Un defibrillatore in regalo da Confartigianato al Cnos Fap di Vercelli

Si riporta qui di seguito una notizia proveniente da “La Stampa” nella sezione “Vercelli e provincia”, che racconta la mattinata di lunedi 25 febbraio in cui è stato consegnato un defibrillatore al Cnos-Fap di Vercelli in seguito ai finanziamenti del 5×1000:

Ieri mattina, nella nuova sede vercellese di corso Magenta, Confartigianato Imprese del Piemonte Orientale ha consegnato un defibrillatore al direttore scolastico dell’istituto professionale Cnos-Fap, Silvano Lago, nell’ambito della campagna nazionale legata ai finanziamenti del 5×1000.

Un’azione resa possibile attraverso il lavoro del comitato Ancos, l’associazione di utilità sociale di Confartigianato. A più ampio spettro, la cerimonia di consegna è stata in verità l’occasione per fare conoscere ai ragazzi dell’istituto professionale vercellese di corso Randaccio (intitolato a Don Bosco) le testimonianze lavorative di imprenditori di successo, in un incontro altamente formativo della durata di un paio d’ore. Sono intervenuti, in questo senso, l’hair-stylist di Borgomanero (conosciuto in tutto il mondo) Gianni Torraco e Donatella Mattacchini, della ditta Nuova Rettifica di Novara.

A moderare il tavolo, il direttore di Confartigianato Imprese del Piemonte Orientale, Amleto Impaloni e il presidente Ancos della stessa area Adriano Sonzini, che ha sottolineato:

«La campagna nazionale con i fondi del 5×1000 ci porta a dotare le realtà del territorio di uno strumento utile e quantomai necessario come il defibrillatore. Cnos Fap, inoltre, è una realtà con la quale Confartigianato collabora da tempo e che ci ha richiesto questa possibilità. E, proprio per queste ragioni, siamo doppiamente contenti di aver dato una mano».

 

Elledici – Un mondo di novità (gennaio e febbraio 2019)

Pubblichiamo qui le proposte di lettura da parte della editrice salesiana Elledici per i mesi di gennaio e febbraio 2019:

 

È arrivato il Nuovo Sussidio Estivo 2019!

L’INCREDIBILE VIAGGIO

Una nuova avventura per l’estate in oratorio

 

Condominio Solidale – Via Romolo Gessi, Torino

Si pubblica una notizia proveniente da “La Voce e il Tempo” riguardo al Condominio Solidale di via Gessi di Torino. Buona lettura!

Cos’è il Condominio Solidale di via Gessi?

Il Condominio Solidale di via Romolo Gessi 4/6, nel quartiere Santa Rita di Torino, è nato da un bando del Comune di Torino del 2008 per la gestione di un housing sociale in una struttura di alloggi popolari dell’Atc, con il finanziamento e il supporto della Compagnia di San Paolo. L’Associazione Giovanile Salesiana (Ags) per il Territorio, ha ottenuto per 12 anni la gestione della struttura attuata attraverso le cooperative sociali “Un sogno per tutti” e la Cooperativa E.T.

Il condominio è composto da 30 alloggi, 6 per piano, di cui i 18 dei piani alti sono assegnati dall’Atc in modo permanente ad anziani over 65, mentre i due piani bassi sono per persone in fragilità sociale, prevalentemente donne con figli, in maggioranza straniere, che vi abitano per un massimo di 18 mesi entro i quali devono raggiungere un’autonomia lavorativa e abitativa.

Questo avviene in 8 alloggi, i restanti sono abitati da volontari che vivono nel condominio come affidatari delle persone in fragilità fornendo loro supporto quotidiano. Esistono poi alcuni spazi comuni, oltre a una sala giochi e un giardinetto esterno attrezzato per i bambini.

In dieci anni hanno abitato il condominio nella parte dedicata alla fragilità sociale 47 nuclei per un totale di 108 persone, con problematiche di vario genere.

Articolo a cura di Marco Mascia

 

Housing Sociale

a cura di Enrico Panero

«È possibile vivere oggi a Torino, in un condominio, fondando tutto sulla relazione e la solidarietà?».

A questa domanda ha provato a rispondere il progetto di Condominio Solidale, un’esperienza di housing sociale avviata dieci anni fa nel quartiere di Santa Rita su iniziativa del Comune, con il supporto di Compagnia di San Paolo e la gestione dell’Associazione Giovanile Salesiana (Ags) per il Territorio attraverso due cooperative sociali. Da allora l’housing sociale, cioè la pratica che intende rispondere all’emergenza abitativa anche con l’accompagnamento sociale delle persone temporaneamente accolte, si è diffuso in varie esperienze e forme, con in comune l’idea che mettendo insieme le forze (anche se poche) si possono trovare migliori soluzioni ai problemi.

La particolarità di questo condominio sta nelle trasversalità intergenerazionale e interculturale, cioè la convivenza tra anziani e giovani che spesso sono stranieri, prevalentemente donne con figli. Un progetto che riporta al passato, spiegano i promotori:

«Al cascinale, con la sua famiglia allargata in cui le diverse generazioni crescevano insieme, dove c’era una forte partecipazione alla vita sociale, gli spazi erano comuni ma anche privati, i bambini erano accuditi dai genitori, ma anche dai nonni e dai fratelli maggiori».

Inoltre, il continuo confronto e scambio tra culture diverse rappresenta un indubbio valore aggiunto. In estrema sintesi, dice il coordinatore del Condominio Solidale,

«la multigenerazionalità, la territorialità, la collettività e l’assunzione di responsabilità lo rendono uno spazio particolare, l’umanità e la fragilità delle persone che lo abitano gli danno invece un aspetto di normalità».

Consulta Mondiale della Comunicazione Sociale – “Essere autentici, per dire al mondo che le nostre vite hanno valore”

Si riporta qui di seguito la notizia proveniente da ANSAgenzia iNfo Salesiana – che parla dell’incontro che si è tenuto a Roma della Consulta Mondiale della Comunicazione Sociale presso la Sede Centrale Salesiana.  Si è svolto su tre giorni, dal 21 febbraio al 23, concludendosi con la benedizione del Santo Padre in Piazza San Pietro.

In particolare l’articolo ci racconta della giornata del 21 febbraio:

(ANS – Roma) –  Ieri, 21 febbraio, sono proseguiti i lavori della Consulta Mondiale della Comunicazione Sociale, che si sta svolgendo nella Sede Centrale Salesiana a Roma e che si concluderà domenica 23, con una visita in Piazza San Pietro per ricevere la benedizione del Santo Padre.

Don Filiberto González, Consigliere Generale per le Comunicazioni Sociali della Congregazione Salesiana, ha presentato gli orientamenti della Consulta, le sfide dell’incontro, le proposte e la metodologia di lavoro.

Ognuno dei partecipanti alla Consulta prende parte attivamente ai lavori, con una relazione preparata in anticipo e che mira ad aiutare i Salesiani ad approfondire il tema attuale:

La comunicazione in un mondo digitale”.

“La Consulta è composta da Salesiani consacrati e laici provenienti dalle sette regioni della Congregazione – ha detto don González -. In generale, vengono rappresentate non solo culture diverse, ma anche modi particolari di vivere la gioventù e la missione ereditata da Don Bosco. Infatti, i partecipanti a questa Consulta Mondiale appartengono ai cinque continenti, e ognuno di essi ha un retroterra culturale diverso nel campo della comunicazione, che sarà una ricchezza per la Congregazione che opera in 134 Paesi”.

In un altro momento della presentazione, don González, ha poi affermato con forza che l’obiettivo di questa Consulta è fondamentalmente quello di “offrire il profilo di un salesiano che sappia testimoniare Gesù in una società dominata dal mondo digitale”.
I lavori sono stati suddivisi per regioni, per favorire un arricchimento culturale.

Alla fine del pomeriggio, i partecipanti si sono riuniti per ringraziare Dio per il dono di questo incontro e per ascoltare la Buona Notte, offerta da don Javier Valiente, dell’Ispettoria di Spagna-San Giacomo Maggiore, che ha anche parlato sulla “comunicazione di crisi” che l’Ispettoria sta sperimentando.

“Mentre concludiamo la giornata – ha detto don González – ricordiamo che è importante essere sempre autentici, perché questo è il modo migliore per dire al mondo che le nostre vite hanno valore. I mezzi che ci ha lasciato Don Bosco sono ancora oggi validi: la preghiera e la vita spirituale. Ed è importante saper osservare la nostra realtà sociale e giovanile con gli occhi di Don Bosco, per offrire una proposta che ci spinga a comunicare Gesù Cristo in mezzo ai giovani in un mondo digitale”.

 

“La cucina degli avanzi”

Pubblichiamo una notizia proveniente da “Il Corriere”, settimanale di Alba,Bra, Langhe e Roero, circa la Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare e l’iniziativa organizzata a Pollenzo che ha coinvonto gli allievi delle scuole “Velso Mucci” e del Cnos-fap di Bra:

Uno show-cooking intitolato “La cucina degli avanzi”, con gli allievi anche dell’Alberghiero “Velso Mucci” e del Cnos-fap di Bra, ha caratterizzato la presentazione di “Attenti allo spreco”.

Si è svolta a Pollenzo, venerdi 15 febbraio, si tratta di un progetto dell’Asl Cn2 per la prevenzione degli sprechi alimentari e la promozione di stili di vita sostenibili.

Nella Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare, quella di Pollenzo all’Università di Scienze Gastronomiche, è stata anche l’occasione per lanciare un’iniziativa di cucina del recupero con la partecipazione degli Istituti scolastici del territorio a indirizzo specifico, e un contest fotografico dedicato agli alunni delle Superiori sul tema dello spreco.

Si calcola che un terzo della quantità totale di cibo prodotto nel mondo finisce per andare perso o sprecato. Si tratta di un problema etico, economico-sociale e anche ambientale. Senza sprechi si potrebbe coprire più di metà del fabbisogno alimentare dei Paesi poveri. Per produrre tutto il cibo che poi buttiamo servono più di 250 miliardi di litri d’acqua. Il 30% delle terre viene sfruttato inutilmente, si immettono nell’atmosfera più di 3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica e circa l’8% delle emissioni totali di gas serra.

Nonostante l’entrata in vigore della legge Gadda (n.166/2016) con l’obiettivo di ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera agro-alimentare, favorendo il recupero e la donazione delle eccedenze, in Italia sprechiamo ancora circa 2 milioni di tonnellate di alimenti all’anno; 450.000 in Piemonte con oltre il 45% a livello domestico.

don Antonio César Fernández – “Il male non ha mai l’ultima parola”

Lettera del Rettor Maggiore a motivo dell’uccisione di
don Antonio César Fernández (SDB)

(Roma, 18 febbraio 2019) – Il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, ha scritto una lettera a tutti i suoi confratelli e alla Famiglia Salesiana nel mondo, a seguito della tragica morte di don Antonio César Fernández, missionario salesiano spagnolo, dell’Ispettoria Africa Occidentale Francofona (AFO), colpito a morte in un agguato teso da assassini jihadisti, venerdì 15 febbraio 2019, in Burkina Faso.

Roma, 16 febbraio 2019

Ai miei Confratelli Salesiani. Alla Famiglia Salesiana nel mondo. Miei cari confratelli: sono appena arrivato a Roma, Sacro Cuore, direttamente dall’Irlanda, dove ho concluso la visita all’Ispettoria “San Patrizio” con sede a Dublino, e subito mi metto in comunicazione con tutti voi.

Lo faccio per la dolorosissima notizia ricevuta alcune ore fa, la notte scorsa, quando ci hanno informato che il nostro confratello missionario salesiano Antonio César Fernández, missionario in Africa dal 1982, è stato assassinato ieri, alle ore 15:00 locali, con 3 colpi di arma da fuoco, durante un attacco jihadista avvenuto a quaranta chilometri dalla frontiera sud del Burkina Faso. Fortunatamente, altri due confratelli che erano con lui sono sopravvissuti all’assalto. Provenivano da Lomé (Togo), dove avevano celebrato la prima sessione del Capitolo Ispettoriale dell’AFO (Ispettoria Africa Occidentale Francofona).

Cari confratelli, molte volte durante l’anno ricevo la notizia della morte per causa naturale di confratelli salesiani. Fa parte della vita, e arriverà anche per noi. In questi casi rendiamo grazie al Signore per tante vite meravigliose consumate generosamente.

Al nostro confratello Antonio César invece hanno strappato la vita, gliel’hanno tolta senza nessun motivo. Un uomo buono e un uomo di Dio che, come il Signore, è passato nella vita “facendo il Bene”, soprattutto nel suo amato popolo Africano. Antonio César aveva 72 anni, 55 di Professione Religiosa e 46 di Ordinazione Sacerdotale. Alcuni mesi fa lo avevamo incontrato in Burkina Faso, proprio nella sua comunità di Ouagadougou, dove era direttore e parroco.

Antonio César si aggiunge a tanti altri martiri della Chiesa di oggi nel mondo (alcuni di essi Salesiani e membri della nostra Famiglia Salesiana). Vi invito a rendere grazie al Signore per la vita meravigliosa del nostro confratello don Antonio César. Vi invito anche a chiedere al Padre che aiuti questa sua Umanità a mettere fine a queste escalation di violenza che fanno solo del male. E voglia il Buon Dio che il suo sangue, sparso in terra africana, sia seme di cristiani, seguaci fedeli di Gesù, e di giovani vocazioni al servizio del Regno.

Riposa in pace, caro César.

Fratelli, continuiamo più uniti che mai nel servizio al Popolo di Dio e dei giovani più poveri.
Il male non ha mai l’ultima parola.
La Risurrezione del Signore ce lo ha dimostrato e continua a essere vero, pur nel dolore, che il Signore trasforma tutte le cose.

Un grande abbraccio e la preghiera di tutti noi per l’eterno riposo di don Antonio César.

La nostra affettuosa vicinanza sia anche per la sua famiglia e i suoi cari a Pozoblanco (Spagna) e nei luoghi in cui vivono, alla cara Ispettoria AFO alla quale apparteneva, e a quella “Maria Ausiliatrice” (SMX) in Spagna, dove avevi imparato ad amare Don Bosco fino a vivere come lui.

Con vero affetto,
D. Ángel Fernández A., SDB
Rettor Maggiore

Missioni Don Bosco: Love. Non è amore.

Comunichiamo un’iniziativa a cura di Missioni Don Bosco che si svolgerà a Valdocco, via Maria Ausiliatrice 32 – Torino, lunedi 25 febbraio 2019ci saranno due proiezioni del film documentario “Love” di Raùl de la Fuente, ore 18 e ore 21. Interverranno anche Augusta, una delle protagoniste, e p. José Crisafulli, direttore del Don Bosco Fambul di Freetown – centro di riabilitazione per minori vulnerabili.

Le due proiezioni di lunedì sera in sala Don Bosco a Valdocco, toccheranno da vicino la tematica della prostituzione minorile in uno dei paesi più poveri del mondo, la Sierra Leone.

Attraverso le parole di padre Jorge Crisafulli e la visione del documentario “Love” di Raúl de la Fuente capiremo insieme l’importanza del centro di riabilitazione per minori vulnerabili del Don Bosco Fambul e ascoltando le parole di Augusta, una delle protagoniste del film documentario, scopriremo più da vicino la realtà di tante ragazze come lei che sono private fin da piccole degli strumenti per costruirsi un futuro.

Rossana Campa – Responsabile ufficio Comunicazione

I salesiani in prima linea nella lotta allo sfruttamento della prostituzione minorile in Sierra Leone.

 

«Anche sul Web in ascolto dei giovani»: così i Salesiani guardano al futuro

Avvenire – 13 febbraio 2019 – articolo a cura di Matteo Liut.

Dopo la grande Festa panamense, continua la preparazione al Capitolo generale del 2020. Lanciato un sito internet per raccogliere idee e contributi di tutti.

La grande famiglia dei Salesiani guarda al futuro e rilancia la sfida di un cammino sempre più accanto alle nuove generazioni in ogni angolo del pianeta.

Nei mesi scorsi, infatti, è partito il cammino di preparazione al 28° Capitolo generale dei Salesiani che si terrà nel 2020 a Valdocco – dove si trova la Casa madre della congregazione – e che si concentrerà su tre dimensioni fondamentali:

  • priorità della missione per i giovani;
  • il profilo del salesiano di oggi;
  • la missione condivisa tra salesiani e laici.

Un lungo percorso il cui primo passo è proprio l’ascolto dei giovani, in continuità con il carisma del fondatore, don Giovanni Bosco, e in piena sintonia con lo stile indicato dal Sinodo dei giovani dello scorso ottobre.

In Italia quest’impegno all’ascolto dei giovani passa anche dal Web, attraverso un sito che permette a tutti di dare il proprio contributo alla costruzione del futuro dei Salesiani.

All’indirizzo www.salesianiperilfuturo.it, realizzato dall’ufficio di comunicazione sociale dei Salesiani in Italia, i giovani delle Ispettorie salesiane possono riempire un questionario, caricando un testo, un video o un’immagine. Il loro contributo servirà al confronto prima all’interno dei Capitoli ispettoriali e poi a quello generale del prossimo anno, durante il quale verrà definito l’orientamento da dare all’intera congregazione per i successivi sei anni.

All’incontro del 2020 prenderanno parte i delegati eletti nel corso dei Capitoli locali delle 89 Ispettorie di tutto il mondo con 131 nazioni rappresentate. Il “volto mondiale” dello spirito e del carisma salesiano si è respirato anche a Panama, durante la recente Gmg.

Nella capitale centroamericana, infatti, la presenza dei figli di don Bosco è preziosa e ha il suo cuore attorno alla Basilica di Don Bosco, dove nel 2017 ha preso avvio il progetto “Panama, Valdocco d’America” con l’obiettivo di creare a Panama entro il 2021 un centro di devozione a Don Bosco, che sia riferimento per tutta l’America Latina.

Un cammino che vede impegnato anche l’Istituto Tecnico Don Bosco di Panama. I due centri salesiani cittadini (l’Istituto e la Basilica) sono stati il cuore pulsante della partecipazione salesiana alla Gmg. Negli spazi della Basilica, in particolare, si sono tenuti due momenti di festa e incontro per il Movimento giovanile salesiano (Mgs) il 23 gennaio: il Forum dei responsabili del Movimento e la Festa con i giovani salesiani. Al primo appuntamento hanno preso parte 200 persone da 30 Paesi, che si sono confrontate con il rettor maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, e la madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat.

Dall’incontro è uscito un messaggio rivolto a tutti i giovani del Mgs nel mondo.

«Le sfide di oggi – si legge nel documento – richiedono giovani forti che siano pronti a fronteggiarle. Impegniamoci dunque, come Mgs, a formare giovani che desiderino seguire i propri sogni, impegnarsi per gli altri, cambiare il mondo a partire dal proprio contesto locale e quotidiano, seguendo Cristo nello spirito di Don Bosco e Madre Mazzarello».

La Festa del pomeriggio, poi, ha visto la partecipazione di 3500 giovani.

Matteo Liut

 

Torino – Il laboratorio più grande contro la fuga dalla scuola

Si evidenzia un articolo, a cura di Francesco Antonioni, proveniente da “La Repubblica”, in data mercoledi 13 febbraio, sul progetto “Provaci ancora, Sam”, Torino il più grande laboratorio italiano per la lotta alla dispersione scolastica:

Vede alleati sul fronte quasi duemila docenti e 700 educatori con l’adesione di 350 classi tra scuole primarie e secondarie.

«Investire in istruzione significa salvaguardare dei punti di Pil, vuol dire tenere in competitività, specie in una epoca di inverno demografico. E non subire i costi di mancata coesione sociale significa preservare preziosi punti di Pil»: parola di Marco Rossi Doria, maestro, saggista, già sottosegretario all’Istruzione (nei governi Monti e Letta) e ora referente scientifico di «Provaci ancora, Sam!» (Pas).

I partner del progetto – nato nel 1989 e frutto di una sinergia tra Città di Torino, Ufficio scolastico regionale, Compagnia di San Paolo, Ufficio Pio e Fondazione per la scuola – hanno convocato oggi e domani studiosi ed esperti italiani ed europei al Collegio Carlo Alberto agli Stati generali contro la dispersione scolastica.

«Il Sam ci prova sempre!»: seminari, dibattiti e workshop per tentare un check-point della situazione. Il Pas, negli ultimi trent’anni, ha presso in carico la situazione problematica di oltre 12mila ragazzi e ragazze.

Marco Rossi Doria, napoletano, classe 1954, ha coordinato la cabina di regia del Miur per la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa che l’anno scorso ha redatto un report approfondito. Insiste:

«Adoperarsi contro l’abbandono scolastico, consente di creare modelli innovativi di insegnamento in generale, perché siano più inclusivi e in grado di ottenere migliori risultati, con benefici per tutti».

“Provaci ancora, Sam!” è organizzato in due cicli di interventi: nella fascia di età dalla quarta elementare alla terza media e con gli “over 14” che hanno interrotto il percorso.

«Ogni anno – spiega ancora Rossi Doria – una cinquantina di ragazzi pluri-ripetenti sono seguiti a gruppi da quattro insegnanti individuati dall’Ufficio scolastico regionale con l’obiettivo di ottenere la licenza media.due cicli di interventi. Vengono affiancati da 12 operatori attivi in onlus e oratori».

Nei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) il progetto si rivolge ai minori di 16-18 anni di recente immigrazione. Si insegnano le competenze tradizionali, ma anche quelle che riguardano la “cittadinanza”: spirito di iniziativa e imprenditorialità, espressione culturale, conoscenze digitali.

Il tutto con “patti formativi” che cercano di coinvolgere le famiglie con diverse attività. Sono i motivi per cui gli enti partner di Pas hanno deciso di stipulare un nuovo Protocollo d’intesa per la triennalità 2018-2020 (soltanto dalla Compagnia di San Paolo e dal suo ente strumentale arriveranno 800mila euro l’anno). Qualche dato. Nell’ultimo anno di sperimentazione (2017-2018) Pas si è concentrato su 135 classi del Torinese, con un aumento del 28% degli stranieri (la cui percentuale di presenza si è attestata al 34% – 967 studenti – contro il 32% del 2016-2017). Crescono gli allievi Nai (“neo arrivati” in Italia): sono stati 108 (+35% sull’anno precedente).

L’affiancamento progettuale non dispensa dalla bocciatura, ma rallenta l’abbandono nelle classi Pas (-40% dal 2015-2016 al 2017-2018). C’è bisogno di sinergia: nell’esperienza Sam si rivelano efficaci le contaminazioni tra discipline, professioni e modelli innovativi. L’Italia, e Torino, con un tasso del 13,8% di coloro che abbandonano precocemente gli studi (dato 2016 contro il 20,8% del 2006) fa ben sperare per il raggiungimento dell’obiettivo Europa 2020 (fissato al 10%). Ma esistono ancora molte (troppe) differenze tra nord e sud del Paese, tra centro e periferia delle città.

Francesco Antonioli

 

Teresio ha dedicato la vita a Don Bosco insegnando e scrivendo in suo nome

Si segnalano due articoli, provenienti da “Il Corriere Torino” e da “La Stampa”, che raccontano la storia di don Teresio Bosco e di come abbia dedicato tutta la sua vita a trasmettere la passione e la gioia dell’opera creata da San Giovanni Bosco.

«La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato» diceva Don Bosco.

Un messaggio che don Teresio Bosco, morto nella casa madre salesiana di Torino – Valdocco a 87 anni, ha sempre trasmesso a tutti. La sua vita l’ha dedicata alla chiesa, alla preghiera ma soprattutto dedicata ai più giovani.

Perché da sempre aveva imparato che il messaggio di Dio, per essere capito dai ragazzi, doveva arrivare forte e chiaro. Il suo cognome lo aveva sempre fatto considerare un predestinato. E lui, classe 1931, nato e cresciuto a Montemagno, in provincia di Asti, dove viveva con la famiglia, aveva deciso di seguire le orme di Don Bosco. Ordinato sacerdote proprio tra i Salesiani 61 anni fa, licenziato in teologia, era iscritto all’albo dei professori in lettere di Torino.

Sono tantissimi i giovani ai quali aveva insegnato tra i banchi. Ma ancora di più quelli che lo avevano incontrato nei campi scuola estivi sulle montagne torinesi. Tra le sue passioni c’era lo di scrivere. Racconti, saggi, articoli.

Diventato giornalista nel 1966 scriveva principalmente su riviste pubblicate dai salesiani. Era stato direttore de Il bollettino salesiano.

«Con la sua capacità di raccontare in modo semplice la vita di Don Bosco- raccontano i confratelli-, era stato capace di renderlo maggiormente un santo vicino alla gente».

Un’immensa produzione letteraria la sua, indirizzata soprattutto ai giovani e alla Famiglia Salesiana. Don Teresio aveva infatti iniziato da giovanissimo a scrivere per i ragazzi in «Compagnie in azione», «Ragazzi Duemila», «Dimensioni Nuove», «Mondo Erre».

Aveva poi lavorato molti anni nell’Editrice Elledici dedicandosi allo studio e alla divulgazione della figura e del messaggio di don Bosco e della sua spiritualità. Umile e sempre sorridente sapeva sempre che cosa dire.

«Oltre a centinaia di titoli da lui pubblicati, ristampati, tradotti e diffusi in tutto il mondo – dicono ancora i salesiani-, ci resta il suo attaccamento al santo di cui porta il cognome e alla nostra editrice, che ha contribuito a rendere grande e importante con le sue opere».

La scomparsa di don Teresio biografo di Don Bosco

È stato il biografo di Don Bosco oltre che di tutte le personalità della famiglia salesiana e non solo, don Teresio Bosco, salesiano, che si è spento nei giorni scorsi a 88 anni nella casa madre di Valdocco. Nato a Montemagno Monferrato, don Teresio nel suo cognome aveva anche trovato il suo destino. «Percorse con entusiasmo, e con successo, gli anni della formazione, terminata con la licenza al Pontificio Ateneo Salesiano», ricorda don Bruno Ferrero, direttore de Il bollettino salesiano, la rivista ufficiale della famiglia salesiana di cui anche il sacerdote scomparso era stato direttore.

«Intanto – prosegue don Ferrero – si era manifestata una sua dote spiccata e geniale: una straordinaria fantasia comunicativa. Don Teresio rivela una vena felice di narratore. Le sua pagine sono divorate dai ragazzi e anche dagli adulti».

Ha una straordinaria capacità:

«È come se scrivesse con una cinepresa. I personaggi, santi ed eroi sconosciuti, sono vivi e in azione ed è come se il lettore li vedesse davvero. Il ritmo della sua scrittura è televisivo».

Oltre alla sterminata produzione di testi, anche per la scuola, don Teresio curò con la sei riviste molto diffuse come Meridiano 12, Dimensioni, Ragazzi Duemila, collane di libri. Fu anche voce di Radio Maria. Ma il lavoro di cui andava orgoglioso è stato sempre lo studio della vita di Don Bosco. «Don Bosco. Una biografia nuova» è tuttora il libro che fa conoscere il fondatore dei Salesiani nel mondo.

Don Teresio Bosco

«Ora mi raccomando a qualcheduno di voi che abbia buona memoria, perché raccolga in iscritto quello che ho detto» ripeteva spesso don Bosco.

Conosceva bene la forza positiva e costruttiva della memoria. Nella nostra storia ci sono sempre stati dei salesiani che hanno custodito i fatti e le parole di don Bosco. Don Teresio Bosco è uno di questi. In apertura di tutti i suoi libri avrebbe potuto scrivere come l’evangelista Luca «Ti scrivo tutto con ordine, e così potrai renderti conto di quanto sono solidi gli insegnamenti che hai ricevuto» (Luca 1, 4). Don Teresio Bosco è nato nel paese di uno dei più simpatici e pittoreschi miracoli di don Bosco: quello quasi veterotestamentario della pioggia invocata e ottenuta dopo una lunga siccità, per intercessione di Maria Ausiliatrice. A Montemagno Monferrato, le stesse colline dove il buon vino si è trasformato in sangue salesiano. Nato nel 1931, il piccolo Teresio passò alcuni anni anche presso uno zio parroco in Liguria, Don Teresio Bosco poi l’aspirantato salesiano a Penango. Dimostrò subito vivacità e intelligenza, insieme ad una bontà naturale. Anche se ricorderà sempre la forte nostalgia per la famiglia, specialmente per la mamma. Leggendo la sua vita di Mamma Margherita si respira questo amore tenace e tenero. Che era di don Bosco e soprattutto suo. Proprio come don Bosco negli ultimi anni della mamma starà vicino a lei. Percorse con entusiasmo, e con successo, gli anni della formazione, noviziato, filosofia e teologia. Terminata con la licenza al Pontificio Ateneo Salesiano. Intanto si era manifestata una sua dote spiccata e geniale: una straordinaria fantasia comunicativa con le parole e soprattutto con gli scritti. Le sue qualità non sfuggirono ai superiori che lo affiancarono a don Carlo Fiore e a don Gigi Zulian nell’avventura delle Compagnie salesiane. Qui don Teresio rivela una vena felice di narratore. Le sua pagine sono divorate dai ragazzi e anche dagli adulti. Ha un suo segreto: è come scrivesse con una cinepresa. I personaggi, santi ed eroi sconosciuti, sono vivi e in azione ed è come se il lettore li vedesse davvero. Il ritmo della sua scrittura è televisivo. Come le sue leggendarie cronache delle partite di calcio dei campi scuola. Con l’editrice Sei fu protagonista di un gruppo di riviste moderne e molto diffuse: Meridiano 12, Dimensioni e Ragazzi Duemila. Scriveva come avesse davanti un pubblico di ragazzi. Per loro cominciò alcune Collane che ebbero immediato e duraturo successo: «Campioni» ed «Eroi» e poi i sette volumi della Collana «Un’avventura per ogni giorno», e i cinque della Collana «Diamanti», il primo vero tentativo, riuscito molto bene, di libri di meditazione per adolescenti. Anche in questo era come se continuasse, aggiornata nel tempo, l’opera di don Bosco. Per la scuola pubblicò numerosi libri che già nei titoli dicono la dinamicità del testo, come

«Terra pianeta che sanguina», «Tempi che scottano», «II mondo mia patria», «Viaggio verso la vita», «Uomini di pace-uomini di guerra» e «Di professione uomini».

Generazioni di adolescenti li hanno conosciuti. Per tre anni, diresse il Bollettino Salesiano, rivista ufficiale della Famiglia Salesiana. Mentre continuava a sfornare opere di divulgazione, con la sua ricetta di «alta leggibilità», quella che don Bosco voleva per le sue «letture cattoliche». Con la sua voce forte e chiara riusciva anche a comunicare con una vasta platea popolare attraverso Radio Maria. Ma il lavoro a cui teneva di più e che costituiva il suo vero orgoglio era la vita di don Bosco. A lui dedicò molti anni della sua vita e molti libri. Soprattutto quel «Don Bosco. Una biografi a nuova» che fu tradotto in tutte le lingue della Congregazione ed è ancora il libro che fa conoscere Don Bosco al mondo. All’inizio di uno dei tanti libri dedicati a don Bosco, don Teresio scrive la sua convinzione: «Io sono convinto che Don Bosco è il nostro grande e specifico tesoro. Se ai salesiani si toglie Don Bosco, che cosa rimane a loro di prezioso, di specifico, che li distingue da tutte le altre famiglie religiose? Dobbiamo quindi difenderlo. Chi ci ruba Don Bosco, ci ruba l’unico tesoro che rende i salesiani ricchi nella Chiesa e nel mondo. Il Rettor Maggiore chiama tutti i salesiani a «ripartire da Don Bosco», a «narrare Don Bosco», e in diverse occasioni ha dichiarato con fierezza: «Noi siamo fi gli di un sognatore». Io cercherò di avere come guida Don Bosco. Con lui ascolteremo la parola di Dio, con lui rinnoveremo la nostra radicale volontà di essere segni e portatori di Gesù ai giovani. Ascoltando le sue parole purificheremo il nostro cuore e l’orientamento della nostra vita. Quando ricorderò e narrerò fatti e parole di Don Bosco, cercherò di leggerci dentro in profondità, e spero di rafforzare la convinzione che egli è per ciascuno di noi veramente il Padre e Maestro, e che a lui ci ha affi dato la Vergine Maria. Egli con delicatezza ci prenderà per mano e ci porterà alla Madonna, la grande Madre dell’opera salesiana e di ogni vocazione salesiana. Don Bosco ci ricorderà che dalla Madonna siamo stati condotti per mano alla Congregazione salesiana, e che la Madonna non conduce mai a un fallimento». Il giorno in cui si ricordano le apparizioni di Lourdes, Maria Ausiliatrice ha preso per mano don Teresio e lo ha portato nella Casa del Padre, dove certamente ha sentito, come è successo a san Tommaso, le parole di don Bosco:

«Tu hai parlato bene di me, Teresio».

don Bruno FERRERO