Il neosindaco di Torino ringrazia don Rabino e i salesiani per l’impronta data alla sua vita

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Torino) – “Questa vittoria la dedico a una persona che per me è stato maestro, un padre, una guida: don Aldo Rabino, vorrei che fosse qui, ma sono certo che da lassù ci guarda”. Sono state queste le prime parole del neosindaco di Torino, Stefano Lo Russo, eletto alla guida del capoluogo piemontese dopo il ballottaggio di domenica e lunedì scorsi. Geologo, 45 anni, il Primo Cittadino torinese ha così voluto rivendicare e presentare ai cittadini la sua formazione salesiana, che ha avuto un ruolo determinante nella sua vita e nella sua carriera politica.

Lo Russo, finora docente ordinario al Politecnico di Torino, e che siede in Consiglio Comunale dal 2006, ha scalato il mondo accademico partendo dalle scuole tecniche. La sua famiglia aveva risorse modeste e scelse per lui quel percorso perché, se poi la scuola fosse costata troppo, il ragazzo avrebbe comunque potuto incominciare a lavorare.

Fu proprio allora, quando il giovane Stefano stava per prendere il diploma da perito presso la scuola tecnica salesiana, che l’intervento del salesiano don Rabino gli fece conoscere il mondo del volontariato: lo coinvolse nell’“Operazione Mato Grosso” in America Latina.

Poi, qualche anno più tardi lo stesso don Rabino gli disse: “Perché non ti impegni in politica?”. Non a caso, nel blog in cui si presenta, Lo Russo afferma: “La passione per la politica e l’impegno per la mia comunità è nata senza dubbio in quegli anni”.

Il legame con don Rabino scomparso nel 2015 e che Lo Russo ha definito sua guida spirituale, si è saldato anche grazie allo sport, essendo entrambi amanti del Calcio; ed è andato anche al di là della “fede sportiva”: tanto è tifoso juventino il neo-sindaco, quanto era appassionato del Torino Calcio il salesiano, che è stato per oltre quarant’anni cappellano di quel club.

Nella città di Don Bosco il Primo Cittadino è dunque ora un frutto dell’educazione salesiana.

Mad for Science: il Valsalice vince un nuovo laboratorio – La Voce e il Tempo

La Voce e il Tempo per domenica 17 ottobre dedica un articolo alla vittoria del “Mad for Science” da parte del Liceo salesiano di  Torino Valsalice con l’intervista alla professoressa Giuliana Losana, docente di scienze, la quale ha guidato la squadra vincitrice composta da Rebecca Oliva, Silvia Mantovani, Edoardo Ghiazza, del quinto anno del Liceo scientifico Scienze applicate, con Matteo Vergnano e Alberto Rota. Di seguito l’articolo a cura di Silvia SCARANARI.

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Mad for Science: il Valsalice vince un nuovo laboratorio

SCUOLA – AL LICEO SCIENTIFICO TORINESE IL PRIMO PREMIO (75 MILA EURO) DEL CONCORSO NAZIONALE RIGENERARE IL FUTURO LEGATO ALL’AGENDA 2030 ONU

Liceo Valsalice, giovedì 7 ottobre, mattina. Entrando a scuola si percepisce una singolare euforia: studenti distratti, un po’ agitati, alcuni scendono in teatro, dove li attende un collegamento in diretta con l’Auditorium Vivaldi di Torino. Chiacchiere un po’ nervose si sentono provenire dal cortile. E poi l’urlo di gioia, poco dopo le 13: «Abbiamo vinto!». Poi è tutto uno scrosciare di applausi. La squadra composta da Rebecca Oliva, Silvia Mantovani, Edoardo Ghiazza, del quinto anno del Liceo scientifico Scienze applicate, con Matteo Vergnano e Alberto Rota, ormai ex allievi, ha vinto il primo premio – su 160 licei in tutta Italia – di Mad for Science. Abbiamo intervistato la professoressa Giuliana Losana, docente di scienze, che ha guidato la squadra.

Professoressa Losana, cos’è Mad for Science?

Mad for Science è il concorso nazionale indetto dalla fondazione Diasorin, riconosciuto dal ministero dell’Istruzione come iniziativa di valorizzazione delle eccellenze delle Scuole secondarie di secondo grado. Nella sua quinta edizione la Fondazione ha bandito il concorso «Rinnovare il futuro» e invita- to i licei scientifici e classici con curvatura biomedica di tutta Italia ad elaborare un progetto sperimentale innovativo e originale con particolare attenzione alla sostenibilità e all’economia cir- colare. Tra tutti i progetti presentati 8 sono stati selezionati e il 7 ottobre la giuria, riunita all’Auditorium Vivaldi di Torino, ha premiato il nostro. Il primo premio consiste in 50mila euro per rinnovare la strumentazione di laboratorio e 25mila euro per il materiale di consumo per i prossimi cinque anni. Il secondo classificato ha vinto 38mila per l’implementazione del proprio biolaboratorio e relativi materiali di consumo, il terzo 15mila. Gli altri finalisti 10mila euro. Questo concorso è una vera occasione di crescita e un aiuto concreto per svolgere il lavoro di insegnate di scienze nel miglior modo possibile.

Il progetto, iniziato a dicembre 2020, ha coinvolto diverse componenti della scuola: docenti come consulenti, tutta la classe quinta di Scienze applicate, il gruppo della web-radio e alcuni ex allievi. In cosa consiste?

Abbiamo presentato un progetto sulla bioconversione rispetto alla produzione di compost. Ritengo sia stato fondamentale far riflettere sull’importanza della biodiversità genetica e di specie e così abbiamo ipotizzato un nuovo percorso di economica circolare. Partendo da alcuni punti cardine dell’agenda Onu 2030, in particolare i programmi rivolti all’impresa, all’innovazione e alle infrastrutture, quelli per le Città e comunità sostenibili e quelli per il Consumo e la produzione responsabile, gli studenti sono partiti dal paragonare tempi di produzione e qualità del prodotto tra bioconversione e compostaggio valutandone l’impatto quotidiano sull’ambiente. Hanno poi cercato di analizzare l’abbattimento della biodiversità in un allevamento di mosche soldato. Ana- lizzando la flora intestinale delle larve di mosca soldato hanno riflettuto su come rendere lo smaltimento del rifiuto più efficiente, provando ad estrarre proteine delle larve per verificarne la qualità e sperimentarne la possibilità di tessitura. Il lavoro ha comportato anche una riflessione sul potere dei «marchi» e della moda. Il lavoro laboratoriale è stato, e sarà ancora in futuro, accompagnato dall’impegno nella formazione dell’intera scuola tramite programmi alla web radio scolastica (valsonair.li- ceovalsalice.it/podcast/mad-for-scien- ce-4sa-e-bef-biosystem/), la creazione di un sito dedicato (valsaproject.netlify. app/), incontri di spiegazione con le classi del liceo e delle medie e il lancio di un concorso per ideare il logo del nostro nuovo tessuto ‘moscoso’.

Si tratta quindi per tutto l’Istituto Valsalice di un progetto importante per avvicinare i ragazzi alla scienza sperimentale?

L’idea portante del progetto è stata quella di offrire agli allievi non solo competenze tecniche e scientifiche, ma anche la passione per la ricerca biomolecolare. È importante sentirsi parte viva della comunità scientifica odierna. Valsalice è una realtà variegata e soprattutto molto ricca di competenze e conoscenze che sanno integrarsi tra loro e può essere una risorsa per tutta la città. Il nuovo laboratorio sarà sicuramente una vera eccellenza, perché ci permetterà di affrontare didatticamente le principali tecniche odierne di biologia molecolare. I ragazzi potranno essere parte attiva nel costruire il sapere sperimentale. Qualcuno forse troverà una vocazione per la vita, ma sicuramente tutti acquisiranno ulteriori strumenti conoscitivi che potranno aiutarli nelle scelte future. Una bella ricchezza anche per gli studenti del Classico, che potranno frequentare un laboratorio raro da trovare in altri licei.

Silvia SCARANARI

Cnos-Fap di Saluzzo: consegna borracce – progetto Green Monviso

Il CNOS-FAP di Saluzzo ha aderito al progetto “Green Monviso” partito il 3 dicembre 2020, mirato a sensibilizzare i ragazzi sullo spreco delle bottiglie di plastica.

Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su ” Targato Cuneo” il 13 ottobre 2021.

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Al CNOS-FAP di Saluzzo si è conclusa la consegna delle borracce per le classi Prime e Seconde degli indirizzi Operatore delle Produzioni Alimentari-Lavorazione e Produzione di Pasticceria, Pasta e Prodotti da Forno e Operatore ai Servizi di Promozione ed Accoglienza, insieme ad una classe dell’Istituto “Soleri Bertoni”.

Il progetto, che fa parte del bando “Didattica Nuova” della Fondazione CRC, finanziato nell’anno 2020 e relativo agli anni formativi 2020/2021 e 2021/2022, è formalmente partito con la presentazione eseguita da remoto in data 3 Dicembre 2020, e ad oggi si è ripreso con l’istallazione dell’erogatore dell’acqua depurata del rubinetto e la consegna delle borracce con i loghi della Fondazione CRC e nome del progetto: Green Monviso.

I formatori dei corsi e referente didattico del progetto hanno raccontato a tutte le classi, anche quelle non coinvolte nel progetto, il lavoro svolto lo scorso anno con la classe 3° , così da sensibilizzare tutti i ragazzi che utilizzeranno l’erogatore. Sia le famiglie che i ragazzi stessi hanno apprezzato con entusiasmo la scelta di avere a disposizione l’acqua gratuita, facendoli ragionare sullo spreco delle bottiglie di plastica.

Nel Centro sono circa 330 tra ragazzi e personale scolastico, considerando 1 bottiglietta ogni 2 persone per i circa 150 giorni di formazione completa l’anno, si risparmierebbero circa 24750 bottigliette l’anno.

 

Movimento Giovanile Salesiano: “Inseguendo il sogno di don Bosco” – Vita diocesana pinerolese

Il free press cattolico della diocesi di Pinerolo “Vita diocesana pinerolese” dedica un articolo all’avvio dell’anno pastorale 2021/22 e in particolare al Movimento Giovanile Salesiano in merito al cammino triennale di preparazione al bicentenario del famoso “sogno dei nove anni” di Giovannino Bosco. Di seguito l’articolo.

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Inseguendo il sogno di don Bosco

“In questo lavoro su noi stessi saremo accompagnati da san Francesco di Sales”

Don Rossano Sala

IL MOVIMENTO GIOVANILE Salesiano, attraverso un lavoro di coinvolgimento a vari livelli e disteso nel tempo, ha individuato un cammino triennale che si pone come obiettivo la preparazione al bicentenario del famoso “sogno dei nove anni” di Giovannino Bosco. Siamo adesso nell’anno centrale del triennio che il MGS si è proposto di vivere.

Al cuore di questo cammino, che attinge ancora ispirazione dal sogno dei nove anni, si trovano alcune parole di Maria che invitano Giovannino Bosco a lavorare sul suo carattere, ad assumere una personalità tanto tenera quanto solida: «Renditi umile, forte e robusto». Questo sogno, come si può leggere nel quaderno di lavoro del MGS per il 2021/2022, «per la sua importanza nella vita e nella missione del santo dei giovani possiamo senza dubbio definirlo una vera e propria “annunciazione salesiana”».

Il sogno della missione salesiana va costruito, non si può improvvisare: ecco perché l’hashtag di quest’anno è #MakeTheDream.

E verrà scandito da due verbi fondamentali dell’identità cristiana: Amare e Chiamare. Durante tutte le attività verrà richiamato l’accompagnamento di san Francesco di Sales, maestro di vita cristiana e di spiritualità giovanile. Il 28 dicembre 2022 infatti ricorreranno i quattrocento anni della morte del santo a cui don Bosco fin dall’inizio si ispirò per incominciare la propria opera educativa.

Riscoprire alcuni tratti della ricchezza del Dottore dell’amore diventa quindi un piacevole dovere. Per preparare al meglio quindi tutte le attività in procinto di essere avviate, il MGS mette a disposizione una serie di materiali utili su più fronti: il nuovo logo del tema pastorale 2021-2022; il Calendario in formato poster; il Quaderno di lavoro MGS 2021/2022 a cura di don Rossano Sala.

AMATI E CHIAMATI

Il Quaderno di lavoro MGS 2021-2022 è frutto del prezioso lavoro condotto da don Rossano Sala che ha saputo integrare l’apporto della Segreteria MGS e il contributo di diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, educatrici ed educatori. Si tratta di un lavoro indirizzato non solo ai giovani, ma alle Comunità Educative Pastorali per la “formazione alla missione”.

I destinatari sono: giovani, animatori, educatori, catechisti, Salesiani di don Bosco e Figlie di Maria Ausiliatrice, membri a diverso titolo della Famiglia Salesiana, docenti, insegnanti e formatori, sacerdoti, consacrati, laici e laiche impegnati nella pastorale giovanile. Nell’introduzione del Quaderno possiamo leggere come

«Lo scorso anno pastorale 2020-21 ci siamo immersi “nel cuore del mondo“.La tematica era incentrata sul mondo in cui siamo chiamati a vivere, a crescere e ad agire. Come il piccolo Giovannino fu chiamato a essere nel centro del cortile, anche noi ci siamo sentiti chiamati a vivere la nostra esistenza nel cuore del nostro tempo, e a essere proprio lì lievito, sale, luce.#LiveTheDream era l’hashtag proposto per quell’anno pastorale; la cittadinanza responsabile era invece l’obiettivo fondamentale proposto, seguendo l’indicazione per cui è proprio perché cerchiamo di essere buoni cristiani che diventiamo cittadini partecipi, responsabili e proattivi. Arriviamo ora all’anno centrale del triennio che ci stiamo proponendo di vivere […] In questo lavoro su noi stessi saremo accompagnati in maniera speciale da san Francesco di Sales, maestro di vita cristiana e di spiritualità giovanile».

 

Don Jacek Jankosz nominato nuovo parroco della parrocchia Don Bosco di Asti – VercelliOggi.it

Vercelli Oggi.it dedica un articolo a Don Jacek Jankosz che da domenica 19 Settembre 2021 è stato nominato nuovo parroco della parrocchia Don Bosco di Asti.

Don Jacek Jankosz è di origine polacca, ha 57 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1992, eletto per ben tre volte parroco della comunità pastorale astigiana che era stato in grado di valorizzare costruendo relazioni, affidando compiti e mansioni, riconoscendo specifici talenti e capacità in ognuno.

Riportiamo l’articolo completo pubblicato su VercelliOggi.it.

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Domenica 19 Settembre 2021, cambio ai vertici della parrocchia Don Bosco di Asti in corso Dante, entrata festosa di don Jacek Jankosz, accompagnato dal rionale “Palio degli sbandieratori”, dal Vescovo di Asti S.E.R. Mons. Marco Prastaro, dal nuovo Direttore e amministratore della Casa Salesiana don Genesio Tarasco e da altri confratelli.

Don Jacek Jankosz, torna per la terza volta nella parrocchia astigiana.

Nel 1994 aveva collaborato all’organizzazione dell’Estate Ragazzi in qualità di giovane sacerdote ancora studente a Roma. Dopodiché, nel 2004, via aveva nuovamente fatto ritorno per rimanervi fino al 2012, prima come incaricato dell’oratorio e poi come Direttore della Casa Salesiana.

Ora, don Jacek, dopo solo 11 mesi dal suo ingresso nella Parrocchia del Valentino di Casale Monferrato, succede a don Roberto Gorgerino, Direttore della Casa Salesiana, Responsabile dell’oratorio e, dallo scorso agosto, Amministratore parrocchiale.

Un vero dispiacere per i casalesi aver dovuto salutare don Jacek, al quale si erano affezionati: era entrato nei loro cuori; pur se breve il periodo passato nella città monferrina, il suo carisma e la sua grande fede di vero uomo di Dio avevano conquistato i fedeli.

Da uomo colto e aperto, ma dal tratto semplice, aveva saputo valorizzare la comunità pastorale costruendo relazioni, affidando compiti e mansioni riconoscendo specifici talenti e capacità in ognuno.

Mons. Marco ha detto:

Quest’uomo è un dono di Dio, vi è stato consegnato da Dio, sfruttatelo al meglio, ma non maltrattatelo. Ha proseguito con un paragone tra due calciatori famosi – Ronaldo, quando fa gol fa cenno su di sé e dice ‘Io’, mentre Messi quando fa gol fa cenno al cielo e dice ‘Dio’. Per essere dei buoni cristiani dobbiamo dire più spesso Dio e meno Io, c’è solo una ‘D’ in più, ma fa la differenza. – e rivoltosi al nuovo parroco – mi raccomando fai tanti gol.

Sicuramente don Jacek di “gol” ne farà tantissimi, come ne ha fatti in tutte le parrocchie in cui ha messo piede: Trino, Valdocco, Casale Monferrato.

L’augurio del Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, dopo aver portato i saluti da parte dell’Amministrazione Comunale e della città tutta e ha proseguito:

Come Istituzioni è importante camminare tutti insieme, perché camminare soli è un conto, camminare insieme è un altro. Dio, come diceva il Vescovo, ce lo ha messo a disposizione, sta a noi trarne vantaggio, i presupposti ci sono tutti anche da quello che ho potuto constatare dai trinesi, qui presenti oggi e da altri centri, che hanno bei ricordi”.

Don Jacek, molto amato da tutti i suoi ex parrocchiani, ha così esordito:

Saluto tutti nel nome del Signore, nel suo nome sono stato mandato, sono stato consegnato oggi servo e guida di questa comunità…, – ha espresso riconoscenza ai suoi predecessori che guardano dalla finestra del Paradiso e ai suoi predecessori che sono in mezzo a noi, nominandoli uno a uno.
Una nota particolare per l’oratorio il suo secondo incarico – Il pomeriggio, non mi troverete in parrocchia ma in oratorio che diventerà il mio quotidiano Altare con i giovani e i ragazzi di questa comunità.
Possa il Signore darmi la grazia di essere per voi il buon Pastore. Prego per i malati e gli voglio bene, voi pregate per me perché sia all’altezza della situazione, io ricambierò ricordandovi nella messa
”.

Don Jacek Jankosz è di origine polacca, ha 57 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1992.

Don Marco Casanova nuovo direttore a Vigliano Biellese – Eco di Biella

L’Eco di Biella riporta un articolo dedicato al nuovo direttore salesiano della Casa di Vigliano Biellese, don don Marco Casanova. Un ritorno, in quanto, don Marco Casanova è stato, nel quadriennio 2011-2015, direttore della stessa Casa Salesiana di Vigliano. Originario di Novi Ligure, ordinato a sacerdote nel 1998, trova un cammino avviato ma in completa espansione.

Riportiamo l’articolo completo pubblicato sul quotidiano Eco di Biella.

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Cambio al vertice dell’Opera Salesiana Don Bosco di Vigliano Biellese, il direttore don Genesio Tarasco è stato trasferito alla Casa di Asti, al suo posto è arrivato don Marco Casanova. Un ritorno perché don Casanova era già stato direttore a Vigliano dal 2011 al 2015.

Il ritorno. «Sono avvicendamenti normali, di solito il mandato prevede due trienni, io avevo eccezionalmente fatto quattro anni a Vigliano». Don Casanova è originario di Novi Ligure, ha fatto il noviziato a Pinerolo e poi gli studi di teologia a Torino. La data di ordinazione a sacerdote: il 27 giugno del 1998. Parroco a Cerreto Castello.

«Mi occupo dal primo di settembre, come parroco, della parrocchia di Cerreto Castello – afferma don Casanova -. Sono qui da una decina di giorni, devo ascoltare e vedere. Certamente alcune cose sono consolidate, l’oratorio si è sviluppato, poi c’è la situazione della pandemia che ha segnato tutto. Trovo un cammino già avviato, poi ci sono alcune cose solo abbozzate come la scuola materna che conta due sezioni con 20 bimbi in ognuna o quella dell’infanzia, dove è stata da poco aperta la sezione primavera completa con 10 iscritti e con alcuni in attesa».

Il Cnos-Fap. L’Opera Salesiana conta anche la struttura professionale Cnos-Fap, acronimo di Centro Nazionale Opere Salesiane, Formazione Aggiornamento Professionale, è l’istituzione che coordina e rappresenta i salesiani d’Italia impegnati nell’area dell’orientamento, della formazione, dell’aggiornamento professionale e dei servizi al lavoro, nello stile educativo di Don Bosco. A sua volta, la Federazione Cnos-Fap nazionale è coordinata dal Don Bosco International. Il direttore del centro di formazione professionale di Vigliano è Roberto Battistella.

«E’ sempre stato un centro con un coinvolgimento dei laici – spiega don Casanova -, ci sono formatori che sono ex allievi o legati all’Opera Salesiana. Siamo a circa 250 iscritti tra le prime classi, con quattro corsi triennali per ottenere la qualifica, per meccanici, elettricisti, termoidraulici e acconciature. C’è un quarto anno per conseguire il diploma professionale attraverso un percorso “duale”: due giorni qui al centro per la formazione e due giorni in azienda e può essere assunto come apprendista. Poi esiste anche un corso biennale per saldatori».

Riorganizzazione. «Oggi l’attività salesiana di Muzzano è seguita direttamente da Torino.

A Vigliano fa capo la parrocchia e l’oratorio il centro professionale e la scuola d’infanzia, la parrocchia di San Cassiano con don Piero Grosso, e le due parrocchie di Cerreto Castello e Camburzano con Don Beppe Papagni, due parroci residenti qui da noi ai Salesiani».

Agnelli: don Claudio Ghione a S. Giovanni Bosco

In occasione della Santa Messa di domenica 12 settembre è stato accolto, come undicesimo parroco della comunità salesiana dell’Agnelli, don Claudio Ghione. A seguire l’articolo di Marco di Gennaro de La Voce e il Tempo.

Domenica 12 settembre giornata di festa per la parrocchia San Giovanni Bosco di Torino affidata ai Salesiani. Durante la funzione vespertina, la comunità di Via Sarpi ha accolto don Claudio Ghione come suo undicesimo parroco. Torinese, cresciuto all’oratorio salesiano del San Paolo, succede al confratello salesiano don Gianmarco Pernice (sdb) nella guida della parrocchia e dell’oratorio. La solenne celebrazione è iniziata con la presentazione del presbitero da parte del Vicario episcopale per la città di Torino don Nino Olivero seguita dalla lettura del decreto di nomina da parte del direttore dell’Agnelli don Claudio Belfiore. Nell’omelia il nuovo pastore ha ripreso alcune tematiche presenti nelle letture proponendo i fedeli di «guardare alla croce di Cristo come fondamento della Chiesa e di considerare la missione di un parroco come un’esperienza di sacrificio e spoliazione a favore della comunità». Al termine della Messa il vicario ispettoriale don Michele Molinar ha invitato don Ghione a creare armonia all’interno della famiglia parrocchiale, proprio come si comporta un valido direttore d’orchestra con l’ensemble strumentale che deve dirigere. Il Consiglio pastorale ha espresso il suo benvenuto paragonando la vita della comunità parrocchiale ad una fiamma che il pastore deve accogliere, custodire, alimentare, difendere e, a sua volta, trasmettere al successore secondo la tradizione della Chiesa e della congregazione salesiana. Marco DI GENNARO

La Voce e il Tempo – 19 settembre 2021 – Marco di Gennaro

Museo «Casa Don Bosco» allestimento completato – LA VOCE E IL TEMPO

Il Museo Casa Don Bosco, situato nei cortili di Valdocco, ha ampliato il suo allestimento, con nuove proposte e nuove mostre, come le sale dedicate ai santi, beati, venerabili e servi di Dio della Famiglia salesiana e la mostra fotografica temporanea “Lock Art”, promossa e realizzata in collaborazione con l’agenzia fotografica «Art Full Frame».

La Voce e il tempo dedica un articolo all’inaugurazione avvenuta in data mercoledì 8 settembre. Di seguito il testo a cura di Marina Lomunno.

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Con l’apertura al pubblico di due sale dedicate ai santi, beati, venerabili e servi di Dio della Famiglia salesiana ben 64 si completa l’allestimento del Museo «Casa Don Bosco» a Valdocco, inaugurato nell’ottobre 2020. Anche questa volta, mercoledì 8 settembre, ha fatto gli onori di casa don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani e decimo successore del santo dei giovani che ha voluto fortemente il Museo «che spero in futuro si espanda ancora come la nostra famiglia religiosa, la più grande nella Chiesa, presente in 132 nazioni dei 5 continenti». E tra queste sale, «chiunque abbia incontrato nella propria vita don Bosco può ritrovare qui lo spirito originario di Valdocco che ha attraversato i secoli e le nazioni dando forma a nuove esperienze del carisma stesso», ha ricordato la direttrice Stefania de Vita. Ma alle migliaia di oggetti, manufatti e opere d’arte che testimoniano, in 4 mila metri quadrati su tre piani, l’avventura educativa che ancora oggi raggiunge negli angoli più remoti del pianeta i ragazzi «discoli e pericolanti» mancava un tassello fondamentale: «mostrare la vita e la realtà di tanti che hanno preso il carisma di Don Bosco e lo hanno trasmesso in tutto il mondo», ha evidenziato il Rettor Maggiore. «Qui troviamo un ‘arcobaleno meraviglioso’ di persone: non ci sono solo i salesiani, ma tanti ex allievi di un’incredibile capacità sociale, alcuni martiri che hanno segnato con la vita e il sangue questi ideali, tante donne, consacrate e laiche». Spazio privilegiato è dedicato infatti a santa Maria Domenica Mazzarello, cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, «con la quale don Bosco capì che poteva portare avanti il suo grande sogno per le ragazze». E in occasione del taglio del nastro delle due ultime sale del Museo, don Artime ha anche inaugurato la mostra fotografica temporanea «Lock art», realizzata in collaborazione con l’agenzia fotografica «Art Full Frame». Fino al 21 novembre chi visita «Casa don Bosco» è invitato a riflettere attraverso gli scatti di 15 giovani fotografi di tutto il mondo (l’Italia (rappresentata dai torinesi Claudio Gottardo e Gabriele Zago) su come la pandemia ci abbia cambiati. I fotografi hanno fissato nelle loro immagini momenti di vita durante il lockdown (di qui il titolo della mostra Lock Art, letteralmente «Arte chiusa a chiave»). Arte che in realtà, come documentano le foto, pur nelle restrizioni anticontagio non ha mai smesso di ispirare chi non si è fatto intimorire da coprifuoco e mascherine ma, anche tra le quattro mura di casa, ha saputo fissare scorci e sguardi di speranza tra dolore e lacrime. Ispirata dalla frase di don Bosco «è una vera festa il poter prendere cura delle anime dei giovani», la scelta della curatrice della mostra, Chiara Candellone Sticca, è ricaduta su giovani talora giovanissimi fotografi che con due immagini ciascuno accompagnano il visitatore «nella quotidianità della realtà pandemica mondiale, così diversa e, per molti aspetti, tristemente uguale. «Il Museo Casa Don Bosco, attraverso le fotografie esposte, si fa portavoce di quella quotidianità familiare che ci ha aiutati a superare momenti complessi facendoci riscoprire la bellezza delle relazioni e della straordinarietà nell’ordinarietà». La mostra sarebbe sicuramente piaciuta al santo dei giovani che aveva compreso l’importanza delle immagini che spesso colpiscono più delle parole. Don Bosco, come ha ricordato don Cristian Besso, responsabile del progetto museologico, è stato il primo santo della storia a essere fotografato dal 1861 al 1888, data della sua morte. Di lui si conservano 42 fotografie: solo di personaggi storici come Garibaldi e Vittorio Emanuele II ne sono rimaste di più.

Marina LOMUNNO – 19 settembre – La Voce e il tempo

Cnos-Fap Alessandria: spazi rinnovati per formare il futuro

Il Cnos-Fap di Alessandria inizia il nuovo anno formativo nel migliore dei modi, con spazi rinnovati, laboratori all’avanguardia e un’attenzione pedagogica massima da parte dei formatori. Di seguito l’articolo pubblicato su AlessandriaNews, il quale riporta il pensiero di Don Pietro Mellano, Direttore del Centro.

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Spazi rinnovati, laboratori all’avanguardia ed ammodernati. L’anno scolastico al Cnos Fap, nella sede di Corso Acqui, 400 ad Alessandria, sta incominciando nel migliore dei modi per offrire educazione e preparazione sempre più al passo con le esigenze del mondo del lavoro.

Uno dei punti di forza della formazione al Cnos Fap è infatti il costante dialogo con le aziende del territorio che permette loro di modulare ed offrire corsi e – per questo motivo – per i ragazzi, di avere molte più possibilità di trovare lavoro in breve tempo.

Il 73% dei nostri allievi, trova impiego entro i tre anni grazie alle collaborazioni ed al lavoro integrato con le aziende, adeguandosi al mondo in continua evoluzione”, spiega il Direttore Don Pietro Mellano.

I numeri dimostrano che la formazione specializzata e qualificata, offre una reale opportunità per chi ha scelto di imparare un mestiere, continuare a specializzarsi oppure per chi ha deciso di completare la scuola dell’obbligo scegliendo tra i vari settori proposti per la qualifica o il diploma professionale.

“Abbiamo inoltre uno sportello dei servizi al lavoro aperto a tutti, non solo agli iscritti al centro, l’obiettivo è capire le reali inclinazioni della persona ed indirizzarla, dopo attenta valutazione del talento e delle competenze individuali, verso il percorso lavorativo più adatto”.

Le Scuole Salesiane offrono corsi – gratuiti ed a pagamento – riconosciuti e finanziati dalla Regione Piemonte, dedicati ai ragazzi della scuola dell’obbligo, agli adulti inoccupati che vogliono incrementare la propria formazione ed adulti occupati che vogliono aggiornare le proprie competenze.

“L’attenzione pedagogica è massima e gli insegnamenti del nostro fondatore Don Bosco sono sempre attuali. Il personale viene costantemente formato per sapere sempre come approcciarsi verso i giovani, anche quelli che necessitano di maggiormente attenzione. Cnos Fap è una ‘casa’ in cui spesso gli allievi tornano da adulti, si affidano al centro di orientamento per capire cosa fare del proprio futuro, proprio perché riconoscono nei servizi e soprattutto nel nostro personale le capacità formative e sociali di cui hanno bisogno”.

L’elenco dei corsi, i servizi e le informazioni su: alessandria.cnosfap.net

Associazione CNOS FAP Regione Piemonte
CFP Alessandria
C.so Acqui, 398
tel 0131 341364 – fax 0131 249004

 

Intervista a don Mauro Zanini sulla Scuola: «massimo impegno perché nessuno resti indietro» – La Voce e il Tempo

Di seguito l’intervista a don Mauro Zanini (nuovo direttore della Comunità Valdocco – San Francesco di Sales) sulla ripresa delle attività per la Scuola Secondaria di Primo Grado e per il Centro di formazione professionale presenti a Valdocco, a cura di Marina Lomunno per La Voce e il Tempo.

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Valdocco, «massimo impegno perché nessuno resti indietro»

Don Mauro Zanini dal 25 agosto scorso è il nuovo direttore della Comunità Valdocco – San Francesco di Sales nella Casa Madre dei Salesiani che comprende, oltre la Scuola secondaria di primo grado «Don Bosco», il Centro di formazione professionale Cnos-Fap, l’Oratorio Centro giovanile (il primo fondato dal santo dei giovani), il pensionato universitario e la parrocchia Maria Ausiliatrice.

Don Zanini, già direttore della Casa salesiana del Michele Rua in Barriera di Milano, succede al confratello don Alberto Martelli che, durante la sua permanenza a Valdocco – nonostante la scuola paritaria pur svolgendo un servizio pubblico di alto livello, patisca la discriminazione di non essere equiparata a quella statale e quindi deve autosostenersi con le rette delle famiglie – ha aperto una quarta sezione alla Media.

Sono oltre 700 i ragazzi e le ragazze che tra Secondaria di Primo grado e Centro di formazione professionale dal 13 settembre entreranno ogni giorno nelle aule di Valdocco, sanificate secondo le disposizioni.

«Anche quest’anno, nonostante le restrizioni della pandemia», spiega don Mauro, «non abbiamo avuto problemi di iscrizioni e siamo riusciti a coprire tutte le classi (29 allievi ciascuna) delle quattro sezioni della Secondaria di Primo grado e delle 16 annualità del Centro di formazione professionale. E per la Media le pre-iscrizioni per l’anno scolastico 2022-23 sono già al completo. La nostra, in piena sintonia con il carisma di don Bosco (‘l’educazione è cosa di cuore’) non è una ‘scuola per ricchi’: le classi sono omogenee, le classi sociali sono tutte rappresentate e l’attenzione a chi fa più fatica in termini di apprendimento e sostegno – grazie ai buoni scuola della Regione e alla nostra congregazione – si traduce nell’accoglienza di quei ragazzi le cui famiglie in difficoltà economica non possono sostenere i costi della retta».

Come iniziano le lezioni a Valdocco mentre la pandemia non dà segni di resa?

Intanto seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie sulla falsariga dello scorso anno: se ce ne sarà bisogno alterneremo lezioni in presenza e Dad dove, anche nei periodi di lockdown gli allievi sono stati tutti messi in condizione di seguire la Didattica a distanza – chi non aveva gli strumenti informatici è stato dotato dalla scuola – e il contatto anche telefonico con gli insegnanti è stato continuo. L’intero corpo insegnate e amministrativo – salvo un paio di casi che per motivi di salute non possono vaccinarsi ma vengono monitorati con i tamponi – hanno il Green pass e completato il percorso vaccinale con grande responsabilità. Per i ragazzi che hanno l’età vaccinale si procederà all’inoculazione, per quelli più piccoli si faranno i tam- poni e si faranno i controlli ogni mattina. Solo per even- tuali gli alunni in isolamento si avvierà la Dad per gli altri lezioni in presenza con il dovuto distanziamento, entrate scaglionate e differenziate anche in mensa per evitare assembramenti.

Insomma cercherete il più possibile di impostare un anno «normale» nel rispetto delle regole…

Il motto di quest’anno salesiano è “Amati e chiamati” e faremo di tutto, come è nel nostro stile e come abbiamo spiegato ai genitori delle prime medie nelle riunioni di accoglienza (4 serate, una per ogni sezione per evitare assembramenti) perché nessuno rimanga indietro, si senta «amato e chiamato per nome»: questo è il pilastro del sistema preventivo di don Bosco che vale anche in tempo di pandemia. Possiamo mettere in atto questo stile di famiglia perché abbiamo un corpo insegnante compatto (ripeto tutti si sono vaccinati), persone che cercano il più possibile, oltre che a tramettere delle nozioni, di essere adulti di riferimento, educatori che trasmettono ai ragazzi speranza invitandoli ad ‘alzare gli occhi al cielo’ e trasmettendo loro la voglia di ripartire anche in un momento incerto come questo, garantendo doposcuola e il sostengo allo studio per i ragazzi con problemi di apprendimento, i laboratori, le attività di integrazione con l’oratorio. I nostri insegnanti, il direttore e il preside Davide Sordi, ‘ci sono sempre’ anche quando a scuola – speriamo di no – non si potrà andare. Da noi quello che importa non è solo se l’alunno ‘Marco Rossi’ ha buoni voti: a noi sta a cuore che Marco Rossi si senta accolto, venga aiutato a tirare fuori i suoi talenti. Per questo lo scorso anno durante la Dad gli insegnati (che hanno lavorato molto di più in termini di ore) hanno puntato tutto sul contatto personale a casa con i ragazzi e le famiglie: non li abbiamo mai mollati e nessuno si è perso perché si sentivano accompagnati. E per noi, anche se è stato faticoso, è il risultato migliore.

Marina LOMUNNO