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Racconti di Missione: Sierra Leone

Dopo il rientro dalle missioni estive, i diversi gruppi partiti raccontano la loro esperienza. Di seguito il resoconto del gruppo partito per Bo, in Sierra Leone (Africa).

La nostra esperienza in Sierra Leone

La Sierra Leone è un Paese dell’Africa occidentale che si affaccia sull’oceano Atlantico, situato tra la Guinea e la Liberia. Conta circa 8 milioni di abitanti ed è tra gli Stati più poveri al mondo, nonostante disponga di ricche risorse minerarie che lo rendono uno dei principali produttori di diamanti a livello globale.

La nostra esperienza si è svolta qui per quattro settimane, da fine luglio a fine agosto. Nei primi giorni abbiamo visitato la capitale, Freetown, che conta circa 1,2 milioni di abitanti; successivamente ci siamo spostati a Bo, la seconda città del Paese (circa 300 mila abitanti), dove siamo rimasti per oltre tre settimane.

Il nostro arrivo ha coinciso con la stagione delle piogge, che in estate raggiunge il suo apice: la pioggia ci ha accompagnato quasi quotidianamente. Già dall’aereo, la prima impressione è stata quella di una distesa sconfinata di vegetazione verde brillante, interrotta solo da strade sterrate color rosso intenso, città e villaggi. Anche nel tragitto da Freetown a Bo, circa quattro ore di macchina, il paesaggio ha restituito le stesse sensazioni. Le principali arterie che collegano il Paese da nord a sud sono asfaltate, così come le vie centrali delle città più grandi, ma a Bo e nei villaggi circostanti ci si sposta quasi esclusivamente su strade sterrate.

Quello che colpisce subito, a livello sociale, è la giovanissima età della popolazione: l’età media è di circa 18 anni, e ovunque ci si imbatte in una moltitudine di bambini. È un’immagine che trasmette speranza e futuro, ma che convive con condizioni di vita estremamente difficili. Molte famiglie abitano in case di lamiera prive di gas, elettricità e, spesso, di acqua potabile. Gran parte della vita quotidiana si svolge per le strade, sempre animate e affollate: qui molti lavorano vendendo ciò che hanno, e non è raro incontrare bambini con ceste colme di caramelle, peperoncini o piccoli oggetti che offrono ai passanti. La moneta locale è il Leone (circa 25 leoni per 1 euro); per avere un’idea, lo stipendio medio di un insegnante di scuola pubblica si aggira attorno ai 2000 leoni, pari a circa 80 euro al mese.

Nonostante la povertà e le difficoltà quotidiane – tra i più alti tassi di mortalità infantile e una delle aspettative di vita più basse al mondo – ciò che ci ha maggiormente sorpreso è stata la semplicità, la gentilezza e la calorosa accoglienza delle persone. I bambini, in particolare, ci hanno insegnato quanto si possa gioire delle piccole cose e ridere di cuore anche senza nulla.

I salesiani sono arrivati in Sierra Leone nei primi anni Duemila, al termine della guerra civile, per affrontare l’emergenza educativa. Oggi sono presenti con quattro comunità: due a Freetown, una a Lungi e una a Bo. Abbiamo avuto la fortuna di visitarle tutte, scoprendo la varietà delle loro opere: scuole, centri estivi, assistenza carceraria, parrocchie e case di accoglienza per giovani vittime di violenza domestica o ragazze costrette alla prostituzione. Tra i momenti più toccanti, l’affetto e la gratitudine della popolazione verso Don Bosco e l’opera salesiana, percepibili in ogni incontro.

Durante il nostro soggiorno, l’attività principale è stata il Summer Camp organizzato dalla comunità salesiana di Bo. A differenza di ciò a cui siamo abituati, la partecipazione era davvero impressionante: circa 400 bambini e ragazzi, accompagnati da 80 animatori. Le giornate iniziavano alle otto con lezioni scolastiche fino a mezzogiorno, seguite da laboratori pratici – musica, danza, arte, cucina – e dal pranzo, preparato in loco e chiamato in lingua locale chop chop. Nel pomeriggio, le quattro grandi squadre si sfidavano in giochi, tornei e cacce al tesoro. All’inizio ci siamo trovati spiazzati dalle modalità di gioco, che non coinvolgevano sempre tutti i ragazzi contemporaneamente. Ben presto, però, abbiamo capito che per loro non era affatto un problema: anche solo tifare, cantare e sostenere i compagni era fonte di divertimento.

Nell’ultima settimana abbiamo preso parte anche alle attività di Culture, in cui ciascuna squadra preparava danze e scenette ispirate alle lingue e tradizioni locali. È stata l’occasione per apprendere alcune parole delle lingue tipiche e immergerci ulteriormente nella cultura del Paese.

Oltre al centro estivo, abbiamo vissuto altre esperienze che ci hanno permesso di comprendere meglio la realtà locale e il lavoro dei salesiani. Abbiamo partecipato al loro servizio nelle carceri di Bo, distribuendo pasti e condividendo tempo con i detenuti. Più che il riso offerto, ciò che conta è l’attenzione: attraverso istruzione, gioco, catechismo e ascolto, viene restituita dignità a persone che spesso si sentono dimenticate.

Abbiamo incontrato anche un’altra congregazione, i Christian Brothers, con i quali abbiamo condiviso alcune attività, tra cui una serata di fraternità fatta di gioco, preghiera e condivisione di esperienze. Inoltre, abbiamo visitato l’università di Bo, dialogando con il rettore per capire meglio le sfide legate all’istruzione: tra queste, la necessità per molti giovani di interrompere gli studi per lavorare e guadagnare il denaro necessario a proseguirli, oltre alla forte disoccupazione che limita le prospettive dei più meritevoli.

Un altro momento significativo è stata la visita all’ospedale pubblico di Bo: ci sono stati illustrati i principali problemi del sistema sanitario, tra cui la difficoltà per molti pazienti, soprattutto bambini, di raggiungere tempestivamente la struttura. Nonostante i mezzi scarsi, abbiamo incontrato medici e operatori impegnati con dedizione e competenza.

Tra le tappe più belle ricordiamo la visita a Kenema, terza città del Paese, e al villaggio di Gerihun, vicino a Bo, dove siamo stati accolti con grande entusiasmo, soprattutto dai bambini.

Vivere a contatto con una realtà così diversa dalla nostra è stato impegnativo ma anche sorprendentemente naturale, grazie alla coesione del nostro gruppo e alla continua ospitalità ricevuta. Le uniche difficoltà iniziali hanno riguardato il cibo, spesso molto piccante. Per il resto, essere circondati da sorrisi e saluti ci ha reso il mese in Sierra Leone un’esperienza semplice e piena di gioia.

Inoltre, le sfide quotidiane e le situazioni di disagio e di povertà che i Sierra Leonesi vivono sono state colmate dalla fiducia nel futuro, la speranza  e la concretezza nel rendere migliore ciò che si vive, qualità evidenti in ogni Sierra Leonese. Tutte le persone che abbiamo incontrato, bambini e adulti, sognano: tutti hanno dei grandi desideri, come quello di diventare medici, di diventare avvocati o di trasferirsi all’estero e di avere una chance nello sport. Per noi, è stato sorprendente ascoltare le loro parole ricche di speranza e vedere in tutti un atteggiamento di forte resilienza, di continua fiducia nell’avvenire e di costante impegno. Di questa forte volontà di agire con lo scopo di avere cura e rendere migliore, ne abbiamo avuto testimonianza nei diversi progetti che ci sono stati mostrati.

Infatti, vista la continua crescita del movimento salesiano nelle comunità della Sierra Leone, presto sarà fondata una nuova casa salesiana a Kenema, la terza città più grande della Sierra Leone che si trova circa un’ora distante da Bo. La futura presenza dei salesiani garantirà l’attenzione per i bambini e i giovani della città, che fino ad oggi non hanno la possibilità di partecipare al Summer camp o ad iniziative a loro dedicate, in quanto Kenema ne è completamente sprovvista.

Inoltre, questo nuovo progetto salesiano apre le porte ai futuri missionari, che avranno l’occasione di portare don Bosco in una nuova realtà e di animare il primo Summer Camp di Kenema. 

Un’altra iniziativa che abbiamo davvero a cuore riguarda il villaggio Gerihyn, a pochi minuti da Bo. Tutto è partito dall’idea spontanea del nostro accompagnatore di portare gioco e gioia ai bambini di un piccolo villaggio, nel quale non erano previste alcune attività estive per i giovani. Così, ci siamo lanciati in questa esperienza con i Christian Brothers, e con loro e i giovani del posto abbiamo avuto una mattinata di giochi organizzati e di divertimento, che molto probabilmente si trasformerà in un’attività svolta abitualmente dai Christian Brothers durante l’anno! Ci auguriamo davvero che possa andare avanti questa piccola iniziativa con l’obiettivo di coinvolgere in spirito salesiano tutti i giovani, quelli dei villaggi, quelli delle grandi città, i più poveri e più ricchi. 

Un altro progetto che va avanti da anni e che abbiamo visto con i nostri occhi è l’attività salesiana nelle carceri. La casa salesiana di Bo coinvolge alcuni giovani a prestare cure e servizi di prima necessità ai detenuti della prigione di Bo, come cibo, cura dell’igiene personale e apprendimento di un mestiere. Purtroppo questo progetto ha una scadenza fissata alla fine di quest’anno, ma è già stata inviata una nuova scrittura del progetto e tutti si augurano che possa essere rinnovato. Inoltre nel nuovo progetto è stata proposta l’estensione dell’attività salesiana anche nei carceri femminili.

Terminata questa esperienza, pensiamo che la Missione sia un’occasione preziosa per uscire dalla propria zona di comfort e scoprire quanto sia arricchente incontrare l’altro nella sua diversità. Non è soltanto un viaggio, ma un cammino interiore che ti spinge a guardare il mondo con occhi nuovi.

Nella missione impari a vivere con semplicità, ad apprezzare ciò che spesso dai per scontato e a comprendere il valore delle piccole cose. Servire chi è più fragile mi ha aiutato a sviluppare empatia, gratitudine e capacità di ascolto.

Questa esperienza ti mette davanti a sfide concrete che formano il carattere: impari a collaborare, a fidarti degli altri, a donare tempo ed energie senza aspettarti nulla in cambio. È anche un momento forte di crescita spirituale: ti confronti con la fede vissuta in modi diversi e scopri che la speranza nasce dalla condivisione.

Al ritorno, non sei più lo stesso: porti con te volti, storie e insegnamenti che continuano a parlarti. Per questo una missione non è solo un’esperienza temporanea, ma un seme che cambia il cuore e ispira a vivere ogni giorno con maggiore apertura e responsabilità.

Mattarella in missione in Africa: visita al don Bosco di Ashaiman – La Verità

Si riporta di seguito la notizia apparsa su La Verità.

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Storica visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Africa occidentale. Accompagnato dalla figlia Laura e dal viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli , Mattarella è arrivato ieri sera in Costa d’Avorio, per la prima visita ufficiale di un capo di Stato italiano.

Da domani, giovedì, a sabato, Mattarella sarà in Ghana. Ieri sera Mattarella è stato accolto all’aeroporto di Abidjan dal vice presidente della Repubblica della Costa d ‘Avorio, Tiemoko Meyliet Koné, e dal ministro degli Esteri, dell ‘integrazione africana e degli ivoriani all’estero, Kacou Houadja Léon Adom, alla presenza dell’ambasciatore Arturo Luzzi.

Fittissimo il programma della missione, che sarà certamente importante anche nell’ottica del Piano Mattei, pilastro della politica estera del governo guidato da Giorgia Meloni. Questa mattina al palazzo presidenziale Mattarella incontra il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Dopo le dichiarazioni alla stampa dei due presidenti, è prevista la cerimonia di consegna delle chiavi del distretto di Abidjan, un riconoscimento di estrema importanza che fino a ora era stato assegnato solo a presidenti francesi come Emmanuel
Macron e François Hollande.

Un particolare da non sottovalutare assolutamente: nel 2025 in Costa d’Avorio sono in programma le elezioni presidenziali, il cui esito potrebbe cambiare l’orientamento filo francese del Paese: una finestra di opportunità che l’Italia potrebbe sfruttare al meglio.

Mattarella poi parteciperà al pranzo ufficiale offerto dal presidente della Costa d’Avorio. Domani, giovedì, tappa al giacimento di Baleine, scoperto dall’Eni in acque profonde nel 2021 e dove, come ricorda l’agenzia Nova, la produzione è stata avviata lo scorso 27 agosto.

Per il giacimento di Baleine è stato stimato un investimento da 10 miliardi di dollari, un progetto che avrà un impatto duraturo sull’economia ivoriana e nelle intenzioni di Eni non verrà sfruttato solo per l’esportazione. Mattarella visiterà la stazione a terra del giacimento, dove verranno anche illustrate le attività del gruppo sulla cooperazione italiana in ambito energetico e le attività sociali nel Paese.

È legata a Eni anche la visita del complesso scolastico di Vridi, una scuola che la compagnia italiana ha ristrutturato nel contesto di un piano nazionale governativo di ristrutturazione e consolidamento di tutte le istituzioni scolastiche. Piano che per le sue peculiarità, e per la centralità della Costa d’Avorio nel Piano Mattei, verrà replicato anche in altre zone del Paese, con l’obiettivo, sottolinea Palazzo Chigi, di piantare dei semi per la crescita del capitale umano che favorirà lo sviluppo del benessere del Paese.

Nel pomeriggio, prima della partenza per il Ghana, Mattarella visiterà alle 16 la casa della comunità di Sant’Egidio ad Abidjan, dove incontrerà un gruppo di bambini delle scuole della pace, gli ex ragazzi di strada ora accolti dalla comunità, alcuni anziani e il movimento giovanile di Sant’Egidio.

Da domani pomeriggio Mattarella e la delegazione italiana saranno in Ghana, dove il capo dello Stato incontrerà una delegazione della comunità italiana. Nella mattinata di venerdì 5 aprile, invece, Mattarella sarà ricevuto alla Jubilee house, per un colloquio con il presidente della Repubblica del Ghana, Nana Akufo-Addo.

Il programma prevede poi la visita al Memoriale di Kwame Nkrumah, dove la delegazione sarà accolta dal sindaco di Accra, dal direttore del Memoriale, Edward Quao, e dalla figlia dell’ex presidente ghanese, Samia Nkrumah.

Nel pomeriggio Mattarella è atteso al Castello di Christiansborg e in serata parteciperà al pranzo di Stato organizzato alla Jubilee house.

Sabato 6 aprile, nella prima parte della mattinata, il capo dello Stato sarà al Centro di Formazione Professionale don Bosco di Ashaiman, in Ghana, gestito dai padri salesiani e creato grazie al contributo di Confindustria Alto Adriatico.

Qui Mattarella parteciperà alla inaugurazione dell’academy che Confindustria Alto Adriatico ha realizzato, con l’obiettivo di formare manodopera locale con profili professionali sovrapponibili a quelli ricercati dal tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia.

L’obiettivo è quello di fornire a 250 giovani una formazione di qualità nell’ambito del Ghana project messo a punto da Confindustria Alto Adriatico.

Principale partner dell’operazione è Umana, agenzia per il lavoro, ma sono stati coinvolti anche la Regione e i sindacati.

A seguire, Mattarella si trasferirà presso il porto di Tema, dove è ormeggiato il pattugliatore d’altura della Marina militare italiana Bettica, impegnato in operazioni di monitoraggio nel Golfo di Guinea, nell’ambito di un programma di lotta alla pirateria e ad altre forme di criminalità in mare. Il presidente della Repubblica incontrerà comandante e membri dell’equipaggio. Al termine, è previsto il rientro in Italia.

Torino sulle orme di don Bosco – Famiglia Cristiana

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Famiglia Cristiana.

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A Valdocco, il “quartier generale” dove è nata l’avventura educativa del “Santo dei giovani” che oggi continua in 134 Paesi del mondo grazie ai missionari salesiani

Ogni volta che torno sui luoghi di san Giovanni Bosco mi emoziono profondamente.

È incredibile come questo grande santo abbia speso la sua vita per i giovani e gli ultimi portando frutti immensi in tutto il mondo in così poco tempo.

Dinanzi alla sua tomba e a quella di san Domenico Savio percepisco un’aria di grazia, una potenza inaudita e m’immergo nella preghiera più profonda con un cuore colmo di pace e commozione.

Mi sento davvero piccolo dinnanzi a questi due giganti di santità.

Poi a Valdocco, il “quartier generale” della famiglia salesiana, si respira un’aria di internazionalità grazie ai missionari provenienti dai diversi continenti.

Domenica prossima il nostro viaggio ci farà ripercorrere la storia di don Bosco, un energico sacerdote piemontese che dedicò la sua vita all’educazione e all’aiuto dei giovani più svantaggiati, e contemplare l’opera concreta di questo santo, fondatore dell’Ordine dei Salesiani.

In particolare, le missioni che in Italia e all’estero, grazie alla Onlus Missioni Don Bosco e a tanti missionari e testimoni che dedicano la loro vita ai più fragili nei vari Paesi del mondo.

Uno di questi è don Gianni Rolandi, che è stato per anni missionario in Kenya:

«La presenza salesiana nell’Africa dell’Est è iniziata nel 1980», racconta, «io ho vissuto prevalentemente in Kenya, alcuni anni in Tanzania e ho visitato il Sudan e il Sud Sudan. Dall’8 settembre scorso la Tanzania è diventata un’ispettoria autonoma e questo dimostra la grande crescita delle missioni salesiane in questa parte del continente africano.»

Rolandi spiega che l’evangelizzazione in Africa nacque nel 1978 con uno slogan semplice ma efficace: “Don Bosco per l’Africa e l’Africa per don Bosco”.

«Il numero dei giovani all’epoca e anche oggi è impressionante», sottolinea, «quando sono arrivato in Kenya ci siamo dedicati principalmente all’educazione al lavoro con corsi di formazione della durata di tre anni che preparano a svolgere un impiego. È la realizzazione concreta, anche se non l’unica, dello stile di don Bosco per l’Africa. Io ho iniziato la missione a Embu, nell’Est del Kenya, dove c’è una scuola secondaria, e poi ho vissuto tanti anni nella capitale, a Nairobi, nella casa di formazione che prepara gli studenti di Teologia. In questi paesi siamo presenti anche con le parrocchie, gli oratori, i centri giovanili, case che accolgono ragazzi di strada come quelli che arrivano dai villaggi rurali, mentre nel Nord del Kenya, a Kakuma, siamo gli unici che hanno il permesso di vivere nel campo profughi che è uno dei più grandi del mondo, che è arrivato a toccare oltre 200mila presenze, e accoglie rifugiati congolesi, ruandesi, sud sudanesi e somali».

Oggi sono 134 i Paesi nei cinque continenti dove i figli e le figlie di don Bosco, partiti da Torino, hanno portato il suo carisma.

La Onlus Missioni Don Bosco è attiva con oltre quattromila centri tra scuole, istituti di formazione professionale, università e porta aiuto concreto negli Stati più poveri e nelle situazioni estreme.

Ieri come oggi, l’educazione è cosa di cuore e sottolinea perfettamente il carisma di don Bosco e dei salesiani.

 

“Missione è…” – Vocabolario Missionario 2023

I giovani della nostra Ispettoria partiti lo scorso agosto per un’esperienza missionaria a Makuyu (Kenya) e Palabek (Uganda), hanno realizzato una serie di mini-video dal tema “Missione è…” per raccontare attraverso una parola o una breve frase l’esperienza vissuta.

“Amore” | Irene Ponzo – Missione Makuyu, Kenya

 

“Condividere” | Don Marco Cazzato – Missione Makuyu, Kenya

 

“Donarsi” | Michela Ponzo – Missione Makuyu, Kenya

 

“Don Bosco” | Don Matteo Rupil – Missione Makuyu, Kenya

 

“Dono” | Luisa Fissore – Missione Makuyu, Kenya

 

“Dono” | Luca Scavino – Missione Palabek, Uganda

 

“Essenzialità” | Don Giò Bianco – Missione Palabek, Uganda

 

“Esserci” | Giorgio Conte SDB – Missione Makuyu, Kenya

 

“Fare Spazio” | Marianna Califano – Missione Palabek, Uganda

 

“Grazia” | Giulia Meucci – Missione Makuyu, Kenya

 

“Messa a fuoco” | Alessandro Cutrupi – Missione Palabek, Uganda

 

“Mettersi in discussione” | Elena Inversi – Missione Makuyu, Kenya

 

“Sfida” | Gabriele Lupino – Missione Makuyu, Kenya

 

“Sguardo” | Erica Rao – Missione Palabek, Uganda

 

“Stare” | Alessandro Ponzo – Missione Makuyu, Kenya

 

“Terra” | Elena Riberi – Missione Palabek, Uganda

 

“Toccare con mano” | Mira Garelli – Missione Makuyu, Kenya

 

“Una Mano tesa” | Silvia Mandina – Missione Palabek, Uganda

 

“Unione” | Chiara Galli – Missione Palabek, Uganda

 

“Volto” | Alessio Moretto SDB – Missione Palabek, Uganda

 

Il progetto si inserisce all’interno del Vocabolario Missionario, iniziativa che raccoglie le testimonianze dei partiti in missione che, a partire da una parola, cercano di spiegare come l’esperienza lascia il segno e va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Il “miracolo” del salesiano Riccardo Racca in Sierra Leone – La Fedeltà

Si pubblica di seguito l’articolo dedicato al missionario Riccardo Racca, apparso su “La Fedeltà“.

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Il “miracolo” del salesiano Riccardo Racca in Sierra Leone

Originario di Piasco, già allievo della scuola di formazione professionale di Fossano, ha attivato nella provincia di Cuneo un’ampia rete di collaborazioni

 

Un nuovo modo di essere missionari? I Cuneesi, sempre aperti all’innovazione, trasmettono questa attitudine anche a chi lascia la provincia per cercare altrove la sua vocazione. Che sia uno specialista che raggiunge le grandi città, un investitore che pensa alla grande, un viaggiatore che inventa un mestiere, il DNA contadino genera continuamente capacità di adattamento e ricerca di efficienza.

Così anche un salesiano nato a Piasco, e formato a Fossano, ha assunto dalla sua terra uno spirito “imprenditoriale” che torna molto utile nella sua missione in Africa: prima in Nigeria, poi in Ghana, adesso in Sierra Leone.

È Riccardo Racca, classe 1954, che incontriamo per un tuffo nel suo passato di ragazzino cresciuto fra il negozio di alimentari e rosticceria dei genitori e il cortile della parrocchia, passando per la scuola elementare e le marachelle con i compagni di gioco. Di tanto in tanto fa una esplorazione di questo suo retroterra per pescare soluzioni alle idee che nascono oggi a Bo, una cittadina immersa in un’area che definire agricola non si può ancora dal momento che produce al massimo cibo per la sopravvivenza delle famiglie che la abitano.

Mentre compie la missione da figlio di don Bosco, partecipando alla gestione della scuola professionale e dell’oratorio, va a visitare i giovani in cella senza processo e mancanti di qualsiasi accompagnamento educativo. Ogni tanto avviene un “miracolo”, come quello di un ragazzo privo di una gamba, che è riuscito a far curare ottenendo i permessi di uscita dal carcere, superando la ritrosia determinata dalla rassegnazione. Ora, scontata la pena, è libero di muoversi e di affrontare la vita prendendo in mano il suo destino.

Il di più dello sguardo penetrante del contadino ha portato fratel Riccardo Racca ad approfondire le possibilità di valorizzare una pianta utilizzata dalla popolazione locale per scopi alimentari. È la moringa, chiamata anche “albero del ravanello”, fino a 7 metri in altezza di generosa sfruttabilità. Le radici sono commestibili, le foglie sono gustose, i teneri baccelli possono entrare in un piatto di insalata, i semi regalano un olio usato anche per la cosmesi. Quel che è importante è che le sue proprietà possono essere una risposta ai bisogni alimentari di vaste comunità: le vitamine, le proteine, il calcio, gli antiossidanti che la moringa contiene sono additivi preziosi, anche attraverso l’essiccazione delle foglie che le rende durevoli, diventando condimento o basi di tisane.

Questa pianta è stata indicata come “super alimento” nel 2022 grazie anche all’attività promozionale che fratel Riccardo ha avviato da qualche anno. Ha messo a frutto i suoi ritorni periodici in Italia e in Europa per documentarsi, per considerare le possibilità di coltivazione estensiva in Sierra Leone, per prendere contatti con esperti e potenziali acquirenti della polvere di moringa.

Il sogno infatti è quello che i contadini di Bo, attualmente un gruppo di una ventina di famiglie raccolte in cooperativa sotto l’egida della missione, possa produrre e trattare il prodotto anche per l’esportazione: questo commercio diventerebbe così un primo passo verso la auto-sostenibilità della presenza salesiana. Da questa potrebbero aggiungersi risorse a quelle che già oggi numerosi benefattori affidano a Missioni Don Bosco per difendere i minori più fragili: domani si intravede il potenziamento della scuola professionale, dei servizi socio-educativi, della formazione dei nuovi salesiani per dare futuro alla congregazione in Sierra Leone.

Nei suoi ritorni periodici, Riccardo Racca ritrova a Piasco la sorella, che costituisce l’ancoraggio familiare e il sostegno spirituale un tempo dato anche dai genitori, a Fossano i nuovi membri dell’opera salesiana e i suoi compagni di studio divenuti professionisti. Trova lì le risorse per coltivare (è il caso di dirlo) il suo sogno che cammina – come faceva il Santo fondatore – con i piedi per terra. L’associazione piemontese degli ex allievi delle scuole salesiane ha sposato con entusiasmo questo progetto. Il “miracolo” sarà il primo container che invece di partire dall’Italia per portare aiuti si riempirà a Bo per esportare moringa in varie forme.

Esperienze Missionarie 2023

Quest’anno diverse persone, tra giovani e salesiani di tutta l’Ispettoria del Piemonte, hanno deciso di mettersi in gioco e di camminare insieme nel “Percorso nel cuore del mondo” per conoscere meglio ciò che conta: Dio, il mondo e sé stessi.

Nel corso di 5 incontri sono state presentate e discusse diverse tematiche: dall’economia al servizio dei popoli fino all’interculturalità, senza tralasciare la spiritualità missionaria salesiana.

20 persone hanno poi deciso e dato la loro completa disponibilità per partire questa estate. Tra queste ragazzi universitari, giovani lavoratori, famiglie e accompagnatori salesiani.

Papa Francesco ha detto:

“Abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. È tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa”.

Questo è ciò che spinge maggiormente a partire, il desiderio di scegliere in che mondo vivere e di non adeguarsi al male che lo abita.

Andare concretamente in missione aiuta ad aprire gli occhi per avere uno sguardo di Verità.

Dopo 6 anni l’Africa torna ad essere terra di missione con due mete: Makuyu in Kenya e Palabek in Uganda.

Per tutto il mese di agosto, i due gruppi avranno l’occasione di mettersi in gioco in prima persona al servizio dei più poveri, all’interno di una scuola salesiana e di un campo profughi.

GRUPPO 1: MAKUYU – KENYA

SCUOLA SALESIANA

DAL 30 LUGLIO AL 26 AGOSTO 2023

  • Accompagnatori: Marco Cazzato, Matteo Rupil.
  • Partenti: Valeria Bajetto, Luisa Fissore, Mira Garelli, Elena Inversi, Gabriele Lupino, Giulia Meucci, Alessandro Ponzo, Irene Ponzo, Michela Ponzo.

 GRUPPO 2: PALABEK – UGANDA

ASSISTENZA RIFUGIATI

DAL 30 LUGLIO AL 28 AGOSTO 2023

  • Accompagnatori: Giovanni Batista Bianco, Alessio Moretto.
  • Partenti: Marianna Califano, Alessandro Cutrupi, Chiara Galli, Silvia Mandina, Erica Rao, Elena Riberi, Luca Scavino.

È possibile sostenere i partenti con un piccolo contributo tramite bonifico, Satispay o GoFundMe, tutte le informazioni sono disponibili nella landing page dedicata:

In uscita il terzo video di ANS News Video

È da poco stato pubblicato il terzo numero di “ANS News video”, il notiziario mensile che passa in rassegna, in formato tele-giornalistico, gli eventi più importanti realizzati nell’ambito della Congregazione e della Famiglia Salesiana. In questo nuovo appuntamento lo spazio informativo è dedicato agli appuntamenti del mese di marzo.

Tra gli eventi riportati, quelli vissuti in Africa-Madagascar dal Rettor Maggiore, con gli Esercizi Spirituali con i Consigli Ispettoriali di quella Regione e le visite d’animazione alle presenze salesiane in Camerun e Guinea Equatoriale, in Africa Tropicale Equatoriale; così come non potevano mancare dei servizi speciali inerenti la guerra in Ucraina: sia a livello di quello che fanno i Figli di Don Bosco in quel Paese, sia a livello di quanto sta avvenendo grazie alla solidarietà salesiana internazionale nei Paesi di prima accoglienza dei rifugiati ucraini.

“ANS News Video” di Marzo è visibile sui rispettivi canali linguistici di ANSChannel ed è accessibile anche direttamente dalla homepage del sito di ANS.

RMG – Tre nuove Ispettorie a servizio dell’Africa

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS, la notizia della creazione di tre nuove ispettorie in Africa.

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(ANS – Roma) – In un continente in continua crescita e fermento sociale anche la presenza salesiana si moltiplica e modifica.

In data 19 gennaio 2021, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, con il parere favorevole del Consiglio Generale, a norma degli articoli 132, paragrafo 1.1 e 156 delle Costituzioni, ha eretto l’Ispettoria “Beato Artemide Zatti” di Africa Nigeria e Niger (ANN) con sede a Lagos-Iju (Nigeria). Di questa Ispettoria fanno parte 9 Case già esistenti, e la prospettiva di un’apertura missionaria nel Niger vicino.

Nella stessa data è stata eretta la nuova Ispettoria “Nostra Signora della Pace” di Africa Occidentale Nord (AON), con sede a Cotonou-Zogbo, in Benin. Di questa Ispettoria fanno parte 18 case, presenti, oltre che in Benin, in Burkina Faso, Gambia, Guinea, Mali e Senegal. Queste ultime tre nazioni formeranno una Delegazione con sede a Dakar (Senegal). La nuova Ispettoria AON potrà sviluppare la sua missione anche in Guinea Bissau.

Ancora, il 19 gennaio è stata eretta l’Ispettoria Africa Occidentale Sud (AOS), intitolata a “San Giuseppe”, con sede ad Ashaiman (Ghana). Ne faranno parte le opere del Togo, del Ghana, della Costa d’Avorio, della Liberia e di Serra Leone, per un totale di 20 case.

E’ stata una meravigliosa avventura: il ricordo di don Italo e don Vincenzo

Nella serata di domenica 24 gennaio, l’Animazione Missionaria ICP ha dedicato un incontro online in memoria di Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone, entrambi sacerdoti salesiani missionari mancati nell’ultimo periodo. Due uomini, due sacerdoti, due confratelli salesiani fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco.

“Quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la congregazione ha riportato un grande trionfo”

(C. 54)

Di seguito il video completo dell’incontro sulla testimonianza cristiana e salesiana di Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone, condotto da don Fabio Mamino e don Theophilus Ehioghilen.

E’ stata una meravigliosa avventura: ricordando don Italo e don Vincenzo, fra memoria e speranza

Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone: due uomini, due sacerdoti, due confratelli salesiani fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco. L’Animazione Missionaria dell’Ispettoria propone un momento di memoria a loro dedicato per domenica 24 gennaio, rivolto a tutti i confratelli salesiani. Di seguito la comunicazione dell’iniziativa:

“Quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la congregazione ha riportato un grande trionfo”

(C. 54)

Come dice bene questo articolo della nostra costituzione, la morte di un salesiano è un’ occasione di grande celebrazione. È passato poco più di un mese da quando don Italo Spagnolo e don Vincenzo Marrone ci hanno lasciati, dopo quasi quarant’anni di una vita donata fino all’ultimo respiro nella terra di missione in Africa. Due uomini, due sacerdoti, due confratelli fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco.
Vogliamo fare memoria della loro vita e, tramite le testimonianza di coloro che li hanno conosciuti, cogliere la loro eredità per rilanciarci con gioia e speranza in un rinnovato impegno missionario qui ed ora.
Vi invitiamo a seguirci il 24 gennaio alle 21.00 sulla pagina del sito dedicata alle dirette.

L’Equipe di Animazione Missionaria