuto concreto, un’educazione e una formazione lavorativa.

Presto gli oratori si moltiplicano aiutando un numero sempre maggiore di ragazzi bisognosi. Nel 1859 fonda la congregazione dei Salesiani (da san Francesco di Sales) con la quale porta avanti la sua missione in favore dei giovani.

Muore il 31 gennaio 1888 e viene canonizzato il 1° aprile 1934 da Papa Pio XI.

San Giuseppe Benedetto Cottolengo apre un’infermeria per infermi abbandonati

Nato a Bra (Cuneo) il 3 maggio 1786, è il primo di dodici figli (sei dei quali muoiono in tenera età) di Giuseppe Antonio Cottolengo e Benedetta Chiarotti.

Ordinato sacerdote nel 1811, si laurea a Torino in Teologia con plauso e lode il 14 maggio 1816.

Sempre più interessato alla ricerca spirituale, il 2 settembre 1827 don Giuseppe Cottolengo viene chiamato al capezzale di una madre di tre figli, e il quarto in arrivo, rifiutata da diversi ospedali di Torino.

La morte della donna lo sconvolge e decide di creare una piccola infermeria per evitare il ripetersi di casi simili. Nasce così, nel 1828, “Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini” dedicato ai malati che non vengono accolti negli ospedali.

Quattro anni più tardi don Giuseppe fonda, sempre a Torino, la “Piccola Casa della Divina Provvidenza” (nota come “Cottolengo“): al suo interno persone povere e disabili, epilettici, sordi, invalidi e orfani possono trovare cura sanitaria, assistenza, educazione.

Muore il 30 aprile 1842. Nel 1934 Papa Pio XI lo nomina santo.

San Leonardo Murialdo aiuta i ragazzi di strada

Leonardo Murialdo nasce a Torino il 26 ottobre 1828 da una famiglia benestante. Rimasto orfano di padre a cinque anni, entra nel collegio dei Padri Scolopi di Savona, ma durante l’adolescenza vive una crisi esistenziale e spirituale che lo riporta in famiglia, a Torino.

Qui matura la decisione di diventare sacerdote e viene ordinato nel 1851.

Apprezzato da san Giovanni Bosco, che gli affida l’oratorio di San Luigi (vicino alla stazione ferroviaria di Porta Nuova), dedica tutto sé stesso ai giovani bisognosi: tramite l’oratorio, la catechesi, la scuola, la formazione professionale e le attività ricreative, avvicina e aiuta i ragazzi di strada, i più poveri.

È grazie a lui che vengono create una casa-famiglia e una colonia agricola di Rivoli (Torino). Nel 1873 fonda la Congregazione di San Giuseppe, che prosegue la sua opera di assistenza peri giovani anche dopo la sua morte avvenuta il 30 marzo 1900.

Sarà Papa Paolo VI a canonizzarlo il 3 maggio 1970.

San Giuseppe Cafasso assiste i condannati fino alla forca

Nasce a Castelnuovo d’Asti, lo stesso paese natale di san Giovanni Bosco, il 15 gennaio 1811.

La sua è una famiglia contadina e la profonda fede dei genitori si trasmette al figlio che a 22 anni è ordinato sacerdote. Quattro mesi più tardi entra nel Convitto ecclesiastico di San Francesco, a Torino.

Insegnante di teologia morale prima, direttore spirituale dopo e infine rettore, trasmette ai futuri sacerdoti la sua fede, ma non solo.

Da sempre attento agli ultimi, si dedica ai carcerati, che visita nei fatiscenti istituti penitenziari.

Viene soprannominato il “prete della forca” perché accompagna spesso i condannati fino al patibolo confortandoli sino alla fine.

Muore il 23 giugno 1860: il 22 giugno 1947 Papa Pio XII lo nomina santo.

Beato Francesco Faà di Bruno istituisce “i fornelli economici”

Prima di indossare la tonaca, Francesco Faà di Bruno vive una vita molto intensa.

Nato ad Alessandria il 29 marzo 1825 in un’importante famiglia nobile, nel 1840 entra nell’Accademia militare di Torino dando il via a una brillante carriera come ufficiale fino a essere nominato Capitano di Stato Maggiore.

Lasciato l’esercito, la passione per la scienza lo porta a laurearsi in matematica presso la prestigiosa università Sorbona di Parigi e nel 1857 diventa professore di matematica e astronomia all’Università di Torino.

Uomo di fede, si dedica ai più poveri e, in particolar modo, alle donne, dando vita a una casa per ragazze madri e fondando la congregazione delle suore Minime di Nostra Signora del Suffragio.

Sue le iniziative dei fornelli economici (per distribuire a modico prezzo pasti caldi ai lavoratori), della biblioteca mutua circolante (prestito dei libri esteso a tutta l’Italia) e dei lavatoi pubblici.

Decide di abbracciare la vita ecclesiale nel 1876. Muore il 27 marzo 1888 e Papa Giovanni Paolo II lo nomina beato nel 1988.

San Giuseppe Marello regala una casa di riposo agli anziani bisognosi

Nato a Torino il 26 dicembre 1944, Giuseppe Marello perde la madre a 3 anni e con il padre e il fratello si trasferisce a San Martino Alfieri (Asti). A 12 anni entra in seminario ad Asti: dopo una breve pausa di ripensamento durante la quale torna a Torino per intraprendere studi tecnico-
commerciali, ritorna in seminario e viene ordinato sacerdote nel 1868, assumendo la carica di segretario del vescovo di Asti Carlo Savio.

Nel 1878 fonda la Congregazione degli Oblati di San Giuseppe. Nominato vescovo di Acqui (Alessandria) nel 1889, si spende per aiutare i giovani accolti in parrocchia.

Doveva essere una scuola di formazione accogliente affinché i ragazzi potessero diventare “dei buoni cristianie degli onesti cittadini“.

Non da meno è il suo intervento in favore degli anziani bisognosi, peri quali si fa carico di una casa di riposo.

Muore il 30 maggio 1895 a soli 50 anni e viene canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 2001.

Beato Giuseppe Allamano inaugura un centro missionario

Giuseppe Allamano nasce a Castelnuovo d’Asti il 21 gennaio 1851: è parente e allievo di un santo, suo zio, che è infatti san Giuseppe Cafasso.

Studia presso l’oratorio di san Giovanni Bosco a Valdocco (Torino). Ordinato sacerdote nel 1873 e laureatosi in teologia presso la Pontificia facoltà teologica di Torino quattro anni dopo, nel 1880 diventa rettore del Santuario della Consolata di Torino.

Desideroso di portare la Parola di Dio e aiuti concreti alle popolazioni più povere nel mondo, nel 1901 fonda l’Istituto missioni Consolata che l’anno successivo invia 4 missionari in Kenya.

Nel 1910 dà vita alle Suore missionarie della Consolata.

Fedele alla sua massima “il bene fa poco rumore: il molto rumore fa poco bene. Il bene va fatto bene e senza rumore“, si adopera per sensibilizzare la Chiesa e la società sulle attività dei missionari, chiedendo che venga istituita ufficialmente una giornata dedicata a essi (verrà esaudito nel 1926 da Papa Pio XI).

Muore il 16 febbraio 1926 e beatificato il 7 ottobre 1990 da Papa Giovanni Paolo II.

Beato Pier Giorgio Frassati: è ricco e dona tutto ai poveri

Figlio di Alfredo Frassati, direttore del quotidiano La Stampa e senatore, e della pittrice Adelaide Ametis, Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901.

Dopo il diploma al liceo classico nel 1818, si iscrive al Politecnico di Torino, scegliendo ingegneria meccanica con specializzazione in mineraria. A chi gli chiede il motivo di tale scelta, Pier Giorgio risponde che vuole studiare per aiutare a migliorare le condizioni di lavoro dei minatori.

La sua profonda fede lo porta a iscriversi alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e a collaborare assiduamente con l’organizzazione caritativa cattolica Conferenza di San Vincenzo.

La sua disponibilità economica è messa completamente al servizio dei bisognosi e spesso rimane senza soldi perché dona tutto ai poveri.

Nel 1922 la sua devozione lo porta ad entrare come laico (terziario) nell’ordine dei domenicani incrementando maggiormente il suo impegno nell’assistenza dei poveri.

Colpito da poliomielite fulminante, muore il4 luglio 1925. Viene beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990.

Torino sulle orme di don Bosco – Famiglia Cristiana

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Famiglia Cristiana.

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A Valdocco, il “quartier generale” dove è nata l’avventura educativa del “Santo dei giovani” che oggi continua in 134 Paesi del mondo grazie ai missionari salesiani

Ogni volta che torno sui luoghi di san Giovanni Bosco mi emoziono profondamente.

È incredibile come questo grande santo abbia speso la sua vita per i giovani e gli ultimi portando frutti immensi in tutto il mondo in così poco tempo.

Dinanzi alla sua tomba e a quella di san Domenico Savio percepisco un’aria di grazia, una potenza inaudita e m’immergo nella preghiera più profonda con un cuore colmo di pace e commozione.

Mi sento davvero piccolo dinnanzi a questi due giganti di santità.

Poi a Valdocco, il “quartier generale” della famiglia salesiana, si respira un’aria di internazionalità grazie ai missionari provenienti dai diversi continenti.

Domenica prossima il nostro viaggio ci farà ripercorrere la storia di don Bosco, un energico sacerdote piemontese che dedicò la sua vita all’educazione e all’aiuto dei giovani più svantaggiati, e contemplare l’opera concreta di questo santo, fondatore dell’Ordine dei Salesiani.

In particolare, le missioni che in Italia e all’estero, grazie alla Onlus Missioni Don Bosco e a tanti missionari e testimoni che dedicano la loro vita ai più fragili nei vari Paesi del mondo.

Uno di questi è don Gianni Rolandi, che è stato per anni missionario in Kenya:

«La presenza salesiana nell’Africa dell’Est è iniziata nel 1980», racconta, «io ho vissuto prevalentemente in Kenya, alcuni anni in Tanzania e ho visitato il Sudan e il Sud Sudan. Dall’8 settembre scorso la Tanzania è diventata un’ispettoria autonoma e questo dimostra la grande crescita delle missioni salesiane in questa parte del continente africano.»

Rolandi spiega che l’evangelizzazione in Africa nacque nel 1978 con uno slogan semplice ma efficace: “Don Bosco per l’Africa e l’Africa per don Bosco”.

«Il numero dei giovani all’epoca e anche oggi è impressionante», sottolinea, «quando sono arrivato in Kenya ci siamo dedicati principalmente all’educazione al lavoro con corsi di formazione della durata di tre anni che preparano a svolgere un impiego. È la realizzazione concreta, anche se non l’unica, dello stile di don Bosco per l’Africa. Io ho iniziato la missione a Embu, nell’Est del Kenya, dove c’è una scuola secondaria, e poi ho vissuto tanti anni nella capitale, a Nairobi, nella casa di formazione che prepara gli studenti di Teologia. In questi paesi siamo presenti anche con le parrocchie, gli oratori, i centri giovanili, case che accolgono ragazzi di strada come quelli che arrivano dai villaggi rurali, mentre nel Nord del Kenya, a Kakuma, siamo gli unici che hanno il permesso di vivere nel campo profughi che è uno dei più grandi del mondo, che è arrivato a toccare oltre 200mila presenze, e accoglie rifugiati congolesi, ruandesi, sud sudanesi e somali».

Oggi sono 134 i Paesi nei cinque continenti dove i figli e le figlie di don Bosco, partiti da Torino, hanno portato il suo carisma.

La Onlus Missioni Don Bosco è attiva con oltre quattromila centri tra scuole, istituti di formazione professionale, università e porta aiuto concreto negli Stati più poveri e nelle situazioni estreme.

Ieri come oggi, l’educazione è cosa di cuore e sottolinea perfettamente il carisma di don Bosco e dei salesiani.