Lettera dell’Ispettore – Festa di don Bosco 2025
Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania don Leonardo Mancini per il mese di gennaio 2025, in occasione della Festa di don Bosco.
Valdocco, 31 gennaio 2025
A confratelli e laici corresponsabili
di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania,
Carissimi/e,
un saluto cordiale a tutti/e voi.
Vi scrivo per farvi gli auguri per la festa del nostro padre don Bosco, in questo anno ricco di tanti eventi: la Visita Straordinaria (ormai terminata, ma da mettere in atto nelle sue conclusioni), il Capitolo Generale 29°, il Giubileo della Speranza. Prima di esplicitarvi gli auguri desidero lasciarvi alcune brevi comunicazioni.
Circa la Visita Straordinaria, oltre ad aver constatato il suo buon esito in tutte le comunità e opere, ed aver accolto con i direttori la relazione finale da parte di don Juan Carlos Perez Godoy e di Don Miguel Angel Garcia Morcuende, eravamo in attesa della lettera conclusiva. Tale lettera, firmata da Don Stefano Martoglio, è giunta l’8 gennaio scorso ed a breve sarà consegnata ai direttori; essa offre alcune preziose indicazioni per il cammino futuro dell’Ispettoria.
Circa il CG29, siamo ormai agli sgoccioli! Il 16 febbraio prossimo nella Basilica di S. Maria Ausiliatrice in 225 capitolari – provenienti da tutto il mondo – inizieremo due mesi di condivisione sulla animazione e sul governo della Congregazione, nella speranza che questo tempo possa realmente configurarsi come una esperienza forte dello Spirito. Ci sarà bisogno, oltre che dell’impegno personale di ciascun partecipante, anche della preghiera di tutti, perché possiamo rispondere efficacemente gia come oggi il Signore ci chiede di essere e di operare per e con i giovani.
Circa il Giubileo: mi sembra sia bello e significativo quest’anno riempire di speranza anche gli auguri per la festa di don Bosco; e allora prendo in prestito alcune riflessioni del poeta francese Charles Péguy, contenute nella sua opera intitolata: Il portico del mistero della seconda virtù. In questo testo Péguy presenta la speranza come sorella più piccola delle altre due virtù teologali, la fede e la carità. E scrive così, impersonando Dio stesso:
Ciò che mi sorprende, dice Dio, è la speranza. E non so darmene ragione.
Questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla. /…/
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso. /…/
È proprio questa bambina che attraverserà i mondi. Questa bambina insignificante. /…/
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori (la fede e la carità) e su di lei nessuno volge lo sguardo. /…/ Il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori. Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch’è al centro. La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina. Persa fra le gonne delle sorelle.
Il popolo cristiano ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano. Al centro.
Fra loro due. Per farle fare la strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non vedere invece che è lei al centro a spingere le due sorelle maggiori.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla. Se non due donne avanti negli anni.
Due donne d’una certa età. Sciupate dalla vita.
È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non ciò che è. E lei, lei vede ciò che sarà.
La Carità non ama se non ciò che è. E lei, lei ama ciò che sarà…
Finisco qui la citazione. Per degli educatori, quali siamo noi, pensare alla speranza come una virtù bambina, che spinge in avanti, anzi, trascina le altre due virtù teologali più mature, mi sembra appropriato, affascinant e e sfidante!
Conosciamo bene la forza e l’entusiasmo che spesso hanno i più piccoli; talora rimaniamo spiazzati, ma anche affascinati e incoraggiati da loro. Essi sanno trascinarci laddove noi avevamo timore di inoltrarci… E quando Don Bosco dice che in ogni giovane, anche il più disgraziato, avvi un punto accessibile al bene e primo dovere dell’educatore è di cercar questo punto, questa corda sensibile del cuore per trarne profitto, mi pare si metta proprio nei panni della virtù bambina; vuole ribadire che in tutti i ragazzi c’è speranza di riuscita. E ci ricorda indirettamente che, se agli educatori mancasse la speranza, la maturazione integrale – umana e cristiana – dei nostri ragazzi sarebbe messa fortemente a rischio e con essa la nostra stessa missione, che mira a formare buoni cristiani, onesti cittadini ed anche futuri abitatori del Cielo.
Il mio augurio, con tutto il cuore, è che accogliamo la festa di Don Bosco come un’occasione rinnovata per crescere nella speranza, rimanendo in ascolto della sua voce di bambina – che va ancora a scuola – sia dentro noi stessi, sia nel nostro impegno quotidiano con i ragazzi; nella consapevolezza che, anche nel lavoro educativo e pastorale, la speranza non delude; e che i semi faticosamente piantati nella vita dei giovani troveranno (con la risposta positiva dei ragazzi, certo; ma senza sapere noi previamente il dove, il come o il quando…) l’occasione propizia per germogliare.
Per aiutarci a coltivare la speranza come la ha vissuta Don Bosco, ogni direttore/trice riceverà in dono in questi giorni il nuovo libro Elledici curato da Don Francesco Motto e intitolato Le più belle Lettere di Don Bosco. Una selezione di 250 lettere del nostro padre dove traspare tutta la sua passione per la salvezza dei giovani, accompagnata e sostenuta sia dalle risorse della sua umanità che da quella voce di bambina – la speranza – , tanto sottile quanto efficace per far camminare la fede e la carità…
Buona festa a tutti!
Con affetto in Don Bosco,
Don Leonardo Mancini
Ispettore ICP