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Mons. Nosiglia: lettera di Natale ai fratelli e sorelle in carcere

Auguri a distanza da parte del arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia per i fratelli e le sorelle detenuti nelle carceri, in assenza della visita tradizionale impedita dalle norme anti covid. Di seguito il comunicato stampa dedicato e il rimando alla lettera di Nosiglia per Natale.

Quest’anno, a causa delle norme anti covid, l’Arcivescovo di Torino con rammarico non può celebrare, come da tradizione, la Messa di Natale con i detenuti del carcere «Lorusso e Cutugno» e dell’Istituto minorile Ferrante Aporti. Per questo, attraverso la rubrica dedicata ai temi della detenzione «La Voce dentro» pubblicata del settimanale diocesano «La Voce e il Tempo» di domenica 20 dicembre 2020, mons. Cesare Nosiglia invia una lettera a tutti gli amici reclusi dei penitenziari torinesi.

Il settimanale della Chiesa torinese ogni settimana entra al «Lorusso e Cutugno» e nell’Istituto minorile Ferrante Aporti grazie alla generosità di tanti lettori che hanno risposto all’appello «Abbona un detenuto» lanciato dalla redazione in occasione delle festività natalizie 2018, in sintonia con l’invito dell’Arcivescovo a considerare «il carcere degli adulti e quello minorile parrocchie della nostra diocesi».

In allegato la lettera di mons. Nosiglia ai fratelli e alle sorelle detenuti

Lettera Ispettoriale ai Direttori, confratelli e laici – 27 ottobre 2020

Si riporta di seguito la lettera ispettoriale a cura dell’Ispettore don Leonardo Mancini rivolta ai Direttori della Case Salesiani ICP, ai confratelli e ai laici in ruoli di responsabilità.

Carissimi,
un saluto cordiale e fraterno a tutti voi.

Come sapete in questi giorni si stanno rincorrendo DPCM e decreti regionali a causa dell’aggravamento della situazione relativa al covid. L’incidenza del virus sta tornando ad essere preoccupante ed a condizionare fortemente la nostra vita. A questo proposito informo chi ancora non lo sapesse che Don Pier Majnetti è ricoverato all’Ospedale Martini di Torino per polmonite da covid, e che a Valsalice tre sono i confratelli risultati positivi al tampone, anche se fondamentalmente asintomatici. Sentito per telefono domenica, Don Pier è sereno e assicura la sua preghiera per noi e per i giovani. A mia volta gli ho promesso che avrei invitato a pregare fraternamente per lui e per quanti altri – sdb, laici corresponsabili, giovani – in questo momento stanno soffrendo a causa del virus.

La realtà dei contagi ci spinge senz’altro verso una sempre maggiore prudenza ed alla necessità di modificare sia alcune modalità di vita comunitaria o famigliare, sia le modalità educative di insegnamento, formazione ed animazione; in alcuni casi l’obbligo della quarantena (quando si rileva la presenza di qualche contagiato in casa, nelle classi, nei corsi o nei gruppi); in altri casi l’impossibilità oggettiva di rimanere in presenza a causa della carenza di formatori, docenti e animatori (anch’essi talora bloccati a casa per isolamento fiduciario), ci impongono restrizioni dell’attività educativa, formativa e pastorale (oltre che della vita comunitaria o famigliare).

Accogliamo questo dato come realtà ineludibile alla quale adattarsi; ma realtà comunque da vivere con il senso di responsabilità che richiede ogni momento particolare della storia; momento che noi non possiamo non far coincidere con un kairòs, un tempo di salvezza, in cui Dio continua ad amare ed a parlare al suo popolo.

Proprio in forza di questa convinzione ritengo utile ricordare alcuni atteggiamenti/virtù interiori da ravvivare ed alcune modalità di lavoro da seguire in questo frangente così particolare.

– Atteggiamenti/virtù interiori da coltivare

  • Il primo atteggiamento che ritengo utile suggerire è la consapevolezza che Dio oggi continua ad operare; anzi, egli opera in modo tutto speciale in questo tempo di “crisi”, tempo di discernimento per eccellenza, occasione preziosa per riflettere su ciò che effettivamente conta nella vita. Il braccio del Signore non si è “accorciato”; viviamo semmai in condizione di esodo (con alcune sicurezze che vengono meno e la necessità di fidarsi di più), e lungo l’esodo il Signore prepara e purifica il suo popolo. Dio porta nell’aridità e solitudine del deserto per parlare al cuore dell’uomo; per trovare un cuore più disponibile al dialogo; cuore reso tale anche dal fatto che l’uomo sperimenta maggiormente la propria precarietà, la propria debolezza e creaturalità; ed incrina i propri sogni di grandezza.
  • Il secondo atteggiamento che suggerisco di rinvigorire è quello della speranza: non lasciamoci rubare la speranza, ripete Papa Francesco nella Evangelii Gaudium. Abbiamo una Buona Notizia da annunciare, e dobbiamo continuare ad annunciarla con ancora più forza, perché per noi questa è la perla preziosa, il tesoro scoperto nel campo per il quale – da credenti o consacrati – abbiamo venduto tutto. La speranza – oltre ad essere la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo (cfr CCC 1817) – si collega direttamente ad un tratto tipico della nostra spiritualità, quello della gioia, dell’allegria: in tempi difficili questo tratto possiamo riformularlo ed adattarlo, ma non dimenticarlo. E dobbiamo cercare di comunicarlo fin dove è possibile, attraverso il sacramento della presenza in mezzo ai ragazzi.
  • Il terzo atteggiamento che sollecito me stesso e voi a vivere è quello dell’amore evangelico, della carità. Proprio domenica scorsa la liturgia della Parola ci ha ricordato la centralità indiscussa del comandamento dell’amore: siamo chiamati ad attivarci nella carità all’interno della comunità religiosa e della famiglia, come nella CEP, attraverso una serie di piccoli e grandi gesti che trasmettano, oltre alla nostra professionalità e solidarietà, anche la nostra vicinanza affettuosa, filiale, fraterna o paterna… a seconda degli interlocutori che abbiamo davanti. Da qui – non dalla paura (che pure è sentimento comprensibile in questi tempi), ma dalla carità! – deriva oggi la spinta alla prudenza. La prudenza oggi si caratterizza proprio come atto di carità verso gli altri, oltre che verso se stessi. Essere prudenti non significa azzerare le nostre relazioni ed iniziative comunitarie, familiari, formative o pastorali, ma credo che si possa tradurre col rendere tali iniziative maggiormente “sicure”, tutelando chi tra noi risulta essere più debole. Distanziamenti a refettorio, in chiesa, in classe o in laboratorio; uso della mascherina, lavaggio delle mani con gel igienizzante, ecc. sono tutti modi per aumentare la “sicurezza” e diminuire le probabilità di contagio; atti di prudenza e d’amore. Possiamo forse sentirci ed essere personalmente sani, forti e tranquilli; ma non dobbiamo rischiare di essere superficiali e di dimenticarci dei più deboli.

Due modalità di lavoro da seguire nell’attività educativo-pastorale

  • Chiedo di confrontarsi con il sottoscritto e/o con i delegati di ambito (FP, Scuola, Oratorio, ecc.) quando si ritiene di dover prendere decisioni che modificano in modo significativo le modalità ordinarie dell’ambiente educativo (a meno che tali decisioni non siano già richieste come obbligatorie dalle autorità civili): mi riferisco a chiusure, passaggi dell’attività educativa dall’operare in presenza all’operare con la dad/fad, ecc.. Molti già hanno chiesto tale confronto prima di procedere. Questo contatto ha un triplice obiettivo: informare; inserire il dato locale nel più ampio contesto ispettoriale, di zona o di ambito; avere l’opportunità di confrontarsi con situazioni analoghe che possono presentarsi in ispettoria e che perciò potrebbero ispirare soluzioni alternative.
  • Ricordo poi che nel decidere modifiche dell’assetto ordinario delle attività educative conviene tenere presente che assieme al ripensamento e alla riproposizione delle dimensioni culturale, formativa e ricreativa non possiamo dimenticare di ripensare e riproporre – seppur in forma rivisitata – anche la dimensione pastorale. La nostra missione è e rimane sempre educativo-pastorale.

Al momento questo è quanto desideravo comunicarvi; sono riflessioni che credo tutti stiamo facendo, ma mi premeva radunarle e consegnarvele. Il Signore vi e ci benedica, l’Ausiliatrice sia per tutti Madre e Maestra, Don Bosco sia sempre modello di passione educativa e pastorale.

Con grande affetto in Don Bosco

Don Leonardo Mancini
Ispettore ICP

Valdocco, 27 ottobre 2020

Lettera dell’Ispettore per l’inizio del nuovo anno scolastico

Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini dedicata all’inizio del nuovo anno scolastico 2020/2021.

A Direttori, Presidi, Docenti, Personale
delle Scuole Salesiane
di Piemonte e Valle d’Aosta

Partiti!
Mai come quest’anno la data di inizio della scuola è stata tanto attesa, desiderata, sperata… e insieme temuta, guardata con sospetto, esorcizzata!

Ma ora siamo partiti. E camminiamo allora con fiducia, nonostante i timori, che ci sono; nonostante le complicazioni, che sono tante (talora forse troppe); nonostante le resistenze (di chi vorrebbe ritardare, rimandare, sostituire la scuola in presenza con la scuola da remoto); nonostante… tutto il resto che vi viene in mente.

Siamo partiti e desideriamo non fermarci; speriamo di non fermarci; lavoriamo in modo da non fermarci. Lavoriamo con la speranza dell’agricoltore che semina, certo che qualcosa di buono crescerà (il 30, il 60, il 100%)…; lavoriamo con amore, quello educativo; con tutto l’amore possibile; lavoriamo con prudenza, che non è mai troppa, lo dice anche il proverbio; lavoriamo con competenza, che c’è ed è indiscutibile; lavoriamo con serenità, perché l’agitazione non dà buoni frutti, ma soprattutto perché abbiamo fatto tutto il possibile per cominciare e continuare bene.

Io sono stato poco o niente nella mischia degli inizi di questo anno scolastico, ma so che chi è stato e sta sul campo di battaglia in queste settimane tra temperature sì e no, mascherine sì e no, igienizzanti e igienizzazioni, banchi, distanza, ecc. ha veramente realizzato un lavoro immane, facendo la gimkana tra decreti, raccomandazioni, controlli, pareri di esperti, ecc..

Non posso che dire grazie a tutti voi, che avete preparato con cura l’arrivo dei nostri ragazzi e giovani, perché si trovassero il meglio possibile e potessero ricominciare in sicurezza la Scuola, dopo quell’ormai lontano 8 marzo 2020.

E se pure sorgesse in mente e nel cuore la – pur legittima – domanda: ma perché sta capitando tutto questo? Ma chi me (ce) lo fa fare? La risposta credo rimanga una sola: questo è il tempo che ci è dato da vivere, e qualunque cosa capiti cercheremo di viverlo il meglio possibile, come lo avrebbe vissuto Don Bosco al posto nostro. È proprio in questo tempo che il Signore ha scelto di abitare, anche oggi, anche qui. Non lasciamocelo sfuggire, il Signore. E ci benedirà, con abbondanza, con tenerezza. E qualsiasi cosa capiti, cercheremo di imitare Don Bosco che ripeteva: sono sempre andato avanti come il Cielo ispirava e le circostanze esigevano.

Grazie, grazie di cuore per quello che siete e per quello che fate con i ragazzi, questa porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società.

Il Signore vi e ci benedica, l’Ausiliatrice sia per tutti Madre e Maestra (titolo “scolastico”),
Don Bosco sia sempre modello di passione educativa

Con grande stima, affetto e riconoscenza
Don Leonardo Mancini
Ispettore ICP

Valdocco, 14 settembre 2020

Catechesi: come ricominciare? La lettera di Mons. Cesare Nosiglia

Lunedì 7 settembre 2020 l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, ha inviato ai parroci, ai catechisti e alle famiglie due lettere con alcune indicazioni importanti per ricominciare la catechesi in parrocchia. Di seguito il testo della lettera indirizzata alle famiglie.

Cari genitori,

desidero raggiungervi in questo tempo particolare per manifestarvi la mia vicinanza e la mia preghiera: è un periodo complesso e delicato che segna profondamente le nostre vite. Anche la comunità cristiana è stata obbligata a rivedere la programmazione pastorale, i calendari e le possibilità di incontro. Vorremmo ricominciare, nei modi adatti a questa situazione e alle sue incertezze, la catechesi in parrocchia con tutti coloro che iniziano o proseguono il loro percorso di iniziazione alla vita cristiana. Per questo vi invito ad avviare o continuare il dialogo con i catechisti e i preti delle vostre parrocchie, magari coinvolgendo anche padrini e madrine, per pensare insieme come e quando riprendere.

In particolare, per i genitori dei ragazzi che attendono di celebrare uno dei sacramenti dell’iniziazione –la (prima) partecipazione all’Eucaristia, la Cresima – o la Riconciliazione e non hanno potuto farlo nel Tempo di Pasqua a causa della pandemia, sarà l’occasione per progettare i tempi e i modi del cammino verso la celebrazione e dell’accompagnamento dopo la festa.

I sacramenti potranno essere celebrati tra settembre e dicembre 2020, a piccoli gruppi di ragazzi con le loro famiglie e la comunità riunita. Poiché è nel cuore della comunità che si vive e si testimonia l’unione nella fede e nell’amore, vi invito ad accogliere, con gioia e responsabilità, la proposta di partecipare, insieme con i vostri figli, alla proposta degli incontri e alla messa domenicale. È questa comunità, di cui siete parte, che insieme a voi, ai ragazzi e ai catechisti preparerà al meglio la celebrazione dei sacramenti: partecipando attivamente con canti e preghiere e testimoniando la gioia di accogliere il dono che Dio, in essi, fa alla Chiesa.

Per i bambini e i ragazzi che iniziano quest’anno, o riprendono il cammino già avviato negli anni scorsi, e per le loro famiglie, suggerisco di iniziare a incontrarsi in parrocchia in Avvento. I mesi compresi tra settembre e novembre non saranno una “pausa”. Valorizzeremo questo tempo per prepararci al meglio: i catechisti dedicheranno tempo alla formazione e insieme –famiglie, catechisti e comunità tutta – ci incontreremo per continuare a conoscerci e “mantenere i contatti” e per condividere la vita cristiana nella quale desideriamo che i nostri ragazzi crescano. Cari genitori, è attraverso di voi che il Signore rivela ai vostri figli la sua presenza e la sua amicizia.

Ciò che i ragazzi vivono in famiglia ha un valore prezioso ed unico per la scoperta e la crescita nella fede. Gesti, atteggiamenti, parole e insegnamenti di vita quotidiana, semplici momenti di preghiera vissuti insieme in casa, la cura delle relazioni e del tempo condiviso sono una palestra di comunione, di fraternità, dei servizio e di perdono che vale molto più di ogni pur necessario insegnamento da parte dei catechisti e dei preti.

Vi ringrazio di cuore e invito voi e i vostri figli ad accogliere queste mie indicazioni, preparando con fede e riconoscenza le celebrazioni dei sacramenti e il tempo dell’Avvento.

Il tempo di grazia che viviamo in questi mesi ci aiuti a esprimere la nostra riconoscenza al Signore, testimoniando a tutti, fiducia e speranza.

Vi benedico di cuore.

Cesare vescovo, padre e amico

Lettera di saluto ai Confratelli dell’Ispettore don Enrico Stasi

Si riporta di seguito la Lettera di saluto ai Confratelli dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Enrico Stasi al termine del suo mandato.

Carissimi Confratelli,
alla scadenza ormai imminente del mio mandato, desidero raggiungere ciascuno di voi con questo scritto di ringraziamento e di saluto. In questi sei anni ho spesso comunicato con voi attraverso queste lettere nelle quali ho cercato di raccontarvi la vita della nostra amata ispettoria offrendovi anche spunti di riflessione per la nostra consacrazione. Sono molto grato dell’opportunità che il Signore mi ha dato di conoscere il bene che si fa a migliaia di giovani nelle nostre case. C’è una vitalità, animata dallo Spirito, che ai più è sconosciuta ma è ciò che rende i Salesiani in Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania una forza educativa riconosciuta e stimata. Ma ciò che più conta è come ci vede il Signore. Lui “scruta e conosce i segreti del nostro cuore” e tutto il bene che facciamo quello riconosciuto e quello non riconosciuto è per glorificare il suo santo Nome. Non siamo a caccia di “like” ma solo di poter fiorire lì dove il Signore ci ha seminato.

Con tutto me stesso faccio mie le parole dell’Apostolo che abbiamo ascoltato nell’Eucarestia di martedì scorso: “Noi dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo Egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo” (II Tess 2,3). Rendo grazie a Dio per voi fratelli amati dal Signore! Grazie per lo spirito di obbedienza, il sostegno e la comprensione che mi avete donato. Ci sono state anche delle spine, certamente, per me e per voi. Ma don Bosco ci aveva preavvisato: la nostra vita alla sequela di Gesù sulla strada tracciata dal nostro fondatore è un pergolato di rose! Ma se ci sono le spine è perché ci sono anche le rose! Ringrazio il Signore per le rose, che hanno allietato il mio servizio e per le spine che lo hanno purificato e reso aderente alla realtà e alla volontà di Dio.

All’inizio del mio mandato avevo fissato tre priorità che insieme abbiamo cercato di perseguire in questo sessennio: 1) Il consolidamento delle Comunità Educativo Pastorali; 2) il rafforzamento dell’animazione vocazionale, in particolare quella locale; 3) il perseguimento della sostenibilità economica. Credo che ogni confratello e ogni comunità possa e debba verificare i passi compiuti. Dal mio punto di vista posso affermare con certezza che le Comunità educative si sono sviluppate e sono una realtà assodata nella gran parte delle nostre case. I giovani in ricerca vocazionale che si sono affacciati alla nostra Comunità proposta sono aumentati e quest’anno, per il poco che questo dato può significare, siamo l’ispettoria italiana che manderà in noviziato più novizi (tre, a Dio piacendo). La cosa più importante, che mi auguro e che prego possa continuare, è che stanno nuovamente maturando vocazioni dai nostri ambienti educativi, sia oratori sia scuole. Dal punto di vista economico l’ispettoria è più sana rispetto a sei anni fa e nonostante le difficoltà finanziarie che la pandemia sta comportando, il segno più bello è stato quello di una grande solidarietà ispettoriale che ha permesso di aiutare le case con maggiori difficoltà.

Il programma del Rettor maggiore del prossimo sessennio che verrà presentato a breve alle comunità, frutto del Capitolo generale XXVIII, ha come prima e principale sfida quella di crescere nell’identità salesiana. Come Cagliero anche noi diciamo “frate o non frate io rimango con don Bosco”. Rimanere con Don Bosco significa ritornare alle radici della nostra vocazione: siamo del Signore per i giovani e tra questi quelli più poveri. Torniamo alla Strenna che ci ha accompagnato nell’anno del Bicentenario “Come don Bosco, con i giovani, per i giovani” e facciamo nostre le parole del Rettor maggiore: “Sono i giovani, le giovani, specialmente quelli che sono più poveri e bisognosi, che ci salveranno, aiutandoci a uscire dalla nostra routine, dalle nostre inerzie e dalle nostre paure, a volte più preoccupati di conservare le proprie sicurezze che tenere il cuore, l’udito e la mente aperti a ciò che lo Spirito ci può chiedere”.

Questo è il mio augurio e la mia preghiera per voi fratelli carissimi.

Vi chiedo la carità di pregare per me e di essere vicini con l’affetto e la preghiera a don Leonardo.

Torino, 28 agosto 2020

Don Enrico Stasi, Ispettore

Una lettera di ringraziamento per i formatori del CFP di Bra

Il quotidiano online della provincia di Cuneo Targatocn.it nella giornata di ieri pubblica la lettera di ringraziamento ai formatori del CFP di Bra da parte di una madre di un allievo del Centro di 3^B. Si riporta di seguito il testo pubblicato.

Grazie ai prof del centro di formazione professionale dei salesiani di Bra

Nei giorni passati ho spesso osservato mio figlio, che frequenta il terzo anno del corso per “Operatore per la riparazione dei veicoli a motore” del Centro di formazione professionale dei salesiani di Bra, alle prese con la “Fad” (formazione a distanza) e devo dire che l’ho visto davvero impegnato e partecipe.

E, come lui, tutta la sua classe, con la quale – grazie alle opportunità offerte dalla tecnologia – era spesso in contatto. Per confrontarsi sul project-work e definire le ultime questioni, in vista del colloquio di esame per conseguire la sospirata qualifica. Si sa che i ragazzi sono dei nativi digitali, questo è il loro mondo e sono a proprio agio.

Io percepivo che, durante le video-lezioni, era quasi come se fosse stato davvero al Cfp: prestava attenzione alle spiegazioni, correggeva gli esercizi, interagendo con l’insegnante e i compagni. Un modo nuovo di fare scuola, che però ha funzionato. E mi sono chiesta quale fosse il segreto: ho capito che ha funzionato, perché c’erano i prof! Loro si sono dovuti reinventare, diventando di colpo dei docenti digitali, ai tempi del coronavirus.

E per tutto il loro lavoro, per l’attenzione che hanno manifestato verso i nostri ragazzi, per l’accompagnamento che hanno garantito durante tutto il periodo di Fad – con un calendario preciso delle lezioni, con il buongiorno come se fossero stati al Centro, con la disponibilità anche fuori orario di effettuare un collegamento aggiuntivo per dare assistenza e ulteriori spiegazioni – li voglio davvero ringraziare, mi sento di dire a nome di tutti i genitori, perché a tempo di record si sono calati in questo nuovo ruolo.

Il mio grazie quindi a tutti i formatori, al direttore dell’istituto salesiano e a quello del Cfp e a tutto il personale del Centro, per essere riusciti a coinvolgere i ragazzi nelle varie attività, senza ansie e stress.

Una mamma di 3^B.

Scuola media salesiana di Lombriasco: esserci in tempo di DAD

La scuola salesiana di Lombriasco si è da subito messa in gioco nella didattica a distanza e dopo qualche settimana sono iniziate ad arrivare lettere come questa (che riportiamo di seguito) per ringraziare del servizio svolto. I genitori e i ragazzi si sono sentiti coinvolti, accompagnati e ringraziano. Riportiamo una di queste lettere mentre come scuola si pensa già al futuro che si prospetta da settembre.

Ilcarmagnolese

Diciamo grazie anche noi ai genitori che, nonostante le difficoltà del periodo, continuano a camminare con la nostra comunità educativa.

(Marco Casanova – Direttore dell’Istituto Salesiano di Lombriasco)

I letti sfatti, che ora che ci si può alzare pochi minuti prima della lezione, c’è ancora meno tempo.
Un cappello da Alpino che se non ce l’avevate mi diventavate matti a quel raduno.
Il drago Michel che penzola dal soffitto, ultimo reperto della vostra fanciullezza.
Le missioni sullo spazio e l’allunaggio dell’Apollo 11.
Queen Elizabeth che saluta grazie alla celletta solare.
Il mini biliardo.
Jorge Bergoglio che ci guarda sorridendo.
Stranger Things e Undi intenta nella psicocinesi, il vostro idolo incontrastato.
Libri accatastati ovunque, ora che la vostra camera è diventata aula DAD.
No, non si può certo dire che questa sia la scuola, ma grazie alla scuola per esserci stata.
In questi mesi avete fatto lezione, compiti e approfondimenti pomeridiani, cortile web per divertirsi con i vostri compagni ed i vostri Professori.
Stamattina siete andati in gita: tutti al museo della bicicletta di Alessandria in collegamento diretto.
Se è vero che la DAD non sostituirà mai la scuola vera e propria fatta di persone e di socializzazione, non si può certo dire che la scuola, i Professori e gli studenti non abbiano risposto al meglio a quest’emergenza sociale ed educativa.
Grazie Prof.: che non avete abbandonato il campo nemmeno un giorno, che vi abbiamo trovati sempre, anche nel weekend, via mail, on line, a lezione, nel dopo scuola e perfino nel cortile che è tanto caro ai Salesiani perché è raccoglimento, condivisione e socializzazione.
Grazie per non aver lasciato soli i vostri ragazzi e le loro famiglie in questo momento così difficile.
Se la DAD non è la scuola che vorrei, voi Professori l’avete resa il meglio che i nostri ragazzi potessero avere.
Grazie Professori tutti: siete voi che nel silenzio generale avete mandato avanti la parte del Paese dimenticata: i nostri figli, il nostro futuro.
DM

#NonSIamoInvisibili: lettera ai genitori da parte dell’Ispettore

Si riporta di seguito la Lettera dell’Ispettore don Enrico Stasi rivolta a tutti i genitori dei ragazzi e delle ragazze delle Scuole Salesiane dell’Ispettoria ICP.

Gent. mi genitori,

giunto alla fine del mio mandato, ho l’occasione di rivolgermi con una lettera personalmente a ciascuno di voi; a voi che avete deciso di iscrivere i vostri figli ad una scuola salesiana, ritenendo fosse la scelta migliore per la loro crescita e la loro formazione. In questo modo avete esercitato un diritto garantito dalla nostra Costituzione: quello della libera scelta educativa. La Costituzione italiana afferma il diritto dei genitori ad educare ed istruire i propri figli in un sistema di offerte formative ed educative pluralista, al pari di quanto attuato in tutti i Paesi europei. Un diritto che, come ben sapete, in Italia è fortemente penalizzato dal fatto che le Scuole Pubbliche Paritarie, cioè non gestite dallo Stato, comportano un doppio onere economico per le famiglie che le scelgono.

In questi anni con le Associazioni che ci rappresentano, ci siamo mossi a livello politico perché finalmente le famiglie potessero essere sostenute nelle loro scelte e si portasse a compimento la reale parità scolastica di cui abbiamo celebrato quest’anno i 20 anni (Legge Berlinguer n.62 del 2000).

Sia chiaro in questo contesto che non mi sto riferendo ai finanziamenti diretti ai gestori delle scuole paritarie, lascio ad altri momenti questo tema, ma penso in questo momento a voi che già ci avete scelto, come a tutti i genitori che vorrebbero iscrivere i loro figli in una scuola di don Bosco e non ne hanno le possibilità e non osano chiedere sconti sulle rette.

In questo periodo di pandemia la situazione economica del nostro Paese è in condizioni drammatiche e molti soffrono perdite finanziarie consistenti; l’AGSC (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) sta da alcune settimane portando avanti una petizione volta a chiedere al Governo un aiuto concreto a favore dei genitori delle Scuole Paritarie e dei vari Istituti in questo momento difficile. La petizione è indirizzata al Presidente del Consiglio e molti di voi l’avranno letta e spero sottoscritta, ed ha come obiettivo:

  • la detraibilità integrale delle rette pagate dalle famiglie per la frequenza scolastica e per i servizi educativi nelle scuole paritarie nel corso del 2020;
  • l’istituzione di un fondo straordinario adeguatamente finanziato per la erogazione di contributi aggiuntivi alle scuole paritarie per l’anno scolastico 2019/2020, a tutela dei propri dipendenti e del servizio svolto alle famiglie in aggiunta ai 500 milioni già insufficienti.

A ciò si aggiunge la richiesta delle nostre Associazioni di poter almeno accedere ai finanziamenti stanziati per l’acquisto di attrezzature scolastiche, device e quanto occorre per adeguare le nostre scuole e le nostre famiglie alle nuove esigenze della didattica.

Nonostante questa mobilitazione e la presenza di numerosi emendamenti di diverse forze parlamentari sia di governo sia di opposizione, in nessun decreto, compreso l’ultimo Rilancia Italia è presente nulla di quanto richiesto per le nostre famiglie, per la scuola dei nostri ragazzi. Per questo motivo le Conferenze dei Religiosi e delle Religiose d’Italia (CISM e USMI) hanno diramato un comunicato nel quale propongono: “un gesto simbolico che faccia rumore e coinvolga tanti altri cittadini, oltre ogni schieramento, perché chi ama la scuola sa bene che questa è trasversale a tutto”.

Il gesto è quello di interrompere la didattica per i giorni 19 e 20 maggio, invitando ciascuna scuola paritaria ad adoperarsi con lezioni, video, dirette Fb dalle pagine delle scuole che saranno aperte a tutti per diffondere i temi della libertà di scelta educativa; il diritto di apprendere senza discriminazione, la parità scolastica tra scuola pubblica statale e pubblica paritaria …., ne avrete letto sugli organi di stampa.

Come Scuole salesiane di Italia abbiamo deciso di continuare regolarmente la didattica a distanza, per non penalizzare ulteriormente studenti e genitori già fortemente toccati dalla grave situazione che stiamo vivendo, ma desideriamo coinvolgervi direttamente e chiedere che facciate sentire la vostra voce: questo lo scopo essenziale di questa lettera. Nelle scuole ci saranno, ove possibili, interventi specifici per sensibilizzare i vostri figli; i nostri siti esporranno i motivi della protesta ma forse voi potete fare molto di più sostenendo queste richieste e questi diritti facendo sentire la vostra voce a tutti i livelli, anche e soprattutto a livello politico, per quanto vi è possibile. La vostra libertà di scelta educativa non può più essere ulteriormente contrastata. Non ci pare giusto!

Invitiamo ad unirvi alle nostre richieste a vostro vantaggio, condividendo sui vostri profili social (Facebook, Instagram, Whatsapp) lo slogan: “per una vera parità nella scuola pubblica #NONsiamoINVISIBILI” che comparirà anche sui siti e sui canali social delle nostre scuole. Vi invitiamo inoltre a rimanere informati sulle scelte di questo e dei futuri governi affinché davvero si arrivi a garantire l’accessibilità e la sostenibilità delle nostre scuole e non venga per Voi meno la possibilità di esercitare il diritto alla libera scelta educativa.

Cari Genitori, vi ringrazio di cuore per quello che potete fare. Siamo al vostro fianco e insieme ce la possiamo fare.

Vi saluto cordialmente

Torino, 18 maggio 2020

Don Enrico Stasi

Ispettore

Lettera del Rettor Maggiore: il nostro 28° Capitolo Generale “Speciale”

Il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, ha inviato in questi giorni una lettera ai suoi confratelli, i membri della Famiglia Salesiana, i laici impegnati nella missione salesiana e i tanti giovani animatori, educatori e catechisti con il cuore di Don Bosco: “IL NOSTRO 28° CAPITOLO GENERALE ‘SPECIALE’. Tra il dolore del Coronavirus e l’ESPERIENZA PASQUALE”.

“Di fronte a questa situazione di tribolazione, consapevoli della sua complessità, non possiamo, come credenti, trascurare lo sguardo credente. Il Papa stesso ci ha avvertito di non sprecare questi giorni difficili”.

(Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore)

La prospettiva del Rettor Maggiore raggiunge poi l’immediato futuro, nel quale si profilano “gravi conseguenze, anche economiche, in molte nostre case”. Di fronte a tale scenario l’invito è senza incertezze:

“Dobbiamo pensare a una carità e a una solidarietà molto concrete… Pensiamo quindi a come riadattarci, ma mai al prezzo di lasciare i nostri destinatari più poveri senza la cura e l’attenzione da parte della casa salesiana in cui sono sempre stati”.

La lettera è disponibile, nelle cinque lingue più parlate nella Congregazione, sul sito sdb.org.

Lettera del Vescovo Cesare Nosiglia ai sacerdoti torinesi

In queste settimane, molte persone consacrate  sono in prima fila per offrire il proprio servizio e sostegno. Per questo motivo l’arcivescovo di Torino ha voluto scrivere una lettera personale a tutti i sacerdoti della diocesi; e una lettera analoga è indirizzata ai preti della diocesi di Susa.

Si riporta di seguito la lettera scritta dal Mons. Cesare Nosiglia ai preti di Torino:

Cari presbiteri,

dal profondo del mio animo ho deciso di scrivervi una lettera in questo tempo difficile e certamente molto doloroso per voi e i vostri fedeli. Non è una delle solite lettere pastorali o omelie ma un aprirvi il mio cuore. Vorrei, ora più che mai, essere con voi vescovo, padre e amico.

Siamo pastori. Gesù ci ricorda che il buon pastore di fronte al lupo non ha paura e non fugge come un mercenario ma difende il suo gregge. Ogni pecora del suo gregge sa che può contare su di lui, pronto a donare tutto se stesso – persino la vita – per le sue pecore. So bene quanto questo da un lato ci consola perché anche noi facciamo parte del gregge del Signore e siamo da lui difesi e sostenuti; ma dall’altro siamo anche consapevoli che la nostra vocazione di pastori che vivono in mezzo al loro gregge sia oggi apprezzata, cercata e attesa dalla nostra gente spaventata e disorientata.

Siamo padri. Ed ora è il momento di vivere questo dono che abbiamo ricevuto e forse non abbiamo mai considerato abbastanza. Manifestiamo dunque la nostra paternità non escludendo alcuno dal nostro amore e dalla nostra preghiera, ma soprattutto aiutando le persone e famiglie che sono più in difficoltà. Infondiamo coraggio a chi ha subito o sta ancora lottando con la malattia e sosteniamo la sua fede e la fiducia nel Signore.

Siamo amici, come Gesù ci ha insegnato: «Non vi chiamo servi ma amici». Quante volte abbiamo sottolineato che il nostro ministero è un servizio a Dio e alla comunità che la Chiesa ci ha affidato! Oggi siamo chiamati a fare un passo in più e a considerarci veramente amici di tutti secondo l’invito di Gesù che ci dice: «non c’è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici». La vita che possiamo donare è la nostra serenità, fiducia e speranza nel Signore, che siamo chiamati a infondere nelle persone.Soffriamo tutti per la mobilità ridotta, i contatti personali inesistenti. È vero. Ma la vita della Chiesa è una storia delle ricchezze che proprio le difficoltà hanno stimolato e fatto crescere. Restare «connessi» fra noi, oggi, è anche un sfida alla nostra intelligenza e alla nostra ingegnosità…

Siamo persone. I compiti che la missione ci assegna non cancellano le nostre singole e umane fragilità e sofferenze. Non mancano anche tra voi, confratelli che hanno perso o sono molto preoccupati per i loro cari. Anche per noi la solitudine, i dubbi la paura sono amaro pane quotidiano. Non possiamo ignorare tali fragilità e sofferenze e non dobbiamo nasconderle. Infatti è a cominciare da questa prospettiva che testimoniamo la ricchezza dei doni del Signore: la fede e la speranza; ed è da qui che siamo chiamati a valorizzare le nostre risorse: la fortezza, la temperanza…

C’è una parola che dovrebbe diventare «virale» per tutti noi di questi tempi: ed è «confidenza». Confidenza nel Signore prima di tutto. Ma confidenza anche nei rapporti tra di noi: nessuno ha da rimanere solo. Sentiamoci, parliamo – anche solo per sapere come si sta. Teniamo viva quelle rete di stima, di amicizia, di fraternità che è la sostanza del nostro essere «clero», cioè patrimonio eletto del Signore.

Carissimi,

a questi semplici pensieri che mi partono dal cuore aggiungo un grazie che vorrei fosse accolto da ciascuno di voi. Vi ringrazio per l’impegno con cui vi rendete in qualche modo presenti soprattutto verso quelle persone che piangono i loro cari e non possono nemmeno dare loro l’ultimo saluto e una stretta di mano o una carezza.

Vi ringrazio per la costante preghiera che scandisce le vostre giornate, dalla Messa celebrata da soli ma per l’intera comunità, al rosario alla Madonna Consolata che come ci ha ricordato il Papa ha ottenuto nel passato tante grazie in occasione di eventi come questo, ed è certamente disponibile anche oggi a donarci il suo aiuto e la sua protezione.

Vi ringrazio per la vostra vicinanza, realizzata attraverso gli strumenti digitali, verso i ragazzi e giovani dell’oratorio e del catechismo, le loro catechiste e catechisti e animatori.

Ringrazio in particolare i cappellani degli ospedali,i diaconi, i medici e operatori sanitari, i volontari Caritas e quanti si prestano per alleviare la solitudine di tanti anziani soli mediante una telefonata o una preghiera fatta apposta per loro.

Il virus passerà, ne siamo certi; e tante saranno e le tragedie che si porterà dietro ma ci darà modo di riflettere profondamente sul nostro stile di vita, sul dare importanza a ciò che conta veramente rispetto a tante altre cose ritenute necessarie e in realtà superflue e secondarie.

Vi benedico di cuore e mi auguro che al più presto potremo ritrovarci insieme per continuare la nostra missione e ritrovare slancio e vigore per il nostro impegno verso e con i nostri fedeli.

Cesare vescovo, padre e amico