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Film The Oratory (L’Oratorio) – Teatro Valdocco

Giovedì 21 ottobre, alle ore 20.45 si terrà la visione del film The Oratory presso il teatro di Valdocco. Il Film nasce dalla volontà di raccontare in modo semplice come la Famiglia Salesiana in Nigeria, dopo quasi quarant’anni di presenza, continui ad essere segno e portatore dell’amore di Dio ai giovani più poveri, in modo particolare ai ragazzi di strada. Si tratta dunque di una storia ispirata alla vita di San Giovanni Bosco, incentrata sui problemi di giustizia sociale dei giovani nelle strade di Lagos, in Nigeria. 

Un film da non perdere, in anteprima nazionale a Valdocco, il primo Oratorio di Don Bosco, da dove tutto ha avuto inizio!

Informazioni e prenotazioni:

  • Giovedì 21 ottobre alle ore 20.45 presso il teatro di Valdocco.
  • L’ingresso è a offerta libera e il ricavato sarà devoluto ai progetti che vogliono ricostruire le vite dei ragazzi che proprio oggi vivono per le strade di Lagos.
  • Occorre iscriversi al seguente form: https://forms.gle/87AG4eWhjPDRKyYn7
  • Per accedere al teatro è necessario possedere il Green pass, dai dodici anni di età.

“ A suo tempo…tutto comprenderai”

E’ una frase a cui siamo abituati. Giovannino Bosco, il sogno dei 9 anni…I lupi trasformati in agnelli.

Una frase che cambia la storia dei ragazzi di Torino, del Piemonte, dell’Italia…di tutto il mondo.

Don Bosco sogna di avere accanto a sé i ragazzi di tutti i paesi del mondo. Viaggia molto, invia missionari, raccoglie fondi per costruire nuovi oratori. Tutto per salvare le anime di tanti giovani in cerca di speranza.

Non riesce in vita a raggiungere anche la Nigeria, ma i suoi amati Salesiani sì. 

(D. THEOPHILUS EHIOGHILEN – Incaricato Animazione Missionaria)

I Salesiani, oggi presenti in oltre 130 paesi del mondo, continuano a realizzare il sogno di don Bosco di trasformare i lupi in agnelli. E anche nella lontana Africa, sono nati oratori, scuole, corsi di formazione professionale, laboratori Mamma Margherita, case di accoglienza. A Lagos, in Nigeria, sono tanti i problemi di malavita, giustizia negata e spesso sono proprio i giovani i primi ad essere coinvolti. La presenza dei Salesiani è fiducia, speranza, futuro, là dove i bambini e i ragazzi non parlano piemontese, ma in perfetto inglese urlano al mondo la loro rabbia.

 

TRAMA DEL FILM

Una storia ispirata alla vita di San Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani e incentrata sui problemi di giustizia sociale dei giovani nelle strade di Lagos, in Nigeria. I Salesiani oggi presenti in oltre 130 paesi del mondo continuino a realizzare il sogno di don Bosco di trasformare i lupi in agnelli. Questo film è un modo semplice di raccontare come la famiglia salesiana in Nigeria, dopo quasi quarant’anni di presenza, continui ad essere segno e portatore dell’amore di Dio ai giovani più poveri in modo particolare ai ragazzi di strada!

Rev. Fr. Michael Simmons, (Rich Lowe Ikenna) è un salesiano prete americano inviato da Torino, in Italia, in una parrocchia per le élite di Ikoyi, Lagos. All’arrivo, il giovane prete, mosso dalla carità pastorale per i giovani più poveri ed abbandonati, si interessa in particolare alle condizioni dei bambini di strada della vicina baraccopoli chiamato Makoko. Tuttavia, per raggiungere questi ragazzi dispersi dalla scuola e senza alcuna famiglia di riferimento, deve pestare i piedi ai suoi parrocchiani che non condividono la sua missione perché considerano una vergogna che il loro prete debba avere a che fare con questi ragazzi di bassa condizione sociale. Fr. Michael deve affrontare anche Shuga, il pericoloso boss di Makoko che ha intrappolato i ragazzi di strada in un sistema di servitù criminale. Traendo ispirazione da San Giovanni Bosco (1815 – 1888) e dai missionari salesiani, fr. Michael deve rischiare tutto, compresa la propria vita, fondare l’oratorio e trovare lo scopo della sua vita in uno strano e precario ambiente.

AM – L’esperienza missionaria a Vilnus-Telsiai (Lituania)

Da Torino a Vilnus-Telsiai: la storia di un incontro che diventa cammino.

Con il mese di agosto, si conclude l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto “eccomi” al Mandato Missionario 2021 recandosi presso la realtà salesiana di Vilnus-Telsiai in Lituania guidati da Don Fabio Mamino, Don Alessandro Basso e Vytautas Markunas: Federico Luciano, Simona Cavallo, Matteo Riberi, Arianna Colombino, Elisa Russo, Camilla Lucchesi e Silvia Mandina.

Di seguito le parole di coloro che hanno vissuto l’esperienza estiva missionaria in Lituania.

Perché tu sei qui?” È stata una delle prima domande che ci hanno fatto a Vilnius, dove abbiamo passato la prima delle tre settimane di missione in Lituania. La verità è che nessuno di noi sapeva bene com’era finito lì: sette ragazzi e tre accompagnatori provenienti da tutto il Piemonte in terra Lituana. Eppure, in un modo o nell’altro, ognuno di noi ha vissuto incontri, scelte e situazioni che hanno indirizzato le nostre vite lì, insieme. E così queste si sono incrociate con quelle dei bimbi che ci hanno fatto la domanda iniziale.

Vivere insieme ogni singolo istante di quotidianità, dai momenti di festa e gioco alle fatiche più grandi, ci ha permesso di stringere legami sempre più forti fra di noi. Condividendo tutto questo e affidandolo nelle mani di Dio durante la preghiera, abbiamo potuto sperimentare quanto sia necessario, per poter fare del bene, avere qualcuno al proprio fianco con cui camminare.

Durante la settimana a Vilnius e le due successive a Telšiai, abbiamo vissuto l’estate ragazzi e la formazione animatori incontrando tanti volti di animatori, mamme, nonne e di bambini bisognosi di amore, di una parola buona, di qualcuno che scommettesse su di loro.

Sentirsi così accolti dalle comunità salesiane che ci hanno ospitato e dagli animatori lituani, nonostante le differenze di lingua e abitudini, è stato per noi qualcosa di unico. Nei momenti più difficili, in cui abbiamo capito realmente cosa significhi sentirsi “straniero”, abbiamo sempre trovato una mano tesa verso di noi, pronta ad aiutarci o a sostenerci. Spesso erano gli stessi bambini ad avvicinarci per provare ad iniziare un gioco con noi, ben consapevoli di quanto sarebbe stato difficile spiegarcelo. Tra un sorriso e un “cinque” scambiato, ognuno di loro è stato la testimonianza diretta di quanto ogni nostro piccolo gesto, per quanto semplice sia, possa lasciare un segno profondo nelle relazioni che viviamo nella quotidianità.

A 2000 km di distanza dalla città Torino, in cui fiorì il sogno di Don Bosco, siamo stati testimoni dello spirito salesiano che infiamma i cuori degli animatori, dei ragazzi, della comunità salesiana: fin da subito è stato chiaro che, per davvero, Valdocco non ha confini e che Don Bosco continua ancora oggi a consumarsi per ciascun giovane.

Incontro dopo incontro, abbiamo sperimentato che, come per l’apostolo Pietro nel passo del Vangelo, riusciamo davvero a camminare sul mare (che simboleggia il male) finché teniamo lo sguardo fisso su Gesù. L’ostacolo più grande è stato quello della lingua, ma non poter comunicare con le stesse parole dei ragazzi e degli animatori ci ha tuttavia portato a trovare qualcosa di più grande: abbiamo scoperto la lingua del cuore, quella fatta di sorrisi e sguardi! Ci siamo scoperti realmente tutti fratelli e figli dello stesso Papà.

 

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AM – L’esperienza missionaria a Torre Annunziata presso i Salesiani di Don Bosco

Da Torino a Torre Annunziata: la storia di un incontro che diventa cammino.

Con il mese di agosto, si conclude l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto “eccomi” al Mandato Missionario 2021 recandosi presso l’Oratorio Salesiano Don Bosco di Torre Annunziata guidati da Don Alessandro Botalla e Don Marco Cazzato: Alessandro Bolfo, Alessandro Cutrupi, Josè Luis Zorilla, Chiara Corazza, Eleonora Cafasso, Fede Laurent e Sara Boccaccio.

Di seguito le parole di coloro che hanno vissuto l’esperienza estiva missionaria presso l’Oratorio Salesiano di Torre Annunziata.

Quattordici giorni vissuti in clima di condivisione spendendosi per la felicità dei giovani della realtà a cui siamo stati inviati. Crediamo che questa frase riassuma al meglio l’esperienza missionaria che ci lasciamo alle spalle…

Per ospitarci, l’Opera Salesiana di Torre Annunziata ha messo a disposizione gli ambienti della Casa Famiglia “Mamma Matilde” nei quali abbiamo condiviso le semplici attività della vita ordinaria della “nostra” casa. Inoltre, al termine di ogni giornata e seguendo lo spunto “Per me, oggi, il sogno di Don Bosco è passato da qui”, ognuno di noi ha potuto condividere al gruppo un piccolo pensiero in merito ad “un luogo fisico” che potesse riassumere al meglio ciò che è stata l’esperienza missionaria sulla base del sogno di Don Bosco.

Dopo aver preso parte alla Santa Messa quotidiana, ogni mattina scendevamo in Oratorio dove, insieme agli educatori, ai ragazzi del servizio civile ed ai volontari, animavamo il centro estivo per i bambini del centro diurno dell’Opera. Nel pomeriggio, prima di recarci al quartiere Penniniello, avevamo due ore sgombre da attività che ognuno poteva riempire di senso secondo le proprie esigenze.

Nei fine settimana, le attività dell’Oratorio, così come quelle nel quartiere, erano sospese: sfruttando le ore libere, abbiamo avuto sia la possibilità di visitare luoghi turistici (scavi archeologici di Pompei e la città di Napoli), sia di conoscere altre realtà attive sul territorio per il bene dei giovani (l’Opera Salesiana Don Bosco di Napoli e l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Torre Annunziata).

L’esperienza missionaria ha fatto emergere dentro di noi certezze da cui partire per dare slancio alla nostra quotidianità, ha acceso domande da far risuonare nelle nostre vite e sicuramente ha rinnovato in noi il desiderio di non accontentarsi di piaceri/bisogni ma di essere inquieti per abitare la Felicità.

Nonostante nessuno abbia potuto scegliere (che benedizione!) né la meta, né i compagni di viaggio per questa esperienza, ognuno di noi si è messo a disposizione del gruppo con i propri talenti e senza timore di mostrare i propri limiti/fragilità/difetti, cercando di mettere da parte i propri egoismi. Questo spirito, coltivato a partire dalle mura della Casa Mamma Matilde, ci ha permesso, prima di tutto, di far germogliare legami autentici e, in secondo luogo, di poter essere in sintonia in mezzo ai ragazzi dell’Oratorio e del quartiere.

I momenti che maggiormente hanno lasciato il segno nel nostro cuore, con significati differenti per ciascuno, sono stati i pomeriggi trascorsi in compagnia dei bambini e dei ragazzi del quartiere Penniniello, situato alla periferia della Città di Torre Annunziata. Abbiamo avuto la possibilità di entrare in relazione con giovani di tutte le età, potendo così entrare in contatto con diverse sfaccettature della medesima realtà territoriale. Senza proporre nulla di particolarmente strutturato (partite di calcio e semplici giochi di gruppo), abbiamo percepito quanto quei giovani avessero bisogno di figure di riferimento nelle loro vite, di qualcuno che innanzitutto faccia vivere loro esperienze adatte alla loro età, che trascorra insieme a loro tempo di qualità, che mostri ciò che è bene o male, che sia in grado di far sentire un ragazzo importante.

L’incontro con i bambini e gli adolescenti di Torre Annunziata ci ha permesso di ricevere tanto: il loro affetto attraverso sguardi, gesti e parole di amore; il riconoscimento di tutto il bene che abbiamo ricevuto e che tutt’oggi riceviamo; la consapevolezza della potenza e bellezza di una relazione autentica e gratuita. Ci siamo così riscoperti poveri e bisognosi dello stesso Amore con cui desideravamo donarci. Le condivisioni, i momenti fraterni all’interno del gruppo e la preghiera hanno fatto tanto in questo senso.
Abbiamo sperimentato nel quotidiano:

  • cosa significhi donarsi con fatica per gli altri;
  • quanto riempie il cuore scegliere di amare, proprio a partire da chi è “il nostro prossimo”;
  • quanto, solamente attraverso l’incontro con gli altri, riusciamo ad abitare noi stessi, amandoci per quello che siamo: perché, nonostante tutto, anzi, proprio grazie a quel tutto, siamo un dono e siamo capaci di grandi cose;
  • contando solo sulle nostre capacità e lasciando fuori Lui, non capiremo mai chi siamo e per chi siamo;
  • non sempre le nostre azioni, anche se buone, portano risultati sperati, soprattutto se il metro di giudizio è lo sguardo dell’uomo piegato su se stesso: l’ora giusta di Dio per le nostre vite non coincide con la nostra fino a che non gli lasciamo spazio nelle nostre vite;
  • il campo in cui siamo chiamati ad operare nelle nostre vite lo scopriremo solamente nella misura in cui ogni giorno sceglieremo di dire “Sì” a Cristo, affidandoci a sarti sapienti, ponendoci e custodendo le domande che contano, diffidando da risposte frettolose e auto-referenziali.

Arriviamo così a casa arricchiti di tutto questo, con la consapevolezza che la missione inizia ora, proprio lì dove siamo nel nostro ordinario.

Ogni tanto torniamo con il pensiero e con il cuore ai volti e alle storie di Torre Annunziata, sicuri che le mani sapienti dei salesiani in loco e delle persone di buona volontà della comunità locale sapranno prendersene cura, continuando a coltivare la speranza. Noi sicuramente li affidiamo nella preghiera!

Don Alessandro SDB
Don Marco SDB
Alessandro C.
Alessandro B.
Eleonora
Federica
Chiara
Sara
Josè

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Cinquant’anni di servizio pastorale: don Giampaolo Del Santo, padre Luigi Aimetta e don Piergiovanni Bono

Sono giunti a cinquant’anni di servizio pastorale: don Giampaolo Del Santo (salesiano), padre Luigi Aimetta (missionario dello Sma, rientrato recentemente in Italia) e don Piergiovanni Bono, sacerdote diocesano. Hanno vissuto il loro percorso in tante Chiese sparse per il mondo. Di seguito la storia raccontata nell’articolo pubblicato su “La Fedeltà“.
Il loro servizio sacerdotale dura da 50 anni. Un lungo percorso pastorale speso in città diverse d’Italia e del mondo, per approdare infine tutti e tre nella nostra diocesi, dove stanno offrendo il loro ministero sacerdotale a favore di parrocchie o istituti religiosi, per confessioni, assistenza spirituale e celebrazioni liturgiche. Sono don Giampaolo Del Santo (salesiano), padre Luigi Aimetta (missionario dello Sma, rientrato recentemente in Italia), e don Piergiovanni Bono, sacerdote diocesano. Nei mesi scorsi hanno festeggiato il loro “giubileo sacerdotale“. Conosciamo meglio il loro percorso e la loro visione presbiterale.

Don Giampaolo Del Santo è nato a Pavia da papà carabiniere, originario delle Langhe, e mamma casalinga del Veneto. Ha due fratelli sposati, di cui uno molto più giovane di lui, nato subito dopo aver lasciato casa ed intrapreso gli studi che lo hanno portato al sacerdozio nella famiglia religiosa fondata da don Bosco. Realtà in cui ha assunto per anni diversi incarichi importanti; come insegnante e direttore di case e centri salesiani per la formazione all’impiego (anche a Fossano, per ben 29 anni, dove poi è ritornato nel 2015). Ora si dedica pienamente alla cura spirituale, laddove lo chiamano e hanno bisogno di lui, con la piena disponibilità del suo ministero sacerdotale, con l’affabilità che lo ha sempre contraddistinto e per la quale si è sempre fatto ben volere dai fossanesi che lo hanno incontrato.

  1. Facevo la seconda media statale nel 1956, con un sacco di problemi di salute, e sono quindi stato bocciato per le tantissime ore di assenza. Intanto frequentavo l’oratorio festivo salesiano di Valdocco. Il direttore mi chiamò e mi propose di frequentare la terza media all’oratorio. Avevo pensato anche di farmi salesiano, ma c’era ancora tempo e poi io ero molto attaccato a mia mamma. Così ho iniziato la terza media, andando già a Valdocco alle 5,30 del mattino per servire messa. Poi scuola dalle 8 fino alle 12. E al pomeriggio di nuovo, nel suo ufficio. Così per un anno. Poi ho proseguito a Chieri; una scelta che ho fatto io perché mi piaceva l’Oratorio, dove ho avuto insegnanti molto validi. Dopo la quinta ginnasio ho infine deciso di farmi salesiano. Diciamo che la mia vocazione è maturata a poco a poco. Quindi c’è stato il noviziato a Pinerolo per un anno, poi a Foglizzo per il liceo, e l’ultimo anno dedicato alla pedagogia e psicologia, perché noi salesiani dobbiamo fare tre anni di tirocinio con i ragazzi (io ho poi dato anche l’esame alle Magistrali statali). Il tirocinio l’ho svolto a Saluzzo in una casa poverissima: un’esperienza davvero molto bella, circondati da gente che ci voleva bene. Ad Avigliana, insieme ad altri cinque salesiani, ho fatto il maestro alle scuole elementari per 60 ragazzi orfani. Poi sono stato a Salerno e quindi a Castellammare di Stabia a studiare teologia. Sono andato giù malvolentieri e poi sono invece stato contento di aver conosciuto posti molto belli, anche per la gente, davvero tanto generosa. Sono stato ordinato prete a Pont Canavese il 4 aprile del 1971, che in quell’anno era la Domenica delle Palme. E ho celebrato la prima messa all’asilo con i bambini piccoli, un vero spasso! La seconda messa al carcere Le Nuove di Torino, la terza all’ospedale: tre luoghi significativi. Sono stato a Peveragno sette anni come consigliere, e a Lombriasco. Nel 1979 sono giunto a Fossano: inizialmente come insegnante, poi direttore del Centro (di formazione professionale), e dal 1998 al 2008 direttore generale di tutto l’Istituto. Sono andato poi a Vercelli per svolgere il medesimo incarico, e successivamente a Bra come direttore della Casa, ma, per problemi di salute, ho infine lasciato ogni incarico e sono ritornato a Fossano nel 2015.
  2. Innanzitutto, premetto che per me se uno cambia strada e in quella trova la sua felicità, ben venga! Di questi 50 anni posso solo dire grazie al Signore. Ci sono stati momenti belli e momenti tristi, ma mai ho pensato minimamente di cambiare. Poi il rapporto con la gente e i ragazzi aiuta, perché ti accorgi che, con tutti i tuoi limiti, hanno bisogno di te. Ci sono quelli che dopo cinquant’anni ricordano ancora quello che si è fatto insieme. Il Signore è stato molto buono con me ed anch’io non posso che esserlo con lui verso gli altri. Non sempre c’è la perfezione, però bisogna essere ottimisti. Tutto si può sempre aggiustare quando c’è la buona volontà.
  3. Il ricordo più bello a Fossano? È legato all’incarico che mi diede monsignor Natalino Pescarolo, di avviare la pastorale del lavoro in diocesi (intorno al ’94-’95). Ho imparato tanto, con un contributo grandissimo da parte di tutti. Alla sera ci dedicavamo alla riflessione politica con quelli che si dichiaravano cristiani, di qualsiasi schieramento. E poi mi è piaciuto molto il gruppo degli insegnanti che ho avuto qui. Non dimentichiamo che nell’83 abbiamo avuto la disgrazia dell’omicidio di un nostro coadiutore salesiano; si pensò anche di chiudere l’Istituto a Fossano e invece tutte le cose che lui aveva nel cuore per questo Istituto si sono sviluppate nel giro di due anni, grazie anche all’impegno lodevole degli insegnanti e alla generosità dei benefattori.
  4. Secondo me non si mettono i ragazzi al primo posto. Sono loro che devono agire. Il catechismo non è solo una questione di lezioni e via. Ad un certo punto sono loro a dover essere intraprendenti. Quando si entusiasmano fanno le cose meglio di noi. Invece pensiamo sempre che siano loro, a cui abbiamo fatto una bella predica con tante raccomandazioni, a dover seguire noi. Manca davvero l’esempio, da parte delle famiglie (che non ci sono e che non pregano più) e dei preti. È vero, questi fanno tantissimo, hanno anche quattro parrocchie da seguire, ma poi cosa diventano? Dei manager. Forse manca la figura del sacerdote che andava a trovarli a casa, incontrava la famiglia, stava con loro.
  5. Esorterei a lavorare insieme. Non si può lavorar da soli. Che siano confratelli o che siano laici, ma insieme, mettendosi al pari degli altri, ognuno con il suo ministero; quello del laico come quello sacerdotale, né più né meno. La Chiesa non è dei preti, perciò bisogna collaborare con tutti. E così scopri che tutti, forse, hanno bisogno di te, come tu ne hai degli altri.

Padre Luigi Aimetta, genolese, cresciuto in una famiglia di sette fratelli e quattro sorelle, è sacerdote della Società missionaria africana (Sma), la cui chiamata è chiaramente espressa nella dicitura del nome. Una vocazione che padre Luigi, dopo i primi studi al seminario di Fossano, e la formazione teologica che lo ha portato all’ordinazione sacerdotale, ha fatto sua, spendendo anni di missione in Costa d’Avorio, in Italia, come economo e come animatore, e quindi a Guadalupa. Dal 2018, anno in cui è ritornato definitivamente in patria, è a disposizione per le necessità della diocesi nell’ambito del suo ministero sacerdotale, che finora ha prestato soprattutto nelle parrocchie del centro storico di Fossano.

  1. Ero andato in seminario a Fossano (frequentato fino al primo anno di teologia) per poter giocare a pallone; la mia passione è sempre stata quella. Dopo 50 anni, posso dire che il buon Dio ha permesso anche quello per aiutarmi a capire che la missione è un lavoro di squadra, non qualcosa di individuale. Quindi il calcio mi ha permesso di affinare il gioco di squadra, dove le partite non sono mai una uguale all’altra. Dalla voglia di collaborare insieme è nata la vocazione, in cui anche mio papà ha avuto un ruolo importante, desiderando per me che io andassi avanti negli studi seminariali solo se l’avessi voluto veramente, e non dietro la spinta di qualcuno. Per me quelle parole sono state fondamentali. Il momento forte è stato quando ho scelto la missione. Andando a Rivoli per la propedeutica, mi si è aperto un mondo che non conoscevo, ho compreso una prospettiva nuova che mi ha subito affascinato. Conoscevo la Società missionaria africana (dal fondatore irlandese che era passato in seminario e da mio fratello che vi era entrato prima di me) dalla quale ho scoperto uno spazio universale. Per confrontarmi con questo spazio ho fatto del noviziato, e poi teologia a Lione e due anni in Africa, in Costa d’Avorio. E lì mi sono trovato a casa mia. Ho capito che quello era il mio posto. Ho dovuto quindi terminare gli studi a Genova (dove, nel frattempo, la Sma aveva aperto una casa) e poi sono stato ordinato sacerdote a Genola il 27 giugno del 1971. Per partire, quindi, subito dopo, come missionario.
  2. Siamo tutti, anche noi sacerdoti, dei poveri peccatori. Ma questo ci mostra che la misericordia di Dio è ancor più grande e straordinaria. Nulla è impossibile a Dio. Capita, fa parte della vita, di avere dei momenti di rigetto. Però alla fine ti affidi a Dio e Lui ti aiuta a vivere il tutto come un dono.
  3. Ricordo due episodi particolari (“le mie gemme”), uno accaduto all’inizio, appena arrivato in missione. Una sera giungono i vecchi del quartiere e mi dicono che il capotribù sta morendo all’ospedale. Battezzato, anche se poi, nella vita aveva acquisito sette mogli, voleva fare il matrimonio. Vado all’ospedale e tra le diverse persone c’erano le mogli che aspettavano il “verdetto” di quell’uomo, che intanto non poteva parlare, ma avrebbe dovuto “sceglierne” una con un cenno del capo. Ho invitato a pregare perché il suo cuore si orientasse verso Dio, esortando poi a lasciar fare a Lui. Tre mesi dopo quell’uomo, che nel frattempo si era ripreso, mi viene a trovare. E mi spiega che la scelta di una donna rispetto alle altre, avrebbe creato delle lotte tra di loro (che pure stimava tutte) e tra i figli stessi. Una situazione che lui non voleva. Perciò mi disse che prima avrebbe messo a posto le cose e poi sarebbe ritornato. Nel frattempo, diede ad ogni donna un pezzo di terra con la casa, perché ognuna di loro potesse mantenersi con i figli. E si sposò infine con quella con cui non ebbe figli (cosa straordinaria per un africano!). Qualche mese dopo quell’uomo morì. Nella predica io dissi alla gente: “Dio ha visto il cuore retto di questa persona, che non voleva discussioni, e lo ha premiato“. È stato l’inizio della mia missione: capire che Dio agisce al di là di quello che io so fare o non so fare, imparando così ad affidare molto di più il proprio cammino a Dio. Alla fine della mia missione mi trovavo invece in una parrocchia dove si parlavano 60 lingue diverse. “Cosa capiranno?” mi chiedevo. Anche perché non tutti sapevano il francese. “Siamo contente lo stesso“, rispose un gruppo di donne alla mia domanda, “perché abbiamo capito che quando parli lo fai perché ci vuoi bene”. Da allora ho capito che si possono celebrare tante messe, però, come prete, rischi anche di fare le cose senza voler bene.
  4. La cosa per me più importante è proporre ai giovani di oggi un progetto di vita che sia “alto” e che superi i limiti di quello che si è vissuto fino adesso. Che prospettiva ha il giovane nell’ambiente attuale della Chiesa? Siamo in una fase di forte cambiamento globale e la Chiesa stenta a proporsi con vesti nuove. Non si riesce ad immaginare una proposta di vita che non sia una brutta fotocopia del passato. Un tempo diventare prete voleva dire raggiungere un certo livello sociale, oggi tutto questo, qui da noi, è finito. Mentre questo modello è attuale in Africa. Con tutte le incognite che potrà avere in futuro.
  5. Che abbiano sempre la gioia di dire: “Ho sbagliato, ma ho amato“. Se essere prete corrisponde ad un’esigenza forte di amore verso le persone che incontri, allora diventa anche entusiasmante poter immaginare di vivere questo ministero.

Don Piergiovanni Bono, fossanese, cresciuto in una famiglia di quattro fratelli e due sorelle, è stato sacerdote “fidei donum”, in Argentina e in Cile, dedicando il suo ministero, in patria come in missione, soprattutto nelle parrocchie, come vicecurato prima, e parroco poi. Attualmente è cappellano nelle Case di riposo Craveri-Oggero e Sant’Anna e cappellano volontario della Casa di reclusione Santa Caterina a Fossano.

  1. C’erano i curati (e anche le catechiste) che esortavano per farci entrare in seminario. E dopo aver preso un “treno”, vai avanti. Dopo alcune esperienze come vicecurato, sono stato 16 anni in Argentina, per poi rientrare in Italia, in diocesi, con una parentesi di due anni, e quindi ripartire per il Cile per altri 10 anni.
  2. Impegnandosi, non c’è il tempo di pensare ad altre cose. Poi c’è chi ti aiuta e magari no, ma si va avanti.
  3. Ricordo, della missione, il lavoro che si è fatto con i disabili, fisici e psichici, bambini e adulti, a Comodoro in Argentina, nelle parrocchie di tutta la città. Cercavamo di farli uscire dalle proprie case, per poterli fare incontrare tra di loro, offrendo un momento di respiro sia ai genitori che a loro stessi. Si è incominciato piano piano per poi proseguire nel tempo. C’erano le scuole speciali a cui noi li portavamo, perché mancava il servizio dei mezzi di trasporto, e allora al mattino si faceva il giro. Inoltre, ogni mese si teneva un incontro, oltre quello annuale, per tutti. Un’esperienza che è durata qualche anno, oltre all’impegno di parroco e catechista (con tutta la catechesi familiare da svolgere) in una parrocchia di 20mila abitanti. Come prete ero da solo, ma coadiuvato dai laici, che si sono sempre dimostrati accoglienti e di cui conservo un bel ricordo. In Cile avevo invece una parrocchia diffusa su 150 km, per cui avevo abbastanza da girare; otto paesetti da andare a visitare lungo il lago, per cui la gente era più difficile da riunire.
  4. Intanto manca “la materia prima“; noi eravamo sei in famiglia, in altre ancora di più. Adesso ce n’è uno, al massimo due, per nucleo familiare. Con più figli, forse, sarebbe più facile che sorgesse qualche vocazione. Pur non escludendo che la mentalità di oggi sia più fredda, più laica o laicista che dir si voglia. E poi forse, come clero, non siamo quello stimolo che dovremmo essere. Se vedono noi, quale entusiasmo possono avere? Non siamo una comunità, e abbiamo un mucchio di forze che non sono utilizzate.
  5. Che nonostante le nostre miserie il buon Dio può lavorare, e quindi invitando a non guardare i limiti, sapendo che Lui usa la zappa, e tutti gli strumenti, per seminare. E dando l’esempio.

LE DOMANDE

  • Qual è stata la sua formazione e quale occasione iniziale l’ha spinta verso la vocazione sacerdotale?
  • Come è stato possibile vivere la fedeltà sacerdotale in un tempo come questo, in cui tanti, prima o poi, sembra che vogliano cambiare strada nella vita?
  • Può condividere un ricordo o un impegno che ha vissuto più volentieri?
  • Alle nuove generazioni che cosa manca oggi per intraprendere una scelta sacerdotale?
  • Dovesse essere proprio lei formatore di novizi, come li incoraggerebbe alla propria scelta vocazionale?

Estate negli Oratori di frontiera – La Voce e il Tempo

Dopo mesi di pandemia, i giovani sono tornati a relazionarsi nei centri oratoriani. Tra i ragazzi torinesi ci sono anche quelli di Don Bosco San Salvario. Di seguito l’articolo pubblicato su “La Voce e il Tempo“, a cura di Stefano Di Lullo.

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Inchiesta – Viaggio nei centri oratoriani della periferia torinese, spesso l’unico salvagente per i ragazzi da Barriera di Milano a Mirafiori, San Salvario, Falchera, Porta Palazzo dopo i difficili mesi della pandemia che hanno quasi annientato le relazioni.

In oratorio la vita e al di là delle mura la morte con lo spaccio e fenomeni di delinquenza a cielo aperto, in pieno giorno. È la fotografia che don Stefano Votta, parroco a Maria Regina della Pace nel cuore di Barriera di Milano, tra corso Giulio Cesare e corso Palermo, scatta in un giorno di oratorio estivo. Si tratta di uno dei tanti oratori di frontiera che nelle periferie della città, segnate dal disagio sociale aggravato a dismisura dalla pandemia, hanno spalancato i cancelli, o sono andati direttamente sulle strade, puntando a risvegliare i sogni infranti di bambini, adolescenti e giovani a cui il Covid ha annientato le relazioni.

Imponente la rete degli oratori, diocesani, salesiani e di parrocchie affidate a diverse congregazioni religiose, che stanno offrendo al più ampio numero di ragazzi possibile opportunità di inclusione e integrazione a tutto campo con quote di iscrizione basse, a fronte di un aumento dei costi di gestione, o a volte gratuite.

Gli oratori non hanno di certo aspettato rassicurazioni sui contributi pubblici, che arriveranno chissà quando (ormai è la norma) ma si sono mobilitati per offrire servizi di qualità a tutte le famiglie.

Presentiamo dunque alcune fra le numerose e significative esperienze da nord a sud di Torino.

Falchera e Villaretto – Per la prima volta la parrocchia San Pio X di Falchera, grazie all’impegno di un giovane, ha avviato l’Estate Ragazzi anche al Villaretto presso la chiesa di San Rocco (piazza Don Puglisi) dove non sono mai esiste opportunità di aggregazione per i ragazzi e tanto meno centri estivi.

«Viste le difficoltà delle famiglie», sottolinea Alessio Salpietra, responsabile dell’Estate Ragazzi del Villaretto, «offriamo il servizio gratuitamente (eccetto 10 euro di assicurazione). Fino al 16 luglio accoglieremo bambini che non avendo opportunità di spostarsi sarebbero rimasti a casa tutta l’estate». Ogni giorno alcuni animatori dell’oratorio San Pio X partono in bicicletta e raggiungono il Villaretto per le attività di animazione. A San Pio X, invece, le iscrizioni sono terminate in pochi giorni: ci sono tra i 130 e i 140 iscritti e sono numerosi quelli in lista d’attesa.

«Le norme», sottolinea il parroco don Adelino Montanelli, «nonostante gli ampi spazi esterni, non ci consentono di accogliere più iscrizioni, ma è massima l’attenzione per raggiungere chi è ai margini come i bambini delle famiglie Rom che vivono nella zona della Falchera. Offriamo una vacanza, dopo i terribili mesi delle restrizioni, in cui i ragazzi possano tornare a ricostruire le relazioni e a vivere: ampia anche la risposta degli animatori che prestano servizio senza risparmiarsi; organizzano anche gite in montagna in Val d’Ayas».

Barriera di Milano – Sono in centocinquanta, fra iscritti, animatori ed educatori,  anche all’oratorio Maria Regina della Pace in Barriera di Milano dove sono partiti i campi estivi in montagna e le gite al parco acquatico.

«L’oratorio», evidenzia il parroco don Votta, «diventa espressione di vita per tutto il quartiere. Quando mi affaccio dalla finestra del mio ufficio da una parte vedo la vita, la gioia, la speranza, la carità, il donarsi reciprocamente e dall’altra parte esattamente il contrario: la morte, la tristezza, la disperazione: ingredienti che alimentano il degrado e il disagio nelle periferie, nonostante gli slogan delle istituzioni sul rilancio dei quartieri popolari».

Ma c’è un segno di speranza a partire dalle nuove generazioni che si ritrovano a giocare, a riflettere e a confrontarsi insieme in uno stesso cortile: «è lì», osserva il parroco della Pace, «che si formano gli ‘onesti cittadini’, attraverso l’educazione alla legalità e all’inclusione che è certamente possibile».

Un terzo degli iscritti sono di origine straniera. A guidare le attività ci sono il viceparroco don Giuliano Naso e il collaboratore parrocchiale don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile diocesana. «Constatiamo la debolezza degli adolescenti», conclude don Votta, «che vivono crisi di panico, soprattutto laddove si sono verificate situazioni di sofferenza in famiglia a causa della pandemia».

Borgo Vittoria – I campetti utilizzati fino a 4 anni fa dal Victoria Ivest in via Paolo Veronese, realizzati nel 2012 e dopo poco tempo lasciati al degrado, ora ospitano l’Estate ragazzi della parrocchia San Giuseppe Cafasso su corso Grosseto che si è occupata di tagliare l’erba e riqualificare l’area.

«La Circoscrizione 5», sottolinea il parroco don Angelo Zucchi, «ha concesso i campi in comodato d’uso gratuito alla parrocchia per un mese. Abbiamo dunque portato l’oratorio in un’area nel degrado come segno di speranza e di rinascita per il quartiere periferico e la città». L’oratorio estivo della parrocchia Cafasso, conosciuta come «Il centro della periferia», iniziata lunedì 21 giugno, proseguirà fino a fine luglio con 120 iscritti.

«È bastata una settimana e i ragazzi sono finalmente rinati», commenta don Zucchi, «l’oratorio è un’oasi di vita nel deserto in un quartiere che al di là delle problematiche legate al Covid chiede a gran voce un rilancio ‘vero’. C’è stata anche, in particolare, un’esplosione di nuovi animatori che a maggio hanno chiesto di prestare servizio».

Borgo Dora/Aurora – Nella parrocchia San Gioacchino, affidata ai sacerdoti della Fraternità del Sermig, fra i quartieri Aurora e Porta Palazzo, l’«oratorio dei popoli» è tornato a rianimarsi e a colorarsi con bambini e ragazzi di diverse etnie, provenienze e religioni. Circa 200 gli iscritti suddivisi tra l’Arsenale della Pace del Sermig in piazza Borgo Dora e l’oratorio San Gioacchino in corso Giulio Cesare. Oltre 100 sono in lista di attesa.

«Per dare la possibilità a più ragazzi possibili di partecipare», sottolinea Alberto Rossi del Sermig, «i diversi gruppi frequentano il centro estivo solo mezza giornata, alternandosi fra mattina e pomeriggio con una gita settimanale». Tra le attività ampio spazio viene dato all’integrazione, «per imparare a vivere bene insieme valorizzando le diversità come ricchezza».

San Salvario – Da pochi giorni è tornato, anche fisicamente, l’oratorio sulla strada. La postazione «Spazio Anch’io» dei Salesiani di San Salvario al Parco del Valentino, dopo la chiusura dovuta alla presenza prima del Covid Hospital e poi del Centro vaccinale,  ha ora trovato casa, in seguito ad un accordo con il Comune, nel viale centrale pedonale di corso Marconi.

«L’educativa di strada che non si è mai interrotta nei diversi lockdown», sottolinea l’incaricato dell’oratorio San Luigi don Mario Fissore, salesiano, «ha di nuovo il suo punto di riferimento sul territorio per accogliere, ascoltare e accompagnare i giovani più fragili che è possibile intercettare, appunto, solo sulla strada».

Allo stesso tempo è ripresa la presenza degli educatori anche in piazza Galimberti di fronte alle arcate e alle palazzine in fase di completa ristrutturazione dell’ex Villaggio Olimpico Moi. Sono poi partite le attività degli Oratori estivi al San Luigi (via Ormea) per le medie e a Ss. Pietro e Paolo per le elementari (via Giacosa).

«L’obiettivo», prosegue don Fissore, «è quello di favorire una presenza educativa capillare sul territorio con vari destinatari, sia con ambienti di transito come l’educativa di strada, sia con le attività tradizionali  e organizzate dei centri estivi oratoriani». Numerose le iscrizioni pervenute. Gli oratori offrono ciò che i ragazzi non hanno avuto in questi mesi: attività che stimolino la creatività e il movimento in gruppo».

Positive anche le attività proposte dal Comune di Torino e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito dell’iniziativa «La bella stagione» che offre opportunità di laboratori, visite museali e percorsi naturalistici nei parchi cittadini ai centri estivi che aderiscono al progetto «2021. Un’estate insieme» attraverso la Noi Torino o l’Ags (associazione giovanile salesiana).

Mirafiori – Un murales per riempire di colore lo spazio nero lasciato dalla pandemia: l’oratorio San Luca Evangelista, nel quartiere Mirafiori Sud di Torino, ha inaugurato così l’oratorio estivo: i ragazzi e le ragazze per dipingerlo sono tornati ad incontrarsi, dopo più di un anno di contatti virtuali e di relazioni segnate dalla lontananza. E come nell’oratorio di San Luca, anche negli altri cortili dell’Unità pastorale 20 è tornato ad esserci movimento. Lo scorso 14 giugno hanno preso il via all’unisono le attività estive di tutti gli oratori dell’Unità pastorale: quello di San Remigio (via Chiara 14), quello della parrocchia Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba insieme alla parrocchia di Santi Apostoli (Strada Castello 42), oltre all’oratorio di San Luca (via Negarville 14) e a quello dei Beati Parroci (via Monte Cengio 8), che per la prima volta hanno ideato insieme un’unica Estate Ragazzi.

La parrocchia Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba, come altre parrocchie torinesi, ha promosso una raccolta fondi intitolata «Estate sospesa», per permettere la partecipazione anche ai figli delle famiglie in difficoltà economica.

Progetto “Verso l’alt(r)o” – Oratorio Michele Rua

L’Oratorio Salesiano Michele Rua propone un progetto innovativo dal titolo “Verso l’alt(r)o“, ovvero un centro estivo con attività di avvicinamento alla montagna. Le iscrizioni iniziano il 5 luglio. Di seguito tutti i dettagli e la notizia pubblicata sul sito del Michele Rua.

***

Altre informazioni su “Verso l’alt(r)o“.

COS’È?

È’ una proposta di CENTRO ESTIVO con ATTIVITÀ di AVVICINAMENTO ALLA MONTAGNA:

  • Escursioni in ambiente
  • Arrampicata su roccia
  • Arrampicata in palestra

Per ragazzi dalla 4° elementare alla 3° media

QUANDO?

Per 3 settimane:

  • Dal 23 al 27/08
  • Dal 30/08 al 3/09
  • Dal 6 al 10/09

Dal LUNEDÍ’ al VENERDÍ’ Dalle h 8.00 alle h 16.30

Le TARIFFE

  • ISEE Da 0 a 10.000€:
    • 1 SETTIMANA: 25€
    • 3 SETTIMANE: 60 €
  • ISEE Da 10.000 a 26.000€:
    • 1 SETTIMANA: 45€
    • 3 SETTIMANE: 120 €
  • ISEE Oltre 26.000 €:
    • 1 SETTIMANA: 60€
    • 3 SETTIMANE: 150 €

Per ISCRIVERSI:

È possibile iscriversi presso la segreteria di Estate Ragazzi dell’Oratorio Salesiano Michele Rua

Via Giovanni Paisiello 37/b:

  • Dal 5/07 al 30/07
  • Lunedì e Mercoledì
  • Dalle h 8.oo alle h 9.00 o dalle 16.00 alle h 18.00.

Dal 17 maggio le iscrizioni all’Estate Ragazzi del Centro Don Bosco di Alessandria

L’estate si avvicina e anche quest’anno il “Centro Don Bosco Alessandria“, dal 17 maggio, aprirà le iscrizioni per l’Estate Ragazzi 2021. Di seguito la notizia pubblicata su “Radio Gold” e tutte le informazioni.

ALESSANDRIA – Da lunedì 17 maggio sarà possibile iscriversi all’Estate Ragazzi del Centro Don Bosco di Alessandria, in Corso Acqui 398. Sono numerose le attività organizzate per bambini e ragazzi dalla prima elementare alla seconda media. Giochi, tornei, gite, giornate in piscina. All’Estate Ragazzi di certo sarà impossibile annoiarsi.  E per i più grandi che frequentano la terza media e la prima superiore c’è “Estadò“, con attività e gite dal 28 giugno al 30 luglio.

Per informazioni e iscrizioni, dal 17 maggio potete contattare la segreteria dell’oratorio Don Bosco dal lunedì al venerdì dalle 17.00 alle 18.30 (telefono 0131/346527 e-mail donboscooratorio.al@gmail.com).

Centro Don Bosco – Salesiani Alessandria – Estate ragazzi 2021

Dal 14 giugno al 30 luglio (7 settimane) e dal 30 agosto al 10 settembre (2 settimane)
Per i bambini dalla 1° elementare alla 2° media

  • Gioco libero e organizzato, tornei, momenti di formazione, spazio compiti
  • Le prime 3 settimane le gite si fanno MARTEDI’
  • A partire dalla 4° SETTIMANA: MARTEDI’ a Lavagello (PISCINA) e GIOVEDI’ altre mete (facoltativa, con un’aggiunta di 15€ alla quota settimanale).
  • La gita del GIOVEDIì (a partire dalla 4a SETTIMANA) è libera, ma per chi non viene l’oratorio è chiuso. Per le prime 3 settimane GIOVEDI’ l’oratorio è aperto.

COSTO: (POSSIBILITA’ DI PAGARE CON BANCOMAT O CARTA)

  • Iscrizione: 10€ comprensivi di maglietta + assicurazione
  • 60€ a settimana, comprensivi della gita del MARTEDI’ (PISCINA)
  • 5€ IL BUONO PASTO (POSSIBILITA’ DI PORTARESI PRANZO DA CASA)
  • 50€ per il terzo figlio; 35€ dal terzo figlio in poi

ESTADO’
Per i ragazzi di 3° media e 1° superiore

DAL 28 GIUGNO AL 30 LUGLIO

  • Attività particolari e diversificate; Gite pasti e maglietta come per l’Estate Ragazzi
  • COSTO A SETTIMANA: 55€ (COMPRESA PISCINA, GOTA DEL GIOVEDI’ 15€)

ORARIO SEGRETERIA PER LE ISCRIZIONI:
Apertura iscrizioni dal 17 Maggio dal Lunedì al Venerdì, dalle 17.00 alle 18.30, nella segreteria dell’oratorio DON BOSCO. Per la 1° settimana iscriversi entro l’11 Giugno. Durante il ESTATE RAGAZZI la segreteria rimarrà aperta per le iscrizioni alla settimane successive.

 

Oratorio Estivo 2021 – Don Bosco San Salvario

Siamo prossimi all’estate e “Don Bosco San Salvario” ha pubblicato un primo volantino dell’Oratorio Estivo 2021. Di seguito si riporta la notizia.

Ecco un primo volantino che preannuncia l’Estate Ragazzi di quest’anno. Ci sarà, gli animatori, educatori e salesiani si stanno già preparando e preparando il meglio per i ragazzi. Purtroppo non possiamo ancora fornirvi tutti i dettagli perchè ancora in attesa delle disposizioni definitive da parte delle istituzioni. Comunque noi siamo pronti e vi aspettiamo

Oratorio Estivo 2021

  • 1° – 4° Elementare: Via Giacosa 8 – Oratorio Santi Pietro e Paolo
  • 5° Elementare – 2° Media: Via Ormea 4 – Oratorio Salesiano San Luigi
  • 3° Media – 2° Superiore: Via Ormea 4 – Oratorio Salesiano San Luigi per 4 settimane a luglio

ATTIVITÀ:

  • Tornei
  • Atelier
  • Thinking Time
  • Gite e Territorio
  • Giochi
  • Compiti

Nei mesi di giugno, luglio e settembre per 9 settimane.

Appena saranno pubblicate le disposizioni per questa estate vi forniremo tutti i dettagli e apriremo le iscrizioni.

Per info scrivici a oratorio@sanluigitorino.org o chiama il 3387257105

Salesiani Venaria Reale: festa dell’oratorio 2021

I Salesiano di Venaria Reale si preparano a festeggiare l’oratorio in concomitanza con la memoria liturgica del giovane San Domenico Savio del 6 maggio. Di seguito il programma pubblicato sul sito dell’Opera.

Dopo l’edizione on line dello scorso anno, torna dal vivo il nostro festeggiare l’oratorio, in concomitanza con la memoria liturgica di San Domenico Savio. Ecco il programma completo di questi giorni, ricco di occasioni di incontro e preghiera. Con noi un ospite d’eccezione: Mons. Giovanni D’Ercole, religioso di don Orione e vescovo emerito di Ascoli Piceno, volto televisivo noto al pubblico italiano.
(Tutte le proposte di svolgono nel pieno rispetto dei protocolli per fronteggiare l’epidemia covid)

giovedì 6 maggio

  • ore 17.30 in parrocchia
    benedizione dei bambini (dai neonati alla scuola materna!) e delle mamme (anche quelle in dolce attesa)
  • ore 18.30 in parrocchia
    Messa in onore del giovane di s. Domenico Savio
    venerazione della sua reliquia

venerdì 7 maggio

  • ore 20.45 in parrocchia
    veglia di preghiera per gli adulti con catechesi, adorazione e confessioni

sabato 8 maggio

  • ore 10.00 in parrocchia
    ritrovo per tutte le elementari con preghiera, merenda e gioco in cortile
    conclusione alle ore 11.30 (uscita da via IV novembre 28)
  • ore 15.00 in oratorio
    ritrovo per tutte le medie con giochi, merenda e s. Messa
    conclusione alle ore 17.30 (uscita da via San Francesco d’Assisi 24)
  • ore 16.30 in parrocchia
    Messa dei ragazzi
  • ore 18.30 in oratorio
    ritrovo per il movimento giovanile salesiano di Venaria
    cena al sacco e giochi in cortile
  • ore 20.45 in parrocchia
    veglia di preghiera per i giovani con catechesi, adorazione e confessioni

domenica 9 maggio

  • ore 9.45 in parrocchia
    Messa solenne con mons. Giovanni D’Ercole fdp, Vescovo emerito di Ascoli Piceno
    benedizione dell’oratorio per la “ripartenza in zona gialla” verso l’estate…
    saluto del Sindaco di Venaria Reale, Fabio Giulivi
  • ore 15.30 in parrocchia
    quattro chiacchiere con il vescovo
    incontro di formazione in forma di intervista a mons. D’Ercole per tutti i membri della nostra comunità educativo pastorale, giovani e adulti, su temi di attualità e sulla sua esperienza personale di vita. Sono invitati particolarmente i componenti del consiglio pastorale, i catechisti, gli animatori dei gruppi parrocchiali e oratoriani, i membri della famiglia salesiana (cooperatori e adma)

durante la festa…

  • BANCO PRO NUOVA CUCINA DI CESANA
    il laboratorio delle “Mani di Mamma Margherita” offre dolcezze ed altre creazioni per sovvenzionare i restauri presso la nostra casa alpina (clicca per leggere la notizia)
  • TESSERAMENTO ORATORIANO SANFRACARD 2021
    la tessera, oltre che segno di appartenenza, prevede la copertura assicurativa degli iscritti
    rivolgersi in segreteria (socio ordinario € 5 – socio sostenitore € 10)
  • LANCIO DELLE PROPOSTE ESTIVE
    ci stiamo preparando all’oratorio estivo e forniremo le prime informazioni necessarie riguardanti estate ragazzi, campi a Cesana e pellegrinaggi dei giovani (clicca per leggere la notizia).

CEP – “Dentro il Suo Sogno”: formazione per gli oratori estivi 2021

Nell’Anno dedicato a San Giuseppe, la Conferenza Episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta (Cep) e la Consulta Regionale di Pastorale Giovanile lanciano una proposta di formazione regionale per gli oratori estivi 2021 dal titolo “Dentro il Suo Sogno“, ponendo San Giuseppe come protagonista del percorso formativo per arrivare ad essere “Artigiani e artisti della bellezza“.

Per vestire questo ruolo, la proposta di questa nuova edizione si prefigge di rispondere a quelle 6 tipiche domande fondamentali che ciascun responsabile/animatore deve porsi, e lo fa attraverso il contributo e la testimonianza delle realtà oratoriali del territorio e di esperti nel mondo dell’educazione:

WHY

  • Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara
  • Testimonianza dalla Diocesi di Novara

Perché si fa l’Oratorio?
Perché educare attraverso l’Oratorio?

WHAT

  • Dott. Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore
  • Testimonianza dalla Diocesi di Alessandria

Cosa è successo?
Quali urgenze educative un anno dopo la pandemia?

WHEN

  • Dott.ssa Chiara Giaccardi, sociologa
  • Testimonianza dalla Diocesi di Torino

Quando l’Oratorio è possibile?
In che senso il Vangelo è lo “specifico” dell’Oratorio?
Quando il Signore Gesù fa la differenza in Oratorio?

WHO

  • Dott. Mauro Magatti, sociologo ed economista
  • Testimonianza dalla Diocesi di Acqui

Chi fa l’Oratorio?
Il senso e il ruolo della regia educativa come servizio di corresponsabilità, nel riconoscimento, nella condivisione e nella cura dei carismi.

WHERE

  • Dott. Jhonny Dotti, pedagogista
  • Testimonianza dal Movimento Giovanile Salesiano del Piemonte e Valle d’Aosta

Dove si fa l’Oratorio?
Il senso e i compiti della comunità educante: il suo essere variegata, composita e differenziata per cammini, motivazioni, esperienze.
L’ombra dell’individualismo.

HOW

  • Esperto Fondazione Casa Teatro Ragazzi
  • Testimonianza dalla Diocesi di Casale Monferrato

Come si fa l’Oratorio?
Il linguaggi educativi dell’Oratorio in presenza a partire dalla centralità del corpo.

La formazione affronterà le diverse tematiche su due livelli, con due proposte distinte: una rivolta maggiormente ai responsabili e ai coordinatori (le regie educative), l’altra agli animatori (adolescenti).

Tutti i video e i materiali formativi per educatori e animatori degli oratori saranno disponibili sul sito www.oratoripiemontesi.it

Con l’aiuto di San Giuseppe, l’artigiano per eccellenza che ha saputo cogliere la bellezza della sua missione, il percorso formativo sarà scandito dai 6 tasselli che hanno inciso profondamente la sua vita:

Artigiani e artisti della bellezza

L’annuncio:

custodire la comunità, i bambini e i ragazzi

“LA MISSIONE DELL’ORATORIO”

– – –

Il censimento:

il discernimento sul tempo presente

“LAPROFEZIA DELL’ORATORIO”

– – –

La fuga in Egitto:

il coraggio che nasce dalla fede

“LA PROVA DELL’ORATORIO”

– – –

Il ritorno a Nazaret:

la fatica della ripartenza

“LA FORZA DELL’ORATORIO”

– – –

Lo smarrimento:

ritrovare chi si è smarrito

“LA CREATIVITÀ DELL’ORATORIO”

– – –

La quotidianità:

tempi lunghi, pazienza educativa

“LA PAZIENZA DELL’ORATORIO”