CFP Fossano: l’esperienza vissuta a Dachau e all’evento Automechanika di Francoforte

Dal 13 al 17 settembre scorsi, gli allievi del Centro di Formazione Professionale di Fossano si sono recati in Germania a Dachau e poi alla fiera internazionale automotive “Automechanika Frankfurt“. Di seguito uno stralcio sull’esperienza vissuta.

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Dachau e Automechanika Frankfurt …noi c’eravamo!

Martedì 13 settembre, ore 20.30, cortile dei Salesiani di Fossano. Bagagli? Stivati. Zainetto, playlist musicale e cuffiette? Preparati. Appello? Tutti presenti! Poi le raccomandazioni dei formatori, gli occhi un po’ lucidi dei genitori e soprattutto gli sguardi trasognati dei ragazzi. Attraverso i finestrini si vedono le mani aperte e le labbra sorridenti di quaranta alunni dei settori carrozzeria e meccanica d’auto che salutano i Don, che a loro volta contraccambiano dal centro del cortile. Un eterno déjà-vu, il grande classico della partenza per la gita. Il pullman si mette in moto. Direzione Germania, ciao Fossano! Ci vediamo tra quattro giorni.

Alla prima rotonda qualcuno dai sedili di dietro “spara” ad alta voce la prima goliardata: “Oh raga! È dalla quinta elementare che non faccio una gita!”. Una sciocchezza, una frase per rompere il ghiaccio, ma, ahinoi, amara verità, perché, ridi e scherza, la pandemia a questi ragazzi classe ‘06 e ‘07 ha rubato un bel po’ di gioie. Motivo in più per godersela al massimo dunque.

Mercoledì 14 settembre, ore 08.00, piazzale del “Memoriale di Dachau”, cittadina a pochi chilometri da Monaco di Baviera, tristemente famosa per il lager nazista a cui ha dato il nome. Il perimetro dell’ex campo di concentramento è esteso, composto da larghi piazzali, lugubri e bassi edifici di cemento e baracche in legno. Il luogo conserva la medesima freddezza di quello che fu in origine, prima ancora della barbarie nazional-socialista, ovvero una vecchia e dismessa fabbrica di munizioni e di polvere da sparo. La guida che ci accompagna in questo truce, eppur suggestivo, tour nella “macelleria umana” del ‘900 è una signora gentile e appassionata, il cui accento non lascia intendere se sia un’italiana trapiantata in Germania o, al contrario, una tedesca che ha vissuto a lungo nel nostro paese. In realtà è una professoressa di storia di Torino che da ventidue anni risiede in quel di Monaco. La prima cosa in assoluto che lascia di stucco i nostri ragazzi è il famigerato cancello in ferro battuto che in quel tempo apriva ai prigionieri la strada verso l’inferno, su cui campeggia la famosa frase: “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi). Black humor d’altri tempi…