L’ultimo saluto al Salesiano don Roberto Gualdoni

Si riporta l’articolo pubblicato sul giornale locale d’informazione della Diocesi di Casale e Monferrato, “La Vita Casalese“, di giovedì 18 luglio 2019, in merito alla recente scomparsa del Salesiano don Roberto Gualdoni, alla guida della parrocchia del S. Cuore di Gesù al Valentino.

La comunità salesiana del Valentino piange sconfortata la morte del parroco don Roberto Gualdoni avvenuta giovedì scorso all’ospedale Santo Spirito di Casale, a soli 67 anni. Da un anno combatteva contro una grave malattia. Sabato mattina oltre sessanta sacerdoti hanno concelebrato la funzione funebre nella basilica del Valentino. Toccante il ricordo fatto durante i funerali da don Marco Durando:

“Don Roberto è stato un pastore buono, maestro sapiente, amico sincero”.

Numerosi i ricordi giunti alla nostra redazione che pubblichiamo nelle pagine all’interno.

Con decreto in data sabato 13 luglio il vescovo di Casale Monferrato Gianni Sacchi, in seguito al decesso del parroco del Sacro Cuore di Gesù al Valentino Roberto Gualdoni, col consenso dell’Ispettore dei Salesiani del Piemonte–Val d’Aosta, ha nominato amministratore parrocchiale Marco Durando, nato a Pinerolo nel 1968 e ordinato sacerdote nel 1997, attualmente direttore della Casa salesiana di Casale Monferrato.

(Articolo a pagina 3: La funzione funebre con 60 sacerdoti – Saluto commosso a don Roberto – p.b.) – Alle 19,10 di giovedì 11 luglio don Marco Durando, direttore della Casa Salesiana del Valentino, comunicava sul sito whatsapp del Clero casalese il doloroso annuncio della morte del Parroco don Roberto Gualdoni avvenuta repentinamente all’Ospedale santo Spirito alle 17,45.

È stato un sacerdote secondo il cuore di Dio, zelante, ottimo salesiano e con totale collaborazione alla pastorale diocesana, prima di Casale ad Asti dove è stato parroco per 11 anni e da neanche tre anni a Casale alla parrocchia del sacro Cuore al Valentino, quasi metà con la sofferenza della malattia che lo ha preparato all’incontro con suo Signore. Ancora la domenica precedente, il 7 luglio, seppure sofferente don Roberto aveva partecipato alla messa, fermandosi a salutare i fedeli.

Venerdì 12 luglio alle 19 la chiesa del sacro Cuore era gremita per il rosario in suffragio di don Roberto, che è stato guidato dal nostro vescovo mons. Gianni Sacchi, che l’indomani non avrebbe potuto essere presente per un lutto famigliare concomitante. Egli ha espresso il suo dolore alla Parrocchia e alla Comunità Salesiana per la morte del carissimo e zelante don Roberto, anche da parte del vescovo emerito di Casale mons. Catella e del Vescovo emerito di Asti mons. Ravinale. Al termine il Vescovo Gianni ha preso spunto da un pensiero di sant’Agostino per meditare sul valore della preghiera di suffragio:

“Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva fino al cuore dell’Altissimo”.

Sabato mattina il funerale alle 11,30 ha dato a don Roberto l’imponente attestato di stima e di affetto della parrocchia, della diocesi, dei confratelli salesiani e delle suore F.M.A., con la chiesa piena di fedeli, giunti anche da varie case salesiane, dall’astigiano e da Inveruno.

La messa esequiale è stata presieduta dall’Ispettore dei Salesiani di Piemonte – Valle d’Aosta don Enrico Stasi, con il Vicario don Sabino Frigato. In tutto circa sessanta sacerdoti, tra cui abbiamo notato il Vicario Generale di Asti don Marco Andina, i parroci del Valentino predecessori, don Gervasio Fornara e don Adelino Montanelli, i precedenti direttori dell’oratorio don Leo Colcera e don Roberto Gorgerino, tutti i confratelli della Casa salesiana del Valentino, compreso don Giorgio Ferroglio, attualmente in altra località per cure.

La bara è stata posta su un semplice tappeto ai piedi dei gradini dell’altare, con il cero pasquale acceso.

Don Marco Durando, con commozione si è inginocchiato e ha posato sulla bara la stola bianca di don Roberto e una Bibbia aperta.

I giovani della corale parrocchiale hanno reso solenne la liturgia con la musica e i canti.

All’inizio della celebrazione don Marco ha letto il profilo della vita sacerdotale del caro don Roberto, facendo emergere la sua essenzialità, profondità ed efficacia pastorale.

Tra i presenti c’era il fratello Fiorenzo con la famiglia. Era anche giunta la cara suor Franca Tomaghelli, che il 19 dicembre compirà 90 anni.

Nell’omelia l’Ispettore don Enrico ha messo in rilievo l’aspetto nascosto e rigenerante della malattia: man mano che il corpo si disfaceva, lo spirito si affinava e si elevava per l’incontro supremo con Dio.

Al termine della celebrazione e dopo le esequie la salma è stata portata a Inveruno, dove alle 15 è stato celebrato il funerale nella chiesa parrocchiale san Martino.

Don Roberto lascia in tutti quelli che lo hanno conosciuto il ricordo di un santo sacerdote, preparato, essenziale, con il cuore di don Bosco e lo zelo per i giovani e tutte le anime. Confidava che diventando malato, si sentiva ancor più dalla parte di chi soffriva e moriva, e più partecipe del sacrificio di Gesù cui aveva dato con gioia la sua vita.

Il prossimo 16 agosto avrebbe compiuto 50 anni di professione religiosa, il 13 ottobre i 40 anni di sacerdozio. Questi anniversari ora sono fissati nell’eternità.

VDB: Assemblea Generale dell’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco

Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana (ANS) nella giornata odierna in merito all’Assemblea Generale dell’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco iniziata ieri, 18 luglio 2019.

(ANS – Frascati) – È iniziata ieri, 18 luglio, l’ottava Assemblea Generale dell’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (VDB), che avrà come tema: “La missione odierna delle VDB”. Nell’ambito dell’Assemblea Generale sarà eletta una nuova moderatrice mondiale, che seguirà a Olga K, la quale termina il suo mandato dopo due nomine consecutive. Ad eleggere la nuova moderatrice, saranno tutti gli 84 membri con diritto di voto e altri osservatori e delegati delle VDB.

L’Istituto Secolare delle VDB conta quasi 1200 membri, che si trovano in 60 Paesi del mondo e che vivono la loro consacrazione a Dio attraverso i voti di obbedienza, povertà e castità nella vita quotidiana ordinaria. Non vivono in comunità, ma di solito si riuniscono come “gruppo” una o due volte al mese, per vivere insieme i giorni di raccoglimento e di formazione.

A volte non è facile, per gli altri gruppi della Famiglia Salesiana, comprendere la “consacrazione secolare” delle VDB.

Attraverso le semplici parole della Moderatrice Mondiale uscente, Olga K, affidate al magazine trimestrale delle VDB “Crescere”, si può però capire un po’ di più di questo Istituto Secolare.

“Voglio che il buon Dio faccia di me e di tutte le mie sorelle un tabernacolo vivente in questo mondo”, ha affermato.

Tutti noi possiamo aiutare le delegate dell’Assemblea Generale con le nostre preghiere. Durante il periodo di preparazione all’Assemblea, l’Istituto ha infatti proposto di supportarle recitando la seguente preghiera:

Dio Trinità Santissima, Padre, Figlio e Spirito Santo:
Il tuo nome è Amore. Con questo Amore infinito, entri nel cuore di ogni persona e nella storia umana.
Dio Trinità Santissima, Dio dell’Amore, benedici la nostra ottava Assemblea Generale.
Guida i nostri passi per scoprire modi nuovi e profondi per offrire al mondo la tua acqua,
l’unica che può placare la nostra sete.
Crediamo che ogni volta che apriamo il nostro cuore per scoprire il volto dei nostri fratelli e sorelle bisognosi,
riceviamo l’acqua fresca del tuo Amore, il coraggio e la gioia di annunciare la tua Parola, come la donna samaritana.
Te lo chiediamo: Rinnova in noi il desiderio del tuo Amore e la sete di te,
affinché possiamo accogliere l’acqua viva che ci offri.
Dacci la forza dello Spirito Santo per diventare acqua di amore per il mondo intero.
Amen.
Maria Ausiliatrice, prega per noi.
San Giovanni Bosco, prega per noi.
Beato Filippo Rinaldi, prega per noi.

Cile, lo scandalo degli abusi – Le parole di Mons. Lorenzelli

Riportiamo la notizia di giovedì 18 luglio proveniente da “La Voce e il Tempo”. Una intervista a cura di Marina Lomunno al salesiano Mons. Lorenzelli, inviato dal Papa a Santiago del Cile come Vescovo ausiliare dopo lo scandalo degli abusi e le dimissioni della Conferenza Episcopale cilena. A metà luglio Lorenzelli era a Torino e ha raccontato a «La Voce e Il Tempo» la sfida che lo attende: lenire le ferite del popolo cileno e riconciliarlo alla Chiesa.

Papa Francesco ha ordinato lo scorso 22 giugno nella Basilica di San Pietro come vescovo ausiliare di Santiago del Cile il salesiano don Alberto Ricardo Lorenzelli Rossi. Classe 1953, nato nella provincia di Buenos Aires da genitori italiani, già direttore della Comunità Salesiana in Vaticano e Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano, ha ricoperto numerosi incarichi nella sua congregazione, tra cui Ispettore della Provincia cilena e in Italia di è stato fra l’altro presidente del Cism (Conferenza italiana dei superiori maggiori).

Con mons. Lorenzelli è stato nominato vescovo ausiliare di Santiago, (diocesi governata da un amministratore apostolico) don Carlos Eugenio Irarrázaval Errázuriz, del clero diocesano di Santiago. Il mandato a mons. Lorenzelli giunge in un momento di grave difficoltà della Chiesa cilena la cui Conferenza episcopale, dopo la scoperta di abusi sui minori ad opera di alcuni prelati, ha rassegnato le dimissioni al Papa nel maggio 2018. Lo abbiamo incontrato venerdì 12 luglio scorso, al termine della Messa nella Basilica di Maria Ausiliatrice dove è venuto a pregare alla vigilia della partenza per il Cile.

Il Papa la invia in Cile dove la Chiesa sta vivendo una crisi profonda. Con che spirito si accosta a partire con un mandato di così grande responsabilità?

La nomina a Vescovo ausiliare di Santiago è stata una sorpresa e ho manifestato subito a Papa Francesco il mio smarrimento e le mie perplessità. Il Papa mi confermato che certamente è un incarico delicato e ho percepito l’atto di grande fiducia verso la mia persona che ritengo, e non per falsa umiltà, eccessiva. Mi hanno molto commosso le sue parole: «Guarda che accettare questa nomina è da incoscienti, l’avessero proposto a me non so se l’avrei accettata: però ti chiedo di fare una scelta da incosciente. E non farlo come un piacere a me ma per il bene della Chiesa». E mi è sembrato che più che il Papa mi stesse parlando mio padre. E così i suoi gesti, le sue parole, hanno fatto cadere le mie resistenze. E mi sono detto con spirito di fede: ‘ciò che il Papa mi sta chiedendo lo voglio leggere come una richiesta del Signore’. E così mi sono inginocchiato e gli ho chiesto di benedirmi. Anche durante la celebrazione dell’ordinazione mi sono sentito come un figlio che riceve un mandato da suo padre. Quel giorno e poi in altre occasioni mi ha detto: ‘Ti ringrazio di avere accettato’.

Cosa le chiede Francesco?

Il Papa non mi ha dato indicazioni particolari: mi ha invitato ad andare e a mettermi a disposizione dell’amministratore apostolico al servizio della Chiesa cilena che in questo momento soffre, ha perso la fiducia del popolo di Dio. E mi riferisco alla Chiesa istituzionale mentre nella gente la religiosità e la fede sono ancora molto vive. È di qui che bisogna ripartire.

E come?

Bisogna prima di tutto costruire comunione con il popolo di Dio: io non vado a Santiago né con un’agenda, né con un programma, nulla. Il mio programma è l’omelia di papa Francesco, molto impegnativa, pronunciata durante la mia ordinazione: «Riflettiamo attentamente a quale alta responsabilità viene promosso questo nostro fratello. Il Signore nostro Gesù Cristo mandò a sua volta nel mondo i dodici apostoli, perché, pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli e riunendoli sotto un unico pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza». Ecco il mio mandato. Prima di tutto mi impegnerò a vedere, in secondo luogo ad ascoltare e infine a stare vicino ai sacerdoti. Credo che in questo momento di smarrimento e di solitudine del clero, come Vescovo devo offrire ai preti la mia disponibilità. E poi il dialogo e la vicinanza al popolo di Dio, in modo che tutti riprendiamo il nostro cammino di fede.

Quali risposte si aspettano i credenti e la società civile cilena per recuperare fiducia nella Chiesa?

Realizzare il mandato del Papa significa mettermi accanto alle persone che hanno più bisogno, ai più poveri, a quelli che hanno smarrito la strada, la fede. E poi, proprio perché sono un figlio di don Bosco, i primi che avvicinerò sono i giovani perché sono coloro che si sono allontanati di più da una Chiesa in cui non si sono sentiti rispettati ma feriti. È naturale che i giovani pensino, di fronte a fatti gravi come gli abusi, che non ci sia più nulla di credibile: spirito di fede, autenticità, radicalità del Vangelo e sappiamo come i giovani cerchino questa radicalità. E poi l’altro aspetto per me molto importante è la vicinanza alle vittime degli abusi che hanno lanciato un grido di dolore. Non dobbiamo considerarli come nemici ma come persone che davvero portano impressa nella loro carne una ferita: mentre si aprivano alla vita non si sono sentiti rispettati, non si sono create le relazioni giuste e sane che un sacerdote e un vescovo devono instaurare con chi gli è affidato. È fondamentale aprire con loro un dialogo, far capire che gli sono vicino e che riconosco il loro dolore. Ma non solo: dirò loro che «voglio impegnarmi a cercare di sanare le ferite profonde che vi abbiamo creato». Cercherò di incontrarli e guardarli con un occhio di attenzione, di misericordia, di affetto, riconoscendo gli errori. E, a nome della Chiesa, chiederò veramente e sinceramente perdono.

Papa Francesco nel 2015, nel bicentenario di don Bosco davanti alla Basilica di Maria Ausiliatrice, invitò i salesiani ad essere gente concreta come il loro fondatore, che cercava di risolvere i problemi dei giovani che gli venivano affidati. Cosa significano per lei essere «concreto» ora che si appresta a questo nuovo incarico?

La concretezza fa parte del nostro modo di lavorare, della nostra formazione, significa avere i piedi per terra. Per questo non parto per il Cile con un programma predisposto ma cercherò di capire cosa chiede il popolo di Dio alla Chiesa cilena. Il Papa apprezza i salesiani – per un periodo ha studiato nelle nostre scuole, la stessa che ho frequentato anche io – e ci invita a vivere a pieno il nostro carisma, che è una spiritualità dell’allegria, della speranza. Per questo ho scelto nel mio stemma episcopale un passo di san Paolo ai Filippesi (4,4) «Gioite nel Signora sempre»: non una gioia disincarnata ma quella gioia che parte dal cuore, dove ritroviamo i motivi di speranza e della ricostruzione anche quando viviamo situazioni difficili e che qualche volta ci portano alla disperazione. Essere concreti significa che, con l’aiuto di Dio, si possono trovare sempre delle soluzioni. Essere concreti in questo momento per la Chiesa cilena significa non ripetere più i danni che abbiamo commesso. Il nostro slogan dovrebbe essere «mai più», un impegno concreto che si traduce in una formazione del clero seria, un discernimento chiaro della vocazione di coloro che chiedono di entrare in seminario perché abbiamo bisogno di preti che veramente rispondano a quello che il Signore ci indica. Occorre dire no a situazioni che creano confusione, disorientamento, danni e addirittura atti criminali. Essere concreti significa non insabbiare la verità, non possiamo più nasconderci dietro ad un dito. Le indagini dicono che gli abusi sono realmente avvenuti e non si possono più coprire. Per recuperare credibilità dobbiamo dialogare anche con le istituzioni, bisogna rispondere anche alla giustizia in risposta alla dignità delle vittime.

Mons. Lorenzelli, lei è stato superiore dell’Ispettoria salesiana in Cile e Gran cancelliere dell’Università cattolica del Cile. Ora ritorna da Vescovo…

Già 7 anni fa prima di partire per il Cile io sono venuto a Valdocco per chiedere l’aiuto prima di tutto di Maria Ausiliatrice perché don Bosco aveva una fede illimitata nella Madonna: durante la celebrazione in Basilica ho chiesto che Lei «faccia là dove io non potrò fare e non riuscirò a fare». E poi ho invocato don Bosco perché è stato un profeta che ha aperto da Valdocco una finestra sul mondo mandando i missionari prima di tutto in America Latina…

Da argentino di origini italiane, anche per la sua storia personale, è molto vicino a Francesco. Come giudica gli attacchi ad un Papa che non fa altro che invitare al mondo di essere accoglienti e di mettere prima al centro l’uomo?

Io sono in completa sintonia con il Papa anche perché come lui sono nato a Buenos Aires, figlio di migranti italiani partiti per l’Argentina nel Dopoguerra: so cosa significa vivere lontano dal proprio Paese e dalla famiglia. Io vissuto lo sforzo che hanno dovuto fare i miei genitori, imparare una lingua nuova, introdursi in una cultura diversa, dedicare tanto tempo al lavoro, crescere ed educare i figli. Ora l’Argentina è cosmopolita ma allora era diverso: i miei genitori sono partiti lasciando il loro paese distrutto dalla guerra, le famiglie di mia mamma e mio papà erano numerose e così con tanti sacrifici mettevano da parte un po’ di soldi da mandare in Italia per aiutarle. Il problema dell’emigrazione non è solo italiano o europeo: non si sbarca solo a Lampedusa, succede nell’Asia dell’Est, negli Stati Uniti, in America latina. Il Cile stesso è terra di emigrazione, soprattutto dal Venezuela dove la situazione è drammatica. Oggi stiamo vivendo la stessa esperienza delle grandi emigrazioni del Primo Novecento e del Dopoguerra. I popoli si muovono per povertà, fame, guerra, conflitti tribali, persecuzioni. E allora credo che oggi alzare muri, chiudere dei porti o chiudere porte è antistorico. E gli attacchi nei confronti del Papa sono ingiusti perché spesso sono ideologici: Francesco non fa ideologia ma risponde a ciò che il Signore ci chiede nel Vangelo e cioè di essere aperti e accoglienti come lo è stato lui.

Anche tra i credenti ci sono frange di insofferenza nei confronti del magistero del Papa…

Certo, accogliere chi è considerato scarto della società dove manca lavoro o si patisce per la crisi economica non è semplice e occorre che tutti i Paesi facciano la propria parte, ma ritengo che i credenti debbano essere fedeli al magistero del Papa perché sta rispondendo alle emergenze del momento. Non possiamo chiuderci o pensare di essere quelli che eravamo 30 anni fa, quel mondo non esiste più e nemmeno dobbiamo preoccuparci troppo per un futuro che non conosciamo: oggi dobbiamo rispondere a questo presente. Il Papa ci sta esortando a fare di questo presente parte della nostra vita. Per me, ora che sono Vescovo, questo significa non un’adesione al Papa così, solo perché è il Papa, ma perché il suo magistero sta rispondendo al Vangelo che il Signore ci ha annunciato. Francesco Papa dice: «annuncia il Vangelo» e questo è quello che sta facendo lui. Ed è quello che chiede anche a me.

 

 

Missioni Don Bosco: viaggio in Argentina – situazione Buenos Aires

Si trasmette il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco in merito alle prime informazioni fornite dal presidente dell’Associazione, Giampietro Pettenon, riguardo al suo viaggio in Argentina, in particolare a Buenos Aires, quartiere Don Bosco. Uno sguardo partecipe su un quartiere ultra-periferico della capitale, dove le famiglie vivono nella miseria.

MISSIONI DON BOSCO – Comunicato stampa 17 luglio 2019: 60mila persone vivono in condizioni disumane
Bambini giocano fra cani randagi, topi e maiali

Fra le baracche, dov’era una cava ora diventata un acquitrino, vivono tre salesiani, poveri fra i poveri, con attività rivolte ai giovani.

Il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, si trova in questi giorni in Argentina per portare aiuto ai missionari.

“La presenza dei salesiani in questa terra è coeva a quella italiana ed europea”

ricorda nel suo diario di viaggio appena trasmesso alla redazione del sito dell’ente.

“Era il 1875 quando Don Bosco inviò i primi dieci missionari in Argentina, a Buenos Aires”.

Quest’anno tra l’altro si celebrerà a fine settembre a Valdocco la 150° partenza di salesiani e salesiane verso le terre di missione.

“L’attuale massiccia presenza di opere salesiane nella città e nella provincia di Buenos Aires si può paragonare alla medesima quantità di opere dei figli di Don Bosco a Torino e in Piemonte, terra in cui il carisma salesiano è nato”

osserva Pettenon.

“Ci sono collegi con migliaia di studenti dalla scuola materna alla secondaria superiore, un tempo disseminati nella campagna che circondava la capitale argentina ed oggi al centro di enormi quartieri che costituiscono la metropoli moderna di Buenos Aires”.

Negli ultimi anni sono nate nuove opere ‘di frontiera’ nelle aree dove affluiscono centinaia di migliaia di persone provenienti dalla campagna argentina e dai Paesi limitrofi, che cercano fortuna nella capitale della federazione. Fra queste, una ha particolarmente colpito Pettenon, la parrocchia Don Bosco, a sud di Buenos Aires.

“Una parte del quartiere è costituita da case piccole e dignitose; c’è poi una zona bassa, una cava da cui hanno tratto il materiale per costruire l’autostrada vicina, che progressivamente si è popolata di gente senza nulla. Ne è nato un secondo quartiere di circa 60mila persone che vivono in condizioni disumane in cui i bambini giocano in mezzo a cani randagi, topi e maiali che circolano liberamente su mucchi di spazzatura, un acquitrino perenne sulla parte più bassa della cava”.

Con la disoccupazione che colpisce le famiglie, cresce anche la delinquenza.

“Per dare un lavoro a quanti più possibile, i salesiani hanno messo in piedi una cooperativa che raccoglie e differenzia la spazzatura: cartoni e plastica vengono raccolti da uomini che spingono carretti lungo le strade e venduti poi una volta che sono ben impacchettati. Non si guadagna molto, ma meglio che niente”

riferisce il presidente di Missioni Don Bosco. E aggiunge:

“I tre salesiani della comunità che anima la parrocchia sono persone semplici e dirette. Vivono in una casa poverissima dove è difficile trovare qualcosa di superfluo. Sono poveri tra i poveri”.

Altro grave problema è il consumo di droghe ‘anomale’: aspirazione dei residui tossici della lavorazione della cocaina o dei vapori del gasolio, versamento di alcol denaturato sugli occhi per stordirsi grazie all’alta densità di capillari che assorbono velocemente la sostanza. I salesiani cercando di impegnare i giovani con diverse attività durante il giorno. Prima di rimandarli a casa (se ne hanno una) offrono loro una cena sostanziosa.

“Un po’ di veleno nel sangue li aiuta a dimenticare la fame e la miseria in cui vivono. Questi giovani si drogano solo perché hanno fame e non hanno nulla da mangiare. La pancia piena è la miglior terapia”

sottolineano gli operatori del Don Bosco.

Oltre al centro diurno c’è una casa-famiglia, un ‘hogar’ (focolare) che accoglie 25 ragazzi di strada o che vivono situazioni di violenza e di abuso familiare. Insieme con l’oratorio, i salesiani gestiscono corsi di formazione professionale:

“Brevi e semplici per tenere occupati i ragazzi ed insegnare loro un mestiere: falegnameria, carpenteria metallica, gastronomia”

spiega Pettenon.

Il diario completo del viaggio di Pettenon sarà presto pubblicato nel sito www.missionidonbosco.org.

Ai giornalisti interessati potremo fornire ulteriori anteprime, oltre che dare modo di incontrare lo stesso presidente di Missioni Don Bosco al suo rientro.

Grazie per la cortese attenzione, e buon lavoro.

Antonio R. Labanca

La Messa di don Alberto Lorenzelli SDB a Valdocco

Lo scorso venerdì 12 luglio, Valdocco ha avuto il piacere di avere in visita il salesiano don Alberto Lorenzelli, nominato lo scorso maggio Vescovo Ausiliare di Santiago del Cile da Papa Francesco e attualmente Direttore della Comunità Salesiana in Vaticano e Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano.

Nella giornata di venerdì, don Alberto Lorenzelli ha presieduto la S. Messa delle ore 9.00 presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, per poi essere ospite al pranzo in comunità alle 12.30. Un momento di incontro e di ritrovo con la Famiglia Salesiana e con gli amici e conoscenti presenti.

Rivivi l’evento:

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150° anniversario di fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice: l’ADMA della Spagna in visita nei luoghi salesiani

Dal 3 all’8 luglio 2019, per festeggiare il 150° anniversario di fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice, circa 120 soci dell’ADMA e altri membri della Famiglia Salesiana della Spagna hanno compiuto un pellegrinaggio nei luoghi salesiani (Valdocco, Chieri, il Colle Don Bosco e Mornese), accompagnati da don Juan Carlos Peréz Godoy, Ispettore salesiano di Madrid, da suor Isabel Pérez, Vicaria e Delegata per la Famiglia Salesiana delle FMA della Spagna, e da diversi altri animatori spirituali SDB e FMA.

Durante il pellegrinaggio, il gruppo ha vissuto una giornata carismatica e formativa con l’ADMA Primaria di Torino Valdocco, grazie all’accompagnamento di don Pierluigi Cameroni, Animatore spirituale mondiale dell’ADMA. Nella stessa giornata, si è tenuto l’incontro con i membri del Consiglio dell’ADMA Primaria e il suo Presidente, Renato Valera.

Successivamente, attraverso un video, sono state raccontate la storia e la diffusione dell’ADMA della Spagna e insieme ad esse anche alcuni momenti significativi della vita dei gruppi. In questo modo è apparso chiaramente come questo secondo gruppo della Famiglia Salesiana in Spagna vanti una ricca storia di fede e di religiosità popolare, con numerosissime presenze in tutte le regioni del Paese.

L’ADMA di Torino, da parte sua, ha illustrato il cammino di rinnovamento in atto, in particolare l’esperienza con le famiglie, i giovani e i senior.

Nella Basilica di Maria Ausiliatrice è stata poi celebrata l’Eucaristia, in castigliano e in italiano, presieduta da don Cameroni e concelebrata dai salesiani presenti. E per sugellare il gemellaggio, e a ricordo del 150° di fondazione e del pellegrinaggio a Valdocco, si è assistito anche ad un significativo scambio di doni, cui hanno fatto seguito un momento di festa e una gioiosa e fraterna serata in spirito di famiglia.

“Questo pellegrinaggio sui Luoghi Salesiani è stata una chiamata a trasmettere ciò che è stato vissuto nei gruppi di appartenenza, a portare avanti il cammino di fede ispirato al carisma salesiano, rinnovando la missione ad andare verso i giovani e verso i più deboli e i più vulnerabili, preceduti e guidati da Maria Ausiliatrice

ha commentato in conclusione don Cameroni.

Approvato il testo “Il Direttore Salesiano, un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale”

È stato approvato da parte del Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime, e dal suo Consiglio il testo “Il Direttore Salesiano, un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale”.

Si riporta l’articolo oggi pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Roma) – Il Rettor Maggiore e il suo Consiglio hanno approvato definitivamente il testo di “Il Direttore Salesiano, un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale”. Sono già in corso le traduzioni e la pubblicazione avverrà entro fine anno, nelle principali lingue in uso nella Congregazione.

È una tappa importante all’interno di un processo che ha preso il via durante il Capitolo Generale 27: “Provvedere da parte del Rettor Maggiore e del Consiglio generale all’aggiornamento del Manuale del Direttore…” (GC 27 69,11). Questo impegno è stato affidato al Dicastero per la Formazione durante la programmazione del sessennio (ACG419 p.55).

In un primo seminario internazionale con rappresentanti delle varie regioni (17-19 giugno 2016) si è definito il percorso da seguire, dando il via a una consultazione che ha coinvolto tutte le Ispettorie. Molti gruppi di direttori hanno insieme inviato il loro contributo, come anche hanno fatto diversi consigli ispettoriali. Numerosi altri salesiani lo hanno fatto singolarmente, per un totale di 316 contributi ricevuti, tra quelli di gruppo e quelli individuali.

Il materiale, organizzato per regioni, è stato fatto oggetto di studio insieme al testo del manuale del 1986.

In un secondo seminario (29-31 maggio 2017) si è lavorato sul risultato di questo lavoro compiuto da ogni regione. Tenendosi in contatto con gli altri membri convenuti per i due seminari, un gruppo redazionale ha quindi iniziato un lavoro di sintesi da cui è emersa una prima bozza di testo.

La bozza che il Rettor Maggiore con il consiglio hanno ora approvato è la numero 28. Questo dice quanto lavoro di verifica, integrazione di nuovi contributi, ripensamento dello schema, riformulazione dei contenuti è avvenuto lungo questi mesi. Non si è trattato soltanto di lavorare su un testo, quanto piuttosto di compiere un processo che ha permesso ad ogni passo di arricchire la riflessione. Quanto stava progressivamente maturando si è fatto sempre più vicino alla realtà ricca e differenziata che si vive nelle regioni e nelle comunità.

L’approvazione definitiva non è ovviamente il traguardo finale. È piuttosto il punto di partenza, perché la fase più importante è quella appena iniziata, cioè il coinvolgimento di tutte le comunità e di tutti i confratelli.

Scrive il Rettor Maggiore nella prefazione:

“I direttori sono figure chiave nel rinnovamento della Congregazione e del nostro servizio ai giovani nella comunità educativo-pastorale. Sono la chiave della tanto desiderata formazione permanente, che deve attuarsi nelle nostre comunità religiose e, per estensione, anche nelle nostre comunità educativo-pastorali. Questo manuale è quindi indirizzato principalmente a loro e a tutti coloro che sono coinvolti nella loro formazione, in primo luogo agli ispettori e ai loro consigli. Il nuovo manuale è al contempo rivolto a tutti i salesiani e a tutti i membri di ogni comunità religiosa salesiana”.

Questa è la sfida, ma soprattutto l’opportunità, che si presenta, in una stagione quanto mai feconda, qual è quella che avvicina al Capitolo Generale 28 – nella quale questo strumento di formazione permanente s’inserisce pienamente.

Nei prossimi mesi su ANS verrà presentato ulteriormente il contenuto di “IL DIRETTORE SALESIANO – Un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale”.

“Affida, confida, sorridi!” – La lettera del Rettor Maggiore

Pubblichiamo la notizia proveniente da Info ANSAgenzia iNfo Salesiana – riguardo alla lettere scritta dal Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, ai Salesiani ed in particolar modo alla Famiglia Salesiana in occasione del 150° della fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA).

(ANS – Roma) – “Affida, confida, sorridi!”. È questo il titolo della lettera indirizzata dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ai Salesiani e a tutta la Famiglia Salesiana in occasione del 150° della fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), promossa da Don Bosco il 18 aprile 1869, ad un anno di distanza della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco.

Il desiderio di Don Á.F. Artime è quello di rinnovare la dimensione mariana della vocazione salesiana, rivedendo le convinzioni sottostanti e portando a fare un’attenta valutazione della propria devozione all’Ausiliatrice come Salesiani di Don Bosco. Questo, senza dubbio, può diventare un suggerimento utile per tutta la Famiglia Salesiana nel mondo, in modo tale da rendere attuale oggi l’appello che rivolse a suo tempo don Egidio Viganò, quando invitò a “prendere la Madonna in casa”.

Con il desiderio di tenere sempre più in casa Maria Ausiliatrice, viene offerta una semplice riflessione sull’adesione salesiana all’Eucaristia e a Maria Ausiliatrice, sul cammino percorso in questi 150 anni di fondazione dell’ADMA, sul carattere popolare del carisma salesiano che è stato consegnato nel tempo come tesoro da custodire, e sul cammino da percorrere “dalla casa dell’Ausiliatrice alle nostre case”.

In sintonia con la Strenna di quest’anno, viene ricordato come non c’è via verso la santità senza l’Eucaristia. L’Eucaristia è la chiave di volta per la conversione radicale del cuore all’amore di Dio. L’affidamento a Maria è condizione per vivere la grazia battesimale e maturarla attraverso il cammino della fede, convinti che Lei prenda “per mano” per condurre all’incontro con suo Figlio Gesù.

“La devozione a Maria Ausiliatrice fu intesa e promossa da Don Bosco proprio secondo una prospettiva di aiuto e difesa della fede nel popolo di Dio, tentato da ideologie che svuotavano il senso cristiano della vita e da tanti movimenti che attaccavano la fede e l’unità della Chiesa fondata sulla salda roccia della professione di fede di Pietro”. Con l’ADMA Don Bosco ha voluto offrire al popolo cristiano un itinerario di santificazione e di apostolato semplice e accessibile a tutti, nell’intento di difendere e promuovere la fede della gente e valorizzando i contenuti della religiosità popolare.

Concludendo, così si esprime il Rettor Maggiore: “Mentre rendiamo grazie per questi 150 anni di vita dell’Associazione di Maria Ausiliatrice, impegniamoci, fedeli al carisma del nostro santo fondatore della Famiglia Salesiana, a lasciarci guidare dallo Spirito Santo per un rinnovato impulso evangelizzatore ed educativo… L’essenziale di questo impulso evangelizzatore consiste nel rinnovare l’Associazione con un’attenzione privilegiata alla famiglia e alle nuove generazioni”.

Seguendo queste tracce, si rimarrà fedeli alla strada percorsa da Don Bosco, per il quale la devozione alla Madre di Dio ha caratterizzato e fortemente segnato tutta la sua spiritualità e la sua azione pastorale ed educativa.

Pubblicata la rivista semestrale “Ricerche Storiche Salesiane” n° 72

L’Istituto Storico Salesiano (ISS) di Roma ha pubblicato il numero 72 della rivista semestrale di storia religiosa e civile “Ricerche Storiche Salesiane“.
Si riporta la notizia pubblicata oggi dall’Agenzia d’Informazione Salesiana (ANS)

(ANS – Roma) – È stato pubblicato il numero 72 (gennaio-giugno 2019) di “Ricerche Storiche Salesiane” (RSS), la rivista [semestrale] di storia religiosa e civile, pubblicata dall’Istituto Storico Salesiano (ISS). Tra gli studi che spiccano in questa pubblicazione vi sono la seconda parte della ricerca sull’opera “Kristu Jyoti College” di Bangalore, in India, i saggi sul salesiano indiano Philip Thayil e sul venerabile cardinale polacco August Hlond, e un’analisi degli schemi omiletici mariani di Don Bosco.

Tra gli studi che si trovano in questa pubblicazione vi sono: la ricerca sull’opera “Kristu Jyoti College” di Bangalore, in India, i saggi sul salesiano indiano Philip Thayil e sul venerabile cardinale polacco August Hlond, e un’analisi degli schemi omiletici mariani di Don Bosco.

La rivista accoglie in questo numero, nel settore STUDI, tre saggi:

Kristu Jyoti College, Bangalore: storia e significato dell’apertura della prima istituzione salesiana nell’arcidiocesi di Bangalore – parte II rappresenta la seconda puntata del contributo di don Thomas Anchukandam alla presentazione di quest’opera fondamentale del panorama salesiano indiano. Lo studio inizia con una sezione introduttiva piuttosto lunga che si concentra sui significativi sviluppi nel mondo dopo la seconda guerra mondiale e la conseguente decolonizzazione, l’aggiornamento nella Chiesa e nelle congregazioni religiose emesse dal Vaticano II, il nuovo modo di pensare che è stato evidenziato dalla Congregazione Salesiana sulla scia dei Capitoli Generali XIX e XX (speciale), la situazione socio-politica dell’India indipendente e dell’ambiente ecclesiale immediato del “Kristu Jyoti College”, che l’autore considera indispensabile per situare storicamente il teologato costruito per formare sacerdoti sufficientemente preparati e per rendere efficace il ministero sacerdotale e salesiano in un mondo di rapida evoluzione. Il corpo principale dell’articolo affronta poi l’approccio cordiale delle autorità arcidiocesane, la costruzione e l’inaugurazione del teologato e i nove anni (1967-1976) in cui è servito come studentato salesiano di teologia per tutta l’India, portandolo ad essere un punto di partenza nazionale per la formazione teologica dei futuri sacerdoti Salesiani.

Don Philip Thayil: Visionario e Innovatore (1917-2003) è una ricerca realizzata da Mathew Kapplikunnel. Questo articolo si focalizza sulla figura visionaria e carismatica di questo salesiano atipico e sulle molteplici iniziative da lui intraprese. Ricevette la chiamata divina a 29 anni, era privo di educazione superiore di qualsiasi tipo e non aveva talenti speciali di cui vantarsi. Ciononostante, carico di uno zelo apostolico paragonabile a quello di don Bosco, unito a grinta e determinazione rare, diede vita a diverse iniziative, tutte d’ispirazione salesiana, ma del tutto originali. Nel contesto dello Stato del Kerala, terra di avidi lettori tra cui la letteratura immorale e comunista stava facendo strada, don Thayil rispose con numerosi progetti innovativi nei campi della pubblicazione, della stampa, della comunicazione sociale, dell’arte, della cultura e della promozione vocazionale. Questo studio, dunque, mette in luce le diverse iniziative guidate da don Thayil in queste aree. “Don Bosco Vennala”, la geniale creazione di don Thayil, che comprende il centro culturale e la tipografia con il suo centro di formazione, è l’emblema della sua fedeltà creativa al carisma salesiano, oltre che un segno della sua visione innovatrice, dell’operosità infaticabile, dei metodi incisivi e risoluti per soccorrere i giovani svantaggiati.

Nel terzo studio viene affrontato un tema complesso: il 9 marzo 2017 nel corso del Congresso peculiare dei Consultori teologi, è stata votata la Positio super vita, virtutibus, fama sanctitatis del Servo di Dio cardinale August Hlond, primate della Polonia, salesiano. Nonostante la Positio, che ha avuto come relatore il p. Ambrogio Eszer O.P., abbia ricevuto nove voti affermativi su nove, è stato richiesto alla Postulazione generale della Congregazione salesiana un riscontro su alcuni punti. Lo studio Sulle obiezioni circa i nove voti positivi espressi dai consultori teologi sulla positio per il processo di beatificazione e di canonizzazione del Servo di Dio cardinale August Hlond, primate della Polonia, dell’autore don Stanisław Zimniak prova a fornire chiarimenti proprio in merito a tali obiezioni. Le questioni formulate dai Consultori teologi erano soprattutto rivolte a ottenere chiarimenti circa la questione degli amministratori apostolici, nell’immediato dopoguerra: si chiede se effettivamente il primate Hlond abbia mentito. È stato notato che non risulta l’opinione dei vescovi tedeschi del tempo e non si conosce il merito delle “riserve” degli stessi per l’avvio della causa. Collegata al punto precedente risulta la perplessità, formulata in modo particolare nel Voto VI, riguardo alla pratica eroica delle virtù della prudenza e della giustizia. Mentre un ulteriore chiarimento relativo ai voti religiosi e agli studi era richiesto dal voto VII.

Nel settore FONTI è presentato il seguente testo:

Gli appunti di predicazione mariana di don Bosco. Con tale testo don Aldo Giraudo offre l’edizione critica di sette schemi autografi di predicazione di don Bosco conservati nell’ASC e composti in occasione di alcune feste mariane. Solo due di essi sono datati (3 giugno 1842 e 11 settembre 1864). Altri due, in base alla grafia, possono essere attribuiti ai primi anni di ministero sacerdotale, mentre i restanti appartengono certamente agli anni della maturità. Nonostante la concisione, questi manoscritti contengono alcuni dei punti che caratterizzano il magistero mariano di Don Bosco, in sintonia con la pietà del suo tempo: Maria è Madre di Dio e Madre nostra; le “glorie di Maria”, adombrate nei simboli biblici, sono state celebrate dai Padri della Chiesa e dalle Nazioni cristiane in ogni tempo; Maria ha una missione specifica in ordine alla salvezza eterna; Ella è potente presidio della Chiesa ed è valido sostegno dei cristiani in vita e in morte; la vera devozione mariana è sempre accompagnata da un comportamento virtuoso e santo e si esprime in semplici atti di culto.

Nel settore PROFILI viene poi presentato un contributo di Jan Pietrzykowski dal titolo: Arcivescovo Antoni Baraniak: salesiano zelante, vescovo indomito.

Nel settore NOTA si hanno due contributi. Il primo tratta il seguente argomento: Le memorie di don Luigi Bolla (1932-2013). La testimonianza missionaria: dal ricordo al messaggio. Ne è l’autore Antonio Scudero. Il secondo di Tadeusz Lewicki presenta: “Il palco alle Ragazze!” – L’interessante e valoroso apporto agli studi salesiani di Daniela Cavallaro, docente presso l’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, specialista nella ricerca sul teatro educativo per le donne.

Nel settore Recensioni sono state recensite alcune pubblicazioni sugli argomenti relativi alle personalità ed alle attività salesiane:

Bogdan Kolar, Don Bosco e le opere salesiane tra gli sloveni. (= ACSSA – Varia, 9). Ljubljana, s.e. 2015; Mauro Forno, La cultura degli altri. Il mondo delle missioni e la decolonizzazione. Carrocci editore, Roma 2017; Eliane Anschau Petri, La santità di Maria Domenica Mazzarello. Ermeneutica teologica delle testimonianze nei processi di beatificazione e canonizzazione. Roma, LAS 2018; Waldemar Witold Żurek (edited by), Kronika Salezjańskiego Instytutu Filozoficznego w Marszałkach 1935-1939 [The Chronicle of the Salesian Philosophical Institute in Marszałki 1935-1939]. ( = Biblioteka Salezjańskiej Inspektorii św. Jacka w Krakowie, 9). Lublin, Drukarnia Gaudium 2018; Carlo De Paolis (a cura di), 90 anni di storia. Salesiani a Civitavecchia dal 1928, ( = Exallievi/e Don Bosco – Unione di Civitavecchia), s.l., Etruria grafica&stampa, 2018.

Nel settore Segnalazioni si presenta: Waldemar Witold Żurek (edited by), Salezjański Instytut Teologiczny w Krakowie 1929-1939. Kronika tom 1 [The Salesian Theological Institute in Poland 1929-1939. Chronicle volume 1]. ( = Biblioteka Salezjańskiej Inspektorii św. Jacka w Krakowie, 8). Lublin, Drukarnia Gaudium 2017; [Frank Freeman], A life brimming over with goodness. Fr Michael Maiocco SDB. Ascot Vale VIC, Salesians of Don Bosco 2018.

 

Missioni Don Bosco: in arrivo il nuovo numero di “Terre lontane” – luglio 2019

Per il mese di luglio, in arrivo il nuovo numero del mensile d’informazione di Missioni Don Bosco intitolato “Terre Lontane“, dedicato alla 150° partenza missionaria e al sinodo sull’Amazzonia.

In anteprima, l’editoriale di Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco:

Possiamo dirci fortunati a essere partecipi della 150a partenza dei salesiani per le terre di missione. Un traguardo che molti – in primis lo stesso Don Bosco – hanno sognato ma che, nella precarietà della Storia, non poteva neanche essere immaginato con certezza. Eppure da quando è partita la prima spedizione dei giovani cresciuti a Valdocco con destinazione Patagonia, il mandato missionario è stato ripetuto 149 volte fino a oggi. Domenica 29 settembre 2019 saremo presenti nella basilica di Maria Ausiliatrice, da cui tutto è partito, per condividere l’emozione di quell’evento.

Questa partenza è alla vigilia del Mese missionario straordinario voluto da papa Francesco. I salesiani hanno risposto intensificando l’invito a nuovi “banditori e ministri” del Vangelo di lasciare la propria terra e le proprie consuetudini… per rendersi disponibili dove e come lo Spirito Santo ispirerà la loro azione e la loro preghiera. Missioni Don Bosco ascolterà ciò che emergerà dal Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia che si svolgerà quello stesso mese. La condizione umana e spirituale dei popoli che vivono in quella foresta (sempre più circoscritta dallo sfruttamento economico e dalla violenza sull’uomo e sulla natura) riguarda l’intero pianeta. Avremo tutti modo di migliorare il nostro sguardo sul futuro e sulla sua evangelizzazione nel Terzo Millennio.